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Autore: Amantide    19/11/2019    0 recensioni
Una one shot che riprende i passaggi salienti della storia tra Joe e Norrie, protagonisti di un amore nato sotto una misteriosa cupola di cui forse non ci è stato raccontato abbastanza.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice: Ciao a tutti e grazie per aver aperto questa storia. Ho finito da poco di vedere la serie e sto finendo di leggere il libro ma ammetto di non averne abbastanza quindi ho deciso di scrivere questa one shot per poter fantasticare ancora un po' sui personaggi contemplati in questa intrigantissima storia. Spero che la FF sia di vostro gradimento e sarei molto felice di conoscere il vostro parere a riguardo. Intanto grazie ancora.



 
WITH OR WITHOUT YOU



Joe McAlister aprì gli occhi lentamente mentre un intenso mal di schiena unito ad un fastidioso torcicollo gli davano il buongiorno in quello che era il suo venticinquesimo giorno sotto la cupola. Ancora sdraiato sul divano riconobbe a fatica il luogo in cui si era risvegliato poiché nessuno degli oggetti che lo circondava gli apparteneva. Da quando casa sua era stata distrutta era stato ospite di Big Jim o di Julia ma dopo i bozzoli tutto era cambiato. Norrie era cambiata. Aveva sviluppato un feeling con Hunter che non si sforzavano nemmeno di tenergli nascosto e la cosa cominciava seriamente a dargli sui nervi. Il loro continuo scambio di occhiate e sorrisi maliziosi era una tortura, per non parlare della scena cui aveva assistito in riva al lago, dove i due si erano baciati con passione ignari del fatto che lui fosse presente. L’idea di non poter riavere la vecchia Norrie lo distruggeva e ogni fottuto angolo di quella stupida città non faceva altro che ricordargli sprazzi di quell’amore finito solo ieri ma che sembrava già lontano anni luce.
Con la testa pesante e i postumi di quella che, se non si fosse trattenuto, avrebbe potuto essere la peggior sbronza della sua giovane vita, Joe si alzò dal divano scricchiolante su cui aveva dormito stirandosi la schiena. Se la memoria non lo ingannava quella che aveva scelto come dimora per quella notte doveva essere la casa dei Rogers, una delle tante famiglie che la cupola aveva finito per distruggere.
Lo sguardo di Joe cadde sui portafoto appesi alle pareti, dove una famiglia felice sorrideva con il Gran Canyon sullo sfondo. Colto dallo sconforto il ragazzo ripensò ad Angie e si chiese se avrebbe mai rivisto i suoi genitori. Da quando era calata la cupola non aveva avuto modo di contattarli e la tragica morte di Angie continuava ad essere un fardello che si vedeva costretto a portare da solo.
Quel pensiero gli strinse lo stomaco e non fece altro che accentuare la sensazione di fame che si portava dietro da qualche giorno. Il ragazzo aprì il frigorifero dei Rogers pur sapendo che l’avrebbe trovato vuoto, dopotutto il cibo cominciava a scarseggiare e la sopravvivenza diventava sempre più ardua.
Barbie diceva che dovevano resistere, che doveva esserci il modo di guadagnarsi la libertà ma, giorno dopo giorno, credergli diventava sempre più difficile e la speranza cominciava ad affievolirsi anche nei cittadini più ottimisti.
Controvoglia, guidato dalla fame, Joe si vide costretto a tornare al municipio dove erano state accumulate tutte le scorte rimaste e dove sapeva che avrebbe finito per incontrare chi non aveva nessuna intenzione di vedere.
Con passo svelto e zaino in spalla, il ragazzo percorse la strada principale diretto a nord quando la Prius di Julia sopraggiunse silenziosa e si accostò a lui.
“Dove diavolo sei stato?” chiese lei scuotendo la folta chioma rossa.
Joe si strinse nelle spalle. Avrebbe dovuto spiegarle che aveva vagato tutta la scorsa notte in cerca di Norrie e che aveva finito per trovarla solo alle prime luci dell’alba sulle rive del lago dove Hunter aveva messo in bella mostra i suoi muscoli per strapparle una risata, di come lui e Norrie avessero litigato e di come avesse passato il resto del pomeriggio vagando per Chester’s Mill  con il cuore a pezzi finendo per appropriarsi di una bottiglia di rhum che il signor Rogers probabilmente conservava per le occasioni speciali, ma fu molto più semplice minimizzare il tutto con un semplice: “avevo bisogno di stare solo”.
