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Autore: bUdson281    29/11/2019    1 recensioni
"Esporre la verità alla luce del sole è il miglior modo per nasconderla" disse Shinji coprendosi l'occhio destro con una mano. "Tu vedi il mio occhio demoniaco e pensi di aver capito, ma è la cicatrice che devi guardare se vuoi sapere chi sono".
EoE non è NGE e non è il Rebuild, nonostante il tentativo di chiudere i conti che ha informato la nuova versione cinematografica. Quella di EoE è una favola senza lieto fine, né potrà esservi una definitiva redenzione per due personaggi sfortunati la cui ricompensa è stata comprendere la necessità sopportare le difficoltà delle relazioni, poiché l'inaccettabile alternativa è restare soli. Sono partito dal Rebuild sforzandomi di rimanere fedele all'animo tormentato dei due ragazzi e di trarre dal loro vissuto le chiavi della "risoluzione" di e dopo EoE. I personaggi hanno ancora qualcosa da dire, nonostante la fine ufficiale della saga.Un clone non è uguale al suo originale, perciò narra la propria storia. Come direbbe lo Shinji di questa long, si riparte proprio dagli errori commessi, non tanto perché sia saggio o giusto quanto perché alle volte non c'è altro modo per fare un passo. Ok ALLERTA SPOILER.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Nuovo personaggio, Shinji Ikari
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il cuore batte all'impazzata e rimbomba all'altezza delle tempie come una scarica di tamburi in uno stanzino, relegando quasi in sottofondo ogni altro rumore. << Se dovesse venirmi un infarto >> penso, << mi esploderà prima la testa >>. Nelle mie gambe non ci sono più muscoli che si stendono e si contraggono. Corro solo in virtù dei watt assicurati da un maremoto di acido lattico che pugnala la pelle e graffia le ossa dei miei arti inferiori. Brucia la mia gola impegnata a rapinare tutto l'ossigeno che gli alberi intorno si degnano di mettere a disposizione. Il sudore e le lacrime inacidiscono i miei occhi tornati di nuovo alla normalità.
Corro quasi cieco temendo il prossimo passo, perché il mondo intorno a me balla, come il mio corpo, ad ogni falcata, ad ogni irregolarità del terreno. Aspetto il momento in cui metterò il piede in fallo o le caviglie cederanno ... e allora dovrò sperare di non fracassarmi il cranio contro una pietra e di trovare la forza per rialzarmi.
Corro a perdifiato ormai da più di un'ora, corro oltre le mie possibilità succhiando carburante dal terrore e dalla rabbia, che riducono la mia intera esistenza all'essenziale, ma soprattutto dal bisogno di rimanere attaccato a loro, ai miei fratelli, che volano nonostante lo sfinimento e ringhiano come se la resistenza dell'aria fosse un nemico da aggredire senza pietà.
Ma il nemico è dietro di noi, spaventoso, mostruoso, e ci insegue a passo lento. Non ha bisogno di accelerare per raggiungerci, non ha bisogno di armi per ucciderci. A quella cosa basterà abbassare un piede e allora dei tre cacciatori più uno non resterà che una poltiglia indistinta di carne, ossa e sangue.
Non dobbiamo neanche voltarci per valutarne la distanza, perché il fracasso metallico provocato dal suo passaggio riesce a competere con le pulsazioni del cuore e con il sibilo angosciante prodotto da schegge di legno e pietra che fischiano come proiettili. Non ci resta che sperare che i colpi sparati a casaccio non centrino il bersaglio.
Nonostante ora sappia quanto poco ci sia di realmente umano in noi (me incluso), non possiamo combattere un evangelion, anche se quella creatura è soltanto un sottoprodotto del mio 01, guidato forse da qualche sventurato o stupido volontario il cui tasso di sincronizzazione è stato artificialmente portato a livelli di assorbimento della coscienza.
Non è leale, non è giusto morire così, come prede in fuga, senza che ci sia data la possibilità di giocarci la vita in un combattimento a viso aperto.
<< Provo a rallentarlo! >> grida sconvolto Furia Buia prima di interrompere la corsa e puntare il braccio sinistro in direzione di quella cosa. Vuole tentare di arrestarne l'avanzata materializzando una barriera di at field.
<< Orso, prendilo! >> comanda Musashi che come me istintivamente ha rallentato.
Il bestione, a dispetto della stazza, aumenta addirittura il passo come se avesse intravisto la salvezza a una manciata di metri da sé.
Probabilmente, è l'ultima cartuccia per Paparino che poco fa ha dato tutto, e forse anche di più, per combattere contro mio padre.
L'operazione riesce perché il muro, che in altezza superava a stento i piedi del nostro inseguitore, ottiene lo stesso risultato di un provvidenziale sgambetto: l'infinity perde l'equilibrio e rovina in ginocchio.
Ma l'impatto contro il muro di energia, come una fucilata, produce un rinculo che dà a Furia Buia appena il tempo di portare le braccia a protezione del capo prima che l'onda d'urto lo scagli lontano come una palla da baseball. Per sua fortuna, l'ordine del Biondo è stato compreso da Orso che, alla distanza giusta, da buon catcher afferra il fratello con la benda prima che si frantumi contro un albero.
<< Muoviamoci! >> mi urla Musashi riprendendo a correre.
Quando li raggiungiamo Orso e il ciclope sono di nuovo in piedi e provano doloranti e ancora intontiti a prendere il nostro ritmo.
<< Come stai? >> domanda il Biondo riducendo le pedalate per non lasciarli indietro.
<< Ce la farò >> risponde la Furia.
<< Servirà un altro sgabello per quel coso >> grugnisce l'omone toccandosi il fianco. << Ragazzo pensi di farcela? >>
<< Non lo so >> rispondo con la voce che sembra uscire dalle profondità di una caverna. << ... Posso ... tentare >>.
<< Solo se necessario >> esclama Paparino appoggiandosi, a corto di fiato, ad un tronco.
<< Dobbiamo andarcene! >> lo incita Musashi.
<< Abbiamo qualche secondo ... rifletti! >> lo riprende il cacciatore dall'occhio magico. << Davanti a noi ... c'è il villaggio >>.
<< Non possiamo farci inseguire fin lì >> osservo.
<< Esatto ... portiamolo verso le trappole ... Se ce la facciamo potremmo anche salvarci >>.
<< D'accordo ... sei pronto? >> chiede ansimante il Biondo.
<< Si! >> sputa il Paparino abbassando rassegnato la testa. Chiaramente la risposta, per lui come per noi, è No!

Oltrepassata la pineta, svoltiamo a sinistra in direzione di una piana che al primo sguardo mi è sembrata senza limiti. Lì sono piazzate le nostre invisibili, esplosive sentinelle e dopo c'è ... l'ultima linea: una piccola oasi di massi, cemento e fusti nasconde lo strapiombo che dà sulle acque gelide del lago.
Gli ordigni, sebbene rudimentali, lavorano al meglio per coprirci la ritirata ma riescono soltanto a nascondere il frastuono dei passi di quell'ammasso gigante di ferro e carne.
<< Non ce la faremo >> mi dico.
Arranchiamo in preda al dolore e alla fatica sforzandoci di mantenere il focus sul traguardo come se potessimo tirarlo verso di noi. Dio, quanto vorrei fare un bagno in questo momento! I serbatoi fisici ed emotivi che finora avevano alimentato la macchina sono ormai vuoti; avanzo disperato dannandomi per rilanciare il passo sempre più lento e pesante, sospinto solo da un selvaggio desiderio di vivere.
Ce l'avevamo quasi fatta, stavamo per uccidere il nostro nemico, il mio nemico. Avremmo salvato il mondo, avrei rimediato alle mie colpe. Non posso morire proprio adesso che so di avere una possibilità, che so di avere una famiglia, che ho finalmente una casa da difendere; non posso perdere la vita oggi, perché ho ancora una missione da compiere. Non deve finire così, voglio vivere, voglio rivedere quella stupida e riempirle la faccia di schiaffi, così impara a trattarmi in quel modo, così mi dirà qualcosa, mi dirà ... perché proprio io ...
<< Va male >> sbuffa Orso riferendosi all'inefficacia del nostro piano B.
La bestia non sembra neppure accorgersi di passare attraverso un campo minato e noi siamo ancora troppo lontani per trovare rifugio, e forse la morte, nelle profondità del lago.
<< Shinji! >> grida Furia Buia ormai allo stremo. Quando mi chiama per nome vuol dire che siamo in una di quelle situazioni tragiche da cui possiamo uscire esclusivamente con un atto o una parola che concentrano un destino, di quelli da "dentro o fuori".
<< Ho capito! >> rispondo bloccandomi di colpo e piegando in avanti il busto per incamerare un'altra scorta d'aria. << Ci provo >>.
Ora so che anch'io sono in grado di sviluppare un at field e ho sperimentato, durante lo scontro con mio padre, alcuni dei processi che favoriscono l'innesco delle mie "abilità".
Mi sento a pezzi, ogni cellula del mio corpo è in stato di agitazione permanente e scende in piazza per reclamare una camera iperbarica. Sono così stanco e l'indicatore della benzina è così al di sotto della spia rossa che fatico a formulare anche i pensieri più banali e il cervello stenta persino ad elaborare i colori.
Alzo il braccio destro immaginando una barriera che ci protegga dall'assalto di quel mostruoso mietitore. Chiamo a raccolta gli ultimi brandelli di emozione sfuggiti all'ipossia: cerco la rabbia e la paura, il dolore e la frustrazione, nel frattempo aggrappandomi come un naufrago a ogni desiderio o capriccio che il mio animo riesce ad afferrare.
<< Non pensarci troppo! >> mi dice Furia Buia che, posizionandosi al mio fianco e senza la benda a coprire l'occhio, alza il suo braccio sinistro per darmi manforte. << Non cercare un motivo per attivarlo. Lascia che sia lui a trovarti! >>
<< Non mi viene in mente niente >> sorrido angosciato.
<< Cosa desideri? >> rilancia cercando di incoraggiarmi.
<< Voglio proteggervi >>.
<< Anch'io >>.
L'aria diventa elettrica, dal nulla emergono saette di colore rossastro.
<< Cos'altro? >> insiste Paparino la cui iride prende vita.
<< Voglio rivedere quella stupida >> ribatto, mentre avverto finalmente il tanto atteso formicolio agli occhi.
Un muro esagonale di energia inizia a delinearsi tra noi e il mecha, sebbene ancora instabile quanto ad intensità e consistenza.
<< Non avere paura di morire, Shinji! Perché non lo permetterò >> grida con l'occhio sinistro color del sangue Furia Buia che sembra aver trovato un'altra tanica di benzina: la paura che io possa morire.
<< Voglio vivere >> urlo guardandolo dritto in volto. E' il primario, irrazionale, impulso di vita che si fa strada e permea ogni fibra dell'essere senza permesso, senza doversi appellare ad una ragione. So che sono le parole di Asuka, che ho appena pronunciato la stessa formula magica che tanto tempo fa, in un'altra vita, l'aveva risvegliata dall'oblio prima ... della sua morte.
I miei occhi ardono come torce, sento nuova energia scorrermi dentro. La barriera si stabilizza al punto da cambiare stato: è viva, pulsante, vera ... e tangibile come il cemento armato.
<< Pronti a recuperarci? >> il ciclope si rivolge a Orso e Musashi che, senza rispondere, raccolgono le forze e galoppano via per prepararsi ad un altro storico salvataggio.
<< Incrocia l'altro braccio e proteggi il viso! >> mi istruisce il Paparino ridendo spavaldo e gasato come se fossimo in procinto di gettarci nel mezzo di una rissa. << Tra poco si vola >>.
Mi scopro a non provare più paura, perché non sono solo, perché anch'io adesso faccio parte degli "operativi", perché siamo in due a combattere ... come in fondo ho sempre sognato da quando ho conosciuto il cacciatore dal carattere impossibile.
Atterriamo malamente al suolo a pochi metri di distanza l'uno dall'altro. Il contraccolpo è stato così violento che non mi sono accorto di essermi librato in aria abbastanza a lungo da superare gli altri due cacciatori. Mi ci vogliono alcuni interminabili istanti per recuperare la vista, mentre un fischio alle orecchie mi tortura costringendomi a coprirle con le mani per attenuare il fastidio. Musashi si incarica di afferrare il mio corpo che si affloscia come un pallone sgonfio non appena si stacca da terra.
Il mecha questa volta è letteralmente stramazzato al suolo sbattendo la faccia contro altre trappole che lo inondano di schegge. Mugghia come un toro ferito mentre cerca, parzialmente accecato, di rialzarsi.
Il Biondo e l'armadio ci trascinano di peso come sacchi di patate; né io né Furia Buia riusciamo a mettere in fila due passi di seguito.
Anche Orso, alla fine, si arrende e crolla; prova a strisciare insieme al suo fratello con l'occhio strano pregando invano per un'ultima scarica di adrenalina. Musashi ne ha ancora per qualche metro, ma deve cedere anche lui. << Mi dispiace, Ragazzo >> si scusa alzando bandiera bianca. << Non ce la faccio più >>.
Se non altro, l'idea di morire con loro riesce a confortarmi. Accidenti a te, Asuka! Avresti dovuto concedermi una tregua. << Giuro che, se sopravviviamo >> rantolo in attesa della fine stendendomi sulla schiena e fissando un bellissimo cielo azzurro, << riuscirò a toccarle il seno >>.
<< Fallo anche per me! >> ride Musashi che segue il mio esempio.

