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Autore: Hookina90    17/11/2019    0 recensioni
Questa storia è la seconda parte della storia "New Life".
La nostra cara protagonista dovrà affrontare altri pericoli e soprattutto un nuovo nemico...assai sadico oltre a scoprire qualcosa che sconvolgerà non solo lei....
Ci saranno nuovi personaggi e soprattutto ci sarà ancora un riferimento al telefilm di Supernatural.....più nello specifico introdurrò un personaggio che a me piace molto e che è molto importante per la protagonista.
Piccolo estratto:
“Oggi sembri più strano del solito. E’ successo qualcosa?”, chiesi inquieta incrociando il suo sguardo. Era diverso. Non capivo che cosa stesse pensando. Era più criptico del solito o forse ero solo paranoica.
“No, stai tranquilla”, rispose prima di darmi un bacio. Il mio cuore percepii subito che quello che avevo davanti non era Hook, ma qualcun altro. Cercai di respingerlo, ma essendo forte ci misi un paio di secondi a staccarlo da me.
“Chi sei tu?”, domandai mettendomi in posizione di attacco poi aggiunsi: “Non sei Killian!”
Buona lettura
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: The magic has always a price
 
 
 


7 Ottobre 2015
 
Alle prime luci dell’alba dopo aver riflettuto tutta la notte e aver ammirato la splendente luna piena decisi di rientrare in camera per essere al fianco di Hook al suo risveglio, ma anche perché da qualche minuto non mi sentivo bene. Avevo una leggera nausea. Tutta questa situazione non era sicuramente semplice da gestire e il mio corpo ne starà sicuramente sentendo gli effetti. Non appena entrai in stanza non ebbi il tempo di sdraiarmi sul letto che andai subito in bagno e cominciai a vomitare.  
“Tesoro stai bene?”, chiese Hook preoccupato dopo essere entrato in bagno
“Si, scusa, non volevo svegliarti di nuovo!”, risposi prima di darmi una rinfrescata.
“Dovresti cercare di non stressarti troppo Ams!”, ribattè appoggiando una mano sul mio fianco destro.
“Lo so”, confermai mentre appoggiavo l’asciugamano sul mobiletto in legno accanto al lavabo.
“Che hai fatto questa notte, mentre dormivo?”, chiese mentre stava tornando in camera.
“Ho pensato a che cosa potrei fare di notte..”, risposi seguendolo
“Hai trovato qualche buona idea?”
“Si, ho pensato di fare un diario come uno dei tuoi. Scriverò tutto quello che succederà. Sarà un ricordo e anche una storia che potrei leggere a Henry”, ribadì entusiasta sedendomi sul divanetto.
“Bella idea tesoro”, affermò mettendosi vicino a me non appena si era rivestito.
“Beh sei stato tu l’ispirazione”, ammisi voltandomi verso di lui arrossendo leggermente.
“Si sono un ottima musa”, disse iniziando a pavoneggiarsi.
“Sei il solita idiota…”, affermai prima di sentire di nuovo il senso di nausea. Dovetti correre di nuovo in bagno.
“Ams”, urlò lui correndo verso di me.
“Mi sa che ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male!”, risposi non appena riuscii a sentirmi meglio.
“Forse è meglio se non ti stanchi troppo. Stai in camera. Ci penseremo noi alle ricerche”, ribattè lui aiutandomi a rialzarmi.
“No, non è niente di grave. Non voglio stare in panchina, soprattutto se dobbiamo affrontare un mio problema”, asserii decisa
“Va bene, intanto non riuscirei a farti cambiare idea!”
“Esatto!”, dissi facendo l’occhiolino.
 
Ci riunimmo nella sala a pranzo per fare colazione offerta da Artù. Avevamo bisogno di energie. Io però dopo la nausea di quella mattina decisi di stare leggera e non esagerare con le porzioni. Non appena però finimmo di mangiare dovevamo cominciare a fare le fatidiche ricerche. Venimmo così accompagnati tutti insieme in un piccolo stanzino dove erano presenti  tutti i libri, oggetti e varie pozioni magiche di Merlino. C’era veramente tanta roba da leggere e sicuramente non sarà una passeggiata trovare un modo per liberarlo.
Mia madre e Emma iniziarono subito a prendere i primi volumi e appoggiarli sul tavolo rettangolare che era in mezzo alla stanza. Hook e Bea invece decisero di andare fuori a parlare con Artù, anche perché tutti non ci stavamo in quella piccola stanza.
“Perderanno solo tempo”, sussurrò al mio orecchio l’oscurità. Decisi di ignorarlo e cercare di aiutarle prendendo un altro tomo dalla libreria.
 
Avevo aperto il quarto volume quando iniziai a sentire di nuovo il senso di nausea, però era strano a colazione avevo cercato di stare il più possibile leggera per evitare di stare male di nuovo. Forse era un sintomo dovuto al fatto che ero appena diventata oscura o almeno in parte. Era una situazione nuova per me, quindi non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare.
“Devo andare un attimo al bagno torno subito”, dissi all’improvviso.
“Va bene, tesoro”
Iniziai a percorrere il corridoio fino a che non lo trovai. Vomitai altre tre volte e non appena mi sentii meglio uscii, ma non appena fui fuori dalla stanza vidi di nuovo Rumple. Non si stancava mai di apparire e parlare in continuazione. Era veramente logorroico e snervante.
“Forse ho capito che cosa ti ha bloccato la trasformazione!”
“Non ti voglio sentire!”, risposi fredda avanzando velocemente cercando di allontanarmi il più possibile da lui, ma ovviamente fu tutto inutile perché ricomparve di fronte a me.
“Sei incinta!”, affermò lui con un sorriso perfido.
“Ma che cavolo dici! Non sto aspettando un bambino e ora sparisci!”
“Vedrai che avrò ragione”
Andai avanti senza ascoltarlo e tornai dalle altre. Non potevo esserlo. Ora soprattutto non era proprio il momento più adatto per avere un figlio. Mi stava solo manipolando per farmi impazzire. Sicuramente sarei stata meglio.
“Tutto bene?”, chiese mia madre non appena mi vide tornare
“Si, si”
“Sei un po’ bianca, forse è meglio se ti riposi”, ribattè lei lasciando il libro che stava leggendo aperto sul tavolo e venendo verso di me. In effetti mi stava venendo anche un cerchio alla testa.
“No sto bene. Vi voglio aiutare!”
“Ok, ma in caso stessi male vai in camera. Non ti affaticare troppo!”, disse lei inquieta. Sapevo che si stava solo preoccupando per me come faceva Hook, ma anche se non ero in perfetta forma avrei comunque dato una mano. Non volevo essere inutile.
“Va bene!”, dissi solo per farla agitare ulteriormente.
 
