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Autore: Evola Who    11/11/2019    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
The Words Of The Doctor
 

Dopo quelle parole, tutti si guardarono attorno, volgendo lo sguardo lungo le piccole strade e tra le piazze della città, rendendosi così conto che, in giro, non c'era nessuno, se non qualche anziano.

“È vero, dove sono tutti?” chiese Jones, leggermente stranito.

Si fermarono e il ranger li guardò con aria perplessa, rispondendo: “Beh, in estate è molto fresco, ma durante l’inverno qui è molto freddo e rigido. Le nevicate sono abbondanti ed è molto riscorso restare qui. E, ovviamente, anche il rischio di tormente e di valanghe è molto alto. Perciò, già as inizio novembre molte famiglie vanno ad alloggiare ad Agrestè, per sicurezza. Ma, in effetti, non è mai capitato che molti se ne vadano subito, già a metà ottobre, tutti in una volta…”

I tre rimasero sorpresi da quell'ultima frase.
“Che vorrebbe dire ‘tutti in una volta’?” domandò Denny.

“Beh, vuol dire che un giorno erano tutti qui e il giorno dopo non c'era più nessuno. Come se fossero spariti tutti nel nulla" spiegò, perplesso.

“Davvero?” chiese il Dottore.

“Già, un po’ come se fossero andati via in una sola notte, tutti insieme. Come se avessero seguito una musica ipnotica in stile ‘pifferaio magico’.” Raymond fece una risata nervosa.

“E lei non trova tutto questo un po’ troppo strano?” chiese Indy, sospettoso.

Il ranger si sentì un po’ imbarazzato per quella situazione, ma cercò di tenere testa all'archeologo, rispondendo: “Beh, che cosa potevo fare? Sì, l’ho trovato strano che fossero andati tutti via, così. Così, ai pochi che sono rimasti, ho fatto qualche domanda, in cerca di informazioni. Ma sembra che nessuno abbia notato niente di insolito, e non sembrano nemmeno preoccupati. Così, non ho indagato molto. Anche se ero dispiaciuto…”

e guardò in basso con aria malinconica, prima di continuare: “Io e la mia squadra siamo le uniche autorità di questa città e, prima che i cittadini partissero all'improvviso, noi abbiamo sempre dato una mano per le partenze. Questo è un piccolo villaggio, dove tutti si conoscono e ci consideriamo una grande famiglia… ma, in questo caso, non ho potuto fare niente.”

Raymond appariva davvero triste per quello che era successo e si sentiva veramente impotente ed in colpa.

Denny e il Dottore lo capirono perfettamente, e si sentirono dispiaciuti per lui.

“Non si preoccupi,” disse l’alieno, avvicinandoglisi e parlando con tono gentile.

“Non poteva fare niente, qualsiasi cosa sia successa. Ma vedrà che troveremo la risposta e la soluzione per sistemare le cose.” E fece un sorriso sincero e gentile, come solo lui riusciva a fare, mettendo una mano sulla spalla del ranger in segno di conforto.

Raymond ricambiò il suo sguardo, compiaciuto sia per le sue parole sia per il suo gesto di effetto. Ma era ancora perplesso: “Lei crede veramente che se ne siano andati tutti via nel giro di una notte?”

“Probabilmente ma, in ogni caso, lo scopriremo” rispose, convinto.

“Comunque, apprezziamo davvero molto la sua preoccupazione per i suoi concitaddini.”

“Morirei per questa città. Gli devo tutto quello che ho e che sono. Se sono diventato l’uomo che sono oggi è solo grazie a questo posto ed ai suoi abitanti, e ne vado fiero” rispose il ranger, convinto e serio.

“Ci avrei scommesso.”

Raymond ricambiò il sorriso, apprezzando le sue parole e quel piccolo ma grande gesto di conforto nei suoi confronti.

“La ringrazio, Dottore.”

Denny era intenerita da quella scena. Come il Dottore sapeva dare motivazioni e conforto agli altri, senza chiedere nulla in cambio, non c'era proprio nessuno. Riusciva a portare un po’ di felicità alle persone con pochi e semplici gesti, facendo sentire qualsiasi persona la più importante di sempre. E, di questo, l’amica era molto grata.

Indy, invece, osservò tutta quella scena con aria perplessa, facendosi un sacco di domande dentro la testa: perché il ranger di questa città non sapeva niente sulla “scomparsa” dei suoi abitanti? Che cosa nascondeva veramente questo piccolo villaggio? Ma, soprattutto, che cosa sperava di ottenere il Dottore, con quelle frasi e con quei gesti così gentili nei suoi confronti?

Per quanto ne sapevano loro, in fondo, avrebbe potuto essere addirittura lui stesso la causa di quel mistero – anche se non avrebbe saputo dire come - ma il Dottore sembrava davvero convinto della sua storia e della sua buonafede.

Tutto questo era strano e, quindi, l'archeologo non poteva non chiedersi chi fosse veramente quello strano tizio con il cravattino e il fez, sospettando che lui – e con lui anche Denny - sapessero più cose di quante ne avesse dette. E questa cosa, ad Indy, non piacque per niente.

Quando ebbero ripreso a camminare, Denny si avvicinò al Dottore, sussurrando: “Pensi che la spedizione di questa gente sia in qualche maniera collegata al rapimento del Tardis?”

“Sì. Ne sono certo" rispose lui con lo stesso tono basso, con aria inespressiva, sebbene nei suoi occhi ci fosse una certa durezza. Era uno sguardo che Denny conosceva bene e che non le piacque per niente, perché non prometteva mai nulla di buono.

“Ma chi potrebbe mai rapire una macchina del tempo ed un migliaio di persone da una cittadina?”

Era confusa, non capiva il collegamento tra queste due cose, né avrebbe saputo dire chi avrebbe potuto mai fare una cosa del genere; la sua unica certezza, adesso, era di aspettarsi grossi guai da tutto ciò.

“Non lo so. E non mi piace non saperlo” rispose duro il Signore del Tempo, con aria irritata.

Denny si preoccupò per quelle parole. Conosceva fin troppo bene la determinazione folle del Dottore. Se lui non sapeva qualcosa, pure la più futile, doveva scoprirla a qualsiasi costo.

E, in quel momento, sarebbe stato molto difficile fermarlo: lui doveva in qualche modo scoprire tutta la verità, per la sua incolumità, per la sopravvienza di entrambi e del tempo stesso.

Era in mezzo ad una situazione veramente tesa, con Indy che perdeva la pazienza ad ogni passo e lo sconforto quasi palpabile di Raymond.

A quel punto sospirò rassegnata, sperando che non stessero andando incontro a nulla di troppo rischioso... anche se ne dubitava fortemente.
   
 
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