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Autore: Abby_da_Edoras    23/11/2019    4 recensioni
Questa mia long fic si ispira alla prima stagione della serie TV "I Medici" ed è il sequel della mia storia "Non mi avete fatto niente". Chi ha seguito la precedente, sa che Rinaldo Albizzi si trova in prigione dopo aver tentato di rovesciare la Signoria, ma Giovanni non può permettere che gli accada qualcosa. Dunque farà tutto quanto è in suo potere per salvarlo, anche con l'aiuto di Cosimo de' Medici. Ovviamente la mia ff è What if e AU, il tono è leggero e ironico e il personaggio di Giovanni degli Uberti è inventato da me...
Grazie a chiunque leggerà e commenterà la mia storia, in particolare a Ciuffettina che mi segue sempre con affetto e allegria!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV I Medici.
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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Capitolo nono

 

Se un pianto ci fa nascere
Un senso a tutto il male forse c'è
Io sono pronto a vivere
Ti guardo e so perché

Siamo fatti per amare
Nonostante noi
Siamo due braccia con un cuore
Solo questo avrai da me
Fatti avanti amore…

(“Fatti avanti amore” – Nek)

 

Il matrimonio tra Ormanno e Beatrice era stato fissato per il mese successivo e, in tutta onestà, Giovanni non vedeva l’ora che quei due si sposassero perché non ne poteva veramente più di vivere in quella stupida villa di campagna e di vedere quella specie di Morticia Addams ante litteram, ossia Alessandra Albizzi, fare la smorfiosa con Rinaldo… e meno male che non era a conoscenza del resto!

Erano state le tre settimane più detestabili di tutta la sua vita!

Tuttavia non era destino che le cose andassero tanto lisce: un bel mattino arrivarono a cavallo Cosimo e Lorenzo de’ Medici, scortati da un piccolo gruppo di guardie della Repubblica, e dissero che, per ordine del Gonfaloniere Guadagni, Rinaldo degli Albizzi e Giovanni degli Uberti erano convocati alla Signoria.

“Cos’hai raccontato al Gonfaloniere per mettermi nuovamente in cattiva luce, Cosimo?” sibilò subito Rinaldo, rivolto al Medici. Ovvio, per lui qualsiasi cosa avvenisse nel mondo, compresa un’inondazione in Cina, era colpa di Cosimo de’ Medici!

“Veramente non ho nemmeno parlato con il Gonfaloniere” chiarì Cosimo, “sono stato inviato qui insieme a mio fratello per accompagnare alla Signoria te e Giovanni, siamo stati convocati anche noi e ne ignoro il motivo esattamente come te.”

Questa è sicuramente opera di quel serpente velenoso di Andrea Pazzi, pensò immediatamente Giovanni, e lo avrebbe anche detto apertamente se, in quel momento, non fosse intervenuta proprio Madonna Albizzi in una di quelle sue sceneggiate che le erano così care.

“Perché dovremmo credervi? Questa è soltanto una trappola e io so bene quanto male avete già fatto a mio marito nel corso di tutti questi anni! Lui dovrebbe rifiutarsi di seguirvi” esclamò, con occhi spiritati.

“Se Messer Albizzi dovesse rifiutarsi di eseguire l’ordine del Gonfaloniere, le guardie qui presenti sono incaricate di arrestarlo. Ricordate che è tuttora sotto custodia e che, se non fosse avvenuto l’attentato nel bosco, a quest’ora sarebbe in esilio” replicò Cosimo, tagliando corto.

“Ecco, lo sapevo, state parlando di arrestare Rinaldo! Avevo capito subito che non ci si poteva fidare di voi, così come di vostro padre” reagì la donna, con il suo solito amore per il melodramma. “Anzi, sono sicura che anche l’attentato in cui Rinaldo e Ormanno hanno rischiato la vita è stato opera vostra, avete tentato di farli assassinare!”

Giovanni aveva già i nervi tesi da diversi giorni, oltre tutto l’improvvisa convocazione da parte del Gonfaloniere lo insospettiva e, sopra ogni cosa, detestava Madonna Albizzi con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Fu dunque ben felice di risponderle a tono e di sfogare così il malanimo che cercava di nascondere da fin troppo tempo!

