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Autore: ross90    08/11/2019    6 recensioni
Eccolo li, il mio equivalente emotivo del crollo del ’29, come direbbe Carrie Bradshaw.
Non sapeva come e quando ma erano mesi che ogni volta che il biondo faceva il suo ingresso, con la sua aria da sbruffone so tutto io, lei sobbalzava.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non aveva idea di come fosse riuscita a superare quella giornata, dalla sveglia posticipata, al pranzo dimenticato e la pioggia che era arrivata proprio mentre andava a sostenere quell’esame a cui teneva tantissimo.
Ma i lunedì sono così, o va tutto bene o tutto a rotoli.
Decisamente la seconda opzione.

Il caffè quel giorno era più pieno del solito, colpa dell’autunno appena arrivato forse o del fatto che fosse uno dei pochi posti aperti il primo giorno della settimana. Certo, perché lavorare anche nel week end non bastava più. Maledetto Shirogane.

Si guardò intorno spazientita, alla ricerca di un sorriso amico che le facesse pesare meno quella giornata che stava andando di male in peggio e lo trovo in Retatsu, la sua buffa amicacollega che la guardava da lontano come per dirle, forza Ichigo, che manca poco.
Era felice, nonostante le lamentele di lavorare ancora al caffè, dopo 8 anni non riusciva ad immaginare di non passare il pomeriggio tra quei tavoli, in quel posto in cui era cresciuta insieme alle persone che amava: erano una famiglia ormai nonostante qualche litigata qua e là.


Finalmente le 7, sognava questo momento da quando aveva messo i piedi fuori dal piumone, doveva solo sistemare le ultime cose e poi sarebbe andata a casa.
Un rumore la fece sobbalzare, le altre ragazze erano andate via e pensava che il caffè fosse vuoto.

«Ma chi è? »
«Ichigo che ci fai ancora qui?»

Eccolo li, il mio equivalente emotivo del crollo del ’29, come direbbe Carrie Bradshaw.

Non sapeva come e quando ma erano mesi che ogni volta che il biondo faceva il suo ingresso, con la sua aria da sbruffone so tutto io, lei sobbalzava.

Si conoscevano ormai da una vita ma tra di loro le cose erano sempre state strane.

Aveva cercato in tutti i modi di allontanare quell’idea, di dimenticare quegli abbracci fugaci, quel quasi bacio dello scorso anno mentre guardavano un film, quel modo di guardarla che la faceva sempre sentire nuda.

Era uscita con trequattro ragazzi da quando aveva iniziato l’università e nonostante fossero tutti adorabili c’era sempre l’ombra di Shirogane pronta a torturarla. Stava li, a fissarla come solo lui sapeva fare, con un silenzio che diceva mille parole. E a volte in punta di piedi entrava nella sua vita e sembrava volerne fare parte, per poi fuggire quando le cose sembravano andare avanti.

 

«Ryo? sto sistemando perché se no domani dovrò sorbirmi le lamentele di qualcuno..»
«Ah ah so funny..»
«e tu non dovresti essere rinchiuso a lavorare? battiamo la fiacca oggi? sono solo 10 ore che sei rinchiuso la dentro» disse con un velo di ironia
«Kyle non c’è e non ho nessuna intenzione di morire di fame, stavo andando a mangiare qualcosa»
«Finisco un paio di cose e arrivo, mi aspetti che non voglio restare qua dentro da sola?» disse così, come se fosse la cosa più normale del mondo.


Mezz’ora dopo stavano uscendo dal locale e senza nemmeno sapere come stavano andando a mangiare una pizza  “in uno dei posti migliori della città” a detta del biondo.
Non era un invito, ne un appuntamento, era stata una frase pronunciata con talmente tanta sicurezza da farla vacillare per un secondo. Una pizza, Ryo e Ichigo a mangiare una pizza. Gli amici lo fanno vero?

 

«Oh mio dio, sono tutte buonissime non so scegliere»
«Beh provale tutte, dovresti riuscirci considerando quanto mangi di solito»
«Gne gne gne..sempre gentile tu»

Un’ora e mezza di risate, chiacchiere e una cena consumata con leggerezza come sei fosse un abitudine, loro due che chiacchieravano e il mondo intorno a fare da cornice.
«Desiderate il dolce?» chiese il cameriere
Sentì quegli occhi blu poggiarsi su di lei, con un sorrisetto beffardo senza lasciarle nemmeno il tempo di replicare: «Si, dividiamo una mousse al cioccolato, grazie».

 

Erano quasi le undici quando uscirono da li, la luna alta in cielo e l’aria fresca che gli accarezzava la faccia.
Un “dai forza ti accompagno a casa”.

 

«e poi vorrei vedere Parigi, oddio quanto deve essere magica Parigi. Ci sei mai stato? Vorrei mangiare un pain au chocolat, bere un tè in qualche vecchia caffetteria, passeggiare per Montmatre»
«Il tè lo bevono gli inglesi sciocca»
«ah ah so tutto io. Ah, e ovviamente il Portogallo, l’Italia, New York e la Thail..»
«beh New York è facile, puoi venire con me la prossima volta»
«aah ah, così dovrei passare la giornata a rincorrerti tra un appuntamento e l’altro»
«o aspettarmi in uno dei tanti bar hipster che continui a vedere nei film, io arrivo, ti porto a cena e poi sull’Empire come vuole la tradizione»
«se fossimo in un film dovresti baciarmi sotto casa.»
Oh-oh. Ma si era bevuta il cervello? Forse aveva bevuto troppo vino e le stava entrando in circolo? No, perché a cena aveva preso una coca. Allora era solo scema, punto.

Ryo dal canto suo non si scompose, ma chi lo ammazza a quello. Continuò a camminare come se avesse detto la cosa più normale del mondo, dicendo cose stupide tipo la grandezza di Manhattan o qualcosa del genere.

 

Cambiarono argomento, l’università, gli esami, i loro amici. Ma quanto durava questa passeggiata? Però le piaceva, quell’atmosfera che si era creata, quella brezza leggera che le scompigliava i capelli, lui che ogni tanto avvicinava la mano alla sua, col un leggero tocco.
Bam, erano sotto casa.

 

«Allora, ehm..grazie»
«Figurati»
«Cioè, insomma si grazie per questo app..cioè no, insomma la pizza, ecco si, domani ti restituisco i soldi, nel senso, vabbè ecco grazie»

Si girò per infilare le chiavi nel cancello e una volta aperto si voltò di nuovo per salutare Ryo per l’ultima volta.
Passarono esattamente tre secondi, li aveva contati, e si ritrovò le labbra del biondo appoggiate sulle sue. Un movimento lento ma dolce, come a voler chiedere il permesso.

Poi d’improvviso la mano di Ichigo sulla faccia di lui, le lingue che si intrecciano, i respiri affannati,  un bacio, altri due fino a perdere il conto. Lei che gli accarezzava i capelli, lui che annusava il suo profumo.

«Non siamo a New York, ma va bene lo stesso no?»

«Zitto, e baciamo scemo.»


E cosi, per un tempo indefinito di felicità.






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Ciao ragazzi! Beh che dire, sono 9 anni che leggo tutte le fic presenti qua sopra e sono nove anni che cerco il coraggio di pubblicarne una. È la mia prima storia in assoluto, mi è venuta in mente ieri notte e l'ho scritta di getto.

Grazie anche solo per averla letta.
Baci
R.

 

  
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