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Autore: DawnLady94    24/11/2019    1 recensioni
E se Jon Snow fosse nato Visenya Targaryen e suo zio Eddard Stark l'avesse presa con sé crescendola come propria e accettando al proprio servizio la sua Spada Giurata? E, soprattutto, se qualcuno che si credeva da tempo morto fosse in realtà vivo e pronto a riprendersi il proprio trono con sangue e fuoco ricostruendo la dinastia spezzata con la morte del padre? Con Daenerys Targaryen a Essos che risveglia draghi dalla pietra e comanda armate e una sorella che non sapeva nemmeno esistesse?
***
Varys soppesò le successive parole, domandandosi se si potesse davvero fidare dell'uomo che aveva di fronte. Lord Tyrion attese e alla fine il Ragno sospirò
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Aegon VI Targaryen, Arya Stark, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Oberyn Martell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest, Triangolo
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Ciao a tutti! Siccome ho postato un capitoletto davvero ridotto martedì e di fretta per di più (scusate ancora) ho deciso di postarne un altro oggi e siate pronti che martedì arriverà il Cersei I e quindi avremo di nuovo a che fare con Joffrey (uff).

Aegon IV
 

Quando finalmente si fermarono per accamparsi si era ormai fatta sera. Avevano calvacato ininterrottamente per tutto il giorno. Non appena era stato liberato il suo primo istinto era stato quello di trovare sua sorella prenderla e con lei scappare lontano dall'assassino di loro padre. Ma, sapeva che ora doveva essere cauto. Per quanto desiderasse ardentemente uccidere l'Usurpatore, l'uomo che aveva strappato loro una vita serena e felice, sapeva che non era quello quel giorno; non poteva essere quello. Fino a quel momento si era mosso in maniera spesso spericolata, senza tenere conto delle conseguenze considerato che, d'altronde, le avrebbe pagate solo lui. Adesso, aveva qualcun altro a cui dover pensare. Sua sorella era una sua responsabilità adesso e il suo primo dovere in quanto capo della Casata Targaryen era quello di assicurarsi che i membri rimanenti – suo zio, sua zia e sua sorella – fossero al sicuro e protetti.

 

La commozione causata da Spettro nel lato più distante dell'accampamento aveva fornito il diversivo perfetto per la sua fuga, ser Barristan l'aveva liberato discretamente dalle catene che lo costringevano al palo di legno. Silenziosamente l'aveva condotto in lontananza, ma prima che lui si facesse condurre al sicuro aveva intravisto con la coda dell'occhio il finto principe che aveva osato schiaffeggiare sua sorella e il suo sangue di drago aveva ruggito, imponendogli di vendicare l'affronto subito dalla sua dama. Non aveva pensato aveva solo agito. Lo aveva attaccato con tutta la forza che aveva, l'aveva spinto a terra e preso a pugni e glielo aveva detto, che se mai avesse toccato un'altra volta una donna senza il suo permesso la furia del drago si sarebbe abbattuta su di lui impietosa.

 

Nessuno gli aveva dato troppo peso finché il grido di una bambina spaventata non l'aveva fatto rinsavire. L'insipida principessa Myrcella aveva osservato tutta la scena insieme alla cugina dai capelli rossi di sua sorella e stava gridando attirando l'attenzione della madre e delle guardie. Aegon non era mai stato tanto svelto a sparire, aveva raggiunto il punto concordato con ser Barristan e lì aveva trovato una divisa scura con una cotta di maglia leggera con il sigillo degli Stark, l'armatura leggera di una delle guardie del nord e un vasetto di tintura di more scure che aveva applicato sui suoi capelli facendoli diventari neri come la notte. Poi aveva preso il suo posto al fianco di ser Arthur in mezzo alle guardie del nord che Ned Stark aveva informato della situazione, guardie che avevano giurato la loro lealtà a sua sorella con un antico giuramento di sangue davanti all'Albero cuore del Parco degli Dèi. Gente fidata.

