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Autore: ineedofthem    14/11/2019    3 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 67
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 67


Come ci ci si accorge di essere felice? Non credo siano sufficienti parole per esprimerlo. La felicità è un concetto astratto che passiamo a rincorrere per tutta una vita: aspiriamo al lavoro dei nostri sogni, ricerchiamo emozioni che ci infiammino, assecondiamo le nostre più recondite ispirazioni pur di colmare quel vuoto che ci induce a pensare non sia mai abbastanza, rincorriamo la materialità nelle sue forme molteplici, senza sapere, che lei, "la felicità", si nasconda nell'essenza delle più piccole cose, quelle che spesso reputi di poca importanza. Ma quando finalmente la scorgi, ti rendi conto di cominciare a vedere ogni cosa sotto un punto di vista diverso. Oggi lo so, oggi sono felice, e ho capito che non devo rincorrere nulla, perché è stata la felicità a trovare me. E lo ha fatto in un modo inaspettato; senza che me ne accorgessi, infatti, si è fatta spazio nella mia vita, e ha tessuto su di me una tela colma di colori. La felicità è il sorriso di Luca al mattino, appena svegli, il suo modo tanto dolce di preoccuparsi per me, è il suo amore nei miei confronti; la felicità porta il suo nome e quello di Lucia, il mio piccolo grande dono della vita. Tra le mie mani adesso è stato riposto un grande valore, e noi formeremo una famiglia. Una famiglia, cielo, non ci credo! Adesso però è arrivato il mio momento, tocca a me lottare e scoprire cosa il destino abbia ancora in serbo per me, per noi.
Ma nel frattempo, sono felice e vorrei urlarlo al mondo intero!

Mentre cammino verso il padiglione che ospita il mio reparto, mi accorgo di Arianna poco lontana, avvinghiata al corpo di un ragazzo sconosciuto. Spalle larghe, doppio taglio alla moda, viso affilato: ha tutte le carte in regola per far innamorare di sé le ragazze. Scruto le dita sottili della mia amica risalire lungo la schiena di lui e attirgliarsi voraci alla sua maglietta, per stringerlo e non lasciarlo andare. Come se non fosse mai abbastanza per lei.
Nonostante sia distante, non mi è difficile percepire lo schiocco che le loro bocche producono separandosi.
Mi porto una mano alle labbra, a coprire una risata divertita, osservandola rimanere intontita e stupita, quando lui, dedicandole uno sguardo di quelli che farebbero sciogliere le gambe in gelatina a chiunque, si allontana per il corridoio.
Arianna ha il volto di chi è in una piena fase di innamoramento e non posso fare a meno di pensare che condividerà con me tutto il suo entusiasmo.
Così, quando lei lascia volteggiare la sua chioma riccia e ribelle verso di me, alzo una mano nella sua direzione, invitandola a raggiungermi.
La mia amica non se lo lascia ripetere due volte, perché mi arriva accanto poco dopo, saltellando entusiasta. Sebbene il suo viso presenti i segni di quella che è stata sicuramente una notte brava, un grande sorriso le arriccia le labbra, sbavate di rossetto.
Opera dell'intrigante sconosciuto, penso in silenzio...
"Ma ciaooo, Anita!" trilla lei, allargando le braccia con allegria, per tirarmi a sé in un vigoroso abbraccio.
Stringo le labbra, a trattenere una risata, nel frattempo in cui rischio di rimanere soffocata dalla sua estrema vivacità. Non me ne stupisco tanto, in realtà, perché anche in condizioni normali, sa essere così espansiva.
"Bella giornata, eh?" la prendo in giro, dedicandole poi un'occhiata curiosa, non appena lei si rende conto sia arrivato il momento di lasciarmi andare.
Arianna si porta una mano al petto con fare melodrammatico. "Puoi dirlo forte!" mormora, trattendosi dall' esternare un gridolino gioia. "Ieri sera ho passato la serata migliore della mia v.i.t.a. Quel ragazzo, per l'amor del cielo, bacia da Dio!" mi rivela, in piena estasi, portando un pugno chiuso alla bocca per mordicchiarsi le nocche.
Ormai, però, non riesco più a trattenermi e subito dopo lascio andare libera le risa.
"Lui chi è?" le domando, spalleggiandola pettegola; le mie sopracciglia che si muovono su e giù, eloquentemente.
Ma sì, un po' di gossip ci vuole, sempre!
Trovo campo fertile, perché Ari non aspetta altro che rivelarmi tutti i dettagli.
"È un collega..." confessa, vaga, rosicchiando l'unghia di un pollice.
Ah-ah, fai la difficile, adesso?
"Beh, era ovvio."le faccio notare, roteando gli occhi al cielo, voltandomi per dedicarle uno sguardo indispettito."Ma non l'ho mai visto. Non è di sicuro un pediatra".
"No, infatti" ammette lei, ridacchiando e giocando a fare la restia. "È uno specializzando di cardiochirurgia" ammette, subito dopo, con un certo fare cospiratorio.
E a quel punto mentre lei mi dedica un'occhiata complice, sulle nostra labbra si disegna un sorriso comune.
"Il fascino del cardiochirurgo, eh?" civetto.
Arianna mi prende a braccetto, annuendo vigorosamente, mentre prendiamo a camminare verso il nostro reparto.
"Sì..."rivela, mordendosi un labbro.
È completamente perda e assuefatta, ma d'altronde la capisco.
"Comunque, si chiama Leonardo, è al terzo anno di specializzazione, e ci siamo conosciuti ieri sera, in un locale." prende a sciorinare e mi aspetto che di lì a breve potrebbe elencarmi anche il suo codice fiscale. "È scoccata subito la scintilla, sai una di quelle attrazioni fatali, e tra un drink e l'altro, gli sono finita addosso. Dio, Anita, non puoi capire..."mi racconta, portandosi una mano a coprirle il volto, "quel ragazzo non è solo bello e bacia una favola, è anche un Dio del sesso..."
"Okay, ho capito!" porto una mano davanti a lei, a voler placare il suo fiume di parole. E soprattutto perché non ci tengo a conoscere i dettagli della vicenda. Arianna in questo saprebbe essere davvero meticolosa.
"Scusa..."sogghigna, fintamente ingenua. "Non volevo turbare il tuo animo da romanticona".
Come se lei non lo fosse...
"Ah-ah" la scimmiotto, colpendola scherzosamente a una spalla.
"Vi rivedrete?" indago poi con curiosità estrema, assottigliando lo sguardo.
Arianna dondola sul posto, perdendosi in chissà quali pensieri, poi annuisce vigorosamente. "Sì..." esordisce intimidita.
Allora la spalleggio, parlandole in un sussurro. "Oh, beh, vedi, credo proprio che d'ora in poi sarai tu a dover raccontare qualcosa a me. Non trovi?" insinuo maliziosa.
Lei incrocia il mio sguardo, arricciando le labbra in un broncio. "Chi dice che tu non abbia niente da raccontarmi, invece?" ribatte, malefica.
"Oh, andiamo!" protesto, puntandole un dito contro. "Volevo fosse una sorpresa!"
Ma a quanto pare non le si può davvero nascondere nulla.
"Una sorpresa?" Scruto i suoi occhi essere percorsi da una scintilla di entusiasmo. Arianna mi scivola dalle braccia, come fosse un'anguilla, per puntarmi addosso il suo sguardo colmo di interesse.
"Una sorpresa..."
"Che sorpresa?" ritenta. "Me lo dici, dai, dai, dai!" supplica, unendo le mani a mo' di preghiera.
Fingo un atteggiamento da sostenuta, divertendomi così tanto nel vederla scervellarsi alla ricerca di quello che io abbia da raccontarle. Riesco quasi a notare gli ingranaggi della sua mente muoversi impazziti!
"Non mi dire che tu e Luca vi sposate! Perché io ho bisogno di taaanto tempo ancora per trovare il mio vestito da damigella, OK?" mi confessa, quasi come se ne fosse oltraggiata.
Le dedico uno sguardo dal basso, scuotendo la testa, divertita.
"Non ci sposiamo, tranquilla..."ammetto in una linguaccia.
Lei batte un piede a terra, con stizza. "Cattiva che sei!"
"Va bene, lo dico, lo dico!" mi arrendo, portando le braccia in alto, davanti a me, quasi a volermi schermare dalla sua espressione guardinga.
Arianna gongola soddisfatta, simulando un balletto a dir poco imbarazzante.
"Io e Luca prenderemo in affido Lucia" proferisco poi in un sorriso.
Lei, che nel frattempo si muoveva snodata, scuotendo a ritmo il bacino, rimane con le braccia sospese a mezz'aria, incrociando i miei occhi, sbigottita.
"Davvero?" mi domanda a conferma.
"Davvero, davvero!"
"Aaaah, Anita! Ma è fantastico!"
Prima che me ne possa solo rendere conto, le sue braccia si stringono attorno al mio corpo, schiacciandomi contro di sé, ma dimostrandomi quanto le mie parole l'abbiano resa entusiasta.
D'altronde, si sa, la felicità è contagiosa e ci basta poco per prendere a esibirci in dei saltelli, giubilo di gioia.