“Madonna, forse qui c’è qualche problema di acustica” intervenne, sarcastico. “Messer Cosimo vi ha già spiegato che lui stesso e suo fratello sono stati convocati alla Signoria, quindi l’iniziativa non è certo partita da lui. La storia della rovina della famiglia Albizzi causata dal padre di Messer Cosimo ormai la conoscono anche i sassi e credo che in questa convocazione c’entri esattamente come il cavolo a merenda. Per concludere, vorrei farvi notare il fatto che, se non fosse stato per l’intercessione di Messer Cosimo in persona, vostro marito sarebbe stato condannato a morte dalla Signoria invece che esiliato. Dovreste essere grata alla famiglia Medici, piuttosto!”

Alessandra Albizzi si voltò verso Giovanni come morsa da una vipera.

“Da che parte stai tu, ragazzino? So che sei un amico dei Medici e sono sempre più convinta che ti sia infiltrato nella nostra famiglia per spiarci!” lo accusò, con una incantevole mancanza di ogni senso logico.

E quando uno si dimostrava irragionevole, era come invitare a nozze Giovanni degli Uberti!

“Madonna Albizzi, vi pregherei di contare fino a cento prima di parlare” rispose, sfoderando il suo più bel sorriso di scherno. “Avete detto un mucchio di sciocchezze ogni volta che avete aperto bocca e sarebbe molto meglio per voi non rendervi ancora più ridicola. Vi siete permessa di offendere Messer Cosimo che ha fatto tutto quanto era in suo potere per salvare la vita di vostro marito e vostro figlio: certo voi non potete saperlo, perché non vi siete degnata di far visita a Messer Albizzi nemmeno una volta, quando era incarcerato, ma io ero presente e ho assistito al processo e alla difesa che Messer Cosimo ha fatto di lui. Inoltre sono state proprio le guardie di Messer Cosimo a difendere vostro marito e vostro figlio e a salvare loro la vita.”

La scena era immersa nel più profondo silenzio e tutti i presenti fissavano Giovanni senza nemmeno sognarsi di intervenire: la rabbia del ragazzo era palpabile, faceva vibrare l’aria, ma al tempo stesso lui riusciva a mantenersi perfettamente calmo e gelido. Cosimo e Lorenzo ammirarono quel suo piglio battagliero e severo, mentre Rinaldo pensava, ancora una volta, a quanto era fortunato ad avere quel ragazzino dalla sua parte… e si rendeva conto anche di quanto fosse geloso, perché quella rabbia era troppo violenta per derivare solo dalle assurde accuse di sua moglie!

Giovanni mosse qualche passo verso Madonna Albizzi che, suo malgrado, si trovò ad arretrare davanti a quello sguardo fiero e bellicoso.

“Inoltre, come se non bastasse, avete accusato me di essere una spia che complotta con i Medici per la rovina della vostra famiglia. Forse dimenticate ancora qualche particolare molto importante: primo, che io ero presente all’attentato nel bosco e che ho suggerito lo stratagemma che ha salvato la vita di Messer Albizzi e di Ormanno. Secondo, che sono stato sempre io a favorire il fidanzamento di vostro figlio con mia sorella, dopo la rottura dell’accordo con i Contarini, e che l’ho fatto esclusivamente per amicizia e affetto verso Ormanno. Per quale altro motivo avrei dovuto volere che una famiglia di antica nobiltà e prestigio quale la mia, gli Uberti, si imparentasse con una famiglia che, mi duole dirlo, fuori da Firenze è pressoché sconosciuta, come la vostra?” la incalzò Giovanni, felice di potersi togliere finalmente diversi sassolini dalle scarpe. “State ben attenta a non abusare della mia pazienza, Madonna, o potrei decidere di cambiare idea e di non onorare più la vostra famiglia con la mia protezione e il mio appoggio. Avete pensato a cosa ne sarebbe di voi, in quel caso? Forse fareste bene a riflettere, invece di lanciare accuse a caso.”

Madonna Albizzi era impallidita per la rabbia e l’umiliazione, ma non poteva ribattere perché quello che Giovanni aveva detto era perfettamente vero e, oltre tutto, lei teneva molto al matrimonio tra suo figlio e la giovane Uberti.

“Credo che non dovremmo far attendere oltre il Gonfaloniere” concluse il ragazzo, come se niente fosse. “Non vi chiederò di porgermi le vostre scuse, Madonna Albizzi, poiché in tutta confidenza voi non contate assolutamente niente per me e le vostre accuse non mi sfiorano nemmeno. Molto bene, vogliamo andare?”

Lorenzo fece molta fatica a trattenersi dallo sghignazzare apertamente e rotolare in modo molto poco signorile dal suo cavallo; Cosimo nascose il sorriso che voleva spuntargli in volto sotto la sua consueta espressione severa; Rinaldo, da parte sua, sapeva che avrebbe dovuto dire o fare qualcosa per pacificare la situazione, ma riusciva solo a pensare che Giovanni, in quel suo modo caustico e orgoglioso, lo aveva eccitato e sarebbe stato un bel problema andare alla Signoria con i pensieri che in quel momento gli affollavano la mente… e altre parti!

