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Autore: PaikeApirana    27/11/2019    2 recensioni
Durante Siku Ya Oracle, il Giorno dell'Oracolo, a Rafiki viene concesso dagli antenati di vedere il destino del sovrano e il futuro del regno. Durante la reggenza di Scar, tuttavia, le sue parole non avrebbero potuto essere più terribili per le leonesse: la stirpe del secondogenito di Ahadi è infatti destinata a grandezza e gloria.
"Quando il Re Polvere siederà a fianco della Luna, scesa sotto forma di leonessa, le loro terre non temeranno né nemici, né carestia. La loro discendenza regnerà nei secoli".
Dopo il ritorno di Simba, però, le ambizioni di Scar, che viene esiliato assieme ai suoi seguaci, sembrano infrangersi per sempre. Ovviamente Zira, la sua compagna, non è la luna scesa in terra e Nuka, un erede debole secondo lui, ne è la prova vivente. Eppure è proprio quel figlio che fa di tutto per ottenere un minimo di affetto dai genitori a incontrare, mentre vagabonda da solo nelle terre esterne, una giovane leonessa dal manto candido come la luna.
Scar è davvero il Re Polvere, destinato a regnare per secoli? O la profezia si riferisce a qualcun'altro? E quale sarà la scelta di Nuka quando si troverà diviso tra la fedeltà a suo padre e l'amore?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuka, Scar, Zira
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Kopa, in un primo momento era stato sorpreso almeno quanto il resto del branco dalle parole di Nuka. Aveva rinunciato alla sua grazia per colei che avrebbe dovuto essere la sua regina, quando invece avrebbe potuto usarla per sé stesso.

L’unica che non aveva battuto ciglio, almeno in apparenza, era stata la regina Furaha, che aveva accordato al leone il desiderio che si era conquistato.
Il padre di Kopa, d’altro canto, non era della medesima opinione e in quel momento stava discutendo animatamente con la regina.

- E’ una follia, Furaha! – ruggì – Non capisci a che gioco stanno giocando lui e quel verme di suo padre? Cercano di dividerci, perché sanno quanto forti sarebbero i nostri branchi se dovessero mai unirsi. Giochetti subdoli come questi sono nello stile di Scar!

- Non metto in dubbio la tua conoscenza dei metodi di quell’assassino, Simba, ma non è Scar ad aver superato la prova della criniera- sentenziò la regina, guardando fuori dalla sua tana tra le radici dell’albero.

Il principe Kopa seguì il suo sguardo fino a un punto della pianura in cui spiccavano, come macchie in mezzo al verde smeraldo, le sagome di Nuka, Asante e Mwezi. La regina aveva concesso al giovane leone di restare nelle sue terre almeno fino al tramonto, incaricando segretamente Kamaria di sorvegliarlo da lontano.

- Inoltre, non trovi strana la sua richiesta? – continuò poi rivolgendosi al re delle terre del branco –Se davvero agisse per conto del padre, avrebbe potuto chiedere di porre fine al suo esilio o di sposare lui stesso Mwezi, ma non l’ha fatto.

- Cerca di ingannarvi! – si ostinò a dire Simba. Kopa era quasi spaventato da quella smorfia orribile che storpiava il suo muso, di solito rassicurante e maestoso. Non lo aveva mai visto così furibondo, nemmeno quando gli aveva raccontato di ciò che era successo a suo nonno Mufasa, poco tempo addietro. In quel momento il principe aveva visto la tristezza velare gli occhi ambrati del padre, seguita poi da una scintilla di rabbia e da un basso ringhio quando aveva raccontato della battaglia. Ma niente di tutte quelle emozioni durante il racconto rassomigliava vagamente a quel furore di cui grondava re Simba in quel momento.

- Ha aggredito mio figlio, il futuro re delle terre del branco! – ruggì ancora il re, come se desiderasse a tutti i costi che Nuka venisse punito. La leonessa color papaia si voltò leggermente verso Kopa, come aspettando una sua conferma. Non mostrava uno sguardo intimidatorio, ma il giovane leone balbettò ugualmente nel dare la sua risposta.

