Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Zamia    21/11/2019    4 recensioni
Ranma è un perfetto Mr Darcy, scontroso e timido ma coraggioso e capace di grandi gesti d'amore; Akane è un'Elizabeth Bennet vivace e piena di vita ma con una certa propensione a fraintendere ciò che Ranma dice. Siete pronti ad affrontare questo crossover che ci condurrà, attraverso fraintendimenti e personaggi comici, ad uno splendido lieto fine?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 15
 
Una volta andati via gli altri, Akane, come se volesse inasprire il più possibile il proprio risentimento nei confronti di Ranma Saotome, si mise a esaminare tutte le lettere che le aveva scritto Kasumi da quando lei era ospite di Sayuri. Non contenevano nessuna effettiva lamentela, né ci si poteva leggere nessun richiamo agli avvenimenti passati o descrizioni di sofferenze presenti. Ma in tutte, e in quasi ogni rigo di ognuna, si sentiva l'assenza di quell'allegria che aveva sempre caratterizzato il suo stile, e che, derivando dalla serenità di un animo in pace con se stesso, e ben disposto verso tutti, quasi mai era stata offuscata. Akane notò ogni frase che trasmettesse un senso di disagio, con un'attenzione che non c'era stata alla prima lettura.

Provava una certa consolazione solo nel pensare che in meno di quindici giorni sarebbe stata di nuovo con Kasumi, in condizione di contribuire a risollevarle lo spirito con tutto ciò che può fare l'affetto.

Mentre stava riflettendo su questo punto, sentì bussare il campanello. Quando aprì, con enorme stupore, vide Ranma Saotome entrare nella stanza. Con modi precipitosi lui cominciò chiedendole immediatamente notizie sulla sua salute, giustificando la sua visita con il desiderio di sentire che lei stesse meglio. Lei rispose con fredda cortesia. Lui si sedette per qualche istante, e poi si rialzò e si mise a camminare per la stanza. Akane era sorpresa, ma non disse una parola. Dopo un silenzio di qualche minuto lui le si avvicinò con evidente turbamento, e cominciò così:
"Starti vicino mi crea sempre una certa agitazione. Dal primo momento che ti ho visto ho pensato che non fossi per niente carina né nei modi né di aspetto. Così ordinaria e banale. Ero abituato ad avere intorno a me donne eccezionali come Ukjo, graziosa e sempre accondiscendente o Shampoo bellissima e sensuale. Donne che nonostante le loro qualità, mi adoravano come un dio mettendo i miei bisogni al di sopra di ogni altra cosa e non posso negare che ciò mi gratificasse molto. Poi sei arrivata tu, vivace e pungente nel modo di esprimerti, fiera e forte. Il fatto che mi rispondessi a tono e non avessi paura di dire sempre ciò che pensi mi affascinava. Qualche volta ho pensato che fossi così poco femminile da sentirmi in imbarazzo per te eppure, contro la mia stessa volontà, ho cominciato ad amarti. E oggi non riesco più a reprimere i miei sentimenti e devo dirtelo."

Lo stupore di Akane era inesprimibile. Lo fissò, arrossì, dubitò e rimase in silenzio. Fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e seguì immediatamente l'ammissione di tutto ciò che lui provava, e aveva a lungo provato, per lei. I suoi sentimenti per lei apparivano sinceri, esprimeva il desiderio di farla felice, di proteggerla ma c'erano da descrivere emozioni che andavano oltre quelle del cuore, e sull'amore non fu più eloquente di quanto lo fu sull’orgoglio.

“Sono consapevole che la tua famiglia e la tua condizione economica siano molto inferiori alla mia. Siete una famiglia rumorosa, tuo padre non riesce a comportarsi in maniera dignitosa e tua sorella Nabiki è avida e inopportuna. La mia ragionevolezza si oppone ai sentimenti e ho fondati timori che in un futuro matrimonio tu ti rivelerai violenta considerata la tua propensione a fraintendere ciò che dico e a guardare tutto con pregiudizio. Tuttavia, non riesco a contenermi, soffro per questi sentimenti contrapposti ma sono tuttavia disposto a sposarti.”