Con la scusa che era già tardi e che il Gonfaloniere si sarebbe innervosito se avesse dovuto attendere troppo, sia Albizzi che Giovanni salirono a cavallo e si unirono a Cosimo e Lorenzo, partendo velocemente per Firenze scortati dalle guardie.

Alla riunione della Signoria, ovviamente, il giovane Uberti avrebbe avuto ancora una volta modo di sfoggiare le sue doti di eloquenza, questa volta contro un avversario ben più pericoloso della lugubre e acida moglie di Rinaldo: chi, se non il solito Andrea Pazzi?

Naturalmente era stato proprio lui a spingere il Gonfaloniere a convocare la Signoria per accusare di nuovo Rinaldo Albizzi di tradimento: niente di nuovo sotto il sole, si sarebbe potuto dire, ma questa volta Pazzi aveva voluto fare le cose in grande e aveva pensato di coinvolgere nell’accusa anche Giovanni e tutta la famiglia Medici!

La Signoria era riunita e gli accusati si trovavano proprio al centro del salone, mentre Andrea Pazzi si preparava alla sua arringa tutto compiaciuto e soddisfatto di sé. Era particolarmente incavolato perché Cosimo era riuscito a fregarlo, facendo assegnare il seggio che era stato di Albizzi a un mercante di olio, un certo Mastro Bredani, confermando così che alla Signoria potevano andare cani e porci, ma che mai e poi mai quel seggio sarebbe finito nelle grinfie di Pazzi! Adesso, finalmente, si sarebbe vendicato di tutti i suoi nemici.

O almeno così credeva lui…

“Messer Guadagni, sono qui per smascherare una vera e propria congiura, messa in atto da Rinaldo Albizzi con la complicità di Giovanni degli Uberti e di Cosimo e Lorenzo de’ Medici!” esclamò, come esordio.

Via, la parola congiura era davvero esagerata, e poi in bocca a un Pazzi, proprio al padre di quello che, una quarantina di anni dopo, avrebbe… insomma, la situazione stava diventando veramente grottesca! Però certo Andrea Pazzi non poteva sapere di quello spoiler

“Le vostre accuse sono molto gravi, Messer Pazzi, e coinvolgono molte persone” replicò infatti il Gonfaloniere. Vi pregherei, dunque, di essere più chiaro e specifico.”

“Rinaldo Albizzi vi ha ingannato ancora una volta, Messeri” riprese Pazzi, rivolto al Gonfaloniere e a tutta la Signoria (eccetto che a Mastro Bredani, che non degnò di uno sguardo…). “Vi ha fatto credere di volersi recare in campagna per trascorrere del tempo con la famiglia prima di dover ripartire per l’esilio.”

“Ho dato io stesso il permesso a Messer Albizzi” gli ricordò il Gonfaloniere. “Nel frattempo, si stanno intensificando le indagini per scoprire chi ha organizzato l’attentato ai suoi danni. E, in ogni caso, Rinaldo e Ormanno Albizzi sono sempre sorvegliati da un drappello di guardie della Repubblica. Quale congiura potrebbero mai ordire?”

Andrea Pazzi parve illuminarsi d’immenso a questa domanda.

“E’ proprio qui che entrano in gioco Cosimo de’ Medici e Giovanni degli Uberti” proclamò, trionfante. “Non sapete, dunque, che il giovane Uberti sta organizzando un matrimonio tra sua sorella Beatrice e Ormanno Albizzi? E, ovviamente, con l’appoggio della famiglia Medici!”

Il Gonfaloniere sembrò deluso, o forse era solo scocciato perché Rinaldo non l’aveva invitato al matrimonio!

“E allora, Messer Pazzi? Sposarsi non è ancora diventato un reato a Firenze, per quanto ne so” replicò in tono annoiato.

“Oh, ma voi non sapete cosa c’è dietro, Messer Guadagni” riprese Pazzi, pregustando la sorpresa. “Il fratello maggiore di Giovanni e Beatrice, Lapo degli Uberti, è il comandante delle guardie del Duca di Mantova e Beatrice, fino a poche settimane fa, viveva presso la corte dei Gonzaga. Non è questa una prova? Non dimostra che Rinaldo Albizzi, con la complicità di Giovanni degli Uberti e la connivenza di Cosimo de’ Medici, si sta alleando con i Gonzaga per avere un esercito con cui attaccare Firenze?”

