Capitolo nono
Se un pianto ci fa nascere
Un senso a tutto il male forse c'è
Io sono pronto a vivere
Ti guardo e so perché
Siamo fatti per amare
Nonostante noi
Siamo due braccia con un cuore
Solo questo avrai da me
Fatti avanti amore…
(“Fatti avanti amore” – Nek)
Il matrimonio tra Ormanno e Beatrice era
stato fissato per il mese successivo e, in tutta onestà, Giovanni non vedeva l’ora
che quei due si sposassero perché non ne poteva veramente più di vivere in
quella stupida villa di campagna e di vedere quella specie di Morticia Addams ante litteram, ossia
Alessandra Albizzi, fare la smorfiosa con Rinaldo… e meno male che non era a
conoscenza del resto!
Erano state le tre settimane più detestabili
di tutta la sua vita!
Tuttavia non era destino che le cose
andassero tanto lisce: un bel mattino arrivarono a cavallo Cosimo e Lorenzo de’
Medici, scortati da un piccolo gruppo di guardie della Repubblica, e dissero
che, per ordine del Gonfaloniere Guadagni, Rinaldo degli Albizzi e Giovanni
degli Uberti erano convocati alla Signoria.
“Cos’hai raccontato al Gonfaloniere per
mettermi nuovamente in cattiva luce, Cosimo?” sibilò subito Rinaldo, rivolto al
Medici. Ovvio, per lui qualsiasi cosa avvenisse nel mondo, compresa un’inondazione
in Cina, era colpa di Cosimo de’ Medici!
“Veramente non ho nemmeno parlato con il
Gonfaloniere” chiarì Cosimo, “sono stato inviato qui insieme a mio fratello per
accompagnare alla Signoria te e Giovanni, siamo stati convocati anche noi e ne
ignoro il motivo esattamente come te.”
Questa è sicuramente opera di quel serpente velenoso di
Andrea Pazzi, pensò immediatamente Giovanni, e lo avrebbe
anche detto apertamente se, in quel momento, non fosse intervenuta proprio
Madonna Albizzi in una di quelle sue sceneggiate che le erano così care.
“Perché dovremmo credervi? Questa è soltanto
una trappola e io so bene quanto male avete già fatto a mio marito nel corso di
tutti questi anni! Lui dovrebbe rifiutarsi di seguirvi” esclamò, con occhi
spiritati.
“Se Messer Albizzi dovesse rifiutarsi di
eseguire l’ordine del Gonfaloniere, le guardie qui presenti sono incaricate di
arrestarlo. Ricordate che è tuttora sotto custodia e che, se non fosse avvenuto
l’attentato nel bosco, a quest’ora sarebbe in esilio” replicò Cosimo, tagliando
corto.
“Ecco, lo sapevo, state parlando di arrestare
Rinaldo! Avevo capito subito che non ci si poteva fidare di voi, così come di
vostro padre” reagì la donna, con il suo solito amore per il melodramma. “Anzi,
sono sicura che anche l’attentato in cui Rinaldo e Ormanno hanno rischiato la
vita è stato opera vostra, avete tentato di farli assassinare!”
Giovanni aveva già i nervi tesi da diversi
giorni, oltre tutto l’improvvisa convocazione da parte del Gonfaloniere lo
insospettiva e, sopra ogni cosa, detestava Madonna Albizzi con tutto il cuore,
con tutta l’anima e con tutte le forze. Fu dunque ben felice di risponderle a
tono e di sfogare così il malanimo che cercava di nascondere da fin troppo
tempo!
“Madonna, forse qui c’è qualche problema di
acustica” intervenne, sarcastico. “Messer Cosimo vi ha già spiegato che lui
stesso e suo fratello sono stati convocati alla Signoria, quindi l’iniziativa
non è certo partita da lui. La storia della rovina della famiglia Albizzi
causata dal padre di Messer Cosimo ormai la conoscono anche i sassi e credo che
in questa convocazione c’entri esattamente come il cavolo a merenda. Per
concludere, vorrei farvi notare il fatto che, se non fosse stato per l’intercessione
di Messer Cosimo in persona, vostro marito sarebbe stato condannato a morte
dalla Signoria invece che esiliato. Dovreste essere grata alla famiglia Medici,
piuttosto!”
Alessandra Albizzi si voltò verso Giovanni come
morsa da una vipera.
“Da che parte stai tu, ragazzino? So che sei
un amico dei Medici e sono sempre più convinta che ti sia infiltrato nella
nostra famiglia per spiarci!” lo accusò, con una incantevole mancanza di ogni
senso logico.