<< Ehi rammolliti, toglietevi di mezzo! >> sento la sua voce. << E' ora di lasciar spazio ai professionisti >>.
<< Finalmente combattiamo insieme! >> gioisce Mari.
<< Vedi di concentrarti Quattrocchi >> si incazza la teutone << o ti butto fuori >>.
<< Quella stupida non mi lascia in pace neanche quando sto per morire >> esclamo reprimendo a fatica una risata isterica, convinto di aver sentito quelle parole nella mia testa.
<< No no >> mi corregge Furia Buia. << Quella stupida sta venendo a salvarci >>.
Faccio appello a ciò che resta dei muscoli del collo per guardare in direzione dei rinforzi. Quando metto a fuoco un osceno Eva rosa e rosso, che sembra essere stato assemblato facendo combaciare due metà sbagliate, mi limito ad osservare: << il mio 01 era più bello >>.
<< Ora non puoi più tirarti indietro >> sfotte il Biondo toccandomi il braccio perché ... è ora di rialzarsi.

Di nuovo in pista avanziamo scomposti e sgraziati fendendo l'aria con i muscoli della braccia, perché le gambe sono vuote e molli; se fosse possibile useremmo anche le orecchie per darci la spinta.
Il chiasso della battaglia che infuria dietro di noi copre i lamenti e gli sbuffi che emettiamo ad ogni passo. Sbavando come cani rabbiosi, procediamo così vicini che, se qualcuno di noi inciampasse, trascinerebbe a terra anche gli altri come i tasselli del domino.
Ad ogni metro che conquistiamo, ad ogni gracchiar di metallo, ad ogni ruggito animalesco dei mostri che ci stanno rubando la scena, alle imprecazioni della rossa che accompagnano ogni suo "ti decidi a morire?", ad ogni fitta del corpo sento aumentare un'insensata allegria. E' una gioia disturbante alimentata dalla prospettiva sempre più concreta di un'insperata salvezza, è una brama animalesca di vita. Ed io la sto mordendo come un lupo affamato ed ogni boccone che mando giù mi fa sentire più forte. Anche in questo non sono solo perché siamo attraversati dalla stessa energia.
<< Quando torniamo il letto è mio! >> ghigna malefico Musashi che guarda invasato gli alberi davanti a noi.
<< Io non mi alzerò più da tavola >> gli fa eco Orso gridando come se volesse macellare di persona l'animale che Mami gli dovrà cucinare.
Io riesco solo a pensare che sarebbe bastato così poco per chiudere tutti i conti. Una soluzione comoda, certamente sbrigativa, ma al diavolo ...
<< Ce l'avevamo quasi fatta ... Fanculo! >> sbraita Furia Buia dando corpo con la sua voce ai miei pensieri.
<< Tutta colpa tua >> latra il bestione rivolgendosi a Musashi, << caprone! >>
<< Si era alzato il vento >> sbotta il Biondo trasformando il ghigno in una contagiosa, folle e cattiva, risata.
Di colpo mi rendo conto che non stiamo più cercando riparo, perché il chiasso della battaglia si è da poco spento e ci raggiunge un eco sbiadito delle grida di vittoria di Asuka. << Hai visto Quattrocchi? >> urla come se non si rendesse conto che la gatta è seduta proprio affianco a lei. << E' così che si fa. E' così che si combatte! >>
No, stiamo gareggiando per vedere chi arriva prima, come se toccare il primo tronco d'albero o tuffarci per primi garantisse la realizzazione di un desiderio. Cerchiamo di superarci come quattro bambini che hanno deciso di sfidarsi solo per sapere chi è il più veloce.
<< Ma dove corrono quegli idioti? >> domanda Mari alla collega.
<< Mi sa che sono del tutto impazziti >> borbotta la pilota con la benda all'occhio.
Asuka forse combatte con grazia ed eleganza, ma parla in modo ruvido e a volte sgradevole; eppure non ha tutti i torti perché possiamo soltanto essere dei pazzi per frustare ancora i nostri poveri corpi e dimenticarci di regolare il respiro pur di assecondare la melodia di risate contorte che assomigliano a grugniti.
<< Ho vinto! >> grida trionfante Musashi sfiorando un "cucciolo" di faggio, che per primo salutava il nostro arrivo.
<< Perché sei quello ... che si riposa di più >> commenta acido Furia Buia.
<< E poi ... >> mi aggiungo << diciamo che è Orso il cacciatore ... in economia >>.
<< Ben detto, Ragazzo >> mi appoggia l'omone che pianta le ginocchia sul terreno morbido arcuando la schiena a mo' di cucchiaio per accompagnare la testa e farle accarezzare l'erba.
<< Chissà che avranno da ridere quei malati di mente!? >> si domanda Asuka mentre il suo mecha bicolore si avvicina a passo lento.
Questa volta, però, l'intuito della rossa ha fatto cilecca, non ha capito che non stiamo veramente ridendo, che non siamo felici, che non c'è sollievo nella nostra gioia. Quella risata è, invece, la maschera della ferocia che ci procura il sapore della vita e della frustrazione per l'occasione perduta, perché siamo stati costretti a fuggire per allontanarci dai mostri che hanno distrutto la nostra esistenza, la mia e quella di Asuka. Perché quelle cose, persino l'orribile mostro rosa e rosso ormai sopra di noi, sono ancora lì a riflettere su scala più grande la nostra stessa maledizione: l'essere sempre costantemente fuori posto, condannati alla solitudine che colpisce tutti coloro che hanno il destino marchiato ben visibile sul viso o nel nome.
Quel mecha è la mia vecchia vita, orribile quanto questa e subita esattamente come subisco il momento presente; è il male che ho vissuto, ma soprattutto è il male che ho fatto ... anche a te stupida tedesca, quello che forse non sarà mai perdonato.
Non ci vuole molto perché il vero volto della mia ilarità rompa gli argini e si tramuti in un ruggito rabbioso che mi fa quasi scoppiare la gola, mentre scarico la pistola contro quel maledetto metallo in direzione dell'entryplug per dare altro sfogo alla pressione accumulata.
Non "canto" da solista, ma come parte di un coro affiatato. Davanti alle due pilote esplode un unico sentimento, un unico umore che per puro caso ha intercettato quattro fantocci che potessero contemporaneamente incarnarlo. Anche Orso, infatti, apre il fuoco bestemmiando come un condannato all'inferno e Musashi, che non ha più proiettili, stira il viso serrando persino le palpebre per aumentare l'ampiezza del megafono. Fuira Buia spreca le sue ultime once di energia per sparare improvvisati e instabili muri di at field forse nella speranza di far cadere anche quell'incestuoso prodotto dell'unione tra lo 02 e lo 08.
<< Si, principessa >> sentiamo la voce di Mari, << sono davvero impazziti >>.
<< ... Andiamocene! >> ordina atona la rossa. << E' inutile perdere tempo con loro >>.
Guardo allontanarsi l'essere mostruoso a cui dobbiamo la vita e non riesco a decifrare i moti che attraversano la mia anima con la forza di un fiume in piena prima di evaporare svuotandomi il corpo. Mi sento così ... esausto.

Poco prima che la terra si interrompa bruscamente, come tagliata da un unico e ben assestato colpo di accetta, ci accoglie un piccolo spiazzo, vagamente rettangolare, delimitato da due vecchi tronchi rovesciati l'uno di fronte all'altro e da un grande masso, squadrato sulla sommità, che offre una parete abbastanza liscia da potervi appoggiare la schiena e che fronteggia uno striminzito dosso di terra costruito a bella posta. Al centro un letto di cenere grigia attesta che la zona è stata spesso usata per trascorrervi la notte.
Orso e il Paparino si coricano sui tronchi sbuffando come cetacei; Musashi si abbatte con la schiena contro il masso lasciandosi scivolare dolcemente; io, che sono arrivato per ultimo, mi sdraio a terra in mezzo ai due fusti abbattuti, dando licenza ad ogni mio muscolo di abbandonarsi al contatto con il suolo.
Ancora non riesco a credere a quanto è accaduto.

 

*****



<< Quando crescerai, Shinji? Quando diventerai un adulto? >>
Fui sorpreso non tanto dalle sue parole, che rispondevano ad una collaudata strategia di contenimento della mia ribellione, ma dall'impressione che mi fece quell'uomo. Mi resi conto che era ormai un estraneo. Avrebbe potuto minacciarmi, impegnarsi a formulare tutti i possibili ricatti morali, sbraitare come un posseduto o restare glaciale. Non me ne importava più niente. Anche mio padre se ne accorse perché il suo volto, a differenza del tono sempre implacabile della voce e nonostante la copertura di quei grandi occhiali a visiera, prese a rivelare inquietudine ... oserei dire insicurezza.
In quel momento, capii che qualcosa in me era davvero cambiato, perché il mio "no" non nascondeva una richiesta di attenzioni, né il bisogno di emanciparmi dai tormenti del giorno prima. Mi era stato chiaro sin dall'inizio, solo guardandolo, che non avrei avuto alcuna speranza contro di lui, ma non riuscivo a preoccuparmene. Non mi sarei tirato indietro, avrei affrontato il mio nemico e tutte le conseguenze che sarebbero scaturite dalla mia decisione.
Sospirai rumorosamente piegando leggermente il capo prima di rizzarlo con violenza in modo che i miei occhi potessero fissare con fierezza la faccia dell'uomo che avevo sempre cercato e fuggito. Un sorriso sereno e consapevole si allargò con insospettata facilità ricacciando indietro e in alto le guance. << Non l'hai capito, padre? >> iniziai a parlare senza avvertire alcun segno di cedimento nel cuore. << Io non sono più un bambino ... Io sono un cacciatore! >>
<< Sei così stupido da scegliere sempre la parte sbagliata >> ringhiò trattenendo a stento una smorfia di disprezzo.
<< Sei tu la parte sbagliata >> risposi immediatamente. << Io ... ti combatterò >>.
<< Credi veramente >> replicò sfoggiando un malefico sorriso << di potermi battere? >>
<< Non è importante >> dissi inspirando con forza per dare un po' di carica al corpo e al cuore << perché oggi moriranno due mostri e il mondo sarà salvo >>.
<< Questo mondo è falso >> sbottò prima di far esplodere una fragorosa risata. << E' stato creato da un dio imperfetto. E' per questo che esistono ... due mostri come noi >>.
Rifiutai di riflettere su quelle frasi, pensando che volesse confondermi e temendo che dicesse il vero. << Sei impazzito? >> ringhiai.
<< No ... e sono sicuro che anche tu l'abbia capito. Ma non fa niente, perché io distruggerò questa illusione, farò nascere l'ordine dal caos e ... alla fine >> gettando per la prima volta la maschera che non aveva mai tradito emozioni << ... io la rivedrò, Shinji. Il vostro e il mio sacrificio è un giusto prezzo da pagare per una sola persona: mia moglie >>.
Furia Buia mi aveva detto che spesso la scelta è tra quantità non tra qualità diverse e che tutto il nostro mondo è una questione di prospettiva, ma ascoltando mio padre non potei non rivedere me nell'atto di condannare la civiltà per salvare Ayanami, una sola persona ... mia madre. Guardandolo, vidi le sue fattezze mutare e riconobbi in lui me stesso. Mi sentii infiammato da un odio incontrollabile, e tuttavia diverso da quello che ieri mi aveva permesso di soffocare ogni stato d'animo. La sua energia, al contrario, era così forte che non sarei mai riuscito a contenerla senza scoppiare; doveva, voleva trovare sfogo, distruggere qualcosa, qualunque cosa e soprattutto ... me che ero più simile a mio padre di quanto immaginassi. I miei occhi presero a bruciare.
<< Anche tu sei come me. Devi accettarlo, Shinji! Insieme distruggeremo questo inferno e tutti i demoni che lo popolano. Li uccideremo tutti >>.
<< Non te lo permetterò! >> gridai furiosamente estraendo la pistola dalla fondina. Gli svuotai rapidamente contro l'intero caricatore mirando al cuore e alla faccia.
Sentii vacillare le gambe quando vidi i proiettili rimbalzare contro un possente muro di at field prodotto proprio da mio padre.
<< Anche tu hai questo potere?! >> constatai a denti serrati mentre continuavo a premere a vuoto sul grilletto. << Sono perduto >>.
<< Noto che la tua mira è migliorata >> commentò sarcastico. << Come vedi, anch'io sono un dio imperfetto. Ce ne sono tanti in giro. Un motivo in più per eliminare questo errore che tu chiami realtà >>.
<< E adesso che faccio? >> domandai a me stesso sperando nell'aiuto dei miei fratelli, in balia di altri flashback della mia vita mescolati ai brandelli di quell'altra. Sentii per l'ennesima volta rimbombare nelle orecchie la voce di Asuka che, a modo suo, mi chiedeva di intervenire, perché stava combattendo da sola ... senza alcuna possibilità di uscirne viva. Io non feci niente. << Adesso è il mio turno >> sibilai.
Non so cosa tu possa fare, non so neanche se voglio che tu faccia qualcosa; ma ... farai bene a rimediare a ciò che hai combinato ... lo devi a me[1].
Gettai a terra la pistola e mi rimboccai le maniche serrando i pugni. << Non usare trucchi con me e combatti da uomo se ne sei capace, stupido moccioso! >> urlai ricordandomi di aver steso un giovane cacciatore. E se avevo trovato il coraggio di lottare contro Furia Buia, allora potevo combattere un altro ... mostro. Se non altro non sarei morto come un patetico vigliacco egoista.
Un'altra risata folle di mio padre colmò la distanza che ci separava spandendosi nell'aria come un gas tossico. << Credi veramente che possa sprecare il mio tempo con te? >> disse. << Sfidarmi ad una scazzottata padre-figlio ... questa non me l'aspettavo. Comunque >> tornando immediatamente serio, << ultima possibilità, "Ragazzo": o vieni con me senza fare tante storie o dovrò eliminarti prima che tu possa diventare una minaccia. Cosa scegli? >>
Quel maledetto aveva predisposto il nodo scorsoio e, non contento, mi offriva l'ingrato compito di scegliere se stringerlo o meno intorno al collo.
Mentre mi prendeva a calci, Asuka aveva detto: ci hai tolto il nostro futuro ... sei la cosa peggiore che potesse capitarci.
<< Almeno >> pensai << non ti farò altro male ... non ti rivedrò mai più >>.
Assaporai il gusto dell'aria di cui si nutrivano i polmoni, fissai i colori del paesaggio intorno a me resi ancor più brillanti dal sole a picco in un cielo azzurro sgombro dalle nuvole, ascoltai ogni molecola del mio corpo e ogni fremito dell'animo che cercavano di accordare gli strumenti per suonare la loro melodia di vita. Che sfiga morire in un giorno così bello. << Vediamo che sai fare >> lo sfidai rabbioso sistemandomi in una guardia che non mi sarebbe servita, << vigliacco! >>
Ormai rassegnato, chiusi gli occhi quando alzò il braccio verso di me, e trattenni il respiro dopo aver percepito la proiezione del colpo e un'ondata di calore raggiungermi come se ...