Nonostante la sua antipatia profondamente radicata, Akane non poté restare insensibile all'onore derivante dall'affetto di un uomo importante, e sebbene le sue intenzioni non vacillassero nemmeno per un istante, in un primo momento fu dispiaciuta per il colpo che lui avrebbe ricevuto; ma poi, quando sentì la seconda parte del discorso, il suo risentimento si risvegliò e tutta la compassione si trasformò in collera. Cercò, tuttavia, di ricomporsi per rispondergli con calma, quando lui avesse finito. Mentre parlava, lei vide con chiarezza che lui, tronfio, non nutriva alcun dubbio su una risposta favorevole. Il suo volto rivelava una totale sicurezza, la solita arroganza che gli aveva visto in viso dal primo momento in cui lo aveva conosciuto. Questo la esasperò ulteriormente, e, una volta che lui ebbe concluso, le guance di lei si imporporarono, disse:
"Non ho mai desiderato la tua stima, ti do anche io del tu adesso, visto che senza alcun riguardo l’hai usato per parlarmi. Non contraccambio i tuoi sentimenti e te lo dico subito in maniera chiara e netta senza neppure preoccuparmi di dover essere educata. D’altra parte, tu con un così evidente proposito di offendermi e di insultarmi, hai scelto di dirmi che ti piaccio contro la tua volontà, contro la tua ragione, e persino contro il tuo carattere. Non basta questo a giustificare la mia scortesia, se sono scortese? Ma c’è altro. Se i miei sentimenti non fossero stati contro di te, se fossero stati indifferenti, o persino se fossero stati favorevoli, pensi che qualsiasi cosa mi avrebbe persuasa ad accettare l'uomo che è stato causa della rovina, forse per sempre, della felicità della mia sorella amatissima? In ogni caso, se mai ti ho provocato pena con il mio rifiuto, sappi che è una pena inferta in modo del tutto inconsapevole, e sono certa che sarà di breve durata.”

Mentre lei pronunciava queste parole, Ranma Saotome cambiò colore; ma l'emozione fu breve, e la ascoltò senza interrompere mentre proseguiva:
"Ho tutte le ragioni al mondo per pensar male di te. Nessun motivo può scusare la parte ingiusta e meschina che hai recitato in questa faccenda. Non negherai di essere stato il principale, se non l'unico, responsabile della separazione di Tofu e Kasumi e di aver esposto uno al biasimo del mondo intero perché impulsivo e volubile, e l'altra alla derisione per le sue speranze deluse?".

