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Autore: _Cthylla_    23/11/2019    0 recensioni
Ovvero: come NON comportarsi in caso di contatto alieno, per quanto si possa aver ragione.
||Come si evince dal titolo, il contesto di questa storia è Transformers Armada. Lo inserirò correttamente qualora il giusto contesto diventi disponibile.||
''Lincoln è l' esempio di una tipica cittadina americana costruita a poca distanza da una montagna, ottimo posto per condurre una vita tranquilla e occuparsi di Billy, il cugino tredicenne che vive in casa con me da circa un anno.''
Questo è il pensiero di Rain O'Connell, donna neppure trentenne dal carattere piuttosto duro nonostante la vita agiata.
Cosa succederà quando scoprirà che a poca distanza da Lincoln vivono dei robot giganti alieni che, per trovare i cosiddetti ''Minicon'', hanno esportato la propria guerra sul pianeta Terra? Riuscirà a far sì che lei e Billy non vengano coinvolti o il suo piccolo mondo fatto di candele e sottobicchieri finirà per intrecciarsi con quello dei Transformers?
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Autobot, Decepticon, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers Animated
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Pioggia nel villaggio fantasma (parte 2)









 

“Non posso lasciarle ammazzare il mio Minicon. Questo rovina i piani… maledizione!” pensò Megatron, rassegnato a dover saltare fuori dal suo nascondiglio.

L’unica parte buona di ciò sarebbe stata potersi vendicare di ciò che quella insulsa femmina umana aveva osato fare a un essere che secondo lui le era nettamente superiore sotto tutti gli aspetti, già solo per il fatto di essere il suo partner. Oltre a questo, voleva farle pagare anche quel commento in aggiunta. Il più infimo cybertroniano era molto più evoluto di qualunque umano, più intelligente, più resistente e con un’aspettativa di vita -vita, perché loro erano vivi- che i terrestri si sognavano.

In circostanze diverse sarebbero state solo chiacchiere indegne della sua considerazione, che avrebbe reputato solo frutto dell’ignoranza e dell’arroganza di una creatura inferiore cui era stato dato il dono della parola; tuttavia danneggiando Leader One quella femmina aveva attirato la sua attenzione, e lui gliel’avrebbe fatto rimpiangere.

«M-ma sei sicura di volerlo uccidere?...» balbettò Fred «Cioè…»

Sebbene entrambi i ragazzini non fossero troppo sicuri che fosse necessario finirlo, Rain non aveva dubbi in proposito né intendeva ascoltare quelli di altri. Quegli alieni erano qualcosa che recava danno, bisognava agire di conseguenza.
Erano passati diciassette anni da che suo nonno le aveva fatto a questo riguardo un discorso che non aveva mai dimenticato. Riusciva a rievocarlo in modo talmente chiaro che le sembrava quasi sentire la voce di Dermot Lancaster nell’orecchio, di averlo davanti agli occhi.



Era primavera, e Rain aveva indosso l’abitino color carta da zucchero che ai tempi era il suo preferito.
In ginocchio sulla coperta da picnic sulla quale a breve avrebbe consumato la merenda assieme a suo nonno, stava dando a quest’ultimo la massima attenzione.

«Lascia che ti spieghi questa cosa così come mio padre la spiegò a me».

Nonno era in piedi, e aveva in mano tre mele rosse prese dal cesto che si erano portati dietro. Era curiosa di vedere cosa ne avrebbe fatto.

«Quel che è buono e utile per noi, lo conserviamo» le disse, porgendole una delle tre mele «Indipendentemente da quel che pensano gli altri».

Rain prese il frutto. «Ha senso».

«Certo che lo ha. Quel che ci ostacola, invece, lo allontaniamo» continuò nonno Dermot, lanciando dietro di sé una delle due mele rimaste «Così che fili tutto liscio».

Lei annuì. Anche quello aveva senso.

«E quello che ci reca danno…»

Rain vide l’ultima mela venire lanciata in alto, rossa contro l’azzurro del cielo.
Sebbene fosse fisicamente impossibile, ebbe l’impressione di vedere il proiettile far esplodere il frutto prima di udire il suono del colpo sparato da suo nonno, molto ovattato dal silenziatore.

«Quello che ci reca danno, lo estirpiamo» concluse lui «Anche questo ha senso, per te?»

