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Autore: Doux_Ange    24/11/2019    0 recensioni
Partendo dal titolo con una citazione del nostro Capitano in 'Scegli me!', una serie di one-shot per raccontare come, in molte puntate, la storia tra Anna e Marco sarebbe potuta andare diversamente.
I capitoli saranno in parte presi dall'altra fanfiction che ho scritto, 'Life-changing frenzy' relativamente alle parti immutate.
*Grazie alle mie brainstormers, Federica, Clarissa e Martina!*
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PREMONIZIONI
 
Per qualche settimana, le cose tra me e Anna restano tese.
È difficile lavorare in questo clima, con lei. E strano.
Ci sforziamo però di comportarci almeno civilmente, e piano piano le cose iniziano a spianarsi un'altra volta.
Non c'è l'agio di prima, questo è palese, ma almeno adesso parliamo di nuovo.
Ormai va così, ce ne faremo una ragione entrambi.
 
Oggi mi hanno chiamato in caserma per un caso di omicidio. Ad essere convocata è la futura sposa dell'uomo ucciso, e quando arrivo è già in lacrime.
Anna non pressa, anzi si limita a cercare di consolare la ragazza, così intervengo io chiedendole di raccontarci cosa sia successo il giorno prima, lanciando un'occhiata di sbieco al Capitano. Non mi va di perdere tempo, così insisto, cercando di tirar fuori qualcosa da questa donna che sembra raccontare le cose a metà. Anna mi guarda male, e inizia a porre lei le domande con un tono però molto più gentile, alle quali la ragazza risponde senza problemi. Per qualche motivo la cosa mi dà fastidio. Le mie osservazioni sulle sue storielle la mettono di nuovo in crisi, e Anna torna a bloccarmi dicendomi, con parole diverse, che la signorina soffre di depressione.
Modero i toni, sentendomi un po' in colpa, accordando poi i domiciliari.
Quando la accompagnano fuori, Anna le rivolge uno sguardo comprensivo che mi fa vacillare un attimo.
 
Non riesco a capirla, quando fa così.
O forse non fai attenzione. Siete di nuovo distanti, e tu hai iniziato di nuovo a comportarti da stronzo con tutti, come facevi prima di conoscere meglio lei.
 
***
 
In questi giorni, è venuto in visita il Colonnello, per cui Anna è spesso fuori con lui per vari impegni. Per questo quando Chiara entra nel suo ufficio in lacrime, lei non c'è.
“Ehi,” le dico, facendola sedere sul divanetto, “che succede?”
“Cercavo mia sorella...” mi risponde, incerta.
“Credo sia ancora in giro col Colonnello. Cos'hai? È successo qualcosa?”
“Mia madre si è scordata della mia laurea, la settimana prossima. Ha prenotato un viaggio e non ci sarà.” Mi spiega, tornando a piangere.
Io la abbraccio, incredulo. È sua madre, come fa a dimenticarsi una cosa del genere?
Poi mi ricordo le parole di Anna, che mi ha raccontato in più occasioni come la madre, dopo il suicidio di suo padre, sia diventata ancora più incostante nei confronti delle figlie, e di come spesso le abbia lasciate sole.
Cerco di calmarla come posso, anche se non ci riesco granché.
Perché in fondo non la conosci. Non sai niente di lei. Con Anna invece è diverso, con lei hai saputo fin da subito cosa fare quando ha avuto bisogno di conforto, hai capito senza esitazione come approcciarti e consolarla nel modo migliore.
Spingo a forza quella voce nell'angolo più remoto della mia mente. Non. Devo. Fare. Paragoni.
Devo smetterla di pensare ad Anna, soprattutto quando sono con Chiara.
 
Poco dopo, la porta dell'ufficio si apre. Anna.
Quando ci vede, abbassa di colpo lo sguardo, scusandosi per averci interrotto.
Io mi sento all'improvviso in imbarazzo, senza capire bene perché. Non stiamo facendo niente di male.
Sì, che bravo, a cercare di convincerti da solo.
Lei però sembra ripensarci, e rientra.
“Che c'è, Chiara?” Le domanda, preoccupata, notando l'espressione della sorella.
“Mi ha appena chiamata mamma. Domani parte per Hanoi, credo sia in Vietnam.” Le spiega, tetra.
Anna sembra sconvolta. Di più, furiosa.
“La settimana prossima ti laurei!”
“Se l'è dimenticato! Però ormai aveva fatto i biglietti e quindi...”
“Non te la devi prendere,” cerca di calmarla, allora. “è fatta così, lo sappiamo.”
“Lo so, però sarebbe stato carino che venisse. Invece continua a considerarmi una cretina e... e probabilmente lo sono davvero.”
“Non sei una cretina!” Si arrabbia ancora di più Anna.
“Ed è lo stesso che dico anch'io,” intervengo. “E se lei pensa il contrario, con tutto il rispetto, eh... la cretina è lei.”
Chiara accenna un sorriso, mentre Anna le lancia uno sguardo comprensivo.
Quindi è così che funziona? Sua madre si dimentica di loro, Chiara ci resta male e Anna la consola, anche se di sicuro lei non sta meglio?
“Grazie...”
“Di che?” Le chiedo. “Tu hai fatto una cosa bellissima. Sai cosa facciamo? Organizziamo una festa, così lei si pente di non essere venuta! Eh?” Suggerisco, e Chiara annuisce, felice, con l'aria di una bambina a cui hanno appena promesso il regalo che voleva.
Mi volto a guardare Anna, sperando che sia d'accordo con me.
“Sì, una festa di laurea! Che dici?” Concorda con un piccolo sorriso per la sorella.
Chiara annuisce. “Vi voglio bene.”
“Ah, anche noi!” Rispondo, dandole un bacio in fronte, prima di tornare a guardare Anna, che nel frattempo ha distolto lo sguardo. Io mi sento arrossire, come se avessi appena fatto qualcosa che non dovevo. Di nuovo.
Chiara si alza dal divano. “Okay, ma io non voglio sapere niente. Festa a sorpresa, okay?”
“Sì...” Acconsente Anna, con un tono che sembra rimarcare involontariamente la familiarità della situazione.
Dopo averci ringraziati di nuovo e salutati, Chiara va via più contenta.
 
Una volta soli, tra me e Anna cala di nuovo l'imbarazzo.
“Grazie... per Chiara.” Mi dice poi.
Io ne approfitto per tirarmi fuori dai guai. “Per la festa mi dai una mano tu, eh.” Affermo, filandomela prima che possa ribattere.
 