Si fermò, e vide con non poca indignazione che lui ascoltava con un'aria che rivelava l'assoluta mancanza di ogni sentimento di rimorso. La guardò persino con un sorriso di ostentata incredulità.
"Puoi negare di averlo fatto?" ripeté lei.
Con una calma fittizia lui rispose, "Non ho nessuna intenzione di negare di aver fatto tutto quello che era in mio potere per separare il mio amico da tua sorella, o che mi rallegro del mio successo. Verso di lui sono stato più benevolo che verso me stesso."
Akane sempre più arrabbiata proseguì:
"Ma non è solo su questo che è basata la mia avversione. Molto prima che ciò avvenisse, la mia opinione su di te era già decisa. Il tuo carattere mi era stato rivelato da ciò che molti mesi fa avevo appreso da Ryoga. Su questo che cosa hai da dire? Con quale immaginario atto di amicizia puoi difenderti in questo caso?”
"Hai un vivo interesse per quell’uomo!" disse Ranma con un tono meno tranquillo, e con un colorito più acceso.
"Chi conosce quali sono state le sue disgrazie, può fare a meno di provare interesse per lui?"
"Le sue disgrazie!" ripeté Ranma in modo sprezzante; "sì, le sue disgrazie sono state davvero grandi."
"E provocate da te", esclamò Akane con forza. "sei stato tu ad averlo ridotto al suo attuale stato di relativa povertà; è colpa tua se non ha potuto diventare un maestro di arti marziali ma ha dovuto vagare per il mondo alla ricerca di lavoretti saltuari. Lo hai privato degli anni migliori della sua vita, di quell’indipendenza economica tanto dovuta quanto meritata. Gli hai tolto ciò che tuo padre aveva destinato a lui. Eppure, ti ostini a parlare delle sue disgrazie con disprezzo e scherno."
"E questa", esclamò Ranma, andando su e giù per la stanza a passi rapidi, "è l'opinione che hai di me? Ti ringrazio per averla descritta in modo così esplicito. Le mie colpe, secondo questi calcoli, sono davvero pesanti! Ma forse", aggiunse, fermandosi e girandosi verso di lei, "queste offese avrebbero potuto essere perdonate, se il tuo orgoglio non fosse stato ferito dalla mia onesta confessione circa gli scrupoli che mi hanno a lungo impedito di sviluppare qualsiasi serio progetto. Queste aspre accuse avrebbero potuto essere represse, se avessi nascosto con maggiore accortezza le mie resistenze, e ti avessi lusingata a credere di essere spronato da un'inclinazione senza riserve, incontaminata; dalla ragione, dalla riflessione, da tutto. Ma la finzione, in qualsiasi forma, mi ripugna. Né mi vergogno dei sentimenti che ti ho riferito. Erano naturali e giusti. Potevi aspettarti che gioissi dell'inferiorità dei tuoi parenti? Che mi sarei congratulato con me stesso pensando alla tua condizione sociale ed economica così nettamente al di sotto della mia? E peggio ancora potevo accettare la tua mancanza di grazia e gentilezza senza nutrire alcun dubbio?"
Akane sentiva salire la collera istante dopo istante; eppure cercò di parlare con la massima compostezza, quando disse:
"Ti stai sbagliando, Ranma, se immagini che il modo in cui ti sei dichiarato mi abbia colpito in altro modo, oltre a quello di risparmiarmi il dispiacere che avrei provato nel rifiutarti, se ti fossi comportato più da gentiluomo."
A questo punto lo vide trasalire, ma senza dire nulla, e lei andò avanti:
"Avresti potuto offrimi la tua mano in qualunque modo, ed io non sarei mai stata tentata di accettarla."
Lo stupore fu di nuovo evidente, e lui la guardò con un'espressione insieme di incredulità e umiliazione. Lei proseguì:
"Fin dall'inizio, potrei quasi dire dal primo istante in cui ti ho conosciuto, il tuo comportamento, dandomi la completa certezza della tua arroganza, della tua presunzione e del tuo egoistico disprezzo per i sentimenti degli altri, era tale da costituire il fondamento di una disapprovazione che, per gli eventi successivi, si è consolidata in una inalterabile avversione; ti conoscevo da meno di un mese, e già sentivo che saresti stato l'ultimo uomo al mondo che mi sarei mai lasciata convincere a sposare."
"Hai detto abbastanza. Comprendo perfettamente i tuoi sentimenti, e ora devo solo vergognarmi dei miei. Perdonami per averti sottratto così tanto tempo."
E con queste parole lasciò in fretta la stanza, ed Akane lo sentì dopo un istante aprire la porta d'ingresso e uscire.

In quel momento il tumulto nel suo animo era enorme. Non sapeva come calmarsi, e una concreta debolezza la costrinse a sedersi e a piangere per mezz’ora. Il suo stupore, riflettendo su ciò che era accaduto, non faceva che aumentare. Ricevere un'offerta di matrimonio da Ranma Saotome! Sapere che era innamorato di lei da così tanti mesi! talmente innamorato da volerla sposare nonostante tutte le obiezioni che gli avevano suggerito di impedire all’amico di sposare la sorella, e che dovevano apparirgli almeno uguali nel suo caso, era quasi incredibile! era gratificante aver suscitato inconsapevolmente un affetto così grande. Ma il suo orgoglio, il suo abominevole orgoglio, la sua vergognosa ammissione di quanto aveva fatto nei confronti di Kasumi, la sua imperdonabile sfacciataggine nel riconoscerlo e l'insensibilità con la quale aveva parlato di Ryoga, senza nemmeno un tentativo di negare la crudeltà con la quale l'aveva trattato, sopravanzarono presto la compassione emersa per un istante pensando all'affetto che aveva provato per lei.

