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Pioggia nel
villaggio fantasma
(parte 2)
“Non
posso lasciarle ammazzare il
mio Minicon. Questo rovina i piani… maledizione!”
pensò Megatron, rassegnato a
dover saltare fuori dal suo nascondiglio.
L’unica
parte buona di ciò sarebbe stata
potersi vendicare di ciò che quella insulsa femmina umana
aveva osato fare a un
essere che secondo lui le era nettamente superiore sotto tutti gli
aspetti, già
solo per il fatto di essere il suo partner. Oltre a questo, voleva
farle pagare
anche quel commento in aggiunta. Il più infimo cybertroniano
era molto più
evoluto di qualunque umano, più intelligente, più
resistente e con
un’aspettativa di vita -vita,
perché loro erano vivi- che i
terrestri si sognavano.
In
circostanze diverse sarebbero state solo
chiacchiere indegne della sua considerazione, che avrebbe reputato solo
frutto
dell’ignoranza e dell’arroganza di una creatura
inferiore cui era stato dato il
dono della parola; tuttavia danneggiando Leader One quella femmina
aveva
attirato la sua attenzione, e lui gliel’avrebbe fatto
rimpiangere.
«M-ma
sei sicura di volerlo uccidere?...»
balbettò Fred
«Cioè…»
Sebbene
entrambi i ragazzini non fossero
troppo sicuri che fosse necessario finirlo, Rain non aveva dubbi in
proposito
né intendeva ascoltare quelli di altri. Quegli alieni erano
qualcosa che recava
danno, bisognava agire di conseguenza.
Erano
passati diciassette anni da che suo
nonno le aveva fatto a questo riguardo un discorso che non aveva mai
dimenticato. Riusciva a rievocarlo in modo talmente chiaro che le
sembrava
quasi sentire la voce di Dermot Lancaster nell’orecchio, di
averlo davanti agli
occhi.
Era
primavera, e Rain aveva indosso
l’abitino color carta da zucchero che ai tempi era il suo
preferito.
In ginocchio sulla coperta da picnic sulla quale a breve avrebbe
consumato la
merenda assieme a suo nonno, stava dando a quest’ultimo la
massima attenzione.
«Lascia che ti spieghi questa cosa così come mio
padre la spiegò a me».
Nonno era in piedi, e aveva in mano tre mele rosse prese dal cesto che
si erano
portati dietro. Era curiosa di vedere cosa ne avrebbe fatto.
«Quel che è buono e utile per noi, lo
conserviamo» le disse, porgendole una
delle tre mele «Indipendentemente da quel che pensano gli
altri».
Rain prese il frutto. «Ha senso».
«Certo che lo ha. Quel che ci ostacola, invece, lo
allontaniamo» continuò nonno
Dermot, lanciando dietro di sé una delle due mele rimaste
«Così che fili tutto
liscio».
Lei annuì. Anche quello aveva senso.
«E quello che ci reca danno…»
Rain vide l’ultima mela venire lanciata in alto, rossa contro
l’azzurro del
cielo.
Sebbene fosse fisicamente impossibile, ebbe l’impressione di
vedere il
proiettile far esplodere il frutto prima di udire il suono del colpo
sparato da
suo nonno, molto ovattato dal silenziatore.
«Quello che ci reca danno, lo estirpiamo» concluse
lui «Anche questo ha senso,
per te?»
Rain, per nulla turbata -lei stessa aveva già iniziato ad
avere a che fare con
le armi da fuoco, per discutibile che potesse essere- lo
guardò dritto negli
occhi.
«Sì».
“I
genitori di oggi invece non sono in grado
di educare nemmeno un criceto” pensò la donna
“Provare pietà per questo coso
sarebbe come avere voglia di fare un funerale a un ventilatore quando
si rompe.
Insensato”.
Nel
petto gravemente danneggiato dell’alieno
riusciva a vedere parte di una componente bianca, luminosa: non sapeva
di
preciso cosa fosse ma lo riteneva comunque un bersaglio perfetto.
