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Autore: vjtgenbry    14/11/2019    0 recensioni
Quella fu l’ultima volta che rividi il suo sorriso, quella fu l’ultima volta che sentii il suo profumo, ma la voglia di andare in vacanza non era sparita, erano passati giorni ormai dall'ultimo attacco dei nemici, ma chissà al lago ci sarei tornato con lei, io sapevo che ci sarebbe stata in un futuro prossimo la pace, io confidavo in quel sogno e anche lei. Sorrisi prima di voltarmi per intraprendere il mio nuovo viaggio, non sapevo dove mi avrebbe portato ma lo avrei affrontato con la mia nuova e innata forza di volontà’.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius, E.n.d., Loke, Zeref
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18 È giusto salvare la vita a chi non lo merita? : Elisa stava seduta su una panchina ormai da ore, seduta con le mani appoggiate sulle gambe e ancora il fiato corto osservava le sue ginocchia con sguardo assorto. Le persone camminavano intorno a lei con estrema tranquillità e due bambini giocavano davanti a lei sorridendo. Alzò il viso puntando lo sguardo su quei bambini, erano così spensierati, riuscivano a divertirsi solamente stando insieme, avrebbe voluto anche lei vivere un'infanzia in cui pensare solamente ai giocattoli ma purtroppo lei aveva vissuto una guerra, una battaglia quasi impossibile da vincere. Quello che aveva scoperto l'aveva scioccata, non poteva credere che la sua migliore amica aveva lasciato in vita quell'uomo, Aurora era spietata e non provava nessuna pietà verso i nemici eppure aveva la bontà incondizionata di sua madre, paragonava quell'uomo a Natsu dicendo che anche lui avrebbe dovuto avere una seconda possibilità ma ciò non poteva essere vero. Si voltò osservando il castello che imponeva sulla città, sospirò e alzandosi iniziò a camminare verso di esso. Carlo e Giorgio stavano camminando l'uno vicino all'altro con estrema calma, lo scenario che avevano intorno era terribile, grandi macerie regnava o sul terreno circostante, nessun segno di vita, solamente desolazione, Happy raccolse un piccolo lembo di vestito mostrandolo con sguardo triste a Lector, Giorgio appoggiò una mano sulla spalla del compagno, quest'ultimo si voltò verso di lui e con sguardo d'intesa iniziarono a correre verso un punto più lontano, ai confini delle macerie, dietro a una grande sasso un bambino piangeva a causa del dolore che gli provocava un masso che bloccava la sua gamba con il suo peso, i due ragazzi sollevarono il masso liberando il bambino, aveva un ciuffo disordinato di capelli che risplendevano sui suoi occhi verdi, una maglietta e una paio di pantaloni sporchi, rotti e ridotti quasi a brandelli. Il bambino smise di piangere guardando i due ragazzi, Carlo mise una mano sulla sua testa sorridendogli, il bambino toccò la pietra che aveva al collo trasformandosi in una donna alta con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, i due ragazzi balzarono indietro pronti a capire se lei fosse ostile oppure no. Lei mosse una mano creando una spada lunga, saltò verso i due ragazzi preparando due fendenti ma loro lo schivarono abilmente, Carlo circondó il suo pugno di fiamme ma quando fu vicino alla ragazza le sue fiamme sparirono e voltandosi con un fendente colpì il mago che cadde rovinosamente a terra. Giorgio allora provó a colpirla con una pugno senza l'uso della magia ma la magao schivó anche quello in risposta con velocità usò il soffio del drago della luce ma lei annullando l'attacco colpì anche lui. Happy e Lector guardarono i loro amici sconfitti ma nonostante la paura fecero qualche passo avanti minacciando la ragazza; lei si avvicinò ma Carlo si alzò dicendo: "Non osare toccare i miei amici" Il nemico sorrise e voltandosi piantò la spada nel terreno iniziando a sorridere, i maghi iniziarono a stare male, Giorgio si coprì l'addome con le mani, Lector si chiese che stesse succendondo quando sentì la forza mancare, Carlo cadde in ginocchi mentre Happy rivolse tutto il suo odio in una sguardo verso la ragazza, lei sorrise e impugnando di nuovo la spada la puntó verso il cielo facendo sparire tutti i presenti. Sofia chiuse gli occhi addormentandosi in pochi secondi, l'oggetto su cui giaceva era una brandina fredda e rigida, un braccio penzolava verso il pavimento mentre le ferite ancora sanguinavano bagnando il lettino. Non sapeva dove fosse il suo compagno e non aveva la concezione del tempo, restava al buio dentro quella cella, ogni ora veniva uno dei suoi rapitori a torturata in un modo diverso da quello precedente, non aveva finestre e non sapeva quando era notte e quando giorno. Era un dragon slayer e conosceva bene l'odore dei suoi compagni per questo era convinta che quel posto fosse impregnato dell'odore di Giacomo, era ovunque come se lui abitasse lì eppure quella era una gilda oscura e non aveva alcun senso che lui fosse lì, doveva uscire di lì e cercare di capire che stesse succendendo, in fondo era la figlia di due grandi maghi, doveva trovare una soluzione. Aprì gli occhi e si alzò dal lettino a fatica, intorno a lei vedeva solamente le mura e la cancellata che la chiudevano in quella stanza, si avvicinò al cancello cercando di guardare oltre, altre celle con qualche fiaccola appesa al muro circa ogni venti metri, in fondo al corridoio c'era un apertura sul soffitto dove entrava la luce del sole qualche goccia di pioggia, era giorno, in quel momento fuori splendeva il sole, era da molto che non vedeva i raggi, aveva la pelle secca e gli occhi ormai stanchi non aveva una missione, appoggiò le mani sulle sbarre che la separavano dalla libertà e provó a romperle ma la sua debolezza prese il sopravvento rendendo il suo respiro pesante, le manette le impedivano di usare la magia mentre la sua debolezza le impediva di usare la forza, non sapeva cosa fare ma aveva forza di volontà così continuó a cercare di rompere le sbarre ma ad un certo punto una frusta colpì le sbarre rompendo e alcune, Virgo aveva aperto la cella e Sofia fece qualche passo avanti chiedendosi chi l'avesse aiutata ma lo spirito si nascondeva nel buio, la ragazza approffitó dell'aiuto e iniziò a camminare verso la pozzanghera, dopo pochi passi i suoi piedi toccarono l'acqua e alzando il viso le gocce di poggia che cadevano dal cielo bagnato o il suo viso, il sole splendeva e allo stesso tempo la pioggia cadeva imperterrita, adorava quando il tempo si mescolava, creava un spettacolo surreale, alzò la mano verso il cielo chiudendo gli occhi, aveva ancora le manette anti magia, quasi sicuramente non avrebbe funzionato ma se avesse potuto assorbirne anche poco avrebbe avuto la forza, un fulmine colpì la pozzanghera e mentre il sorriso si dipinse sulle labbra le manette si ruppero.
   
 
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