<< E così puoi curvare l'at field e trasformarlo in un raggio?! Interessante! >>
Non potevo crederci, Furia Buia era davanti a me senza benda e con l'occhio sinistro già in fiamme fisso sulla fonte del pericolo. Il suo braccio destro era piegato poco sopra il viso e la mano chiusa come a stringere l'immaginaria impugnatura in cuoio di uno scudo di at field, che scintillava e sfrigolava a causa della pressione esercitata dalla fucilata sparata da mio padre.
<< Peccato che debba ucciderti! >> riprese quando i flussi di energia si dissolsero. << Avresti potuto insegnarmi il tuo colpo >>.
<< Aspettavo anche te >> disse Gendo per nulla sorpreso. << Ce ne hai messo di tempo, Ragazzo. Ah no, adesso ti fai chiamare "Paparino". Anche tu reclami il possesso del cane? >>
<< Non chiamarlo così! >> urlò Furia Buia scagliandogli contro una violenta murata delle sue.
Il colpo era ottimo, ma mio padre, chiaramente, conosceva le regole di quel gioco, perché non ebbe alcuna difficoltà ad opporre una sua personale schermata all'attacco brutale del ciclope.
<< Sai, mi dispiace che anche tu sia così stupido >> replicò. << E dire che ti ho osservato parecchio in questi anni. C'è stato un tempo in cui ho pensato che non sarebbe stato necessario recuperare Shinji >> continuò preparandosi al contrattacco. << Potevi essere tu l'arma nella mia mano, tu il mio degno erede >>.
<< Felice di averti deluso >> ghignò la Furia preparandosi ad un'altra "parata".
Già dal ruggito di Gendo compresi che avremmo fatto meglio a trarci fuori dalla linea di fuoco. I suoi occhiali emettevano un'intensa, sinistra, luminosità che ne rischiarava il volto al punto da nasconderlo alla vista.
Ma io ero ancora sorpreso e intontito e non riuscivo a muovermi; Furia Buia, invece, non sembrava intenzionato a spostarsi, forse perché aveva un piano o semplicemente perché era troppo orgoglioso per cedere. Si limitò ad abbassare il baricentro per resistere meglio.
Il fascio elettromagnetico ci raggiunse simile ad un giavellotto di luce e fuoco dalla punta incandescente. Sentii lo schiocco della mandibola di Paparino che spingeva contro la mascella per trattenere la fuoriuscita di un gemito di dolore; indietreggiò di un passo per non perdere l'equilibrio e con il braccio libero mi spinse via colpendomi al petto.
<< E bravo il vecchietto! >> ringhiò la Furia al termine dell'affondo. Poi continuò spavaldo, togliendosi lentamente il giaccone dopo aver spento alcune lingue di fiamma che spuntavano dalla manica che aveva maggiormente sopportato il calore prodotto dall'"abilità" dell'avversario: << Appenderò la tua testa sopra il camino. Sarai il mio migliore trofeo >>.
<< Shinji >> mi disse poi sottovoce, << scappa! E' più forte di me. Io cerco di coprirti >>.
<< Eh no! >> sbottai di nuovo in me. Non mi aveva abbandonato, perciò non lo avrei lasciato solo anche a costo di essere fatto a pezzi. << Voglio anch'io la sua testa >>.
<< Non discutere! >> reagì il ciclope prima di prepararsi ad assorbire un altro colpo di mio padre.
<< Se ti uccide siamo fottuti lo stesso >> dissi approfittando della copertura dall'at field di Furia Buia e della sua momentanea distrazione. << E comunque io non me ne vado >>.
<< Che palle! >> esclamò rosso in viso per lo sforzo e, conoscendolo, anche per la rabbia. << Ci hai preso gusto a dirmi di no. Che facciamo allora? >>
Alla disperata ricerca di una soluzione, una qualsiasi, la memoria mi spiattellò i ricordi confusi del mio primo scontro con un angelo. Nonostante fossi svenuto quasi subito, le mie orecchie forse avevano intercettato una conversazione tra Ritzuko e Maya che aveva a che fare con ... l'annullare lo spazio di ... qualcosa.
<< Cerca di avvicinarti e fa' in modo che il tuo e il suo at field entrino in risonanza! >> gli ordinai come se davvero comprendessi qualcosa di ciò che gli stavo dicendo. << Dovresti riuscire ad annullarlo. Se mi dai il fucile, lo colpirò quando non sarà più protetto >>.
<< E come faccio a entrare in risonanza con l'at field di quello spostato? >> domandò il Paparino ancora in posa da oplita sotto attacco, nonostante fosse terminato l'effetto dell'ultima bordata.
<< Non lo so >> ammisi disperato. Credevo lo sapessi tu.
<< Che idea assurda! >> ribatté Furia Buia fissandomi stravolto. << ... Al diavolo! Scopriamo se c'è un modo per batterlo. Ragazzo, prendi bene la mira e ... pensa a qualcosa che ti faccia arrabbiare! >>
Si lanciò contro mio padre caricando come un toro pronto all'incornata e spingendo verso l'obiettivo, dopo averlo materializzato a pochi metri da sé, un altro muro. Estrasse il fucile a canna corta dalla fondina lanciandolo a mezz'aria perché potessi afferrarlo al volo.
Mi spostai sulla destra sforzandomi di puntare gli occhi su mio padre come per tarare un mirino immaginario. Non mi chiesi neanche se avrei avuto il coraggio di premere il grilletto, non solo perché c'ero già riuscito poco prima, ma perché non potevo permettermi dubbi.
Il primo tentativo di azzeramento della protezione non andò a buon fine, perché le estensioni di Furia Buia e Gendo, una volta scontratesi, continuarono a rimanere attive e a scagliare tutt'intorno scariche ad alto voltaggio. In compenso, però, raggiunta in linea d'aria la posizione del ciclope, individuai un varco, puntai il fucile e sparai.
Mio padre aveva notato il mio movimento e, senza perdere il contatto con il Paparino, creò un'altra barriera stendendo il braccio libero.
<< Così non vale. Due contemporaneamente non è giusto >> pensai prima di sgranare gli occhi di fronte alla sua reazione. Respinto il proiettile, infatti, il nostro rivale aveva tramutato lo scudo in un altro dardo infuocato prima di scagliarmelo contro.
Anche in quel caso ne uscii illeso perché il ciclope che, purtroppo per lui, non possedeva un'abilità così duttile, scelse di abbandonare i suoi propositi di sintonizzazione per proteggermi.
Avendo perso contemporaneamente attacco e difesa, il cacciatore fu investito dal muro ancora attivo che mio padre aveva mantenuto stabile proprio per lui.
Era ancora a terra quando Gendo tentò di infliggergli il colpo di grazia. In quel momento non pensai a niente: nessun ricordo strappalacrime capace di far rialzare un pugile dopo un colpo da ko, nessuna parola dolce sfuggita al fantasma di una donna amata. Allungai il braccio, come feci durante la rocambolesca fuga dopo il mio primo combattimento[2], immaginando di teletrasportarmi lungo la traiettoria del proiettile luminoso per proteggere quel maledetto cacciatore che si ostinava a salvarmi la vita anche se non riusciva a capirmi.
I miei occhi si accesero di nuovo e ... una parete di at field si formò proprio là dove si era concentrata la mia immaginazione.
Mio padre e il Paparino mi fissarono interrompendo per qualche secondo le ostilità, i loro volti non tradivano alcuna sorpresa. Realizzai, allora, che quel muro l'avevo creato io grazie alla paura che potesse accadere qualcosa di male al mio fratello.
Provvidenziale, l'istinto mi ordinò di non perdermi dietro quella rivelazione, perché Gendo, cambiando rapidamente target, cercò di incenerirmi. Mollai il fucile e incrociai le braccia a coprire la testa e il petto e creai con la mente un altro scudo nei termini di proiezione o continuazione della mia intera persona, un diaframma tangibile come il mio corpo. Quando notai un altro esagono dai colori dell'arcobaleno, realizzai che l'avevo creato io grazie alla paura di essere ferito, grazie al timore del dolore e della morte.
<< Non lo toccare, bastardo! >> ruggì imbestialito Furia Buia scagliandosi contro quel vecchio maledettamente agguerrito. Si scontrò con un'altra difesa ma non subì alcun danno e non fu ricacciato indietro. Era come se il suo corpo fosse ricoperto da ventose, perché dopo il contatto restò attaccato a quel muro di at field e cominciò a tempestarlo di colpi.
Aveva cambiato tattica: anziché opporre un altro parallelogramma multi cromatico, si era concentrato per modulare il suo at field a mo' di giubbotto antiproiettile. I suoi avambracci e le mani rilucevano, invece, di una sfrigolante luce bluastra che ne confondeva i contorni e le proporzioni. Era riuscito a scovare la ricetta per usare i suoi poteri in modi diversi, contemporaneamente.
Potevo udire, nonostante la distanza, il rumore dei sui ganci che si infrangevano contro quella mostruosità, che a sua volta rispondeva ululando sempre più forte ad ogni colpo come se provasse dolore, fino a quando ...
L'ennesimo pugno del ciclope si abbatté con particolare violenza sul bersaglio frantumandolo. Gendo in tutta fretta ricreò un'altro ostacolo tra sé e il suo aggressore, ottenendo solo di assistere all'esplosione di quell'ultimo esagono sotto altri colpi brutali del cacciatore.
Il destro di Furia Buia, finalmente, investì in pieno il viso di mio padre che franò rovinosamente a terra perdendo i suoi occhiali da sole a visiera. Realizzai che anche quella particolare manifestazione dell'energia, che aveva permesso al Paparino di scardinare la difesa dell'avversario, aveva origine in una parte ben precisa dell'anima: quella presidiata dall'odio.

L'at field è la forma fisica delle nostre emozioni, il lato visibile dell'imperfezione delle relazioni umane, la prova inconfutabile della nostra solitudine.
In quel fazzoletto di terra non stavano combattendo degli esseri sovrumani, ma tre creature condannate dalla loro stessa umanità, legate dalla stessa maledizione.