 

Con loro aveva osservato il rientro del re all'accampamento e quando aveva visto sua sorella smontare con un balzo da cavallo in un turbinio di vesti e gonne, i capelli scuri intrecciati aveva dovuto metterci tutto il proprio autocontrollo per non raggiungerla e abbracciarla, caricarsela in spalla, poi sul cavallo e fuggire via. Ma non sarebbe stato saggio e avrebbe causato uno scatto di rabbia e ira nell'Usurpatore che sembrava essersi genuinamente affezionato a Visenya e che avrebbe certamente dilaniato il reame in due, di nuovo, se avesse immaginato in quella sua piccola testa cocciuta, che sua sorella stesse condividendo lo stesso fato della madre.

 

Quindi aveva atteso, recitando bene la parte della guardia impegnata nella ricerca di se stesso e alla fine, quando il Sole era sorto lui era stato presente per osservare i saluti di sua sorella con la famiglia che l'aveva protetta e accettata come una di loro quando lui non avrebbe potuto. L'aveva osservata silenziosamente mentre stringeva la cugina coi capelli rossi e aveva letto nei suoi occhi il desiderio di portarla con sé, ma la consapevolezza di non potere osare tanto. Poi era montata a cavallo insieme alla cugina più piccola e Ned Stark si era avvicinando proclamando qualcosa che aveva fatto piangere sua sorella, per poi rivolgersi a ser Arthur chiedendogli – chiedendo ad entrambi visto che aveva osservato anche Aegon – che si prendessero cura delle sue bambine. Aegon aveva annuito insieme ad Arthur sapendo che le due ragazze erano ora una sua responsabilità, Visenya in quanto sorella e Arya Stark in quanto protetta di Casa Targaryen.

 

La processione che li aveva condotti lontano dall'accampamento e indietro sulla Strada del Re era stata impossibilmente lenta e Aegon aveva aspettato con la schiena rigida che ogni momento l'Usurpatore gridasse al tradimento, avendo scoperto chissà come la loro fuga. Invece, fortunatamente avevano presto abbandonato la Strada del Re e continuato a cavalcare verso nord.

 

Quando finalmente si fermarono Visenya fu la prima a scendere, districandosi i fiori dai capelli e facendoli cadere a terra nella polvere. Non si era riuscito a trattenere e finalmente l'aveva stretta fra le braccia, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta.

 

“Chiedo scusa, cosa?” domandò interdetta e sconvolta Arya Stark dopo che sua sorella ebbe dichiarato di essere Visenya Targaryen, figlia del principe Rhaegar Targaryen e di sua moglie la principessa Lyanna Stark.

 

“Arya, dico la verità – disse sua sorella – non sono tua sorella, sono tua cugina. Lyanna non fu rapita e stuprata da Rhaegar, come Robert fece credere a tutto il continente occidentale. Loro si amavano e si sposarono – sentì la sua voce rompersi dall'emozione e posò una mano sulla sua spalla in un gesto di conforto – e io sono nata da quell'unione.” spiegò.

 

La bambina fece una smorfia prendendo un passo “Non mi interessa chi ti ha generata – proclamò fieramente – tu sei mia sorella, come sei sempre stata. Non una mezza-sorella, né una cugina. Tu sei mia sorella.”

 

Osservò sua sorella sorridere prima che la piccola lupa gli puntasse contro un dito “E tu. – minacciò – se tu sei suo fratello o il legittimo re dei sette regni non mi interessa, se la fai soffrire ti spacco la faccia.”

 

“Non metterei mai in pericolo, né ferirei nostra sorella, zokla – promise – lei è mia.” si voltò a vedere l'espressione di sua sorella leggendovi solo amore e malcelato imbarazzo. Le sorrise.

 

“Non oso immaginare come reagirà Robb quando lo saprà...!” esclamò Arya “Avrà uno dei suoi proverbiali impeti di capricci o...”