Le ricerche continuarono per tutto il giorno, riuscimmo a sfogliare un quinto dei libri di Merlino, ma non trovammo nulla. C’erano molti incantesimi molto interessanti che avrei voluto imparare, ma nulla che ci avrebbe dato la possibilità di liberarlo. Il giorno dopo però avremmo continuato, non ci saremmo arrese. In ballo c’era la mia anima.
Verso l’ora di cena Bea e Hook tornarono nello stanzino parlando tranquillamente come due vecchi amici. Era bello vederli così uniti. Si erano avvicinati tanto soprattutto durante il viaggio per prendere la spada del re. Mi rendeva felice che un evento così tragico avesse nello stesso tempo intensificato i rapporti di Hook con Bea e mia madre.
“Ams, stai meglio?”, chiese all’improvviso Hook prendendomi la mano
“Si si”, risposi prima di dargli un bacio a stampo.
“Sei stata male?”, chiese mia madre avvicinandosi a noi
“Niente di grave solo una leggera nausea”, ribettei sorridendo
“Rilassati, anche perché so che non puoi dormire…”, disse lei cercando di fare un mezzo sorriso
“Ci proverò, anche se a volte penso di non farcela. E’ dura non cedere”, ammisi abbassando lo sguardo
“Ti salveremo Amy. Non sei sola. Noi ti staremo sempre accanto”, confermò determinato Bea
“Lo so”, risposi dolcemente
 
10 Ottobre 2015
 
In quei giorni nonostante avessimo continuato a fare ricerche non avevamo trovato ancora nulla e io continuavo a stare male. Mi veniva mal di testa e  improvvisi attacchi di nausea soprattutto alla mattina. Cercavo di andare di nascosto in bagno per non far preoccupare gli altri. Oltre a questo però dovevo affrontare anche la presenza di Rumple che stava iniziando a farmi impazzire del tutto.  Compariva costantemente e cercava di obbligarmi a usare la magia oscura e voleva che mi salvassi da sola cercando il pugnale. A volte riuscivo a ignorarlo, ma ero arrivata a un punto dove la mia pazienza, la mia sopportazione era al limite. Sapevo che non appena sarebbe ricomparso di nuovo non sarei riuscita più a trattenermi. Infatti, come avevo previsto, quella mattina la mia previsione purtroppo si verificò.  Ero in camera e apparve con il suo solito tono provocatorio. Ero stanca, così questa volta, anche se ero contraria, utilizzai i miei poteri. Lanciai una scia di magia verso di lui per cercare di farlo scomparire. Lui ovviamente riuscì a schivarlo scomparendo nel nulla, però nello stesso tempo stavo per ferire Hook che stava per entrare in camera.
“Mi dispiace”, dissi afflitta quando sentii le sue braccia intorno alla mia vita.
“Tranquilla ci siamo solo io e te”
“Non riesco a mandarlo via Killy. E’ sempre presente”, dissi scoraggiata aggrappandomi a lui. Non ce la facevo più a tenermi questo peso. Avevo bisogno di lui e del suo sostegno.
“Di chi stai parlando, tesoro?”
“L’oscurità in versione di Rumple…è nella mia testa. Compare sempre, Killian. Non riesco a mandarlo via. Sto impazzendo”, ammisi afflitta non appena mi staccai da lui.
“Ams ho passato anni della mia vita a combattere i miei demoni e grazie alla Jolly riuscivo a conviverci, troverò un modo per aiutarti a liberarti dai tuoi di demoni!”, ribattè dolcemente.
“Hai qualche idea?”, domandai curiosa
“Si, vieni con me e lo scoprirai!”, rispose amicando.
“Ti seguirei ovunque, lo sai!”, risposi stringendogli la mano.
Dopo aver avvisato mia madre che saremmo andati a fare una passeggiata, Hook mi portò nelle stalle che si trovavano fuori dal castello. All’interno c’erano cavalli di vari colori dal nero, al marrone, al bianco che stavano mangiando tranquillamente altri iniziarono a nitrire non appena ci videro. Il luogo mi sembrava tenuto bene ed era abbastanza pulito.
“Ti va di fare una calvacata?”, domandò alzando il sopracciglio.
“Si ovvio. Sono curiosa di sapere dove mi porti!”
Lui prese le redini di un bellissimo cavallo scuro e dolcemente lo portò fuori all’aria aperta. Subito dopo salì in groppa, quando però mi avvicinai lui iniziò ad agitarsi.
“Il cavallo ha capito chi sei al contrario di quel piratucolo”, disse divertita l’oscurità che era comparsa al mio fianco.
“Vattene!”, ribattei girandomi verso di lui
“Tesoro non dare retta a quel demone, ma devi avere fiducia in me e nel nostro futuro”, asserì dolcemente Hook.
“Riusciremo mai avere un futuro insieme? Ne sei convinto?”, domandai io abbattuta. Io ormai stavo perdendo le speranze. Era passata quasi una settimana e non avevamo trovato nessuna soluzione e sentivo l’oscurità premere sempre di più. Voleva emergere. Voleva uscire ed io stavo esaurendo le energie.
“Certo. Non smetterò mai di combattere per noi!”, disse porgendomi la mano. Aveva ragione dovevo continuare a sperare e combattere. Avevamo già vinto una battaglia in passato potevamo farcela di  nuovo. Presi così la sua mano e salii pure io. Mi aggrappai a lui e appoggiai la fronte sulla sua schiena.
“Non so come farei senza di te!”, confessai chiudendo gli occhi.
“Non ti preoccupare starò sempre al tuo fianco!”; ammise lui prima di partire.
In poco tempo arrivammo alla meta prescelta. Lui essendo un vero cavaliere mi aiutò anche a scendere. Mi guardai intorno. Eravamo completamente immersi in un enorme prato pieno di camelie rosa e la leggera brezza faceva si che il loro dolce profumo si diffondesse ovunque. Era incantevole. Sembrava un piccolo paradiso. Rimasi senza parole. La Foresta Incantata riusciva sempre a lasciarmi senza parole.
“Cosa vedi?”, domandò lui qualche attimo dopo.
“Delle camelie stupende”
“Molto bene”, disse mentre ne stava raccogliendo una.
“Ora dimmi cosa non vedi?”, ridomandò dopo che mi diede il fiore.
 “Rumple, non lo vedo più”, risposi sorridendo dopo essermi voltata sia a sinistra che a destra.
“Vedi Ams se ti lasci guidare dal cuore riesci e riuscirai sempre a combattere quel demone!”, disse porgendomi il fiore.
“Hai ragione, quindi intanto che ora siamo effettivamente soli”, dissi amicando e poi lo baciai con trasporto.
 