"Ho sentito bene?"
La voce di Maria arriva a sorprenderci alle nostre spalle e quando mi volto, la trovo lì, a sorriderci di un sorriso vero e commosso.
Annuisco, senza riuscire a replicarle a parole, anche se non sono sicura ce ne sia tanto bisogno.
"Hai sentito bene, Maria. Luca e Anita prenderanno in affido la piccola Luciaa! Non è fantastico?!"
Ci pensa Arianna a farlo per me, spalancando labbra e braccia, in segno di stupore.
Non avevo dubbi che l'avrebbe, avrebbero presa così bene.
Entrambe hanno visto il mio affetto per Lucia accrescersi ogni giorno di più. Mi sono state accanto quando è andata via.
Maria acconsente con il capo, ma senza interrompere il nostro contatto visivo. Poi le sue mani corrono sul mio volto, accarezzandomi le guance con una dolcezza inaudita.
"Io lo sapevo..." ammette, senza riuscire a trovare modo diverso per esprimermi la sua contentezza. Mi lascio coccolare dalle sue attenzioni che assumono delle sembianze così materne e una lacrima scivola giù, libera, dai miei occhi, simbolo del tumulto che è in atto nel mio cuore.
"Anita..." lei si premura di cancellarla, asciugandola con le sue dita delicate. "Lucia è una bambina fortunata" mi sussurra, senza smettere di prodigarsi per me.
"È vero" le dà manforte Arianna, insinuandosi nella nostra stretta. "Quello che tu e Luca state facendo per lei è davvero speciale".
Maria ci accarezza entrambe, facendoci socchiudere gli occhi sotto il suo tocco, come fossimo bambine, e il suo sorriso emozionato, fa trapelare l'orgoglio che adesso l'anima. Poi lascia che le sue braccia ci stringano, in un groviglio di corpi e risate spensierate, che assumono un sapore tenero e dolce. Quello dell'amicizia.

