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Autore: CassandraBlackZone    26/11/2019    0 recensioni
[ALLARME SPOILER! BISOGNA AVER VISTO ALMENO FINO ALLA META' DELLA 3^ STAGIONE]
Com'è potuto succedere, si domandava serrando i pugni. Avevano sempre avuto a che fare con nemici molto potenti. Che fossero persone akumizzate, possessori di miraculous o entrambi, lei e Chat Noir ne uscivano sempre vincitori.
In questo caso si trattava di un possessore di un kwami, ma non di uno qualsiasi. Uno perduto da tempo, nascosto se non anche segreto, di cui Marinette aveva sentito parlare dal maestro Fu solo una volta per caso, ma che non se ne era mai preoccupata poiché era ritenuto da lui non importante. Come poteva non essere importante una cosa così tanto pericolosa? Perché tenerlo segreto? Perché... ripudiarlo?
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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PRESENTE

Con o senza il suo yo-yo, Ladybug tenne su i pugni e avanzò, barcollando di tanto in tanto, mentre il Grifone rimase impassibile davanti allo stato pietoso della giovane eroina.
«Allora proprio non ti arrendi, Ladybug? Sei disposta a tanto pur di tenere il tuo miraculous?» parlò finalmente la creatura.
«Io... ho il dovere di proteggere... Parigi» rispose la ragazza sofferente. «Finché sarò Ladybug... farò di tutto... per proteggerla!»
Morgan sospirò scuotendo l'enorme testa d'aquila. «Non era esattamente quello che ho chiesto, ma... immagino che tu riesca a muoverti perché hai questo senso del dovere. Oppure... sei semplicemente impazzita.»
«M-Milady... resisti...» qualche metro più in là invece, Chat Noir si stava trascinando per terra con le mani, con lo sguardo verso la partner ferita.
«Tu invece, sei mosso dal desiderio di combattere al suo fianco, dico bene? Siete veramente gli Chat Noir e Ladybug più strani che io abbia mai visto nel corso dei secoli.»
«C-che vuoi dire?» domandò Ladybug grave.
«Quello che ho detto. Io ho tenuto d'occhio tutti i possessori dei miraculous per secoli.»
«Tu... stai mentendo! Colui che conosce tutti i possessori è...»
«Il guardiano? È questo che stavi per dire? Be'... si dia il caso, mia cara Ladybug... che io stesso sia un guardiano. Proprio come l'attuale Fu.»
Sia Ladybug che Chat Noir erano confusi davanti a quelle parole e ammaliati dalla maestosità delle sue ali spiegate. Come poteva essere un guardiano anche lui? Quindi potevano esserci due guardiani?
«Posso dedurre dalle vostre facce che siete sorpresi da questa mia affermazione. Mi pare di capire che il vostro maestro non vi abbia parlato di me.»
«Il maestro Fu ci aveva parlato solo di un... kwami pericoloso. Un reietto. Non... di un altro guardiano.»
Morgan assotigliò i suoi enormi occhi da rapace e lasciò che un verso seccato uscisse dal suo becco. Pericoloso? Reietto? Anormale? Era così che ancora lo consideravano? Dopo tutti i secoli passati a servire quel mondo. A proteggerlo. Questa... era la sua ricompensa? «Quindi... è così che stanno le cose, dico bene
I due supereroi percepirono all'improvviso una sensazione di terrore che li pietrificò per l'ennesima volta.
«In questo caso...» rivolto il becco verso l'alto, Morgan inalzò un grido, provoncando delle onde sonore ben visibili nell'aria che si propagarono per tutta la città.
«C-Che... che cosa succede?!» chiese Chat Noir riuscendo a portarsi le mani alle orecchie.
«Io... non lo so, ma...» Ladybug notò con sorpresa che quel grido stava facendo qualcosa al suo corpo, ogni singola vibrazione che la stava colpendo. Il dolore al petto, i numerosi tagli, i lividi e quant'altro stavano... guarendo?
«Milady! Il tuo braccio!»
Ladybug seguì la mano guantata di nero di Chat Noir che stava indicando il suo braccio destro, dove uno dei tagli più grossi si stava rimarginando davanti ai loro occhi, seguito dallo strappo della tuta. «Ma non è... possibile.»
«Anche la mia schiena è guarita! Non sento più dolore!» disse l'altro tastandosi.
«E a quanto pare... non siamo gli unici ad essere stati riparati» tutto ciò che veniva colpito da quelle onde sonore ritornava esattamente com'era prima dello scontro dei tre; che fossero sbarre di ferro, enormi crateri e vetri infranti, come un nastro riavvolto.