Il mattino successivo Akane si svegliò con gli stessi pensieri e le stesse riflessioni di quando aveva finalmente chiuso gli occhi. Non riusciva a riprendersi dalla sorpresa per quello che era successo; era impossibile pensare ad altro e, totalmente incapace di fare alcunché, decise, subito dopo colazione, di concedersi aria aperta ed esercizio.
 Si stava avviando direttamente verso la sua passeggiata preferita quando, nel rammentarsi che talvolta ci andava anche Ranma Saotome, si fermò, e invece di entrare nel parco, svoltò per il sentiero che si allontanava dalla strada principale. Ma da lì colse di sfuggita la figura di un uomo in una specie di boschetto che costeggiava il parco; si stava muovendo verso di lei e, per paura che fosse Ranma Saotome, lei batté subito in ritirata. Ma la persona che avanzava era ormai abbastanza vicina per vederla, e avvicinandosi in fretta, pronunciò il suo nome.
Lei si era girata sentendosi chiamare, ma riconoscendo che la voce era evidentemente quella di Ranma, si mosse per allontanarsi. Lui, però, correndo la raggiunse, e tirando fuori dei fogli, che lei prese istintivamente, disse con uno sguardo perfettamente composto e duro, "Leggi questa lettera!" E poi tornò tra gli alberi e scomparve subito alla vista.
Senza aspettarsi nulla di piacevole, ma con enorme curiosità, Akane aprì la lettera e, con meraviglia ancora maggiore, si accorse che il foglio esterno ne conteneva altri due, completamenti riempiti da una scrittura molto fitta. Lo stesso foglio esterno era pieno allo stesso modo. Proseguendo la passeggiata lungo il sentiero, cominciò a leggerla.