***
 
A casa, mentre preparo il pranzo, ripenso alla scena di prima.   
Al tono materno di Anna con la sorella, al suo tentativo di ridimensionare il gesto della madre. Alla sua rabbia evidente nel sapere che di nuovo le aveva lasciate sole.
A come ha accordato l'idea della festa come... come una madre farebbe con sua figlia. Come quando un compagnetto di scuola prende in giro la bambina, e la mamma per consolarla la porta alle giostre per farle tornare il sorriso.
Tu non ti sei comportato da meno, però. Sei tu ad aver proposto la festa. Per consolarla, per non farla piangere. Un dono in cambio di un sorriso. Non le parole, come hai fatto con Anna, perché non sapresti che dire. Un regalo per mostrarle che non ha niente di meno delle altre, come farebbe un padre.
Tu e Anna vi siete comportati come due genitori nei confronti di Chiara. Questo ti dovrebbe far riflettere.
 
Scaccio a forza questi pensieri.
Ultimamente lo faccio un po' troppo spesso.
 
***
 
Chiara è tornata a Perugia per verificare le ultime questioni burocratiche prima della laurea, per cui quella sera stessa mi metto d'accordo con Anna per vederci dopo cena a casa sua e iniziare a organizzare la festa.
Quando arrivo, lei mi accoglie con un sorriso, offrendomi un bicchiere di birra.
Io nel frattempo mi siedo comodamente sul divano, allungando le gambe quasi involontariamente, a mio agio dopo aver passato tante sere qui con lei per le lezioni di cucina.
Lei si avvicina porgendomi il bicchiere, prima di lanciarmi uno sguardo eloquente per indicarmi di sedermi in maniera più composta.
Come ogni volta. E tu, come al solito, te lo scordi e lei deve ricordartelo.
Si siede all'altro capo del divano, sul bracciolo, nel punto più distante da me.
Non scervellarti troppo. E poi questa distanza l'hai voluta tu.
 
“Allora? Che hai pensato per la festa?” Mi chiede, accavallando le gambe e appoggiandosi sui gomiti.
“Ah... veramente io ho fatto il figo proponendola, ma speravo avessi qualche idea tu. Cos'è che piace a Chiara?” Domando senza riflettere.
“Dovresti saperlo, state insieme.” È la sua risposta piccata, un velo di sarcasmo nella sua voce.
Non infierire anche tu, ti prego.
Cerco di giustificarmi. “Sì, ma... a lei piace tutto quello che piace a me, cioè il calcio, la cucina, birra... fantastico... eh.”
Anna abbassa lo sguardo, come se le mie parole le dessero fastidio, poi torna a guardarmi.
“Allora possiamo prendere spunto da queste cose, visto che a mia sorella piacciono, no?” Domanda, una nota ironica nella voce.
Mi schiarisco la gola. “No, no, dev’essere qualcosa che piace a Chiara e che non mi coinvolga, è lei il centro della festa...”
Anna mi rivolge un’occhiata seria. “È per questo che stai con lei? Perché le piacciono le stesse cose che piacciono a te?” Mi chiede.  
Quella nota vagamente triste l'hai sentita davvero, o l'hai solo immaginata?
“...no. Sto con lei perché...” Mi sforzo di trovare delle ragioni, ammetto che è una cosa a cui non ho pensato finora. “è divertente, perché prende le cose con leggerezza, e poi perché... le vado bene come sono, e non fa niente per cambiarmi. Anche se so che lei è molto più insicura di quello che vuol far credere.”
E quindi stai con lei per compassione? Perché non ti contraddice mai e fa quello che vuoi tu? Perché il senso del discorso ha tutta l'aria di essere questo.
Quando hai elencato le ragioni per cui ti saresti 'innamorato' di Anna, per lo show di Cosimo, non hai avuto esitazioni. Ed erano motivazioni profonde. Non come queste. Senza contare che all'epoca tra voi due non era ancora successo nulla.
 
Anna’s pov
 
Ingoio più in fretta che posso il groppo in gola.
Perché, perché ho accettato di aiutare Marco con l’organizzazione?
Sapevo che mi sarei solo fatta del male, per il tempo che sarei stata costretta a passare da sola con lui per i preparativi della festa di laurea della sua fidanzata, eppure non mi sono opposta come avrei dovuto. Perché non voglio che mia sorella ci rimanga male, non dopo che mamma ha avuto la brillante idea di partire dimenticandosi di noi, di lei. Ho acconsentito perché è giusto festeggiare il suo traguardo, perché merita di essere felice, e io non voglio deluderla.
Ma non è facile, sentir dire queste cose da Marco.
Quindi è questo che pensa? Che io sia una che vorrebbe cambiarlo? Mentre Chiara no, perché a lei va bene così com’è?
Perché è questa l’impressione che mi ha dato, la sua risposta.
Se solo sapesse che mia sorella sta solo fingendo che le piaccia quello che piace a lui... Sul resto ha ragione, non c’è niente da obbiettare: Chiara è divertente, e prende le cose con leggerezza. Più di me di sicuro. Non è impegnativa come lo sono io.
I miei pensieri sono interrotti dalla voce di Marco, che riprende a parlare.
 
Marco’s pov
 
“... e perciò vorrei che tu m'aiutassi, perché nessuno la conosce come te.”
Cerco di giustificarmi così. Se è lei a suggerirmi, so di non sbagliare, perché riconosco di non sapere niente di Chiara oltre quello che abbiamo in comune.
Mentre lei riflette, io ne approfitto per osservarla di sottecchi.
Forse ho rivelato un po’ troppo, poco fa. A giudicare dalla sua espressione malinconica, forse ha intuito quale sia stato il problema, quella sera... La storia del pouf, e la cazzata che ho fatto. Spero di no, perché non voglio che lo sappia. Ho sbagliato, lo so, ma non saprei come fare, dopo, a giustificare di aver dato di matto solo perché lei lo ha spostato. Finirebbe pure per sentirsi in colpa per niente, conoscendola. Ho già fatto abbastanza danni così, non voglio rischiare di peggiorare la situazione.
Anna sembra ridestarsi perché le è venuto in mente qualcosa, e si avvicina scendendo dal bracciolo e sedendosi su uno dei cuscini, ma sempre quello lontano.
“Quand'eravamo piccole giocavamo al drive-in.”
Questa cosa mi intriga. “Spiega.” La incito, avvicinandomi.
Lei fa altrettanto, fino a che finiamo per essere seduti uno accanto all'altra, quasi in un gioco inconsapevole di due calamite che si attraggono inesorabilmente.
“Allora, praticamente prendevamo due sedie, spegnevamo la luce davanti alla tv e facevamo finta di essere in macchina.” Racconta, gli occhi che si illuminano. “Può essere un'idea.” Aggiunge, incerta, davanti alla mia piccola risata. Forse l’ho offesa, non vorrei avesse frainteso.
“Un drive-in? Bello.” Commento, e sono sincero. Può essere un ottimo spunto, è una cosa carina. Una festa a tema. “Dico davvero, mi piace molto, la tua idea,” affermo, quando lei mi rivolge uno sguardo esitante. “Non ci avrei mai pensato... Però... ecco perché vi piace così tanto, guardare i film insieme.”
Lei abbassa lo sguardo, un piccolo sorriso sulle labbra. “Sì, l’abbiamo sempre fatto, fin da piccoline. Una delle cose che è rimasta invariata da allora...” aggiunge, malinconica.
“Allora bisogna valorizzarla. Sono convinto che piacerà anche a lei.”
Resto ancora un po' con Anna a concordare il resto, lasciando a Chiara stessa gli inviti.
 
