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Autore: DawnLady94    12/11/2019    2 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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Ciao a tutti! Come avete passato questa settimana? Spero tutto bene. Come al solito vi ringrazio se siete tornati a leggere questa storia, se la seguite, se l'avete recensita o messa nei preferiti. Grazie!! Questa capitolo dovrebbe essere più lunghetto rispetto all'ultimo e avremmo di nuovo qualche momento Aegon/Joan ma vi avverto già che non costituirà il grosso del capitolo, ma da qui in poi, saranno insieme liberamente quindi avremmo più occasioni di esplorare la loro nascente relazione, attrazione e chi ne ha più ne metta. Adesso vi lascio al capitolo e spero di risentirvi per saperne, come sempre, cosa ne pensate! Buona (spero) lettura.

14

Joan IV

Joan era completamente esausta. La cena era stata un affare asfissiante. Quando erano entrati nella tenda reale  aveva immediatamente notato il grande assente. Il principe Joffrey era stato mandato a mangiare con i loro alfieri per non turbare le ragazze Stark.

 

Il re era stato molto galante offrendole il posto d'onore alla sua sinistra, nonostante fosse il posto della regina che continuava a lanciarle sguardi crudeli e Joan era sicura che se la donna fosse riuscita a mettere le mani su un coltello abbastanza affilato avrebbe provato a tagliarle la gola tanto l’astio che lesse nei suoi occhi.

 

Anche suo zio non era stato molto soddisfatto della disposizione dei posti a sedere, ma non poteva di certo contestare  la volontà del Re quando l'uomo l'aveva resa una lady nonostante la sua presunta origini da bastarda quando lei aveva agito con l’unico scopo di proteggere suo fratello che il re non sapeva nemmeno essere tale, fortunatamente perché altrimenti Joan avrebbe affrontato la morte e non semplicemente le sue avances.

 

Avevano cenato in quell’atmosfera imbarazzante e tesa con la Regina che continuava a pugnalarla con lo sguardo mentre  il re si dimostrava più interessato a qualsiasi dei suoi talenti e sogni ignorando il resto dei presenti mentre suo zio faceva del suo meglio per non offendere la famiglia reale che per l'occasione era riunita alla fine del tavolo rettangolare con la principessa Myrcella, che gli Dèi la benedicano, aveva provato a conversare sia con Sansa che con Arya. 

 

Joan aveva lasciato che Spettro vagasse per il campo, abbastanza vicino da intervenire se qualcosa fosse successo. Non le erano mai state fatte tante domande tutte insieme, né era mai stata lodata così tanto. Si sentiva male nel profondo del suo stomaco ogni volta che pensava a come il re aveva spesso posato la sua mano sulla sua come se il suo tocco non fosse disgustoso per lei.

 

Arya e Sansa non riuscivano a smettere di parlare della cena. Sansa era convinta che la regina Cersei fosse la migliore regina mai vista, così umile e gentile e bella mentre Arya pensava che la donna fosse malvagia e tutt'altro che gentile dal momento che aveva voluto la testa di Lady per ripagare per la stoltezza del suo figlio idiota.

 

Si sedette al suo giaciglio e prese il suo pettine, era un regalo che i suoi fratelli le avevano dato per il suo quattordicesimo compleanno e lei lo amava molto, era d'argento e aveva un piccolo lupo grigio inciso su di esso. Iniziò a spazzolarsi i capelli per rilassarsi perché dubitava che si sarebbe mai addormentata dopo la lunga e movimentata giornata. 

 

Quando finalmente si addormentò quella notte, sognava di volare nel cielo con le stelle appena fuori dalla sua portata e non aveva paura di cadere mentre un abbraccio di oro feroce e splendente come un girasole la teneva in aria.

 


 

Joan non aveva dubbi che quel giorno avrebbe dovuto cavalcare con il Re e suo zio. Si erano accampati subito dopo aver attraversato le Torri quel giorno suo fratello avrebbe tentato la fuga. Avrebbe fatto appello alla volontà del re di averla intorno chiedendogli di permetterla di accompagnarla alla caccia con una scusa o con l’altra per tenerlo distratto e contemporanemente non poter essere accusabile di aver aiutato suo fratello nella fuga.