La lettera conteneva queste parole:
Non avere timore nel ricevere questa lettera, Akane. Non conterrà una ripetizione di quei sentimenti, o un rinnovo di quelle proposte che ieri sera ti sono state così sgradite. Scrivo senza nessuna intenzione di affliggerti o di umiliare me stesso, insistendo su desideri che, per la felicità di entrambi, non saranno mai troppo in fretta dimenticati. Lo sforzo richiesto per scrivere io e per leggere tu, questa lettera, avrebbe potuto essere risparmiato se non fosse la mia reputazione a esigere che essa sia scritta e letta. Devi quindi perdonare la libertà con la quale chiedo la tua attenzione; i tuoi sentimenti, lo so bene, la concederanno a malincuore, ma lo chiedo al tuo senso di giustizia.
Ieri sera mi hai mosso due accuse di natura molto diversa, e assolutamente non della stessa importanza. La prima è stata che, senza alcun riguardo per i sentimenti di entrambi, ho separato il dottor Tofu da tua sorella Kasumi, e l'altra che, in spregio a diversi diritti, senza tener conto dell'onore e del senso di umanità, ho rovinato l'immediata prosperità, e cancellato le prospettive future di Ryoga Hibiki. Avere caparbiamente e senza alcuna giustificazione cacciato via il compagno della mia giovinezza, il ben noto prediletto di mio padre, un giovanotto che non poteva fare affidamento su nulla se non sulla nostra protezione, e che era cresciuto aspettandosi di goderne, sarebbe una cattiveria rispetto alla quale la separazione di due giovani, il cui affetto si era sviluppato in sole due settimane, non può certo essere oggetto di confronto. Ma sento comunque la necessità di chiarire entrambi gli aspetti.
Non ero da molto a Nerima, quando mi sono reso conto, insieme ad altri, che il dottor Tofu preferiva tua sorella maggiore a qualsiasi altra signorina nei dintorni. Ma è stato solo durante la serata della festa a casa sua che ho cominciato a temere che lui provasse un'attrazione seria. Lo avevo spesso visto innamorato prima di allora. A quella festa capii per la prima volta, dalle frasi pronunciate da tuo padre, che le attenzioni di Ono verso Kasumi avevano suscitato l'aspettativa generale di un loro matrimonio. Tuo padre ne parlava come di un evento certo, per il quale restava da decidere solo la data. Da quel momento osservai con attenzione il comportamento del mio amico, e mi resi conto che la parzialità verso Kasumi andava al di là di quanto mi fosse mai capitato di vedere in lui. Osservai anche lei: il suo aspetto e i suoi modi erano aperti, allegri e affascinanti, ma senza nessun sintomo di un riguardo particolare, e dall'esame di quella sera, mi convinsi che, pur accogliendo con piacere le sue attenzioni, non le incoraggiava con sentimenti di pari natura. Se in questo tu non ti sei sbagliata, devo essere stato io a commettere un errore. La maggiore conoscenza che hai di tua sorella rende probabile quest’ultima ipotesi. Se le ho inflitto una sofferenza perché sviato da un errore del genere, il tuo risentimento non è irragionevole. Ma non ho scrupoli nell'asserire che la serenità del contegno e dell'aspetto di Kasumi era tale da convincere anche il più acuto degli osservatori che, per quanto amabile fosse il suo comportamento, il suo cuore non fosse così facile da conquistare. E’ una donna così amabile e gentile con tutti che era difficile distinguere in lei un vero attaccamento a Tofu. Che io avessi il desiderio di crederla indifferente è certo, ma mi azzardo a dire che le mie indagini e le mie decisioni non sono di solito influenzate dalle mie speranze o dai miei timori. Non ho creduto che fosse indifferente perché lo desideravo; l'ho creduto a seguito di un giudizio imparziale, con la stessa sincerità con la quale lo desideravo con la ragione. Le mie obiezioni al matrimonio non erano semplicemente quelle che ieri sera ho confessato di aver messo da parte nel mio caso solo per l’estrema intensità della passione; la mancanza di un'adeguata posizione sociale non poteva essere un ostacolo così grande per il mio amico, così come per me. Ma c'erano altri motivi di incompatibilità; motivi che, sebbene ancora esistenti, ed esistenti con pari intensità in entrambi i casi, mi ero sforzato di dimenticare, poiché non erano immediatamente di fronte a me.
Questi motivi devono essere esposti, anche se brevemente. La totale mancanza di decoro dimostrata da tuo padre e da tua sorella Nabiki nell’occasione di quella festa mi convinsero ad intensificare, rispetto a quanto avevo ritenuto in precedenza, ogni tentativo di preservare il mio amico da quella che giudicavo un'unione molto inopportuna. Lui lasciò Nerima il giorno successivo con l'intenzione di tornare presto. Ora resta da spiegare il ruolo che ho avuto io. L'inquietudine di Ukjo e Shampoo era uguale alla mia; presto scoprimmo di pensarla allo stesso modo e, ugualmente consapevoli che non ci fosse tempo da perdere nell'allontanare Tofu, decidemmo in breve tempo di partire anche noi.
Lì mi assunsi subito il compito di rendere evidente al mio amico la certezza dei danni di una scelta del genere. Li descrissi, e li accentuai, con fervore. Ma per quanto questa opposizione avrebbe potuto far vacillare o ritardare la sua decisione, immagino che non avrebbe definitivamente impedito il matrimonio, se non fosse stata appoggiata dall'assicurazione, che non esitai a fornirgli, dell'indifferenza di tua sorella. Anche lui aveva dubbi sull’affetto di lei perché nelle loro conversazioni non si era mai mostrata particolarmente propensa a mettere in luce cosa pensasse di lui. Quindi convincerlo che lui nutrisse sentimenti più forti di quelli che provava lei non fu difficile.
Su questo non ho altro da dire; nessun'altra giustificazione da offrire. Se ho ferito i sentimenti di tua sorella, l'ho fatto inconsapevolmente; e sebbene i motivi che mi hanno guidato possano naturalmente sembrarti insufficienti, io non mi sento ancora di condannarli. L’ho fatto a fin di bene per un amico che stimo più di ogni altro.
Riguardo all'altra, più pesante, accusa di aver offeso Ryoga, posso confutarla soltanto esponendoti per intero i suoi rapporti con me. Di che cosa mi abbia accusato in particolare lo ignoro, ma sulla verità di ciò che riferirò posso invocare la testimonianza di più di una persona!
Ryoga è il figlio di un uomo molto rispettabile, che per molti anni ha lavorato per mio padre e che a lui era legato da una profonda stima. Mio padre sostenne le spese per la scuola di Ryoga e ne curò l’educazione portandolo sempre con noi nei nostri viaggi. Si premurò anche di insegnarli molte tecniche di arti marziali sperando che in futuro avrebbe accettato di prendere in gestione una delle nostre palestre.
Mio padre morì qualche anno fa e nel suo testamento mi raccomandò di portare a temine quanto aveva predisposto in vita: garantire che Ryoga potesse ereditare una palestra e gestirla. Chiesi allora a Ryoga di allenarsi con me e di accompagnarmi in giro per le palestre per cominciare ad imparare il modo di gestirle anche dal punto di vista finanziario. Ci demmo appuntamento per vederci ogni mattina all’alba, allenarci e poi recarci nei nostri possedimenti. Per molti mesi ogni mattina aspettai che venisse ma dovetti sempre allenarmi da solo. Quando riuscivo ad incontrarlo gli chiedevo perché non si fosse presentato e lui adduceva le scuse più assurde come che si era perso nell’arrivare o che aveva viaggi importanti da fare. Ma io volevo credergli e allora, fiducioso, gli davo appuntamento per il giorno dopo ma di nuovo non si presentava all’appuntamento. La mia pazienza ha un limite e all’ennesima scusa lo affrontai non con le parole ma in un combattimento. Alla fine, Ryoga era distrutto fisicamente e nell’onore. L’avevo sconfitto duramente dimostrandogli la mia superiorità. Ma per amore di mio padre avrei accettato le sue scuse e ripreso ad allenarlo se un giorno non fosse successo un evento che mi fece tagliare i ponti con lui definitivamente.
Mi trovavo di ritorno da alcuni affari che mi avevano tenuto lontano da casa per varie settimane. Al mio rientro mi recai subito in camera di mia sorella Ranko per salutarla quando mi accorsi che era riversa sul pavimento in lacrime. La stanza era piena di peluche che non avevo mai visto prima e lei tra le braccia ne stringeva uno piccolo e nero a forma di maialino. Le chiesi cosa la facesse soffrire e perché aveva comprato tanti giocattoli simili. Lei mi raccontò che nei giorni della mia assenza, Ryoga era stato a trovarla parecchie volte e ogni volta le aveva portato un dono. L’ultimo era quello che stringeva tra le braccia. Lei si era sempre mostrata molto amichevole con lui in virtù della stima che legava i nostri padri e in virtù del fatto che si conoscevano sin da bambini. In quei giorni Ryoga però le aveva confessato che la sua non era solo una amicizia ma che nutriva per lei sentimenti più profondi e l’aveva convinta a partire per una fuga d’amore. L’appuntamento era per la notte precedente al mio arrivo. Ma Ryoga (per fortuna, aggiungo) non si presentò mai. Mia sorella fu devastata da questo abbandono. Non capiva perché lui l’avesse presa in giro e io non capivo perché se l’amava non avesse scelto di fare le cose per bene, ereditando la sua palestra e sposandola onestamente.
Ho pensato dunque che il principale obiettivo di Ryoga non fosse il patrimonio di mia sorella, ma la speranza di vendicarsi di me. Mi avrebbe dimostrato così che, a dispetto di tutti i nostri scontri in cui io avevo sempre la meglio, lui era capace di sottrarmi qualcosa senza che io me ne accorgessi e di farmi del male facendo male alla persona a cui tengo di più in assoluto. Quando qualche mese dopo quest’episodio Ryoga mi ha chiesto di dargli la palestra che gli spettava gliel’ho rifiutata. Non puoi certo biasimarmi per aver declinato questa richiesta, o per averlo respinto ogni volta che l'ha ripetuta. Il suo risentimento fu enorme, e fu senza dubbio altrettanto violento nell'ingiuriarmi con gli altri che nel rimproverarmi direttamente. Non so in che maniera e con quale genere di menzogne abbia attirato le tue attenzioni ma ingenua e pura come sei, so che non avresti potuto smascherare i suoi atteggiamenti ambigui e talvolta incomprensibili.
Ti auguro buona fortuna per il futuro.
Ranma Saotome