Stava
per premere il grilletto, determinata a
spegnere quella luce nel petto, quando…
«Non
ucciderlo!»
«Non
c’è bisogno!»
«Siamo
venuti a salvarvi!»
Tre
voci familiari spinsero lei, Fred e Billy
a guardare in alto, notando sulla travi la presenza di persone
conosciute.
Rad,
Carlos e Alexis erano lì, in piedi,
accompagnati dai loro tre Minicon e da una tensione che era visibile
sui loro volti.
Avevano
cercato i tre ostaggi con Laserbeak, e
questi era riuscito a trovarli in tempo da far sì che,
grazie al palmare di
Alexis cui era connesso, potessero assistesse alla scena che
c’era stata poco
prima.
Una
scena decisamente poco gradita.
A
nessuno dei tre, se non nei film, era mai
capitato di vedere un essere umano sparare a sangue freddo a qualcun
altro, e
secondo loro i Minicon non erano altro che povere creature innocenti -
nel caso
dei Minicon dei Decepticon, vittime di indottrinamento e spaventate -
che non
meritavano del male.
Potevano
arrivare a riconoscere che Rain
l’avesse fatto per difendersi, però
perché cercare di ucciderlo una volta
neutralizzata la minaccia?! Non riuscivano a capirlo, non riuscivano
proprio a
vedere le cose dal suo punto di vista e, in tutta onestà,
erano talmente
convinti del proprio che non volevano nemmeno provarci.
«Ragazzi!»
esclamò Billy, sollevato dalla loro
presenza e nel vederli scendere giù, anche se erano assieme
ai loro robot.
«Siamo
contenti di vedervi, non avete idea di
che momenti abbiamo passato» si lamentò Fred
«Ma quei costumi?...»
«Ve
lo spieghiamo dopo» disse Carlos «Ehm…
cugina di Billy, potresti abbassare la pistola? I nostri Minicon non
vogliono
ammazzare nessuno».
“Io
invece lo farei volentieri” pensò Rain,
con un’occhiata ai tre robot. Vedendo che due su tre avevano
gli occhi su uno
schermo, perfetto da colpire in caso di necessità, ritenne
di poter abbassare
leggermente la Glock. L’obiettivo principale era uscire dalla
catapecchia, al resto
avrebbe pensato in seguito. «Andiamo via da qui».
“D’accordo”
pensò Megatron “Posso uscire allo
scoperto e mettere in pratica il piano nonostante quel che è
successo a Leader
One”.
«Trasformazione!»
Dopo
un rumore sordo appena precedente il suo
ritorno alla forma base, le cianfrusaglie sotto cui era stato nascosto
fino a
quel momento schizzarono in aria con un gran baccano, occupando la sua
visuale
per qualche momento.
Poi
rise, dando una breve -...troppo breve-
occhiata alle facce esterrefatte e spaventate di quelli che a breve
sarebbero
diventati i suoi ostaggi, e mentre questi strillavano creò
attorno a loro una
barriera violacea.
“Alla
fine è andata bene lo stesso” pensò,
soddisfatto nonostante gli intoppi.
Ne
creò una anche attorno al ferito Leader
One, così da poterlo sollevare in aria ed evitare di
schiacciarlo senza volere.
Auspicava di poter concludere presto quella faccenda, in modo da
poterlo far
riparare presto e per bene.
«Meglio
di quanto mi aspettassi. Non solo ho
conquistato i Minicon, ma ho anche gli ostaggi! Che mossa
geniale!»
Mancava
solo che si desse una passa sulla
spalla da solo per quant’era soddisfatto all’idea,
peccato che quando gli
ostaggi vennero sollevati in aria e finirono in mano sua si accorse di
una cosa
fondamentale: ne mancavano due all’appello.
«Cosa?!