Qualche ore dopo tornammo  al castello. Fuori dalle mura però vidi Bea che stava correndo verso di noi e con le mani ci indicava di fermarci.
“Ragazzi abbiamo trovato un modo per parlare con Merlino!”, disse lui con il fiatone.
“Veramente? Come ?”, domandai io eccitata avvicinandomi a lui
“Venite dentro e tua madre ti spiegherà tutto!”
Annuimmo. Finalmente una buona notizia. Cominciai a intravedere la luce in mezzo all’oscurità. Ora avevamo una possibilità di riuscire nell’impresa di salvarmi e poter andare tutti a casa.
“Eccovi! Bea vi ha trovato subito vedo”, disse mia madre non appena ci vide entrare nel piccolo stanzino che utilizzavamo per cercare notizie su Merlino.
“Stavano tornando e li ho beccati che erano qua fuori dalle mura”, rispose lui sedendosi vicino a Emma dall’altra parte del tavolo.
“Ah bene. Emma ed io abbiamo trovato un incantesimo che ci permetterà di comunicare con Merlino, anche se è comunque dentro un albero! In questo modo lui stesso potrà dirci come farlo a liberare!”, spiego con calma mia madre.
“Bene. Finalmente una buona notizia. Io che posso fare?”, domandai felice.
“Nulla, non vogliamo che usi la magia oscura. Ci penseremo Emma ed io!”, rispose girandosi verso di Emma.
“Va bene! Che cosa dovete fare?”, domandai un po’ seccata. Mi sentivo inutile. Volevo aiutare pure io. Mi avevano messo in panchina, anche se in parte capivo il motivo della loro scelta. Non mi piaceva però non fare nulla soprattutto se io stessa ero il problema.
“Non appena abbiamo gli ingredienti dobbiamo spargere l’incantesimo sull’albero e questo ci permetterà di parlare con lui!”
“Ok, che cosa vi serve?”
“Un determinato fungo!”, rispose Emma alzandosi appoggiando un volume grosso sul tavolo e girandolo verso di noi in modo da vedere l’immagine del fungo che dovevamo cercare. Era di color rosso e con pallini bianchi. Mi sembrava però velenoso, ma  era indispensabile per l’incantesimo quindi si doveva trovare ad ogni costo.
“Bene se avete bisogno io sono a disposizione”, ribattei io decisa
“Si lo sappiamo. Se vuoi puoi cercare con noi. Dobbiamo ispezionare la dispensa di Merlino”, disse Emma gentilmente.
“Molto volentieri!”, risposi sorridendo
“Allora vi lascio lavorare. Ci vediamo stasera tesoro”, disse Hook prima di darmi un bacio sulla guancia.
Annuii
Non appena fummo sole ci mettemmo subito al lavoro. Oltre alla libreria piena di libri c’era anche la dispensa che avremmo dovuto ispezionare. Tra i vari scaffali c’era di tutto. Ogni tipo di spezia, boccette con del liquido dentro di ogni colore, barattoli chiusi con strane cose all’interno. Tra gli ingredienti intravidi persino una sfera di cristallo come quelle che usavano le indovine e delle mani morte. Certe cose erano veramente inquietanti.
Guardai ogni singolo vasetto anche due volte, ma non trovai nulla. Ispezionai anche ogni centimetro delle mensole su dove erano appoggiati i vari oggetti, ma fu tutto inutile.
“L’ho trovato!”, urlò all’improvviso Emma dopo un’ora di ricerche.
“Ottimo, domani ci metteremo al lavoro. Ora meglio se tutti andiamo a riposare e mangiare qualcosa!”, ammise mia madre entusiasta dopo aver osservato il barattolo tra le mani di Emma.
“Hai ragione! Lo porto in camera e domani facciamo tutto”, ribattè Emma entusiasta guardandoci.
“Sono felice che stiamo riuscendo a fare progressi”, affermai felice.
“Amy tra poco torneremo tutti a casa! Te lo prometto”, disse mia madre emozionata
“Lo spero!”
 
