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Autore: Altair13Sirio    15/11/2019    2 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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<< Che cosa sei venuta a fare, Komand’r? >> Chiese Stella Rubia, rispondendo nella propria lingua natale.
<< Non ci vediamo da così tanto tempo, e tu non mi saluti nemmeno? >> Chiese con tono falsamente amichevole la donna che aveva davanti.
<< Mamma? Che succede? Chi è questa signora? >> Luna Bianca, da sotto un braccio della traditrice, cercava di raggiungere sua madre e di ricevere in cambio frasi per rassicurarla; ma nessun tentativo di farla tranquillizzare avrebbe funzionato, dopo aver assistito allo scontro sanguinario tra Stella Nera e i Titans Est.
<< Tranquilla, Nirihs'Oūm! Tra poco sarà tutto finito. >> Rispose la madre continuando a parlare nella sua lingua. Quelle parole non riuscirono a tranquillizzare Luna, ma le fecero intendere che sua madre si sarebbe occupata di tutto. Non poteva accadere niente di brutto!
<< D’accordo, makhi… >> Rispose la bambina sconsolata. Appena la sentì parlare nella lingua tamaraniana, Stella Nera la sollevò portandola di fronte a sé e la guardò con stupore, quasi come se fosse diventata un’altra persona.
<< Allora questa bambina conosce qualcosa della nostra terra! >> Esclamò spalancando gli occhi e tirando le guance a Luna, che non poté che fissarla atterrita. La sua mente innocente non riusciva a comprendere il senso di quel comportamento tanto ambiguo e mutevole. << Nirihs'Oūm, eh? Davvero un bel nome, ma dubito che tu lo abbia scelto da sola. >> Disse pensierosa.
<< Che cosa vuoi?! >> Disse a voce alta Stella, stringendo i pugni dalla rabbia. Vedere quella donna che trattava sua figlia come una bambola di pezza le faceva andare il sangue al cervello, ma doveva trattenersi per il bene di Luna.
Stella Nera cambiò di nuovo atteggiamento. I suoi occhi aperti si affilarono in un’espressione di noia, quasi seccata dal fatto che la sua sorella minore fosse così furiosa con lei. << E’ presto detto, mia cara… >> Scandì con voce atona, ma visibilmente infastidita. << Ho intenzione di farti soffrire e portarti via tutto ciò che ami. >>
A quelle parole Stella digrignò i denti con rabbia e tirò indietro un pugno con l’intenzione di scaricare tutta la sua energia sulla sorella, ma questa sorrise e alzò il corpo di Luna Bianca ancora più in alto.
<< Ah-a-a… >> Fece con voce maliziosa. << Non vorrai rischiare di fare del male a questa tenera creaturina? >>
Stella abbassò subito il braccio e si ritrovò a dover ingoiare la propria rabbia, per il bene di Luna Bianca. La frustrazione di non poter fare niente si tramutò in un rapido cambiamento sul suo volto, con i muscoli del collo tesi tanto da farle affiorare i tendini sulla pelle e la fronte che diventava una tela di rughe di nervosismo.
<< Brava sorellina… >> Mormorò la aliena stringendo Luna al proprio petto. In tutto quello la bambina sembrava sempre più perplessa e preoccupata. << Mi rattristerebbe veramente tanto se questi occhietti innocenti dovessero assistere a una tale violenza. Sono anni che aspetto di incontrare la mia nipotina, e non vorrei che il primo ricordo che avesse di me fosse uno tanto spiacevole. >>
Luna Bianca girò lentamente la testa alla ricerca del volto di Stella Nera. Non appena sentì quelle parole riuscì a collegare tutti gli indizi; quella sconosciuta aveva dei poteri simili a quelli di sua madre, e nonostante avesse un aspetto atipico rispetto alla gente di Tamaran, somigliava molto a Stella Rubia. Doveva esserne certa, aveva bisogno di guardare bene il suo volto ancora una volta per capire chi fosse quella donna!
<< Lei non c’entra niente con tutto questo! Prenditela con me, e affrontami in un duello onorevole! >> Esclamò Stella spostando il braccio di lato.
Stella Nera piegò la testa di lato e sbuffò. << E’ questo il problema, sorellina: nel tuo cosiddetto duello “onorevole” è previsto l’intervento dei tuoi amichetti terrestri e anche con i miei poteri attuali questo potrebbe diventare un problema. L’ultima volta che ci siamo scontrate non è andata come previsto, per questo adesso non ho intenzione di lasciare nulla al caso! >> Con questo assunse un sorriso compiaciuto e alzò Luna fino a farsi coprire parte del volto con la sua testa.
Stella guardò verso terra: i suoi compagni erano impegnati con gli H.I.V.E. Five e nessuno di loro avrebbe potuto aiutarla a tirare fuori Luna Bianca da quella situazione. Non poteva che contare su sé stessa, oppure provare a guadagnare tempo in modo che arrivasse qualcuno a tirarla fuori dai guai.
<< Perché hai rapito Luna? >> Provava disgusto a cercare di temporeggiare mentre sua figlia era nelle mani di quella donna spregevole, ma al momento non poteva fare altro; aveva visto bene lo sguardo di Stella Nera, non avrebbe esitato a fare del male alla bambina se l’avesse fatta spazientire.
Komand’r sbuffò. << Oh, non è importante che te lo dica… Presto sarai morta, e comunque non capiresti ciò che mi spinge a fare tutto questo… >> Un ghigno affiorò sul volto della aliena. << Sentimenti come la vendetta, la rabbia… Queste cose sono estranee al tuo animo innocente. >>
Luna sentì solo la prima parte di quel discorso; dopo che Stella Nera ebbe pronunciato quelle parole, provò una forte rabbia nei confronti di quella donna. Non le importava se era sua parente o se tutto quello era un malinteso; non avrebbe permesso che qualcuno facesse del male a sua madre!
<< NO! >> Urlò rabbiosa la bambina, voltandosi di scatto e colpendo in un occhio la sconosciuta. Per un momento ebbe una vista chiara del volto della donna, e in quel momento capì che si trattava veramente della sorella di sua madre, sua zia Komand’r.
Lei non reagì in alcun modo all’attacco della bambina se non chiudendo l’occhio su cui si abbatté il suo innocuo pugno. Rimase a guardarla con aria incuriosita mentre la reggeva leggermente più distante dalla propria faccia per non farsi colpire ancora. Una forza così esigua non avrebbe potuto farle nulla, eppure era sorpresa da quella sua debolezza.
<< Interessante. >> Disse alla fine, avvicinando di nuovo il volto a quello di Luna. La bambina fu immediatamente intimorita dalla sua espressione e smise di agitare i pugni. << Credevo che avessi già cominciato a sviluppare i tuoi poteri, ma a quanto pare questo pianeta ha rallentato la tua crescita… >>
<< Di che stai parlando? >> Le chiese con astio Stella, avvicinandosi lentamente nella speranza che la sorella non se ne accorgesse.
<< Dei poteri di tua figlia, mia cara, è ovvio. >>
<< Luna non ha poteri. >>
<< Non ancora. Questo perché voi non l’avete cresciuta come si deve, avete soppresso i suoi istinti da guerriera! >> Rispose saccente la sorella maggiore. Poi schiacciò di nuovo i palmi sulle guance della nipote e le fece un grande sorriso inquietante. << Ma non ti preoccupare, tesoro: ora ci sono qui io, e ti crescerò in modo che tu possa diventare la più splendida guerriera che lo spazio abbia mai visto! >>
Luna cercò di districarsi da quella stretta, ma fu tutto inutile. Sentì la voce di sua madre alle proprie spalle, dire:<< Tu non farai un bel niente! Non hai il diritto di venire qui a dirmi come crescere mia figlia. >>
<< E invece sì. Sono la sorella maggiore, ti ho allevata io dopo che i nostri genitori sono morti. So meglio di chiunque come si tratta una piccola peste ribelle! >> Il tono di voce della aliena cambiò rapidamente, diventando molto più rabbioso e fuori controllo.
<< Smettila! >> Gridò Stella fuori di sé. Vedere la sorella che strattonava con tanta forza la figlia e sentirla chiamare “peste” le risvegliò dei ricordi spiacevoli e la fece impazzire. Si fiondò contro di lei allungando il braccio in avanti con l’intento di afferrare Luna e tirarla via da lì, ma Stella Nera si scansò e alzò una mano reggendo la bambina dalla felpa. Stella ebbe un brevissimo istante per reagire, quando capì che cosa avrebbe fatto sua sorella.
Un raggio di colore magenta esplose addosso alla principessa tamaraniana e la coprì interamente. Il suono che emise fu tremendo, come una dozzina di aeroplani che decollavano nello stesso momento facendo fischiare a tutta forza le loro turbine. Luna avvistò solo la luce con la coda dell’occhio, ma ebbe tanta paura.
Quando l’onda si arrestò e rimase solo il fumo, Stella Nera assistette compiaciuta all’immagine di sua sorella ferita e in posizione di difesa che restava fissa di fronte a lei. Si era protetta incrociando gli avambracci e nascondendo il viso dietro di essi, e i suoi vestiti l’avevano salvata dall’ustionarsi visto che erano specificamente progettati per quello; le tute Tamaraniane erano pensate per persone costantemente in pericolo. Alzò lentamente lo sguardo, mostrando un cipiglio rabbioso.
Komand’r aveva ufficialmente perso l’ultima possibilità di uscire pacificamente da quella situazione. Così pensava, ma dentro di sé sapeva che il colpo che aveva subito era molto più forte di lei; per Stella Nera quello doveva essere stato un semplice buffetto, eppure l’aveva quasi spazzata via.