Rain, per nulla turbata -lei stessa aveva già iniziato ad avere a che fare con le armi da fuoco, per discutibile che potesse essere- lo guardò dritto negli occhi.

«Sì».



“I genitori di oggi invece non sono in grado di educare nemmeno un criceto” pensò la donna “Provare pietà per questo coso sarebbe come avere voglia di fare un funerale a un ventilatore quando si rompe. Insensato”.

Nel petto gravemente danneggiato dell’alieno riusciva a vedere parte di una componente bianca, luminosa: non sapeva di preciso cosa fosse ma lo riteneva comunque un bersaglio perfetto.
Stava per premere il grilletto, determinata a spegnere quella luce nel petto, quando…

«Non ucciderlo!»

«Non c’è bisogno!»

«Siamo venuti a salvarvi!»

Tre voci familiari spinsero lei, Fred e Billy a guardare in alto, notando sulla travi la presenza di persone conosciute.

Rad, Carlos e Alexis erano lì, in piedi, accompagnati dai loro tre Minicon e da una tensione che era visibile sui loro volti.
Avevano cercato i tre ostaggi con Laserbeak, e questi era riuscito a trovarli in tempo da far sì che, grazie al palmare di Alexis cui era connesso, potessero assistesse alla scena che c’era stata poco prima.
Una scena decisamente poco gradita.
A nessuno dei tre, se non nei film, era mai capitato di vedere un essere umano sparare a sangue freddo a qualcun altro, e secondo loro i Minicon non erano altro che povere creature innocenti - nel caso dei Minicon dei Decepticon, vittime di indottrinamento e spaventate - che non meritavano del male.
Potevano arrivare a riconoscere che Rain l’avesse fatto per difendersi, però perché cercare di ucciderlo una volta neutralizzata la minaccia?! Non riuscivano a capirlo, non riuscivano proprio a vedere le cose dal suo punto di vista e, in tutta onestà, erano talmente convinti del proprio che non volevano nemmeno provarci.

«Ragazzi!» esclamò Billy, sollevato dalla loro presenza e nel vederli scendere giù, anche se erano assieme ai loro robot.

«Siamo contenti di vedervi, non avete idea di che momenti abbiamo passato» si lamentò Fred «Ma quei costumi?...»

«Ve lo spieghiamo dopo» disse Carlos «Ehm… cugina di Billy, potresti abbassare la pistola? I nostri Minicon non vogliono ammazzare nessuno».

“Io invece lo farei volentieri” pensò Rain, con un’occhiata ai tre robot. Vedendo che due su tre avevano gli occhi su uno schermo, perfetto da colpire in caso di necessità, ritenne di poter abbassare leggermente la Glock. L’obiettivo principale era uscire dalla catapecchia, al resto avrebbe pensato in seguito. «Andiamo via da qui».

“D’accordo” pensò Megatron “Posso uscire allo scoperto e mettere in pratica il piano nonostante quel che è successo a Leader One”.

«Trasformazione!»

Dopo un rumore sordo appena precedente il suo ritorno alla forma base, le cianfrusaglie sotto cui era stato nascosto fino a quel momento schizzarono in aria con un gran baccano, occupando la sua visuale per qualche momento.
Poi rise, dando una breve -...troppo breve- occhiata alle facce esterrefatte e spaventate di quelli che a breve sarebbero diventati i suoi ostaggi, e mentre questi strillavano creò attorno a loro una barriera violacea.

“Alla fine è andata bene lo stesso” pensò, soddisfatto nonostante gli intoppi.

Ne creò una anche attorno al ferito Leader One, così da poterlo sollevare in aria ed evitare di schiacciarlo senza volere. Auspicava di poter concludere presto quella faccenda, in modo da poterlo far riparare presto e per bene.

«Meglio di quanto mi aspettassi. Non solo ho conquistato i Minicon, ma ho anche gli ostaggi! Che mossa geniale!»

Mancava solo che si desse una passa sulla spalla da solo per quant’era soddisfatto all’idea, peccato che quando gli ostaggi vennero sollevati in aria e finirono in mano sua si accorse di una cosa fondamentale: ne mancavano due all’appello.

«Cosa?! Dove sono andati a finire quei-»

Un colpo d’arma da fuoco identico a quello che aveva sentito in precedenza lo fece voltare di scatto, in tempo per vedere i due fuggiaschi accanto a una porta chiusa e arrugginita che fino a poco tempo prima era stata coperta da lui e dai vecchi oggetti.

