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Autore: lullublu    18/11/2019    0 recensioni
Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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22 Spade, dopo essere riuscito ad ingannare G, portò Giotto al cospetto del Papa.
Il Papa, vedendo che finalmente l'inglese aveva fatto come gli era stato richiesto, appariva molto soddisfatto.
"Ottimo lavoro London" gli disse, poi, rivolgendo la sua attenzione al biondo "...e tu, ora... chiedimi scusa".
"Giammai" replicò Giotto con orgoglio "ora capisco cosa voleva Franco. Voleva uccidere il Papa!".
"Ho detto chiedimi scusa! Altrimenti non ti perdono" insistè il capo della chiesa.
Spade era alcquanto sorpreso dalla situazione.
"Mh? Quindi voleva solo questo?".
"E che altro se no?" gli rispose il Papa.
"Ma.." provò a replicare Spade.
"Non mi interessa la tua opinione. E ora vai, ho chiamato i Vindice. Tradire la mafia è un peccato imperdonabile!".
E per la prima volta nella storia, l'inglese si sentì spaventato.
"I...V-vindice?".
Un Vindice di nome Palmino entrò nella stanza.
"Signor Papa, sono venuto a prendere il traditore".
"Questo non è possibile... Giotto, non osare chiedere scusa a questo infame!" disse l'inglese.
Per difendersi, estrasse il suo tridente, ma il Vindice era un avversario troppo forte per lui.
Palmino gli comprarve facilmente alle spalle.
L'inglese, in un'ultima, disperata mossa provò ad avvolgersi nella nebbia, ma Palmino aveva l'antinebbia e lo catturò facilmente.
"Un lavoretto facile facile. Spero che Nessuno mi dia un bacio" disse Palmino.
"Un giorno, che sia anche tra cent'anni ve la faro pagare" mormorò Spade, arrabbiato per la sua sconfitta.
Il prigioniero fu trascinato via, ed il Papa rimase faccia a faccia con Giotto.
"CHIEDIMI SCUSA, CHIEDIMI SCUSA".
                                                                                                           ***

Intanto Knuckle e Lampo stavano lottando contro i preti armati, quando passò di lì Ponda: il marocchino di corte.
"Prego, prego" disse, cercando di convincere i potenziali clienti ad acquistare i suoi prodotti.
Un prete armato vide qualcosa che destò la sua attenzione.
"Sentì, posso comprare questo anti allergico? Questo tizio mi fa un po' impressione" chiese al suo collega.
L'atro prete armato lo guardò un po' dubbioso ma acconsentì.
"Usa i soldi delle elemosine".
"Un fiorino" disse Ponda.
"Mezzo fiorino" provò a contrattare il prete.
"Due fiorini e mezzo" fece Ponda "io devo sfamare la mia famiglia".
"Io ti faccio arrestare per sodomia!" protestò il prete.
"Qualcuno mi consideri" fece Knuckle, che era stato disturbato da Ponda nella sua battaglia.
"Ehi aspetta bello, sto facendo un affare. Con due fiorini e mezzo mi compro pure un ombrello firmato corte di Lampo" disse il prete.
"Ma Lampo è lui" fece notare Knuckle, indicando il suddetto.
Ponda, vedendo il suo padrone cambiò idea.
"Allora tutto gratis, con cinquanta fiorini potete avere anche me".
"Affare fatto" disse il primo prete, mentre il secondo indossò degli occhiali da soli appena comprati gratis.
Un terzo prete intanto disinfestò Lampo, girandolo lentamente col piede.
Lampo si alzò in piedi.
"Non sono più allergico!" esclamò con fierezza "era dal mio compleanno di 8 anni, quando mi regalarono una rana che mi trovo in queste condizioni".
"Ne vuoi un'altra? Kyokugen" chiese Knuckle.
"Non ce ne frega niente, arrestiamoli!" disse un prete, invocando l'aiuto di Dio per creare una corda.
"Oh no. Il laccio emostatico divino" disse Knuckle, rimanendo intrappolato nella corda.
"Ci penso io" intervenne Lampo.
Nessuno lo sapeva, ma essendo un principe, Lampo aveva studiato svogliatamente la spada per anni.
"En guarde".
Lampo lottò contro un prete, ma durante il combattimento, gli cadde una rana in testa.
Sopraffatto di nuovo dalla sua allergia, il principe lasciò cadere a terra la spada, troppo annoiato per continuare.
Venne legato anche lui, ed insieme a Knuckle portato nelle prigioni.
                                                                          ***

Intanto, tornando ai sentimenti del Papa...
"C-H-I-E-D-I S-C-U-S-A !!1!!" s'infuriò il Papa.
"No, mai!!1!!" risspose Giotto, incrociando le braccia.
Il Papa allora si vide costretto ad usare le sue misure.
"Imprigionatelo! ...Ma vedi tu, io volevo solo giocare alla mafia con loro...".
Giotto venne trascinato nei sotterranei, nella stessa cella dove erano stati portati Lampo e Knuckle.
Il Primo, vedendo quest'ultimo impallidì.
"Madonna l'appestato! Fatemi uscireee".
In realtà, quella volta Demon Spade aveva avuto quasi ragione.
Knuckle soffriva di schizzofrenia con impulsi omicidi.
Ora però che era peggiorato aveva anche tendenze suicide.
Il prete pazzo estrasse un pugnale dalla sua veste puntandoselo al cuore.
Lampo, per la prima volta era veramente sconvolto.
"Amico...no" disse Giotto, sconvolto anche lui ma voleva tentare di fermarlo in qualche modo.
Gli si avvicinò, ma in un rapido gesto il prete pazzo si pugnalò, accasciandosi tra le sue braccia.
"E...stre...mo" disse Knuckle, alzando la mano in segno di vittoria ed accennando un sorriso, prma che il braccio gli ricadesse ed il prete esalasse l'ultimo respiro.
La sua travagliata vita, colpita da una malattia cui nessuno era riuscito a riconoscere, era giunta al termine.
Ora Knuckle era estremamente in pace.