Quando vado via, penso che in effetti io non ho idea di chi ci sarà a questa festa, e in linea generale credo nemmeno Anna, considerando che ha detto a sua sorella di occuparsi lei degli invitati, probabilmente amici e colleghi dell'università.
Chiara sarà impegnata a pensare agli ospiti, e voi due finirete per passare tutta la festa assieme.
Scuoto la testa, aprendo la porta di casa.
La mia mente torna al racconto di Anna sul drive-in, e a quello che so essere successo quand’era piccola.
Nonostante tutto, mi rendo conto come Elisa, la loro madre, sia riuscita a tirare su da sola le due ragazze, anche se il loro rapporto non si è mai risanato completamente dopo la scomparsa del padre, come mi ha raccontato Anna.
Mi chiedo come fossero, da bambine, come abbiano trascorso la loro infanzia, e mi viene da sorridere, pensando a una piccola Anna timida e insicura, con due occhioni verdi pronti a scrutare tutto e tutti con diffidenza. Penso a lei, dopo la morte del suo amato papà, ancora così piccola, a dover diventare grande per forza e in fretta. Penso a lei, un’adolescente chiusa in sé, solitaria, che trova rifugio e consolazione nei libri, ma che difende la propria indipendenza con le unghie e con i denti. Che trova in se stessa la forza necessaria ad andare avanti. Che lotta per ottenere e diventare ciò che vuole, anche contro le obbiezioni di sua madre, che non capisce. Penso ai suoi sacrifici in accademia. Alle porte sbattute in faccia, le discriminazioni. Penso al giorno in cui l’ho incontrata, quando ho deciso senza motivo di renderle la vita più difficile di quanto già non fosse.
Penso a quanto sia lei che Chiara siano più insicure di quanto sembri, una nascondendosi dietro la rigida divisa che indossa, l’altra dietro la leggerezza con cui affronta la vita.
Ancora una volta, mi rendo conto di aver pensato quasi esclusivamente ad Anna.
A come, anche per lei quel drive-in rappresenti un bel ricordo d’infanzia, e a quanto ci sia in lei ancora da scoprire.
Mi chiedo se quello che io ho bisogno sia davvero una storia leggera come quella che mi sta offrendo Chiara, o più semplicemente io stia scappando per paura di rimanere ferito. Perché so che con Anna non sarebbe una storiella da niente. Non potrebbe mai essere una cosa da poco, perché nemmeno io lo vorrei.
Con lei, sarebbe un impegno per la vita, ed è questo che mi terrorizza: l’idea di non riuscire a farcela.
 
***
 
La mattina dopo, do' un'occhiata a qualche drive-in e ne trovo uno perfetto che è disponibile per la data che serve a noi.
Però dobbiamo capire se va bene, e il sito non è granché, per cui chiedo il favore di aprire anche se è giorno di chiusura, cosicché possa vedere insieme ad Anna se come location può andar bene e definire i dettagli.
 
In ufficio nel pomeriggio, convochiamo la signora Moira, che ha ospitato la ragazza depressa, scoprendo che si tratta di una truffatrice, pagata dall'ex di Gabriella affinché la convincesse a lasciare il fidanzato perché ancora innamorato di lei.
Anna si indigna parecchio a questa cosa, e anch'io. È stato un inganno bello e buono, altro che amore.
Hanno approfittato di una ragazza instabile per raggirarla.
Quando lui e Moira vanno via, io e Anna scendiamo in piazza.
“Controlliamo le celle telefoniche e vediamo se erano veramente insieme,” le dico.
Lei fa un sospiro profondo.
“Ehi, che c'è?” Le chiedo istintivamente. Non riesci a non preoccuparti se la vedi stare anche solo vagamente male, e ti viene spontaneo cercare di fare qualcosa per lei.
Anna mi guarda un attimo, probabilmente sorpresa che io sia tornato a farle una domanda così... personale, prima di rispondere. “Stavo pensando a Gabriella, a come si è fatta manipolare da quei due...”
“Purtroppo è facile fare leva sulle debolezze delle persone che abbiamo accanto... e alle volte nemmeno ce ne accorgiamo.” Le dico semplicemente.
Lei abbassa lo sguardo, pensierosa. “Ti riferisci a Chiara e mia madre...”
Io annuisco appena. In realtà non solo a loro due, ma anche a lei, che fa tanto la forte ma è evidente che ci sta altrettanto male. L'hai visto anche tu, sua madre ha infierito sul suo lavoro, da sempre motivo di discussione, senza pensare alla ragione per cui l'ha scelto. Sul suo desiderio di non darle un dispiacere, per accusarla di averla delusa. Sull'amore per la divisa, per rinfacciarle di non comportarsi da donna.
Poi mi ricordo di questa sera.
“Ah, ho trovato il drive-in!” Esclamo, cambiando discorso in modo repentino. “E stasera aprono apposta per noi.” Aggiungo, con un sorriso.
Lei sembra sollevata. “Bene... allora mandami l'indirizzo, ci vediamo lì.”
“Va bene... ciao.” La saluto andando via, e per un attimo ho l'impressione di essere tornato a qualche settimana fa, quando tra noi era tutto normale.
 
Più tardi, ho appena scritto un messaggio con l'indirizzo e sto per inviarlo ad Anna quando cambio idea. Cancello tutto e riformulo la frase.
Ehi, ciao. Passo a prenderti io in moto, non vale la pena andare separati. Per le 20 sono da te.
Invio prima di pentirmene, sperando che non dica di no.
La sua risposta non si fa attendere molto.
D'accordo. Ci vediamo dopo, allora.
Rilascio il respiro che non mi ero reso conto di stare trattenendo.
Cerco di calmarmi. Tutta questa agitazione non ha senso. Non sono un adolescente al primo appuntamento con la ragazza che gli piace.
E poi questo non è un appuntamento.
Non le ho chiesto di uscire per questo.
 