<< Ti dico questo, sorella… >> Mormorò trattenendo a stento la voce. << Non appena avrò portato al sicuro mia figlia, ti pentirai amaramente di aver messo piede sul mio pianeta! >>
Stella Nera rise. << Se è così, possiamo risolvere subito la faccenda! >> Rispose con tranquillità, quindi fece qualcosa che la sorella non si sarebbe mai aspettata: con un movimento fluido, proprio come se stesse gettando via qualcosa di estremamente leggero e privo di importanza, la aliena lanciò alle proprie spalle Luna Bianca, lasciando che questa cadesse nel vuoto.
Stella scattò in avanti un attimo dopo, con il cuore in gola, cercando di salvare la propria bambina. Ma sua sorella glielo impedì; non ebbe nemmeno la possibilità di dire qualcosa, che ricevette un pugno allo stomaco che la devastò fisicamente ed emotivamente.
L’aria mollò i polmoni di Stella Rubia con violenza e l’impatto le mandò un eccesso di sangue alla testa, facendole perdere la vista istantaneamente. L’ultima cosa che Stella vide prima che i suoi occhi si riempissero di fumo e lei vomitasse violentemente sangue fu la figura minuta di sua figlia che precipitava e strillava terrorizzata.
Luna cadeva nel vuoto. Sentiva il suo corpo venire risucchiato verso il basso, ma non era una sensazione piacevole come quando succedeva nelle sue sessioni di meditazione. Era terrificante! Le sue urla si perdevano nell’aria e nemmeno restavano con lei, vista la velocità a cui si muoveva. Sarebbe veramente morta lì? Si sarebbe schiantata senza che sua madre potesse raggiungerla? Ma perché stava succedendo tutto quello? Perché tutti quanti sembravano voler rendere la sua vita un inferno?
L’urlo di Luna si interruppe quando sentì la caduta arrestarsi e una bolla di energia nera la avvolse in sicurezza. La bambina guardò sotto di sé: vide la sua amata K’Norfka con una mano alzata verso di lei e lo sguardo deciso. Attorno a lei, gli altri Titans stavano affrontando un gruppo di cattivi.
Luna è al sicuro, tu pensa a quella lì! Tuonò la voce di Corvina nella mente di Stella, che non appena udì quelle parole scagliò alla cieca il colpo più potente che riuscì a dare. Colpì lo stomaco della sorella, proprio come l’aveva colpita lei prima, e riuscì a piegarla per un istante. Sentì la sua sorpresa nello scoprire che Luna aveva smesso di precipitare e nel ricevere il colpo da Stella, che nonostante il dolore aveva ancora nascosta una grande forza combattiva.
Senza neanche aspettare che la vista le tornasse, Stella cominciò a sferrare una raffica di pugni alla sorella, che rispose allo stesso modo. I loro colpi non erano dello stesso livello, ma lei riusciva a resistere forse semplicemente per il fatto che Stella Nera non sembrava impegnarsi veramente al massimo.
Mentre le due Tamaraniane si scambiavano quei colpi, Luna Bianca atterrò con leggiadria in mezzo alla strada e fu subito raggiunta da Corvina. Questa le chiese come stesse, se avesse qualche ferita e poi la guardò negli occhi e le disse:<< Cos’è successo alla torre? >>
Luna Bianca esitò un momento, impaurita e incapace di riordinare i pensieri, ma sapeva che non c’era tempo da perdere; i suoi sentimenti erano secondari, ciò che importava era aiutare i Titans a risolvere quella situazione.
<< I Titans Est sono stati attaccati da quella signora cattiva… Li ha battuti tutti quanti, poi mi ha afferrata e mi ha portata via a tutta velocità. Ho avuto tanta pa… >> Si interruppe. Ingoiò quelle parole con fatica; avrebbe tanto voluto far sapere alla sua K’Norfka come si sentiva, ma pensava che la donna non avrebbe avuto tempo per quello.
Con sua grande sorpresa, invece, Corvina la strinse a sé e le diede un bacio sulla guancia. << Mi dispiace. >> Sussurrò stringendola ancora più forte. Luna non seppe come reagire; avrebbe voluto piangere, ma non ne ebbe il tempo.
C’era il caos attorno a loro e Corvina la lasciò andare in fretta. Con un urlo chiamò Beast Boy, che in quel momento era trasformato in un rinoceronte e stava inseguendo See-More agitando il muso. Con un movimento innaturale il rinoceronte verde si trasformò in un pipistrello e BB volò da lei.
Tornato nella sua forma umana, l’omino verde le chiese di cosa avesse bisogno.
<< Ho bisogno che ti occupi di Luna. >> Disse la maga prendendo in braccio la bambina e portandola verso di lui. BB la fissò perplesso, ma lei non ci mise molto a spiegarsi. << E’ troppo pericoloso qui, è lei a cui punta Stella Nera! Non possiamo permettere che la prenda. >>
Inizialmente Beast Boy non era convinto di poter eseguire quel compito: pensava che fosse molto più importante restare lì e combattere tutti assieme. Ma poi vide il campo di battaglia, i suoi compagni che faticavano a tenere testa agli H.I.V.E. Five, e su nel cielo Stella affrontava la sorella che era mille volte più potente dei suoi sgherri. Beast Boy non avrebbe voluto lasciare quella battaglia.
<< So che è l’ennesima richiesta che non vorresti ricevere… >> Mormorò Corvina costernata, reggendo Luna davanti a sé. Evitò il suo sguardo. << Ma sei la nostra unica speranza… >>
Ma Garfield Mark Logan lo avrebbe fatto, per proteggere qualcosa di più importante!
<< Puoi contare su di me, Corvina! >> Disse con un grande sorriso, prendendo in braccio Luna Bianca. La donna fu sorpresa da quella reazione così spontanea, ma non ebbe tempo per esternare la sua meraviglia.
<< Grazie. >> Disse con un sorriso dolce. Poi tornò nuovamente la solita Corvina di sempre. << Porta Luna il più lontano possibile da qui! Trovate un luogo sicuro dove nascondervi e aspettate i rinforzi! Se puoi, raggiungi Sladow e informalo del pericolo! >>
BB strinse la bambina al petto e le tenne una mano dietro la testa, quindi annuì con decisione. << Dateci dentro, voialtri! >>
Poi cominciò a correre nell’altra direzione, allontanandosi dalla battaglia. Corvina rimase a guardarlo mentre la sua figura si faceva più lontana e la piccola Luna, rivolta verso di lei, le mandava uno sguardo preoccupato. Ebbe poco tempo per guardarli, perché subito qualcuno si accorse che BB e Luna stavano scappando.
<< Il muso verde sta andando via con la bambina! >> Urlò Soldato Hive, districandosi per un attimo dagli attacchi di Robin: lui e Cheshire si stavano dando a cambio nello scontro con il leader dei Titans, mentre Cyborg cercava di trattenere Mammut con la sua forza. << Che diavolo state combinando, imbecilli? >> Urlò il soldato rivolto a See-More, che era rimasto bloccato sotto ad alcuni massi dopo essere sfuggito a Beast Boy, e Kyd Wykkyd che lo aiutava a liberarsi.
Corvina non lasciò nemmeno il tempo a Soldato Hive di dare un ordine che gli scagliò addosso un masso che lo fece balzare contro alla vetrina di un negozio. Quello si rialzò barcollando e con i vetri conficcati nel viso rivolse un ghigno divertito alla maga.
<< Bene, vedo che abbiamo ancora voglia di combinare guai! >> Esclamò spaccando con le mani i ripiani su cui era atterrato e buttando dietro di sé tutto ciò che era esposto nella vetrina. Soldato Hive saltò fuori dal negozio e atterrò piegando leggermente le ginocchia, tenendo alzato un braccio. << Vediamo quanto sarete capaci di resistere, dopo di questo! >>
La posa che assunse inizialmente non diede nessun indizio a Corvina, che però intuì l’avvicinarsi di qualcosa di pericoloso: le bastò vedere come Soldato Hive spalancò la mano dopo aver stretto l’altra attorno all’incavo del gomito, come se stesse prendendo la mira con un’arma, per capire che avrebbe dovuto tenere la guardia alta, così come avrebbero dovuto farlo i suoi compagni.
E quando vide una luce rossa comparire al centro del suo palmo, rendendosi conto che sulla traiettoria c’erano anche i suoi compagni di squadra oltre che lei, decise di urlare a pieni polmoni:<< ABBASSATE LA TESTA!!! >>
Robin e Cyborg si voltarono di scatto verso Soldato Hive, un attimo prima che dalla mano del criminale partisse un raggio laser che illuminò la strada e inglobò ogni cosa con cui venne a contatto. I due Titans si gettarono a terra e schivarono per un soffio l’onda, che andò avanti e raggiunse la maga in un istante.
In un primo momento Corvina ebbe l’impulso di deviare il colpo con i propri poteri e alzò le braccia per creare una barriera, ma poi le tornò in mente il momento in cui aveva perso i sensi nel tentativo di contrastare la forza di Soldato Hive e capì che qualunque cosa avesse conferito quei poteri a quell’uomo, sarebbe stato meglio non prendere rischi.
La donna si lanciò a un lato e rotolò sul fianco per rialzarsi in fretta. Non vide l’onda passare, sentì solo il suo calore mentre un suono simile a quello di una fiamma le riempiva la testa per un istante soltanto. Poi la strada tornò nella penombra e un altro rumore raggiunse le orecchie di Corvina; il rumore di qualcosa che si spezzava e crollava.