- S…sì, ma c…credeva che io volessi fare del male a Mwezi – disse, stentando a credere alle sue stesse parole. Non era una bugia e da quando era accaduto quel…piccolo incidente, Kopa non aveva smesso un secondo di chiedersi quanto quei due leoni fossero legati tra loro.

Vedendo l’espressione sconcertata di suo padre, il principe temette di aver sbagliato a parlare a favore di quel leone, ma allo stesso tempo non aveva il coraggio di farlo condannare. Aveva visto quando Mwezi e Asante, la giovane iena, fossero legati a quel reietto… Lo avrebbero odiato sicuramente se lo avesse fatto esiliare per sempre o, peggio ancora, uccidere.

- Ecco un’altra cosa strana- disse la regina Furaha, tornando a guardare fuori verso sua figlia e i suoi amici – Forse Nuka nutre sentimenti di sincero affetto per mia figlia, ma posso assicurarti, Simba, che se si tratta di un qualche inganno ordito da lui e suo padre per far del male alla mia Mwezi, non lascerò a te l’onore di ucciderli.

- Quindi che cosa farai per adesso? – chiese il leone, quasi confortato da quella promessa di sangue.

- Per adesso niente. Lo terrò d’occhio. Molto più di quanto ho fatto prima e deciderò di conseguenza. Se però è il fidanzamento dei nostri figli a preoccuparti, sappi che c’è sempre la speranza che Mwezi scelga Kopa. Potrete venire a trovarci ogni qualvolta vorrete e accada quel che accada.

***

La sera giunse più velocemente di quanto Nuka sperasse e, come al solito, i suoi amici lo riaccompagnarono al confine del regno.

Avevano festeggiato la vittoria di Nuka mangiando insieme gli avanzi di una succulenta zebra che Mwezi aveva preso il giorno precedente. Stava diventando un’ottima cacciatrice, ovviando al problema della sua pelliccia appariscente coprendosi di fango.

Quella sera, però, Nuka era grato di poter osservare il suo manto candido brillare sotto la luce diafana della luna piena che sorgeva. Si sentiva fiero di sé stesso come non lo era mai stato: Mwezi era al sicuro dalle grinfie di quei leoni, lui l’aveva protetta col suo amore.

In quel momento però veniva la parte difficile: come poteva sapere se lei ricambiava? Come faceva a confessarle i suoi sentimenti senza rovinare il rapporto che avevano costruito in tutti quei mesi? Perché ne era certo: non avrebbero potuto più guardarsi come prima, giocare, ridere e fare battute, se lui avesse ammesso di amarla.

Forse, per il momento era meglio aspettare in silenzio. Godersi ancora un po’ quella splendida sensazione e farla crescere fino al momento opportuno. L’avrebbe amata in segreto, senza rubarle niente ma donandole tutto sé stesso, come diceva Imani, fino al giorno in cui le avrebbe chiesto di essere la sua compagna.
Mwezi era già la regina del suo cuore, poteva aspettare a chiederle di regnare con lui, una volta che suo padre si fosse ripreso il suo regno.

- Peccato che tu non possa restare – disse improvvisamente Asante, una volta che furono arrivati al confine –Al regno farebbe comodo un leone come te! Non tutti superano la prova della criniera.

Fece una smorfia e piegò la testa di lato, mentre si passava una zampa sotto al collo, imitando quello che doveva essere il verso di un leone morente. Nuka fremette di terrore al ricordo del teschio, ma si sforzò di sorridere nervosamente alla iena.

- Sono sicuro che… che un giorno troveremo il modo di stare insieme – disse. Stava per salutarli, quando una voce burbera li interruppe.