“Salta su” ordinò lei con l’aria di chi non accettava un rifiuto.
Joe smise di camminare e fissò Julia senza ribattere, lei lo vide spostare lo sguardo sull’orizzonte dove i confini dettati della cupola brillavano di riflessi innaturali, poi si decise ad aprire la portiera e si accomodò dal lato passeggero.
“È puzza di rhum quella che sento?” chiese la donna fissando Joe e il suo aspetto visibilmente sconvolto.
“No” mentì lui senza guardarla in faccia.
“Allora che ti succede?” domandò lei lungo la strada.
Joe scosse la teste. “I bozzoli” si limitò a dire, “hanno cambiato ogni cosa, ma tu non puoi capire…”
“Joe, anche se non sono stata chiusa in un bozzolo come voi anch’io vedo quello che hanno causato, la gente non è più la stessa da quando ne è uscita.”
“Si ma… come è possibile che qualche minuto lì dentro ci abbia influenzato a tal punto da mettere in discussione tutto quello che abbiamo vissuto qui sotto.”
Julia osservò Joe con fare materno.
“Parli di Norrie?” azzardò.
Lui puntò lo sguardo sul porta oggetti e non disse una parola ma per Julia era tutto chiaro.
“Anche Barbie dice di avere ricordi molto forti e intensi di una vita che non c’è mai stata… so quello che stai provando.”
“Credi che dovremmo accettare questa situazione e basta?” domandò Joe con aria abbattuta.
“Credo che dovremmo lottare per coloro che amiamo.” Rispose lei in tono deciso parcheggiando l’auto proprio davanti al municipio.
“Mi sembra di stare in mezzo ad una mandria di zombie” osservò Joe ad alta voce mentre attraversavano il campo tendato dove la gente si era accampata in attesa che il dormitorio all’interno del municipio fosse pronto.
“Beh, tu cerca di mimetizzarti in mezzo a loro, non dare nell’occhio” suggerì Julia.
Joe annuì deciso a seguire il suo consiglio ma in quel momento qualcuno lo urtò con una spallata e non appena si voltò si trovò faccia a faccia con Hunter che non perse l’occasione di fare lo stronzo.
“Ehi spaventapasseri!” esclamò ridacchiando deciso a fare ulteriormente colpo su Norrie che comparve al suo fianco, “che soprannome idiota, sei venuto a gustarti la colazione?” domandò versandosi quella schifosa poltiglia che sembrava l’unica fonte di sostentamento rimasta a disposizione.
“In questo momento mi viene solo da vomitare” rispose il ragazzo spostando lo sguardo da Hunter a Norrie che si tenevano per mano.
 
Dalla finestra del suo studio Christine osservava la scena con il suo fedele registratore stretto nella mano destra. Alcuni elementi di quella stupida città si stavano dimostrando più ostili del previsto.
“La conversione degli abitanti di Chester’s Mill sta procedendo più lentamente di quanto avessimo previsto” dichiarò al registratore senza staccare lo sguardo dai ragazzi. “Stiamo facendo ottimi passi avanti con Sam e Barbie ma siamo indietro con Norrie e Joe, confido che Hunter riesca a sedurre quanto prima quella ragazza e a farla passare dalla nostra parte ma ammetto che sono preoccupata per Joe, sta dimostrando una resistenza fuori dal comune e ha un ruolo troppo importante per essere lasciato indietro.”
In quel momento Julia entrò nell’ufficio senza bussare e Christine le riservò uno sguardo carico d’odio.
“Vedo che le porte chiuse continuano a non piacerti” disse in tono freddo.
“Esattamente come non mi piacciono le persone che mentono” dichiarò Julia senza troppi giri di parole.
“Sto solo aiutando come posso” si difese Christine, “offro un appoggio psicologico a questa gente.”
“Certo, guardare dalla finestra la gente che lotta per la sopravvivenza deve essere sicuramente molto utile a chi ha paura di morire di fame e di stenti.”
“I dormitori sono praticamente pronti” annunciò Christine, “mi piacerebbe che tu mi aiutassi a fare entrare le persone e a sistemarle nel modo più dignitoso possibile.”