 

 

L'uomo non l'avrebbe rifiutata. Questo lo sapeva e la presenza di suo zio la faceva sentire sicura abbastanza che non sarebbe successo nulla. Sansa e Arya erano, per il dispiacere di quest’ultima, di rimanere con la regina e i principi e la principessa. 

 

Il piano doveva avere successo. Joan stessa aveva acquisito le bacche necessarie per tingere i capelli di suo fratello di nuovo, questa volta un ebano profondo in modo che non potesse essere così riconoscibile. Ser Arthur avrebbe creato una distrazione con l'aiuto di Spettro, che avrebbe creato scompiglio nel campo, nel frattempo ser Barristan, che a Joan era stato detto solo a tarda notte, che aveva giurato fedeltà al fratello, aveva il compito di liberarlo discretamente dalle sue costrizioni.

 

Il piano prevedeva che cavalcasse verso nord, facesse perdere le sue tracce e si dirigesse verso Porto Bianco. 

 

Una volta tornati al campo suo zio fingendo preoccupazione per la sua gente e sua figlia avrebbe chiesto al re se almeno lei e Arya poteva cavalcare a nord per tornare alla loro casa ancestrale accompagnato da un piccolo seguito di guardia fedele alla Casa Stark.  Il re avrebbe potuto protestare e lì sarebbe stato compito di Joan convincere della sua angoscia e preoccupazione il re supplicandolo se necessario di lasciarla tornare a casa.

 

Se tutto fosse andato secondo i piani, Joan e Arya sarebbero andate al Nord il giorno dopo, accompagnate da Sir Arthur e da altri uomini del nord che avevano giurato fedeltà a lei come figlia di Lyanna Stark.

 

Suo zio aveva dovuto operare una grande opera di convincimento per ottenere quel risultato perché nessuno di loro aveva contestato che se lei era figlia di Lyanna Stark questo significava che era anche figlia di Rhaegar Targaryen. Erano arrivati abbastanza presto nella tenda mentre si preparava scortati da Sir Arthur e avevano posato la spada ai suoi piedi giurando fedeltà a lei e ai suoi.

 

Insieme avrebbero raggiunto Porto Bianco e si sarebbero riunite con suo fratello per poi salpare per Dorne insieme. Suo zio l'aveva pregata di portare Arya con lei dicendo che lui e suo fratello avevano già deciso che sarebbe stata cresciuta a Dorne come protetta di Casa Targaryen, lì avrebbe potuto allenarsi come lei tanto voleva.

 

Joan aveva prontamente chiesto di Sansa e suo zio le aveva assicurato che non avrebbe sposato il ragazzo, aveva già presentato le sue preoccupazioni circa la crudeltà ragazzo a Robert e avevano deciso che il fidanzamento poteva aspettare fino a quando il principe non avesse dimostrato di essere degno. Il piano prevedeva che dopo qualche tempo suo zio avrebbe rinunciato alla carica di Cavaliere del re ritornando a Nord dove avrebbe preparato i lord per l’arrivo del loro legittimo re.

 

Si osservò nello specchio e quasi non riuscì a riconoscersi, stava dritta, il suo mento tenuto alto e i suoi capelli intrecciati indietro dal viso con un abbigliamento da equitazione che era probabilmente il più bello che possedeva.

 

Prese un profondo respiro uscì dalla tenda baciando Sansa sulla guancia e sfregando la testa di Arya per poi uscire dalla tenda e raggiungere lì dove il re si stava preparando per la cavalcata e la caccia. Art fu al suo fianco un momento dopo che aveva messo piede fuori dalla sua tenda dicendole che tutto era pronto. Passando davanti al fratello, sentì i suoi occhi seguirla e lo guardò dall'angolo del suo occhio. Sembrava scontento e per niente felice di aver sentito di dover fuggire da solo ora e aspettare che lei si riunisse con lui più tardi.