 

L'espressione sulle loro facce dovette essere chiara a sufficienza perché la ragazzina fece una smorfia “Non stiamo tornando a Grande Inverno.” non era una domanda.

 

Si scambiò un'occhiata con Visenya “No, mi dispiace, Arya. Finché re Robert è ancora al potere e siede su quel trono non saremo mai al sicuro né nel nord né a Grande Inverno. L'unica soluzione è dirigerci a Dorne, a Lancia del Sole dove gli zii di Aegon ci forniranno rifugio e protezione.”

 

Arya sorrise debolmente “Non ti devi preoccupare, zokla – le promise – a Lancia del Sole non sarete solo ospiti. Visenya è parte della mia famiglia e tu sei una protetta di Casa Targaryen. Lì imparerai a comportarti come una vera lady e a brandire un'arma se lo desideri.”

 

La faccia della ragazzina si aprì in un sorriso smagliante, per poi intristirsi di colpo “Non è che i tuoi parenti ce l'avranno a morte con lei per quanto è successo a tua madre?” domandò.

 

“Mia madre e mia sorella sono state assassinate dai Lannister e dai Baratheon – le ricordò – non dagli Stark e ad ogni modo non ce l'hanno a morte con me che sono il ritratto dell'uomo che le ha lasciate al loro destino per rincorrere le gonne di un'altra donna senza fare le cose in maniera assennata.. Visenya è innocente e la accetteranno perché così io decreto.” assicurò.

 

Sentì sua sorella irrigidirsi per un momento al suo fianco e si domandò se non avesse detto qualcosa per offenderla quando lei evitò il suo sguardo, allontanandosi leggermente da lui.

 

Arya annuì e sembrò soddisfatta, ma non mancò di notare la tensione immediata che si era creata, formando un papabile imbarazzo.

 

Fu ser Arthur a correre in loro soccorso, gli diede uno scapellotto sulla testa e Aegon gli lanciò un'occhiata affettata, ma non poté fare a meno di notare che Visenya era tornata al suo cavallo e si stava affaccendando pur di tenersi impegnata. Imprecò sotto voce.

 

Ser Barristan sospirò “Tu lo conoscevi meglio di me, Arthur – borbottò – anche Rhaegar era così ottuso alle volte?” domandò all'amico che fece un cenno con la testa.

 

“Elia ogni tanto non sapeva dove sbattere la testa con lui. – commentò piccato – e questo già quando lo conosceva bene abbastanza da sapere quanto poco delicato potesse essere.”

“Arthur?” esclamò sorpresa Arya “come ser Arthur Dayne, la Spada del Mattino? Quello che mio padre ha battuto in duello e...”

 

Ser Arthur si sfilò l'elmo di dosso i suoi occhi che brillavano violetti “Battuto in duello? A tuo padre sarebbe piaciuto, lupacchiotta. – commentò – no, non l'ho ucciso solo perché la principessa Lyanna mi ha ordinato di non farlo e di portarlo da lei. Era parecchio frustrata considerando che stava affrontando il travaglio completamente da sola in quella terribile situazione.”

 

Aegon ne approfittò per avvicinarsi alla sorella che si fingeva affaccendata e evitava il suo sguardo. Sospirò.

 

“Cosa ho detto?” domandò in un sussurro appoggiandosi al suo cavallo e osservandola di sottecchi.

 

“Chi ha mai detto che tu abbia detto nulla?” chiosò piccata lei, i suoi occhi che ancora evadevano i suoi. Aegon sospirò esasperato.

 

“Per favore – la pregò – non essere difficile...”

 

Non essere difficile!?” esclamò lei alzando la voce di un'ottava, i suoi occhi come ghiaccio improvvisamente sul suo viso, le labbra distese in una smorfia. Si maledì per avere di nuovo detto qualcosa che l'avesse fatta infuriare “Ti chiedo scusa, fratello, – sibilò in tono minaccioso – se sono non solo il prodotto di una fuga d'amore che ha causato la morte di tua madre e di nostra sorella, ma sono anche difficile!”