“L’importante è che ti sia chiaro che lo faccio per questa gente e non per te.” Fece Julia un attimo prima di voltarle le spalle e guadagnare l’uscita.
 
Due ore più tardi Julia e Joe erano al centro del dormitorio alle prese con sacchi a pelo e coperte.
“Come stai?” domandò Julia fissando il ragazzo che sembrava ancora molto abbattuto e mostrava in modo sempre più inequivocabile i sintomi di un post sbornia.
“Sono bloccato sotto una stupida cupola da venticinque giorni, non ho contatti con i miei genitori da quando è iniziata questa storia, mia sorella e il mio migliore amico sono morti, la mia casa è stata distrutta e quella che fino a due giorni fa era la mia ragazza non fa altro che sbattermi in faccia la sua nuova relazione, trova tu un aggettivo per descrivere come sto…”
Julia abbassò lo sguardo, alla luce di tutto doveva riconoscere che Joe era forse uno di quelli con cui la cupola era stata più crudele.
“Norrie era l’unica cosa bella che questa cupola mi aveva dato” rifletté il ragazzo sedendosi a terra stremato, “e adesso ha deciso di portarmela via.”
Julia gli si sedette accanto e sospirò.
“Christine dice che dovrei dare a Sam la possibilità di parlarmi, ne ha bisogno per andare avanti, per voltare pagina o comunque redimersi in qualche modo.” Rivelò Joe con una stretta di spalle.
“Non mi fido di Christine” fece sapere Julia stupita che Joe potesse realmente prendere in considerazione una proposta simile. “Sei troppo intelligente per farti manipolare da lei.”
“Manipolare?” ripeté Joe stranito, “Cerca solo di dare una mano.”
“No, io non credo, lei non è chi dice di essere”
Quella frase sembrò destare Joe che si accigliò improvvisamente. “Come sarebbe non è chi dice di essere?” chiese.
“Senti” cominciò Julia guardandosi in giro circospetta, “ha un registratore nella sua scrivania, ed è già la seconda volta che entro nel suo ufficio mentre registra qualcosa, solo che questa volta ho sentito parte di quello che stava dicendo…”
“Ovvero?” Bisbigliò Joe controllando che nessuno li stesse ascoltando.
“Credo che Christine abbia un piano, parlava di convertire la gente e ha fatto i vostri nomi…”
Joe fissava Julia con espressione corrucciata, come se facesse fatica a metabolizzare quello che Julia gli stava rivelando.
“Senti Joe, tu hai sofferto tanto e forse non dovrei dirtelo ma…”
“Ma…”
“Non voglio darti false speranze ma io credo che Christine stia in qualche modo usando Hunter per dividere te e Norrie, come se isolarvi fosse la chiave per portarvi dalla sua parte.”
“Ma siamo solo due ragazzi…”
“Joe, rifletti, non siete solo due ragazzi, siete due delle quattro mani!”
Di fronte a quella dichiarazione Joe sembrò incassare il colpo. “Angie è morta” rifletté ad alta voce.
“E Junior è praticamente diventato il leccapiedi di Christine… siete rimasti solo voi due Joe!”
 
In uno degli uffici che non era stato abbattuto per fare spazio ai dormitori Hunter stava accendendo delle candele.
“Hai scelto di puntare sul romanticismo vedo” Commentò Christine ferma sulla porta.
“Beh, alle ragazze piacciono queste cose…” si giustificò lui sistemando come meglio poteva dei cuscini.
“Fai come credi, l’unica cosa che m’interessa è che quella ragazza sia dei nostri entro domani mattina.” Fece sapere Christine più fredda e decisa che mai. “Solo quando Joe si convincerà di averla persa del tutto riuscirà a voltare pagina.”
“Sarà un piacere occuparmi di questa cosa” replicò Hunter che non vedeva l’ora di rimanere solo con Norrie per sedurla definitivamente.
 
Al piano di sopra, nei bagni in fondo al corridoio Joe si stava sciacquando la faccia rimpiangendo la doccia che avrebbe potuto fare quella stessa mattina dai Rogers quando qualcuno tirò l’acqua dello sciacquone e Norrie apparve dall’ultimo bagno in fondo.
“Norrie” sussurrò Joe sorpreso di vederla finalmente sola mentre un lieve sorriso gli illuminava il volto.