 

«Mia Signora Snow» ser Barristan la salutò con un leggero inchino quando finalmente  si fece strada verso il re, sorridendo lievemente come se raccontandole una barzelletta di cui solo i due fossero al corrente. Anche lei sorrise piuttosto imbarazza dell’essere trattata con tanta deferenza.

 

Il re si girò immediatamente i suoi occhi accesi di piacere mentre si posavano su di lei «Mia Signora che meravigliosa sorpresa cosa  posso fare per voi in questa bella mattina?»

 

Abbassò lo sguardo, giocando con i nastri del proprio mantello per apparire imbarazzata  «Volevo solo augurare a voi e al mio lord padre una buona e sicura caccia e... non è sfuggito alla mia attenzione che sono stata molto ingrata e sgarbata non ringraziando immediatamente Vostra Grazia per il grande onore che mi è stato conferito rendendomi una signora.»

 

Fece una riverenza e vide l'uomo sorridere genuinamente mentre le prendeva la mano e le baciava le nocche.  

 

«Tu ci onori con la tua presenza, mia signora. Che possiamo essere sempre così fortunati da crogiolarci nella tua luce.» Joan sorrideva nonostante volesse fare qualsiasi cosa pur di sottrarsi a quel tocco, poteva vedere anche suo zio avere un’aria inquietata alla vista di quella scena.

 

«Vi sono molto grata, Vostra Grazia. -- gli disse -- e, se non fosse troppo impertinente da parte via, vorrei chiedervi un’altra cosa...»

 

Il re rise sguaiatamente prima di domandare «Allora, ditemi mia signora, che posso fare per voi?» 

 

«Vedi Maestà, mio padre parlava sempre molto del modo in cui andavi a caccia con un falco al tuo fianco… e mi piacerebbe molto vedere una tale caccia con i miei occhi se potessi.»

 

Poi suo zio intervenne «Joan, cara, non è conveniente…»

 

«All’inferno la convenienza, Ned! - scoppiò il re -- se la signora desidera partecipare a una caccia con un falco, Sette Inferi! , così farà. Vi prego, mia signora, saremo onorati di godere della vostra compagnia oggi a caccia.»

 

«Vostra Grazia è molto gentile.» si inchinò di nuovo e il re si rivolse alla sua guardia reale assegnata quel giorno, ser Jaime Lannister.

 

«Trova alla signora un buon cavallo, ser Jaime. Non abbiamo tutto il giorno o il gioco sarà spaventato via e ce ne torneremo a mani vuote.»

 

Il cavaliere si inchinò profondamente portando una mano sul pomello della sua spada e quando il re si girò la osservò con un'espressione quasi attonita. Non disse nulla, ma Joan sapeva che l'avrebbe osservata da vicino, quindi doveva recitare bene la sua parte, la parte della bastarda che aveva tutte le intenzioni di conquistare l'affetto del Re.

 

«Mia Signora Snow, hai qualche tipo di preferenza per il tuo stile di cavalcata?» chiese osservandola attentamente.

 

Lei sorrise semplicemente al fratello gemello della Regina «Nessuno, ser.  Io cavalco meglio alla maniera del nord. Ma non mi faccio problemi nemmeno a cavalcare nel modo ottuso cui le vostre dame a sud sono solite cavalcare.» il cavaliere annuì e sparì e lei fu, ancora una volta, messa alle strette da ser Barristan che le promise che si sarebbe assicurata che le sue sorelle e suo fratello fossero al sicuro. 

 

Sentì il re blaterale felicemente «Tua figlia è molto affascinante, amico mio, ha già metà dei miei uomini avvolti intorno al suo dito, ti dico. È esattamente come Lyanna.»

 

«Ma lei non è Lyanna. Robert, sicuramente lo capisci.»