No, in realtà non dimostrava un bel niente, e ovviamente Andrea Pazzi non poteva portare prove di ciò che affermava, ma i membri della Signoria iniziarono a bisbigliare tra sé e a lanciare sguardi sospettosi a Rinaldo e Giovanni.

Il ragazzino, però, era già bello carico dopo lo scontro con Morticia… pardon, Madonna Albizzi, e non si lasciò sfuggire l’occasione di sbugiardare ancora una volta Pazzi di fronte a tutta la Signoria!

“Devo ammettere che avete un’immaginazione davvero fervida, Messer Pazzi, quasi ve la invidio. Ovviamente, la vostra fantasia è così fertile per tutte queste idee di cospirazioni perché siete… come dire? Predisposto ad organizzare voi stesso tranelli e tradimenti” ribatté, con un soave sorriso a presa per il cu… “Tuttavia vorrei farvi tre domande in proposito, con il permesso del Gonfaloniere.”

“Permesso accordato” rispose Messer Guadagni, che cominciava ad averne davvero abbastanza delle trame e delle accuse infondate di Andrea Pazzi.

“La prima è: quali prove avete di tutto questo? Siete in possesso di carteggi tra Messer Albizzi e il Duca di Mantova, o magari sapete di un esercito dei Gonzaga alle porte di Firenze?”

“Beh, no, chiaramente non possiedo queste prove, ma il fatto stesso che…” iniziò Andrea Pazzi, sentendosi già un tantino meno sicuro.

“Allora è solo una vostra illazione, che non vale niente, proprio come se io dicessi, così, tanto per fare un esempio a caso, che siete stato voi ad assoldare i mercenari per uccidere Messer Albizzi e ottenere il suo seggio alla Signoria” replicò disinvolto Giovanni, e per poco Lorenzo e Rinaldo davvero non si misero a sghignazzare vedendo la faccia che faceva Pazzi! “Io non ho prove, è solo una mia fantasia, e lo stesso vale per la vostra accusa di un presunto complotto tra Messer Albizzi e i Gonzaga.”

Anche il Gonfaloniere ridacchiava di nascosto: era così lampante che l’esempio riportato dal ragazzo non era affatto scelto a caso

“La seconda domanda è: perché mai Messer Cosimo e la sua famiglia dovrebbero appoggiare un eventuale attacco a Firenze da parte dei Gonzaga, magari per ridare il potere a Messer Albizzi? E’ vero che Messer Cosimo ha dimostrato grande generosità salvando la vita a Messer Albizzi, ma che interesse avrebbe mai a concedergli il potere su Firenze, peggio ancora sostenuto da un esercito invasore? Mi sembra davvero assurdo e verrebbe quasi da pensare che questa accusa sia solo un pretesto per vendicarvi di Messer Cosimo, che ha preferito raccomandare Mastro Bredani come nuovo membro della Signoria piuttosto che aiutare voi” suggerì innocentemente Giovanni, e alle sue parole si levarono nuovi bisbigli e anche qualche risata tra i membri della Signoria. Andrea Pazzi stava per fare la sua ennesima figura di merda!

“E la mia terza domanda è questa: come fate a sapere tante cose della mia famiglia e di come vivano i miei fratelli fuori da Firenze? State forse spiando gli Uberti? Volete distruggere la mia famiglia così come i vostri antenati hanno fatto con i miei?” attaccò all’improvviso il giovane, mutando inaspettatamente atteggiamento e facendosi scuro in volto.

“Io… no, certo che no, non ho motivo di…” Pazzi adesso era in crisi, gli sguardi sospettosi erano destinati a lui e la situazione iniziava a farsi scottante.

“Nessuno, qui, sa dove sia la mia famiglia o cosa faccia per vivere, a meno che non glielo abbia raccontato io personalmente, e voi siete l’ultima persona a cui lo direi” insisté Giovanni in tono grave.

“Messer Pazzi, chiarite questa brutta storia: come avete ottenuto informazioni sulla famiglia di Messer Uberti?” intervenne il Gonfaloniere.

Andrea Pazzi era davvero all’angolo e proprio per questo Giovanni decise che, una volta tanto, poteva anche mostrarsi clemente!

“Messer Guadagni, vi ringrazio per il vostro aiuto, ma non intendo procedere oltre e indagare su come Messer Pazzi abbia saputo tante cose sui miei fratelli” disse, “a patto, però, che Messer Pazzi ritiri immediatamente tutte le sue assurde e ridicole accuse su di me, su Messer Albizzi e sulla famiglia Medici!”