«Non si è aperta, Rain!» strillò Billy, rimasto leggermente indietro rispetto a lei «Ci ha visti!»

“Quando diavolo sono riusciti ad arrivare là?! Possibile che l’abbiano fatto in quell’attimo in cui non ho visto nulla?!” pensò il leader dei Decepticon, chinandosi verso di loro per afferrarli.

Dopo un altro sparo alla serratura, capendo di non avere tempo per fare altro se voleva evitare a Billy di essere preso, Rain afferrò il cugino e sfondò la porta lanciandolo contro di essa con tutta la forza che aveva, facendolo finire fuori dall’edificio assieme alla propria borsa.

«CORRI!» riuscì a gridare, appena prima di essere stretta da una presa dalla quale, ne era consapevole, non sarebbe mai riuscita a sfuggire.

La sua unica consolazione in quel momento fu vedere Billy obbedire e basta, per una volta, e correre via con la sua borsa.
Se le cose fossero andate particolarmente male e lei non fosse sopravvissuta a quella giornata assurda, sapeva che se non altro sarebbe stata vendicata.
Suo zio, che Billy avrebbe potuto contattare col cellulare una volta che i robot se ne fossero andati, era di larghe vedute, c’erano in giro delle orme giganti e dei segni di laser che nessuno si curava di nascondere, e soprattutto Billy sapeva dove si trovava il nascondiglio dei bidoni metallici “amici” dei suoi compagni di classe: non dubitava che potessero essere fatti parlare e potessero fornire l’ubicazione del nascondiglio di quelli che sembravano essere i loro avversari, così come non dubitava che il povero Billy, essendo suo parente, non sarebbe stato lasciato senza assistenza. A dirla tutta era probabile che avrebbe vissuto ancor più riccamente.

«Non credere che il ragazzino andrà lontano» disse Megatron, stringendola nella sua mano destra «Dopo mi occuperò anche di lui. Hai avuto l’ardire di colpire chi non avresti dovuto».

Il cuore che batteva molto veloce e molto forte, chissà se più per rabbia o per paura, era l’unico segno a dimostrazione del fatto che Rain non fosse solo particolarmente seccata, che invece era tutto ciò che suggeriva l’espressione del suo viso.

«E voi alieni avete avuto la brillante idea di rapire persone che non c’entravano nulla con le vostre beghe, la conseguenza di questo è colpa vostra» disse la donna «Ve la state anche cavando con poco, per ora».

Pareva che la sfrontatezza e la follia di quell’essere insulso fossero tali da arrivare a minacciarlo pur essendo stretta nella sua mano, ma le sarebbe passata presto. «Anche tu. Per ora».

Intanto Billy, che aveva obbedito ed era corso via fino ad arrivare quasi al capo opposto del paesello fantasma -allontanandosi così dal casino- si stava pentendo di tutti i propri peccati mentre macerava nel senso di colpa.
Nascosto a riprendere fiato dietro uno degli edifici fatiscenti, pensò di star per avere un infarto nel momento in cui vide il capannone venire divelto dal robot gigante da cui Rain l’aveva fatto fuggire; ma si sentì male soprattutto nel vedere, anche da quella distanza, sua cugina stretta saldamente nella mano destra di quel tizio.
Rain avrebbe potuto riuscire a sfondare la porta e scappare se non avesse pensato a far fuggire lui che invece era rimasto un po’ indietro, quel “po’indietro” di troppo di chi non aveva tutta la prontezza di cui invece lei era provvista.

“Se quel giorno non avessi seguito Rad e Carlos nella montagna, se poi fossi stato loro lontano, se non avessi rotto loro le scatole al luna park della scienza… soprattutto quest’ultima cosa… se non l’avessi fatta non ci sarebbe stata l’idea di trasferirsi in Irlanda, quindi non avrei voluto passare con Fred quella che doveva essere l’ultima mattinata insieme, Rain non sarebbe venuta a prendermi e nessuno di noi sarebbe stato catturato perché nessuno di noi sarebbe stato lì. Se Rain verrà schiacciata da quel robot gigante la colpa sarà mia e basta”.

E il robot gigante in questione stava guardando Optimus Prime, Hot Shot e Red Alert con l’espressione di chi pensava di avere la vittoria in tasca.

«Niente male, vero?»