 

«Quello che capisco è che gli dei stanno ridendo di me, cazzo. Ho fatto a pezzi il regno per tua sorella, e l'avrei amata, lo sai, fino all'ultimo respiro, eppure ho vinto il regno, ma mi è stata portata via. Poi, quasi vent'anni dopo, sono venuto da te e ho trovato gli stessi identici occhi che mi guardavano, di nuovo. Penso che tua figlia in realtà è la mia Lyanna venire di nuovo. Non ho cattive intenzioni verso di lei, bontà no. Lei è solo una bambina. Mi beo solo della sua presenza.» il re giustificava «Porta la luce dove va, esattamente come faceva Lyanna.»

 

E non per la prima volta, negli ultimi tempi, che sentiva parlare di sua madre, Joan si domandò se lei fosse davvero così.

 

Infine un cavallo le fu offerto e ser Jaime la aiutò a montare a cavallo prima di dirigersi al proprio e partirono e Joan non poté fare nulla ma pregare qualunque divinità in ascolto che proteggessero suo fratello.

 

 


 

La caccia al falco le piacque. Il re amava vantarsi di tutto e aveva più di una volta parlato di sua figlia nella Valle, Mya Stone, beandosi delle lettere che lei gli scrive mettendo il luce il suo carattere focoso.

 

Joan pensò che le sarebbe piaciuto conoscere Mya Stone che le pareva essere una persona con cui fosse facile fare amicizia con la sfrontatezza e la proverbiale sfacciataggine di cui il re pareva andare piuttosto fiero.

 

Mentre mangiavano l’aria cambiò di colpo perché il re asserì «La cagna Targaryen si è sposata.»

 

Joan per poco non sputò il boccone che stava masticando dalla sorpresa nell’udire quelle parole sentendosi improvvisamente nauseata.

 

«Quel merdoso di suo fratello l'ha sposata con un signore della guerra dothraki e vuole attraversare il Mare Stretto con il khaleesar di suo cognato.»

 

La realizzazione che l'uomo stava parlando di sua zia e zio le fece passare improvvisamente l'appetito costringendola piuttosto a giocare con il suo cibo.

 

Suo zio le lanciò uno sguardo di avvertimento «Povera ragazza, so che i Dothraki non sono la compagnia migliore per una ragazza. E non hanno mai attraversato il Mare Stretto pensano che l'acqua di mare come veleno. Viserys Targaryen non attraverserà il Mare Stretto con i Dothraki.» promise.

 

«Non avrò pace, Ned. Giuro, potrò riposare solo quando li avrò uccisi tutti!» L'uomo ruggì, sembrava quasi pazzo dal bisogno di uccidere persone innocenti che non avevano fatto altro che nascere.

 

«Beh, questa non la puoi toccare, vero?» lo sfidò suo zio con aria pericolosa quasi omicida. 

«Non, ma ucciderò il ragazzo, Ned. So che abbiamo parlato del fatto che non è responsabile dei crimini del padre. Ma non riposerò finché non saprò che tutta la stirpe del drago è stata estirpata da questo mondo. Una guerra sta preparando, Ned. Non so dove, non so chi o quando ma sarà guerra.»

 

Joan dovette ingoiare a forza l'ultimo boccone di carne mentre cercava di distrarsi, ma mentre girava gli occhi incontrò lo sguardo di Jaime Lannister che la fissava impassibile e si calmò. L'uomo la fissava di proposito, senza nemmeno dissimulare, come se la stesse studiando, misurando la sua reazione.  Ma qualunque ragazza avrebbe reagito a quel modo a sentir parlare di omicidi.

 

Più tardi nel pomeriggio il re le si avvicinò «Mi scuso, mia signora, se parlare dei Targaryen vi ha sconvolto. So che non ero gentile con loro ma dovete capire, mia signora, che li odio con passione dopo quello che hanno fatto alla vostra famiglia.»

 

«Capisco, Vostra Grazia -- gli disse debolmente -- eppure parlare di omicidio non mi piace. So che ci credi, ma non riesco a vedere le cose in questo modo. Credi che mia zia Lyanna avrebbe voluto questo? Tutto questo sangue speso in suo nome?» si chiedeva ad alta voce guardando avanti.