E quando uno si dimostrava irragionevole, era
come invitare a nozze Giovanni degli Uberti!
“Madonna Albizzi, vi pregherei di contare
fino a cento prima di parlare” rispose, sfoderando il suo più bel sorriso di
scherno. “Avete detto un mucchio di sciocchezze ogni volta che avete aperto
bocca e sarebbe molto meglio per voi non rendervi ancora più ridicola. Vi siete
permessa di offendere Messer Cosimo che ha fatto tutto quanto era in suo potere
per salvare la vita di vostro marito e vostro figlio: certo voi non potete
saperlo, perché non vi siete degnata di far visita a Messer Albizzi nemmeno una
volta, quando era incarcerato, ma io ero presente e ho assistito al processo e
alla difesa che Messer Cosimo ha fatto di lui. Inoltre sono state proprio le
guardie di Messer Cosimo a difendere vostro marito e vostro figlio e a salvare
loro la vita.”
La scena era immersa nel più profondo
silenzio e tutti i presenti fissavano Giovanni senza nemmeno sognarsi di
intervenire: la rabbia del ragazzo era palpabile, faceva vibrare l’aria, ma al
tempo stesso lui riusciva a mantenersi perfettamente calmo e gelido. Cosimo e
Lorenzo ammirarono quel suo piglio battagliero e severo, mentre Rinaldo
pensava, ancora una volta, a quanto era fortunato ad avere quel ragazzino dalla
sua parte… e si rendeva conto anche di quanto fosse geloso, perché quella
rabbia era troppo violenta per derivare solo dalle assurde accuse di sua
moglie!
Giovanni mosse qualche passo verso Madonna
Albizzi che, suo malgrado, si trovò ad arretrare davanti a quello sguardo fiero
e bellicoso.
“Inoltre, come se non bastasse, avete
accusato me di essere una spia che
complotta con i Medici per la rovina della vostra famiglia. Forse dimenticate
ancora qualche particolare molto importante: primo, che io ero presente all’attentato nel bosco e che ho suggerito lo
stratagemma che ha salvato la vita di Messer Albizzi e di Ormanno. Secondo, che
sono stato sempre io a favorire il fidanzamento di vostro figlio con mia
sorella, dopo la rottura dell’accordo con i Contarini, e che l’ho fatto
esclusivamente per amicizia e affetto verso Ormanno. Per quale altro motivo
avrei dovuto volere che una famiglia di antica nobiltà e prestigio quale la
mia, gli Uberti, si imparentasse con
una famiglia che, mi duole dirlo, fuori da Firenze è pressoché sconosciuta,
come la vostra?” la incalzò Giovanni, felice di potersi togliere finalmente
diversi sassolini dalle scarpe. “State ben attenta a non abusare della mia
pazienza, Madonna, o potrei decidere di cambiare idea e di non onorare più la
vostra famiglia con la mia protezione e il mio appoggio. Avete pensato a cosa
ne sarebbe di voi, in quel caso? Forse fareste bene a riflettere, invece di
lanciare accuse a caso.”
Madonna Albizzi era impallidita per la rabbia
e l’umiliazione, ma non poteva ribattere perché quello che Giovanni aveva detto
era perfettamente vero e, oltre tutto, lei teneva molto al matrimonio tra suo
figlio e la giovane Uberti.
“Credo che non dovremmo far attendere oltre
il Gonfaloniere” concluse il ragazzo, come se niente fosse. “Non vi chiederò di
porgermi le vostre scuse, Madonna Albizzi, poiché in tutta confidenza voi non
contate assolutamente niente per me e le vostre accuse non mi sfiorano nemmeno.
Molto bene, vogliamo andare?”
Lorenzo fece molta fatica a trattenersi dallo
sghignazzare apertamente e rotolare in modo molto poco signorile dal suo
cavallo; Cosimo nascose il sorriso che voleva spuntargli in volto sotto la sua
consueta espressione severa; Rinaldo, da parte sua, sapeva che avrebbe dovuto
dire o fare qualcosa per pacificare la situazione, ma riusciva solo a pensare
che Giovanni, in quel suo modo caustico e orgoglioso, lo aveva eccitato e sarebbe stato un bel problema
andare alla Signoria con i pensieri che in quel momento gli affollavano la
mente… e altre parti!
Con la scusa che era già tardi e che il
Gonfaloniere si sarebbe innervosito se avesse dovuto attendere troppo, sia
Albizzi che Giovanni salirono a cavallo e si unirono a Cosimo e Lorenzo,
partendo velocemente per Firenze scortati dalle guardie.