Finito di riportare tutto alla normalità, Morgan si fermò e riprese a fissare i due giovani eroi, ancora scossi. «Ecco fatto. Sia chiaro, Ladybug, non credere che io sia così lento di solito. Ho voluto solo fare una piccola dimostrazione.»
«Dimostrazione? Di cosa?» domandò lei con la voce tremante. Ancora non riusciva a guardare negli occhi l'enorme creatura.
«Di quello che so fare. O almeno in parte.»
«Ma questo... è possibile?» si chiese Chat Noir grattandosi la nuca. «Insomma... è lo stesso potere che...»
«Ha il mio miraculous» continuò Ladybug. «Dovrebbe essere l'unico a poter riportare tutto allo stato originale, ma...»
«Ed era proprio qui che volevo arrivare» fatti un paio di passi per raggiungere un camion pieno di detriti, Morgan richiamò l'attenzione dei due. Bastò un semplice battito di ali verso il veiocolo e questi si disintegrò, come se avesse usato il Cataclisma.
«Ma quello...» Chat Noir si guardò la mano sbalordito.
Morgan emise un leggero grido e il camion ritornò dov'era, senza un graffio. «Penso proprio che non servano ulteriori spiegazioni, dico bene?» disse il ragazzo grifone accennando un sorriso sul becco. «Se tu, Ladybug, possiedi il kwami della Creazione. E tu, Chat Noir, quello della Distruzione. Io... sono il solo e unico miraculous che possiede entrambi i poteri. Ma sono molto più di questo.»
«C'è... dell'altro?» provò la ragazza, che ancora non riusciva a smettere di tremare.
Morgan sogghignò divertito davanti alle espressioni dei due ragazzi. Era proprio quello che voleva vedere. «Ogni cosa ha il suo tempo. Ah, giusto. Non disturbatevi ad andare dal maestro Fu. Sicuramente avrà già avvertito la mia presenza e dubito che vi riceverà prima di me.»
«Non avrai intenzione di fargli qualcosa, eh? Dovrai prima vedertela con...»
«Dopo tutto quello che è successo adesso, micetto? Ne sei così sicuro
«Chat Noir, calmati» gli abbassò la mano Ladybug. «Forse... è meglio lasciar perdere.»
Il ragazzo gatto sbatté velocemente le palpebre incredulo. «Milady, non dirai sul serio!»
«Vedi delle altre alternative?»
Pronto a ribattere, Chat Noir si zittì all'istante appena incrociò gli occhi suppluchevoli della partner. Era tremendamente seria e visibilmente stanca. In effetti quella fu la battaglia più impegnativa e pericolosa che entrambi affrontarono. Persino più di quella contro Papillon, Mayura e la città akumizzata. Arresosi, il ragazzò sbuffò. «D'accordo. Ho capito.»
«Saggia decisione la vostra. Anche perché... se aveste deciso di riattaccarmi, non vi era alcuna garanzia che vi avrei guariti dalle ferite una seconda volta.»
Quell'ultima frase fece raggellare il sangue ad entrambi i ragazzi.
«Bene. Per oggi credo che possa bastare» In un istante l'enorme corpo del Grifone si illuminò di viola e al suo posto riapparve il corpo minuto dello studente nuovo Morgan Warden, sempre sorridente e con le mani dietro la schiena. «Era solo una mia curiosità quella di incontrare i due nuovi Ladybug e Chat Noir. Ora ho le idee più chiare su di voi.»
Appena il ragazzo cominciò a camminare, sia Ladybug che Chat Noir si separarono istintivamente, per lasciarlo passare.
«Ah giusto! Godetevi il periodo di vacanza!» urlò senza voltarsi e alzando una mano. «Ne avete proprio bisogno! A presto!» allo schiocco delle sue dita, diversi cameraman e giornalisti si accanirono sui giovani supereroi, tutti armati con microfoni, macchine fotografiche e telecamere.
Complimenti per aver sconfitto l'ennesimo supercattivo akumizato. Ringraziamenti per aver riportato tutto alla normalità come sempre. I due ragazzi ignorarono totalmente tutto ciò che stava accadendo attorno a loro, poiché i loro occhi erano concentrati ad osservare Morgan che camminava indisturbato per andare chissà dove: stava tornando a casa sua o ovunque vivesse? Dal maestro Fu? Da Papillon? La tentazione di prendere e andare al suo inseguimento era molto forte, ma dovettero entrambi dissuadersi da quella folle idea per paura della sua reazione e dell'incolumità degli abitanti di Parigi.
Così, sconfitti, Ladybug e Chat Noir continuarono a seguire con lo sguardo la schiena del loro nuovo nemico, fino a quando non sparì, indisturbato, al passaggio di un pullman.