11 Ottobre 2015
 
Ci riunimmo tutti nella sala per poter mangiare tutti insieme. Eravamo più sereni perché finalmente avevamo trovato qualcosa. Una pista. Ero sicura che saremmo riusciti a tornare a casa presto. Volevo andare a trovare mio padre e stare al suo fianco perché sapevo che dopo quello che gli era successo sarà sicuramente un po’ giù di morale.
Nonostante avessimo avuto belle notizie io continuavo ad andare in bagno a vomitare, anche se nello stesso tempo avevo una gran fame. Ero consapevole che era strano, ma la mia priorità era parlare con Merlino. Non appena avremmo risolto questa situazione avrei affrontato la mia salute, anche se mi ero auto convinta che sarei stata sicuramente meglio non appena avrò eliminato l’oscurità.
“Come procedono le ricerche?”, chiese Artù dopo aver mangiato un pezzo di pane.
“Bene, siamo a buon punto!”, rispose Hook veloce rimanendo sul vago. Non si fidava di Artù. Non capivo il motivo, anche perché con noi era sempre stato gentile, ma lui aveva un brutto presentimento su di lui e non ero ancora riuscita a fargli cambiare idea.
“Avevo una cosa da chiedervi!”, affermò Artù deciso.
“Chiedi”, disse gentile Bea
“Voi che avete avuto a che fare con l’oscuro potreste darmi una mano con la mia ricerca del pugnale?”, chiese lui dopo aver dato un morso alla sua fetta di pane.
“Non sappiamo dove si trova!”, rispose freddo Hook.
“Killian!”, ribattei a basso voce con tono di rimprovero girandomi verso di lui, anche se aveva delle remore nei suoi confronti doveva cercare di essere comunque educato perché ci stava offrendo cibo e un posto dove dormire al caldo.
“Beh grazie, comunque continuerò con la mia missione. Riuscirò a sconfiggere l’oscurità”, ribattè lui determinato.
“Come la vorresti distruggere?”, domandò mia madre curiosa.
“Per saperlo ho bisogno di parlare con Merlino e per questo che vi stavamo aspettando. So che non basta solo avere il pugnale e che serve altro. So però che potremmo annientarla una volta per tutte tutti noi insieme!”
“Si uniti ce la potremmo fare”, risposi io entusiasta, però a un certo punto sentii di nuovo il senso di nausea. Dovevo andare di nuovo in bagno, ma dovevo cercare di non far capire agli altri il mio malore.
“Ora dobbiamo andare!”, affermò Hook distaccato prima di alzarsi.
“Si ha ragione!”, ribadì mia madre seguendo Hook.
“Andate. io devo prima andare un attimo in bagno vi raggiungo fuori!”, affermai sorridendo.
“Ok, tranquilla!”, ribatterò in coro mia madre e Hook prima di uscire dalla stanza, io invece corsi dalla parte opposta e non appena mi sentii di nuovo meglio mi ricongiunsi con gli altri. Notai che Hook e Bea stavano parlando tra di loro mentre mia madre ed Emma stavano preparando l’incantesimo.
“Eccomi!”, dissi non appena mi avvicinai a loro
“Bene. Noi siamo pronte, mettetevi tutti di fronte all’albero!”, affermò mia madre con una boccetta in mano. Si mise davanti a noi e iniziò a spargere il liquido sul tronco mentre leggeva un incantesimo. In pochi attimi comparve davanti a noi un uomo alto di colore e molto giovane. Io mi aspettavo sicuramente un Merlino diverso o almeno più assomigliante a quello del cartone che avevo visto da piccola e lui sicuramente non gli assomigliava per niente.
“Sei Merlino?”, chiese Emma sorpresa avvicinandosi.
“Si Emma, sono io”
“Mi conosci?”, domandò sgranando gli occhi.
“Si, tu in questa operazione sarai molto importante!”, spiegò sorridendo.
“Quale operazione?”, chiese Bea mentre continuava a fissarlo. Sicuramente anche lui avrà pensato di vedere una persona molto più anziana.
“Quella di salvare Emily! Anche se grazie alla piccola lei non è ancora del tutto oscura e quindi abbiamo più tempo per sconfiggere l’oscurità”, rispose lui entusiasta venendo verso di me.
Io mi irrigidii. Fino a quel momento mi ero auto convinta che non era possibile e il mio malessere fosse causato da un’altra cosa. Ora, però la verità mi era appena stata sputata in faccia e la paura iniziò a pervadermi. Non era il momento. Non ero psicologicamente pronta ad affrontare una cosa del genere. Doveva essere un sogno. Non poteva essere vero. Non volevo diventare madre.
“Quale piccola?”, domandò Hook serio voltandosi verso di me e Merlino.
“La vostra bambina …Non lo sapevate?”
Vidi Hook impallidire. Mi fissò e notai che in volto aveva un espressione criptica. Avrei voluto sapere che cosa stava pensando in questo momento. Anche lui era terrorizzato come me? Lui ero pronto a diventare padre? Aveva mai pensato a creare una famiglia? Non ne avevamo mai parlato e quindi non sapevo che cosa desiderava, ma per me sicuramente era troppo presto.
“No!”, rispose laconicamente Hook
“Ah ho rovinato la sorpresa mi dispiace, comunque ho poco tempo che cosa volevate chiedermi!”
“Come facciamo a liberarti?”, chiese Emma perché fu l’unica che riuscii a parlare. La notizia aveva sconvolto tutti.
“Per liberarmi vi servirà una lacrima di dolore e gli ingredienti che avete usato per parlare con me, ma soprattutto potrà lanciare l’incantesimo solo chi possiede magia oscura e magia bianca in modo equilibrata”, disse prima di sparire.
“Ci avrà detto tutto?”, chiese Bea ancora frastornato dalle ultime notizie.
“Si credo di si. Ora però lascerei soli Hook e Amy”, rispose mia madre prima di dirigersi dentro il castello, seguita subito dopo da Emma e Bea.
“Killian so che non è il momento più adatto…”, ammisi non appena fummo soli.
“Non pensare che io non sia felice. Sono solo sorpreso. Per questo in questi giorni stavi male?”, chiese lui interrompendomi e voltandosi verso di me.
“Credo di si, anche se mi ero convinta che potesse essere altro, perché avevo, anzi ho paura Killian. Io non sono pronta. Io non voglio e non ho mai voluto avere una bambina”, risposi andando a sedermi su una panchina vicino l’entrata.
“Di cosa hai paura?”, chiese mettendosi al mio fianco.
“Sono il nuovo DarkOne, Killian. Potrei ferirla o fargli del male oppure invaderla con l’oscurità e poi non sono adatta a essere madre”, replicai agitata stringendo il tessuto della gonna bianca.
“Perché pensi di non essere adatta?”
“Semplice non sono mai stata materna. Killian ho passato molti anni della mia vita ad essere un soldato che andava alla caccia di mostri e non credo che potrei essere adatta a crescere una figlia!”, spiegai fissando il cielo plumbeo. Sentivo una voglia di piangere e urlare, ma cercai di mantenere a controllo gli ormoni.
“Io posso capire in parte. Ammetto che a volte ho pensato che mi sarebbe piaciuto avere un figlio, ma non avendo avuto una figura paterna come modello da seguire ho avuto sempre paura che non riuscirei a fare abbastanza, non essere all’altezza..”
“Noooo Killian nonostante tu non abbia avuto il padre sono convinta che diventerai un papà fantastico perché ho visto come ti comporti con Henry e come hai provato a relazionarti con Bea quando era piccolo. Io invece non ho mai avuto il desiderio di avere questo tipo di legame”, affermai affranta.
“Mi stai dicendo che non vuoi questa bambina?”, chiese diretto.
“No, non ho detto questo. Non era nei miei piani, però non potrei mai uccidere il frutto del nostro amore. Ho paura però di non essere materna e non essere un’ottima madre”
“Sono sicuro tesoro che non appena nascerà ti innamorerai di quello scricciolo e insieme affronteremo ogni ostacolo!”, ammise lui dolcemente
“E come la mettiamo con la mia oscurità?”, domandai preoccupata.
“Sicuramente quando nascerà non ci sarà più il problema della tua oscurità perche l’avremmo già estirpata!”, rispose lui deciso
“Vorrei essere ottimista come te, ma ora non riesco a vedere un futuro con un lieto fine!”
“Ti fidi di me?”
“Ovvio perché?”
“Avremo il nostro lieto fine. Te lo prometto. Noi tre avremo una lunga vita felice”, replicò lui appoggiando la mano sulla mia pancia. Quel gesto mi fece commuovere. Mi avvicinai a lui e lo baciai.
“Grazie di riuscire a dire o a fare cose che mi fanno risollevare il morale!”, asserii appoggiando la fronte sulla sua.
 