Dove sono andati a finire quei-»
Un
colpo d’arma da fuoco identico a quello che
aveva sentito in precedenza lo fece voltare di scatto, in tempo per
vedere i
due fuggiaschi accanto a una porta chiusa e arrugginita che fino a poco
tempo
prima era stata coperta da lui e dai vecchi oggetti.
«Non
si è aperta, Rain!» strillò Billy,
rimasto leggermente indietro rispetto a lei «Ci ha
visti!»
“Quando
diavolo sono riusciti ad arrivare là?!
Possibile che l’abbiano fatto in quell’attimo in
cui non ho visto nulla?!”
pensò il leader dei Decepticon, chinandosi verso di loro per
afferrarli.
Dopo
un altro sparo alla serratura, capendo di
non avere tempo per fare altro se voleva evitare a Billy di essere
preso, Rain
afferrò il cugino e sfondò la porta lanciandolo
contro di essa con tutta la
forza che aveva, facendolo finire fuori dall’edificio assieme
alla propria
borsa.
«CORRI!»
riuscì a gridare, appena prima
di essere stretta da una presa dalla quale, ne era consapevole, non
sarebbe mai
riuscita a sfuggire.
La
sua unica consolazione in quel momento fu
vedere Billy obbedire e basta, per una volta, e correre via con la sua
borsa.
Se
le cose fossero andate particolarmente male
e lei non fosse sopravvissuta a quella giornata assurda, sapeva che se
non
altro sarebbe stata vendicata.
Suo
zio, che Billy avrebbe potuto contattare
col cellulare una volta che i robot se ne fossero andati, era di larghe
vedute,
c’erano in giro delle orme giganti e dei segni di laser che
nessuno si curava
di nascondere, e soprattutto Billy sapeva dove si trovava il
nascondiglio dei
bidoni metallici “amici” dei suoi compagni di
classe: non dubitava che
potessero essere fatti parlare e potessero fornire
l’ubicazione del nascondiglio
di quelli che sembravano essere i loro avversari, così come
non dubitava che il
povero Billy, essendo suo parente, non sarebbe stato lasciato senza
assistenza.
A dirla tutta era probabile che avrebbe vissuto ancor più
riccamente.
«Non
credere che il ragazzino andrà lontano»
disse Megatron, stringendola nella sua mano destra «Dopo mi
occuperò anche di
lui. Hai avuto l’ardire di colpire chi non avresti
dovuto».
Il
cuore che batteva molto veloce e molto
forte, chissà se più per rabbia o per paura, era
l’unico segno a dimostrazione
del fatto che Rain non fosse solo particolarmente seccata, che invece
era tutto
ciò che suggeriva l’espressione del suo viso.
«E
voi alieni avete avuto la brillante idea di
rapire persone che non c’entravano nulla con le vostre beghe,
la conseguenza di
questo è colpa vostra» disse la donna
«Ve la state anche cavando con poco, per
ora».
Pareva
che la sfrontatezza e la follia di
quell’essere insulso fossero tali da arrivare a minacciarlo
pur essendo stretta
nella sua mano, ma le sarebbe passata presto. «Anche tu. Per
ora».
Intanto
Billy, che aveva obbedito ed era corso
via fino ad arrivare quasi al capo opposto del paesello fantasma
-allontanandosi così dal casino- si stava pentendo di tutti
i propri peccati
mentre macerava nel senso di colpa.
Nascosto
a riprendere fiato dietro uno degli
edifici fatiscenti, pensò di star per avere un infarto nel
momento in cui vide
il capannone venire divelto dal robot gigante da cui Rain
l’aveva fatto
fuggire; ma si sentì male soprattutto nel vedere, anche da
quella distanza, sua
cugina stretta saldamente nella mano destra di quel tizio.
Rain
avrebbe potuto riuscire a sfondare
la porta e scappare se non avesse pensato a far fuggire lui che invece
era
rimasto un po’ indietro, quel
“po’indietro” di troppo di chi non aveva
tutta la
prontezza di cui invece lei era provvista.