“Siamo giunti al punto che mi segui nei bagni?” replicò lei fredda e visibilmente scocciata mentre si lavava le mani.
“Veramente non sapevo che tu fossi qui.”
“Ok senti, mi dispiace per quello che hai visto al lago, hai ragione avremmo potuto dirtelo prima ma ormai le cose sono andate così e ora scusa ma devo andare” e così dicendo Norrie superò Joe decisa a non dargli il tempo di replicare.
“Norrie aspetta, ti prego” implorò lui un attimo prima che lei uscisse, “so che anche tu capisci che c’è qualcosa che non va, ne sono certo.”
Norrie sembrò rifletterci un secondo poi dichiarò: “L’unica cosa che non va qui è il fatto che tu non riesca ad accettare che ho messo la nostra storia alle spalle.” 
“Sai che non è vero” Joe sentì la propria voce tremare mentre pronunciava quelle parole ma cercò di rimanere tutto d’un pezzo.
“La verità è che tu non riesci ad accettarlo, non riesci ad accettare che io possa provare dei sentimenti per Hunter e non per te.”
“Noi ci amiamo” le ricordò con voce dolce.
“No Joe, io non ti ho mai amato!” Adesso la sua voce suonava dura e più tagliente che mai.
“Ti stanno facendo il lavaggio del cervello!” protestò il ragazzo seguendo Norrie nel corridoio e poi giù per le scale.
“Continua pure ad illuderti se la cosa ti fa stare meglio” gli gridò dietro lei un attimo prima di entrare nell’ufficio in cui Hunter la stava aspettando.
Joe fece in tempo a vedere quello che il ragazzo aveva preparato per lei in quella stanza e sentì qualcosa rompersi dentro.
C’erano candele, coperte calde, qualche cuscino e una tavoletta di cioccolata.
Norrie colse tutto il disagio di Joe e si affrettò ad entrare nella stanza decisa più che mai a chiudere per sempre con lui.
Ancora scioccato da quella visione e con il cuore infranto Joe si trovò faccia a faccia con Hunter che sbucò sulla soglia giusto in tempo per rigirare il coltello nella piaga. “Questo è il momento in cui realizzi di averla persa e accetti la sconfitta, caro il mio spaventapasseri!”
Gli sguardi di Joe e Norrie s’incrociarono un’ultima volta poi Hunter gli chiuse la porta in faccia interrompendo ogni contatto visivo.
Distrutto da quell’ultima conversazione con Norrie, Joe lasciò il municipio diretto allo Sweetbriar Rose, se non altro parlare con Sam gli avrebbe occupato la mente.
 
Sotto alle coperte, stretta nell’abbraccio di Hunter, Norrie non riusciva a smettere di pensare a Joe, il loro ultimo incontro era stato un disastro, sapeva di essere stata sincera nel porgergli le sue scuse, ma aveva finito per ferirlo nuovamente facendosi beccare ancora una volta insieme ad Hunter e questa era una cosa che gli avrebbe risparmiato volentieri. In più la situazione in cui si trovava le ricordava terribilmente il giorno in cui aveva iniziato a fare freddo improvvisamente e lei e Joe erano rimasti soli in casa abbracciati sul divano sotto tre coperte. Un sorriso le comparve sul viso ricordando la dolcezza con cui il ragazzo aveva tentato di approcciarla. 
“Perché quel sorriso?” domandò Hunter sospettoso.
“Pensavo all’assurdità di questa storia” mentì Norrie colta alla sprovvista.
“E ti fa ridere la cosa?”
“In effetti no, ma meglio riderne che piangerne. E poi… non dovremmo aiutare gli altri?” domandò mentre Hunter metteva in pausa il film che stavano guardando su un tablet.
“Il dormitorio è finalmente agibile, la gente è stanca, godiamoci questo momento di tranquillità.”
“È che mi sento in colpa a starmene qui a vedere un film” ammise lei.
“Beh, effettivamente ho in mente un altro modo in cui potremmo impiegare il nostro tempo…” fece sapere lui con una buona dose di malizia, poi le cinse la vita e fece per baciarla.
“Aspetta” disse lei ritraendosi.
Lui scosse il capo confuso, “credevo che volessimo riprendere quello che abbiamo dovuto sospendere al lago, non è quello che vuoi?”