Non appena rientrammo nel castello incontrammo gli altri che stavano discutendo nel salone. La notizia avrà scombussolato anche loro non solo noi due. Sinceramente quelle poche parole avevano appena cambiato la mia vita che era già al centro di una vera tempesta. Una parte di me nonostante l’ottimismo di Hook continuava a pensare che non era il momento adatto per questo nuovo arrivo. Avevo un brutta sensazione che mi provocava una grande paura. Paura di ferire non solo la mia famiglia, ma ora anche questo scricciolo che stava crescendo dentro di me. La situazione era diventata ancora più complessa. Dovevo stare doppiamente attenta a non cedere all’oscurità.
“Eccovi, come ti senti Amy?”, domandò mia madre non appena mi vide.
“Bene, anche se sono ancora un po’scossa dalla notizia..”, risposi facendo un mezzo sorriso.
“La bambina ti sta tenendo in questa fase intermedia perché lei è la figlia del vero amore e per di più ha ereditato anche il tuo enorme potere,  per questo che riesce a non farti trasformare”, spiegò mia madre guardandomi e notai nel suo sguardo un velo di preoccupazione.
“Si ci avevo pensato pure io. Ora però devo essere doppiamente attenta a non cedere all’oscurità. Devo cercare in tutti i modi di non ferirla”, dissi cercando di convincere anche me stessa, anche se la paura continuava ad essere la protagonista.
“Bene. Siamo tutti felice di questa notizia. Non vedo l’ora di diventare zio!”, ammise mio fratello elettrizzato dandomi un piccolo buffetto sulla spalla.
“Io divento nonna. Non vedo l’ora di vedere la pargola!”, ribattè mia madre felice.
“Dobbiamo festeggiare. Possiamo chiedere ad Artù se possiamo fare qualche brindisi!”, affermò Bea eccitato. Sembrava persino più felice di me, anzi erano tutti felici tranne me. Io ero solo agitata, preoccupata e spaventata a morte.
“Io non posso bere e poi festeggerei quando riusciremo a mettere fine a questa storia! Non possiamo perdere tempo. Voglio evitare che le possa capitare qualcosa”, affermai toccandomi la pancia ancora piatta. Sicuramente ero al primo mese e il pensiero che avrei dovuto affrontare altri otto mesi con sbalzi ormonali e dolori atroci mi paralizzava, ma almeno una cosa positiva che non ero sola ne ora ne quando nascerà.
“Amy intanto per fare l’incantesimo ci manca la lacrima e comunque faremo tutto domani, non ti farebbe male svagarti un po’” , ammise Emma gentilmente.
“Hanno ragione, Amy. Pure io voglio festeggiare questa bellissima notizia!”, confermò Hook felice.
“Va bene!”, acconsentii alla fine, intanto non sarei riuscita a persuaderli.
“Allora stasera a cena faremo un brindisi in onore della futura nipotina!”, affermò Bea sorridendo.
 
La sera, dopo il consenso di Artù, facemmo una piccola cena festeggiando la mia gravidanza. Brindarono tutti e mangiammo a sazietà, anche se sia Hook che Bea stavano esagerando un po’ con l’alcool. Hook nonostante fosse brillo teneva comunque sempre d’occhio Artù. Si era fissato che potesse fare il doppio gioco. Avevo provato a convincerlo che si stava facendo delle paranoie inutili, ma fu tutto inutile.
“Sono contento per voi.  Una figlia è sempre un dono!”, disse Artù prima di bere un altro goccio di vino rosso.
“Si hai ragione!”, risposi gentilmente.
“Si”, ribattè Hook freddo
“Quando riuscirai ad accettare che Artù fa parte dei buoni?”, domandai io sottovoce per la millesima volta girandomi verso di lui.
“Il tempo mi darà ragione!”, rispose lui secco. Sbuffai. Ci rinunciai a fargli cambiare idea. Certe volte era più testardo di me.
“Come stanno andando le ricerche?”, domandò Artù e notai che aveva le gote rosse a causa dell’alcool.
“Bene, se tutto va bene domani dovremmo liberarlo dall’albero!”, dissi entusiasta, mentre Hook cominciò a guardarmi malissimo, ma lo ignorai.
“Ottimo!”, ribattè lui sorridendo.
“Sarai un ottima madre!”, affermò mia madre commossa dopo l’ennesimo brindisi.
“Lo spero, anche se ho un po’ di paura”, ammisi alla fine dopo aver bevuto un sorso acqua.
“Beh chi non ha paura di fare questo passo!”, ribattè Emma mentre cercava di far smettere di bere a Bea. Lui e Hook avevano preso questo festeggiamento sul serio. Continuavano a brindare senza sosta. Erano veramente felici per la notizia, anche se forse stava ingurgitando troppo alcool.
“Ha ragione Emma e poi non sei sola. Avrai tutti noi, tranquilla!”, disse mia madre emozionata mettendo una mano sopra la mia.
“Grazie, mamma!”, ammisi contenta. Ero stata molto vaga perché non volevo ferirla perché una parte delle mie paure era dato dal fatto che non avevo avuto una figura femminile come modello. Se lei fosse stata con me molto probabilmente non avrei passato anni ad uccidere mostri e in me sarebbe cresciuto il desiderio di diventare madre. Avevo però avuto una vita diversa e più complessa che mi aveva allontanato dal pensiero di poter crescere una figlia. Con Dean ne avevamo parlato, ma entrambi avevamo lo stesso pensiero, non avevamo una vita adatta per avere un nostro  bambino. Erano passati anni e quel pensiero si era fossilizzato in me, ora però la situazione era diversa perché avevo ritrovato la mia famiglia e non dovevo più cacciare mostri,  quindi forse mi stavo impanicando per nulla e alla fine scoprirò di avere più senso materno di quanto avessi immaginato.
“Un altro brindisi alla famiglia che si sta allargando!”, disse Bea all’improvviso prima di alzare il boccale.
“Tesoro forse è meglio smettere di bere!”, lo rimproverò Emma cercando  questa volta di togliergli la bottiglia dalle mani.
“Va bene..”, ammise lui mugugnando.
“Ti mette alle strette…eh”, replicò Hook con in mano il calice pieno di vino.
“No, tesoro dovresti smettere pure tu!”, affermai prima di prendere il bicchiere.
“Amy devo festeggiare, sono diventato papà!”, disse lui imbronciato.
“Lo hai fatto tranquillo e poi sono un po’ stanca. Ho bisogno di stendermi un attimo. Ti va di venire con me?”, domandai dopo aver appoggiato il bicchiere mezzo vuoto sul tavolo.
“Come desidera!”, rispose lui alzandosi e cercando di fare un mezzo inchino. Aveva esagerato e si vedeva dal fatto che faceva fatica a restare in piedi.
“Tesoro crollerà non appena toccherà il letto!”, sussurrò mia madre che era al mio fianco.
“Lo spero!”, ribattei io facendo l’occhiolino. Gli serviva una bella dormita per riuscire ad affrontare la giornata di domani che si prospettava impegnativa.
Dopo i festeggiamenti tornammo tutti in camera perché eravamo abbastanza stanchi. Non appena Hook toccò il letto, come aveva previsto mia madre, si addormentò subito. Non aveva avuto neanche le forze di cambiarsi. Io dopo aver messo una coperta sopra a Hook decisi di scrivere sul mio diario. Descrissi tutte le emozioni che avevo provato da quando avevo scoperto che ero diventata madre. Paura di non essere una buona madre e poi felicità quando mi resi conto che non ero sola. Nonostante il mio timore, non avrei permesso che le capitasse qualcosa. Avremmo protetto la bambina ad ogni costo. Lei era il simbolo del nostro amore e si meritava di crescere in un mondo senza più il problema dell’oscurità e per questo che avrei anzi avremmo combattuto fino all’ultimo.
 