Lei alzò la testa e vide a una ventina di metri Soldato Hive, in piedi e con un sorriso malsano stampato in volto; il suo guanto era sparito, come se fosse stato strappato via. Su un dito c’era un anello rosso ben levigato che splendeva riflettendo la luce delle fiamme… Delle fiamme?
Lungo la strada, passando accanto a Corvina e fino alle sue spalle, esattamente dove era passato il raggio, erano nate delle fiamme che adesso si stavano lentamente estinguendo. Era come se il calore fosse stato talmente alto da far sciogliere l’asfalto, scavare nel terreno, e anche aprire uno squarcio enorme, perfettamente circolare, sul palazzo alle spalle di Corvina. Si poteva vedere perfettamente all’interno delle abitazioni, e con orrore Corvina si rese conto che ormai in pericolo non c’erano solo le loro vite e quella di Luna, ma dell’intera popolazione.
Con rabbia, tornò a voltarsi verso Soldato Hive. << Sei un mostro! >> Urlò fuori di sé, prima di caricare un salto e raggiungere in volo l’uomo. Non poteva lasciare che sparasse altri colpi.
Proprio mentre Corvina era in volo per raggiungere Soldato Hive, tutti gli altri H.I.V.E. Five sembrarono puntarla: Cheshire alzò i suoi artigli all’altezza del viso e questi cominciarono a brillare di rosso, Mammut fu ricoperto da un’aura del colore del sangue in modo molto simile, l’occhio di See-More si illuminò e Kyd Wykkyd unì le mani formando una piccola sfera cremisi all’altezza del busto. Il tutto si svolse sotto gli sguardi ignari dei Titans rimasti, che capirono un secondo troppo tardi cosa sarebbe successo.
Soldato Hive non aveva neanche abbassato il braccio, che la sua mano riprese a brillare. Il tempo sembrò fermarsi, mentre lui diceva:<< Buon viaggio, “K’Norfka”! >>
Corvina si rese conto di essere circondata. Anche se avesse provato a volare via non avrebbe fatto in tempo ad uscire dal raggio di azione di tutti quanti gli H.I.V.E. Five. Si voltò verso Cheshire, che era la più vicina, e parò le mani davanti a sé per difendersi. Nello stesso istante quella diede uno strattone ai suoi artigli e questi lanciarono dei raggi che squarciarono l’aria dirigendosi proprio verso la donna sospesa in aria. Subito dopo partirono i raggi degli altri H.I.V.E. Five, in un concerto cacofonico che fece provare dolore a Robin e Cyborg, come se diverse frequenze di suono si stessero scontrando tra loro provocando un fischio crescente. I Titans non ebbero nemmeno il tempo di agire, e videro la loro amica sparire nella luce rossa, seguita da un forte impatto che fece tremare la terra.
I raggi non colpirono altri ostacoli, per fortuna si dispersero tutti quanti nel cielo, ma quando l’attacco si fu esaurito di Corvina non era rimasto nulla, solo un enorme cratere nato nell’asfalto, che doveva essere il segno dell’ultimo, disperato tentativo di difendersi da parte della maga di Azarath.
Robin sentì Soldato Hive esultare. Disse qualcosa riguardo all’aver eliminato il membro più pericoloso dei Titans, e che da lì in poi nessuno avrebbe potuto fermarli, ma né Cyborg né il suo amico prestarono attenzione. Entrambi erano pietrificati di fronte a quella vista desolante, increduli di ciò che avevano appena visto.
<< Non è possibile… >> Mormorò Cyborg. Voleva correre verso quel cratere e cercare la loro amica tra le macerie, ma le sue gambe non volevano reagire. Era la paura?
Un colpo di tosse ruppe il silenzio e bloccò le risate di Soldato Hive, che si mise a guardare contrariato verso il cratere. A questo punto Robin sentì di potersi ancora muovere, e seguito da Cyborg raggiunse il cratere per accertarsi di quello che fosse successo: lì vi trovarono Stella Rubia a testa in giù, con le braccia tese in avanti e incastrate nella roccia, messe a proteggere Corvina, che era stata tirata di sotto a gran velocità. Sembravano piuttosto strette lì sotto, ma erano illese e sorridevano.
<< Grazie, Stella… >> Disse Corvina tossendo, con il volto a pochi centimetri da quello della sua amica.
<< Non dirlo nemmeno! >> Rispose la Tamaraniana con un grande sorriso sul volto. Finalmente Stella rilassò i muscoli e si sollevò lentamente in aria, portando con sé la sua amica. Robin e Cyborg assistettero increduli a quella scena, con le lacrime agli occhi.
<< No! >> Esclamò Soldato Hive incredulo, vedendo Stella che aiutava Corvina ad uscire dal cratere. << Non dovevi esserci, tu! Come… Quando sei arrivata? >>
L’uomo si agitò come se non riuscisse a capacitarsi di quello che era successo, puntando il dito contro Stella e muovendo le braccia come se dovessero volargli via dal busto da un momento all’altro. Aver mancato il bersaglio lo irritava più di quanto ci si sarebbe aspettato.
Stella riprese fiato e gonfiò il petto, mettendosi fra lui e la sua amica. << Mi sono accorta del tuo attacco di prima. Quando mi sono resa conto della gravità della cosa ho capito che stavate preparando qualcosa e mi sono fiondata qui per fermarvi! >> La donna strinse un pugno con decisione. Aveva uno sguardo duro, ma il suo corpo era pieno di ferite e sembrava reggersi in piedi a malapena. Gli H.I.V.E. Five non furono intimoriti da quelle parole.
Soldato Hive la osservò perplesso per un po’, poi strinse le spalle e sorrise. << Vorrà dire che voi due morirete insieme, come vere amiche… >> Ma prima che potesse fare qualsiasi altra mossa, Stella gli saltò addosso e lo scaraventò a terra, aggredendolo con rabbia.
Corvina si voltò dall’altra parte e rinchiuse in un campo di forza Cheshire, stringendola all’interno della bolla nera e impedendole di causare altri danni. << Non possiamo lasciare Stella Nera da sola! >> Esclamò rivolgendosi a Robin e Cyborg. Bastò quello a far capire ai due supereroi cosa fare.
Guardarono in alto: la donna dallo spazio si guardava intorno perplessa, chiedendosi forse dove fosse andata a finire la sorella. Se non l’avessero trattenuta lì, sarebbe andata a cercare Luna e BB, e a quel punto sarebbe stata la fine.
<< Mi dai un passaggio? >> Chiese Robin dando una pacca sulla spalla a Cyborg, mentre questo si molleggiava sulle ginocchia.
<< Con piacere! >> Esclamò lui piegandosi e preparando un salto. Dalle sue gambe cominciarono ad arrivare delle vibrazioni meccaniche e poi una luce azzurra illuminò interamente i suoi arti inferiori; i muscoli robotici si compressero eccessivamente prima di aprirsi di scatto, scaraventando verso l'alto i supereroi.
I due amici atterrarono sulla terrazza di un edificio attirando l’attenzione di Stella Nera, che sorrise compiaciuta.
<< Vi trovo in gran forma, ragazzi! >> Disse la donna avvicinandosi lentamente rimanendo sospesa nel vuoto.
Robin si sganciò dalla spalla di Cyborg, che rimase fermo un istante per recuperare le energie, e si avvicinò al parapetto. << Stella Nera. >> Disse con tono grave. << Non riesco a credere che tu stia ancora cercando vendetta. >>
<< Guarda che io non ho nulla contro a voi, amico mio. >> Rispose lei con un sorriso falso. << Semplicemente, i miei interessi sono sempre stati in contrasto con i vostri, e per andare avanti e perseguirli dovrò prima liberarmi una volta per tutte di voi! >>
<< E quali sarebbero i tuoi interessi? >> Chiese Robin fingendo di stare al gioco. Voleva vedere fino a quanto potesse spingersi quella infida donna con le sue storie.
<< Governare l’universo, ovvio! >> Rispose lei con un sorriso compiaciuto. << O per lo meno una porzione più grande possibile di esso. >>
<< E non puoi semplicemente farlo da un’altra parte, lontano da qui? >> Sbottò Cyborg avvicinandosi a Robin. Aveva un tono quasi scherzoso, eppure si poteva sentire con chiarezza la rabbia nella sua voce.
Stella Nera rise in modo sguaiato. Rimase per un pezzo a ridere in faccia ai due eroi, quindi finse di asciugarsi le lacrime dagli occhi e con un’espressione gioiosa ammise:<< In realtà voglio anche vedervi soffrire nel peggiore dei modi! >>
Il modo in cui disse quelle parole fece capire a Robin quanto folle fosse diventata. Non voleva nemmeno sapere cosa avesse vissuto prima di tornare sulla terra, era ovvio che non fosse sana di mente, e forse proprio questo la rendeva così pericolosa.
<< Allora ci odi, in fondo! >> Replicò Robin con un sorrisetto. La donna smise di ridere del tutto e mandò un’occhiata maligna al supereroe.
<< Voi sporchi terrestri! Credete di poter valere quanto me, la regina di una razza superiore? >> Esclamò indignata. Forse lo sguardo di Robin fu ciò che la fece infuriare di più.
<< E’ Stella la vera regina di Tamaran! >> Replicò l’uomo mascherato con forza.
<< IO sono la legittima sovrana! Lei viene dopo di me, così come in ogni altra cosa in cui ci siamo misurate! >> La aliena tirò indietro un braccio e sparò un laser magenta diretto al terrestre. Robin lo schivò gettandosi a terra, poi si rialzò con un balzo acrobatico e nello spostamento afferrò degli shuriken nella sua cintura che scagliò contro la avversaria mentre era a mezz’aria.