 

«Penso che tua zia avrebbe voluto giustizia ma non sangue speso inutilmente, ma devi capire se vengono per il mio trono… sono una minaccia per la pace che il regno conosce da diciassette anni. Come protettore del regno non posso permettere che accada.»

 

Lei sospirò: «Suppongo che tu abbia ragione, Maestà. Non sono abituata a questo tipo di pensiero, ma capisco come tu possa essere preoccupato.» compromise. 

 

Il re per cercare di avere il suo sorriso di nuovo le propose di comandare il falco e sorprendentemente il magnifico uccello aveva quasi immediatamente obbedito ogni suo comando per la sua sorpresa anche se aveva sempre avuto una buona mano con il animali. Sorrise ma il sorriso non raggiunse mai i suoi occhi mentre aspettava pazientemente di tornare al campo.

 

A metà pomeriggio arrivò un paggio dall'accampamento tutto scontento e rosso in faccia mentre si inginocchiava al re e riportava la notizia della fuga del prigioniero. Joan dovette sforzarsi di non esalare un sospiro di sollievo mentre gli occhi del Re si indurivano e lui richiamò immediatamente il suo cavallo. Lei e suo zio si affrettarono a seguirlo mentre lanciavano il cavallo in corsa e lei pregò ancora che tenessero suo fratello ancora al sicuro.

 

Il campo era in completo disordine, tutti stavano cercando il prigioniero e Art Snow stava consolando entrambe le sue sorelle mentre piangevano, entrambe terrorizzate dal fatto che la Regina gridasse a destra e a sinistra. 

 

Tutti si calmarono non appena videro il re, saltò giù dal suo cavallo immediatamente lanciandosi sull'erba sporca per abbracciare entrambe le sue sorelle che continuarono a piangere contro il suo abbraccio. Vide Spettro non molto lontano con la sua pelliccia bianca completamente pulita e i suoi occhi rossi che la fissavano con intelligenza. 

 

«Cos'è successo! Come è fuggito il prigioniero?» il re pretesi di sapere da chiunque osasse rispondere.

 

Fu la Regina che parlò per prima. Era seduta a terra con la mano di suo figlio in entrambe le sue mentre richiedeva la testa del prigioniero.

 

«Non so come sia fuggito, mio caro marito. -- gli disse freddamente -- ma so che non avrà la testa sulle spalle ancora per molto. Ha aggredito nostro figlio alle spalle! , il codardo, e lo ha colpito pestato a sangue. Se tu avessi lasciato che nostro figlio adempiesse alla giustizia del Re come lui non avrebbe voluto non sarebbe successo nulla di tutto ciò, invece ti sei trastullato con quella bastarda che ti porti in giro invece di fare il tuo dovere regale!»

 

«Silenzio, donna! -- il re gli spezzò gli occhi a sangue -- non ti riferirai mai più in questo modo alla signora Snow, chiaro?»

 

La Regina si morse il labbro e annuì, ma sembrava a dir poco omicida.Da quello che Joan poteva capire suo fratello era stato liberato e invece di scappare subito aveva perso il tempo per prendere a pugni Joffrey. Non che il principino non se lo meritasse, ma non ne valeva la pena. 

 

Sansa però le sussurrò nell'orecchio «Lo ha fatto per te, il prigioniero. Ha detto a Joffrey che la prossima volta che avrebbe pensato di alzare le mani su una donna sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.» guardò negli occhi blu di sua sorella e vide qualcosa che avrebbe mai voluto nei suoi occhi.

 

Era rassegnata e cosciente che nessun principe avrebbe dovuto alzare mano su una donna indipendentemente dalla sua stazione sociale. Aveva capito quanto Joffrey potesse essere crudele e malvagio e Joan dubitava che lo chiamasse ancora il suo principe d'oro.

 

Si voltò ancora e guardò mentre il re mandava tutti i suoi uomini a trovare suo fratello in fuga sperando che potesse sopravvivere e non essere trovato; ma anche il Re si preparò per unirsi alla ricerca. 

 

«Padre, per favore -- supplicò -- questo è troppo, dobbiamo tornare a casa.» vide la testa del re scattare nella sua direzione.