«Signor Agreste. Le ho portato il suo tè.»
«Appoggialo pure dove vuoi, Nathalie.»
Avvicinatasi alla scrivana, per la donna fu alquanto difficile trovare un posto dove appoggiare il vassoio d'argento, poiché essa era ricoperta da libri e fogli abbozzati dal suo padrone. Ciò che attirava maggiormente l'attenzione dell'assistente erano i numerosi schizzi che raffiguravano la creatura alata con il corpo da leone, ovvero il grifone. Quindi ha passato la notte in bianco, pensò la donna.
Dopo che il suo padrone svenne, lei si prese cura di lui per tutto il resto della giornata. Verso il tardo pomeriggio, Gabriel si svegliò all'improvviso con il terrore negli occhi e mormorando con la voce tremante che la creatura si era risvegliata, che tutto sarebbe cambiato con il suo ritorno.
Gabriel cercò di cancellare per l'ennessima volta l'immagine della creatura mitologica, che non lo aveva fatto dormire per tutta la notte, portandosi entrambe le mani alle tempie per massaggiarle e quando si accorse della garza che fasciava la sua mano destra rivolse un sorriso verso Nathalie, impegnata a sistemare, per quanto le fosse possibile, la scrivania.
«È sufficiente, Nathalie. Hai già fatto molto» disse lo stilisita rialzandosi piano dalla poltrona.
«Per me è un piacere signore. Non si sforzi troppo.»
«Sto bene, tranquilla. Ormai... è passato» si forzò di sorridere.
Nathalie ricambiò, con lo stesso identico e falso sorriso.
«Pensa piuttosto ad Adrien. Deve andare a scuola.»
«Ecco... in realtà...» cominciò lei stringendo i pugni. «Quando sono andata a svegliarlo lui già non c'era più.»
Subito Gabriel si allarmò. «Che cosa hai detto?»
L'assistente gli porse un biglietto scritto a mano da Adrien:

Buongiorno Nathalie.

Mi spiace avvisarti in questo modo, ma mi sono svegliato presto
per poter andare a scuola prima.
Stai tranquilla, sono andato in macchina.

Adrien

«Difatti è così» disse subito lei, notando il cambio di umore di Gabriel. «L'autista non c'è. È per forza con Adrien.»
Tirato un lungo sospiro di sollievo, l'uomo porse a Nathalie il foglio per raggiungere il tanto atteso infuso di erbe. «Assicurati di essere presente quando lo andrai a prendere a scuola. Hai capito?»
«Certo, signore» fatto un leggero inchino, Nathalie uscì dall'ufficio e, come il suo padrone, sospirò pesantamente per il pericolo scampato. «Mi dispiace, signore.»