Stella Nera agitò le mani davanti al volto per scacciare le lame come se fossero dei semplici insetti; facendo così chiuse gli occhi per un breve istante, e quando li riaprì si vide arrivare addosso il laser di Cyborg, che la sbilanciò e la fece capovolgere diverse volte mentre veniva spinta via.
Quando riacquistò l’equilibrio, Stella Nera vide una scena quasi surreale: Cyborg aveva sollevato Robin e lo stava lanciando come un giavellotto nella sua direzione. L’uomo mascherato urlava e teneva i pugni sollevati; le sarebbe bastato pochissimo per spostarsi e lasciarlo cadere nel vuoto, ma era intrigata dall’impegno che quei terrestri stavano mettendo in quello scontro, e voleva vedere fino a quanto si sarebbero spinti.
Così Robin si aggrappò a una spalla della donna e le assestò subito un pugno in faccia con la mano libera; lei sbatté le palpebre confusa, ma non mostrò altri segni di aver ricevuto il colpo. Allora Robin cercò di sbilanciarla per farla finire a terra, ma con scarsi risultati. Anche Cyborg saltò in aria per andare in suo aiuto e quando si aggiunse il suo peso Stella Nera ebbe davvero qualche difficoltà a rimanere sospesa in aria.
<< Adesso mi avete stancata! >> Esclamò cominciando ad agitarsi come per staccarseli di dosso, ma più si muoveva e più il loro baricentro si spostava, rendendo il suo equilibrio ancora più precario.
Robin saltò alle spalle di Stella Nera mentre Cyborg faceva partire il braccio come un pistone per colpire ripetutamente l’avversaria. Infastidita dai continui attacchi di Cyborg, sparò due laser dagli occhi e trapassò l’avambraccio del suo fardello robotico, prima di assestargli una testata e lasciarlo cadere nel vuoto.
<< Ben ti sta! >> Esclamò ghignando, guardando verso il basso. Un attimo dopo una violenta scossa elettrica le bloccò tutti i muscoli: Robin aveva attaccato sulla sua schiena uno dei suoi congegni, e sembrava star avendo effetti eccezionali.
Il supereroe si lasciò cadere in giù mentre la guerriera aliena scendeva lentamente verso terra, incapace di controllare il proprio volo. Robin aprì un deltaplano con cui poté raggiungere in sicurezza la strada, e quando fu lì poté vedere che anche Cyborg era riuscito ad atterrare senza danni, caricando molto però le gambe con cui aveva attutito la caduta.
Dopo essersi assicurato che l’amico stesse bene, i due alzarono lo sguardo verso la loro avversaria, e lo stesso fecero le ragazze e i membri degli H.I.V.E. Five, sconvolti: Stella Nera era scossa da violente convulsioni e i muscoli del volto si tendevano in smorfie esasperate e piene di rabbia. Il suo corpo scendeva sempre più piano verso terra, e quando fu arrivato a un’altezza di circa tre metri si fermò.
Tremante, con estrema lentezza, la donna alzò un braccio e portò la mano dietro la schiena. Con fermezza afferrò il congegno che Robin le aveva lasciato addosso e lo strappò via con rabbia, smettendo finalmente di tremare. Il piccolo macchinario fu schiacciato nella mano della donna aliena come se fosse fatto di cartapesta.
Stella Nera sorrise. << Scherzetto. >>
Un grande sconforto scese sui Titans. Sembrava che nulla potesse indebolire quella donna.
<< Queste tue armi non sono un po’ troppo leggere? >> Commentò Cyborg dopo essere rimasto a bocca spalancata per ciò che aveva fatto Stella Nera. La sua allusione al loro scontro con Maschera Nera non rimase incolta, ma Robin non la prese come una critica.
<< Era al massimo voltaggio possibile. E’ semplicemente oltre la nostra portata. >> Disse scuotendo la testa.
<< Ma non possiamo arrenderci! >> Ribatté l’altro rimettendosi in posizione difensiva. No, non potevano; ma c’era veramente un modo per arginare tutta quella potenza brutale?
Stella Nera osservò il campo di battaglia: contò i Titans e il numero dei suoi collaboratori, poi sorrise con tranquillità.
<< Siete veramente rimasti qui a combattere, nella speranza che quell’incapace di BB riesca a portare al sicuro la vostra cara bambina? >> Chiese. << Oppure sperate che allerti i vostri amici che vi attendono dall’altra parte della città? Ma sì, attaccatemi anche con un esercito; io sarò più forte di qualunque cosa potrete mai usare! >>
Stella si avvicinò a Robin, voltando le spalle agli H.I.V.E. Five, che comunque non sembravano voler combattere al momento. Erano come in religiosa adorazione della loro leader. << Dovremo solamente continuare a provarci! >> Disse con tono di sfida. Non sapeva quanto potesse essere una buona mossa comportarsi in quel modo, ma non le importava; era sua sorella quella che stava distruggendo la città, e si sentiva responsabile di tutto quello che stava accadendo.
Stella Nera la squadrò con curiosità, poi si concesse un sorriso goliardico e si rivolse agli H.I.V.E. Five:<< Inseguite la bambina! Qui basto e avanzo io. >>
La squadra di assassini non rispose, ma tutti quanti si mandarono degli sguardi di approvazione e con rispettoso silenzio cominciarono a dileguarsi. Corvina, che era rivolta verso di loro, non riuscì a rimanere ad assistere a quella scena senza fare niente.
<< Ah, no! Questo no! >> Urlò fuori di sé schizzando dall’altra parte della strada per bloccare l’avanzata degli H.I.V.E. Five. Si parò davanti a loro a braccia tese e con un’espressione provata e piena di rabbia in volto pronunciò la sua formula.
La strada cominciò a franare. Da dietro le spalle della maga, la terra iniziò a tremare e l’asfalto si spaccò mostrando ciò che nascondeva sotto di esso e spingendo verso l’esterno i marciapiedi. Un muro di rocce si sollevò minaccioso, nascondendo oltre alla terra e al cemento, anche pezzi di ferro e parti di automobile che erano rimaste in giro sul campo di battaglia.
Con una profonda rabbia dentro di sé, la donna disse ai criminali:<< Non vi lascerò passare! >> I suoi occhi neri rilucevano della fiamma della determinazione sotto al suo cappuccio.
All’inizio gli H.I.V.E. Five sembrarono seccati dalla testardaggine della maga. Era in netta inferiorità, lo aveva già visto tante volte, e inoltre era un bersaglio facile in quel preciso istante; sarebbe bastato pochissimo ai cinque mercenari per puntarla un’altra volta e fare centro finalmente, senza contare la distanza esigua a cui si teneva da loro. Ma a lei non interessava; la sua furia l’avrebbe tenuta in vita, le avrebbe permesso di castigare quei folli che avevano osato mettere in pericolo la sua cara protetta.
Prima che quei criminali potessero preparare i loro attacchi mortali, lei gli fece cascare addosso tutti i detriti che era riuscita a raccogliere: aveva formato un muro di venti metri e largo quanto tutta la strada, che quando franò sui nemici con una violenza inaudita fece tremare la terra come se l’intera città fosse stata scossa da un terremoto. Anche i Titans dovettero fuggire per salvarsi dalla frana e quando le rocce smisero di muoversi, in strada era rimasta solo Corvina; gli H.I.V.E. Five erano stati completamente travolti, mentre Stella era riuscita a sollevare in aria Robin e Cyborg giusto in tempo perché non fossero sepolti dai massi.
Un’unica persona assisteva con sguardo deliziato a quella lotta: Stella Nera.
La aliena batté le mani a una Corvina provata nel corpo e nello spirito. << Complimenti, amica mia. >> Disse con un largo sorriso sul volto. Il suo corpo cominciò a scendere lentamente verso terra, quindi si spostò con grazia da un appoggio all’altro fino ad arrivare dalla maga, che ansimava pesantemente e la fissava piena di rabbia. << Peccato che la tua audacia non sarà premiata come merita… Devi sapere che i miei guerrieri… >> Quando fu abbastanza vicina piegò in avanti la schiena e abbassò la voce in modo che solo la donna in blu potesse sentire quelle parole:<< Sono invincibili! >>
Alle spalle di Stella Nera un braccio muscoloso emerse dalle rocce, spostando rapidamente il resto dei frammenti attorno a sé con una manata violenta; un altro braccio fece la sua comparsa e assieme all’altro cominciò a spingere per fare emergere una testa: Soldato Hive respirò a pieni polmoni quando uscì all’aria aperta e rise. Vicino a lui, pochi attimi dopo, uscirono allo scoperto anche See-More e Cheshire; la criminale sembrò sgusciare fuori con molta agilità, mentre il ciclope mostrò di non aver gradito per niente quell’esperienza. Kyd Wykkyd comparve all'aria aperta attraversando uno dei suoi portali, e Mammut uscì allo scoperto scagliando con forza i massi che gli erano caduti sulla testa. Erano tutti quanti illesi.
Lo sconforto si impadronì di Corvina, ma lei non lo diede a vedere: levò un grugnito esasperato, ma il suo sguardo rimase fisso sulla donna che aveva davanti, carico di odio.
<< Dobbiamo aiutarla! >> Esclamò Cyborg saltando giù. Il suo atterraggio frantumò il masso su cui cadde, poi l’uomo si spinse in avanti per coprire la distanza tra sé e il gruppo di Stella Nera nel più breve tempo possibile. Anche Robin scese a terra dopo aver mandato uno sguardo preoccupato alla moglie, che reagì in ritardo; se si fosse mossa un po’ prima, forse le cose sarebbero andate diversamente in quel frangente.
Invece Cyborg e Robin non fecero in tempo a raggiungere Corvina, e quando Stella si lanciò in volo per aiutare la sua amica, Stella Nera aveva già colpito.