“Se
quel giorno non avessi seguito Rad e
Carlos nella montagna, se poi fossi stato loro lontano, se non avessi
rotto
loro le scatole al luna park della scienza… soprattutto
quest’ultima cosa… se
non l’avessi fatta non ci sarebbe stata l’idea di
trasferirsi in Irlanda,
quindi non avrei voluto passare con Fred quella che doveva essere
l’ultima
mattinata insieme, Rain non sarebbe venuta a prendermi e nessuno di noi
sarebbe
stato catturato perché nessuno di noi sarebbe stato
lì. Se Rain verrà
schiacciata da quel robot gigante la colpa sarà mia e
basta”.
E
il robot gigante in questione stava
guardando Optimus Prime, Hot Shot e Red Alert con
l’espressione di chi pensava
di avere la vittoria in tasca.
«Niente
male, vero?»
«Megatron!
Libera quei ragazzi, loro non
c’entrano niente!» esclamò Optimus,
arrabbiato e anche in ansia per le sorti
degli umani.
Optimus
riteneva Megatron malvagio e capace di
qualsiasi cosa per ottenere ciò che voleva, però
abbassarsi a rapire dei civili
umani era troppo perfino per lui. Quanto si doveva essere vigliacchi
per farsi
scudo con loro? Era ancor più carogna di quanto avesse mai
pensato.
«Io
pensavo di tenerli come animali domestici»
sogghignò il leader dei Decepticon.
“Animali
domestici sarete tu e tutti i tuoi
antenati, brutta scrofa cornuta frutto del parto anale di un camion che
trasportava i liquami di fogna che ti sono finiti nel
cervello” pensò Rain.
«Tu
sei pazzo!» sbottò Red Alert, che non
saltò
addosso a Megatron solo perché Optimus lo stava trattenendo
per un braccio.
«Buono,
Red Alert!»
Continuando
a osservare la scena da lontano, e
sentendo il robot cattivo ridere di gusto, Billy pensò solo
a quanto avrebbe
voluto poter fare qualcosa di concreto, cosa che invece non poteva,
già solo
perché il telefono di Rain non funzionava e non avrebbe
ripreso a farlo in
tempo in ogni caso. Se almeno avesse avuto
un’arma… ah, no, non avrebbe potuto
fare nulla lo stesso neppure se avesse avuto il bazooka di Rain: non
avrebbe
saputo usarlo.
Si
ripromise che se fossero usciti vivi da
tutto questo avrebbe insistito almeno per farsi insegnare a usare le
armi da
fuoco, come la sua famiglia in Europa aveva insegnato a lei. In fin dei
conti
coi fucili ad aria compressa del luna park non era un disastro completo.
Optimus
Prime strinse i pugni. «D’accordo»
cedette «Se lasci andare tutti gli ostaggi ti consegneremo
tutti i Minicon».
“Prevedibile.
Di certo pensa anche che li
lascerò andare davvero... a volte non capisco se ci sia o ci
faccia ma, sia
come sia, è tutto di guadagnato per il
sottoscritto” pensò Megatron. «Ora
sì
che ragioniamo. Sono perfettamente d’accordo!»
«Non
dargli ascolto, Optimus!» gridò Alexis.
«Se
glieli dai diventeranno imbattibili!»
esclamò Rad.
«Mi
dispiace» disse il comandante degli
Autorobot «Ma non permetterò che vi faccia del
male».
“Non
ci lascerà andare in ogni caso, gobshite”
pensò Rain, che impugnava ancora la pistola, cercando di
liberare dalla presa
di Megatron almeno le braccia.
I
ragazzini continuarono a strillare le loro
proteste, a urlare a Optimus di non accettare perché farlo
sarebbe stato un
suicidio e, vedendo Megatron aumentare l’intensità
di quel campo di forza viola
in cui li aveva rinchiusi fino a renderla dolorosa, Rain
pensò che fosse una
fortuna che né lei né Billy fossero lì
dentro.