 

Fece una smorfia. Parafrasata in quel modo suonava piuttosto offensiva, quando ciò che intendeva dire era che a discapito degli errori commessi dai loro genitori in passato, loro erano innocenti e che sarebbero stati trattati come tali una volta a Dorne. Non voleva essere offensivo.

 

“Mi sono spiegato male – tentò, ma lei gli diede una spallata mentre toglieva la sella da in groppa al cavallo per posarla a terra, ignorandolo – va bene? Non intendevo essere offensivo e...”

 

Siccome lei continuava ad ignorarlo la afferrò per un gomito costringendola a voltarsi per fronteggiarlo e notò solo allora le lacrime amare che scendevano dai suoi occhi. Lei strattonò via il braccio dalla sua presa e si asciugò con furia le lacrime certamente causate sia dalla sua frase indelicata che da tutte le preoccupazioni che certamente la attanagliavano.

 

Imprecò in alto valyriano per essere così sciocco e le si avvicinò con la testa bassa. Lei faceva tutti i movimenti con furia tutt'altro che ignorabile mentre le sue spalle singhiozzavano. Non voleva farle pensare che la ritenesse responsabile in alcuna maniera, né lei né i suoi genitori, della morte della madre e della sorella prediletta, anche perché loro erano cenere adesso – un ricordo lontano – e Visenya era lì, in carne e ossa, il suo stesso sangue, la sua dama e lui le aveva causato sofferenza appena un minuto dopo aver promesso di non causargliene mai.

 

Sospirò e avvolse le sue braccia intorno alla sua vita da dietro, posando la guancia contro la sua spalla, lei provò a divincolarsi, ma la strinse solo più forte contro il suo petto.

 

“Perdonami – soffiò contro la sua pelle – sono stato indelicato, di nuovo. Non volevo farti sentire colpevole.”

 

Lei smise di divincolarsi e cominciò a singhiozzare “Ma mia madre e nostro padre... – esalò con voce rotta dal pianto – ...loro hanno causato la morte di migliaia di persone tra cui anche tua madre e nostra sorella solo perché sono stati sciocchi e impulsivi e non si sono comportati in modo assennato e...”

 

La strinse mentre lei continuava a piangere “...merito davvero di vivere quando così tanti sono morti per colpa loro? Il loro sangue macchia le mie mani, che io lo voglia o no.”

 

“Non essere sciocca, Visenya – mormorò – non sei colpevole di quelle morti. Le colpe risiedono solo in nostro padre che ha commesso un errore di valutazione nel suo comportamento e nell'Usurpatore che non ha saputo accettare che Lyanna fosse di nostro padre. Tu neanche eri nata, quelle morti sono sulle loro mani, non sulle tue.”

 

Lei annuì debolmente. Lasciandosi voltare e immergendo il suo volto contro il suo petto mentre finiva di piangere. Aegon non avrebbe saputo dire per cosa sua sorella piangesse, per i loro genitori, per loro sorella, per tutte quelle persone... ma lo faceva e sentirla singhiozzare gli straziava il cuore.

 

La strinse, e la continuò a stringere anche quando un rumore li allertò dell'arrivo di qualcuno di inaspettato. Spettro ringhiò in silenzio e Aegon si voltò fronteggiando il nuovo arrivato, spada alla mano, ser Arthur e ser Barristan fecero altrettanto, spostando Arya dietro di loro – nonostante le sue proteste – mentre le altre guardie si mettevano sulla difensiva. Manovrò Visenya cosicché fosse sul suo lato sinistro, protetta dalla spada mentre osservava l'intruso avvicinarsi al loro accampamento di fortuna.