<< Addio per sempre, Rachel Roth! >> Gridò mostrando un sorriso malvagio alla eroina incappucciata. Stella Nera ritirò il braccio destro e lo mosse in avanti con una violenza che né la maga, né la sua amica Stella avevano mai visto: il pugno colpì Corvina proprio sopra al diaframma e la donna sentì come se dovette trapassarle il ventre da un momento all’altro; questo non successe grazie alla velocità di risposta della maga, che evocò un piccolo campo di forza proprio nel momento in cui fu colpita, così da attutire il danno.
Ma il colpo era comunque troppo forte perché lei potesse resistergli con la poca forza che le rimaneva. Il corpo della Azarathiana fu spinto lontano da lì e Corvina, persi i sensi, andò a schiantarsi contro un’automobile che si piegò su sé stessa all’impatto. La scena fu accolta da risate e fischi da parte degli H.I.V.E. Five, che a quel punto sembravano essere lì semplicemente per fare il tifo.
Un urlo pieno di orrore si levò dal retro, dove Stella Rubia stava volando per salvare la sua amica. La Tamaraniana si fermò a mezz’aria e fu colta dal panico: la vista del corpo della sua amica che veniva sbalzato lontano come se fosse un giocattolo la riempì di paura. Che cosa doveva fare? Andare a soccorrere la sua amica per assicurarsi che stesse bene o attaccare la sorella, cercando di non sprecare l’apertura che quella situazione le aveva concesso? E se Corvina fosse stata ferita gravemente da quel colpo o peggio fosse già morta?
Stella cadde a terra e si portò le mani alla testa, sconvolta. Non poteva combattere così, non poteva fare niente… Robin la vide mentre si accasciava a terra, ma non poté fermarsi per andare da lei; lui e Cyborg erano già arrivati da Stella Nera e non potevano ritirarsi ora.
<< Maledetta! >> Urlò Cyborg attaccando la donna dallo spazio, caricando un pugno e puntando direttamente alla testa. Lei non si mosse.
Il colpo andò a segno e le nocche di Cyborg si schiacciarono sulla tempia di Stella Nera, ma lei continuò a sorridere mentre qualcosa di strano succedeva alla mano dell’eroe: le dita robotiche si piegarono e poi si spezzarono lasciando i propri frammenti per terra, davanti agli occhi di un Cyborg incredulo. Era stato come picchiare sul diamante; e dire che non credeva che ci potesse essere qualcosa capace di ridurre il suo corpo in quello stato…
Con un movimento tranquillo, Stella Nera avvicinò una mano al volto di Cyborg e piegò l’indice. Colpì il mento del supereroe con un solo dito, ma fu abbastanza per spedirlo contro alle vetrate del palazzo accanto.
Robin seguì con lo sguardo il corpo del suo amico che veniva lanciato via e capì di non avere alcuna possibilità contro Stella Nera. Girò attorno agli H.I.V.E. Five, che comunque non sembravano intenzionati a fare nulla, e una volta superata anche Stella Nera si mise a correre in direzione di Corvina.
La donna aliena sorrise compiaciuta vedendo Robin evitarla, poi si rivolse ai suoi tirapiedi.
<< Inseguite la bambina. Recuperatela ad ogni costo, ma non torcetele un capello! >> Disse.
<< Che ne facciamo di Beast Boy? >> Domandò Soldato Hive.
Stella Nera rimase a guardare nella direzione di Robin. << Ti sembra che mi interessi qualcosa di quel ridicolo insetto? Potete fare qualunque cosa vi venga in mente, basta che mi portiate Nirihs'Oūm illesa. >> Nella sua voce c’era un’ombra di irritazione che non fallì nell’incutere timore in Soldato Hive e i suoi compagni, quindi questo mimò un piccolo inchino e diede l’ordine alla sua squadra di muoversi.
Gli H.I.V.E. Five passarono di fronte a Robin, piegato su Corvina che cercava di farle tornare i sensi. Non lo guardarono nemmeno, come se fossero stregati, e tirarono dritto verso il loro obiettivo. Robin li vide passare con la coda dell’occhio; si odiò per essere rimasto sul bordo della strada mentre quei mostri andavano a cacciare sua figlia per la città, ma non avrebbe potuto fare niente neanche se si fosse messo in mezzo: Corvina ci aveva provato, ed adesso era ridotta in uno stato pietoso.
Le gambe sembravano essere la parte più grave: le ginocchia avevano assunto un aspetto decisamente sinistro mentre entrambe deviavano nel verso opposto all’altro, e nei polpacci erano presenti due grossi tagli da cui colava il suo sangue fino a terra, bagnando il paraurti dell’automobile su cui Corvina era atterrata. A parte un buco nella sua tuta all’altezza del ventre, proprio dove era stata colpita, Corvina non presentava altre ferite sul busto anche se il colorito che aveva assunto la pelle della maga in quel punto non era molto rassicurante. Le braccia erano distese sul cofano dell’automobile e non sembravano presentare ferite, ma le maniche della sua tuta si erano strappate fino alle spalle, così come il mantello i cui lembi erano sparsi lungo la strada fino a lì. Robin non aveva idea se Corvina avesse subito danni a organi vitali o avesse un’emorragia interna.
<< Corvina, ti prego! >> Esclamò provando a chiamarla per l’ennesima volta. Aveva appena finito di soffiarle nella bocca e stava per eseguire nuovamente il massaggio cardiaco. A un tratto poi, mentre premeva sul suo petto, la donna aprì gli occhi e inspirò a fondo tra gli spasmi. Robin si fece indietro e subito sentì la tensione salire e i suoi arti diventare molli. C’era mancato veramente poco; in tutta la sua vita non credeva di aver mai provato così tanta paura per un suo compagno.
I respiri affannosi di Corvina si tramutarono presto in urla di dolore, dopo la realizzazione di quello che le fosse successo. La maga si guardò le gambe, poi chiuse gli occhi e digrignò i denti dal dolore, quindi cercò di trattenere le proprie urla, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu contorcersi sul proprio letto di lamiera.
<< Grazie al cielo sei viva… >> Esalò Robin riuscendo finalmente a muoversi, ma non riuscendo ad aiutare la sua amica per quel suo dolore.
Lei imprecò a pieni polmoni, poi riprese ad ansimare pesantemente e si costrinse a controllare la propria respirazione. Voltandosi verso Robin per concentrare i sensi da un’altra parte, chiese con voce straziata:<< Per quanto tempo sono stata svenuta? >>
Robin scosse la testa. << Pochi secondi… Ma è stato orribile. >> E lo era stato veramente: non solo vederla priva di sensi sopra a quell’automobile dopo aver ricevuto un colpo terribile da Stella Nera, ma anche la reazione che aveva avuto Stella Rubia lo aveva spaventato e se ne stava rendendo conto solo ora.
<< La situazione? >> Chiese lei, cercando ancora di pensare ad altro.
Robin si guardò intorno. << Anche Cyborg è stato colpito… Gli H.I.V.E. Five sono partiti all’inseguimento di BB e Luna, e io… Mi dispiace, non ho potuto fermarli. >>
<< Cyborg sta bene, lo sento. >> Disse Corvina ignorando il momento di abbattimento di Robin. << Non è qui, ma riesco a sentire la sua presenza chiaramente. Ascoltami: non è il momento di chiedere scusa! >> Disse poi sforzandosi di ruotare il busto e mettere una mano sull’avambraccio di Robin. Lo sguardo che si posò su di Robin fu veramente intenso e il supereroe credette che lo avrebbe risucchiato dentro quelle pupille nere. << Ho affidato Luna a BB perché so che è in grado di proteggerla da qualsiasi minaccia. In questo momento noi dobbiamo occuparci di qualcos’altro, qualcosa di ancora più pericoloso per Luna, se dovesse riuscire a raggiungerla! Mi hai capito? >>
Robin annuì prontamente, ancora scosso.
Corvina ripeté:<< Non c’è tempo per perdere la testa! >>
Robin annuì di nuovo. A un certo punto la maga lasciò andare il braccio dell’eroe mascherato e cercando di sollevarsi sulle braccia iniziò a urlare a squarciagola. << MI HAI SENTITO, STELLA? DOBBIAMO RIMANERE CONCENTRATI! >>
La voce raggiunse la diretta interessata, ma anche la sorella di quella Tamaraniana buona, e questa sbuffò con disappunto. Allora era riuscita veramente a bloccare il suo attacco, anche se aveva comunque avvertito alcuni effetti sul proprio corpo; se la maga non fosse stata abbastanza veloce, probabilmente adesso di lei sarebbe rimasta una massa informe e insanguinata.
Quei pensieri macabri di Stella Nera furono interrotti dalla stessa Stella Rubia, che ritrovato il coraggio si fiondò contro alla sorella. Iniziò subito con un pugno che Stella Nera parò con una mano, voltandosi di scatto per intercettarlo, poi le scagliò contro una sfera di energia e questa non poté muoversi abbastanza in fretta per bloccarla e dovette coprirsi mentre le esplodeva accanto alla faccia. Poi Stella cominciò a tempestare la sorella di pugni, decisa a non lasciarle il minimo spazio per rispondere.
Vedendo che la sua scarica non accennava ad esaurirsi, Stella Nera decise di crearselo quello spazio e alzando le mani afferrò i polsi della sorella per arrestare il suo attacco. Quella mossa provocò un forte spostamento d’aria che fece sobbalzare i due Titans lontani dallo scontro.