Alla riunione della Signoria, ovviamente, il
giovane Uberti avrebbe avuto ancora una volta modo di sfoggiare le sue doti di
eloquenza, questa volta contro un avversario ben più pericoloso della lugubre e
acida moglie di Rinaldo: chi, se non il solito Andrea Pazzi?
Naturalmente era stato proprio lui a spingere
il Gonfaloniere a convocare la Signoria per accusare di nuovo Rinaldo Albizzi
di tradimento: niente di nuovo sotto il sole, si sarebbe potuto dire, ma questa
volta Pazzi aveva voluto fare le cose in grande e aveva pensato di coinvolgere
nell’accusa anche Giovanni e tutta la famiglia Medici!
La Signoria era riunita e gli accusati si
trovavano proprio al centro del salone, mentre Andrea Pazzi si preparava alla
sua arringa tutto compiaciuto e
soddisfatto di sé. Era particolarmente incavolato perché Cosimo era riuscito a
fregarlo, facendo assegnare il seggio che era stato di Albizzi a un mercante di
olio, un certo Mastro Bredani, confermando così che alla Signoria potevano
andare cani e porci, ma che mai e poi mai quel seggio sarebbe finito nelle
grinfie di Pazzi! Adesso, finalmente, si sarebbe vendicato di tutti i suoi
nemici.
O almeno così credeva lui…
“Messer Guadagni, sono qui per smascherare
una vera e propria congiura, messa in atto da Rinaldo Albizzi con la complicità
di Giovanni degli Uberti e di Cosimo e Lorenzo de’ Medici!” esclamò, come
esordio.
Via, la parola congiura era davvero esagerata, e poi in bocca a un Pazzi, proprio al
padre di quello che, una quarantina di anni dopo, avrebbe… insomma, la
situazione stava diventando veramente grottesca! Però certo Andrea Pazzi non
poteva sapere di quello spoiler…
“Le vostre accuse sono molto gravi, Messer
Pazzi, e coinvolgono molte persone” replicò infatti il Gonfaloniere. Vi
pregherei, dunque, di essere più chiaro e specifico.”
“Rinaldo Albizzi vi ha ingannato ancora una
volta, Messeri” riprese Pazzi, rivolto al Gonfaloniere e a tutta la Signoria
(eccetto che a Mastro Bredani, che non degnò di uno sguardo…). “Vi ha fatto
credere di volersi recare in campagna per trascorrere del tempo con la famiglia
prima di dover ripartire per l’esilio.”
“Ho dato io stesso il permesso a Messer
Albizzi” gli ricordò il Gonfaloniere. “Nel frattempo, si stanno intensificando
le indagini per scoprire chi ha organizzato l’attentato ai suoi danni. E, in
ogni caso, Rinaldo e Ormanno Albizzi sono sempre sorvegliati da un drappello di
guardie della Repubblica. Quale congiura potrebbero mai ordire?”
Andrea Pazzi parve illuminarsi d’immenso a
questa domanda.
“E’ proprio qui che entrano in gioco Cosimo
de’ Medici e Giovanni degli Uberti” proclamò, trionfante. “Non sapete, dunque,
che il giovane Uberti sta organizzando un matrimonio tra sua sorella Beatrice e
Ormanno Albizzi? E, ovviamente, con l’appoggio della famiglia Medici!”
Il Gonfaloniere sembrò deluso, o forse era
solo scocciato perché Rinaldo non l’aveva invitato al matrimonio!
“E allora, Messer Pazzi? Sposarsi non è
ancora diventato un reato a Firenze, per quanto ne so” replicò in tono
annoiato.
“Oh, ma voi non sapete cosa c’è dietro,
Messer Guadagni” riprese Pazzi, pregustando la sorpresa. “Il fratello maggiore
di Giovanni e Beatrice, Lapo degli Uberti, è il comandante delle guardie del
Duca di Mantova e Beatrice, fino a poche settimane fa, viveva presso la corte
dei Gonzaga. Non è questa una prova? Non dimostra che Rinaldo Albizzi, con la
complicità di Giovanni degli Uberti e la connivenza di Cosimo de’ Medici, si
sta alleando con i Gonzaga per avere un esercito con cui attaccare Firenze?”
No, in realtà non dimostrava un bel niente, e
ovviamente Andrea Pazzi non poteva portare prove di ciò che affermava, ma i
membri della Signoria iniziarono a bisbigliare tra sé e a lanciare sguardi
sospettosi a Rinaldo e Giovanni.