12 Ottobre 2015
 
Non appena finii di scrivere andai a sdraiarmi accanto a Hook. Lui istintivamente circondò il mio fianco con il suo braccio. Rimasi lì sveglia ad ascoltare il suo cuore e immaginare la nostra vita insieme alla nostra bambina. Ero certa che lui sarebbe stato un ottimo padre. Sarebbe stato al fianco della sua piccola principessa. L’avrebbe protetta da ogni pericolo e l’avrebbe portata in giro sulla nostra nave.
Questi pensieri positivi però presto vennero sostituiti da quelli negativi che cominciarono a tormentare il mio animo come il parto che non sapevo come avrei potuto farlo in un posto senza ospedali e senza medicine oppure la lacrima di dolore che serviva per liberare Merlino. Non volevo che qualcuno soffrisse per me. L’avrei fatto io.
 “Sei pensierosa stamattina”, disse Hook all’improvviso. Ero totalmente persa nei miei pensieri che non mi ero accorta che si era svegliato ed era tornato lucido.
“Già”
“Fammi indovinare stavi riflettendo sulla bambina e sull’incantesimo da fare per liberare Merlino!”, disse alzando il mio viso con la mano incrociando così il suo sguardo.
“Si esatto”
“Ora pensiamo a Merlino! La lacrima non è così difficile da recuperare!”, ribatte lui mettendosi su un fianco
“Non voglio che nessuno soffra per questo, quindi sarà una mia lacrima!”, asserì decisa tenendo tra le dita l’uncino
“Potrei comunque farlo io…eh !”, disse sistemandomi un ciuffo dietro l’orecchio.
“No non ci pensare minimamente!”, affermai determinata.
“Va bene, so quando fermarmi perché è impossibile farti cambiare idea!”, replicò lui sorridendo
“Bravo!”, risposi prima di baciarlo.       
“Meglio scendere e prepararci a conoscere questo famoso Merlino”
“Si, anche se mi ha sorpresa perché me lo aspettavo diverso!”, confessai alzandomi dal letto.
“E come te lo immaginavi?”, domandò lui mentre si stava preparando per uscire.
“Vecchio con una lunga barba bianca!”
“Beh ci hai azzeccato in pieno!”, proferì sarcasticamente.
“Sono felice di essermi sbagliata e al posto di un vecchietto incontreremo un bel ragazzo”, ribadii stuzzicandolo girandomi verso di lui.
“Bel ragazzo…veramente?”, domandò alzando il sopraciglio fissandomi.
“Come sei suscettibile!”, ammisi andando da lui e  iniziai subito a fargli il solletico.
Lui mi prese subito in braccio e mi rimise sul letto e poco dopo lo ritrovai sopra di me. Mi strinse delicatamente il polso e cominciò a fissarmi.
“Ti piace provocare e ora avrò la mia rivincita!” replicò con tono di sfida.
“No no chiedo venia”, affermai sorridendo.
“Per farmi smettere deve pagare pegno”, ammise lui avvicinandosi a me. Era praticamente a pochi centimetri dal mio viso. Sentivo il suo respiro sulla mia pelle.
“Quale sarebbe?”, domandai in tono suadente.
“Mmm che ne dici di un bacio, non chiedo altro perché sono sempre un g…”, non finì di parlare che io con la mano destra lo avvicinai e lo baciai con passione mentre con la sinistra gli sfiorai il fondoschiena.
“Ams se continuiamo così, oggi non usciamo da questa camera. Meglio se raggiungiamo gli altri e al massimo riprendiamo il discorso dopo!”, disse ansimando non appena la sua bocca si allontanò dalla mia.
“Si hai ragione!”
Lui si alzò e non appena fummo pronti scendemmo di sotto. Notammo che tutti gli altri erano già riuniti nella sala da pranzo e avevano già iniziato a fare colazione. Eravamo in ritardo e non appena incrociai lo sguardo di Bea lo vidi sorridere. Speravo con tutta me stessa che non facesse frecciatine.
“Ah eccovi. Vi stavo dando per dispersi!”, disse mia madre non appena ci vide arrivare.
“Axina avranno avuto dei momenti intimi”, ribattè mio fratello divertito.
“Bea!”, urlammo Emma ed io contemporaneamente. Lo sapevo. Ormai lo conoscevo fin tropo bene. Non riusciva a non farmi imbarazzare.
“Lui ha capito tutto!”, affermò Hook cingendomi con il suo braccio. Mi girai verso di lui e lo fulminai. Non riusciva a tenere la bocca chiusa, doveva gongolare ogni volta. Lui invece continuò a fare quell’espressione maliziosa.
“Posso unirvi con voi, anche io vorrei parlare con Merlino!” chiese all’improvviso Artù. Non appena Hook lo vide cambiò subito espressione. Si incupì.
“Ovvio, prima dobbiamo però preparare l’incantesimo!”, risposi gentilmente.
“Bene, allora vado a fare due commissioni e torno più tardi”
“Va bene”
“Ragazzi potete andare anche fuori. Noi torneremo tra poco con la pozione”, spiegò Axina guardando prima Hook e poi Bea.
“Va bene! Andiamo fuori, anche perché sicuramente Hook avrà bisogno di consigli su come essere padre”, ribattè Bea divertito.
“Non credo tu abbia tutta questa esperienza Bea, però sicuramente potrà essere utile parlarne. Un tipico discorso tra uomini non vi farà sicuramente male”, replicò Emma guardando il suo amato.
“Concordo con Emma. Vi aspetteremo qua”, ribattei io sorridendo
“Va bene. Vi lasciamo sole”, affermò Hook facendomi l’occhiolino dopo aver preso una fetta di torta e poi seguì il suo amico.
Non appena fummo sole noi ragazze andammo nello studio di Merlino per poter cercare la roba utile per l’incantesimo. Ci guardammo in giro e in poco tempo trovammo tutti gli ingredienti, anche perché erano gli stessi che avevamo usato per comunicare con Merlino Mia madre così iniziò a prepararla.
“Ci manca la lacrima!”, ribattè Emma all’improvviso.
“Userete la mia!”
“Sicura Amy?”; domandò mia madre mentre mescolava la pozione che si trovava all’interno di una ciottola di legno.
“Si. Non voglio sentire obbiezioni. Fino ad ora non ho fatto nulla ed essendo un mio problema voglio partecipare anche io!”, spiegai in modo perentorio.
“Va bene, tesoro!”
“Ok allora prova a pensare a qualcosa di triste”, ribattè Emma avvicinandosi a me e mettendomi una mano sulla spalla.
“Ne ho una valanga di ricordi tristi…”, ammisi prima di chiudere gli occhi. Iniziai a visualizzare nella mia mente la scena della morte di Hook tra le mie braccia a causa di Jafar. La sensazione di vuoto che si era diffuso nel mio animo. Il mio cuore a pezzi. Il suo sangue sulle mie mani. Tutto quel dolore che avevo provato in quei pochi istanti tornò di nuovo a galla dopo che a fatica ero riuscita a reprimerlo.
“Presa!”
Aprii di nuovo gli occhi e vidi Emma di fronte a me con un boccino piccolo e all’interno c’era effettivamente una lacrima. Non era stato difficile, anche se era tornato a galla dolore, ma anche la paura di perderlo di nuovo. Non sarei riuscita a sopravvivere se lo avessi perso di nuovo. Ne ero certa. Dovevo quindi evitare che ricapitasse un evento del genere. Non volevo provare di nuovo quelle emozioni. Non lo avrei permesso.
“A che hai pensato?”, domandò mia madre mentre afferrava la boccetta dalle mani di Emma.
“Quando Killian è morto tra le mie braccia…”, risposi abbassando lo sguardo.
“Mi dispiace. Posso solo immaginare il dolore che hai provato in quel momento”, ammise Emma mestamente.
“Già, non te lo auguro!”
“Ragazze, ora che finalmente abbiamo preparato la pozione sarete voi due a lanciare l’incantesimo”, affermò mia madre dopo qualche minuto di silenzio.
“Noi due?”
“Si magia nera e magia bianca. Lei è la salvatrice e tu il DarkOne, anche se non è che mi faccia impazzire il fatto che tu usi i tuoi poteri..”, spiegò mia madre non appena raccolse tutto lo stretto necessario.
“Mamma non mi succederà nulla. Tra poco tutta questa storia finirà.!”, ribadii dolcemente per confortarla.
“Amy mettiamoci all’opera! Axina tranquilla ce la faremo”, ribadì Emma determinata.
“Si hai ragione!”
 