<< Non capisco come tu faccia a volermi affrontare ancora, dopo quello che hai visto. >> Commentò Stella Nera allargando le braccia della sorella. << Lo sai che sono in grado di fare anche di peggio… >>
Stella si liberò dalla stretta e diede un calcio al mento della sorella con tutte le sue forze. Quella piegò la schiena indietro in risposta al colpo e rimase ferma per qualche istante come se fosse rimasta bloccata in quella posizione, prima di tornare a guardarla e muovere il collo producendo dei suoni sinistri.
Stella poi toccò terra portandosi a qualche metro di distanza e caricò tutta l’energia che poté nelle mani: quando le unì, sprigionò una potente onda che investì in pieno Stella Nera, facendola sparire per qualche istante. Quando il fumo si diradò, la donna era ancora lì, illesa.
<< I tuoi sforzi sono inutili, e adesso cominciano anche a diventare patetici. >> Disse togliendosi la polvere dai vestiti. << Più ci provi e più diventi disperata; più ti disperi, più i tuoi poteri si indeboliscono. >>
<< No! >> Disse Stella scattando in avanti e dando una ginocchiata in faccia alla sorella. << E’ come ha detto Corvina: non dobbiamo perdere la speranza! Con quella possiamo lottare anche quando le forze hanno deciso di abbandonarci. >>
La Tamaraniana liberò una scarica di pugni dritto sulla testa di Stella Nera, prima di indietreggiare e riprendere fiato. Su una cosa aveva ragione la sorella: cominciava a stancarsi. Stella Nera non aveva nemmeno reagito ai suoi pugni.
<< Davvero? Allora immagino che dovrò fare in modo di distruggere quella speranza. >> Disse lei massaggiandosi la faccia, prima di stringere i pugni e prepararsi ad attaccare.
Stella si affrettò a mettersi in posizione di difesa, ma non appena ebbe alzato le mani vide il corpo della sorella farsi estremamente vicino e afferrarla dai fianchi per portarla in aria.
Stella Nera non colpì la sorella minore, ma la portò lontano finché non fu sicura di averla isolata; quando furono lontane dal campo di battaglia, la lasciò andare e caricò l’energia nelle mani.
La aliena cominciò subito scaricando tutta la sua energia addosso alla sorella, che si sforzò di parare più colpi possibile ma non fu abbastanza rapida. Poi, nascondendosi dietro una sfera luminosa, si avvicinò a lei e le diede un pugno nel costato, prendendola completamente alla sprovvista e lasciandola senza fiato. Stella fu spinta via di una decina di metri e cominciò a scendere verso terra, dopo aver perso per un momento il controllo sul volo; Stella Nera però non volle lasciarla cadere e dopo averla afferrata per il collo la portò ancora più in alto.
<< Adesso dimmi, sorellina… >> Disse cominciando a stringere la presa. << Chi è più forte tra noi due? >>
Stella non rispose. Non avrebbe mai risposto a quella domanda vigliacca. Piuttosto che dare soddisfazione alla sorella, avrebbe sopportato qualsiasi tortura!
Purtroppo per lei, Stella Nera non aveva alcuno scrupolo nei suoi confronti. Continuò a mettere forza nella mano, e a ogni smorfia di dolore o fatica della sorella ghignava sempre di più.
Stella avrebbe potuto provare a colpire la sorella con tutte le sue forze concentrando l’energia in uno dei suoi punti vitali, ma il fatto che prima non fosse riuscita a farle un graffio con tutta la sua energia le dava poche speranze, e a rafforzare quell’idea c’era la totale noncuranza di Stella Nera a proteggersi, come se sapesse già che qualunque tentativo non avrebbe avuto effetto.
<< Allora? >> Disse Stella Nera, impaziente. Erano due le alternative: o Stella cedeva e la sorella la lasciava andare, giocando un altro po’ con lei prima di darle il colpo di grazia, oppure lei teneva la bocca chiusa e Stella Nera la uccideva all'istante. Nessuna delle strade sembrava portare a un esito positivo…
<< Allontanati da lei, mostro! >> Tuonò una voce che Stella Nera non si sarebbe aspettata di sentire lassù. Voltandosi per vedere chi ci fosse alle sue spalle, la donna vide Robin inspiegabilmente sospeso a mezz’aria che si avvicinava a lei e caricava un pugno.
Non sapeva come fosse arrivato lì senza i poteri di un Tamaraniano, ma tutta quella situazione era veramente strana quindi decise di scansarsi per evitare il colpo del supereroe mascherato, e nel movimento lasciò anche andare la presa su Stella, che subito accolse il marito e lo mantenne in aria.
Stella Nera si allontanò di qualche metro dalla coppia e li squadrò furiosa. Sapeva che c’era un trucco.
<< Come sei arrivato qui? >> Chiese Stella preoccupata, mentre Robin cercava di mantenere l’equilibrio reggendosi dalle sue braccia.
<< E' stata Corvina a mandarmi qui per aiutarti. Quella donna ha mille risorse! >> Rispose rapidamente Robin, strappando un sorriso alla moglie. Mentre Stella Nera ancora li fissava annoiata, Robin tirò fuori un piccolo cilindro rosso e lo strinse con entrambe le mani mentre questo si espandeva e prendeva la forma di una spada.
Stella Nera rise. << Ma guardatevi: siete ridicoli mentre tentate inutilmente di salvare l’onore e la vita! Anche quando riuscite a sorprendermi, non andate a parare da nessuna parte. >>
Stella e Robin si lanciarono delle occhiate perplesse, poi si voltarono verso di lei. << Non si tratta di salvare l’onore e cose del genere. Noi ti affronteremo sempre finché avremo forza in corpo perché è giusto fare così! >> Disse l’uomo. Quelle parole sembrarono infastidire molto Stella Nera, che per un momento rimase a pensare e alla fine ghignò nascondendo una punta di rabbia e abbassò le mani.
<< Perché allora non vediamo quanto lontano può spingersi il vostro senso di giustizia? >> Detto questo si lanciò a tutta velocità contro Stella e Robin, dando una testata alla sorella e facendole perdere la presa sul marito, che cominciò a cadere nel vuoto.
Stella Nera si fiondò verso terra e raggiunse in un attimo Robin, che agitò la spada di fronte a sé mentre precipitava. Lei la fermò con una mano e ne spezzò la lama semplicemente chiudendovi le dita attorno.
<< Questo stuzzicadenti è inutile con me! >> Disse portando il volto a un niente da quello di Robin e afferrandolo dal busto. Con uno strattone, Stella Nera lo portò nuovamente in alto; era totalmente alla sua mercé, e quella sensazione di impotenza non fece che rendere Robin ancora più nervoso.
Dopo un rapido volo, la aliena fece schiantare il suo passeggero in cima al traliccio di un grattacielo. Il ferro che componeva la torre si piegò quando Robin vi rimase incastrato in mezzo, e il supereroe pregò di riuscire a liberarsi prima che la sua avversaria potesse attaccarlo ancora una volta; ma Stella Nera rimase a mezz’aria e lo osservò con superiorità da lontano.
<< Sperate ancora di potermi sconfiggere, dopo avervi mostrato di cosa sono capace? >> Disse sprezzante e trattenendo una falsa risata mentre Robin si districava tra i tubi di ferro piegati.
<< Perché non dovremmo? >> Disse lui sorridendo, una volta libero. << In fondo ti abbiamo già sconfitta due volte! Non sarà poi così difficile… >> Il fatto di poter canzonare Stella Nera fece sentire il supereroe incredibilmente euforico, ma se ne pentì subito: vista l’espressione della donna, si sarebbe aspettato di venire incenerito da un momento all’altro.
Stella Nera si lanciò contro di lui urlando, decisa a schiantarsi contro la torre. Prima ancora che Robin potesse accorgersi di quello che era successo, però, arrivò Stella Rubia che intercettò la sorella e la colpì con tutto lo slancio del suo volo.
Le due sorelle si aggrovigliarono in una breve e disordinata lotta, prima che la maggiore riuscisse ad immobilizzare un braccio della sua avversaria e le sparasse una sfera energetica dritta in faccia, stordendola e lasciandola cadere.
<< Voi non imparate mai! >> Esclamò a denti stretti mentre mollava la presa sulla sorella. Non appena si voltò per tornare da Robin, si vide la figura minuta del supereroe saltarle addosso e puntarle contro la sua pistola a rampino.
Robin premette il grilletto, ma il colpo fu troppo lento e Stella Nera evitò il gancio, ma questa non poté evitare che il cavo le si attorcigliasse attorno a un braccio e così Robin si affrettò a tenderlo per sbilanciare l’avversaria. Riavvolse rapidamente il cavo per avvicinarsi a Stella Nera, ma quando fu abbastanza vicino da poter attaccare, lei lo tagliò con un movimento rapido della mano e gli assestò un calcio in faccia, scaraventandolo di nuovo contro la torre.
La donna calò su di lui lentamente; gettò via il gancio che le era rimasto appeso a un braccio e strinse i pugni con forza. Quando fu di fronte a Robin, schiacciò il proprio stivale contro il collo del supereroe, spingendo con forza e facendolo contorcere dal dolore mentre la sua gola non riusciva ad afferrare ossigeno.
<< Mi fa ribrezzo il pensiero che qualcuno della mia razza stesse crescendo in questo luogo, in mezzo a valori insulsi come la pace e la gentilezza! >> Esclamò alzando la voce per contrastare i lamenti del supereroe. << Avreste dovuto imparare ad abbassare il capo di fronte a un essere superiore, e invece continuate a resistere stupidamente. Quanto potete essere disperati per non riuscire ad ammettere la sconfitta? >>
Le urla di Robin destarono Stella dal suo stato di catalessi e la principessa Tamaraniana si costrinse a tirarsi su per andare ad aiutare il suo sposo. Sentiva ancora il volto bruciare come se avesse messo la faccia su un fornello rovente, ma non poteva rimanere giù e lasciare che Robin venisse schiacciato da quella donna.