Il ragazzino, però, era già bello carico dopo
lo scontro con Morticia… pardon,
Madonna Albizzi, e non si lasciò sfuggire l’occasione di sbugiardare ancora una
volta Pazzi di fronte a tutta la Signoria!
“Devo ammettere che avete un’immaginazione
davvero fervida, Messer Pazzi, quasi ve la invidio. Ovviamente, la vostra
fantasia è così fertile per tutte queste idee di cospirazioni perché siete…
come dire? Predisposto ad organizzare voi stesso tranelli e tradimenti”
ribatté, con un soave sorriso a presa per il cu… “Tuttavia vorrei farvi tre
domande in proposito, con il permesso del Gonfaloniere.”
“Permesso accordato” rispose Messer Guadagni,
che cominciava ad averne davvero abbastanza delle trame e delle accuse
infondate di Andrea Pazzi.
“La prima è: quali prove avete di tutto
questo? Siete in possesso di carteggi tra Messer Albizzi e il Duca di Mantova,
o magari sapete di un esercito dei Gonzaga alle porte di Firenze?”
“Beh, no, chiaramente non possiedo queste
prove, ma il fatto stesso che…” iniziò Andrea Pazzi, sentendosi già un tantino
meno sicuro.
“Allora è solo una vostra illazione, che non
vale niente, proprio come se io dicessi, così, tanto per fare un esempio a caso, che siete stato voi ad assoldare
i mercenari per uccidere Messer Albizzi e ottenere il suo seggio alla Signoria”
replicò disinvolto Giovanni, e per poco Lorenzo e Rinaldo davvero non si misero
a sghignazzare vedendo la faccia che faceva Pazzi! “Io non ho prove, è solo una
mia fantasia, e lo stesso vale per la vostra accusa di un presunto complotto
tra Messer Albizzi e i Gonzaga.”
Anche il Gonfaloniere ridacchiava di
nascosto: era così lampante che l’esempio riportato dal ragazzo non era affatto
scelto a caso…
“La seconda domanda è: perché mai Messer
Cosimo e la sua famiglia dovrebbero appoggiare un eventuale attacco a Firenze
da parte dei Gonzaga, magari per ridare il potere a Messer Albizzi? E’ vero che
Messer Cosimo ha dimostrato grande generosità salvando la vita a Messer
Albizzi, ma che interesse avrebbe mai a concedergli il potere su Firenze,
peggio ancora sostenuto da un esercito invasore? Mi sembra davvero assurdo e
verrebbe quasi da pensare che questa accusa sia solo un pretesto per vendicarvi
di Messer Cosimo, che ha preferito raccomandare Mastro Bredani come nuovo
membro della Signoria piuttosto che aiutare voi” suggerì innocentemente
Giovanni, e alle sue parole si levarono nuovi bisbigli e anche qualche risata
tra i membri della Signoria. Andrea Pazzi stava per fare la sua ennesima figura
di merda!
“E la mia terza domanda è questa: come fate a
sapere tante cose della mia famiglia e di come vivano i miei fratelli fuori da
Firenze? State forse spiando gli
Uberti? Volete distruggere la mia famiglia così come i vostri antenati hanno
fatto con i miei?” attaccò all’improvviso il giovane, mutando inaspettatamente
atteggiamento e facendosi scuro in volto.
“Io… no, certo che no, non ho motivo di…”
Pazzi adesso era in crisi, gli sguardi sospettosi erano destinati a lui e la
situazione iniziava a farsi scottante.
“Nessuno, qui, sa dove sia la mia famiglia o
cosa faccia per vivere, a meno che non glielo abbia raccontato io
personalmente, e voi siete l’ultima persona a cui lo direi” insisté Giovanni in
tono grave.
“Messer Pazzi, chiarite questa brutta storia:
come avete ottenuto informazioni sulla famiglia di Messer Uberti?” intervenne
il Gonfaloniere.
Andrea Pazzi era davvero all’angolo e proprio
per questo Giovanni decise che, una volta tanto, poteva anche mostrarsi
clemente!
“Messer Guadagni, vi ringrazio per il vostro
aiuto, ma non intendo procedere oltre e indagare su come Messer Pazzi abbia
saputo tante cose sui miei fratelli” disse, “a patto, però, che Messer Pazzi
ritiri immediatamente tutte le sue assurde e ridicole accuse su di me, su
Messer Albizzi e sulla famiglia Medici!”
Pazzi dovette ammettere la sconfitta.