 

«Guardaci, Padre. -- rincarò -- tutto quello che abbiamo fatto da quando siamo partiti da Grande Inverno è stato piangere e aver paura. Non avremmo mai dovuto lasciare casa.» soffiò uno sbuffo «Ed ora un prigioniero è fuggito e…  padre voglio solo sentirmi di nuovo al sicuro.»

 

Suo zio le raggiunse a grandi passi avvolgendole nelle sue possenti braccia Arya che continuava a pregare di essere lasciata tornare a casa, Sansa piangente certamente divisa dall’idea di coronare il suo sogno di unirsi ad una corte del sud e quello di tornare a casa.

 

Quando suo zio le lasciò andare e vide la testa del re chinarsi «Mia signora, vorrei che ci fosse qualcosa che potessi fare per farti sentire al sicuro qui con noi, di nuovo.»

 

«Mi scuso Vostra Grazia, ma non credo che il nostro posto sia con te. -guardò la regina -- noi… Io, dovrei tornare a Grande Inverno, Vostra Grazia, la tua corte non è posto per qualcuno come me. E casa… casa è il più sicuro che posso sentire ora.»

 

«Ned…» provò il re.

 

«No, Robert, Vostra Grazia. La pace di mente delle mie figlie è più importante per me che qualunque spilla con cui tu possa onorarmi. -- disse all'uomo -- Nessun lupo vive bene a sud. Io verrò con te perché così ho giurato, Robert, ma le mie figlie... solo disgrazia è capitata alla mia famiglia da quando hai messo piede nel Nord» 

 

Il re chinò il capo incapace di controbattere, così suo zio continuò: «Non sottometterò più le mie figlie a questo. Sansa è ancora la promessa di Joffrey e come tale resterà con me, ma Arya e Joan torneranno a Grande Inverno dove loro fratello Robb si prenderà cura di loro. E la mia decisione è definitiva.»

 

«Capisco Ned, davvero lo capisco. -- si girò e montò di nuovo sul suo cavallo -- Non mi riposerò finché il ragazzo non sarà trovato e portato davanti alla giustizia in modo che le tue figlie possano sentirsi meglio sapendo che non è a piede libero mentre tornano a casa.»

 

Nel momento in cui il re se ne andò sentì la mano di Sansa che stringeva la sua, aveva le lacrime agli occhi mentre Arya sembrava quasi incredula che sarebbero tornati a casa. Non che l'avrebbero fatto, ma Joan aveva fede che sapere che sarebbe salpata per la terra di Nymeria la sua eroina d'infanzia l'avrebbe resa ancora più felice.

 

Osservò Art e lui annuì indicando che non era ancora stato trovato suo fratello e dunque vi era speranza.

 

Il re si presentò davanti alla loro tenda, a tarda notte chiedendo se poteva parlare con lei. Suo zio le disse che non era obbligata, ma Joan sapeva che aveva bisogno di parlare con l'uomo, anche se solo per assicurarsi che non avrebbe proibito loro di andarsene il mattino successivo.

 

L'uomo aveva colto una manciata di fiori selvatici e glieli offrì con uno sguardo timido, li accettò gentilmente sapendo che avrebbe dovuto essere visti nei suoi capelli l’indomani mattina per assicurare l'uomo che lei non gli serbava rancore, nonostante lei non volesse avere niente a che fare con lui da quando aveva scoperto che  lui aveva ucciso suo padre e messo in moto una ribellione che l'aveva privata della sua vita come avrebbe dovuto essere.

 

«Vostra Grazia non posso veramente accettarli.» Tentò comunque ma l'uomo le prese la mano libera e le disse che doveva accettarli come segno del suo affetto per lei, un affetto puro di un uomo che avrebbe potuto essere suo padre e tuttavia era stato privato di tale possibilità.

 

«Sono molto grata, Vostra Grazia. Sono veramente belli. -- disse allora -- lo avete trovato, il prigioniero?»