 

Era un giovane uomo rotondo, dall'aspetto spaventato con corti capelli castani e occhi scuri, pallido in volto che conduceva un cavallo per le redini con una mano in alto in segno di reso. Indossava abiti neri e un mantello con tanto pelliccia scura sulla parte superiore che lo faceva sembrare ancora più paffuto.

 

“Perdonate l'intrusione – balbettò evidentemente spaventato – credo di essermi perso.” aggiunse in tono incerto “Pensavo di aver seguito la Strada del Re... sapete è una strada lunga da casa fino alla Barriera e..”

 

Aegon roteò gli occhi al cielo “Chi sei, ragazzo?” domandò, scambiandosi un'occhiata con Visenya che osservava il comportamento di Spettro con attenzione, la lupa avvicinò il corpo candido al nuovo arrivato, annusandolo, ma non sembrava minacciosa, solo curiosa. Non vedeva in questo sconosciuto una minaccia. Cosa che lo tranquillizzò.

 

“Io... io sono Samwell Tarly vengo da Collina del Corno per unirmi ai Guardiani della Notte.” balbettò incerto il ragazzo “Mio padre... non mi considerava adatto a governare su Collina del Corno così mi ha... consigliato di prendere il nero.”

 

Visenya fece una smorfia “Consigliato?” domandò facendo per avvicinarsi, avvolse un braccio attorno alla sua vita con più prepotenza, stringendola al suo fianco.

 

“Mio padre... ecco... mio padre è... un uomo duro. Voleva un erede degno e io non lo ero, ma mio fratello, Dickon sì.” Sentì gli occhi di Visenya sul suo viso. Sbuffò.

 

“Abbassate le armi. – ordinò e tutti obbedirono senza battere ciglio, si voltò verso Visenya – ti sto avvisando, Visenya – mormorò – niente randagi a...”

 

Lei gli posò una mano sul petto “Pensaci, casa Tarly di Collina del Corno – sussurrò – Randyll Tarly non ha combattuto strenuamente per nostro padre?” provò a fare mente locale ed effettivamente si ricordò che Jon aveva sempre nominato Randyll Tarly come uno dei suoi possibili sostenitori considerando quanto fedelmente avesse servito nelle truppe Targaryen anche durante la ribellione.

 

Annuì. Lei lo prese come un cenno di continuare “Un primo figlio sarebbe sprecato alla Barriera. – sussurrò – invece, un primo figlio di una casata leale fra le nostre fila potrebbe essere un grande alleato.”

 

Aegon lanciò uno sguardo al lord che sembrava estremamente imbarazzato e impaurito dalla presenza di Spettro. Fece una smorfia di incredulità “Lascia perdere il suo aspetto fisico – sbottò infastidita – potrebbe avere altri talenti e...”

 

“Potrebbe essere un incentivo per lord Tarly a mostrare fedeltà ai legittimi sovrani. – annuì Aegon, dalla smorfia che fece Visenya fu chiaro che non era lì dove voleva arrivare, ma per Aegon era la cosa più intelligente che potessero fare – non guardarmi così. Sei la principessa di Sala dell'Estate adesso, Visenya.” la reguardì “dobbiamo pensare anche a queste cose, per quanto possiamo disprezzarle.”

 

Lei annuì controvoglia, ma conquistata dalla sua argomentazione. Aegon annuì “Spettro sembra fidarsi di lui. – constatò mentre la lupa si avvicinava ancora e inclinava la testa di lato apparentemente incuriosita dall'umano – ma ti avviso, dopo di questo niente più randagi fino al nostro arrivo a Lancia del Sole, sarebbe pericoloso.”

 

Visenya sorrise debolmente e si voltò verso Arthur annuendo alla propria Spada Giurata che rinfoderò la Spada dell'Alba e si rivolse al giovane lord “Lord Samwell Tarly – dichiarò – ti trovi al cospetto di Aegon di Casa Targaryen, sesto del suo nome, legittimo re degli Andali, Rhoynar e Primi Uomini, protettore del Reame, il drago dorniano; – gli occhi del giovane strabuzzarono fermandosi sul suo viso – e di sua altezza la principessa Visenya delle nobili casate Targaryen e Stark, principessa di Sala dell'Estate.”