Forse no, ma non è che ci fosse poi tutto questo bisogno di andare insieme al drive-in, soprattutto con questa fretta. Potevi andarci anche domani mattina, o domani pomeriggio, da solo a controllare che fosse tutto a posto.
E invece no, l'hai detto ad Anna perché in fondo vuoi ritagliarti del tempo da solo con lei. Perché ti mancano le serate insieme, ti manca parlare con lei come prima, e hai colto questa occasione al volo senza nemmeno rendertene conto.
Puoi negarlo quanto vuoi, ma sei ancora innamorato di lei, anche se cerchi di sforzarti di dimenticarla. Il tuo cuore non te lo permetterà.
 
Quando arrivo sotto casa sua, alle 20 in punto, lei esce chiudendosi il portone alle spalle. Sicuramente mi avrà sentito arrivare.
“Ehi,” la saluto con un sorriso, con le farfalle che tornano a presentarsi nel mio stomaco dopo parecchio tempo.
“Ciao,” ricambia lei, “grazie per essere venuto...”
“E di che? Tanto casa tua è sulla strada...” Le dico, porgendole il casco.
Lei si affretta ad allacciarlo e salire in sella dietro di me. Da uno dei due specchietti noto la sua espressione imbarazzata.
“Ti conviene tenerti...” Suggerisco a voce bassa, e quando sento le sue braccia stringersi attorno al mio busto, provo una sensazione strana e familiare insieme.
Come quella volta quando l'hai ospitata a casa tua insieme a sua sorella e al maresciallo, e l'hai vista scendere le scale la mattina. Come la prima volta che ha cenato a casa tua per una coincidenza. Come il gelato in ufficio la sera tardi.
 
Arrivati lì, salutiamo e ringraziamo per il favore, poi io mi avvio verso una delle auto lasciando Anna ad occuparsi del film da vedere per la festa, ma non prima di averle detto di portare i popcorn. Non è un vero drive-in senza.
Questo posto non è niente male, penso tra me guardandomi intorno. E queste lucine rendono l'atmosfera romantica, perfetta per un appuntamento.
Sì, ma questo non è un appuntamento. Affatto. Anche se siamo da soli, proprio soli soli considerando che hanno aperto per noi. Scelgo l'auto più centrale e mi accomodo al posto dell'autista.
Anna mi raggiunge cinque minuti dopo, quando il film – Cenerentola – è già iniziato.
Io, da gentiluomo quale cerco di essere ogni tanto, le apro la portiera.
“Madame,” mormoro.
“Grazie,” sussurra lei di rimando, posizionando i popcorn in mezzo a noi due.
“Stavo pensando,” prende la parola dopo qualche minuto, “che potremmo fare una festa anni '60...”
“Mh-mh, okay... Ma... Cenerentola no.” Obbietto, con un'occhiata eloquente. È pur sempre una festa di laurea, su.
“Ho chiesto, ce l'hanno,” si giustifica lei. “è il film preferito di Chiara, l'ha visto duecento volte.” Non ne avevo idea. Aspetta, però una cosa me la ricordo, e non perché me l'abbia raccontata Chiara.
“È vero, lei da piccola voleva fare la principessa, vero... e tu Zorro.”
Lei sembra sorpresa.
“Me l'hai detto, no? Non è che...” Mi giustifico, leggermente in imbarazzo. Hai appena ammesso di ricordarti praticamente ogni cosa che dice. Bravo, almeno una cosa giusta ogni tanto la fai.
“Vabbè... tu che volevi fare da piccolo? Mh?” Mi domanda, curiosa.
Io esito un attimo, poi mi butto. Lei me l'ha detto, no? “L'attore...” Rispondo senza guardarla.
“Ohh, l'attore,” mormora con voce roca, ridacchiando.
“Cosa? Che cosa ridi?” Chiedo, ma rido anch'io.
“No, vabbè... e poi?”
“Con 'sto naso dove vuoi che vada...”
“Non è così male.”
Mi giro a guardarla, stavolta sono io ad essere sorpreso. Anna è chiaramente in imbarazzo, ma regge il mio sguardo senza esitazioni.
“Grazie...” Mormoro infine, lusingato, e lei mi fa un piccolo sorriso.
È più forte di me, sento il bisogno di spiegarmi meglio. Di aprirmi. Sai che con lei puoi farlo. La battutina l'ha fatta solo per punzecchiarti, non per prendersi il gioco di te. Non lo farebbe mai, non l'ha mai fatto.
“Poi però mio padre ha detto, 'No no. Tu ora fai un lavoro serio, stop'.” Le confesso, abbassando le mani un po' abbattuto.
“Marco, tutti ci lasciamo condizionare...” Mi dice dopo qualche istante, e guardandola vedo che nel suo sguardo c'è comprensione. E qualcos'altro che non riesco a decifrare bene.
Sta alludendo alla discussione di oggi pomeriggio, quando io le ho detto quella cosa su sua madre e sua sorella come se a me la faccenda non toccasse, e invece ecco qui che con due parole lei ha intuito tutto. Tu magari ultimamente hai qualche problema a capirla, ma di sicuro lei non ne ha nel capire al volo te. Fa un respiro profondo prima di continuare. “Credo che la cosa importante sia... non so, trovare il proprio posto nel mondo. E io penso di averlo trovato.” Confessa, guardandomi dritto negli occhi.
Io non riesco a distogliere i miei da quel verde magnetico che mi attrae come nient'altro.
“Credo anch'io, mi sa.” Ammetto, senza staccare gli occhi dai suoi.
Il mio posto è accanto a te, ovunque tu sia.
E quando sorride alle mie parole, so per certo che sta pensando la stessa cosa.
Vi siete detti di amarvi, anche se con un'espressione differente.
Nonostante tutto.
 
Non ti odia, nemmeno dopo che l'altra sera l'hai trattata malissimo e cacciata via quando sai che era venuta per te.
Nemmeno se stai con sua sorella.
E tu la ami anche per questo.
 
“Eh...” mormoro, più per fare qualcosa che altro, così lei abbassa lo sguardo, ma io continuo ad osservarla ancora per qualche istante.
Non ho capito male, non stavolta.
Lancio una breve occhiata allo schermo gigante davanti a noi, senza la minima idea di quello che stia succedendo nel film.“Secondo te qua dobbiamo guardarlo tutto questo, o...?” Commento, giusto per alleggerire un po' la tensione.
“Fino a quando non scatta la mezzanotte.” Sussurra Anna.
Ancora una volta, i nostri occhi restano incatenati per quella che sembra un'eternità, senza che nessuno dei due faccia niente per impedirlo.
 
Dopo qualche minuto, mi schiarisco la gola.
“Pensavo... visto che a tua sorella piace Cenerentola, forse potremmo fare una festa in stile... principesco. Nel senso,” mi spiego meglio, con leggero imbarazzo, “una specie di serata di gala... Smoking per gli uomini e abito lungo per le donne... Potrebbe piacerle, secondo te? L’ambiente, qui in questo drive-in, mi sembra adatto.”
Attendo la sua risposta con una certa ansia. Mi sto mettendo nei guai da solo, perché pure io dovrò indossare il tight se lei dice di sì, ma pazienza.
Ad Anna si illumina lo sguardo. “È un’idea bellissima, Marco. Chiara lo adorerà, ne sono certa.”
 