«Megatron! Libera quei ragazzi, loro non c’entrano niente!» esclamò Optimus, arrabbiato e anche in ansia per le sorti degli umani.

Optimus riteneva Megatron malvagio e capace di qualsiasi cosa per ottenere ciò che voleva, però abbassarsi a rapire dei civili umani era troppo perfino per lui. Quanto si doveva essere vigliacchi per farsi scudo con loro? Era ancor più carogna di quanto avesse mai pensato.

«Io pensavo di tenerli come animali domestici» sogghignò il leader dei Decepticon.

“Animali domestici sarete tu e tutti i tuoi antenati, brutta scrofa cornuta frutto del parto anale di un camion che trasportava i liquami di fogna che ti sono finiti nel cervello” pensò Rain.

«Tu sei pazzo!» sbottò Red Alert, che non saltò addosso a Megatron solo perché Optimus lo stava trattenendo per un braccio.

«Buono, Red Alert!»

Continuando a osservare la scena da lontano, e sentendo il robot cattivo ridere di gusto, Billy pensò solo a quanto avrebbe voluto poter fare qualcosa di concreto, cosa che invece non poteva, già solo perché il telefono di Rain non funzionava e non avrebbe ripreso a farlo in tempo in ogni caso. Se almeno avesse avuto un’arma… ah, no, non avrebbe potuto fare nulla lo stesso neppure se avesse avuto il bazooka di Rain: non avrebbe saputo usarlo.
Si ripromise che se fossero usciti vivi da tutto questo avrebbe insistito almeno per farsi insegnare a usare le armi da fuoco, come la sua famiglia in Europa aveva insegnato a lei. In fin dei conti coi fucili ad aria compressa del luna park non era un disastro completo.

Optimus Prime strinse i pugni. «D’accordo» cedette «Se lasci andare tutti gli ostaggi ti consegneremo tutti i Minicon».

“Prevedibile. Di certo pensa anche che li lascerò andare davvero... a volte non capisco se ci sia o ci faccia ma, sia come sia, è tutto di guadagnato per il sottoscritto” pensò Megatron. «Ora sì che ragioniamo. Sono perfettamente d’accordo!»

«Non dargli ascolto, Optimus!» gridò Alexis.

«Se glieli dai diventeranno imbattibili!» esclamò Rad.

«Mi dispiace» disse il comandante degli Autorobot «Ma non permetterò che vi faccia del male».

“Non ci lascerà andare in ogni caso, gobshite” pensò Rain, che impugnava ancora la pistola, cercando di liberare dalla presa di Megatron almeno le braccia.

I ragazzini continuarono a strillare le loro proteste, a urlare a Optimus di non accettare perché farlo sarebbe stato un suicidio e, vedendo Megatron aumentare l’intensità di quel campo di forza viola in cui li aveva rinchiusi fino a renderla dolorosa, Rain pensò che fosse una fortuna che né lei né Billy fossero lì dentro.
Riuscì a liberare il braccio sinistro.

«Hot Shot, Red Alert, consegnate i vostri Minicon a Megatron. È un ordine!»

Sapeva che dare i Minicon ai Decepticon avrebbe complicato le cose ma riteneva di non poter fare altrimenti. Voleva tirare fuori da quella faccenda tutti gli umani coinvolti e, a tal proposito, riteneva piuttosto allarmante che i Decepticon avessero deciso di mettere in mezzo persone a caso. Fino a quel momento aveva avuto l’impressione che cercassero semplicemente di recuperare i Minicon senza cercare ostilità con gli indigeni. C’era da sperare che dopo quella giornata tornassero a seguire quella linea.

«Sissignore» si limitò a obbedire Red Alert, per quanto fosse poco felice.

«Che fregatura!» sbottò Hot Shot, obbedendo a sua volta.

Una volta che i Minicon vennero consegnati, Optimus tornò a rivolgersi a Megatron. «Noi siamo stati ai patti, ora libera quei ragazzi!»

«Oh no» sorrise sottilmente l’altro «Non ci penso nemmeno».

«Cosa?!»

«Li baratterò in futuro, qualora fosse necessario».

“Appunto” pensò Rain.

Riuscì a liberare il braccio destro e puntò la Glock verso l’occhio di quella che per lei era una “brutta lattina cornuta”. Dopo l’interno della bocca, gli occhi costituivano certamente una delle parti più delicate della sua faccia.
Sapeva che purtroppo non gli avrebbe fatto troppo male, al massimo gli avrebbe dato noia, ma si augurò che le altre lattine fossero in grado di riconoscere un diversivo quando ne vedevano uno.