***

Le ragazze, stasera, mi hanno chiesto di vederci. Ho come l'impressione che ognuna di noi abbia qualcosa da raccontare ed è quello che farò anche io: confesserò alle mie amiche cosa stia accadendo alla mia vita nell'ultimo periodo. Non ho dubbi che se ne riveleranno entusiaste, così come sono sicura lo saranno anche le nostre famiglie, non appena io e Luca sceglieremmo di confidare la nostra volontà.
Non sono così sicura, invece, che Cristina si sia convinta a uscire dal suo mutismo. Nonostante siano trascorsi alcuni giorni, le nostre amiche sono ancora all'oscuro della sua condizione. Lei ed Edoardo non si sono più visti e parlati d'allora e non riesco davvero ad accettare che stiano buttendo all'aria il loro amore, in questo modo. Sento quindi di dover fare qualcosa per loro, per quel piccolo esserino che si sta facendo spazio nella vita di Cris e che cambierà, in positivo, quella di entrambi.
Credo sia proprio questo a spingermi verso il pronto soccorso, davanti la stanzetta adibita agli infermieri.
Prendo un respiro profondo prima di entrare, scorgendo il mio amico seduto alla scrivania, con un'espressione corrucciata e seriosa.
"Caposala Romano, ci sarebbero alcuni turni da rivedere. Ha un po' di tempo per me?" proferisco, facendomi spazio nella stanza e camuffando la mia voce affinché non mi riconosca.
Edoardo, che ha il capo chino mentre prende appunti su un'agenda un po' logora, rialza finalmente lo sguardo, per puntarlo su di me.
"Anita..."esordisce, con il tono spento da ogni inclinazione.
Ma non mi sfugge che i suoi occhi si assottiglino e si velino subito dopo di stupore, come se non si aspettasse di vedermi qui.
Incrocio le braccia dietro la schiena, accennando un piccolo sorriso speranzoso, muovendomi verso di lui, ma rimanendo in piedi, davanti alla scrivania dietro alla quale è seduto.
"Ciao, Edo..." lo saluto, incerta.
Lui tira un sospiro, arricciando il naso.
"Non c'è bisogno di chiederti perché tu sei qui, no?" mi domanda, interrogativo, portandosi le braccia al petto, con un fare sostenuto.
"No, infatti" gli concedo, accondiscendente.
Poi compio un passo nella sua direzione, cercando di scalfire la sua espressione imperturbabile.
"Sono qui per Cristina, è vero" gli confido, portandomi una mano al petto. "L'ho vista stare troppo male in questo periodo, e non voglio che accada ancora..."
Edoardo scatta subito sulla difensiva. "Anche io sto male, Anita! Non credere mi diverta questa situazione!" abbaia, con un forte risentimento a gravitare sulle sue spalle.
Lascio che la mia voce si addolcisca, perché il suo dolore è reale, lo percepisco, e voglio che sappia che non ho mai pensato fosse lui il cattivo della situazione.
"Edo, io so come ti senti..."
"Lo sai?" ribatte, lanciandomi uno sguardo colmo di scetticismo.
Rilascio uno sbuffo, ma senza farmi influenzare dalla sua diffidenza. Non riuscirà a desistermi, la mia determinazione adesso è grande: tengo troppo a Cris e lui per vederli lontani, soprattutto dopo come si amano, ancora.
"Edoardo, io non voglio fartene una colpa, sul serio, comprendo quello che tu abbia provato" gli confesso.
Lui abbassa lo sguardo, torturandosi le labbra e le dita, combattuto su quello che vorrebbe dirmi e su come farlo.
Poi i suoi occhi tremendamente tristi corrono a puntare un punto indefinito davanti a sé.
"Anche se Cristina mi avesse detto di voler abortire, lo avrei accettato. Non sono sicuro sarei stato d'accordo, ma lo avrei capito, mi sarei sentito partecipe. Invece, per tutto quel tempo,lei ha pensato a sé, a cosa fosse giusto per se stessa in quel momento, senza per un attimo includermi in quella decisione. Mi sono sentito escluso, messo da parte..." mi rivela, affranto, lasciandomi trapelare le sue emozioni più nascoste.
Avverto qualcosa smuoversi nel mio petto, un moto compassionevole che mi spinge ad avvicinarmi per dimostrargli che gli sono vicina, che sono qua per lui.
"Edo..." lo richiamo in un sussurro, ormai a un passo dalla sua figura.
Lui abbassa lo sguardo, nascondendo il viso tra le mani, a volersi schermare dalla malinconia.
"Forse è vero, non mi sono mai trovata in una situazione simile e probabilmente non posso capire in pieno come tu possa sentirti, ma una cosa te la posso dire. Cristina ha bisogno di te, come tu di lei: perciò non lasciarla sola, non lasciatevi andare, vi prego. Ho imparato a mie spese che in un rapporto, qualsiasi esso sia, si ha bisogno di fiducia e dialogo. Quindi, non fate in modo che il silenzio logori il vostro amore" gli confido, in modo accorato, giungendo le mani davanti a me, speranzosa.
Mi auguro di essere riuscita a solcare la sua maschera, ma questo lo scopriremo solo strada facendo.
Così, nonostante il mio amico non replichi alla mia richiesta, mi volto, pronta andare via: ha bisogno di stare in solitudine, in silenzio, solo in questo modo potrà fare i conti con se stesso.
Non appena però si rende conto io sia convinta ad andare via, mi richiama, facendomi destare, già pronta a scivolare fuori di qui, e lasciargli lo spazio che merita.
"Anita..." proferisce esitante, incontrando i miei occhi che lo spronano a parlare. "L'ha fatto? Cristina, dico, l'ha fatto? Ha abortito?"
Scuoto il capo, aprendomi in una risata che ha un sapore decisamente amaro.
"Non spetta a me dirti questo. Dovresti chiederlo a lei, non trovi?" gli faccio notare in modo retorico.
Lui annuisce, abbassando il capo, rendendosi conto di aver peccato di codardia.
Poi facendogli un occhiolino, mi chiudo la porta alle spalle.
Spero che il mio intento lo porti a ricevere la spinta di cui aveva bisogno, ma adesso questo mi fa andare via dall'ospedale soddisfatta di me stessa, pronta a prepararmi alla serata che ci aspetta.

***

Fa strano essere qui, nel locale che per tanto tempo ha rappresentato un luogo di ritrovo per me, le mie amiche, Nicola.
Ritornarci è come scorgere la via di casa e renderti conto che ti fosse mancata. E, sebbene sia passato così tanto tempo dall'ultima volta, mettere di nuovo piede qui dentro è un po' come ricominciare.
Questo posto è intriso di tanti ricordi che appaiono riaffiorare tutti, mentre lascio vagare lo sguardo per l'ambiente, rivestendosi di un saporo malinconico e agrodolce. Ma è, allo stesso modo, così bello essere qui con loro, con Cristina, Carlotta, e Giulia. È bello rivederle, e scoprire che ognuna di noi abbia una luce diversa negli occhi. Perfino Cristina, dopo tanta tristezza, sorride, e il mio cuore si scioglie alla vista del suo sguardo che brilla di luce propria. La mia amica del cuore sta per diventare mamma e mi sento così emozionata al solo pensiero. Non aspetto altro che il momento in cui ne parlerà con le ragazze per vederle smaniarsi all'idea di diventare zie.