Quando la pellicola finisce, ce ne accorgiamo solo perché la luce del proiettore si spegne all'improvviso.
Con molta calma, scendiamo dalla macchina, ringraziamo i proprietari per il favore – ovviamente impedendo ad Anna di pagare, e non con poche difficoltà – e saliamo in moto.
Stavolta lei è molto più a suo agio, e non esita a stringersi a me una volta in sella.
Per il tragitto di ritorno, non riesco a smettere di pensare a quanto questa serata sia stata perfetta. A quanto naturale sia passare del tempo con lei. Come se le settimane scorse non ci fossero mai state.
 
Anna’s pov
 
Mentre torniamo a casa in moto, non posso fare a meno di pensare all’idea di Marco. È davvero splendida, perfetta per Chiara. E ciò mi conferma, con una fitta al cuore, quanto lei sia fortunata. Marco sta realizzando per lei la festa dei suoi sogni... evidentemente, a lui piace davvero mia sorella. Se si è proposto di fare tutto questo per farla felice.
Nello stesso istante, però, mi rendo conto che ho commesso un errore enorme.
Non ci ho nemmeno riflettuto, e se da un lato è meglio così, dall’altro è un incubo: anche io dovrò indossare un abito lungo. Considerato il tema, dovrò trasformarmi per forza di cose nella principessa che mia madre aveva sempre sperato di vedere. Ironia della sorte, lei nemmeno ci sarà.
Mi sento invadere dall’inquietudine. L’idea di dover mettere un abito lungo non mi piace, e all’improvviso risento lo stesso senso di disagio che ho provato in quella missione sotto copertura al reality show. Mi sento in imbarazzo solo a pensarci, e in ansia perché sarà una cosa totalmente fuori dal mio essere. E mi conosco, quando sono costretta a fare cose che non ritengo ‘mie’, tendo a tirare fuori il peggio di me.
Per un istante, mi torna alla mente un altro fatto, legato a questa frase e al reality.
Il commento di Marco sul vestito, di come mi stesse ‘bene, bene, bene, bene’.
Mi sento arrossire di nuovo, ripensandoci.
Forse, penso con un sorriso, forse tanto male la festa non sarà.
 
 
Marco’s pov
 
È passata circa un’ora quando arriviamo in piazza, dopo esserci fermati a mangiare qualcosa per strada. Ammetto di essermela presa comoda, nel tragitto di ritorno. Non volevo che finisse.
Prendo l'ultima curva un po' male, accelerando involontariamente.
“Piano, piano,” ridacchia Anna.
“Ho frenato, ho frenato, scusa! Che cosa devo fare?” La punzecchio, mentre lei scende togliendo il casco. Io la imito, facendo lo stesso. “Però la prossima volta il film lo scelgo io,” metto in chiaro senza pensarci. “Cenerentola no, dai, su.”
“Che film sceglieresti?” Mi domanda, e in quel momento mi rendo conto di quello che ho detto.
Hai praticamente dato per scontato che uscirete di nuovo insieme. Da soli. E che tornerete al drive-in.
Il mio cuore salta un battito elaborando le sue parole.
E Anna non ha detto di no, anzi.
Ti ha chiesto cosa vorresti vedere, insieme a lei.
I nostri sguardi tornano a incrociarsi per l'ennesima volta stasera, e io, quasi inconsapevolmente, mi avvicino.
Non si sta allontanando. Non ti sta respingendo. Hai capito bene, quand'eravate al drive-in.
I nostri volti sono ormai a pochi millimetri, e mi accorgo che lei ha chiuso gli occhi.
Marco, fallo! Baciala!
 
Un rumore improvviso mi fa allontanare bruscamente: il mio cellulare che squilla.
“No...” mormoro tra me. Quando leggo il nome sul display, sento un vago senso di nausea farsi strada in me: Chiara.
“No, è Chiara che...” Esito, senza riuscire a parlare come si deve. “Rispondo, okay?” Biascico, e Anna si limita ad annuire, lo sguardo basso.
“Pronto?... Ciao!... sì, Chia', abbiamo organizzato tutto e... no no no, niente, non dico niente, ché è... sorpresa. Arrivo tra un secondo a casa, posso chiamarti da lì? … grazie, ciao, buonanotte.” Chiudo in fretta la chiamata, senza nessuna voglia di ritelefonarle.
Non ci posso credere. Non può essere successo di nuovo. Non adesso. Non ora che...
L'imbarazzo torna a insinuarsi prepotentemente tra noi due.  
“Beh, allora buonanotte...” Mi dice incerta Anna. “Devo svegliarmi presto, devo accompagnare Chiara a comprare il vestito per la laurea...”
“Sì, m'ha detto che... bello... ehm...” Niente, non riesco più a dire due parole sensate di fila.
“Ciao...” mi saluta, avviandosi verso casa.
No, non posso credere che stava per succedere davvero, e Chiara ha interrotto tutto.
Prima che possa formulare altri pensieri però, Anna si volta all’improvviso. “Il casco...” Sussurra, tornando indietro e porgendomelo.
Nel prenderlo, le nostre dita si sfiorano, e il mio cervello smette di funzionare.
Seguo solo l’istinto, afferrandole la mano e attirandola a me.
Lei spalanca gli occhi.
“Marco, che-”
Non la lascio finire.
Perché le mie labbra sono sulle sue.
Dopo la sorpresa iniziale, sento Anna rilassarsi nel mio abbraccio, cedendo al mio gesto e lasciandomi approfondire il bacio.
Sentire la passione con cui risponde mi riempie di gioia, perché ho la certezza di non aver frainteso, prima, al drive-in.
Perché la verità è che ci siamo innamorati, anche se nessuno dei due ha avuto il coraggio di ammetterlo, e niente può cambiarlo.
Quando ci allontaniamo, le espressioni sui nostri volti sono, però, incerte.
Perché, se da un lato c’è la felicità per quanto è finalmente successo, dall’altro c’è la consapevolezza di cosa abbiamo fatto. Di Chiara.
Prima che uno dei due possa dire qualcosa, il mio telefono squilla di nuovo.
“È... è di nuovo Chiara.” Biascico, con voce roca.
Non ho voglia di risponderle, però, quindi silenzio la suoneria lasciando che la chiamata si chiuda da sé.
“Dovresti richiamarla appena rientri a casa,” è l’inaspettata replica che ricevo da Anna in tono piatto. “Buonanotte.”
Lei mi volta le spalle e corre via, senza che io riesca a proferir parola.
Lasciandomi nella confusione più totale.
 