«ANIMALE È QUELLA VACCA DI TUA SORELLA!» urlò, sparando due colpi di fila dritti sul sensore ottico destro del transformer.

«Che diav-» cercò di dire Megatron sollevando la mano sinistra con l’intento di proteggersi, in un riflesso del tutto automatico.

Salvo rendersi conto un istante dopo che così facendo aveva lanciato via tutti gli ostaggi che c’erano sopra -ed ecco che la figuraccia da imbelle di turno era stata fatta.

«NO!...»

«Presi!» esclamò Optimus, recuperandoli al volo dopo uno scatto degno di un atleta «State bene?!»

«Sì, ma-» avviò a dire Alexis, salvo interrompersi per colpa del rumore di altri quattro spari.

«Ti sparassero in culo un missile nucleare diretto in un buco nero, grandissimo cornuto schifato anche dalla propria madre! AG FUCK -THÙ!» strillò Rain, sparando a raffica «SHTATE!»

Fu costretta a zittirsi quando Megatron aumentò la stretta, decisissimo a stritolarla una volta per tutte. Avrebbe voluto fargliela pagare in modo più lento e doloroso ma in quel momento non aveva proprio voglia di tollerare oltre la sua esistenza tra i vivi.
Tanto più visto che, in effetti, non sapeva che fine avesse fatto la propria madre.

«SEI MORTA, MALEDETTA PAZZA!» sbraitò.

E l’avrebbe uccisa davvero, se Hot Shot non avesse sfruttato la confusione generale per attaccarlo e colpire con un calcio il braccio destro.
L’impatto gli fece perdere la presa su Rain, che venne scagliata in aria e recuperata al volo dal giovane Autorobot, che poi tirò a Megatron un diretto in piena faccia.
Il colpo -con una certa soddisfazione da parte sia di Hot Shot che di Rain- fu tale non solo da farlo cadere, ma anche da farlo volare lontano di qualche metro.

«Gli umani sono tutti salvi!» esclamò l’Autorobot, correndo lontano da Megatron «Tu? Tutto a posto?»

«Sì» rispose Rain, decisamente indolenzita.

Probabilmente il giorno dopo avrebbe avuto dei lividi sulla maggior parte del corpo ma sapeva bene che, se davvero era salva, se l’era cavata con poco ed era già tanto che non avesse nulla di rotto. Perdere il controllo della lingua in quella posizione svantaggiata non era stata una grande idea.

Demolisher e Starscream corsero subito al capezzale del loro capo.

«Megatron, mio signore, sei ferito?!» si preoccupò Demolisher.

«Neanche un graffio!» ribatté Megatron, rialzandosi.

Non gli servì molto tempo per capire che erano in svantaggio. Gli Autorobot si erano ripresi i Minicon e si erano immediatamente combinati con loro, e in tutto questo Leader One era ferito, Demolisher non aveva un Minicon, Starscream non si era portato dietro il proprio e Cyclonus, che era a terra da prima che lui uscisse dal proprio nascondiglio, si stava riprendendo solo ora che non serviva più. Non aveva ottenuto nulla di quel che voleva, non era neppure riuscito a uccidere l’umana pazza.
Una disfatta completa.

«Cyclonus! Non avrei mai dovuto fidarmi del tuo piano scellerato!»

«Perdonami, Megatron…»

«Affronteremo il discorso alla base» concluse questi, teletrasportandosi via insieme a tutti i propri uomini.

Per Cyclonus e i Decepticon si prospettava un brutto quarto d’ora, come sempre dopo una sconfitta, ma per umani e Autorobot quel brutto momento era finito.

«State tutti bene? Tu, Fred?» chiese Rad al ragazzino.

«Sì. Grazie per essere venuti a salvarci, non avrei mai pensato… insomma, io e Billy non vi abbiamo sempre trattati bene» disse Fred, con un po’di imbarazzo.

«Non preoccuparti, amigo, è tutto a posto» lo tranquillizzò Carlos «Non saresti dovuto finire in mezzo a tutto questo. Né tu, né Billy, né-»

«Dov’è andata a finire Rain O’Connell?! Non c’è!» si stupì Alexis, guardandosi attorno.

