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Autore: Izumi V    11/11/2019    5 recensioni
"Ti sei lasciato ferire e hai preso coscienza di me.
Sai perfettamente chi sono.
E sai benissimo perché sono qui."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prayer
 
 
Ha fatto male, sai?
Ha fatto tremendamente male.
Hai permesso che io venissi fuori. Ti sei lasciato ferire e hai preso coscienza di me.
Sai perfettamente chi sono.
E sai benissimo perché sono qui.
Io ti ricordo ogni giorno che la storia continuerà a ripetersi ancora, e ancora, e ancora.
Un eterno ritorno.
Amerai di nuovo, e quella persona ti verrà strappata via.
È già successo, no? Io sono qui a dirti che succederà di nuovo.
E adesso cosa credi di fare, mh?
Credi di potermi dimenticare, di potermi schiacciare nella parte più profonda e misera di te stesso, nel pozzo senza fondo già straripante delle lacrime che ti ostini a trattenere.
 
Chi cazzo ti credi di essere?
Scommetto che ti illudi di avere ancora il controllo. Vai in terapia e pensi che non pronunciare certe parole ti renda immune dal sentirle.
Sei solo un povero idiota.
E mi fai schifo.
Guardami.
Guardati.
Abbi il coraggio di alzare gli occhi su quel dannato specchio. Quello che una volta hai infranto in mille pezzi affondandoci le nocche già violacee per i troppi pugni tirati al muro. A un certo punto, semplicemente, la parete non ti è più bastata.
Guardati in quello specchio. Contati le rughe, quelle imbarazzanti linee di espressione che ti scavano il viso nei tuoi patetici tentativi di non piangere.
Ti chiedo solo di lasciarmi uscire.
Fammi respirare.
Ti prego.
 
Fallo, e ti prometto che non te ne pentirai.
Liberami, e io ti giuro che ti libererò con me.
Quante volte hai udito la mia preghiera? Quante volte l’hai ignorata, fingendo che io non esistessi?
E adesso renditi conto del residuo d’uomo che sei diventato.
Incapace di accettare l’amore per il tuo migliore amico. La sua morte straziante. Il fatto che ti abbia costretto a guardare.
Questo non lo hai mai accettato. E come potresti?
Cammini a piedi nudi sul pavimento che un tempo era vostro e il freddo delle piastrelle penetra nella tua carne, arrivando dritto a me, pervadendo i tessuti che non possiedo.
Credi che questo ti dia il potere, ma non ti accorgi che ormai mi appartieni.
Ed eccoci qui, imprigionati insieme in questo inferno terreno. Ciascuno vittima e carnefice dell’altro.
Verrà il momento in cui esploderai, John Watson.
Oh, so che verrà.
Sono un compagno dedito e fedele. Aspetterò qui, bravo bravo, finché non avrai più le forze di trattenermi.
 
Ora senti la mia voce, è appena un sussurro.
Ma io continuerò a crescere: come un parassita divorerò i tuoi sogni, quelli che ti fanno bagnare il cuscino e sorridere nel sonno, quelli che ti fanno mormorare il suo nome nel buio della notte, quelli che ti strappano un gemito facendosi arditi.
Mi nutrirò del tuo amore, John.
Mi ciberò di tutto ciò che conservi nel tuo cuore per quell’uomo che probabilmente non rivedrai mai più e dal quale, tuttavia, ancora non riesci a separarti.
La sua immagine, talvolta così nitida, altre volte sbiadita e frastagliata, si sovrappone a me, cerca di mettermi in un angolo, di spingermi fuori.
Non ci riuscirà, non ora.
Non può.
Dopo tutto, sono qui per causa sua. Io vivo di lui.
Della sua prematura scomparsa.
Lui muore, io vivo.
È questo il legame cui sono vincolato per il resto della mia esistenza.
Della nostra esistenza.
È ciò che mi rende forte.
Per questo adesso sono qui a spingere un nodo su per la tua gola, ad appannarti gli occhi che ti sforzi di tenere asciutti. A farti battere più veloce il cuore quando credi di scorgere la sua esile figura nella folla.
 
Ti chiedo solo, una volta soltanto, di lasciarmi uscire.
Sono il tuo dolore, John Watson, e questa è la mia preghiera.
 
 
 
 
“The stuff that you wanted to say. But didn’t say it…”
“Yeah.”
“Say it now.”
“…I’m sorry. I can’t.”
 
[The Reichenbach Fall]
  
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