Riuscì
a liberare il braccio sinistro.
«Hot
Shot, Red Alert, consegnate i vostri
Minicon a Megatron. È un ordine!»
Sapeva
che dare i Minicon ai Decepticon
avrebbe complicato le cose ma riteneva di non poter fare altrimenti.
Voleva
tirare fuori da quella faccenda tutti gli umani coinvolti e, a tal
proposito,
riteneva piuttosto allarmante che i Decepticon avessero deciso di
mettere in
mezzo persone a caso. Fino a quel momento aveva avuto
l’impressione che
cercassero semplicemente di recuperare i Minicon senza cercare
ostilità con gli
indigeni. C’era da sperare che dopo quella giornata
tornassero a seguire quella
linea.
«Sissignore»
si limitò a obbedire Red Alert,
per quanto fosse poco felice.
«Che
fregatura!» sbottò Hot Shot, obbedendo a
sua volta.
Una
volta che i Minicon vennero consegnati,
Optimus tornò a rivolgersi a Megatron. «Noi siamo
stati ai patti, ora libera
quei ragazzi!»
«Oh
no» sorrise sottilmente l’altro «Non ci
penso nemmeno».
«Cosa?!»
«Li
baratterò in futuro, qualora fosse
necessario».
“Appunto”
pensò Rain.
Riuscì
a liberare il braccio destro e puntò la
Glock verso l’occhio di quella che per lei era una
“brutta lattina cornuta”.
Dopo l’interno della bocca, gli occhi costituivano certamente
una delle parti
più delicate della sua faccia.
Sapeva
che purtroppo non gli avrebbe fatto
troppo male, al massimo gli avrebbe dato noia, ma si augurò
che le altre
lattine fossero in grado di riconoscere un diversivo quando ne vedevano
uno.
«ANIMALE
È QUELLA VACCA DI TUA SORELLA!»
urlò, sparando due colpi di fila dritti sul sensore ottico
destro del
transformer.
«Che
diav-» cercò di dire Megatron sollevando
la mano sinistra con l’intento di proteggersi, in un riflesso
del tutto
automatico.
Salvo
rendersi conto un istante dopo che così
facendo aveva lanciato via tutti gli ostaggi che c’erano
sopra -ed ecco che la
figuraccia da imbelle di turno era stata fatta.
«NO!...»
«Presi!»
esclamò Optimus, recuperandoli al volo
dopo uno scatto degno di un atleta «State bene?!»
«Sì,
ma-» avviò a dire Alexis, salvo
interrompersi per colpa del rumore di altri quattro spari.
«Ti
sparassero in culo un missile nucleare
diretto in un buco nero, grandissimo cornuto schifato anche dalla
propria
madre! AG FUCK -THÙ!»
strillò Rain, sparando a raffica «SHTATE!»
Fu
costretta a zittirsi quando Megatron
aumentò la stretta, decisissimo a stritolarla una volta per
tutte. Avrebbe
voluto fargliela pagare in modo più lento e doloroso ma in
quel momento non
aveva proprio voglia di tollerare oltre la sua esistenza tra i vivi.
Tanto
più visto che, in effetti, non sapeva
che fine avesse fatto la propria madre.
«SEI
MORTA, MALEDETTA PAZZA!» sbraitò.
E
l’avrebbe uccisa davvero, se Hot Shot non
avesse sfruttato la confusione generale per attaccarlo e colpire con un
calcio
il braccio destro.
L’impatto
gli fece perdere la presa su Rain,
che venne scagliata in aria e recuperata al volo dal giovane Autorobot,
che poi
tirò a Megatron un diretto in piena faccia.
Il
colpo -con una certa soddisfazione da parte
sia di Hot Shot che di Rain- fu tale non solo da farlo cadere, ma anche
da
farlo volare lontano di qualche metro.