«Io l’avevo salvata e messa a terra! Era qui, giuro!» esclamò Hot Shot.

«Con la stretta che ha preso da Megatron non può essere troppo lontana» disse Red Alert «Già è tanto che cammini».

«E anche Billy» aggiunse Fred «Anche lui dovrebbe essere nei paraggi, Rain è riuscita a farlo uscire prima che Megatron la catturasse».

«Cerchiamoli. Non possono essere lasciati in giro da soli, non dopo oggi» disse Optimus «Credo che per loro non sia molto sicuro anche solo tornare a casa propria. Sarebbe meglio se stessero nella base per un po’».

«Perché?» domandò ingenuamente Carlos «Noi stiamo sempre in giro con voi e i Decepticon sembrano anche sapere più o meno dove abitiamo, però siamo sempre tornati a casa».

«Noi non abbiamo mai tentato, quasi con successo, di uccidere il Minicon di Megatron per poi insultarlo e sparargli in faccia» ribatté Rad.

«Ecco chi c’era nell’altro campo di forza» mormorò Optimus «Il Minicon ferito. Questo è un altro motivo per cui lei e chiunque viva con lei non possono essere lasciati scoperti».

«No, Optimus, non vale neanche la pena provarci» disse Alexis «Billy magari non è male ma per lei tutti i transformers sono solo invasori, senza distinzione! Non vi conosce, non vi considera nemmeno degli esseri viventi e sono convinta che se potesse farebbe tutto il male possibile anche a voi che l’avete salvata».

«Hai detto bene, Alexis: non ci conosce» affermò Optimus « Quando ci avrà conosciuti meglio e si convincerà del fatto che noi transformers non siamo tutti malvagi, le cose cambieranno. Una possibilità non si nega a nessuno, per cui cerchiamoli».

Si divisero, intenzionati a trovarli prima possibile e convinti che però non sarebbe stato troppo difficile, perché quel che restava del villaggio fantasma era un’area ristretta da esplorare.

«Non andremo a stare in una base aliena. Non esiste» sibilò Rain, nascosta assieme a Billy in una vecchia cantina interrata che fino a prima della battaglia aveva avuto accanto una casa.

«Quello cattivo ti ha quasi ammazzata!» bisbigliò Billy «Potrebbe riprovarci, Rain!»

«Eventualmente farò in modo di avere in mano il bazooka» replicò lei «Tu, in vacanza in Sicilia per qualche tempo, non dovrai preoccuparti di questi alieni. Se poi il bazooka non dovesse bastare, sono sicura che mio zio provvederà a te. Tu sei un mio parente e lui in certe cose è magnanimo, ancor di più da quando con sua figlia non è in buoni rapporti. Ha una villa immensa e non gli importa dei sottobicchieri».

«Chi se ne frega della villa e dei sottobicchieri! Non ti lascio da sola!»

«Fosse per me andremmo entrambi in Irlanda ma, come hanno trovato i la cittadina dove abitano i tuoi compagni di classe, potrebbero trovare me in qualunque posto» disse Rain «Non sappiamo quali tecnologie abbiano a disposizione questi cosi. Io sono la tua tutrice legale, devo tenerti al sicuro».

«Non pensi a come starei pensando ogni ora di ogni giorno che potresti essere stata presa o direttamente uccisa da quei tizi di prima?! Rain, tu mi hai preso con te perché sapevi che per me non c’era nessuno, e io non voglio allontanarmi dalla sola persona a cui importa di me al punto di farsi catturare al posto mio» disse Billy, un po’troppo ad alta voce «Lo so che anche questi sono alieni ma non vogliono farci del male. Avevano accettato di dare via quei robottini per salvarci e ci lascerebbero stare nella loro base anche se sanno che li detesti a prescindere, li hai sentit-»

L’ingresso della cantina venne aperto con violenza.

«TROVATI!» gridò Carlos «Dai, uscite, non c’è niente da temere! Gli Autorobot sono a posto!»

“Tanto ormai…” pensò Rain, uscendo dalla cantina insieme a Billy.

I tre robot cosiddetti “buoni” li raggiunsero rapidamente e Rain, tra le altre cose, in quel momento notò che i colori di quello chiamato “Optimus” le risultavano familiari. Non avrebbe saputo dire con certezza in quale occasione li aveva visti, però era sicura che fosse successo.

«State bene?» chiese loro Optimus.