Anche Giulia è raggiante: il viaggio di coppia con il suo fidanzato deve averle fatto davvero bene. Si è presentata ai nostri occhi con un nuovo look, sofisticato e sbarazzino, con i capelli che le ricadono biondi e mossi sulle spalle, incorniciandole il viso, e un brillantino a lampeggiare sul suo anulare sinistro che porta il preludio di una grossa e bella novità: lei ed Emiliano si sposano.
Ebbene sì, nel più romantico dei modi, nella città che è da sempre il simbolo dell'amore, Paris, il suo fidanzato le ha fatto la fatidica proposta. Mentre ne racconta, Giulia non può fare a meno di lasciarsi andare all'emozione, facendo affiorare alcune lacrime colme di commozione, lungo il suo viso dolce. Il loro è uno di quelli amori romantici che si leggono nei libri; quelli che crescono piano, condito da mani che si sfiorano, sguardi che si cercano, ma che custodiscono e sono il preludio di qualcosa che ha un valore meraviglioso.
Non posso fare a meno di essere felice per Emiliano e la mia amica, perché insieme si meritano ogni bene possibile. Così, non appena l'abbracciamo, inglobandola tra le nostre braccia, lei rilascia un sospiro profondo e toccato.
"Ovviamente voi sarete le mie damigelle" ci confida, in un sorriso, spalmata in un groviglio di mani e corpi che si tengono, stretti stretti, senza volersi separare. "E Anita..." Giulia incrocia il mio sguardo da sopra la spalla di Carlotta. Sembra che il suo corpo si accartocci su se stesso, intimidito.
"Sì?" la sprono a continuare.
"Io vorrei che tu..."proferisce, esitante. "Sì, insomma, vorrei che tu fossi la mia testimone".
Le mie labbra si spalancano a formare una O, stupita. Non me lo aspettavo, non me lo aspettavo davvero. Ma avverto il mio cuore martellare, forte, in petto. Oggi è una giornata colma di emozioni!
Giulia scioglie il nostro groviglio, per scrutarmi con un fare speranzoso.
Ma i miei occhi corrono alle altre due amiche, che annuiscono con un sorriso complice, per niente turbate dalla richiesta della nostra futura sposina. Sono lì a dirmi che sia la scelta giusta.
"Io, wow, non so che dire..."le confesso ancora intontita.
Lei accoglie le mie mani tra le sue, per infondermi coraggio.
"Devi dire solo sì o no!" replica, sciogliendosi in una risata divertita. "Semplice, no?"
Così, mentre scuoto il capo, lasciando andare una lacrima silenziosa, e faccio posare i miei occhi su Cristina e Carlotta che mi mostrano le ore dita unite in una forma di incitamento, accetto, scatenando un'esultazione di gioia.
Presa dall'euforia del momento, la mia amica si sporge verso di me, soffocandomi nella sua stretta vigorosa e io l'accolgo emozionata e profondamente grata.
"Adesso dobbiamo festeggiare!" annuncia, poi con entusiasmo, facendo collidere la mano-quella prima di anello, impaurita all'idea di danneggiarlo- contro la superficie del tavolo. "Ordino da bere per tutte!"

Cristina incrocia il mio sguardo, impaurita, sbarrando gli occhi in un modo impercettibile, ma che non passa inosservato alla mia attenzione.
Dunque, annuisco, facendo collidere una mia mano sulla sua, per congiungere le nostre dita.
È il momento giusto, le lascio trapelare, in una muta occhiata.
Lei, a quel punto, fa un sorriso tirato, volgendosi verso le altre.
"Per me solo acqua..."ammette, accarezzandosi la pancia in modo protettivo; le dita che scivolano lungo la maglietta che indossa in un gesto che non lascia spazio a dubbi. "Sapete, mi dispiace, ma non posso proprio bere".
Mi rendo conto che per tutto questo tempo il mio sguardo non abbia lasciato il suo, infondendole la forza di cui aveva bisogno. Ma adesso Cristina sorride, sorride di un sorriso nuovo, tremendamente dolce e vero.
"Oh...wow!" Giulia è la prima a dar sfogo alla sua sorpresa. Le sue mani che si posano accanto alle labbra, arricciate in una smorfia colma di meraviglia. "Sei incinta!"
L'altra allarga le braccia in un gesto pieno di enfasi, mentre sul suo viso si insinua un'espressione ingenua.
"Sorpresa!"esclama.
Carlotta e Giulia si lanciano un'occhiata complice, prima di esibirsi in un gridolino di eccitazione.
"Ma è fantastico! Saremo ziee!"
Gli occhi di Cristina ritornano a posarsi sulla mia figura, ringraziandomi silenziosamente per averla sostenuta.
"Tu lo sapevi!" Lottie è la prima a rendersi conto del nostro gioco di sguardi.
E non mi stupisco che poco dopo mi stia puntando un dito contro, sbigottita, ma senza sembrarne davvero indispettita.
Mi stringo nelle spalle, accennando un sorriso innocente.
"Beh, sì..."
La nostra futura mammina corre in mia difesa, circondandomi le spalle con un braccio.
"Ho chiesto io ad Anita di non dire nulla, di mantenere il segreto, e poi tu Giuls eri in viaggio e tu, Lottie, eri tanto presa dalla nuova convivenza con Federico..."
Annuisco a dare conferma alle sue parole, e poco dopo, quando entrambe le nostre amiche acconsentono con il capo, rasserenando le loro espressioni, mi rendo conto che la questione sia per fortuna archiviata.
"Ma Edo che dice? Come l'ha presa?" Giulia incrocia le mani sotto al mento, indagando pur di soddisfare la sua curiosità.
Cristina questa volta decide di essere più che sincera e confessa ogni cosa alle altre, prendendosi un minuto per trovare le parole adatte.
"Lui questo bambino l'ha sempre voluto, a differenza mia che all'inizio ho dubitato di me stessa e della vita che mi stava crescendo dentro. Ho avuto..." si interrompe, mordendosi il labbro, esitante, ma le nostre occhiate speranzose la spingono a continuare. "Ho avuto paura. Edoardo non ha preso molto bene la mia decisione di voler abortire. Si è sentito escluso e noi, noi ci siamo presi una pausa" annuncia, abbassando lo sguardo tristemente.
Mi viene da pensare che Giulia adesso si senta quasi in colpa ad averle revocato un tale dolore, eppure io continuo a sperare che, prima o poi, Edoardo seguirà il mio consiglio. O almeno è quello che spero, perché se davvero se la dovesse lasciare scappare così...
"Cris..."proferisco, accarezzandole un braccio, in modo rassicurante. "Andrà tutto bene. Ok?"
Lei torna a sorridermi, ancora, anche se non del tutto convinta, e anche le altre cercano di tirarle su il morale, come meglio possono.
"Hai preso la decisione più giusta e adesso l'importante è che il tuo bimbo stia bene. Questo piccolino avrà tante ma tante zie che lo amano di già e non vedono loro di spupazzarlo tutto".
Il discorso di Carlotta ci porta all'estremo dell'emotività. Il modo in cui si abbassa ad accarezzare il pancino della nostra amica, sussurrandogli parole dolci e delicate, assume un significato particolarmente speciale. E Cristina si copre il volto con le mani, soffocando un singhiozzo.
"Adesso mi fate piangere!" protesta, imbarazzata, nascondendoci la vista dei suoi occhioni attraversati dalle lacrime.
"Ma no, Cris. Dobbiamo festeggiare, doppiamente direi!" propone Giulia richiamando l'attenzione di un cameriere poco distante.
Lui corruccia la fronte, dubbioso, davanti alla nostra richiesta di tre Long Island e un bicchiere d'acqua, ma non osa replicare e, poco dopo, efficiente si allontana, pronto ad assolvere alle nostre ordinazioni.