«Gli
umani sono tutti salvi!» esclamò
l’Autorobot, correndo lontano da Megatron «Tu?
Tutto a posto?»
«Sì»
rispose Rain, decisamente indolenzita.
Probabilmente
il giorno dopo avrebbe avuto dei
lividi sulla maggior parte del corpo ma sapeva bene che, se davvero era
salva,
se l’era cavata con poco ed era già tanto che non
avesse nulla di rotto.
Perdere il controllo della lingua in quella posizione svantaggiata non
era
stata una grande idea.
Demolisher
e Starscream corsero subito al
capezzale del loro capo.
«Megatron,
mio signore, sei ferito?!» si
preoccupò Demolisher.
«Neanche
un graffio!» ribatté Megatron,
rialzandosi.
Non
gli servì molto tempo per capire che erano
in svantaggio. Gli Autorobot si erano ripresi i Minicon e si erano
immediatamente combinati con loro, e in tutto questo Leader One era
ferito,
Demolisher non aveva un Minicon, Starscream non si era portato dietro
il
proprio e Cyclonus, che era a terra da prima che lui uscisse dal
proprio
nascondiglio, si stava riprendendo solo ora che non serviva
più. Non aveva
ottenuto nulla di quel che voleva, non era neppure riuscito a uccidere
l’umana
pazza.
Una
disfatta completa.
«Cyclonus!
Non avrei mai dovuto fidarmi del
tuo piano scellerato!»
«Perdonami,
Megatron…»
«Affronteremo
il discorso alla base» concluse
questi, teletrasportandosi via insieme a tutti i propri uomini.
Per
Cyclonus e i Decepticon si prospettava un
brutto quarto d’ora, come sempre dopo una sconfitta, ma per
umani e Autorobot
quel brutto momento era finito.
«State
tutti bene? Tu, Fred?» chiese Rad al
ragazzino.
«Sì.
Grazie per essere venuti a salvarci, non
avrei mai pensato… insomma, io e Billy non vi abbiamo sempre
trattati bene»
disse Fred, con un po’di imbarazzo.
«Non
preoccuparti, amigo, è tutto
a posto» lo tranquillizzò Carlos «Non
saresti dovuto finire in mezzo a tutto
questo. Né tu, né Billy, né-»
«Dov’è
andata a finire Rain O’Connell?! Non
c’è!» si stupì Alexis,
guardandosi attorno.
«Io
l’avevo salvata e messa a terra! Era qui,
giuro!» esclamò Hot Shot.
«Con
la stretta che ha preso da Megatron non
può essere troppo lontana» disse Red Alert
«Già è tanto che cammini».
«E
anche Billy» aggiunse Fred «Anche lui
dovrebbe essere nei paraggi, Rain è riuscita a farlo uscire
prima che Megatron
la catturasse».
«Cerchiamoli.
Non possono essere lasciati in
giro da soli, non dopo oggi» disse Optimus «Credo
che per loro non sia molto
sicuro anche solo tornare a casa propria. Sarebbe meglio se stessero
nella base
per un po’».
«Perché?»
domandò ingenuamente Carlos «Noi stiamo
sempre in giro con voi e i Decepticon sembrano anche sapere
più o meno dove
abitiamo, però siamo sempre tornati a casa».
«Noi
non abbiamo mai tentato, quasi con
successo, di uccidere il Minicon di Megatron per poi insultarlo e
sparargli in
faccia» ribatté Rad.
«Ecco
chi c’era nell’altro campo di forza»
mormorò Optimus «Il Minicon ferito. Questo
è un altro motivo per cui lei e
chiunque viva con lei non possono essere lasciati scoperti».
«No,
Optimus, non vale neanche la pena
provarci» disse Alexis «Billy magari non
è male ma per lei tutti i transformers
sono solo invasori, senza distinzione! Non vi conosce, non vi considera
nemmeno
degli esseri viventi e sono convinta che se potesse farebbe tutto il
male
possibile anche a voi che l’avete salvata».