Se Akane, quando Ranma Saotome le aveva dato la lettera, non si aspettava che contenesse un rinnovo delle sue proposte, non aveva nemmeno la più pallida idea di quale ne potesse essere il contenuto. Ma quale che fosse, si può ben immaginare con quanta impazienza la esaminò, e quali emozioni contrastanti suscitò. I suoi sentimenti mentre la leggeva non erano facili da definire. Con stupore apprese all'inizio che lui riteneva di essere in grado di giustificarsi, e fu colpita dall’ennesimo atto di arroganza. Lesse con un fervore e con un'impazienza tale che la prima lettura non le permise di comprendere appieno il significato di tutti gli eventi narrati. La sua certezza dell'indifferenza della sorella la considerò subito falsa, e quanto diceva sulle reali, sulle più stringenti obiezioni a quel matrimonio, la fece talmente incollerire da farle provare sentimenti di puro odio. Per quello che aveva fatto non esprimeva nessun rammarico che potesse darle soddisfazione; lo stile non era certo contrito, ma altero. Era tutto orgoglio e insolenza.
Quando arrivò alla parte riguardante Ryoga i suoi sentimenti diventarono ancora più intensamente penosi e più difficili da definire. Stupore, inquietudine, persino orrore, la opprimevano. Aveva voglia di mettere tutto in dubbio, ed esclamò ripetutamente, "Questo dev'essere falso! Questo non può essere! Questa dev'essere la più enorme delle menzogne!"
E una volta finita l'intera lettera, senza però aver compreso quasi nulla dell'ultima pagina, e anche della precedente, la mise frettolosamente da parte, risoluta a non crederci, a non tornarci mai più.