Ci osservo così, meravigliosamente unite, e pendenti l'una dallo sguardo delle altre, e sento nascere dentro di me il desiderio di renderle partecipi della mia novità, ma mi viene da pensare che qualcuno abbia altri piani per me, stasera.
Giulia mi batte infatti sul tempo, spalleggiando Carlotta per sorriderle maliziosa.
"E tu non hai nessuna novità da raccontarci? Come procede la convivenza con Federico?"
Lottie sopprime un lamento, divertita dalla piega che stia prendendo la situazione.
"Certe volte odio il suo ordine maniacale. Mi aspetto sempre che da un giorno all'altro prenda a sistemare i suoi maglioni in ordine di gradazione e colore" confessa, portandosi una mano al petto, sibilando un verso di orrore.
La sua espressione scatena il nostro divertimento più totale.
"Oh, ma cosa vuoi?!" Giulia se ne finge allibita. "Non dovrai mai preoccuparti che lasci in giro mutande e calzini. Ti giuro che può essere decisamente peggio" l'avverte, in un sogghigno.
"Ouch, condivido!" aggiunge Cristina, dandole manforte.
Improvvisamente mi immagino come possa essere condividere non solo la quotidianità ma anche una casa con Luca, senza più ridurre i nostri momenti insieme al minimo. Cosa possa significare dividere gli spazi, prendere insieme decisioni e riscoprirsi complici in un modo diverso, speciale.
"Però!" Lottie riporta l'attenzione su di sé, sorridendo dolcemente. "Non tornerei più indietro. E poi non potrei davvero rinunciare a lui e al nostro rapporto".
"Ma ci pensate a quanto le nostre vite siano cambiate? Io mi sto per sposare, Cristina per avere un bambino. Carlotta e Federico convivono. È tutto fantastico!" Giulia palesa la sua incredulità, trovandoci tutte concorde.
È il mio momento...
"E io..."la mia voce esce in un sussurro, sovrastata subito da quella di Lottie che batte le mani ripetutamente, in chiaro segno di volerci comunicare ancora qualcosa.
"In effetti c'è una cosa che non vi ho detto" proferisce, illuminandosi come se avesse avuto appena un'idea brillante, poi le sue dita corrono a recuperare il cellulare riposto nella pochette; i nostri sguardi che la seguono con attenzione.
Quando poco dopo prende a mostrarci le foto di un tenero cucciolo di cane, ci sciogliamo tutte in espressioni colme di tenerezza.
"Lei è Poppy, una cucciola di golden retriever. Una sera, Federico si è presentato a casa con lo scopo di farmi una sorpresa, e il suo regalo per me era proprio lei" ci confessa, con gli occhi che le brillano di gioia.
"Una sera, vi voglio tutte a casa. Devo farvela conoscere, è troppo bella." ci avverte, in un sorriso, cercando la nostra approvazione, che certamente non tardiamo a concederle.
Non vedo l'ora di spupazzare quel tenero esserino peloso.
Dopo poco, il cameriere di prima arriva a portarci i nostri drink, posandoli sul tavolo, uno a uno.
Quando lui si allontana, lasciandoci libere di tornare ai nostri discorsi, Giuls propone tempestivamente un brindisi, facendo scontrare il suo bicchiere con i nostri.
Cristina ride per l'assurdità, indicando il suo colmo di acqua, ma non abbiamo intenzione di farci distrarre dalla nostra voglia di goderci questa serata.

Lascio che il liquido mi scorra lungo la gola, provocandomi un leggero bruciore. Ma quando, poco dopo, mi rendo conto di aver bevuto quasi tutto il contenuto, sotto lo sguardo stupito delle ragazze, abituate a vedermi bere a stento, faccio scontrare il bicchiere sulla superficie del tavolo.
"Anche io ho una cosa da dirvi!" ammetto, senza ormai più troppi giri di parole.
Mi assicuro che l'attenzione delle ragazze sia completamente puntata su di me; le loro occhiate che mi spronano a continuare.
Così lo faccio, assicurandomi di utilizzare delle parole che le traggono in inganno.
"Anche io e Luca stiamo per diventare genitori" esordisco, divertendomi a scrutare le loro reazioni e i loro sguardi passare dallo sbigottimento alla confusione più totale.
"Anche tu sei incinta?" la voce di Giulia arriva alle mie orecchie, forte e squillante.
"Anita!" mi reguardisce Cristina, subito dopo, con disapprovazione. "Hai appena bevuto!"
Scuoto il capo, facendo trapelare una risata breve e leggera dalle mie labbra.
"Non sono incinta, ma io e Luca diventeremo davvero genitori. Abbiamo intenzione di prendere in affido Lucia, la nostra piccola paziente" confesso con entusiasmo e un'emozione forte a irradiarsi nel mio petto. Parlare di lei, prendere consapevolezza di quello che stiamo compiendo per lei, mi commuove come ogni volta.
Non avevo dubbi che le mie amiche si sarebbero rivelate comprensive ed entusiaste allo stesso tempo. Perché l'attimo dopo, sono io a ritrovarmi inondata dal loro affetto, stretta in un abbraccio, che mi fa sentire tanto grata e fortunata per la loro amicizia.
"Questa è una serata pazzesca, ragazze. Una bella notizia dopo l'altra" ammette Giulia, ancora su di giri, per tutto quello che sta accadendo e continuerà ad accadere nelle nostre vite.
Così, poco dopo, lasciamo che un ennesimo brindisi ci coinvolga, portando i nostri bicchieri a tintinnare fra loro.
"Alla voglia che abbiamo di diventare ziee" proferisce Carlotta in un sorriso.
"Al matrimonio di Giulia ed Emiliano" soggiunge Cristina, in una risatina colma di gioia.
"Ad Anita e Luca e alla loro piccola Lucia che non vediamo l'ora di conoscere" Giulia incrocia il mio sguardo, accarezzandomi con premurosità un braccio.
È il mio turno.
"Alla nostra amicizia e alla vita, che possa riservarci sempre serate come questa" esordisco con l'emozione a deturparmi il viso.
Dicono che in un mondo che dia più importanza alla materialità che ai valori, l'amicizia sia cosa rara al giorno d'oggi, ed è vero. Ma sono sicura allo stesso modo che quando riesci a trovare delle amiche che riescano a regalarti momenti così, tu non debba lasciartele scappare, no, non devi proprio lasciartele scappare.

***

La Hora Feliz, appunto come riporta il nome stesso, "ora felice", proprio perché si premura che la propria permanenza qui che duri un'ora, poco meno, o poco più, sia piacevole, è famoso per le serate a tema che è solito organizzare. Che riguardino una festività o un anno particolare non ha importanza.
Sta di fatto che, passate le ore 22, il locale si trasformi in un disco pub.
E non appena le note di "In the air tonight" di Phill Collins, in una versione rivisitata e remix cominciamo a farsi strada per l'ambiente, propagandosi alle nostre orecchie, le luci diventano soffuse, celando il locale per donargli un'aria tenebrosa.