Stella si sollevò in aria con rabbia, raggiungendo rapidamente l’altezza dei due combattenti e si girò verso di loro sollevando i pugni e preparandosi a colpire. Stella Nera, che era girata verso Robin, sorrise all’umano e disse con tono divertito:<< Guarda dove porta la vostra insensata speranza. >>
Stella Rubia colpì Stella Nera, o meglio credette di esserci riuscita; ma la sorella si era voltata giusto in tempo per parare per l’ennesima volta i suoi pugni, mentre con la gamba teneva ancora immobilizzato Robin alle sue spalle. Poi le diede un pugno in faccia, spezzando la sua guardia e permettendo così di poterla tirare a sé con il minimo sforzo.
Stella Nera sbatté il corpo inerte della sorella contro il traliccio della torre e ce la fece scontrare più e più volte con violenza, ridendo mentre guardava la povera Stella subire senza alcuna possibilità di reagire a quell’abuso, come se la sua forza fosse svanita e fosse diventata un giocattolo inanimato. Robin provò a urlare per implorare Stella Nera di fermarsi, ma la sua voce si perse sotto ai colpi che lo stesso corpo di Stella sollevava quando sbatteva al ferro.
Alla fine Stella Nera lanciò il corpo di Stella Rubia verso l’alto e questa rimase appesa alla punta della torre, se per puro caso o grazie alle poche forze rimaste alla donna Robin non poté saperlo. Ma tutto quello fu comunque futile, perché un attimo dopo la tiranna sparò un’onda color magenta dalla propria mano che andò a colpire la sorella. La punta della torre si spezzò e Stella cadde giù priva di forze.
Robin gridò il nome della moglie mentre la guardava cadere. Lei atterrò duramente sul terrazzo da cui si ergeva la torre e rimase immobile a lungo, circondata dai rottami della torre. Incapace di capire se fosse ancora viva, Robin cercò di lanciarsi dalla torre, ma Stella Nera lo afferrò per il collo e lo costrinse a voltarsi.
<< Da quanto ho capito sei tu a infondere la speranza nei tuoi compagni, ma cosa succederebbe se non dovessi esserci più? >> Disse tirandolo a sé e allontanandolo dalla torre. Robin cercò di divincolarsi, ma la presa della donna non fece che rafforzarsi a ogni suo movimento. << Dovrò semplicemente schiacciare te, e gli altri cadranno da soli senza la loro guida! >>
Stella Nera cominciò a malmenare Robin tenendolo sollevato in aria. Le bastava usare una mano sola, tanto lui era come un bambino per lei e anche se fosse stato in grado di utilizzare i suoi congegni, non sarebbe riuscito ad ottenere nulla; solo ora il supereroe si rendeva conto di come non avesse fatto altro che giocare con loro durante tutto lo scontro. Semplicemente perché le andava farlo, perché voleva vedere fino a quanto riuscivano a resistere quei piccoli terrestri prima di rompersi.
Quando ebbe finito, Stella Nera gli levò la maschera dal viso: adesso la sua umiliazione era completa. Poteva finalmente guardarlo direttamente in faccia, con il suo viso deturpato dai suoi pugni devastanti, e ridere a quell’aspetto pietoso che aveva raggiunto la stessa persona che pochi attimi prima aveva provato a prendersi gioco di lei.
Robin era stato sconfitto. La sua mascherina cadde rigidamente fino a toccare terra accanto a Stella Rubia, che pur esausta si muoveva ancora, e respirava.
<< Robin… >> Mormorò lei alzando lo sguardo e strizzando le palpebre. La sua vista cominciava ad abbandonarla: non riusciva più a distinguere le figure troppo distanti e tutto quanto si era tinto di rosso. Non sapeva di avere il volto ricoperto di sangue e che la sua mano sinistra si era girata in un modo orribile; il dolore non l’aveva ancora raggiunta, ma la fatica le impediva di alzarsi e correre in soccorso del suo amore. Poteva solo alzare gli occhi al cielo e assistere mentre Dick cessava di opporre resistenza.
Stella Nera cominciò a ridere. Era una risata gutturale e iniziò piano, trattenendola a malapena in fondo alla gola; ma quando aprì la bocca, grida di estasi esplosero nell’aria tutto attorno al grattacielo.
Poi, come se non fosse successo niente, Stella Nera smise di ridere. La sua mano allentò la presa sul collo di Robin e il corpo inerte del supereroe cominciò a cadere verso il basso, diretto inesorabilmente verso il suolo.
<< Robin…! >> Gridò Stella, e questa volta trovò un po’ di forza per muoversi nella sua direzione. Non abbastanza però, e lo vide sparire dietro al parapetto.
Stella Rubia credette di impazzire. Mai avrebbe pensato di assistere a una scena tanto straziante, impossibilitata a fare qualunque cosa per cambiare il risultato; sembrava che ogni cosa provasse a fare, Stella Nera le rispondesse con cento contromosse più efficaci. Iniziò a urlare e batté la testa per terra, piangendo lacrime di disperazione. Ma una voce flebile interruppe i suoi lamenti, facendole alzare nuovamente lo sguardo. Anche Stella Nera si voltò a guardare, scoprendo che Robin non era ancora finito.
L’uomo si sporgeva dall’esterno del parapetto. La sua mano aveva afferrato il cemento e chissà come aveva trovato abbastanza forza per rimanere aggrappato ad esso e persino tirarsi su.
<< Stella… >> Ripeté senza più voce. << Non devi perdere la speranza… >>
Stella Nera si abbassò lentamente, decisa a stroncare quell’irritante discorso, mentre Stella Rubia cercò disperatamente di avvicinarsi al bordo del terrazzo.
Con voce tremante, Robin continuò a parlare. Sapeva che Stella Nera stava arrivando, ma non poteva lasciare a metà quel suo messaggio; non poteva semplicemente lasciare sua moglie in quel mare di guai senza aver provato ad infonderle un altro po’ di speranza. << Ricorda sempre… Per cosa combatti, Stella. Non puoi lasciare che Luna venga portata via… E… Per quanto possa essere doloroso, ricorda che certe volte, per raggiungere un obiettivo è necessario pagare un prezzo! >>
La Tamaraniana si fermò e incrociò lo sguardo del terrestre. Lui sorrideva nonostante tutto; aveva gli occhi gonfi e iniettati di sangue, il naso rotto e gli mancavano dei denti dalla bocca. Le venne da piangere vedendo tutto ciò; come poteva mantenere la speranza, dopo tutto quello? Persino lui, la sua ancora di salvezza, era stato ridotto a uno stato pietoso; in quel modo come avrebbero potuto vincere?
La mano di Robin scivolò. Sembrò voler dire qualcos’altro, ma non fece in tempo: la gravità lo portò con sé lontano da lì, lontano da Stella, che levò un urlo disperato e riprese a strisciare nella sua direzione mentre la sorella si era fermata a poca distanza dal parapetto ed era rimasta a guardare con stupore il corpo di Robin che precipitava.
Per quanto desiderasse rimanere ad osservare mentre il leader dei Titans andava incontro alla sua fine, Stella Nera dovette voltarsi per bloccare un attacco da parte di sua sorella. In qualche modo, Koriand’r aveva trovato la forza per risollevarsi da terra ed era andata subito all’attacco. Vide i suoi occhi illuminarsi di una luce verde smeraldo e i suoi pugni brillare per tutta l’energia che stavano per sprigionare, mentre la sua rabbia l’accecava; se fosse stata ancora in sé, avrebbe sfruttato quella forza per salvare il marito dal precipitare, ma invece si era lanciata contro di lei senza nemmeno pensare a quanto fosse inferiore. Certamente, quella forza non poteva intimorire Stella Nera, ma la sorpresa di vederla ancora in piedi dopo tutto quello che le aveva fatto fu grande.
Stella, noncurante del dolore alla mano, cominciò a tempestare di pugni la sorella che un attimo prima era riuscita a parare a stento il suo attacco. Stella Nera si difese con tranquillità, deviando ogni colpo senza sforzarsi troppo; sembrava che l’eliminazione di Robin avesse avuto l’effetto opposto a quello sperato, ma non credeva che sarebbe durato ancora molto. Ormai i Titans erano tutti allo stremo delle forze, e sua sorella per quanto superiore al resto del gruppo, non poteva competere oltre.
<< Ti stai coprendo di ridicolo. >> Disse indietreggiando. Stella non ascoltò le parole della sorella e continuò ad attaccare, urlando a pieni polmoni. Allora Stella Nera allargò le braccia e le portò verso l’alto, bloccando gli attacchi della sorella e facendole perdere l’equilibrio; cominciò a restituirle ogni singolo colpo, senza mettere troppa forza nei suoi pugni per gustarsi quel momento in pieno.
Dopo una breve scarica di pugni, Komand’r diede un calcio alla sorella e la spedì ancora più in alto, inseguendola in volo subito dopo. Lì, lontano dalla torre, Stella Nera riprese ad attaccare Stella Rubia più lentamente; la afferrò per un braccio e la scaraventò di nuovo verso terra, inseguendola ancora una volta prima che potesse raggiungere il suolo. Qui Stella Nera colpì ancora la sorella, ormai resa inerme, e la spedì a terra con un ultimo pugno, formando un altro cratere nella strada che ormai era stata completamente devastata da quello scontro.