<< Beccati questa, stronzo! >> esultò Furia Buia prima di gettarsi sul nemico abbattuto.
Ma il "vecchietto" non aveva alcuna intenzione di sventolare bandiera bianca solo per un pugno e con un calcio al petto fece volare il cacciatore per un paio di metri nella mia direzione.
Ripresi il fucile da terra, ricordando di avere ancora un colpo utile, iniziai a correre sulla mia sinistra per costringerlo a difendersi su più fronti, presi la mira praticamente in corsa e ancora una volta feci fuoco mirando alla testa.
Mio padre respinse la pallottola all'ultimo momento perché intento a contenere un altro assalto del ciclope che, avendone assaggiato il sangue e compreso come vanificarne la difesa, era tornato alla carica per chiudere la partita.
Sentivo il cuore pompare come una turbina, i polmoni ventilare così forte che mi sarei aspettato di sentirli esplodere. Non ero spaventato, ma inferocito, affamato. Mio padre, per quanto forte, non era imbattibile e stava lentamente perdendo tempi e terreno; io e Furia Buia, accorciando di volta in volta la distanza, e coordinando con maggior precisione gli attacchi, lo stavamo braccando.
Al rumore metallico dei blocchi che si scontravano, al tanfo sordo dei cazzotti che Furia Buia scagliava ormai senza alcuna accortezza, si aggiunse l'eco di spari e il fischio di proiettili che provenivano dalle mie spalle.
Musashi e, un po' più distante, Orso si erano finalmente uniti alla battuta di caccia e, senza alcun bisogno di istruzioni, si allargarono per individuare altre possibili brecce.
Mi resi conto che il nostro antagonista, pur potendo duplicare la stessa energia e concentrarsi su due fronti, non era in grado di arcuare i suoi scudi per tenere sotto controllo una circonferenza di attacco, né di adattarli alla propria persona per respingere le pallottole. Quindi ...
<< Dividetevi! >> gridò il Paparino che come me aveva colto il punto debole della preda.
Gendo indietreggiava, annaspando sempre più confuso, segno che l'intuizione era corretta. Ma anche noi avevamo un punto debole: il legame.
Mio padre, certo, non ne apprezzava il valore ma ne riconosceva la forza e sapeva come ritorcerla sui suoi nemici. E così, pur mantenendo il contatto con Furia Buia che si stava dissanguando per non offrirgli tregua, approfittando della mia poca dimestichezza con quel potere, stese un braccio nella direzione di Musashi che da qualche minuto lo costringeva a salvataggi di emergenza. Il Biondo alla mia destra era sdraiato in posa da cecchino, impugnando un fucile di precisione che gli aveva passato Orso durante le prime concitate fasi del loro intervento. Come noi era concentrato sul risultato e aspettava l'occasione di colpire il bersaglio accettando i rischi di una pressoché azzerata mobilità. Il bestione, invece, rimbalzava lungo tutta la linea tra me e il fratello dai capelli lunghi per dare una mano dove risultava più utile.
Il giavellotto di Gendo ci mise più tempo a materializzarsi e mi diede la possibilità di piazzarmi fisicamente lungo il percorso ideale che avrebbe seguito prima di annientare il cacciatore da calendario. Fu sufficiente figurarmi la sua morte e quella del bestione per rimescolare nelle giuste dosi paura, dolore e rabbia e con esse realizzare un altro muro composto da strutture esagonali sovrapposte.
<< Non toccarmi, Orso! >> sentii gridare Musashi dietro di me. << E tu, Ragazzo, fammi avere campo libero per un secondo >>.
Più facile a dirsi che a farsi, data la potenza e l'insolita durata di quel dardo infernale che premeva piegandomi il braccio e bruciandolo con il tessuto della maglia che lo avvolgeva.
<< Fa' come me! >> mi ordinò Furia Buia.
Non avevo la minima idea di come emulare il Paparino, né sapevo se tra le frecce nella mia faretra ci fosse anche quella che mi avrebbe permesso di modellare l'at field sul mio corpo; perciò decisi di imitare il primo attacco esplorativo del cacciatore con la benda.
Quando il fascio di energia svanì insieme alla sua carica mortale, invece di recuperare, mi sforzai di mantenere attivo il muro e andai incontro a mio padre costringendolo a contrastarmi con un'azione speculare.
Durante la collisione mi ricordai del salvataggio di Ayanami. Quella volta mi erano rimasti solo lei e la possibilità di fottere mio padre. << Se fossi stato migliore >> pensai, << Asuka sarebbe ancora umana. Se mio padre non mi avesse abbandonato ... >>
La mia energia, senza che me ne accorgessi iniziò a fondersi con quella di Gendo al punto che non sarebbe stato possibile distinguere l'origine dell'unico pannello di at field che ci separava. Smisi di pensare alla necessità di difendermi e poggiai entrambe le mani sulla parete, piegai le dita per artigliarne la superficie alla ricerca di una fessura, di una crepa, spingendo con tutto me stesso per raggiungere ... lui.
In mio aiuto accorse anche l'altro Shinji, che poco prima mi aveva convinto a combattere. Affiorarono dal magma della memoria i brandelli di un sogno strano in cui, invece di pugnalare al termine di un attacco suicida un angelo, colpivo mio padre al cuore[3]; sentii i denti dello 01, che erano i miei, affondare nella carne di una ragazza che non voleva più restare sola; vidi il volto di Asuka, anzi i suoi volti scorrere rapidamente davanti agli occhi. Esprimevano tutti rabbia, paura, dolore, mai felicità ... quando guardavano me. E poi, infine, una voce, la mia: Io non sarò come mio padre.
Le mie mani, divenute incandescenti, trapassarono come il burro quella maledettamente reale illusione ottica. Non annullai il suo at field, lo distrussi come fece lo 01 quando era in modalità berserk proprio durante le ultime battute dello scontro con il mio primo angelo.
Privo di difese, il nemico era così vicino che riuscivo a sentirlo rantolare per la fatica e la tensione, così vicino che mi sarebbero bastate un paio di buone falcate per colpirlo. Assecondai l'istinto e mi scagliai contro la prima causa di ogni mio dolore, contro la malattia che mi aveva infettato. Chiusi gli occhi ormai accecato dall'ira quando mi accorsi che stava per centrarmi con un colpo a bruciapelo.
<< Crepa! >> urlò il Biondo facendo fuoco.
Gendo, ferito alla spalla destra, ruotò su stesso indietreggiando di qualche metro prima di cadere a terra.
Pensavo fosse ormai nostro, ma quel vecchiaccio con due rapide murate pescate dal cilindro e portate con l'ala ancora integra fece in tempo a scagliare lontano me e Furia Buia. Rialzatosi a fatica, tentò la fuga correndo goffamente e coprendosi le spalle con un ultimo e instabile muro.
<< Non finisce così! >> gridò il Paparino correndogli dietro dopo aver recuperato dalla botta.
La certezza della vittoria aveva spento il mio furore . Credevo davvero che fosse oltre la mia portata e che non avrei mai trovato il coraggio di affrontarlo. Mi piegai a raccogliere i suoi occhiali perché testimoniassero che Gendo Ikari non era più mio padre e che non era invincibile.
<< Recupera il fucile del Paparino! >> mi disse Musashi superandomi nel tentativo di rincorrere il fratello. << Ricarica la pistola e seguici! >>
<< Non vorrai lasciare solo quello psicopatico? >> aggiunse Orso.
Ventilando al punto da avvertire i crami allo stomaco, cercai di eseguire l'ordine il più velocemente possibile. Quando mi voltai per unirmi all'inseguimento mi accorsi che erano tutti spariti. Quello che pensavo fosse un semplice dosso semi naturale probabilmente marcava il termine della pianura e l'inizio di una ripida discesa. Mi feci forza e iniziai a correre.
<< VIA! Andiamo via !!! >> gridò Furia Buia riemergendo dal nulla e sbracciandosi come un dannato, tallonato a breve distanza dagli altri due. << Corri! >> mi ordinò superandomi di volata.
<< Ma che succede? >> chiesi facendo dietrofront.
<< Un Eva >>.
Abbiamo corso per quasi un'ora, è un miracolo che siamo ancora vivi.

 