"Dai, andiamo a ballare!" le esorto, invitandole a seguirmi per lasciarci coinvolgere dalla voglia di sentirci libere e spensierate.

Le mie amiche non se lo fanno ripetere due volte, perché subito dopo, siamo in pista, costrette in un groviglio di corpi; coinvolte in un gioco di mani e braccia, che seguono il ritmo della canzone.

Ho sempre pensato che ci fosse qualcosa nella musica in grado di ipnotizzarmi e attirarmi a sé come una calamita. Il mio passato da ballerina mi porta a ricercarla in ogni dove, come se dovessi sempre appianare un senso di vuoto, e quando finalmente ballo, lo faccio dimenticandomi di ogni cosa, lasciando che sia il mio corpo a muoversi per me, delicato e sensuale allo stesso tempo, lontana da qualsiasi pensiero e preoccupazione.

Quando dicevo che la felicità fosse intrisa nelle più piccole cose, parlavo anche di questo.

Io e le ragazze ci lasciamo trascinare dal ritmo incalzante, prendendo a muoverci sempre più intensamente, nel frattempo in cui facciamo in modo che sorrisi e risate fuoriescano dalle nostre labbra.

La mia attenzione è tutta per Cristina: occhi socchiusi, mani che puntano l'alto, e il suo corpo che ondeggia, felice e spoglio di qualsiasi tipo di inquietudine. Anche se per poco, sono contenta di vederla così, senza essere costretta in un clima di agitazione, in cui l'ultimo periodo l'ha implicata.
Intanto, continuiamo a ballare, ballare, ballare...quasi a rimanere senza fiato, fin quando Giulia impegnata a fare una storia da pubblicare sui social,-che riprende le nostre espressioni estasiate e divertite,-riceve un messaggio che la fa sciogliere in un sorrisino, e ci informa che tornerà da noi, a breve.
E così è, perché poco dopo quando si palesa di nuovo accanto a noi, non è assolutamente sola: al suo fianco ci sono infatti Emiliano e Nicola.

Ho un sussulto alla sua vista e non appena i miei occhi si posano sulla sua figura, che si muove lenta al fianco di suo cugino, non posso fare a meno di lasciarmi invadere dalla sorpresa.

Perché Nicola è qui, e il nostro chiarimento mancato adesso arriva a pungermi come una stilettata sulla pelle.

"Ho detto io ad Emiliano di raggiungerci". Trilla la nostra amica, stringendosi al braccio del suo fidanzato, per avvicinarsi a baciarlo sulle labbra, lievemente, subito dopo.

Ma mi rendo conto che io non stia minimamente ascoltando cosa abbia da dirci. Così, nel frattempo in cui le ragazze si congratulano con lui per il matrimonio, io scruto solo e soltanto Nicola e qualcosa mi porta ad avvicinarmi a lui per chiedergli di ritagliarci un minuto per parlare, da soli.

Le mie amiche si rendono conto presto della mia iniziativa e non mi sfugge che sui loro volti si insinui un pizzico di speranza dovuta all'evenienza di vederci fare pace.

E sebbene loro siano all'oscuro dei miei pani, è proprio nelle mie intenzioni appianare questo senso di imbarazzo e disagio tra noi: sono stanca di vederlo e ritrovarmi a pensare a quello che eravamo e non siamo più da tanto tempo, ormai.

Nicola non ribatte e mi segue liberamente verso una zona più appartata, dove la musica, nonostante sia diventata più bassa e lieve alle nostre orecchie, ci raggiunga comunque.

Lo osservo appoggiarsi alla parete dietro di sé, con le braccia portate al petto, e un colpo di tosse a fuoriuscire dalle sue labbra. La sua tensione è facilmente riconoscibile da ogni suo minimo gesto.

"Ti ricordi quante serate abbiamo passato in questo posto?" gli domando, facendo affiorare un piccolo sorriso sul mio viso; le mie mani che corrono a indicare tutto ciò che ci circonda.

Nic abbassa lo sguardo, temporeggiando, ma non mi sfugge che il suo volto si insinui un'espressione malinconica: credo nella sua mente anche lui stia revocando i momenti passati.

"Come potrei dimenticarli?" ammette poco dopo, retorico, rialzando i suoi occhi per puntarli nei miei e inchiodarmi sul posto.

Sebbene li scorga tristi e opachi, non mi risparmio di pensare che abbia notato una scintilla di divertimento attraversarli.

Così, compio un passo verso di lui, perché come citano le parole di Collins, stasera siamo davvero arrivati alla resa dei conti e io tremo dalla voglia di appianare questa agitazione. Perché stargli accanto non è più come una volta, non riesco a sfiorarlo, ad abbracciarlo, senza pensare che questo potrebbe ferire i suoi sentimenti. Eppure, gli voglio così bene da poter solo concepire di stargli lontana. Forse un giorno, quando il suo cuore sarà riuscito a rassegnarsi, potremmo tornare a essere quelli di sempre. Ma nel frattempo...vorrei solo trovare un punto che ancora riesca a tenerci uniti, perché non sono pronta a vederlo andare via dalla mia vita, per sempre.

"Nic..."lo richiamo, macchiando il mio tono di voce di più delicatezza possibile.
"Non so se le cose torneranno più come una volta, o se noi stessi torneremo a essere quelli di una volta, però io voglio che tu sappia..."
Mi accorgo che stasera per le mie emozioni non ci siano vie di mezzo, che io non sia capace di ridere o commuovermi senza farlo all'ennesima potenza. Quindi, quando una lacrima scivola giù lungo la mia guancia, io non riesco a trattenerla.

Nicola porta le mani unite, davanti alle labbra, rilasciando un respiro profondo.
"Anita, ti prego, non piangere..." mi supplica, perché lui non riesce a rimanere indifferente davanti alla mia debolezza.
Mi asciugo il viso, tirando su con il naso e torno a parlare.

"Voglio che tu sappia che ti auguro di essere felice, come lo sono io adesso, perché ti voglio bene e questo, Nicola" gli confido, portandomi una mano al petto, "questo non cambierà mai."

Dopo avergli parlato così, a cuore aperto, mi sento finalmente libera, spoglia di ogni remura e pronta ad andare avanti.

Mi auguro di essergli riuscita a comunicare quanto il mio affetto per lui sia grande, nonostante tutto, e aspetto una sua reazione, qualunque essa sia, pur di scuoterlo.

E nel momento in cui lo noto portarsi una mano al viso, per strofinarla contro una guancia, ripetutamente; i suoi occhi che si assottigliano, dimostrandomi il suo tormento interiore, mai mi aspetto che poco dopo le sue braccia arrivino a stringermi a sé, in un modo così inaspettato.