Ormai il sole era in alto in cielo e no appena uscimmo si sentiva il suo calore sulla pelle, anche se il veto freddo aveva diminuito la temperatura rendendo l’aria abbastanza fresca. Era comunque normale eravamo entrate nel pieno dell’autunno. Non vedevo l’ora di vedere la prima nevicata perché erro certa che avrebbe reso la Foresta Incantata molto più fiabesca. Ora però dovevamo pensare a mettere fine al più presto questa storia. Prima avremmo eliminato l’oscurità prima saremmo tornati a casa. Non volevo passare le feste con la paura di diventare un mostro.
Non appena ci riunimmo con i due amiconi fuori dal castello vidi che si era aggiunto anche Artù, il quale stava parlando con Bea mentre Hook era freddo come sempre quando c’era lui nelle vicinanze.
“Siete pronte?”, domandò Bea prendendo la mano di Emma.
“Si”, rispose lei prima di dargli un tenero bacio.
“Ce la potete fare!”, ribattè Hook incoraggiando entrambe intrecciando le sue dita con le mia.
Lo baciai e poi mi misi davanti all’albero tenendo in mano la pozione. Emma mi raggiunse e si posizionò affianco a me. Eravamo pronte, anche se avevo un po’ di paura di fallire soprattutto perché non era semplice equilibrare i due tipi di magia.
Dopo aver fatto un respiro profondo aggiunsi la lacrima.  Uscì fuori subito un fumo bianco che avvolse Emma e uno nero che circondò me. Mi ricordava il mio attacco che avevo imparato a Storybrook, ma in questo caso io non possedevo entrambe le tipologie di magia, ma solo quella oscura.
Emma ed io ci guardammo per qualche secondo e poi insieme alzammo le braccia per poter far confluire le scie verso il tronco. Aspettammo qualche minuto fino a che la nube si disperse e davanti a noi apparve Merlino in tutto il suo splendore.
“Sapevo che ce l’avreste fatta!”, disse Merlino trionfante.
Eravamo riuscite a distruggere l’incantesimo che aveva intrappolato Merlino. Ora potavamo fargli tutte le domande che volevamo. Poteva salvarci. Il tempo a Camelot stava per finire. Ero però curiosa di sapere anche la sua storia, soprattutto come e chi lo aveva rinchiuso in un albero.
“Merlino! Finalmente dimmi come posso sconfiggere definitivamente l’oscurità dentro al corpo di quella ragazzina. Devo ucciderla con il pugnale?” domandò Artù impetuoso interrompendo i miei pensieri e avvicinandosi a lui.
Hook istintivamente si mise davanti a me.  Lo sentì digrignare i denti. Gli presi il braccio tentando di calmarlo, ma fu tutto inutile. Continuava a fremere dalla rabbia. Aveva sempre avuto ragione. Non gli avevo creduto. Ero stata un’idiota.
“Prova solo a toccarla che ti uccido!” urlò Hook chiudendo la mano a pugno.
“Cosa puoi farmi tu che hai una sola mano!”, ribattè Artù sarcastico voltandosi verso di lui.
“Artù le mie profezie non si basavano sull’uccidere nessuno. La tua profezia si basava sulla possibilità che saresti diventato re e vedo che si è avverata”, disse Merlino calmo.
 “Sono diventato re di un regno spezzato. Ho una spada incompleta che provoca in me disonore, per poter riconquistare il mio onore e riuscire a salvare il mio regno devo annientare l’oscurità. Sono disposto pure a uccidere lei per avere quello che ho sempre desiderato”, asserì lui duro. Non era più la persona che ci aveva dato un alloggio e che aveva festeggiato con noi la gravidanza. Era cambiato totalmente. Dovevo capirlo, invece mi ero fatta ingannare.
“Mi dispiace, ma l’oscurità verrà sconfitta, ma non da te!”
“Non mi vuoi aiutare bene. Vorrà dire che dovrò farlo da solo!”, minacciò lui prima di andarsene.
“Scusate, credevo di potermi fidare di lui. L’avevo prescelto, ma l’ossessione di salvare il suo regno ha prevalso”, ammise lui dispiaciuto.
“Non ti preoccupare”, affermai mettendomi a fianco a Hook.
“Ora meglio se ci allontaniamo dalle mura. Vi devo parlare di alcune cose ed meglio evitare intromissioni”, disse lui serio
Annuimmo
Durante il tragitto notai Hook che aveva ancora lo sguardo truce. Avevo paura della sua reazione. Non volevo che finisse nei guai. Sapevo che ora con la bambina sarebbe diventato doppiamente protettivo e questo mi spaventava perché lui non riusciva a pensare razionalmente quando le persone che amava erano in pericolo.
“Killian mi dispiace”, affermai all’improvviso.
“Per cosa?”, domandò perplesso voltandosi verso di me
“Non ti ho creduto quando mi dicevi che Artù stava facendo il doppio gioco…”, ammisi abbassando lo sguardo.
“Non ti preoccupare tesoro. Ora l’unica cosa importante è che lui non ti si avvicini a te!”, proferì lui ancora arrabbiato.
“Sai che so badare a me stessa!”, ribattei io sulla difensiva.
“Lo so, ma preferirei che non usassi la magia…”, ribattè cercando di usare un tono più calmo
“Si ho capito, ma mi so difendere anche senza usarla!”, affermai decisa. La vita da cacciatrice mi aveva insegnato a non dipendere da nessuno e che potevo salvarmi da sola.
“So anche questo. So quanto tu possa essere determinata. L’ho capito fin dal nostro primo incontro, però dopo che ti ho visto inerme piena di sangue su quel letto…non voglio che ricapiti!”, spiegò lui mestamente.
“Secondo te io non ho paura di vederti morire un’altra volta Killian, però so anche che sei bravo a sopravvivere…!”, replicai io continuando a seguire il gruppo che intanto stava parlando amabilmente.
“Non succederà di nuovo Amy, però sai che non posso cercare di non proteggerti … è più forte di me…soprattutto ora con la bambina…”, confessò mentre fissava la pancia.
“Lo so, Killian. Lo apprezzo, però non correre rischi inutili. Ti prego…”, lo implorai prendendo la sua mano.
“Starò attento se è questo quello che mi stai chiedendo”, asserì serio.
“Si anche. Non voglio che tu ceda all’oscurità. Basto già io con questo problema!”, affermai preoccupata. Non volevo che agisse istintivamente, perché ogni volta che lo faceva finiva in qualche pericolo.
“Ci proverò, ma devo ammettere che è dura!”
“Lo so, tesoro!”
 