 

«Temo che abbia fatto in modo che le sue tracce siano andate perdute. - si chinò -- mia signora avrei voluto proteggerti meglio. Ecco perché… Volevo che ser Barristan ti accompagnasse, almeno io riposerò meglio sapendo che uno dei più famosi cavalieri del reame sarà lì per proteggere te e tua sorella.»

 

Quello fu un risvolto insperato, ser Barristan avrebbe dovuto tornare ad Approdo costituendo il loro uomo all’interno della corte del re. Lei non voleva il trono di spade, ma era suo fratello se ne voleva riappropiare e che tipo di sorella non sostiene il fratello? Se ser Barristan sarebbe potuto venire con loro, però e questo apriva a considerazioni neanche sperate prima.

 

«Vostra Grazia è molto generoso, non so proprio come ringraziarvi… e non dovrei nemmeno accettare e..»

 

«Ti supplico, mia signora. Mi farebbe molto piacere se potesse proteggerti quando io potrò.» non sapendo cosa dire si limitò ad annuire.

 

L'uomo la lasciò con un addio e un casto bacio sulla fronte prima di girarsi e lasciarla con grande velocità, Joan si ritirò di nuovo nella sua tenda, lasciò il fiore sul tavolo e pianse fino a che, esausta, non si addormentò. Sognò una donna di non più di quindici anni con lunghi capelli d'ebano e una corona di rose d’inverno sulla testa mentre ascoltava attentamente un uomo che cantava mentre suonava l'arpa. L'uomo aveva lunghi e fluenti capelli d'argento e i suoi occhi viola erano adagiati dolcemente sulla fanciulla mentre cantava. Sembravano così innamorati che non riusciva a guardarli. E poi sognò di nuovo che stava volando. Questa volta era giorno e si godeva la corsa della velocità del suo volare come lei sentiva il vento nei capelli.

 

Si svegliò in uno stato di disordine e confusione, sembrava che non si fosse riposata per giorni con occhiaie pesanti sotto gli occhi e uno sguardo vuoto sul suo volto. Lei fece colazione con le sue sorelle e suo zio in silenzio come se nessuno volesse affrontare ciò che avevano disperatamente bisogno di dirsi. 

 

Quando abbracciò Sansa per salutarla sua sorella le sussurrò nell’orecchio di andarla a prendere quando fosse giunto il momento. Aveva le lacrime agli occhi e Joan l'avrebbe portata con sé volentieri anche se avesse significato combattere tutte le guardie del re, ma la sua sorellina si allontanò con un sorriso rassicurante che le prometteva che tutto sarebbe andato bene.  

 

Aveva messo i fiori lilla e gialli nei suoi capelli intrecciandoli e il re l'aveva aiutata a montare a cavallo mentre ser Barristan si presentava davanti a lei come loro protettore, promettendo a Ned Stark che si sarebbe assicurato che le sue figlie giungessero a casa al sicuro.

 

La Regina c’era per salutarle, ma Joan ne fu solo grata. Quando tutto fu pronto, suo zio si avvicinò posandole una mano su una gamba.

 

«Fa' attenzione là fuori, bambina. -- le disse -- Puoi non avere il mio nome ma sei comunque mia, hai il mio sangue. Se chiami io risponderò sempre.» 

 

Lei annuì con lacrime agli occhi «Grazie, Padre. Sono orgogliosa di chiamarmi il tuo sangue.» gli disse, lui ricacciò indietro le lacrime e si rivolse ad Art che era pronto a partire proprio dietro di lei con ser Barristan al suo fianco, Arya era stata issata dietro di lei e le aveva abbracciato la vita quasi rimbalzando dall’entusiasmo di poter tornare a casa.

 

«Prenditi cura delle mie ragazze.» suo zio disse ad Art, e l'uomo annuì estendendo il braccio, condivisero una stretta di mano e poi partirono per il Nord e non si fermarono finché non fu quasi notte.

 

Sir Arthur aiutò sua sorella a scendere e sir Barristan aiutò lei a smontare, ma un momento dopo aver toccato l'erba con i piedi si passò le mani tra i capelli sciogliendo la treccia e facendo cadere i fiori a terra. 