*****



<< Grazie >> riesco a rantolare dopo aver immagazzinato abbastanza aria da poterla sprecare sotto forma di voce. Ancora stravaccato a terra con un braccio a coprire la fronte, penso che sono vivo perché i miei tutori mi hanno cercato nonostante fossi per loro una causa persa o, peggio. Soprattutto per ... lui che soltanto ieri sera sventolava bandiera bianca dopo aver constatato in me il suo fallimento. Temevo che mi avesse già scartato.
<< Ringrazia il bastardo con la benda! >> risponde dopo un po' Musashi che, con le mani intente a detergere il sudore dalla fronte, ammira uno spiraglio di cielo tra le fronde. << Io mi sono limitato a seguirlo >>.
<< Non ti fidavi? >> chiede il Paparino.
<< Di te? >> si intromette Orso. << Sei pazzo? Soltanto il diavolo sa come ragioni sempre che riesca a capirci qualcosa >>.
<< E poi non ti saresti degnato di condividere la tua decisione con noi >> rincara il Biondo.
<< Colpa mia >> ammette scocciato il ciclope. << Scusate! ... E' che ho deciso all'ultimo momento >>.
<< Mi hai seguito? >> domando.
<< Si. E non ti sei accorto di niente. Sei una schiappa >>.
<< Qualche parola gentile sarebbe gradita >> azzardo una battuta.
<< Meriteresti di peggio. Come ti è saltato in mente di andartene in quel modo? >>.
<< Pensavo di essere un peso per voi; ero convinto di avervi deluso ... Insomma, mi avete salvato, mi avete protetto fino ad ora. E io ... >>
<< Questo significa che ieri sera ti ha sentito >> l'armadio si rivolge al fratello con l'occhio strano. << Non hai niente da dire, Paparino? >>
<< ... Devo ammettere >> risponde rimettendosi lentamente in piedi e fissandomi con aria seria << ... che il cazziatone di ieri è servito a qualcosa, visto che oggi ha avuto il coraggio di sparare davvero a qualcuno. E non ad una persona qualunque, ma al padre. Ciò dimostra ... >>
Che mi venga un colpo! Furia Buia non riesce a concludere, gira di scatto la faccia per nascondere il suo occhio lucido (è l'unico aperto al momento) e si morde il labbro soffiando come una focena. << Mi dispiace, Shinji! >> riprende emozionato dopo aver strofinato la manica non bruciacchiata del giaccone sulla faccia. << Scusami per quello che ho detto. Non avrei dovuto metterti tutta quella pressione addosso. Ho fatto una cazzata >>.
<< Sto bene. E poi ce l'abbiamo fatta >> riesco a dire con un tono più basso di quanto volessi. Non mi aspettavo una simile reazione, mi sarei accontentato anche di una mezza pacca sulla spalla, abbastanza amichevole da poterla interpretare come un: non fai proprio schifo!
<< E' che avevo così tanta paura >> confessa il ciclope << di non riuscire ... ad aiutarti in tempo. Pensavo che essere più severo ti sarebbe stato utile, ti avrebbe fatto crescere più velocemente, che fosse la soluzione giusta per prepararti a questo mondo. Non mi ero accorto che stavo cercando di creare un altro me. Ti guardavo e pensavo ... >>
<< Che non sarei mai diventato come te !? >> cerco di concludere seguendo le mie premesse.
<< No, che potresti davvero diventare come me >> mi sorprende con un'altra inattesa rivelazione. << Non so neanche se sia proprio questo a infastidirmi di te, ma di certo è questa possibilità che mi tormenta. Il fatto che tu non abbia avuto il cuore di uccidere quel ragazzo ieri mattina non solo è naturale, è anche giusto. Sono io che ho dimenticato cosa significa >>.
<< Beh, me lo dite sempre che questo mondo è violento >>.
<< Già! E, tuttavia, hai fatto passi da gigante. Avrei dovuto dirtelo che ... sei un pivello in gamba >>.
<< Fa piacere sentirselo dire >> dico dopo un paio di colpi di tosse per rendere presentabile la voce e aver issato la schiena chinando il capo verso le ginocchia già piegate contro il petto.
<< Dai, non fare così >> Musashi prova ad alleggerire la conversazione. << Magari anche tu da ragazzo eri un poppante, esattamente come lui >>.
<< Peccato che non me ne ricordi >> ribatte Furia Buia con un instabile sorriso. << A proposito, bel colpo di merda >>.
<< Uffa, quante volte devo dirvelo che si era alzato il vento >>.
<< Eri a meno di dieci metri >> rintuzza Orso. << Non ho visto un tornado in giro. Le tua abilità di tiratore sono decisamente sopravvalutate >>.
<< Ero pronto a farmi ammazzare per colpirlo >> risponde alterato il Biondo.
<< Noi, invece, stavamo giocando a carte >> ironizza Orso. << E dire che, quando ti ho visto pedinare quell'altro squilibrato, ho pensato di portarmi appresso un fucile di precisione per permetterti di essere utile una volta tanto, buffone >>.
<< Hai pensato di seguirmi? Ma se stavi russando come una motosega >> sbotta Musashi. << Per riuscire a svegliarti ci è mancato poco che ti lapidassi >>.
<< Allora che facciamo adesso? >> Paparino interrompe il litigio tra coniugi.
<< Ora vuoi il nostro parere? >> si lamenta l'armadio. << Comunque, abbiamo la certezza che è come noi; purtroppo più come te. E non mi riferisco al fatto che sappia produrre un at field, quello l'avevamo capito da tempo ... >>
<< Ma al fatto che decide di testa sua e non avverte >> gli fa eco il Biondo che mi guarda con falso disappunto.
<< Allora? >> rilancia il Paparino.
<< Allora >> risponde Musashi, << a prescindere da riti tribali e cerimonie ufficiali, adesso è parte integrante di questa famiglia di disadattati. Perciò ... >>
<< ... ha il diritto di crescere secondo la propria natura. E noi lo aiuteremo comunque, qualunque strada scelga in futuro >> interviene Orso che, strizzandomi l'occhio, precisa: << fa' in modo, però, che la tua natura non getti infamia sulla nostra nobile casata >>.
<< E' chiaro che alcune sfide non potrai evitarle, comunque >> mi ammonisce rassegnato il ciclope. << Ma cercheremo di darti più tempo per ... prepararti >>.
<< Ma vedi di darti una mossa >> sfotte Musashi.
<< Messaggi contraddittori! >> riassumo sospirando. Fingo soltanto perché mi sento così bene che ho quasi dimenticato l'enorme cazzata che stavo per fare. << Sono a casa >> mi dico.
<< Abituati! >> mi spiega il Paparino. << Perché la vita non aspetta di sapere quando sei pronto. Scegli chi vuoi essere, altrimenti non troverai mai un vero motivo per combattere. E se non lo trovi, non avrai alcuna possibilità. Noi possiamo soltanto fornirti gli strumenti >>.
<< Oggi ho trovato buone ragioni per combattere >> sorrido. << E sono convinto di poterne trovare altre >>.
<< E cerca di non fare più scherzi! >> intima Musashi che, avvicinatosi, mi molla un ceffone dietro la nuca.
<< Concordo >> lo imita Orso.
<< E questi per cosa sono? >> mi lamento massaggiandomi la testa.
<< Per ricordarti che d'ora in poi non potrai più combinare il casino di oggi >> spiega Furia Buia muovendo verso di me.
<< Ehi! >> alzo la voce allungando una mano per arrestarne l'avanzata. << Tu me le hai già date >>.
Il cacciatore con la benda, forse ricordando i miei vaneggiamenti di ieri, invece di tirare il terzo schiaffo, poggia una mano sulla mia testa e strofina spettinando ancor di più la mia irrequieta capigliatura. << Come vedi >> dice, << non sei inutile e non ti abbiamo abbandonato. Soprattutto, non ci devi niente >>.
Scherzi? Io vi devo tutto. Glielo direi se solo non avvertissi un forte senso di pressione alla gola, ma non è così e mi accontento di annuire augurandomi di non sembrare troppo ebete.
<< Pensavo >> Furia Buia riprende il controllo << di non dire subito ai nostri avversari che la sfida con il piccolo serial killer è annullata >>.
<< Resta il fatto che, allo scadere del tempo, non credo che gli concederanno un altro periodo di tregua >> riflette Orso.
<< Vediamo come va >> propone il ciclope. << Magari troveremo un modo per toglierli di mezzo una volta per tutte. Ehi non guardarmi così, Ragazzo! Siamo in guerra, non te lo ricordi? >>
<< D'accordo >> sbotta Musashi schiaffeggiandosi le gambe. << Però, visto che è nostro fratello e giusto per aumentarne l'indice di pericolosità, appena torniamo al villaggio gli regaliamo un giaccone. Altrimenti con quello stile da poppante ci abbassa la media >>.
<< E' vero >> commenta Orso. << Possiamo chiedere al vecchio di dargli il suo. Tanto non lo usa più. Il tempo di ... acquistarne un altro >>.
<< Perché mi suona male? >> domando dopo aver notato la sinistra inflessione con cui il bestione aveva rimarcato la parola "acquistarne".
<< Diciamo che ... >> prova titubante a rispondere Paparino << vestiamo i nostri trofei >>.
<< Si, ma non devi pensare >> Musashi si sforza di annacquare il rigurgito di terrore che mi ha appena assalito << che sia un'usanza da neolitico come accade per gli altri cavernicoli che ... >>
<< E' così invece >> taglia corto spazientito la Furia, prima di cogliere anche lui le ragioni che avevano spinto il fratello ad arrampicarsi sugli specchi. << Credo sia più opportuno procedere per gradi >>.
<< A proposito di indice di pericolosità >> mi distrae il bestione. << Vediamo di aumentare anche la sua popolarità. Appena torniamo converrà fargli anche un po' di pubblicità affinché aumentino le sue quotazioni. In fondo ha affrontato il nemico pubblico numero uno. Senza, ovviamente, scendere troppo nei dettagli >>.
<< Se passassimo prima dall'infermeria? >> propongo toccandomi delicatamente l'avambraccio sinistro a causa della recente ustione.
<< No! >> risponde Furia Buia tornato minaccioso. << Devo parlare con Kaji. Perciò, visto che anch'io non sono uscito illeso dallo scontro, ci faremo curare a casa sua >>.
<< Nella pancia del mostro? >> scoppio riferendomi al wunder. << Lì troveremo non solo la signorina Misato, ma anche Ritzuko, Kuchinawa e ... >>
<< E anche il demone con la benda >> si intromette ammiccante il Biondo. << Ricordati la promessa >>.
<< Non mi riferivo a questo >> il mio tono squillante tradisce un'ampia e incoerente gamma di emozioni.
<< Vediamo cosa si prova a entrare nella tana del lupo da uomini liberi. Chissà quando ci ricapiterà! >> prosegue Paparino. << Quando Sakura ci avrà rimesso in sesto, io e te dovremo allontanarci per un paio di settimane. Devi imparare a conoscere e a gestire il tuo potere >>.
<< Perché solo voi due? >> si indigna Musashi. << E' un addestramento o una scampagnata padre-figlio? >>
<< E non mi pare >> rincara la dose Orso << che sia così scontato che la patria potestà spetti a te >>.
<< Alla Wille sanno >> spiega il ciclope sforzandosi di rimanere calmo << che Shinji non è propriamente umano, ma non sanno quanto; sono consapevoli che possiede delle abilità particolari, ma non sono ancora in grado di stabilire quali. Ce lo hanno lasciato perché temevano di non poterne garantire la sicurezza o, meglio, di non riuscire a controllarlo. Sakura da questo punta di vista ci sta dando fiducia, ma vorrei anche verificare che, dopo quanto accaduto ieri, non abbia cambiato idea e, soprattutto, che non abbia riferito ciò ha visto con i suoi occhi. L'obiettivo, comunque, se possibile, è che scoprano di cosa è capace il più tardi possibile >>.
<< Vuoi portarlo nella zona morta? >> chiede Orso sedendosi a terra ed accendendo un mezzo sigaro nascosto nella tasca color senape scuro della camicia. << La barriera dimensionale renderà spiacevole il soggiorno e impossibili le comunicazioni >>.
<< E il rilevamento delle fluttuazioni del campo elettromagnetico prodotte dall'attivazione di un at field. E' l'unico posto in cui non potranno scoprirci >>.
<< Ma non possiamo sopravvivere lì! >> provo a contestare.
<< Certo, che possiamo, noi non siamo comuni mortali. E poiché noi tre siamo in grado sopravvivere in luoghi come quello, tu non avrai problemi >>.
<< Ma allora perché noi non possiamo venire con voi? >> domanda il Biondo.
<< Mi piacerebbe dirvi che sareste più utili al villaggio a controllare quelli della Wille e i tagliagole che seguono Ronin, ma la verità è ... >> Paparino sospira rumorosamente << Shinji può davvero essere come me nel bene (se ce n'è) e ... nel male. Perché secondo voi ieri sono stato costretto a isolare me e lui dentro quella che, Musashi, chiami una "cupola di energia"? Eppure non aveva alcuna possibilità di vincere o di farmi male. Senza offesa, Ragazzo >>.
<< Porca ... puttana! >> esclama il Biondo cascando a terra e fissandomi come una creatura rara. << Quindi >> scippando il mozzicone all'armadio << lui ... >>
<< Stai dicendo che ... >> Orso sotto choc non si è accorto di aver perso il sigaro e porta due dita alla bocca aspirando il nulla, mentre mi guarda tra l'inorridito e lo stupefatto.
<< Ho capito! >> esclamo trionfante dopo aver rivisto il match in differita nella mente prima di cogliere l'esatta portata dell'oggetto della mia comprensione. << Oh mamma! >> mi correggo rimettendomi supino per resistere ad un improvviso giramento di testa. Ripenso agli occhi Sakura, al terrore che vi era dipinto. Solo adesso le sue parole acquistano un senso.
<< Si >> conferma Furia Buia, << stavi per radere al suolo il villaggio. Se non fossi riuscito a fermarti a quest'ora saremmo tutti morti. Te lo dissi già il primo giorno che sapevo cosa tu fossi realmente; non immaginavo, però, che nel tuo "bagaglio" ci fosse spazio anche per ... quella cosa. Per questo dobbiamo addestrarci. Così ne approfitto anch'io per fare l'upgrade >>.
<< Grazie per avermi battuto >> rispondo prossimo ad un attacco di nervi.
<< Perché non l'hai detto ieri sera? >> sbraita il Biondo
<< Avevo paura che, sapendolo, non avreste cercato di dissuadermi dal ... mollare con Ragazzo. Insomma, lo sapete che parto sempre in quarta. Se non ci foste voi a controllarmi, farei un sacco di sbagli >>
<< Meno male >> conviene Orso << che alle volte non dai ascolto neanche a te stesso ... Giusto per rimanere in tema, hai detto che vuoi parlare con Kaji, vero? Spero che, invece di fare qualche altro predicozzo a Shinji, tu abbia capito finalmente cosa vuoi fare >>.
<< Adesso lo so >> risponde con sicurezza e calma il ciclope. << Non so, invece, se vi piacerà. Più ci penso e più la mia decisione mi sembra criticabile sotto tutti i punti di vista, anche perché se dovesse andare male l'elenco dei nemici diventerebbe ancora più nutrito >>.
<< Allora mi piace >> ghigna Musashi che deve aver letto tra le righe del discorso alcuni significati che a me, invece, sfuggono. << Tu che ne pensi, plantigrado? >>
<< Dico che sei uno stronzo e che prima di tornare ti spaccherò la faccia ... E dico anche >> guardandomi << che piace anche a me . Tanto ho smesso di contare quelli che ci vogliono morti. E poi adesso anche Shinji ci può almeno fornire un po' di protezione in più. Tu che dici, Ragazzo? >>
<< Che non ho capito niente. Comunque sono con voi >>.
<< Benvenuto in famiglia! >> schiocca il Biondo battendo le mani. << Anche noi prima agiamo e poi pensiamo >>.
<< Non mi sembra una grande politica >> rispondo un po' deluso.
<< Perché non conosci >> Orso impone il suo vocione da stereotipo del taglialegna canadese << il vero punto di forza della nostra banda, il super segreto che ci ha permesso di restare vivi nonostante il nostro sia il gruppo più esiguo e patologico che esista >>.
<< E quale sarebbe? >> chiedo sospettando di essere il bersaglio di uno scherzo organizzato apposta per un pivello come me.
<< Diglielo tu, Paparino >> fa Orso. << Sai che su certe cose sono reticente >>.
<< No, facciamolo dire al capellone che ha sbagliato mira. A lui piace raccontare i cazzi nostri >>.
<< Non ascoltare questi due debosciati! >> il Biondo finge distacco. << Devi sapere che a proteggerci dalla nostra famigerata stupidità, di cui anche tu sei chiaramente dotato, è un'ineguagliabile botta di culo >>.
<< E io che stavo per crederci >> ribatto forzando una risata giusto per far capire che sono disposto a stare al gioco.
<< E' vero >> continua il Biondo. << La dea Fortuna è la moglie, la madre, la sorella e l'amante di tutti noi. Per questo l'amiamo alla follia. Ti insegneremo tutti i riti e le preghiere per propiziarti i favori di quella sgualdrina >>.
<< E tu, Ragazzo >> sentenzia Furia Buia, << dovrai esserle particolarmente devoto >>.
<< Soprattutto se vuoi mantenere la promessa che hai fatto prima che la principessa della tundra e la mia gattina ci salvassero >>.
<< E basta!!! Ho capito >>.

 

*****



Nell'universo non esisteranno mai due cose uguali e non importa quante volte percorri una strada o con quali nomi scegli di raggruppare esperienze all'apparenza simili; ci sarà sempre qualcosa di diverso, anche solo il tuo stato d'animo.

Siamo di nuovo sulla via del ritorno.
Mi è capitato tante volte in questi mesi di vivere il senso del ritorno, ma oggi questo viaggio a ritroso mi offre sensazioni nuove. Non ha niente a che vedere con il rientro mesto di ieri, sebbene mi senta così spossato che ho ancora bisogno di stare un passo indietro rispetto ai miei fratelli perché non ricordo bene quale sia il tragitto sicuro. Sarebbe più giusto paragonarlo a quello che aveva salutato il mio ingresso in paese dopo le due prove del fuoco superate a pieni voti e con tante ferite[4]; ma farei torto al vero, perché, almeno io, non vedo l'ora di immergermi tra quelle case prevalentemente in legno e non ho bisogno di assaporare il retrogusto amaro che ti dà la consapevolezza di non avere un posto migliore a cui appartenere. Annuso gli odori e ascolto i rumori di quel piccolo angolo di purgatorio e sono tentato di dire che non baratterei quel buco con nient'altro, neanche con il mondo reale qualora questo, come aveva detto Gendo, si rivelasse falso. Non devo proteggere un'illusione, la butto via volentieri sostituendola con il pensiero del materasso bucato su cui ieri sera non riuscivo a dormire. Ho voglia di rivedere le persone che appena ieri erano fuggite dopo il mio ennesimo attacco di micidiale pazzia infantile e che, probabilmente, mi guarderanno chiedendosi ancora se non sia io il vero cattivo.
Va bene così, perché so che ho una possibilità di non esserlo più.
Anche i miei compagni di viaggio, dopo aver recuperato il fratellino che si era perso, sembrano ansiosi di raggiungere la meta. Camminiamo in silenzio, ancora confusi e stralunati. Se solo due giorni fa ci avessero detto che avremmo combattuto il nostro demone, personale e collettivo, e che saremmo stati ad un passo dalla vittoria, lo avremmo mandato al diavolo senza tanti complimenti.
Non è necessario nemmeno comunicarci a gesti la strada da seguire perché, nonostante lo splendido tramonto che sta per mostrarsi, non ci interessa allungare il cammino. Attraversiamo il robusto ponte in legno che unisce le due sponde dello strapiombo che, come un imponente fossato naturale, protegge un lato del paese. Calpestiamo il pavimento per fare rumore e dare l'avviso alle sentinelle del nostro passaggio. Per evitare casini, tempo fa i due gruppi che si contendono la zona decisero di appaltare il controllo delle vie di transito a "personale" proveniente di centri limitrofi, tendenzialmente neutrali ... almeno fino a quando non sarà necessario schierarsi. Diamo un cenno ai due uomini che si erano affacciati per identificare i viandanti e che ora si spostano per liberarci la strada. Noto alla mia destra, posati a terra e maldestramente nascosti dietro un ampio cespuglio, due lunghi assi probabilmente dello stesso tipo di legno che forma il ponte. Mi era già capitato di vederli, ma non avevano mai stimolato la mia curiosità. << A che servono quelli? >>
<< Nel caso in cui il ponte venisse abbattuto o bruciato >> risponde laconico Musashi.