Adrien cercò in tutti i modi di non addormetarsi in macchina o di sbadigliare, ma era tutto inutile. Dopo tutto quello che era successo il giorno prima non aveva smesso di pensare a Morgan e al fatto che fosse un miraculous vivente per tutta la notte, finendo col non riuscire a dormire.
Aveva passato ore e ore a fare ricerche sulle origini del grifone come creatura mitologica. Non sapeva benissimo il perché lo avesse fatto, ma il ricordo di quella creatura era la ragione che non lo faceva addormentare. Ogni volta che chiudeva gli occhi, lo sguardo violaceo dell'enorme grifone si insiuava nei suoi pensieri.
Ricordo. Adesso che ci pensava nessuno sembrava aver parlato dell'enorme grifone apparso in città quella stessa mattina. Nemmeno scorrendo le notizie sul cellulare, solo un semplice titolo anonimo: Ladybug e Chat Noir sconfingono di nuovo il male!
«Questo... è parecchio strano. Com'è possibile che...»
un colpo di tosse della sua guardia del corpo, fece riportare alla realtà Adrien che si accorse di essere arrivato a scuola.
«Oh! Grazie! Ci vediamo dopo!» sceso dalla macchina, era pronto a ritornare a pensare a quel fatto insolito, finché non si accorse di una figura mogia alla sua sinistra: era Marinette, che sembrava sovrappensiero tanto quanto lo era lui.
«Buongiorno Marinette» allargò il più possibile un sorriso.
La ragazza alzò gli occhi e, per grande sopresa del biondo, si limitò a sorridere debolmente. «'giorno, Adrien.»
«Non... hai una bella cera. Nottataccia?»
«Altroché» era più che una nottataccia, si disse Marinette. Non aveva chiuso occhio quella notte, non solo perché aveva provato a chiamare ripetutamente il maestro Fu che, come aveva detto Morgan, non aveva mai risposto, ma anche perché ogni qualvolta che provava ad addormentarsi si ritrovava lo sguardo di ghiaccio dell'enorme grifone davanti. Quel terrore ce l'aveva ancora addosso, lo percepiva perfettamente, attraverso il ricordo di tutto quel dolore che fino a ieri non aveva mai provato prima.
Anche lei, come l'ignaro Adrien, aveva passato delle ore a fare ricerche sul rapace mezzo felino.
«Allora... siamo in due. Speriamo di non addormetarci durante le lezioni» cercò di sdramatizzare la situazione Adrien, invitando la ragazza a raggiungere la classe assieme.
«Io non sarei molto sicura. È probabile che lo farò davvero.»
Una fragorosa risata attirò i due ragazzi assonnati che alzarono d'istinto la testa. Proveniva dalla loro classe. Dopo un po' partirono anche dei fischi di approvazione.
«Ma che cosa succede?»
«Non lo so. Andiamo!»
Sia Marinette che Adrien corsero per raggiungere la classe ancora contagiata dalla risata e, raggiunta la porta, entrambi si pietrificarono dallo stupore.
Tutti i compagni di classi stavano ridendo e applaudendo attorno alla cattedra, su cui vi era beatamente seduto Morgan, lo stesso ragazzo che il giorno prima si era presentato come guardiano e miraculous vivente.
«Ma tu guarda» cantilenò il nuovo studente all'arrivo degli ultimi due compagni di classe. «Come siamo mattinieri oggi! Di solito arrivate sempre in ritardo.»
«Tu... cosa...» disse a denti stretti Marinette, ma sempre sorpresa e spaventata. «Cosa fai nella nostra classe?»
«Come scusa? Che cosa intendi?» domandò a sua volta Morgan, mentendo.
«È vero Marinette, ti comporti come se fosse la prima volta che lo vedessi» le si avvicinò Alya, mettendole una mano sulla fronte. «Non è che per caso hai la febbre?»
Marinette scansò subito la mano dell'amica. «Certo, perché lui è arrivato solo ieri! Non... vi ricordate? Tutto quello che ieri...»
«Wo Marinette, rilassati!» la anticipò Nino. «Posso vedere dalla tua faccia che non hai dormito bene. Forse sei solo un po' confusa.»
«Confusa? Ma... cosa? Non lo sono! Morgan è veramente arrivato solo ieri!»
Il resto della classe cominciò a bisbigliare e a domandarsi perché Marinette si stesse comportando così.
Che io stia davvero impazzendo, pensò la ragazza, cominciando veramente a dubitare delle sue stesse parole e dei suoi stessi ricordi. Eppure, quella battaglia se la ricordava fin troppo bene, ogni minimo dettaglio.
Intanto Adrien era rimasto vicino alla porta e osservava con odio Morgan, che era palesemente divertito dalla situazione. Come Marinette, anche lui era sicurissimo di quello che era successo ieri, dal suo arrivo alla battaglia avvenuto contro la sua forma da grifone. No, non poteva essere stata un'illusione. Che fosse un altro suo potere?
«Ehi Adrien» al richiamo di Nino, il biondo scosse la testa disattento. «Tu ne sai qualcosa? Del perché Marinette si comporti così?»
«E-ecco io...» pensa in fretta a qualcosa, pensa in fretta qualcosa. «Credo... sia solo stanca. M-mi aveva detto che stava lavorando ad un vestito nuovo, perciò...» doveva cercare di non destare alcun sospetto, anche se non riusciva a capire perché anche Marinette fosse sorpresa nel vedere Morgan. Forse era riuscita a sfuggire al suo controllo mentale, visto che era proprio lei lo strumento usato da Morgan per richiamare le akuma. Adrien fece mente locale il più velocemente possibile, tanto da pensare per un solo istante che forse...
«Ah ecco! Mi pareva! Be' le passerà. Dai, è assurdo che lei sia dimenticata che Morgan ormai è qui a Parigi da cinque mesi.»
«C-cinque mesi?!» ripeté quasi urlando e spezzando i suoi pensieri. «Com'è possibile?»
«Vero? Lo stavamo dicendo un attimo fa! È passato davvero un sacco di tempo! Morgan si è integrato alla perfezione ormai!»
Percepita una strana presenza, Adrien alzò lo sguardo e incrociò quello di Morgan. Era uno sguardo di sfida, un avvertimento, ma anche la conferma che quello che stava accadendo era opera sua e che non poteva e non doveva assolutamente reagire.
«Forza Marinette, vieni a sederti. Sei solo un po' stanca, te lo si legge in faccia» Alya prese a braccetto la sua migliore amica per sedersi con lei ai loro posti.
«Sì, è vero che sono stanca, ma...» voltatasi verso il ragazzo in nero, questi le rivolse un sorriso malizioso e fece pulsare lievemente i suoi occhi sotto il ciuffo rosso, solo per lei, allarmandola ancora di più.
Che cosa sta succedendo, si chiesero i due supereroi in incognito più preoccupati che mai.
   
 
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