 

Si rivolse a Sir Arthur «Quanto tempo prima di..?» cominciò a domandare quando due braccia si avvolsero attorno alla sua vita dalle sue spalle facendola emettere un gridolino dalla sorpresa, mentre lo sconosciuto, una delle guardie che li stava accompagnando, se la stringeva al petto come se avesse atteso tutta la vita per farlo mentre lei cercava di contrastare la mozione circolatoria che aveva disegnato nell’aria girando su se stesso aggrappandosi alla sua spalla possente.

 

L’uomo rise e lei corrugò la fronte interdetta e Arya scattò immediatamente pretendendo di sapere chi diavolo si credeva di essere per permettersi di abbracciare tanto intimamente sua sorella. L’uomo rise ancora posandola con i piedi a terra, ma senza mai liberarla dal suo abbraccio alzò una mano con la quale si tolse l’elmo  mostrando un viso familiare che le fece perdere un battito. L’elmo nascondeva un viso d’alabastro, labbra polpose e rosee e accecanti occhi color ametista i suoi capelli erano di un nero intenso, tintura che aveva aiutato a preparare lei stessa, ma l’avrebbe riconosciuto fra mille impostori e altrettanto Arya a quanto pare che rimase stupefatta e in silenzio quando lei lanciò un gridolino di felicità letteralmente attaccandolo e circondando il suo collo con le sue braccia mentre lui ricambiava la stretta e la faceva volteggiare mentre entrambi ridevano.

 

«Non credevi certo che sarei andato da nessuna parte senza di te, spero.» la prese in giro facendole nuovamente toccare terra, ma senza smettere di abbracciarla; lei aveva gli occhi pieni di lacrime.

 

«Stupido! — esclamò — avrebbero potuto scoprirti!» 

 

«Non quando mi cercavo con tutti gli altri.» le disse con un sorriso prima di accarezzarle il viso e asciugarle alcune lacrime con i pollici «Non avevo intenzione di lasciarti con quell'uomo un minuto in più del necessario.» le promise.

 

E Joan, per un momento, lui fu  tutto quello che riusciva a vedere, così lo abbracciò di nuovo questa volta con più dolcezza, meno forza. Lui ricambiò l’abbraccio e nascose il suo volto nel suo collo premendo un bacio dove la spalla e il collo si incontrarono mentre mormorava qualcosa in Alto Valyriano contro la sua pelle.

 

Si allontanò da lei e le diede un bacio sulla fronte «ñuha jehikagon kirimves.» esalò contro la sua pelle liberandola dalla sua stretta.

 

Arya intanto pretendeva attenzione  «Che follia è questa? - sbottò -- nostro Padre sa di tutto questo?, Sette Inferni, Joan!»

 

E Joan non riuscì a contenere il suo sorriso «Arya ti presento mio mezzo-fratello Aegon Targaryen.» presentò e il ragazzo in questione fece un profondo inchino a sua sorella.

 

«Mia signora Arya.»

 

«Ma che cos..? Hai battuto la testa per caso?» Arya pretese di sapere e Joan sorrise, si guardò intorno sapendo di essere fra uomini fidati prima di rispondere alla sua domanda.

 

«Il mio nome non è Joan Snow, non sono la figlia di Ned Stark. Sono la figlia di Lyanna Stark e di suo marito il principe Rhaegar Targaryen, mia madre mi ha chiamato Visenya Targaryen.» Era la prima volta che lo diceva ad alta voce e la faceva sentire più forte di quanto mai prima.

 

«Chiedo scusa, cosa?» esclamò incredula Arya.

 

 


 

 ñuha jehikagon kirimves = mia gioia splendente

 
Eccoci a fine capitolo! Finalmente Aegon è libero (yay!) e Joan è con lui... chissà cosa riserverà loro il futuro, tutto andrà secondo i piani? Chi lo sa... aspettate io... ;) Come al solito spero di sentire cosa ne pensate e vi auguro una buona settimana. Ci sentiamo al prox martedì per il nuovo capitolo. Un bacio Giuls—
   
 
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