Stella era di nuovo dove era cominciata la battaglia. Il suo corpo senza forze non voleva muoversi, incastrato nelle rocce, e i suoi lenti respiri andavano alla disperata ricerca di ossigeno; i suoi pensieri erano un groviglio di paure, lamenti e canti di odio. Non riusciva a pensare, ogni volta che provava a ragionare su come sconfiggere sua sorella, il volto di Luna si sovrapponeva a tutto quello che le passava per la testa, e poi l’immagine di Robin che precipitava si presentava davanti ai suoi occhi e un forte dolore al petto le spezzava il respiro e le impediva di pensare a qualunque cosa. Vedeva solo il cielo, rosso e coperto da nuvole – se per il sangue che le offuscava la vista o se per qualche strano effetto ottico, non seppe dirlo – ma se avesse girato la testa avrebbe potuto vedere la sua amica Corvina accasciata contro l’automobile dove si era schiantata, in una pozza di sangue e priva di sensi, oppure il buco nelle vetrate dove era stato spedito Cyborg, di cui lei non aveva avuto più notizie; avrebbe avuto l’occasione di osservare il campo di battaglia e avrebbe visto ogni singolo frammento di quella strada distrutta dagli H.I.V.E. Five, ogni componente delle automobili che erano state coinvolte e distrutte nello scontro, e avrebbe potuto vedere forse gli occhi di qualche passante imprudente, che era andato a vedere che cosa stesse succedendo.
Ma Koriand’r non aveva neanche la forza di girare la testa, e rimase per tutto il tempo a fissare quel cielo rosso sangue, chiedendosi dove fosse andata a finire sua sorella. E fu proprio quando si rese conto di non averla più vista dopo lo schianto, che le sembrò di avvistare una sagoma in alto, molto lontano da terra.
Non era una sagoma umana, era qualcosa di molto più grosso e Stella non riuscì a capire di cosa si trattasse fino a che non ebbe sentito un urlo e quella cosa si fu fatta molto più vicina.
<< ORA TI SCHIACCIO! >> Furono le parole che Komand’r mandò alla sorella, prima di abbattere sul suo corpo uno schiacciasassi per costruzioni da dieci tonnellate.
Stella si rese conto del pericolo non appena riconobbe la sagoma e alzò le braccia di scatto, senza nemmeno sentirsele più. Parò il colpo con i gomiti e lo schianto produsse un suono simile a uno sparo; Stella credette che il rullo compressore le avrebbe spezzato le braccia, ma per qualche motivo queste resistettero al peso. Stella Nera, però, non aveva ancora messo tutta la sua forza in quell’attacco.
<< E’ tutto inutile! Ora morirai! >> Esclamò cominciando a tempestare il mezzo di pugni, spingendolo sempre più in basso.
Dall’altro lato, Stella fece di tutto per respingere il rullo con i propri pugni, ma sentiva la forza nelle sue braccia diminuire sempre di più a ogni colpo. Furono attimi interminabili, e Stella avrebbe giurato che la cosa fosse durata svariati minuti, ma la fatica le impedì di concentrarsi su qualsiasi altra cosa che non fossero i suoi pugni. Lottava disperata per mantenere viva una piccola, fragile possibilità di rivedere il sorriso della sua dolce Luna Bianca, e lottava per tenere vivo il ricordo dell’amore della sua vita, che si era sacrificato perché tutto quello non fosse vano.
Stella non poteva arrendersi. Urlò mentre il sangue schizzava via dalle sue nocche martoriate e i pugni aumentavano di intensità. Il rullo compressore si sollevò leggermente in seguito all’aumentare della forza della Tamaraniana, che messa con le spalle al muro doveva essere riuscita a tirare fuori fino all’ultima goccia del suo potere.
Troppo tardi.
Se per un attimo sembrò che lo schiacciasassi si stesse muovendo, Stella Nera levò un ultimo grido disumano prima di affondare un ultimo pugno nella parte superiore del rullo, riuscendo addirittura a piegarne la carcassa, e spingendolo definitivamente verso terra, dove Stella lanciò un ultimo grido prima di rendersi conto di essere arrivata al capolinea.
Il rumore che produsse lo schiacciasassi quando toccò terra non fu diverso da quello che aveva sollevato quando si era scontrato con le braccia di Stella, ma questa volta fu molto più inquietante solo per il fatto che era andato fino in fondo, e Stella era ancora lì sotto. Se ci fosse stato qualcuno ad assistere a quello scontro, forse sarebbe scoppiato in lacrime vedendo come l’eroina più forte della squadra che avrebbe dovuto proteggere la città, era stata invece schiacciata senza riuscire a opporre alcun tipo di resistenza.
Stella Nera si accovacciò sopra al mezzo, schiacciando per bene le mani sulla carrozzeria giallo ocra, e ghignò soddisfatta. Attese alcuni secondi, prima di alzarsi in piedi e ammirare ciò che aveva creato: la città era stata già devastata, i suoi nemici giacevano privi di coscienza per il campo di battaglia, e mancava poco al compimento del suo piano malvagio.
Non restava che occuparsi di poche, piccole seccature come Sladow e i suoi tirapiedi, che avevano già tentato di metterle i bastoni tra le ruote una volta. Nessuno avrebbe potuto contrastare la sua forza, ormai.
Rise, e rise con gusto. Il fatto di aver versato il sangue dell’unica famiglia che le era rimasta non le dava nessun rimorso; non si era mai sentita veramente parte di qualcosa, e poi c’era ancora qualcuno che sarebbe diventato felicemente la sua nuova famiglia.
<< Nirihs'Oūm! >> Urlò alzando lo sguardo al cielo, mentre apriva le braccia di scatto. << Sto arrivando! >>
E poi la traditrice si librò in volo, all’inseguimento dei suoi uomini, che erano andati a recuperare la bambina.
Non si curò di finire Rachel Roth, né di accertarsi delle condizioni di Victor Stone che aveva messo fuori gioco con un solo colpo; non si curò nemmeno di dare un ultimo sguardo al corpo della sorella. Poteva anche essere senza cuore, ma non sopportava la vista del sangue.
Stella Nera credeva che i suoi nemici fossero gente da poco, principianti che non avevano mai visto l’inferno e che si sarebbero lasciati spazzare via senza combattere; non sapeva quante risorse avessero, anche quando le loro vite si affacciavano sul baratro della sconfitta.
Non sapeva che Cyborg, nonostante le ferite, era ancora sveglio e aveva osservato la scena da una postazione sicura; che aveva comunicato con Corvina per mettere a punto un piano che potesse quantomeno salvare Stella Rubia; che la stessa Corvina avesse finto di aver perso i sensi, e si fosse concentrata per proteggere la sua amica nell’ultimo scontro. Non sapeva, insomma, che sotto quello schiacciasassi Stella era ancora viva, salvata per miracolo da un campo di forza evocato dalla maga, e che aveva tutte le intenzioni di mostrare la sua grinta ancora una volta.
Cyborg uscì fuori dal suo nascondiglio e corse in direzione del rullo compressore chiamando a gran voce il nome di Stella. Dopo che si fu abbassato per controllare che stesse bene, cominciò a fare leva sul rullo per sollevarlo da terra e liberare così la sua amica; aveva solo una mano funzionante, ma riuscì comunque a sollevare tutte e dieci le tonnellate del mezzo, anche solo per un istante, in modo da dare lo spazio a Stella per uscire da lì sotto.
Ma Stella non si mosse. Era pietrificata, in lacrime; aveva visto in faccia la morte, e quel che peggio era che era arrivata per le mani della sorella che per tanto tempo aveva cercato di giustificare, di aiutare. Credeva che, arrivata a quel punto, sarebbe riuscita a combattere per difendere la sua stessa famiglia, ma il legame di sangue che c’era tra loro due l’aveva frenata, e lasciando che la frenasse aveva inconsciamente lasciato Luna Bianca alle grinfie della donna. Aveva fallito come guerriera e come madre.
Cyborg decise di spostare lo schiacciasassi e lo lasciò ricadere pesantemente sull’asfalto dopo che lo ebbe allontanato dalla sua amica, quindi si piegò su di lei e cominciò a tastarle i punti dove era stata ferita più gravemente; il dolore adesso cominciò a colpire seriamente la Tamaraniana, che non riuscì a fare altro se non cacciare altre lacrime.
<< Mi dispiace… >> Iniziò a mormorare disperata.
Cyborg cercò di tranquillizzarla, poi andò a prendere Corvina. Le ferite alle gambe erano meno serie di quanto sembrassero, quindi riuscì a camminare fino a là, anche se lo fece appoggiata alla spalla del cromato e zoppicando pesantemente. Quando furono tutti e tre riuniti, a Cyborg sfuggì una risatina isterica.
<< Ci hanno proprio conciato per le feste… >> Mormorò prima che la voce gli si bloccasse in gola e cominciasse a singhiozzare.
<< Non è il momento di disperarsi. >> Disse Corvina, razionale come sempre. << Anche se… Sembra proprio che non ci sia nulla da fare. >> La sua calma fu tradita dal suo sguardo e dal tono della sua voce.
Stella combatté contro le lacrime per non apparire sconfitta, ma era solo una bugia che stava dicendo a sé stessa. << Presto! Dobbiamo raggiungere Komand’r e salvare Luna… >> Cercò di rialzarsi nonostante i suoi arti si muovessero a malapena, e Cyborg si allarmò non sapendo come dividersi tra lei e Corvina.
La maga riuscì a fermarla con poche parole. << E’ inutile. Siamo troppo deboli, e… Anche nel pieno delle forze saremmo degli insetti contro Stella Nera e i suoi. >>
Stella Rubia rivolse uno sguardo preoccupato alla sua amica, che rispose con un lungo sospiro.
<< Adesso, la nostra unica speranza è BB… >>
   
 
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