I miei sospetti erano fondati. Qui hanno solo visto un Eva bicolore sganciarsi dalla nave madre e correre incontro ad un nemico di cui forse avranno sentito il riverbero metallico dei passi e le grida inumane poco prima della sua fine. Non sanno ancora niente della nostra impresa. Quei pochi che erano usciti dalle case, dopo il rientro alla base del mecha, si sono rintanati alla svelta quando hanno visto me. << Certo che è davvero difficile liberarsi del proprio passato! >> mi dico constatando la forza di un potere che mi ha accompagnato ogni giorno dal mio risveglio: il mio passaggio è in grado di provocare emozioni dannatamente forti.
Sento risalirmi dallo stomaco una conosciuta apprensione quando, salutati Orso e il Biondo, proseguiamo verso la nostra destinazione seguendo un percorso a cui non riesco ad associare alcun ricordo piacevole.
Arrivati nella terra di nessuno, che divide la zona abitata dal presidio militare, fisso nervosamente intorno ai miei piedi temendo di trovare qualche piccola macchia di sangue raggrumato in memoria del mio pestaggio di benvenuto. Mi chiedo cosa faremo se la sicurezza e il potenziale golpista che la governa decidessero di portare a termine il lavoro. L'occhio sinistro di Furia Buia pulsa sotto la benda, consentendomi di beneficiare della consueta protezione personalizzata, proprio quando un manipolo di uomini in divisa esce dal varco principale, disponendosi a ventaglio per accoglierci o respingerci.
Per ultimi si mostrano alla luce proprio Kuchinawa e il pilota con gli occhiali: il primo ci scruta incazzato impugnando il manico della pistola d'ordinanza per ora a riposo nella, ma non ancorata alla, fondina; la seconda ci osserva sfoggiando una divisa da body painting, il solito ghigno fastidioso e una sgraziata postura a gambe larghe e braccia incrociate che la fa assomigliare ad una bambola giocattolo contraffatta destinata al mercato di contrabbando.
<< Fermi! >> intima il capo della sicurezza avanzando verso di noi. << Decido io quando potete ... >>.
Non termina la frase perché un feroce pugno del Paparino si abbatte sulla sua mandibola facendolo collassare al suolo.
<< Ehi non sparate! >> interviene prontamente la gatta per reprimere sul nascere la reazione dei soldati. << Volete farmi ammazzare? E comunque non sono questi gli ordini >>.
<< Se provi un'altra volta a toccarlo, pregherai perché ti uccida subito >> Furia Buia grida al corpo esanime di quella carogna.
<< Ma è svenuto >> mi lascio sfuggire un po' deluso perché avrei preferito vedere la sua faccia contorcersi per il dolore.
<< Vale anche per voi >> risponde ad alta voce il ciclope osservando le guardie all'ingresso. << Quando si sveglia riferitegli il messaggio, anche se credo abbia capito ... Schifoso bastardo! >> sibila lanciando un'ultima occhiata infuocata e un calcione all'uomo miseramente steso. << Così impari a fare il vigliacco >>.
<< Tu non rendi mai facile il mio lavoro, stronzo >> lo riprende tagliente la gatta che serra i denti per contenere il tono della voce.
<< Anch'io ti detesto >> ribatte il fratello con la benda superandola senza degnarla di un'occhiata.
<< Dovrei essere io a farvi strada >> sbotta Mari.
<< Se dovessero spararci alle spalle, almeno serviresti a qualcosa >>.
<< Sei troppo miope >> replica entrando nel personaggio malizioso e sensuale con cui ama presentarsi << per apprezzare migliori impieghi del mio corpo. Dovresti allargare le tue vedute >>.
<< Perché no!? >> continua sarcastico il monocolo. << Se prometti di non parlare troppo potrei permetterti di curare la mia cecità. Ora, però, chiama il medico, abbiamo bisogno di un po' di coccole! >>
<< Ma Mari non è la ragazza del Biondo? >> chiedo sottovoce, fingendo che me ne freghi qualcosa giusto per distrarre la mia coscienza e impedirle di apprendere che ... sono dentro.
<< Non fare il bacchettone, Shinji! >>

O il wunder è più grande di quanto appaia all'esterno o è stato progettato per rendere snervante l'itinerario che porta in plancia. Dopo un'infinita serie di scale mobili, attraversamenti semoventi, ascensori, pannelli ricomponibili e sale matrioska raggiungiamo un pontile sopraelevato che taglia, un po' decentrato, l'intera sala comando. Affacciati alla balaustra ammiriamo, io con una certa curiosità mista a disagio e Furia Buia con annoiata freddezza, una colonia di piccole e operose formiche che coprono come un tappeto il pavimento di quell'immensa area. Per la maggior parte si tratta di ragazze e ragazzi forse di qualche anno più grandi di me ( ... si, insomma, giusto per intendersi). Fanno un gran fracasso a smanacciare sulle tastiere dei loro computer portatili, a sporcare schermi olografici oppure a manovrare joystick e a schiacciare pulsanti. Gli "anziani" che, per la maggior parte sono coetanei di Furia Buia o della signorina Misato, si riconoscono per la loro maggiore mobilità; percorrono in lungo e in largo i corridoi che delimitano gruppi di postazioni.
Non capisco cos'abbiano tutti di tanto importante da fare visto che l'allarme è rientrato e la bestia è ancora a terra.
Qualcuno si accorge della nostra presenza e distoglie l'attenzione dalle proprie mansioni e anche chi ha il compito di controllarli rinuncia a punire i subalterni e si lascia distrarre dai due cacciatori. Quelli tra i più vicini che mi conoscono di vista non ci mettono molto a focalizzare l'attenzione solo su di me, infettando il resto della colonia con un rapido passaparola. Un brusio all'inizio a malapena soffocato si spande come un'ola da stadio per tutta la sala ritornando robusto, simile al rumore di una forte risacca. Tra le tante facce anonime riconosco il trio di operatori della ex Nerv con cui avevo stabilito un legame meno effimero. Shigeru sembra aver resistito bene all'assalto degli anni che passavano; non è cambiato molto, fatta eccezione per la chioma drasticamente ridimensionata e l'espressione meno scanzonata e più appesantita. Makoto, sempre fedele alla montatura da nerd dei suoi occhiali, si confonde facilmente con la massa di giovani apprendisti che, come lui, sembrano usciti da un negozio di fumetti. Maya non l'ho inquadrata facilmente. Della ragazza timida, geniale e all'apparenza troppo empatica per il lavoro che le veniva chiesto di svolgere, credo non sia rimasto quasi niente. Indossa una divisa unisex di colore scuro, sfoggia un'acconciatura che di femminile non ha niente e risalta dalla massa per la prepotenza dei movimenti e delle parole.
Da quando mi ha individuato non ha fatto altro che squadrarmi carica di livore e mostrarmi il suo disprezzo sputando almeno un paio di volte.
Vicino al punto in cui mi trovo intercetto i volti di altri addetti della Wille: sono giovani e non hanno l'aria di essere comuni operatori. Indossano plugsuit da combattimento, mostrano un corpo atletico e la faccia di chi ha già combattuto o è in attesa di farlo. Anche loro non sono felici di riavermi a bordo. Se sapessero quanto ricambi il loro fastidio!
Dovrei provare vergogna, ingobbirmi sotto il peso della colpa; dovrei strapparmi i vestiti e i capelli per il male che, volontariamente o meno, ho provocato; dovrei mettermi in ginocchio e invocare il loro perdono, chiedere loro di accettarmi o, almeno, di non odiarmi.
Invece, il rancore che trasuda da quelle facce incazzate, dai gesti scomposti e dalle maledizioni scagliate a mezza bocca mi provocano solo irritazione. Drizzo la schiena e incrocio le braccia al petto per sfidarli e farli incazzare di più.
Non si tratta di un meccanismo di difesa. Come durante la mia drammatica lezione di nuoto[5], una consapevolezza sgradevole, eppure sincera e pura nella sua crudele potenza, si fa strada nel mio cuore, suggerendomi una nuova visione dell'universo ... di Shinji.
Si, io sono responsabile di tutto questo. Non cerco un'identità, non cerco una punizione che garantisca l'ordine e la stabilità del cosmo, non cerco di sfuggire al disprezzo ... per me stesso. Il fatto è che davvero non posso negare ciò che ho fatto e posso comprendere il loro odio anche se non lo giustifico.
Io sono responsabile e, semplicemente, non me ne frega niente di loro. Non me ne frega niente del loro rancore, non me ne frega niente se mi accetteranno o no. Se vorranno distruggermi dovranno venire a prendermi ... Io non abbasserò più lo sguardo davanti a queste persone, non sarò più quello Shinji, non lo permetterò più ... a me stesso. E se tutto questo mi rende ingiusto, così sia, perché pensarla diversamente non mi allungherà la vita, non mi farà guadagnare crediti con quella stronza della dea Fortuna.
Io sono fiero di me perché ho combattuto contro mio padre, perché posso ancora contrastarlo, perché sono un cacciatore come loro che mi hanno accettato e difeso nonostante tutto. Io non ho mai veramente accettato di essere un pilota di Eva; io accetto, invece, la vita dei miei fratelli ... Anche l'altro Shinji ha scelto così, tanto tempo fa.
In realtà, la lampadina che si è accesa nel mio cervello e adesso illumina l'intimo del mio animo presenta una piccola imperfezione. Non so che farmene di tutte queste persone, non voglio conoscere neanche i loro nomi e voglio dimenticare l'identità di quelli che già conosco. Li rinnegherei apertamente fino all'ultimo, compresi forse persino Misato e Kaji; tutti tranne ...
Le mie certezze, quando si tratta di lei, semplicemente vacillano. Vorrei tanto rimediare al dolore che le ho procurato, in questa e in altre vite. No, per quell'unica persona il rimorso non può abbandonarmi, per quell'unica persona sono ancora in debito con tutti.
<< A cosa pensi? >> chiede il Paparino che come me provoca con il suo atteggiamento la produzione di bile dei miei detrattori.
<< Adesso ho capito ciò che cercasti di spiegarmi quel giorno[6]. So di non averne fatto una giusta, ma ... non mi importa di loro, non mi importa di quello che pensa l'umanità intera >> .
<< Benvenuto nel club degli egoisti consapevoli >> commenta il Paparino, << gli unici che possono essere altruisti e fare qualcosa di buono >>.
<< La tua morale è strana >> rispondo nella speranza che i suoi argomenti mi insegnino a curare il seme di questa epifania.
<< E' sempre una questione di punti di vista. Il fatto che tu ancora non la comprenda del tutto non la rende per questo sbagliata. E poi ciò che conta è la verità di quello che provi, e tu non puoi negare ciò che hai appena detto >>.
<< Già, è una sensazione nuova >> ammetto evitando di parlargli della "macchia" rossa. << E' piacevole, tuttavia, non temere l'odio degli altri >>.
<< Eppure devi tenerne conto, anche se per altre ragioni >>.
<< Quali? >> chiedo distogliendo lo sguardo dai miei sfidanti per concentrare l'attenzione sul cacciatore bendato.
<< Cosa credi che accadrà se un giorno dovessimo sconfiggere tuo padre, se un giorno questa macchina militare, la Wille, che ha come principale obiettivo quello di combattere la Nerv, si trovasse di colpo senza un nemico? Io credo che potrebbe essere tentata di trovarne un altro, al di là di quello che pensano o sentono le singole persone. E indovina, in quel caso, di chi si ricorderanno? >> conclude fissandomi amareggiato.
<< Di me >> rispondo chiudendo gli occhi ed espirando rumorosamente con le mani appoggiate ai fianchi.
<< Di te >> conferma. << Di te che hai distrutto la società che conoscevamo e dei tre cacciatori che non obbediscono agli ordini, che non sono del tutto umani e che non abbandoneranno mai il proprio fratello >>.
Mi volto di nuovo verso la massa indistinta e rumorosa che, sotto di noi, dà segni di sempre maggiore insofferenza. << Cosa impedirà a queste persone >> mi chiedo << di dichiararci guerra? Non hanno neanche bisogno di cercare un motivo; per loro io sono già il nemico da abbattere. In questo momento possono soltanto sprecare tempo a lamentarsi e a bestemmiare la loro frustrazione, soltanto perché hanno l'ordine di non uccidermi. Ma dopo? Se fossi costretto a combatterli, io ... >>.
<< Qual è la nostra visione? >> domando al Paparino affinché mi indichi un buon motivo per accettare anche quest'altro aspetto del mio destino.
<< Portare equilibrio >> svela laconico Furia Buia. << Un giorno lo saprai e quel giorno sta per arrivare >>.
Portare equilibrio. Non so cosa significhi realmente, ma so che mi suona bene perché posso tradurlo come "rimediare ai miei sbagli", come la possibilità di un altro modo di essere e di vivere per Shinji Ikari ... al fianco dei suoi fratelli. Si, è un buon motivo per lottare.
<< Allora li aspetterò >> ringhio furioso, anche se non del tutto convinto, davanti ai miei quasi certamente prossimi avversari, mentre le iridi iniziano ad infiammarsi. << Paparino, io non vi abbandonerò mai più. Combatterò anche contro di loro e ... >> mi fermo, distratto dal pensiero di un'onda dai capelli rossi. Un giorno potrei essere costretto a ...
<< Magari sono solo pessimista >> prova a rincuorarmi Furia Buia. << Comunque, tornando al presente, se non puoi farne a meno, cerca di chiudere gli occhi quando ti attivi >>.
<< Vuoi dire che quando li sento bruciare ... >> colto da un'illuminazione chino il capo per guardare il reticolo di acciaio sotto i miei piedi e nascondermi così alle attenzioni dei miei "ammiratori".
<< Si, i tuoi occhi diventano come il mio. Meglio che tu non ti faccia scoprire così presto >>.
<< Scusa, non avevo associato questa sensazione a ... >>
<< Ascoltami, Shinji! Quelli come noi, inclusi Orso e il Biondo, sono destinati ad avere pochissimi veri amici. Saremo sempre odiati e temuti perché non siamo davvero umani. Un tempo gli uomini hanno venerato la tecnica che ha permesso loro di combattere creature dai nomi divini e ha venerato i suoi figli: gli Eva che anche tu hai pilotato. Ma di quel tempo è rimasto ben poco, forse solo questo enorme ammasso di metallo assemblato intorno allo scheletro di un angelo. E chi è sopravvissuto non ha avuto altra scelta che rispolverare le vecchie divinità, anche se nessuno le chiama più così. Noi siamo quelle divinità, gettate sulla Terra per ascoltare i lamenti dei mortali. Siamo gli ultimi dei creati dalla fantasia dell'uomo e dalla natura, che ci ha tirato uno scherzo davvero crudele.
<< Le persone >> continua quasi in trance << ci invocano, innalzano preghiere quando sono in pericolo e non possono difendersi. Ma non appena passa la tempesta quelle stesse divinità che sono accorse in loro aiuto, che sono state accolte come una benedizione, diventano ingombranti, vengono guardate con sospetto e mandate via, se va bene con parole gentili ... sempre che non venga chiamato un altro dio per cacciarle >>.
<< Anche quelli del villaggio faranno così? >>
<< E' probabile. Per questo, quando incontri qualcuno disposto almeno ad accettarti per quello che sei, devi tenertelo stretto. Prendi Kosuke, Matsuda, il Vecchio, quella gran donna che ci prepara da mangiare e ci lava i vestiti. Considera Sakura, forse la persona migliore che abbia mai incontrato >>.
<< E' vero >> sorrido tenendo a freno un moto di amarezza perché nel novero degli amici non ha inserito il demone teutonico.
<< Non odiare Asuka! >> neanche mi avesse letto nel pensiero, Furia Buia mi spiazza con un tono e un'espressione che ricordano più una supplica che un ordine. << Lei è come noi, lei è una di noi ... anche se non le piacerebbe sentirselo dire >>.
<< E se ... >> lei odiasse me al punto da volermi distruggere?
<< Se dovesse arrivare quel momento, saprai cosa fare >>.