“Chiedo perdono, Messer Uberti, le mie
illazioni erano infondate e offensive. Chiedo perdono anche a tutti i membri
della Signoria e a Messer Guadagni per aver fatto loro perdere del tempo
prezioso e… sì, certamente, domando perdono a… a Rinaldo Albizzi e… e a Cosimo
de’ Medici” disse, con la faccia di uno che stia per vomitare.
“Messeri, siete disposti ad accettare le
scuse di Messer Pazzi?” domandò il Gonfaloniere.
Giovanni, Rinaldo, Cosimo e Lorenzo risposero
di sì.
“Molto bene, allora la seduta è tolta”
concluse Guadagni. “E mi auguro che, in futuro, rifletterete bene prima di
convocare la Signoria per ogni futilità che vi passa per la testa, Messer
Pazzi.”
Insomma, la giornata era finita bene anche
se, mentre uscivano, Pazzi lanciò uno sguardo spaventosamente carico di odio
verso Giovanni e gli altri.
Cosimo e Lorenzo salutarono il loro giovane
amico e tornarono a casa, ancora più decisi a fare di tutto per trovare delle
prove inconfutabili che condannassero Pazzi per l’attentato a Rinaldo: quell’uomo
era sempre più pericoloso e non sarebbe stato facile fermarlo.
Comunque, Lorenzo sghignazzò per tutta la
strada fino a Palazzo Medici, rammentando la faccia di Pazzi alle parole di
Giovanni.
Rinaldo, invece, una volta rientrato con il
ragazzo alla villa di campagna, riuscì a trovare un attimo per parlare con lui
da solo.
Oddio, in realtà avrebbe voluto farci ben
altro che parlare, visto come si era
mostrato fiero, sardonico e battagliero per tutto il giorno… ma purtroppo la
privacy scarseggiava!
“Giovanni, non riusciamo più a stare insieme,
ultimamente, ma io devo ancora ringraziarti per avermi difeso anche oggi contro
Andrea Pazzi” gli disse, stringendolo per le spalle con una voglia pazzesca di
attirarlo a sé. “Tu fai sempre tutto ciò che puoi per me e io… sì, lo so che
adesso ti trascuro, ma la cosa finirà presto, subito dopo il matrimonio di
Ormanno e Beatrice torneremo a Firenze e allora staremo insieme. Non ho
dimenticato la mia promessa di far benedire gli anelli da Sua Santità e…”
“Non mi sembra che vi dispiaccia poi tanto
trascorrere del tempo con vostra moglie” lo interruppe Giovanni, indispettito.
“Sai benissimo che è solo per salvare le
apparenze, ragazzino geloso!” replicò Rinaldo, intenerito e attratto da quell’aspetto
di Giovanni che dimostrava quanto, alla fin fine, fosse solo un diciottenne
innamorato. “E le cose andranno ancora meglio quando torneremo a Firenze,
perché a quel punto mia moglie avrà senza dubbio concepito il figlio che
desidera tanto e io non avrò più alcun dovere verso di lei…”
L’uomo si interruppe, fulminato dallo sguardo
glaciale di Giovanni. Nella foga del momento aveva parlato troppo e aveva
rivelato forse prematuramente quello che il ragazzo non sarebbe mai stato
disposto ad accettare.
“Un figlio? Ah, capisco. Allora vi siete
impegnato in modo particolare per salvare
le apparenze” sibilò il ragazzino, improvvisamente molto più ostile di
quanto lo fosse stato con Andrea Pazzi! Si strappò con violenza dalla stretta
di Albizzi e rimase a fissarlo con durezza.
Rinaldo ebbe la vaga impressione di aver
detto qualcosa di sbagliato…
“Non significa niente per me, è solo che lei
voleva un altro figlio perché Ormanno adesso si sposerà, ma io non…” provò a
rimediare.
“E’ tutto molto chiaro, Messer Albizzi, non c’è
altro da dire sulla questione. Né ora né mai” tagliò corto Giovanni. Con un
ultimo sguardo gelido, voltò le spalle a Rinaldo e si diresse di corsa verso la
villa.
Era disgustato e distrutto. Rinaldo lo aveva
ingannato e tradito dopo tutto ciò che aveva fatto per lui. Non meritava
niente, non meritava nemmeno che lui se la prendesse così. Doveva
infischiarsene, mandarlo al diavolo, doveva…
Ma il cuore gli si stringeva in una morsa
così lacerante da impedirgli quasi di respirare e lacrime bollenti gli
scendevano suo malgrado lungo le guance.
Fine capitolo nono