 

Il ragazzo balbettò qualcosa di incosistente prima di cadere in ginocchio gli occhi bassi.

 

“Alzati, lord Samwell Tarly. – ordinò Aegon – la tua storia ha intenerito il cuore d'oro di mia sorella. Se lo desideri potrai unirti a noi come nostro fedele vassallo, così come i Tarly di Collina del Corno sono stati per secoli.”

 

Il ragazzo ansimò lentamente mentre goffamente si tirò in piedi “Io non ho spade, mio signore. – commentò – né sono un grande combattente. Ma se lo desideri la mia mente è tua.” proclamò monotono, un tono che tradiva una certa incertezza, ma che non sembrava tradire alcun tipo di menzogna.

 

Aegon annuì voltandosi verso Visenya “Visto che sei stata tu a convincermi, farà parte del tuo seguito, kirimves – ordinò – ne sarà un membro permanente, scegli tu quale ruolo debba ricoprire.”

 

Visenya annuì stringendogli la mano in segno di gratitudine e si avvicinò al ragazzo, affiancando Spettro e allungando una mano nella sua candida pelliccia. Gli sorrise.

 

“Mi farebbe piacere, lord Tarly – disse con un sorriso titubante – se mi facessi l'onore di diventare il mio attendente personale.” commentò con un sorriso speranzoso. Era evidente ai suoi occhi che non volesse insultare né il ragazzo né il padre offrendogli una posizione più sottoposta di quella di attendente.

 

Il ragazzo sembrò, comprensibilmente, affascinato dal sorriso di sua sorella, cosa che lo fece ambo sorridere e ambo stringere i pugni in muto avvertimento.

 

“I miei servigi sono tuoi, vostra altezza. – mormorò il ragazzo – l'onore di poter essere il tuo attendente personale è esclusivamente mio.”

 

Visenya, anima ingenua che era, si voltò verso di lui con un sorriso smagliante, ma Aegon non mancò di notare come le guance del nuovo attendente di sua sorella si fossero impororate mentre dichiarava la sua lealtà. Senza battere ciglio si avvicinò avvolgendo un braccio attorno alla vita della sorella e stampandole un bacio sulla guancia, premendo le labbra contro il suo viso più a lungo di quanto sarebbe stato considerato consono e causando un risolino in Arya che osservava la scena pienamente divertita.

 

Ma Aegon non se ne preoccupò limitandosi a incrociare lo sguardo del giovane ragazzo con audacia e determinazione affinché comprendesse che, per quanto ingenua, affascinante e gentile sua sorella fosse, lei era sua.

 

Il ragazzo sembrò ricevere immediatamente il messaggio, poiché abbassò il capo scuro e gli occhi, come si conveniva ad un giovane lord che il re avesse scoperto intento a osservare troppo intensamente la sua regina.

 

Visenya aveva un'espressione adoribilmente confusa sul viso che lo fece sorridere. Le baciò la fronte “Ao shall sagon se olvie dōna dāria hen ry.” le promise.

“Giuro che se mi stai insultando in una lingua che non conosco ti farò pentire di avermi incontrata.” gli promise con un'espressione ferocemente decisa che lo fece scoppiare a ridere.


Ao shall sagon se olvie dōna dāria hen ry. = sarai la regina più dolce che ci sia mai stata.
 


Come al solito, se vi va lasciate un commentino (non siate timidi, prometto che non mordo...) e fatemi sapere che ne pensate... come vi sembra Aegon adesso che è libero di muoversi? Che ve ne pare di come sta evolvendo il rapporto fra lui e Joan? Sono curiosa delle vostra opinioni :) Fino a martedì! Un bacio, Giuls -

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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