"Ti voglio bene anche io, Anita. Questo non è cambiato per tutto questo tempo e non lo farà mai" mi confessa, nascosto nell'incavo del mio collo, portandomi a sciogliermi in un sorriso.

Mi lascio allora implicare nella sua stretta che assume un significato di sicurezza e protezione e mi viene da pensare che non so se questo oggi abbia portato con sé il segno di un riavvicinamento o un nuovo inizio, ma certo è che nessuno dei due sia pronto a lasciare andare l'altro e va bene così.

Quando io e Nicola decidiamo di raggiungere gli altri, mi accorgo che le sorprese per me, stasera, non siano davvero concluse.
Non faccio difficoltà a riconoscere Luca al loro fianco, e lo stupore mi investe non appena me ne rendo conto. Avverto il cuore cominciare a battermi furioso nel petto, irradiando un tremolio che mi percorre da capo a piedi.
Non riesco a fare a meno di pensare che quella camicia bianca, che indossa, gli delinei il petto tornito divinamente, implicandomi in pensieri che forse, a dire il vero, non sarebbero tanto replicabili.

Anche lui si accorge presto di me, e quasi come se avesse avvertito i miei occhi sulla sua persona, si volta a guardarmi, facendomi arrestare sul posto, a causa del suo sorriso bellissimo e luminoso.
Si è rasato la barba e sotto le luci soffuse, che creano un gioco di ombre sul suo viso, la sua espressione mi appare ancora più intrigante.
Poi il suo sguardo incontra quello di Nicola, al mio fianco, e sebbene all'inizio pensassi la sua presenza potesse sembrare equivocabile, mi rendo conto che il suo viso sia l'incarnazione della soddisfazione.

"Ciao, Nicola..." lo saluta, infatti, assottigliando lo sguardo, per dedicargli un'occhiata incuriosita.

Il mio amico boccheggia, come se fosse stato preso alla sprovvista, poi gli sorride, porgendogli la sua mano; il suo gesto che assume il segno di una tregua conquistata.

"Ciao, Luca!"

Osservo il loro scambio di battute, rapita, e giuro di sentirmi davvero, davvero tanto felice. Un panno di lacrime a velare i miei occhi.

Poco dopo, Luca torna a pormi tutta la sua attenzione, facendo in modo che le sue dita collidano con le mie, giocando a farle intrecciare nel momento in cui io avverto un sfarfallio insinuarsi nel mio stomaco.

"Scusate" rivolge un sorriso brillantino ai miei amici, in un tono che appare quasi rammaricato. "Ve la rubo per un po'..."

Poi, prima che possa anche solo ottenere la loro approvazione- come se poi se ne presentasse il bisogno- mi prende con sé, e io lo seguo, prendendo a farci spazio tra la folla, che si muove incurante attorno a noi.

Luca si volta a guardarmi per dedicarmi una breve occhiata, ma che cela un significato profondo.

"Avete fatto pace?" mi domanda.

E io gli sorrido. "Sì".

Lui annuisce, tornando a guardare davanti a sé, mentre scalpito al suo fianco, smaniosa all'idea di non perdermi nemmeno una delle sue espressioni.

Poi lui si abbassa su di me, fermandosi per accarezzarmi una guancia, con delicatezza; le sue labbra che si piegano in un sorriso.

"Voglio presentarti una persona..."mi confida, accanto all'orecchio per sovrastare il sottofondo musicale, nonostante le noti si siano fatte più lievi e dolci.

Sebbene, la mia fronte si corrucci, a dimostrare la mia curiosità, trovo risposta alla mia muta domanda, non appena io e Luca raggiungiamo il piano bar.

"Ale!"
Un ragazzo, di spalle, dal taglio biondo e sbarazzino, che sorseggia un drink al bancone, si volta verso di noi, mostrandomi il suo sguardo affilato, composto da un paio di occhi azzurri, che farebbero davvero invidia a quelli di Luca.

"Oh, finalmente sei tornato! Cominciavo a sentirmi tanto solo!" lo rimbocca lo sconosciuto in tono indispettito, dedito a farlo sentire volutamente in colpa.

Luca trattiene un riso divertito tra le labbra, indicandolo con una mano.

"Anita, ti presento Alessio, il mio migliore amico!"

Lo sguardo incuriosito del ragazzo incontra il mio, e mi premuro di porgergli la mia mano affinché lui la stringa.

"Piacere di conoscerti, Alessio" proferisco cordiale.

Lui annuisce, lasciando affiorare un sorriso sulle sue labbra; i suoi occhi che scintillano di incredulità.

"E così sei tu, Anita, la donna che ha rubato il cuore del caro e buon vecchio Luca" ammette, circondando le spalle del suo amico, per scompigliargli i capelli, in modo scherzoso.

Luca si ritrae, arricciando la bocca in un broncio, ma senza mostrarsi totalmente infastidito.

Mi porto una mano al viso, a soffocare una risata, ma riscoprendomi grata nei confronti di Luca per avermi perso di farmi spazio ancora di più nella sua vita, dandomi modo di conoscere una persona tanto importante per lui.

"Comunque, se non sbaglio, ci siamo già visti una volta, proprio qui..." Alessio corruccia la fronte, pensieroso.

"Sì, mi ricordo" gli replico. Sembra che stasera questo posto si presenti come un punto di arrivo. Un ritorno al passato.

Lui sogghigna. "Chi se lo dimentica Otello, il tuo amico furioso" commenta, mentre Luca lo reguardisce, colpendolo scherzosamente dietro la nuca.

Nonostante la sua presa in giro, non posso fare a meno di ritornare indietro a quella serata in cui Nicola si rese conto di chi fosse davvero Luca e non si risparmiò di farglielo notare. Lì, dove inconsapevolmente, era già riaffiorato qualcosa tra di noi.

Poi le braccia del mio ragazzo tornano a stringermi, tirandomi accanto a sé, in modo protettivo.

Alessio lascia vagare lo sguardo sulle nostre figure, annuendo poi in un sorriso che ha il sentore di un grande affetto nei confronti di Luca.

"Comunque sono felice per voi, ragazzi, anche se questo significa perdere il mio compagno di conquiste" ammette in un divertente melodramma.

"Ehi!" Luca gli fa segno di cucirsi la bocca, a cui lui risponde con un'infantile linguaccia.

"Sia chiaro, Anita, questo era prima che incontrassi te" ci tiene a precisare. Come se avessi avuto dubbi..

"Sisi" Alessio acconsente con sufficienza, "ma finalmente non devo consolare più il suo animo depresso..." confessa, malandrino.