 
Anna's pov
 
Chiudo piano la porta di casa, appoggiandomi poi con la schiena contro di essa.
 
Perché, perché deve andare sempre a finire così?
Sembra che dopo quella sera vada sempre tutto male, come una specie di maledizione.
 
Quando mi ha detto di aver trovato il drive-in e che avrebbero aperto apposta per noi, quell'implicito invito mi ha destabilizzata un attimo, prima di ricordarmi che non era affatto un'uscita per noi due, ma per organizzare la festa per Chiara.
La sua fidanzata.
Deglutisco a forza.
I miei tentativi di rimanere distante sono andati a farsi benedire quasi subito, col suo messaggio in cui diceva che sarebbe passato lui a prendermi, e non di vederci lì come avevo suggerito io. In mia difesa, posso dire che io ci avevo provato.
Sì, e si è rivelato inutile, perché non appena mi sono trovata in moto con lui, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto mi piacesse quella cosa, e che avrei voluto diventasse un'abitudine.
 
Al drive-in, poi, è stato come se le settimane di tensione tra noi non ci fossero mai state. È bastato poco perché tornasse tutto come prima, perché riprendessimo a parlare... di noi.
Quando si è ricordato quella cosa di Zorro ho avuto un tuffo al cuore. Sono passati mesi da quando gliel'ho raccontata, e non abbiamo più toccato l'argomento da allora.
Eppure si ricorda.
Conoscendo quant'è restio a parlare di sé, non pensavo mi avrebbe risposto quando gli ho chiesto cosa voleva fare lui da bambino, e invece, ancora, mi ha spiazzata.
Sì, e già che siamo nel discorso, tu gli hai detto che ti piace.
Avrei voluto sotterrarmi dall'imbarazzo, non so come ho fatto a non abbassare lo sguardo quando lui mi ha rivolto quell'occhiata sorpresa.
Quando poi mi ha raccontato di suo padre... Non mi aveva mai parlato della sua famiglia.
E di come anche lui abbia dovuto accettare di fare qualcosa che inizialmente non voleva per amore di qualcuno.
Io ho scelto di fare il carabiniere per dare giustizia alla memoria di mio padre. Lui ha barattato il suo sogno per una carriera con cui rendere orgoglioso il suo.
Volevo solo cercare un modo per consolarlo, come lui ha fatto tante volte con me.
Quella frase mi è uscita di bocca senza che riuscissi a fermarla.
E la sua risposta è stata incredibilmente inaspettata... ma ha tolto in me ogni dubbio.
So che lui ha capito cosa intendessi, e le sue parole l'hanno confermato.
Quelle, e il fatto che non riuscissimo a staccare gli occhi l'uno dall'altra subito dopo.
 
Gli hai praticamente detto che il tuo posto è accanto a lui.
E Marco ha detto lo stesso per te.
 
Avrei voluto che questa sera non finisse mai, nemmeno allo scoccare della mezzanotte.
E l'incantesimo sembrava davvero non avere fine, perché quando siamo tornati è stato tutto così naturale tra noi che senza rendercene conto ci siamo dati appuntamento per un'altra volta.
E poi Marco ha iniziato ad avvicinarsi.
E io credevo di stare sognando, perché voleva dire che avevo davvero capito bene al drive-in, e adesso mi stava per baciare di nuovo. Stavolta non mi sarei tirata indietro.
 
Ma ovviamente, il rintocco della mezzanotte è arrivato attraverso lo squillo del suo cellulare.
Chiara.
Ovviamente.
Mi ha fatto rendere conto di cosa stavamo per fare.
Pensavo di essere riuscita a scampare a uno sbaglio enorme, prima di rendermi conto di aver dimenticato di restituire il casco a Marco.
Non so cosa gli è preso, non so perché l’abbia fatto, perché in quel momento... ma mi sono ritrovata a baciarlo senza capire bene come. Per un attimo, sono stata troppo sorpresa per poter fare alcunché. Ma solo per un attimo. Perché poi la mia razionalità è sparita, e l’ho lasciato fare.
E l’ho ricambiato. Eccome, se l’ho ricambiato. Non esisteva niente oltre noi due, in quel momento.
Sapevo solo che lo stavo baciando, finalmente, e che risentirlo così vicino a me era una sensazione meravigliosa che avrei tanto voluto non finisse.
La realtà ci è piombata addosso non appena ci siamo separati.
Perché sì, era stato un bacio... d’amore, ma che non sarebbe dovuto esistere.
Ho tradito la fiducia di mia sorella, non ho minimamente pensato a lei e alle conseguenze di quello che stavamo facendo.
Anche stavolta, è un errore da dimenticare.
Asciugo con un gesto rabbioso una lacrima che è sfuggita al mio controllo.
 
Si vede che non è destino. Anche se lo ami. E lui ama te.
 
Marco's pov
 
Il mio primo pensiero stamattina, appena sveglio, è quel bacio. Le sue conseguenze.
E il coraggio che non ho avuto, di nuovo, per fermarla e dirle la verità.
Soprattutto adesso che so che anche lei prova qualcosa per me. Che finora ho sbagliato tutto con lei, che non ho capito il suo comportamento perché non volevo vedere.
Io e la mia dannata paura.
 
Avevo cercato con tutte le mie forze di convincermi che non provassi più niente per lei. Che non l'amassi più. Che avevo accettato l'idea che saremmo stati solo amici, al massimo.
Ce l'avevo quasi fatta.
E invece è bastato pochissimo per riaccendere quel fuoco che forse in realtà non si era mai spento.
È bastato poco perché tornasse, prepotente, il desiderio di baciarla.
La voglia di stringerla tra le braccia e non lasciarla più.
 
E ho rovinato tutto. Ho sbagliato comunque.
Adesso non so che fare. Non voglio far soffrire Chiara, in fondo le voglio bene anche se non la amo, ma non posso ignorare l'amore per Anna.
 