<< Scusate il ritardo. Ho avuto poco preavviso >> Sakura ancora trafelata ci ha appena raggiunti. Indossa un lungo camice bianco, che copre in parte la divisa standard con cui fece le presentazioni al mio risveglio, e sfoggia un sorriso così sincero da apparire infantile. Non ho dubbi sul fatto che sia davvero contenta di vederci e mi fa bene constatare che, nonostante abbia guardato il mostro negli occhi, manifesti sollievo, e non paura o disprezzo, nel vedermi ancora vivo. << Seguitemi! C'è ancora un po' di strada da fare. Tu >> si rivolge a me smorzando l'espressione gioviale << conosci già il nostro centro medico ... >>
<< Si, ho capito >> confermo con un certo disagio.
<< Ma non preoccuparti! >> si sbraccia il medico. << Non sarà come l'altra volta >>.
<< Avremo una scorta armata? >> domanda Furia Buia notando quattro soldati armati piazzarsi a coppie a presidio dei punti di accesso al corridoio sopraelevato.
<< Si, però ... >> balbetta Sakura imbarazzata.
<< Ci accompagneranno fino all'ascensore >> interviene Mari che riesce a sorprenderci materializzandosi dal nulla. << E' poco più di una formalità >>.
<< Allora di' ai tuoi uomini di non puntarci i fucili! >> risponde infastidito il cacciatore giocherellando con il manico del coltello come fa tutte le volte che qualcosa lo infastidisce (praticamente sempre).
<< Nient'altro, signore? >> scherza la gatta.
<< Si >> rispondendo al pilota ma guardando me. << Le nostre armi non ve le diamo >>.
<< Confermo >> sibila Mari con fare scocciato: << non rendi mai facile il mio lavoro. Comunque, va bene. Tanto neanche le altre volte ce le hai consegnate. E il ca ... ro Ragazzo è sotto la tua responsabilità. Se qualcosa andasse storto ... >>
<< Andrà tutto bene! >> si intromette Sakura toccando il braccio di Furia Buia forse per distrarlo dal suo pessimo carattere. << Andiamo? >>
Attraversiamo un lungo e stretto corridoio prima di raggiungere l'ascensore. Controllo il respiro per mantenere la calma e gestire la nausea che mi provocano i ricordi del mio primo incontro con l'organizzazione di Kaji.
Ancora quattro soldati, disposti agli angoli del piccolo corteo, mi tengono d'occhio con il fucile carico. Sebbene questa volta la canna punti verso il basso e non sulla mia faccia, percepisco la loro tensione e vedo con gli occhi della mente le dita contratte a pochi millimetri dal grilletto.
E ancora questo maledetto montacarichi con le pareti trasparenti ad alta definizione dentro cui mi sono risvegliato ancora sotto gli effetti di un'anestesia totale durata quasi tre lustri.
Come promesso da Mari il servizio d'ordine non ci ha seguito fin qui e posso concedermi un attimo di relax.
Per fortuna, c'è Sakura che, davanti a me, di tanto in tanto si volta per offrirmi un sorriso confortante; e per fortuna c'è il Paparino che, invece, non mi degna di uno sguardo ma mantiene attiva la protezione.
Quando, finalmente, la salita si interrompe e le porte di cabina si spalancano veniamo accolti da un piccolo disimpegno che dà su uno stretto varco di cui non è immediatamente possibile scorgere la fine a causa della forma sua serpentina, prodotta dalle curve in sequenza che lo compongono.
Giunti dinanzi ad un'imponente porta in acciaio, attendiamo che dall'altra parte qualcuno risponda al cenno che l'ufficiale medico rivolge alla telecamera di sicurezza per farci accedere alla sala medica, composta da un unico vano delimitato da anonime mura in ferro dipinte di bianco e tagliato a metà da un divisorio in vetro rinforzato (lo stesso contro cui Asuka scagliò quel pugno).
Quello che mi si para davanti, e che indica l'area in cui riceveremo le cure necessarie, è un pannello trasparente completamente integro, come intatta risulta la parete che l'ennesima Ayanami aveva gentilmente fatto esplodere per facilitare la mia fuga. Hanno fatto davvero un buon lavoro perché nessuno, ignaro di quanto accadde quel giorno, potrebbe associare questo posto alla Beirut che abbandonai in tutta fretta pochi mesi fa.
L'agitazione mi avvampa le guance alla vista delle tre donne che ci attendono. Ritsuko armeggia con un portatile posto al centro dell'unica scrivania presente in sala, adiacente al maxischermo blindato, è l'unica in borghese e non distoglie lo sguardo dal monitor.
Asuka indossa il plugsuit rosso in parte coperto dal suo piccolo giubbotto post combattimento e contiene il fluire della chioma grazie ad un cappello a visiera pieno di spillette. Anche lei, pur sapendo del nostro arrivo, non ci degna di un'occhiata e resta immobile con le mani nelle tasche e spalle alla porta. Mi basta un attimo per capire che il mio proposito di prenderla a schiaffi e costringerla a parlarmi è già andato a farsi benedire. Figurarsi, poi, allungare una mano al suo petto.
Misato, impaludata nella sua mise minimal da colonnello di un esercito con pochi soldi, è l'unica a prestarci attenzione schiodandosi dalla parete e puntando i suoi grandi occhiali da sole nella nostra direzione.
Cedo all'istinto di rispondere a quel gesto appena accennato di considerazione. << Signo ... >> mi lascio sfuggire emozionato prima di ingoiarmi ogni altro suono a fronte della reazione dell'unica donna che avrei ancora potuto chiamare "madre".
<< E' tutto pronto? >> domanda con tono basso e severo alla dottoressa Akagi quasi a volermi chiarire che non si sarebbe lasciata andare a stupidi convenevoli.
<< Si, colonnello >> risponde incolore Ritsuko. << Suzuhara, falli accomodare! >>
<< Non fa niente >> mi dico incrociando l'occhio del Paparino che mi guarda come per esortarmi a resistere. << E' una questione di conseguenze. E io devo accettarle. Peccato che anche il giudizio di Misato non mi sia indifferente! >>
<< Togliti la giacca, Ragazzo >> esorta Sakura che precisa: << Non so quale sia il tuo soprannome adesso. Furia Buia è troppo lungo e ... >>
<< Ragazzo andrà bene. Basta che non mi confondi con Shinji >> prova malamente a scherzare il Paparino che sembra soffrire come me la tensione di questa visita davanti ad un pubblico tutt'altro che amichevole. Si accomoda lentamente su una delle due poltrone riservati ai pazienti e fissa in silenzio i nostri spettatori dopo aver sistemato il giaccone sulle ginocchia
<< Dovrò tagliare la manica >> riflette il dottore al termine di una rapida visita all'arto ammaccato. << Cercherò di liberarti il braccio senza farti male. Poi, se ti è possibile togliti la maglia. Lo stesso vale per te, Shinji >>.
<< Io ho il suo stesso problema all'altro braccio >> spiego accomodandomi sulla seconda poltrona alla destra di quella occupata dal Paparino. In mezzo una faretra da odontoiatra dall'altezza regolabile e direzionabile manualmente contiene ordinati strumenti di varia forma per la maggior parte a me sconosciuti.
<< Arrivo subito, Shinji! >> mi sorride Sakura sforzandosi di apparire rilassata.
L'operazione "petto nudo" si è rivelata più macchinosa del previsto ma non troppo dolorosa. Mentre Sakura avvicinava la forbice guardavo Furia Buia levarsi, incerto e imbarazzato la maglia nera, cercando una ragione in più per non mostrare la paura del dolore che avrei provato.
Una lunga cicatrice gli taglia in diagonale tutto il pettorale come il tatuaggio di una grande "X" lasciato a metà ed in attesa di essere ultimato. Altre, più piccole, dipingono l'addome e la schiena di un uomo che non è stato sempre protetto da un at field. Tagli antichi sulle braccia e lembi circolari di pelle perennemente tesa testimoniano che, spesso, ha dovuto usare i suoi arti superiori per proteggersi da affondi di coltello e proiettili.
<< Deve averne passate davvero tante! >> penso, mosso a compassione per la condizione di Furia Buia, prima di porgere il braccio a Sakura con noncuranza. << Se lui non ha battuto ciglio >> mi dico, << non lo farò neanche io >>.