- Nuka! – lo chiamò Shenzi, la cui sagoma si distingueva appena nel buio sempre più incalzante – Nuka, tuo padre ti sta cercando. Si è fatto tardi…

Asante si era già messo davanti a Mwezi in posizione difensiva, come avrebbe fatto sua madre Kamaria con la regina, quando la iena, sua zia, fu abbastanza vicina da scorgerli nella penombra.

- Asante… - mormorò Shenzi, ammorbidendo l’espressione sul suo grugno di solito sempre corrucciato.

- Non fare un altro passo o chiamo gli altri ricognitori – sentenziò lui lapidario, come sua madre faceva con tutti i reietti – Queste sono le terre della regina Furaha, vietate agli esiliati.

Shenzi fece un altro passo avanti, guardandolo amareggiata e quasi nostalgica. Nuka non aveva mai visto nessuna delle due espressioni su quel fedele seguace di suo padre.

- E’ così che parli a tua zia, la iena che ha aiutato tua madre a crescerti? – gli chiese – Eri solo un cucciolo l’ultima volta che ti ho visto, quando tua madre ha disertato dal re… -

- Scar non era il mio re – sentenziò Asante, lottando però per tenere salda la voce e scacciare i ricordi affettuosi con la zia –La sua stupidità ci avrebbe uccisi tutti! Tu saresti dovuta venire con noi, zia…

Nuka non aveva mai visto il suo migliore amico, il burlone del gruppo, parlare con così tanta durezza, men che meno si aspettava che la usasse con un suo parente. Ancora di più lo confuse la reazione remissiva di Shenzi, che si limitò a sospirare e distogliere lo sguardo malinconico dal nipote.

- Se tua madre ti avesse raccontato tutta la verità, forse sapresti perché non sono potuta venire- mormorò prima di rivolgersi di nuovo a Nuka – Andiamo. Tuo padre ci aspetta.

Il leone si voltò verso i suoi amici, salutandoli come faceva di solito. Shenzi si incamminò, ma lui ebbe appena il tempo di fare qualche passo che Mwezi fece qualcosa di completamente inatteso: corse sulla terra nuda e secca, fino ad arrivargli alle spalle.

Nuka si girò appena in tempo per vederla affondare il muso nella sua criniera, appoggiandosi a lui. Il suo cuore prese a galoppare mentre la leonessa si strofinava nel suo pelo ispido e ruvido, ancora decorato dai segni della prova.

Avvertì il tepore del suo corpo e la morbidezza della pelliccia e, titubante, ricambiò quell’abbraccio poggiando la testa su quella della leonessa, emettendo delle fusa dal profondo della gola. Avrebbe voluto stringerla tra le zampe, ma gli sembrava così piccola e perfetta che temeva quasi di romperla o rovinarla con le sue zampe ruvide, bruciate dalla terra arroventata. Si accontentò di quella vicinanza, di sentire il respiro di Mwezi nella criniera, di poter sfregare la guancia sul suo capo e sul suo collo, seguendone le forme gentili e assaporandone il profumo. Nemmeno il fiore più bello avrebbe mai vantato quella fragranza che emanava il pelo candido della principessa, pensò.
Il primo abbraccio che gli aveva offerto Mwezi, quando erano cuccioli, era stato in grado di regalargli emozioni che non aveva mai conosciuto, ma quello ebbe mille volte lo stesso effetto.

- Grazie, Nuka – gli sussurrò nell’orecchio, ancora immersa nel nero della sua criniera. Nuka fu incapace di rispondere, quando lei si staccò piano piano da lui leccandogli la guancia.

Il leone si accorse a mala pena che anche Asante aveva varcato il confine del regno, disobbedendo alla legge, per dargli una pacca sulla spalla e dirgli:- Sei un guerriero coraggioso, amico mio.

Il suo cuore si scaldò a quelle parole di sincera stima, ma la sua mente era ancora ferma all’abbraccio della leonessa, come se quello fosse stato il suo unico ricordo da tutta la vita.
   
 
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