«Hai
detto bene, Alexis: non ci conosce»
affermò Optimus « Quando ci avrà
conosciuti meglio e si convincerà del fatto
che noi transformers non siamo tutti malvagi, le cose cambieranno. Una
possibilità non si nega a nessuno, per cui
cerchiamoli».
Si
divisero, intenzionati a trovarli prima
possibile e convinti che però non sarebbe stato troppo
difficile, perché quel
che restava del villaggio fantasma era un’area ristretta da
esplorare.
«Non
andremo a stare in una base aliena. Non
esiste» sibilò Rain, nascosta assieme a Billy in
una vecchia cantina interrata
che fino a prima della battaglia aveva avuto accanto una casa.
«Quello
cattivo ti ha quasi ammazzata!»
bisbigliò Billy «Potrebbe riprovarci,
Rain!»
«Eventualmente
farò in modo di avere in mano
il bazooka» replicò lei «Tu, in vacanza
in Sicilia per qualche tempo, non
dovrai preoccuparti di questi alieni. Se poi il bazooka non dovesse
bastare,
sono sicura che mio zio provvederà a te. Tu sei un mio
parente e lui in certe
cose è magnanimo, ancor di più da quando con sua
figlia non è in buoni
rapporti. Ha una villa immensa e non gli importa dei
sottobicchieri».
«Chi
se ne frega della villa e dei
sottobicchieri! Non ti lascio da sola!»
«Fosse
per me andremmo entrambi in Irlanda ma,
come hanno trovato i la cittadina dove abitano i tuoi compagni di
classe,
potrebbero trovare me in qualunque posto» disse Rain
«Non sappiamo quali
tecnologie abbiano a disposizione questi cosi. Io sono la tua tutrice
legale,
devo tenerti al sicuro».
«Non
pensi a come starei pensando ogni ora di
ogni giorno che potresti essere stata presa o direttamente uccisa da
quei tizi
di prima?! Rain, tu mi hai preso con te perché sapevi che
per me non c’era
nessuno, e io non voglio allontanarmi dalla sola persona a cui importa
di me al
punto di farsi catturare al posto mio» disse Billy, un
po’troppo ad alta voce
«Lo so che anche questi sono alieni ma non vogliono farci del
male. Avevano
accettato di dare via quei robottini per salvarci e ci lascerebbero
stare nella
loro base anche se sanno che li detesti a prescindere, li hai
sentit-»
L’ingresso
della cantina venne aperto con
violenza.
«TROVATI!»
gridò Carlos «Dai, uscite,
non c’è niente da temere! Gli Autorobot sono a
posto!»
“Tanto
ormai…” pensò Rain, uscendo dalla
cantina insieme a Billy.
I
tre robot cosiddetti “buoni” li raggiunsero
rapidamente e Rain, tra le altre cose, in quel momento notò
che i colori di
quello chiamato “Optimus” le risultavano familiari.
Non avrebbe saputo dire con
certezza in quale occasione li aveva visti, però era sicura
che fosse successo.
«State
bene?» chiese loro Optimus.
Billy,
un po’intimidito nonostante sapesse che
non era un cattivo, annuì.
«Sapete,
sentire un “Grazie” in tutto questo
sarebbe una cosa carina» disse Alexis.
«Giusto»
annuì Rain, e guardò Optimus «Grazie
per aver permesso che le vostre beghe aliene arrivassero qui a far
danno a cose
e persone, cosa che se non fosse successa ci avrebbe evitato di essere
rapiti e
il conseguente salvataggio. Qui sulla Terra avevamo tanto
bisogno
di altro disordine, i nostri problemi erano troppo pochi».
Non
era la risposta che si aspettavano,
nonostante Alexis li avesse preparati, e per qualche istante nessuno
aprì
bocca.
