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Autore: rekichan    01/08/2009    7 recensioni
Il giorno in cui il coccodrillo raggiunse L, Light rise sulla sua tomba.
Era solo per Ryuzaki che un bambino piangeva dentro di lui. Piangeva.
Perché perfino Peter Pan sa che se il coccodrillo raggiunge Uncino, presto arriverà il suo turno.
Due metà non possono sussistere senza l’altra.
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per Kei,

Per Kei,

che mi ha passato tutte le puntate (e il mangaXD) di Death Note.

A princess21ssj,

per il suo prezioso aiuto.

La prima LightL (o LLight, leggetela come volete XD) è per voi.

 

 

Il coccodrillo

[Tic. Tac. Tic. Tac.]

 

Tic.

 

«Sai, Light-kun…»

Light alzò gli occhi dallo schermo del computer, posandoli su Ryuzaki.
Osservò distrattamente la sua strana posizione. Appollaiato sulla sedia, schiena curva, occhi enormi sgranati persi nel vuoto.
Si domandò se ci avrebbe mai fatto l’abitudine nel vederlo così, in quella posa innaturale e nel momento stesso in cui si pose quella domanda, capì che ciò era già avvenuto.

Si era abituato ad avere quella presenza al proprio fianco; a convivere con quella figura sospettosa ed onnipresente in ogni momento della propria vita. Alle sue stranezze, al suo sguardo indagatore.

Era stata solo questione di tempo. Niente di più, niente di meno. Soltanto tempo.

Era questo il fondamento dell’abitudine e del loro legame: una folle corsa contro il tempo alla ricerca di Kira, di un assassino – o giustiziere? – pronto a tutto, di…

...di un fantasma. Perché non avevano indiziati; non avevano nulla. Solo sospetti; probabilità; ipotesi. Niente di concreto. Niente di niente.

Soprattutto, mancava il tempo.

«Cosa, Ryuzaki?»

Light concentrò nuovamente la propria attenzione sul computer, attendendo la risposta.
Ryuzaki prese altro tempo. Quel tempo tanto prezioso che vedevano continuamente fuggire, attimo dopo attimo. Ticchettio dopo ticchettio. O, forse, era il tempo stesso ad inseguirli dando loro l’illusione di essere predatori, invece che prede?

«Una delle mie favole preferite è quella di Peter Pan.»

Si domandò cosa c’entrasse quello, con Kira. Per un attimo, ponderò di lasciar cadere la questione, ma Ryuzaki parlava raramente per fare pura e semplice conversazione. Era probabile che volesse arrivare da qualche parte, con quel ragionamento. Sospirò. Ryuzaki lo fissava, in attesa. Aspettava una domanda che Light non aveva voglia di porgli.

Lanciò un’occhiata all’orologio. Era trascorso un minuto. Un altro interminabile minuto. Decise di acconsentire a quella muta richiesta.

«E questo che c’entra?»

«Assomiglia un po’ alla nostra situazione. – Ryuzaki afferrò la tazzina di caffè. Zuccherò abbondantemente la bevanda, mescolando con calma in modo da far sciogliere lo zucchero. Il cucchiaino tintinnò più volte contro la tazza. Uno. Due. Tre secondi. – Anche noi abbiamo il coccodrillo che ci insegue, proprio come Capitan Uncino.»

«Il tempo, intendi?»

Ryuzaki annuì.

«Non lo senti anche tu il tic-tac dell’orologio che si avvicina?»

Light scosse il capo. No, non lo sentiva. Non voleva sentirsi Capitan Uncino. Lui voleva essere Peter Pan, colui che sfugge dal tempo; che in qualche modo lo controlla. Lui voleva possedere il tempo, non essere posseduto da questo.

Era per questo che aveva calcolato tutto alla perfezione. Tra meno di un mese, avrebbe riacquistato i ricordi. Tra meno di un mese, Kira – quello vero – sarebbe rinato. Per il momento, poteva solo recitare inconsapevolmente il copione scritto da lui medesimo. Assecondare quei secondi e quei minuti che scorrevano incessanti.

«Preferisco non pensarci.»

«Già. – Ryuzaki lo studiò un attimo, come se volesse cercare un significato nascosto nella risposta di Light. – Anche io.»

Bevve il caffè.

 

Tac.

 

Il tempo era trascorso. Meno del previsto. Un secondo. Solo un secondo per raccogliere di nuovo tutti gli avvenimenti dei mesi precedenti. Del suo essere Kira.

Ogni singolo tassello del puzzle era tornato al proprio posto. Combaciavano tutti alla perfezione. Tutti.

Il tempo era stato suo alleato. Anzi, lui aveva dominato il tempo. Aveva giocato con lui come un bambino s’intrattiene coi balocchi. Era tutto dannatamente perfetto.

Il coccodrillo, non lo inseguiva. Non lo poteva inseguire.

Perché Light Yagami volava più in alto di chiunque altro.

Perfino di te, Ryuzaki. Di te e di quel maledetto coccodrillo.

 

Tic. Tac.

 

«Il coccodrillo ci insegue sempre, vero Light-kun?»

«Basta stare attenti a non farsi mangiare.»

Come te, Light?

Il giorno in cui il coccodrillo raggiunse L, Light rise sulla sua tomba.
Era solo per Ryuzaki che un bambino piangeva dentro di lui. Piangeva.

Perché perfino Peter Pan sa che se il coccodrillo raggiunge Uncino, presto arriverà il suo turno.

Due metà non possono sussistere senza l’altra.

 

Tic. Tac. Tic. Tac.

 

Il freddo del proiettile si dipanava nel corpo, raggelando il sangue.

Si lasciò cadere a terra. Mancavano pochi secondi e tutto sarebbe finito. Ancora un attimo. Un secondo. Un battito.

Ancora una volta – l’ennesima – mancava il tempo.

Alla fine, il coccodrillo l’aveva raggiunto.

 

Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. Tic…

Tac.

 

Il tempo scorre per tutti.

Perfino per te, Light.

 

 

 

N/A: Non avrei mai pensato di arrivare a scrivere su un manga di cui avevo interrotto la lettura al numero cinque e che sto cercando di recuperare. Detto questo, sono sconvolta per aver ribaltato totalmente il soggetto di Peter Pan, la mia favola preferita. Qui il “buono” è Capitan Uncino. Potrei perdermi in molte digressioni sull’argomento, ma meglio di no o le note diventano più lunghe della fan fiction stessa. Consiglio solo di leggersi una buona edizione critica del capolavoro di Barrie per rendere il tutto comprensibile.

È ambientata dal periodo in cui Light non ricorda di essere stato Kira, fino alla morte. Un po’ affrettata, forse, ma per ora non riesco a fare di più.
Dovrò impegnarmi.

A presto,

rekichan

   
 
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