Mentre Giotto e Lampo piangevano per la morte del loro amico (Lampo si limitava in realtà a guardare sconvolto il corpo straziato), G era arrivato al palazzo del Papa pronto a salvare tutti.
"Dove andiamo ora?" domandò Asari.
G aveva pensato ad un piano per riuscire ad entrare nel palazzo del Papa.
"Ci vestiamo da suore e poi entriamo" disse.
"Scordatelo" si oppose Alaude.
A quel punto però, G si rese conto di aver bisogno di tutto l'aiuto possibile per riuscire a salvare la sua famiglia, quindi cercò di negoziare con Alaude.
"E se poi ti libero?".
"Come faccio a crederti?" chiese Alaude, sospettoso.
G sospirò, gli toccava un grande compito quella volta, forse l'ultimo in quella famiglia.
"Ormai la famiglia è spacciata, se non vuoi farne parte non ti costringerò, ma solo se mi aiuti questa volta".
Alaude lo fissò, non scorgeva alcuna traccia di menzogna nelle sue parole, ed in fin dei conti il rosato non aveva alcun motivo per mentire.
Lo vedeva anche lui che la situazione era tragica.
"Va bene allora" acconsentì.
G, si voltò verso Asari.
"Tu... cosa farai?" gli chiese.
"Stai dicendo che è il nostro ultimo gioco?" chiese Asari, in tono triste.
Anche nascondendo tutto nella sua maschera di allegria, era uno dei più sensibili della famiglia.
"Probabilmente" rispose sincero G, sospirando.
Asari, vedendo quell'espressione rassegnata, sorrise per rassicurarlo e gli diede una pacca sulla spalla.
"Giochiamo allora".
Intanto Alaude, nella fretta di poter essere libero al più presto si era già spogliato.
"Allora, questi vestiti?" chiese spazientito.
G guardandolo arrossì.
"Diamine non potevi aspettare? Dobbiamo trovare un convento" pensò.
Per fortuna, c'era un convento dietro l'angolo e passarono tre suore.
"Datemi i vostri vestiti o vi ingoio!" le minacciò Alaude, nudo.
"Eh, magari..." disse la suora 1 fissandolo.
Anche se ora era una sorella di Dio, non aveva mai perso la passione per i bei giovanotti.
G, capendo che lasciando fare all'altro la situazione sarebbe finita male, intervenne.
"Signore, potreste darci i vostri vestiti?" disse, in modo più gentile.
"Eh, ma servono pure a noi!" protestò la suora 2.
"Vi diamo i nostri..." rispose G.
Le suore li guardarono per bene, e vedendo che i ragazzi erano dei bei bocconcini non si lasciarono scappare l'occasione.
"Va bene, ma vogliamo una vostra foto nudi" disse una delle suore.
"Ok, non rompete le palle!" acconsentì Alaude, ormai stufo.
Le suore presero la fotocamera del loro piccion telefono, ed intanto anche Asari e G, si spogliarono.
"Tu tizio rosato puoi abbassarti e **** e tu biondo **** e tu bruno ****" disse la suora.
In qualche modo fecero le foto e le suore andarono via contente, lasciandogli i loro vestiti come promesso.
"Voglio dimenticare tutto" mormorò Alaude, traumatizzato.
G, una volta vestitosi, cercò di farsi passare l'imbarazzo per poter svolgere al meglio la missione.
"Siamo pronti?" chiese agli altri due.
"Ahahah! Guardate come mi sta bene" disse Asari, facendo una giravolta nel suo nuovo vestito.
I tre si ritrovarono fuori al palazzo papale.
"Dobbiamo entrare" disse G alla guardia, simulando una voce femminile.
"Sento delle voci femminili, chi sono queste belle donzelle?" disse la guardia.
"Siamo suore, cerchiamo il Papa" continuò G.
"Allora potete entrare, sapevo che il Papa aveva buon gusto" rispose la guardia, facendo l'occhiolino e dando una pacca sul sedere a G.
Il rosato fece finta di niente e riuscirono ad entrare.
Passarono per vari corridoi, fino a che l'assistente del Papa in ciabatte non li vide.
"Ma che vogliono queste suore?" si chiese "Ahh.. la raccolta yaoi della storia di Ponda. Un attimo, l'aveva il Papa prima".
"Ma certo. Vado io a parlare col Papa, sa devo dirgli delle cose.." disse G all'assistente, poi a bassa voce, facendosi sentire solo dai suoi compagni aggiunse "voi andate a salvare Giotto".
"Ma.. è pericoloso" si oppose Asari.
Alaude, che non aveva voglia di sentire lamentele trascinò via Asari, verso i sotterranei.
Se fosse riuscito a liberare Giotto, sarebbe stato finalmente libero.
G intanto si diresse verso il Papa.
Aveva paura ma doveva farlo, era il suo compito.
Si chiedeva se Giotto sarebbe riuscito a farcela, nel caso lui non fosse più tornato.




  
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