In questo stato d'animo sconvolto, con pensieri che non riusciva a fissare su nulla, continuò a camminare; ma non servì a niente; mezzo minuto dopo la lettera fu di nuovo aperta, e cercando come poteva di ritrovare la padronanza di se stessa, ricominciò il mortificante esame di tutto ciò che riguardava Ryoga e si dominò al punto di analizzare il significato di ogni frase. Il racconto dei suoi rapporti con la famiglia Saotome era esattamente ciò che aveva riportato lui stesso, e la benevolenza del defunto padre di Ranma concordava allo stesso modo con le parole di lui. Anche il fatto che gli fosse stata promessa una palestra era vero. Fin qui ognuna delle due versioni confermava l'altra; ma quando arrivò al periodo successivo, alle sue prolungate assenze agli allenamenti e allo strano comportamento con Ranko non riusciva a trovare una giustificazione. Eppure, si ricordava di come lui le aveva parlato di Ranko, di quanti appuntamenti aveva saltato e di come era passato facilmente dall’attrazione per lei a quella per Akari.
Ogni rigo dimostrava con maggiore chiarezza che la vicenda, per la quale lei aveva creduto impossibile che potesse esistere un qualsiasi espediente capace di descriverla in modo tale da rendere il comportamento di Ranma Saotome meno che infamante, stava prendendo una piega che l'avrebbe reso in tutto e per tutto assolutamente irreprensibile.
La storia sul suo intrigo ai danni di Ranko Saotome la fece sospirare ancor di più. Perché avrebbe dovuto prendersi gioco di una giovane donna rispettabile? Anche Akari era in pericolo?

Quello che ora si ricordava di Ryoga, oltre al suo bell’aspetto e ai modi gentili era la sconvenienza di confidenze sui suoi fatti personali fatte a lei quando erano poco più che estranei, all’inizio della loro conoscenza, e si meravigliò di come allora questo le fosse sfuggito. Si rese conto dell'indelicatezza di esporsi in quel modo e di condannare Ranma, quando ancora nessuno nel vicinato lo conosceva bene. Rammentò che si era vantato di non avere paura di incontrare Ranma Saotome, eppure la settimana successiva aveva evitato la festa da Tofu. Rammentò anche che, fino a quando Ranma e Tofu non furono andati via aveva raccontato la sua storia solo a lei, ma che dopo quella partenza se ne era parlato dappertutto; che allora non aveva avuto nessuna riserva, nessuno scrupolo nel denigrare il carattere di Ranma Saotome, sebbene le avesse assicurato che il rispetto per il padre gli avrebbe sempre impedito di parlar male del figlio.
Come appariva diverso tutto ciò che lo riguardava! Le sue premure per Akari così improvvise e il suo comportamento verso di lei sembravano solo evidenziare un carattere a cui piace sentirsi gratificato nella sua vanità.
A ulteriore discolpa di Ranma non poté non ammettere che Ono Tofu, alle domande di Kasumi, aveva parecchio tempo prima asserito che Ranma avesse fatto tutto il possibile per Ryoga e che tutti i suoi amici non facessero che parlarne bene. Anche se i suoi modi erano orgogliosi e scostanti lei non aveva mai visto, per tutto il corso della loro conoscenza, (una conoscenza che ultimamente li aveva portati a stare molto insieme, e le aveva conferito una certa intimità con il suo modo di comportarsi) nulla che lo rivelasse privo di principi o che segnalasse abitudini immorali.