“Sì, lo voglio anch’io… ma non adesso”
Hunter sbuffò sonoramente. “Ah già, dimenticavo…”
“Cosa?” domandò lei che cominciava a scocciarsi. 
“Sei abituata a Joe…”
“E con questo cosa vorresti dire?”
“È solo un ragazzino, ma tu no!” E così dicendo fece di nuovo per baciarla ma lei si divincolò e scattò in piedi pronta ad andarsene.
“A te interessa solo portarmi a letto!” Gli gridò contro un attimo prima di lasciare la stanza sbattendo la porta.
Proseguì lungo il corridoio e raggiunse il dormitorio centrale, dove la gente si stava sistemando come meglio poteva.
Nonostante ci fosse un po’ di calca riuscì a scorgere l’inconfondibile chioma rossa di Julia e le si avvicinò.
“Ehi Julia, per caso hai visto Joe?”
“Credo sia uscito, ma non so dove fosse diretto…” rispose lei per poi aggiungere: “va tutto bene? Mi sembri un po’ scossa.”
“Sì, sono solo molto stanca… questa notte non ho riposato molto.”
“Capisco”
“Notizie di Barbie?” si sentì in dovere di chiedere Norrie dopo che Julia era stata così gentile a preoccuparsi per lei.
“Nulla di buono” ammise Julia sedendosi su una brandina, “ma è un po’ che non lo vedo a dire il vero…”
Norrie sentì una stretta allo stomaco, Julia era una combattente e vederla così abbattuta non l’aiutava certo a risollevare il morale. Certa che la conversazione con Julia non potesse che peggiorare la situazione, Norrie si decise a lasciare la stanza determinata più che mai a cercare Joe e a chiarire le cose con lui.
Passò a setaccio tutto il dormitorio principale e non trovando nulla che appartenesse al ragazzo si decise a cercare nelle stanze limitrofe, fu così che nell’ultimo ufficio del piano riconobbe una sua felpa appoggiata su una brandina e decise di aspettarlo lì nella speranza che non prendesse decisioni stupide tipo quella di passare fuori la notte.
Erano quasi le nove quando finalmente lo vide rientrare e subito le si illuminò lo sguardo.
Lui non si accorse immediatamente della sua presenza ma non appena la notò la sua bocca si piegò in una smorfia.
“Che ci fai qui?” Domandò con un tono che Norrie non gli aveva mai sentito usare prima, “non dovresti essere con Hunter nella vostra alcova?” aggiunse con una buona dose di disgusto.
“Non è quello che volevo” replicò lei con voce ferma osservandolo rassettare il sacco a pelo sulla brandina.
“E Hunter invece?”
“Joe, sono qui perché mi dispiace”
Lui le dedicò un’occhiata poco convinta.
“Ti abbiamo fatto una vigliaccata, una vera vigliaccata! E mi sento uno schifo per questo, perché non te lo meriti.”
“Lascia stare” tagliò corto lui stendendosi, “voglio solo riposare, è stata una giornata dura…”
“Cos’è successo?” domandò lei preoccupata, “raccontami”.
“Dovevo incontrare Sam, voleva che io lo perdonassi, avevamo appuntamento alle sette ma lui non si è presentato… sono stato un idiota, non sarei nemmeno dovuto andarci.”
“Certo che non dovevi andarci!” Sbottò lei scattando in piedi, “Sam è un mostro! Ha ucciso tua sorella e quando ti dimostri pronto a perdonarlo lui neanche si presenta?!” La voce di Norrie rimbombava nella stanza e Joe si mise a sedere stupefatto da quella reazione.
“Dovevi incontrarlo sì, ma per mandarlo a quel paese non per perdonarlo, nessuno potrà mai ridarti Angie, cazzo! E io lo odio per questo! Li odio tutti!”
Norrie adesso era un fiume in piena, pervasa dalla rabbia aveva gridato così tanto da rimanere senza fiato e Joe, che l’aveva ascoltata in silenzio, rivide la ragazza che temeva di aver perso per sempre.
“Perché diavolo sorridi adesso?” Domandò lei con il suo tono più scontroso.
“Perché questa sei tu! Adesso ti riconosco!” Rispose lui con ritrovata speranza.
“Perché?” chiese lei stranita, “cosa mi era successo?”
“Non lo so” ammise lui troppo felice per farsi domande, “ma mi sei mancata!”
