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Autore: Cossiopea    17/11/2019    2 recensioni
Il passato è un concetto strano.
Ciò che è stato non sarà. Ogni singolo istante di vita, ogni minimo respiro un secondo dopo è già dimenticato, lasciato scorrere verso quella landa della nostra memoria da cui possiamo ripescare i ricordi...
Il passato.
Sono rare le volte in cui qualcuno non rimpiange ciò che è stato, quasi uniche le volte in cui qualcuno è felice della sua vita.
Io non dovevo morire. Non posso.
Hanno provato a rinchiudermi dal mio passato, hanno tentato di farmi dimenticare... hanno sbattuto il mostro in gabbia, un mostro che ogni giorno si lancia contro le sbarre ringhiando e reclamando la sua libertà.
Non posso morire, non posso fuggire...
Sono un tassello dell'equilibrio cosmico, la potenza di una stella rinchiusa in un frammento di universo...
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando dissi a mio fratello di non essere umana non mi credette.

Scoppiò a ridere così forte che per un istante ebbi la sensazione che sarebbe soffocato sotto tutte quelle risa.

Rimase a ridere per un lungo, interminabile minuto mentre io lo stavo a guardare con i pugni serrati e la bocca ridotta a una sottile fessura, gli occhi che a stento riuscivano a trattenere le lacrime, più amare che salate.

Rimasi così, a fissarlo con quel mio sguardo di instabile freddezza mentre lui continuava a ridere senza sosta, quasi io avessi recitato la migliore barzelletta dell'ultimo secolo.

-Jill, tu non sei normale!- mi disse dopo aver smesso di sghignazzare, lasciando però un terribile ghigno a deformargli il viso mentre mi guardava con scherno -Sei una ragazzina con una fantasia incredibile ma non sei normale!

-Certo che non lo sono- ribattei, ricacciando indietro le lacrime e intimandomi di restare calma -Non sono neanche originaria di questo pianeta...

Zack alzò gli occhi al cielo e mi arruffò i capelli con una mano, un gesto che odiavo con tutta la mia anima.

-Sei molto più umana di tutti noi, Jill- mi fece annuendo fra sé e voltandomi le spalle, allontanandosi verso camera sua.

Restai lì, immobile, guardando la sua figura allontanarsi mentre un'inspiegabile e cieca rabbia mi ribolliva nel corpo.

-Io so di non essere normale...- sussurrai abbassando lo sguardo sui miei piedi, ma mio fratello non mi udì.

I miei occhi schizzarono su di lui, le iridi ora che risplendevano di sangue, la bozza contorta in una smorfia piena di denti affilati come rasoi.

-Io non sono normale- urlai e questa volta il ragazzo si voltò, allarmato.

Il suo sguardo fu venato di terrore, una paura che lo fece sbiancare come non mi avesse mai visto.

Mi guardò come non mi conoscesse e io avvertii un'energia innaturale scorrermi per la schiena. Risalì senza pietà la colonna vertebrale e fu come un fulmine fatto di dolore, un dolore che però conoscevo e non volevo cessasse; un dolore fatto di morte che accoltellò senza pietà il piccolo cuore umano che pulsava nel mio petto al ritmo della vita.

Avvertii quella scarica crudele continuare il suo viaggio e io lasciai che mi divorasse, gioendo nell'occhio di quel ciclone infernale. La paura di Zack mi irradiava con i suoi occhi fradici di terrore, mi avvolgeva come un abbraccio di semplice disperazione.

Il dolore, quel dolce e armonioso dolore, giunse finalmente ai miei occhi, accecandoli con un mare di tenebre per poi raggiungere la mente.

Giocò con i miei pensieri, lasciando che la mia coscienza delirasse in un piacevole ma al tempo stesso spietato equilibrio prima di lasciarla collassare.

L'ultima cosa che udii prima che la mia esistenza terrena crollasse sotto il peso delle ombre fu il grido di mio fratello che frantumava la quiete e il male che mi possedeva.

Un grido denso di morte che mi condusse lentamente verso l'oblio.

   
 
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