Pazzi dovette ammettere la sconfitta.

“Chiedo perdono, Messer Uberti, le mie illazioni erano infondate e offensive. Chiedo perdono anche a tutti i membri della Signoria e a Messer Guadagni per aver fatto loro perdere del tempo prezioso e… sì, certamente, domando perdono a… a Rinaldo Albizzi e… e a Cosimo de’ Medici” disse, con la faccia di uno che stia per vomitare.

“Messeri, siete disposti ad accettare le scuse di Messer Pazzi?” domandò il Gonfaloniere.

Giovanni, Rinaldo, Cosimo e Lorenzo risposero di sì.

“Molto bene, allora la seduta è tolta” concluse Guadagni. “E mi auguro che, in futuro, rifletterete bene prima di convocare la Signoria per ogni futilità che vi passa per la testa, Messer Pazzi.”

Insomma, la giornata era finita bene anche se, mentre uscivano, Pazzi lanciò uno sguardo spaventosamente carico di odio verso Giovanni e gli altri.

Cosimo e Lorenzo salutarono il loro giovane amico e tornarono a casa, ancora più decisi a fare di tutto per trovare delle prove inconfutabili che condannassero Pazzi per l’attentato a Rinaldo: quell’uomo era sempre più pericoloso e non sarebbe stato facile fermarlo.

Comunque, Lorenzo sghignazzò per tutta la strada fino a Palazzo Medici, rammentando la faccia di Pazzi alle parole di Giovanni.

Rinaldo, invece, una volta rientrato con il ragazzo alla villa di campagna, riuscì a trovare un attimo per parlare con lui da solo.

Oddio, in realtà avrebbe voluto farci ben altro che parlare, visto come si era mostrato fiero, sardonico e battagliero per tutto il giorno… ma purtroppo la privacy scarseggiava!

“Giovanni, non riusciamo più a stare insieme, ultimamente, ma io devo ancora ringraziarti per avermi difeso anche oggi contro Andrea Pazzi” gli disse, stringendolo per le spalle con una voglia pazzesca di attirarlo a sé. “Tu fai sempre tutto ciò che puoi per me e io… sì, lo so che adesso ti trascuro, ma la cosa finirà presto, subito dopo il matrimonio di Ormanno e Beatrice torneremo a Firenze e allora staremo insieme. Non ho dimenticato la mia promessa di far benedire gli anelli da Sua Santità e…”

“Non mi sembra che vi dispiaccia poi tanto trascorrere del tempo con vostra moglie” lo interruppe Giovanni, indispettito.

“Sai benissimo che è solo per salvare le apparenze, ragazzino geloso!” replicò Rinaldo, intenerito e attratto da quell’aspetto di Giovanni che dimostrava quanto, alla fin fine, fosse solo un diciottenne innamorato. “E le cose andranno ancora meglio quando torneremo a Firenze, perché a quel punto mia moglie avrà senza dubbio concepito il figlio che desidera tanto e io non avrò più alcun dovere verso di lei…”

L’uomo si interruppe, fulminato dallo sguardo glaciale di Giovanni. Nella foga del momento aveva parlato troppo e aveva rivelato forse prematuramente quello che il ragazzo non sarebbe mai stato disposto ad accettare.

“Un figlio? Ah, capisco. Allora vi siete impegnato in modo particolare per salvare le apparenze” sibilò il ragazzino, improvvisamente molto più ostile di quanto lo fosse stato con Andrea Pazzi! Si strappò con violenza dalla stretta di Albizzi e rimase a fissarlo con durezza.

Rinaldo ebbe la vaga impressione di aver detto qualcosa di sbagliato…

“Non significa niente per me, è solo che lei voleva un altro figlio perché Ormanno adesso si sposerà, ma io non…” provò a rimediare.

“E’ tutto molto chiaro, Messer Albizzi, non c’è altro da dire sulla questione. Né ora né mai” tagliò corto Giovanni. Con un ultimo sguardo gelido, voltò le spalle a Rinaldo e si diresse di corsa verso la villa.

Era disgustato e distrutto. Rinaldo lo aveva ingannato e tradito dopo tutto ciò che aveva fatto per lui. Non meritava niente, non meritava nemmeno che lui se la prendesse così. Doveva infischiarsene, mandarlo al diavolo, doveva…

Ma il cuore gli si stringeva in una morsa così lacerante da impedirgli quasi di respirare e lacrime bollenti gli scendevano suo malgrado lungo le guance.

Fine capitolo nono

 

   
 
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