Lei sbatté ripetutamente le palpebre come se si fosse appena risvegliata da un lunghissimo sogno e poi si perse negli occhi di Joe, dove riconobbe lo stesso desiderio da cui si sentiva pervasa.
Gli gettò le braccia al collo e si abbandonò alle sue labbra come non aveva mai fatto prima. Il primo bacio fu un dolce ritrovarsi ma quelli che seguirono furono un crescendo di passione. Joe dischiuse le labbra e sentì Norrie premergli la lingua in bocca, erano passati solo pochi giorni dal loro ultimo bacio ma ad entrambi sembrò che fosse passato molto di più. Nel silenzio della stanza risuonavano solo gli schiocchi dei loro baci finché Norrie non spinse Joe contrò una vetrinetta che stridette e per poco non cedette sotto il loro peso.
Vista la giovane età a Joe non era mai capitato di trovarsi in una situazione simile ma quello che stava accadendo gli sembrava piuttosto evidente.
“Questo significa che dovrei prendere un preservativo?” domandò quando sentì Norrie infilargli una mano sotto la t-shirt e graffiargli l’addome.
“Perché? Ne hai uno?” chiese lei senza smettere di baciarlo.
“Sì” riuscì a dire lui tra un bacio l’altro mentre sentiva il fiato divenire improvvisamente corto e il cuore battere all’impazzata. “Ne ho tantissimi a dire il vero…”
Lei si staccò un momento dalle sue labbra e lo fissò con quel suo sguardo che sembrava mettere in discussione ogni cosa. “Beh, non esagerare” lo rimproverò e subito Joe si pentì di quanto aveva detto. Poi la vide sorridergli di nuovo: “Ma si, direi che è il caso di prenderne uno” disse poco prima di baciarlo ancora una volta.
Joe fece giusto in tempo a chiudere a chiave la porta, poi caddero a terra dietro la scrivania. Norrie scoppiò a ridere e Joe si fece contagiare dalla sua risata. Tutto avrebbe potuto immaginare ma non che avrebbe fatto sesso nell’ufficio del sindaco con una forestiera in uno scenario post apocalittico. Questa prospettiva andava oltre ogni sua più fervida immaginazione, se solo avesse potuto raccontarlo a Ben. Pensare all’improvvisa perdita del suo migliore amico lo scosse profondamente, sapeva di non aver ancora avuto il tempo di metabolizzare la sua perdita ma a distrarlo da quel pensiero ci pensò Norrie che aveva preso a spogliarlo e lo stava baciando con foga. Si ritrovò a torso nudo sopra di lei, le scostò i capelli dal viso e la sentì incurvarsi sotto di lui, le stava offrendo il suo corpo come aveva sognato accadesse fin dal loro primo incontro.
Due piani sopra in preda ad un attacco di rabbia Hunter scagliò il tablet contro il muro e lo mandò in pezzi. Il suo piano era miseramente fallito e la cosa peggiore era che avrebbe dovuto dirlo a Christine.
 
“Che ne sarà di noi dopo la cupola?” domandò Joe stringendo Norrie a sé sotto alla scrivania del sindaco.
“Ammesso che ci sarà un dopo la cupola…” buttò lì lei con il suo solito spirito non propriamente ottimista.
“Dico sul serio, Norrie” disse lui accigliato.
Lei sciolse l’abbraccio e si puntellò sui gomiti per guardarlo meglio.
“In che senso?” chiese confusa.
Lui sistemò meglio la felpa che stava usando come cuscino e poi allungò le braccia per stringerla nuovamente a sé. Chiuse gli occhi e la baciò con trasporto.
“Non voglio che quello che c’è tra noi finisca con del sesso occasionale sotto la scrivania del defunto sindaco di Chester’s Mill” spiegò sperando di essere stato abbastanza chiaro.
“Neanche io voglio che finisca” lo rassicurò lei baciandolo ancora una volta.
“Tutto questo esiste solo perché l’ha voluto la cupola?” si chiese Joe fissando il pregiato mogano di cui era composta la scrivania, “e se con la cupola sparisse anche quello che c’è tra noi?” ipotizzò preoccupato.
Norrie ridacchiò.
“Joe, è vero, senza la cupola probabilmente non ci saremmo mai incontrati ma io ti amo, con o senza la cupola.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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