«Questo
è uno dei motivi per cui potresti
essere nei guai. Come Rad ha giustamente osservato, hai insultato
Megatron, hai
quasi ucciso il suo Minicon e gli hai sparato in faccia. Posso
assicurarti che
purtroppo porta rancore per molto meno, ragion per cui ritengo
opportuno che vi
trasferiate nella mia base per un po’» disse
Optimus «I Decepticon hanno armi
tali da poter schiacciare e conquistare qualunque cosa
nell’Universo, se non ci
sono ancora riusciti è solo grazie alla mia squadra. Non
è qualcosa che tu
possa gestire, soprattutto se tieni alla salute di chi vive con te. Ho
capito
che l’idea di un trasferimento non ti fa piacere e ho capito
che non hai una
grande opinione di noi ma spero che tu possa cambiare idea, quando ci
avrai
conosciuti meglio. A tal proposito, io sono Optimus Prime. Sono il
comandante
degli Autorobot» si presentò «Lui
è Hot Shot» lo indicò «E lui
è Red Alert».
«Io
sono Billy! Ehm… è un piacere conoscervi.
Nonostante tutto. Grazie per l’ospitalità!...
perché accettiamo, vero?»
aggiunse in un bisbiglio, rivolto a Rain.
La
donna sospirò e annuì, rassegnata al fatto
che per il momento forse era meglio accettare. «Io sono Rain.
Avrei fatto
volentieri a meno di fare la conoscenza di voi alieni ma, a quanto
pare, era
destino che andasse così».
«Puoi
smettere di essere antipatica almeno per
tre secondi?!» sbuffò Alexis.
«Sii
meno petulante e dammi dei “lei”. Sei
piccola, fastidiosa e ci conosciamo a malapena, non hai il permesso di
darmi
del “tu”».
«Ma
tu sei proprio sicuro che sia una buona
idea?» sussurrò Hot Shot a Optimus.
«Il
tempo mi darà ragione. Vedrai» disse
Prime, cercando di sembrare molto più fiducioso di quanto
(non) cominciasse a
sentirsi.
«Fastidiosa
a chi?!» si arrabbiò Alexis «Ma
come ti perm-ehi! Sto parlando con te!»
«Come
ci regoliamo per il nostro temporaneo
trasloco?» domandò Rain a Optimus, ignorandola.
Non
le piaceva quella situazione ma si sforzò
di pensare che forse poteva trarne qualcosa di buono. Conoscere meglio
alieni
invasori e alieni invasori ancora più odiosi le avrebbe
permesso di verificare
se le parole sulla loro potenza erano vere o meno e le avrebbe dato
modo di
capire se colpirli col bazooka sarebbe bastato.
«Passeremo
a casa vostra così che tu e Billy
possiate prendere il necessario».
«E
anche il pappagallo, se no da solo in casa
muore» aggiunse Billy «Un pappagallo è
un animale domestico» disse poi, a
beneficio degli alieni presenti.
«Oddio
il pappagallo no» si disperò Fred,
mettendosi le mani tra i capelli «Quel coso tremendo ce
l’ha con me!»
«Nessun
animale domestico verrà abbandonato,
portate pure anche lui» concesse Optimus «E ora
direi che sia il momento di
rientrare alla base. Trasformazione!» esclamò,
mostrando la sua forma
veicolare.
Billy
guardò Rain.
“Non
mandarlo a quel paese di nuovo, non
mandarlo a quel paese di nuovo anche se è il camion lento,
ti prego” pensò.
«Sì…
noi due ci siamo già incontrati» disse
Optimus a Rain, accorgendosi di come lo stava guardando «Non
so se ricordi».
«Il
camion lento che intralciava il traffico.
Indimenticabile».
Si
preannunciava una convivenza un
po’complicata.
Appena
un pochino.
Glossario:
ag
fuck-thù= vaffanculo
shtate=
merda
Perché
Rain è gentilissima xD