Anna’s pov
 
Stamattina, con il cuore che pesa come un macigno, ho accompagnato Chiara a comprare il vestito per la laurea.
Cerco di fare finta di nulla, limitandomi a dirle che in fondo sono andata con lei solo per farle compagnia, perché di vestiti io non ci capisco niente... Lei ribatte dicendo che si tratta di un’occasione diversa, che ha bisogno della mia opinione, e che comunque dobbiamo prendere un altro vestito tutte e due, un abito da sera, per la festa a sorpresa, e quindi la mia presenza è necessaria a prescindere.
Finalmente Chiara esce dal camerino, con addosso il suo tailleur.
Si posiziona davanti allo specchio.
“Sembro in divisa...” Commenta.
Io spalanco gli occhi. “Non dirlo neanche per scherzo...” replico, con una risata nervosa. Basto io, a fare un lavoro pericoloso.
Dopo averle sistemato la camicia, torno dietro di lei, che continua a osservare il proprio riflesso.
“Ho sempre voluto essere come te.” Dice a un certo punto, spiazzandomi. “Insomma, avere la tua sicurezza. Tu... hai sempre fatto tutto bene, e invece io ho sempre fatto un sacco di casini...”
Il senso di colpa spinge prepotentemente contro la mia gola.
“Non è così...” cerco di negare, sinceramente. Di guai ne ho combinati anche io, l’ultimo giusto ieri sera. Grave, anche.
“Invece è così.” mi contraddice Chiara. “Sai perché cambiavo spesso fidanzati?”
Io faccio segno di no con la testa, senza capire dove vuole andare a parare.
“Perché avevo paura che col tempo si rendessero conto che ero... vuota.”
“Chiara-” cerco di fermarla prendendole le mani, ma lei continua.
“Ma adesso è diverso... con Marco è diverso. Lui ha visto qualcosa in più in me, e mi ha dato il coraggio di provare... di contare sulle mie forze. Ma so anche che...” Lei abbassa un attimo gli occhi sulle nostre mani strette, per poi rialzarli e puntarli nei miei. Ci leggo dentro tanta tenerezza che non riesco a interpretare. Lascio che continui. “So anche che Marco, tutte queste cose, in me, le ha viste e le ha tirate fuori per farmi diventare più responsabile... per aiutare te. Perché ha visto lui stesso in che casini sono capace di cacciarmi, e mettendo te in mezzo. È stato per te, quella volta, che mi ha fatto ragionare sulla storia con Sasà. Perché non voleva che tu stessi male per un mio ennesimo errore di giudizio. Io mi sono presa una cotta per lui, ma... lo so, che Marco non mi ama. E so anche che è di te che è innamorato...” ammette, mentre io resto senza parole. “Ho capito che ha un ruolo importante nella vita di tutte e due, perché ci ha fatte crescere entrambe, ci ha rese consapevoli di valere ognuna a suo modo. So che quello che state facendo per me, la festa, vi sta costando moltissimo, e anche che sia tu che lui state preferendo mentire sui sentimenti che provate l’uno per l’altra per non soffrire. A me lui piace, e tanto anche, ma quello che provo non sarà mai forte come quello che provi tu per lui, e lui per te. Me ne rendo conto. Forse ora che sto per laurearmi mi sento più matura, non so, però... non è giusto, tenervi divisi. Anche perché, te ne ho già fregato uno, di Marco, e stavolta è giusto che mi faccia da parte.”
“Io... io non so che dirti...” mormoro. Ed è la verità. Non me lo sarei mai aspettata. Mai.
“Non devi dire niente, è giusto così. E stavo pensando che... vestita così sembrerò anche in divisa, potrei anche tentare di conquistarlo, Marco... ma tanto lui preferirà sempre il fascino della divisa vera. O meglio, chi la indossa...” Aggiunge, con uno sguardo malizioso che mi fa arrossire.
“Mi dispiace...”
Almeno questo devo dirglielo.
“Non devi. Non devi sentirti in colpa perché ti sei innamorata di un uomo che ti ama follemente. Anzi. Direi che è ora di dedicarci all’altro abito. Gli piacerai un sacco in divisa, ma mi ricordo come ti ha guardata quella mattina, sul pianerottolo di casa... Andiamo.”
 
Marco’s pov
 
Nel pomeriggio, mi avvio alla premiazione della gara di ciclismo che ha vinto il Maresciallo.
Anna mi fa appena un cenno, prima di raggiungere il resto dei Carabinieri in prima fila mentre noi restiamo in fondo.
Questa cosa mi fa sentire, se possibile, ancora peggio.
Cerco di mettere da parte tutti i pensieri che la riguardano, provando a concentrarmi sulla premiazione.
Alla fine scopriamo che il Maresciallo non aveva vinto la corsa, ma che per un incidente si era ritrovato a tagliare il percorso fino ad arrivare al traguardo senza rendersene conto. Lì era pure svenuto, e quando si era ripreso, il Colonnello aveva già combinato più casino di lui.
È ammirevole, però, che abbia detto la verità.
So che ci vuole parecchio coraggio, per ammettere di aver sbagliato.
Quando vedo Cecchini avvicinarsi, affiancato da Anna, riesco appena a salutarli, perché vengono raggiunti dal Colonnello e, insieme a lui, si avviano verso la caserma.
Non so come comportarmi.
Anna mi evita, e con Chiara non so che fare.
 
La laurea, qualche giorno dopo, va benissimo. Chiara è al settimo cielo, ed è bellissimo, vederla così felice e poter gioire con lei del suo traguardo. Anna è forse perfino più emozionata della sorella, l’orgoglio evidente nel suo sguardo. Ancora una volta, quasi a prendere inconsapevolmente il posto della madre assente. Chiara sembra non farci nemmeno caso, anche se solo in apparenza, e dopo la proclamazione, non esita un attimo a correre ad abbracciare Anna per condividere con lei quel momento.
Il più bello di tutti.
 
Chiara’s pov
 
Adesso che sono laureata, la mia nuova vita sta per cominciare.
Domani sera ci sarà la festa - abbiamo preferito rimandare di due giorni, così abbiamo più tempo, anche perché ho invitato alcuni colleghi che si sono laureati ieri insieme a me, e altri oggi - e io voglio che mia sorella e Marco possano vivere la loro storia serenamente, già a partire da domani. Hanno già atteso abbastanza. Per questo è giusto che con Marco la chiuda oggi.
Non senza divertirmi un po’, ovvio. Un minimo di supplizio deve sopportarlo, dopotutto ha accettato di uscire con me pur essendo innamorato di mia sorella.
Così mi presento a casa sua, dicendogli che ho bisogno di parlare con lui.
“Anche io dovrei dirti una cosa...” ammette, con leggera reticenza. “Ma... prima le signore.”
Sempre un gentiluomo, lui.
“Il fatto è che... ultimamente ho notato che le cose tra noi sono strane,” esordisco, “sembri sempre distratto, e penso di sapere anche da cosa, o meglio, da chi.” Preciso, mettendo su la mia migliore finta aria gelosa. “Me ne sono accorta, cosa credi? Come guardi mia sorella.” Lo accuso, con cipiglio arrabbiato.
Devo trattenermi un sacco dallo scoppiare a ridere quando lo vedo andare in panico. Ho detto la verità, anche ieri non smetteva di guardare Anna - e dire che avrei dovuto essere io il centro di interesse! - che, ammettiamolo, non si rende mai conto di quanto è bella, soprattutto quando indossa abiti più femminili come l’ho costretta a fare ieri. Non solo Marco, anche qualcuno dei miei colleghi le ha lasciato gli occhi addosso. E lui ha fatto il geloso senza riuscire a dissimulare affatto. È stato uno spasso.
“Io... posso spiegarti...” tenta di dirmi, ma io non resisto più e scoppio a ridere.
“Non ce n’è bisogno,” lo tranquillizzo. “Volevo farti venire allo scoperto. Lo so, quello che provi per Anna, che sei innamorato di lei. Peccato, speravo davvero fossi quello giusto per me, ma... abbiamo condiviso un pezzetto di strada insieme. Mi basta quello. Adesso è a lei che devi dire la verità.”
Riprendo la borsa, avviandomi verso la porta senza aspettare che lui dica nulla. Prima di andare via, però, aggiungo un’ultima cosa.
“Ah, Marco... se ti fai scappare Anna, sei un idiota.”
 