Billy, un po’intimidito nonostante sapesse che non era un cattivo, annuì.

«Sapete, sentire un “Grazie” in tutto questo sarebbe una cosa carina» disse Alexis.

«Giusto» annuì Rain, e guardò Optimus «Grazie per aver permesso che le vostre beghe aliene arrivassero qui a far danno a cose e persone, cosa che se non fosse successa ci avrebbe evitato di essere rapiti e il conseguente salvataggio. Qui sulla Terra avevamo tanto bisogno di altro disordine, i nostri problemi erano troppo pochi».

Non era la risposta che si aspettavano, nonostante Alexis li avesse preparati, e per qualche istante nessuno aprì bocca.

«Questo è uno dei motivi per cui potresti essere nei guai. Come Rad ha giustamente osservato, hai insultato Megatron, hai quasi ucciso il suo Minicon e gli hai sparato in faccia. Posso assicurarti che purtroppo porta rancore per molto meno, ragion per cui ritengo opportuno che vi trasferiate nella mia base per un po’» disse Optimus «I Decepticon hanno armi tali da poter schiacciare e conquistare qualunque cosa nell’Universo, se non ci sono ancora riusciti è solo grazie alla mia squadra. Non è qualcosa che tu possa gestire, soprattutto se tieni alla salute di chi vive con te. Ho capito che l’idea di un trasferimento non ti fa piacere e ho capito che non hai una grande opinione di noi ma spero che tu possa cambiare idea, quando ci avrai conosciuti meglio. A tal proposito, io sono Optimus Prime. Sono il comandante degli Autorobot» si presentò «Lui è Hot Shot» lo indicò «E lui è Red Alert».

«Io sono Billy! Ehm… è un piacere conoscervi. Nonostante tutto. Grazie per l’ospitalità!... perché accettiamo, vero?» aggiunse in un bisbiglio, rivolto a Rain.

La donna sospirò e annuì, rassegnata al fatto che per il momento forse era meglio accettare. «Io sono Rain. Avrei fatto volentieri a meno di fare la conoscenza di voi alieni ma, a quanto pare, era destino che andasse così».

«Puoi smettere di essere antipatica almeno per tre secondi?!» sbuffò Alexis.

«Sii meno petulante e dammi dei “lei”. Sei piccola, fastidiosa e ci conosciamo a malapena, non hai il permesso di darmi del “tu”».

«Ma tu sei proprio sicuro che sia una buona idea?» sussurrò Hot Shot a Optimus.

«Il tempo mi darà ragione. Vedrai» disse Prime, cercando di sembrare molto più fiducioso di quanto (non) cominciasse a sentirsi.

«Fastidiosa a chi?!» si arrabbiò Alexis «Ma come ti perm-ehi! Sto parlando con te!»

«Come ci regoliamo per il nostro temporaneo trasloco?» domandò Rain a Optimus, ignorandola.

Non le piaceva quella situazione ma si sforzò di pensare che forse poteva trarne qualcosa di buono. Conoscere meglio alieni invasori e alieni invasori ancora più odiosi le avrebbe permesso di verificare se le parole sulla loro potenza erano vere o meno e le avrebbe dato modo di capire se colpirli col bazooka sarebbe bastato.

«Passeremo a casa vostra così che tu e Billy possiate prendere il necessario».

«E anche il pappagallo, se no da solo in casa muore» aggiunse Billy «Un pappagallo è un animale domestico» disse poi, a beneficio degli alieni presenti.

«Oddio il pappagallo no» si disperò Fred, mettendosi le mani tra i capelli «Quel coso tremendo ce l’ha con me!»

«Nessun animale domestico verrà abbandonato, portate pure anche lui» concesse Optimus «E ora direi che sia il momento di rientrare alla base. Trasformazione!» esclamò, mostrando la sua forma veicolare.

Billy guardò Rain.

“Non mandarlo a quel paese di nuovo, non mandarlo a quel paese di nuovo anche se è il camion lento, ti prego” pensò.

«Sì… noi due ci siamo già incontrati» disse Optimus a Rain, accorgendosi di come lo stava guardando «Non so se ricordi».

«Il camion lento che intralciava il traffico. Indimenticabile».

Si preannunciava una convivenza un po’complicata.
Appena un pochino.





Glossario:

ag fuck-thù= vaffanculo
shtate= merda

Perché Rain è gentilissima xD

   
 
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