Luca gli restituisce un'occhiata guardinga, sbuffando dal naso.

E lui si porta una mano alle labbra a coprire una risata, che gli nasce spontanea.

"Ops" ribatte con un'innocenza che non gli si addice. "Scommetto che questo non dovevo dirlo".

Non posso fare a meno di pensare che il suo saper parlare così, senza filtri, possa rivelarsi davvero divertente.

"Ah-ah" lo scimmiotta il mio fidanzato, colpendolo alla spalla. "Io e Anita adesso ce ne andiamo. Mi raccomando, tu fa' il bravo!" lo avverte in un rimprovero bonario.

Alessio imita un saluto militare, battendo un piede sul posto. "Signorsì! Voi divertitevi, eh! Intanto, io me ne starò qui ancora un po', nell'attesa di fare colpo su qualche bella ragazza, non si sai mai..." proferisce, lasciando vagare il suo sguardo sull'ambiente che ci circonda, malizioso.

Io e Luca ci allontaniamo poco dopo, vedendolo salutarci con una mano, mentre sorseggia il suo drink con quella libera, bevendo tutto d'un sorso, e ce lo lasciamo velocemente alle spalle.


"È davvero simpatico!" commento in una risata, strattonendo Luca accanto a me.

Lui si volta a dedicarmi un sorriso, proprio mentre avverto le note di "Just The Way you are" risuonare nelle mie orecchie, facendomi alzare lo sguardo alle casse da cui si propaga la voce graffiante e melodiosa di Barry White.
Io adoro questa canzone e Luca deve percepirlo perché fa scivolare in un modo sapiente e inaspettato le sue mani lungo il mio corpo, poggiandole in una carezza gentile sui miei fianchi, lasciandomi così libera di ondeggiare sotto il suo tocco.
"Lo è. È uno dei pochi amici che dopo anni ho ritrovato e di cui so di potermi fidare" mi confessa, subito dopo, nel momento in cui pongo una mano dietro al suo collo, a reclamare un'ulteriore a vicinanza.

Corro con quella libera ad accarezzargli una guancia, lambendo la sua pelle sotto le mie dita sottili, in un buffetto.

"Ma cosa ci facevi qui?" gli chiedo, parlandogli a un palmo del viso, in una smorfia divertita.

Lui si apre in una risata piccola e leggera, strofinando il naso contro la mia guancia. Il suo gesto mi coglie alla sprovvista, facendomi sussultare lievemente.
"Ero qui nelle vicinanze, per caso, e mi sono detto, ma perché non andare a salutare la mia adorabile fidanzatina?"mi fa notare, pizzicandomi i fianchi.
Sussulto, reprimendo un gridolino di sorpresa, e allora, come a voler reclamare una piccola vendetta personale, scendo con le mie dita lungo il suo petto, carezzando le sue forme sotto le mie mani, per poi colpirlo, quasi a volerlo spintonare.

"Per caso, eh?" lo rimbecco, fintamente, dedicandogli un'occhiata suadente da sotto le ciglia.

Luca mi attira a sé e avverto la sua presa sui miei fianchi intensificarsi, facendomi desiderare sempre di più.

Afferro il tessuto della sua camicia, stringendolo tra le mie dita, a reclamare un ulteriore contatto, nel momento in cui il mio corpo sfiora il suo, e le note di Barry White ci accompagnano, guidandoci in balia di un sentimento che ci è difficile controllare.

Ci osservo così, con gli occhi che brillano di eccitazione e amore, le nostre mani che risalgono a scoprire il corpo dell'altro, in gesti misurati e delicati, quasi fosse sempre una novità e qualsiasi particolare assumesse ogni volta una rivelazione.

"Devo dirti una cosa..." la voce di Luca mi arriva in un sussurro, accanto all'orecchio, bassa e roca.

Incrocio il suo sguardo, invitandolo a parlare.

"Stavo pensando a questo già da un po'. Credo che sia necessario tu venga a stare da me, sai, imparare a condividere non solo poche ore, ma un'intera giornata, prima che Lucia venga a stare da noi, no? D'altronde casa mia è grande abbastanza e c'è già una stanzetta per lei" mi confessa, in un modo meravigliosamente casuale.

E pare che lui non se ne sia reso conto, ma nelle sue parole è intriso un significato che va oltre quello che ha espresso.

Improvvisamente penso a come in questi mesi le nostre vite siano mutate: a come ci siamo riscoperti innamorati; a Lucia, il momento in cui ci sarà affidata. E adesso questo, il modo così naturale con cui Luca mi stia ponendo davanti alla nostra futura convivenza. Può esserci qualcosa di meglio di tutto questo? Non lo so, ma immagino lo scopriremo solo vivendo e godendoci a pieno qualsiasi cosa la vita abbia ancora da offrirci.

Allora cingo il suo viso tra le mie mani, dedicandogli uno sguardo meravigliosamente coinvolto e innamorato.

"Sono d'accordo" mormoro, prima che finalmente le mie labbra trovino le sue, per dimostrargli in una forma più fisica cosa abbiano provocato le sue parole in me e Luca mi accolga, come se non aspettasse altro che questo.

L'ho già detto che sono felice?

ANGOLO AUTRICE:
Ma ciaoo, miei adorati lettori! Questa volta sono stata davvero brava e sono riuscita a farvi avere pronto entro una settimana un nuovissimo capitolo. Mi rendo conto che sia piuttosto lungo, ma spero non vi sia risultato da leggere
Comunque, anche se sembra succeda niente di utile alla trama, questo capitolo era necessario per chiudere un cerchio. Vediamo che Anita comincia a parlare con le sue amiche di questa novità, prima con Arianna e Maria 😍 e successivamente con le sue bestfriends e piano, piano, scopriamo che anche loro ne abbiano da raccontarci.  Non sono dolcissime?
E cosa mi dite del confronto con Nicola? Pace fatta, finally!😍
Ma veniamo al dunque: alla parte che sicuramente credo vi sia piaciuta più di tutte. Ditemi voi, come non si fa a sognare davanti a Luca e Anita così belli e innamorati? E lui che propone di andare a vivere insieme? No vabbè...
E Alessio? Che mi dite del simpaticissimo, e anche incredibilmente bello, migliore amico di Luca? Io personalmente lo adoro!

E nienteeee,  vi saluto così, promettendovi che farò il possibile per un nuovo capitolo in tempi brevi, ma vi avverto, ci sarà da ridere!❤❤❤

Intanto, grazie mille per il continuo sostegno che mi dimostrate. Insieme a voi, grazie a voi, stiamo raggiungendo degli ottimi traguardi e ne sono così feliceeee!
Vi abbraccio, alla prossima😘


  
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