Marco’s pov
 
Finalmente è arrivata la sera della festa.
Dire che sono agitato è poco.
Immagino che a questo punto Chiara avrà detto tutto a sua sorella, quindi ora tocca a me.
Spero davvero di non combinare altri guai, e che lei capisca.
Quando arrivo al drive-in, noto che le sorelle Olivieri non ci sono ancora, quindi mi ritrovo in mezzo agli amici e ai colleghi di Chiara. Qualcuno mi fa un cenno, ricordandosi di avermi visto alla laurea, probabilmente.
Hanno tutti rispettato le indicazioni scritte sull’invito: regna l’eleganza, e con l’atmosfera del drive-in è un bel contrasto che fa un ottimo effetto.
Anche sotto questo aspetto, io e Anna siamo una squadra vincente.
All’improvviso mi rendo conto che anche lei, come tutti gli altri, sarà in abito lungo.
Mi torna in mente il reality show e la sua avversione in merito.
Ops. È pur vero che è la festa di Chiara, quindi il sacrificio abbiamo dovuto farlo tutti, però...
Intravedo in mezzo alla gente anche i due ragazzi, credo colleghi di università di Chiara, che alla seduta di laurea si erano dimostrati particolarmente interessati ad Anna. E se già l’hanno notata lì, stasera non oso immaginare.
Sarà come per il ‘principe’. Ma con la differenza che in quel caso non potevo intervenire, stavolta sì.
Dopo qualche minuto, la festeggiata arriva, e con lei la sorella.
So che dovrei quantomeno rivolgere uno sguardo a Chiara, ma non ci riesco.
Anna è accanto a lei, e io mi sento mancare il fiato.
L’ho già vista in abiti eleganti in più di un’occasione, ma stasera è...
Splendida.
Potrei usare altre mille aggettivi, e non basterebbero comunque.
Indossa un abito di una tonalità di verde scuro che le dona moltissimo, simile a quella del vestito che indossava la sera del pouf, dalle linee più morbide, stretto in vita con le maniche in pizzo trasparente, una leggera scollatura e uno spacco niente male sulla gonna che scende, leggera, fino a terra. Un trucco delicato, i capelli ramati sciolti sulle spalle a parte una ciocca a sinistra, intrappolata in un bel fermaglio dello stesso colore del suo vestito.
Dopo aver lasciato Chiara alle sue amiche, Anna si avvicina a me, in evidente imbarazzo.
“Ciao...” Sussurra, evitando il mio sguardo.
“Ehi...”
Devo ancora capire come ricollegare bocca e cervello.
Quando mi rendo conto che la sto fissando da diversi secondi senza riuscire a dire niente, mi sforzo di sbloccarmi.
“Stai... benissimo, così.”
Tutto qua? Marco, SVEGLIA.
“Bellissima.”
“Grazie...” mormora lei, le guance in fiamme.
Siamo, forse per fortuna, distratti da Chiara, che dà ufficialmente inizio alla festa.
Noi, ovviamente, restiamo insieme per tutto il tempo, cercando di combattere l’imbarazzo che si è insinuato tra noi.
Mi dico che mi sto comportando da stupido: se Anna è qui, insieme a me, può significare solo che ha parlato con sua sorella, e che tra noi adesso non c’è più nessun ostacolo.
Mi faccio coraggio, e la prendo per mano.
Non saprei descrivere la mia felicità quando la sento non solo ricambiare la stretta, ma intrecciare le sue dita alle mie.
I colleghi di Chiara avranno capito l’antifona, perché nessuno osa avvicinarsi.
Dopo un aperitivo, viene annunciato che sta per avere inizio la visione del film.
Quasi a volerlo fare apposta, noi due ricapitiamo nella stessa auto della volta scorsa, quando siamo venuti qui per mettere a punto i dettagli della festa.
Saliamo per la seconda volta, accomodandoci sui sedili - io prendo posto solo dopo averle aperto la portiera e aiutata a sistemare l’abito, da bravo cavaliere.
Impacciati, guardiamo il film senza proferir parola, fino alla scena clou.
A giudicare dall’espressione sul viso di Anna, anche lei sta ripensando a quanto ci siamo detti l’altra sera proprio qui, sulla stessa auto, negli stessi istanti.
Mentre io la osservo, anche lei si volta a guardarmi.
Come l’altra sera, mi perdo in quegli occhi finché, come sta succedendo sullo schermo tra Cenerentola e il suo principe, anch’io non mi lascio trasportare dall’incantesimo, baciando finalmente la mia principessa.
Perfetto. È tutto meravigliosamente perfetto.
A ridestarci, stavolta, non è il rintocco della mezzanotte, né lo squillo di un telefono: è un flash.
Ci separiamo, confusi, prima di accorgerci di Chiara, proprio dietro di noi, col cellulare in mano e un’espressione soddisfatta in viso.
“Scusate, non volevo interrompervi,” esclama, divertita, “ma non ho resistito, eravate così carini! I miei due piccioncini innamorati!”
Dopo essersi fatta una risata a spese del nostro imbarazzo, riprende a parlare.
“Ammetto di essere un pochino gelosa. Però... sono tanto, tanto felice per voi. Per questo, non appena vi ho notati, ho deciso che dovevo immortalare il bacio tra il mio principe preferito e la principessa che più ammiro.”
 
 
***
 
Ciao a tutti!
Sì, sì, lo so, ci sono già più versioni di questa puntata, ma se dovessi scegliere, direi che è la mia preferita, soprattutto la scena al drive-in, quindi abbiate pazienza!
Spero vi sia piaciuta anche questa, sempre con i dovuti ringraziamenti a Martina, che sa bene quanto io adori i momenti della ‘confessione’, quindi ha dato il meglio di sé anche in questo caso.
Abbiamo voluto rendere Chiara più ‘leggera’, già consapevole dei sentimenti tra Anna e Marco, e quindi più bendisposta nei confronti di entrambi. Dopotutto, qui eravamo ancora all’inizio della sua frequentazione col pm.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
 
Mari
   
 
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