Dopo qualche ora di cammino arrivammo a destinazione. Eravamo immersi nella natura, anche se gli alberi in questa parte erano più spogli permettendo così di vedere il cielo che era diventato nuvoloso come se seguisse i nostri stati d’animo. Il sole era scomparso dopo aver scoperto che Artù era un nostro nemico. Un nemico che era per fortuna facile da gestire.
Merlino ci fece accomodare dentro una piccola casa abbandonata. Aveva solo due stanze: la camera e la cucina. Entrambe in pessime condizioni, infatti all’interno sulle pareti e sul pavimento era cresciuta dell’edera e dalle finestre aperte entravano rami degli alberi che circondavano l’abitazione. La mobilia era deteriorata. C’era polvere ovunque.
“Mi dispiace so che questa casa non è come il castello di Artù, ma è solo momentaneo”, disse Merlino non appena tutti fummo entrati.
“Non ti preoccupare. Ora che sei tornato in forma umana puoi salvarla?”, domandò Hook diretto.
“Si, ovvio!”
“E come?” domandò mia madre che si era appena seduta su una sedia di legno non del tutto marcia
“Servono entrambe le parti di Excalibur che dovranno essere riunite con la fiamma di Premeteo. Amy dovrà trovare la fiamma, mentre voi dovete prendere le due parti!”
“Il pugnale c’è l’ho io!”, ribattè mia madre tirandolo fuori dalla giacca
“Credevo l’avessi nascosto nel castello?”, domandai sorpresa
“Si era mia intenzione farlo, ma Hook mi ha riferito i suoi dubbi su Artù così ho deciso di tenerlo io!”, spiegò lei rimettendo il pugnale all’interno della giacca.
“Hai fatto bene, Axina!”, disse fiero Merlino
“Dobbiamo solo recuperare l’altra parte..!”, ribadì Hook ancora irritato da quello che era successo prima con Artù
“Cosa succederà dopo?”, domandò Bea inquieto interrompendo Hook mentre teneva stretta la mano di Emma.
“Sapete che quando si parla di magia c’è sempre un prezzo da pagare!”, proferì incupendosi.
Sentendo quella frase mi irrigidì. Avevo paura di sapere questo prezzo. Notai che anche Hook aveva avuto la mia stessa reazione. Le mani iniziarono a tremare. Non passò molto che lui intrecciò le sue dite con le mie in modo da confortarmi e darmi coraggio.
“Quale è il prezzo?”, chiese mia madre e notai che nel suo tono di voce trapelava un filo di ansia
“L’oscurità per essere sconfitta del tutto deve essere contenuta in un corpo e dopo deve essere trafitto con la spada!”, affermò grave guardandoci tutti.
 
 
   
 
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