Si vergognò sempre più di se stessa. Non riusciva a pensare a Ranma o a Ryoga senza rendersi conto di essere stata cieca, parziale, prevenuta, priva di logica.
"Ho agito in modo veramente spregevole!" esclamò. "Io, che ero orgogliosa del mio acume! Io, che mi reputavo così intelligente! Compiaciuta dalla preferenza dell'uno, e offesa dall'indifferenza dell'altro, immediatamente dopo averli conosciuti, ho coltivato preconcetti e ignoranza, e ho messo da parte il buonsenso nei confronti di entrambi."
Da lei a Kasumi, da Kasumi al dottor Tofu, i suoi pensieri seguirono una linea che la condusse subito e rammentare come le spiegazioni di Ranma Saotome su quel punto le fossero apparse insufficienti; e le rilesse. L'effetto del secondo esame fu estremamente diverso. Si dichiarava totalmente ignaro dei sentimenti della sorella, e lei non poté fare a meno di ripensare a quale fosse sempre stato il giudizio di Sayuri in merito. Anche lei era preoccupata del fatto che senza la giusta spinta Kasumi non avrebbe mai potuto far capitolare Tofu.  Né poteva negare la legittimità della descrizione che Ranma dava di Kasumi. Si rendeva conto che i sentimenti della sorella, per quanto ardenti, erano stati manifestati ben poco, e che nel suo aspetto e nei suoi modi c'era una costante benevolenza, a cui spesso non si univa la capacità di mostrare la profondità dei suoi sentimenti.
Quando arrivò alla parte della lettera in cui era menzionata la sua famiglia, con parole di biasimo tanto mortificanti quanto meritate, provò un acuto senso di vergogna. La giustizia dell’accusa l'aveva colpita troppo per negarla, e i fatti a cui lui alludeva in particolare, così come si erano svolti alla festa in casa Tofu e che avevano confermato tutta la sua disapprovazione iniziale, non avrebbero potuto certo colpire meno lui di quanto avessero colpito lei stessa. Si ricordò, infatti, tutta la vergogna che aveva provato durante quella festa.
Dopo aver vagabondato lungo il sentiero per due ore, abbandonandosi a ogni sorta di pensieri, riconsiderando gli eventi, determinando probabilità e cercando di abituarsi, per quanto possibile, a un cambiamento così improvviso e importante, la fatica e la consapevolezza della sua lunga assenza la condussero infine verso casa, dove fece il suo ingresso con il desiderio di apparire allegra come al solito, e risoluta a reprimere quelle riflessioni che l'avrebbero resa incapace di sostenere la conversazione.
Le fu immediatamente detto che Konatsu e Ranma erano venuti in visita durante la sua assenza per prendere congedo.

Alla partenza dei due uomini Kuno si precipitò dalla sorella per consolarla e lei li invitò a pranzo perché era depressa. Se Kodachi avesse saputo della proposta di Ranma non l’avrebbe di certo invitata! E chissà umiliandola in che modo l’avrebbe offesa sapendo che l’uomo avrebbe scelto lei. Ma non era venuta a conoscenza di niente e a tavola Kodachi non fece altro che parlare della partenza dei due. "Vi assicuro che ne risento enormemente", disse "credo che nessuno risenta tanto quanto me dell’allontanamento degli amici! So quanto sono affezionati a me! Erano estremamente dispiaciuti di andarsene! Konatsu si è discretamente tenuto su di morale fino all'ultimo, ma Ranma è sembrato risentirne, credo, più dell'anno scorso.”
Qui Tatewaki Kuno si insinuò con un complimento e un'allusione sulla futura presenza costante di Ranma in quella dimora, e lei si aprì in un benevolo sorriso.
 
Angolo dell’autrice: ed eccoci al momento della dichiarazione. Spero di averla costruita in maniera da essere credibile. Ranma è sprezzante, orgoglioso…mentre ammette i suoi sentimenti li rinnega. Sembra quasi che sia lui a voler fare un piacere ad Akane! Questo era il mio intento, almeno. Akane invece pur essendo colpita dall’amore di lui si rende conto che è troppo un “baka”! come si fa a fare una dichiarazione in questi termini? Ogni occasione è buona per dirle che non è per niente carina!
A parte gli scherzi, spero sia nei canoni anche la descrizione di Ryoga. E’ un personaggio che io non amo particolarmente perché ho sempre pensato, leggendo il manga e vedendo l’anime, che il suo amore per Akane non fosse sincero come quello che prova Ranma. Ryoga ha solo bisogno di conferme e essersi incaponito per Akane mi è sempre sembrato solo un modo per fare dispetto a Ranma (come quando si trasforma in maialino e si butta nel letto di Akane facendo smorfie di ogni genere a Ranma).
In questo crossover non è un personaggio ambiguo come Wickam ma sicuramente è un po' smidollato e questo gli fa fare azioni che agli occhi di un Ranma/Darcy/uomo tutto di un pezzo sono assolutamente inaccettabili.
Spero di non aver fatto torto ai fans di Ryoga con questa mia interpretazione! Un abbraccio a tutti.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Zamia