<< Abbiamo rilevato un'insolita attività sul luogo dello scontro >> se ne esce a lavori in corso Ritsuko, con gli occhi fissi ancora incollati al computer e l'inflessione di chi sta leggendo il bugiardino di un farmaco. << Enormi quantità di energia sono state rilasciate da più fonti contemporaneamente >>.
<< Abbiamo incontrato niente meno che il comandante della Nerv >> risponde lapidario Furia Buia.
<< Non è una spiegazione sufficiente >> lo ammonisce Misato.
<< Mi aspettavo una reazione più sorpresa da parte vostra >> replica. << Allora visto che avete un quadro abbastanza chiaro perché prenderla così da lontano? Forza sparate le vostre domande >>.
<< Gli strumenti hanno rilevato anche picchi importanti nel campo elettromagnetico di tutta l'area >> spiega Ritsuko.
<< Quindi, oltre te >> le ruba la parola Misato fissandomi come se si aspettasse una confessione, << qualcun altro ha creato degli at field e di potenza raramente registrata in questi anni >>.
<< Gendo Ikari! >> Furia Buia scaglia l'anatema ad alta voce per catalizzare l'attenzione dei presenti e sviarla da me. << Mi ha sorpreso. Anche da solo è veramente pericoloso >>.
<< Ma noi abbiamo riscontrato più variazioni simultaneamente >> cerca di stanarlo Ritsuko.
<< E' in grado di produrre più campi nello stesso momento. Le sue "abilità" sopravanzano di gran lunga le mie. Ma contro noi quattro non aveva alcuna possibilità di vincere >>.
Per la prima volta l'espressione distaccata di Asuka sembra incrinarsi sotto il peso di quelle parole, ma non mostra nessuna emozione "positiva"; anzi, il suo volto si rabbuia rapidamente rilasciando un mix di amarezza e delusione.
Me l'aveva detto che non sapeva in che modo avrei potuto redimermi, che non era neanche sicura di volere un qualunque atto in tal senso da parte mia[7]. Ma io ho avuto il coraggio di combattere mio padre, il nostro nemico, pur di non essere ancora il ragazzo che aveva scagliato il pianeta nell'abisso. Lo so che può suonare come un altro "ho salvato Ayanami"; lo so che è un singolo passo e che dovrò farne altri. Ma se non basta neanche questo, allora ...
<< E Shinji come vi è stato utile? >> domanda ancora Ritsuko.
<< Conosce le nostre strategie >> taglia nervosamente corto il Paparino che, fedele al suo proposito, cerca di non tradirmi. << Ha imparato molto bene >>.
<< Io non gli credo, colonnello >> risponde la dottoressa Akagi girandosi verso il graduato. << Propongo di fissare il nuovo dss chocker sul soggetto >>.
<< Che hai da dire, Shinji? >> chiede Misato con voce ruvida.
<< Non voglio un altro collare >> reagisco sottovoce in preda all'ansia, mentre mi chiedo se Furia Buia non abbia osato troppo ottenendo come unico risultato quello di farmi finire in trappola.
<< Quello che pensi è irrilevante! >> prova a spegnermi Ritsuko.
<< Ho detto che non voglio un altro collare! >> ripeto a fil di denti. Non mi farò marchiare ancora una volta per i vostri peccati e neanche per i miei. Sento i miei occhi bruciare e non riesco a chiuderli.
<< Hai gli occhi arrossati >> si intromette Sakura che mi si piazza davanti coprendomi alla vista delle tre donne. << Ti applico un collirio >> continua poggiandomi di nascosto una mano sul petto. Lei conosce la verità, lei ha avuto paura di me, e nonostante questo ha deciso di proteggermi. Mi concentro sul palmo della sua mano, fastidiosamente freddo al tatto eppure caldo e rassicurante. Chiudo gli occhi e mi lascio trasportare dalla sensazione piacevole che mi provoca quel contatto, tenero come una carezza.
<< E infatti non gli metterete nessun collare >>. La frase e la voce di Furia Buia suonano come un ultimatum, esattamente come il suo occhio che pulsa più forte sotto la benda. Io posso vederlo e sentirne gli effetti. << Prova a controllare, Ritsuko, se ci sono variazioni nel campo elettromagnetico della stanza >>.
<< Ci stai minacciando? >> ringhia la Akagi.
<< Si. E quello che pensate è irrilevante >> risponde il Paparino risputando dall'altra parte l'affermazione della scienziata. << Il ragazzo è un pericolo solo a bordo di un Eva >>.
<< Non è vero. Potrebbe, anzi sicuramente è in grado di sviluppare una connessione a distanza con lo 01 >>.
<< Finora non ne avete rilevate >> ribatte grave il cacciatore a cui non deve essere sfuggitala brutta piega che hanno preso gli eventi e sta programmando la fuga. << E sono passati più di tre mesi da quando è entrato nel nostro gruppo. Quindi, perché cambiare una formula vincente? >>
<< Colonnello, lei ... >> insiste Ritsuko.
<< Colonnello! >> Furia Buia alza i decibel per coprirne la voce. << E' molto semplice. Voi NON gli metterete alcun collare e NOI continueremo ad occuparci del ragazzo. Se questa soluzione vi è andata bene fino ad oggi, non vedo perché dovreste cambiare idea dal momento che Shinji si è impegnato con NOI per combattere il padre che è soprattutto il VOSTRO nemico >>.
<< Non stiamo parlando di una persona normale >> esplode Asuka. << Non possiamo fidarci di lui ... e neanche di voi. Soltanto ieri quel vigliacco ha dato di matto e oggi è addirittura scappato. Lui non cambierà mai! Lo volete capire? >>
<< Come ho detto ha imparato bene >> il Paparino sfoggia un ghigno che simula soddisfazione. Solo io in questa stanza so come interpretarlo: sta per cambiare le carte in tavola. << Avevamo il sospetto che il capo della Nerv ci stesse osservando, e che probabilmente tramasse qualcosa per riappropriarsi di Shinji. Per questo abbiamo inscenato davanti a tutti quella commedia. Eravamo certi che qualcuno avrebbe riferito l'accaduto inducendo Gendo ad uscire allo scoperto. Il ragazzo si è offerto volontariamente di fare da esca >>.
<< Stai mentendo! >> sbraita la rossa sbattendo le mani contro il vetro.
<< Libera di non credermi >>.
<< Avete idea di chi vi controlli? >> chiede Misato.
<< No, ma abbiamo molti nemici. Tutti noi ne abbiamo! >>
<< Un motivo in più per riprenderci Shinji >> attacca Asuka. << Così non si verificheranno inconvenienti simili >>.
<< Allora non ascolti >> il ghigno di Furia Buia si trasforma rapidamente in un ringhio. << Non c'è nessun motivo per cambiare i piani. E comunque non è una decisione che potete prendere solo voi >>.
<< Basto io per decidere >> si infiamma Misato.
<< Noi adesso ce ne andremo >> sibila il Paparino. << Provate a fermarci! >>
<< Credi di spaventarmi? >> urla il colonnello.
<< Credo che il tuo punto di forza sia nelle battaglie, non nella guerra. Ma se vuoi ... a te la scelta >>.
A giudicare dall'intensificarsi della sensazione di calore e dalla maggiore pressione che avverto lungo tutto il corpo, Paparino sta per partire alla carica. Mi sa che dovrò entrare in azione anch'io, ma spero tanto che non sia necessario.
<< Io ho finito. Per quanto mi riguarda possono andare >> interviene ancora una volta Sakura che riserva al Paparino lo stesso trattamento che pochi minuti prima aveva destinato a me. Il respiro del ciclope si fa più lento e regolare mentre l'attività del suo occhio si riduce; abbandona la sfida con Misato e offre a Sakura uno sguardo caldo e un po' triste.
La mossa del nostro medico produce l'effetto di una benefica corrente che spazza via l'aria pesante che aveva preso possesso dei due spazi al di qua e al di là del vetro. Se non altro offre a tutti una possibilità di cercare una via d'uscita onorevole. Tranne ad Asuka che non reagisce all'antidoto e, figuriamoci, non rinuncia a dire la sua: << Colonnello, non possiamo dargliela vinta. Siamo tutti consapevoli che Shinji nasconde ben altro e quegli idioti sicuramente lo stanno comprendo. Non si tratta solo delle connessioni con lo 01; deve esserci qualcosa di peggio. Vi siete dimenticati >> rivolgendosi anche a Ritzuko << di quello che ha fatto quando ha cercato di salvare quello stupido clone della Second? Abbiamo studiato i dati migliaia di volte, abbiamo visto e rivisto le immagini della scatola nera presente nello 01. Ha divelto gli ancoraggi di sicurezza della sua postazione ... a mani nude. E voi pensate ... >>
<< Quindi, fatti di cui eravate già al corrente quando ce l'avete affidato >> commenta Furia Buia.
<< Non interrompermi! >>.
<< Smettila di odiare Shinji! Non ti porta nessun vantaggio >> sbotta il Paparino alzandosi. << Noi >> indossando con poca cura quel che resta della maglia << ce ne andiamo. Non siamo venuti qui per farvi una visita di cortesia, ma per parlare con Kaji >>.
<< Misato non permetterai che finisca così? >> Shikinami non vuole mollare l'osso.
<< Colonnello ... >> invoca Ritsuko.
<< Misato ... noi ci muoviamo >> minaccia e al contempo prega Furia Buia.
Mi sento mancare l'aria, mentre osservo, come a rallentatore, i gesti, le contrazioni del viso e i movimenti delle labbra di queste persone che conosco e al contempo mi risultano estranee.
I lineamenti del colonnello Katsuragi sono duri e severi, ma le braccia incrociate sin dall'inizio hanno continuato a stringere, fin quasi a stritolarlo, il petto e a piegarla in avanti. Non vuole farmi del male, ma non può dimenticare ciò che ho fatto, non può non temere per il futuro quando il suo figlio preferito è davanti ai suoi occhi a ricordarle anche la sua parte di colpe. Alla sua figura se ne sovrappone un'altra, quella di una Misato che un tempo ha sacrificato la sua vita per concedere a me una possibilità di vivere la mia, che mi ha salutato con un bacio, che non ha potuto odiarmi, che non ha visto l'orrore della mia follia.
Ritsuko ha perso il suo contegno e mostra, sfacciata, una natura insolitamente passionale. Non c'è calcolo nei suoi modi, ma solo odio e ribrezzo. Vedo la sua delusione, la delusione di una donna, un'altra donna, tradita dall'uomo che amava e dalla madre a cui era colpevolmente devota ... prima di morire nei sogni dello Shinji più antico. Non ha più amore da dare questa donna, solo nella guerra può ancora scovare una ragione che dia senso alla sua vita. E Shinji è il perfetto capro espiatorio.
Almeno qui loro sono vive.
Furia Buia con le sue cicatrici e la sua paura di soffrire è quel che resta di un'altra possibile vita che non ha avuto la fortuna o la forza di venire al mondo. Anche lui, come me, è imprigionato in una realtà a cui non sente veramente di appartenere, nella quale lui è il demone-dio che morirà da solo; anche lui patisce, senza potersi neanche spiegare il motivo, quello Shinji Ikari che dà nome alle sue ferite.
Sakura è l'unica che mi accetta veramente, l'unica che in fondo rifiuta di attribuirmi anche le colpe che merito o che, se non altro, rifiuta di odiarmi. Ci guarda spaesata come se cercasse di pescare dal mazzo il jolly che ci salverà tutti. Lei sa cosa sono e deve tradire la sua famiglia per non tradire me. Lei non è morta nei miei sogni passati e ha continuato, ne sono convinto, a tifare per il suo eroe.
E, infine, c'è lei: Asuka. O, meglio, ci sono loro, le mie due Asuka. E sono proprio davanti a me, concentrate in una sola persona che, fuori di sé, smania indecisa se pregare per una punizione esemplare e definitiva, che riporti equilibrio nell'universo cancellando per sempre anche il ricordo di Shinji, o sperare che il cagnolino resti al sicuro nella cuccia. Non riesco a capire se vuole che cambi o se in cuor suo si auguri che io resti sempre il suo Shinji, stritolato tra gli estremi dello stupido e del bamboccio. Io le ho fatto cose indicibili nel mio e in un altro passato e non riesco a darmi pace. Io non so se potrò mai fare qualcosa per saldare il mio debito, per strapparti via l'odio, il dolore e, che io sia fulminato all'istante, la paura che provi quando mi guardi. Non so se riuscirai mai a perdonarmi ... e dire che adesso darei tutto solo per questo.
Sono, invece, rassegnato al fatto che siamo legati da un filo tanto indistruttibile quanto marcio e presto potrei farti altro male o tu potresti farne a me, perché si, Asuka, tu riesci a farmi male come mio padre. Un giorno potremmo essere nemici, incontrarci per combattere all'ultimo sangue. Io non sono un pilota, Asuka, non lo sono mai stato e non voglio più esserlo. Questo posto che per te ha senso non sarà mai la mia casa; il mondo che vuoi salvare è troppo grande e ha troppi volti e nomi perché mi interessi.
Non posso dirti ciò che sento perché non mi ascolteresti. Tra me e te c'è questo vetro così resistente che è impossibile superarlo (tu stessa hai fallito l'ultima volta), così trasparente che non possiamo neanche fingere di non vederci; riflette così bene le immagini che non posso non vedere i miei contorni confondersi con tuoi.
Se questo vetro non ci fosse, forse potremmo parlarci, potremmo trovare almeno un accordo, potrei aiutarti a non odiarmi e tu potresti aiutare me a non odiarti, perché anch'io ti odio, Asuka, persino più di quanto possa odiare mio padre. Odio la mia Asuka che riflette gli sbagli accumulati in tante vite, odio la mia Asuka dietro lo specchio perché protegge il mio vero nemico: lo Shinji che vedo davanti a me e che combacia con la sua forma; l'unico Shinji che tu, Asuka, sei davvero disposta a vedere, il piccolo germoglio di Gendo Ikari.
Se non ci fosse questo muro ... non staremmo qui a portare avanti, impacciati come pessimi attori, questa commedia dell'assurdo e, forse, io potrei uscire dalla mia prigione.
<< E' vero >> dico alzandomi in piedi con la testa piegata in avanti e gli occhi chiusi dopo aver memorizzato la posizione della rossa. << Voi sapete bene che non sono un comune mortale, perché le mie ferite guariscono velocemente, sopporto l'lcl e... sono più forte ... di quanto sia lecito >>.
<< Ragazzo >> preoccupato, Furia Buia cerca di riportarmi a terra.
<< Fatti che già conoscono, Paparino >> rispondo muovendo un passo e immaginando di concentrare la mia energia in un guantone di at field che prontamente inforco con la mano destra chiusa a pugno.
Avanzo contratto respirando con impeto ai limiti dell'iperventilazione.
<< C'eri tu >> recito a mente << in quella stanza d'ospedale, in cui non sono mai stato, quando ho sfogato quell’insana pulsione; c'eri tu dietro l’esperienza del rifiuto racchiusa in un "no" alle mie richieste di aiuto e in un esiziale "che schifo"; c'eri tu in tutti i tentativi falliti di abbattere quella barriera >>.
Ho ancora gli occhi chiusi mentre carico tutta la mia rabbia sul destro; li apro solo quando sento il tonfo delle nocche che impattano sulla superficie del muro trasparente e il rumore del vetro che si crepa ma, purtroppo, non si rompe. Migliaia di Asuka si materializzano tra le schegge incompiute; sono tutte immagini distorte, rese più confuse dalla fastidiosa presenza di altrettanti piccoli Shinji che mi guardano come ... si, li ho già visti. Sono tanti Shinji - scarafaggio dagli occhi rossi.
Perdonami Asuka!
Shikinami si blocca sul posto, come pietrificata, fatta eccezione per un passo, caduto all'indietro, e per le mani che smettono di agitarsi e scendono flosce lungo i fianchi. Mi fissa stupita, ma non è realmente sorpresa. E' come se non mi riconoscesse, come se fosse dispiaciuta perché davanti a sé non vede più il suo Shinji.

Mi dispiace, Asuka, il tuo Shinji non può cambiare.

<< Signorina Misato >> riesco a dire fregandomene del tono lamentoso della mia voce, << ti prego, dammi una possibilità! Lasciami morire come desidero! >>
Misato tira un lungo sospiro offrendo un po' di pace ai polmoni e ai muscoli del viso fino a quel momento nervosamente contratti; ho quasi l'impressione di vedere i suoi occhi lucidi dietro le lenti nere che fissano quel che resta della sua famiglia passata. Vengo scosso da un fremito inopportuno quando pone fine all'attesa e, voltandosi di scatto, rompe il silenzio (di tutti) affermando emozionata: << ... lui vi aspetta all'uscita >>.
<< Misato >> implora mestamente Ritsuko.
<< Hanno il permesso di allontanarsi >> sentenzia il colonnello prima di scomparire alla vista.
<< Andiamocene Shinji! >> mi dice Furia Buia che con le parole sembra volermi appoggiare una mano sulla spalla affinché mi decida a muovermi e a seguirlo.
<< Mi dispiace Sakura >> piango con il pugno ancora incollato al vetro.
<< Me lo dirai un'altra volta, Shinji. Adesso ... fuori di qui >> mi rincuora il dottore, anche lei in lacrime.
Ritsuko controvoglia obbedisce agli ordine e sblocca il passaggio. Incrocio e supero Asuka che non si è ancora mossa, ma si limita a seguirmi con la coda dell'occhio mordendosi il labbro e stringendo i pugni per tenere a bada chissà quale reazione inconsulta.

<< Volevi colpire lei ... o te? >> mi chiede a bassa voce Furia Buia quando manca poco alla luce del sole.

 

Poi ti lamenti che nessuno ti capisce


<< Non lo so >> ammetto.
<< La prossima volta, almeno avvisami! >> finge di rimproverarmi.
<< E' come avrei potuto? Mi è uscita così, al momento. Tu dovresti saperlo ... >>
<< ... D'accordo >> sbuffa il Paparino. << Eccolo! >>

Ryoji Kaji non sembra invecchiato di un giorno, se non per alcuni fili argentati, sperduti qua e là in mezzo ad una foresta corvina che termina in una lunga coda, che dichiarano il decorso del tempo. Di poco più basso del cacciatore al mio fianco ci attende a pochi passi dall'uscita immortalato in posa dinoccolata e un po' curva. Riposa le mani nelle tasche dei pantaloni mentre accarezza il colletto della camicia con il mento pulito.
Anche lui, mi dico comparando l'individuo dinanzi a me con due serie distinte di ricordi che lo riguardano, è un'altra possibilità, quella che è sopravissuta. Indagando tra le immagini che mi propina lo Shinji antico che imperversa nella mia testa, confronto quest'uomo con il suo doppio che è morto nel momento migliore (per me e per se stesso), come un padre o almeno un adulto decente. Quel Kaji è morto prima di fallire e mostrarmi la sua debolezza, prima di tradirmi come gli altri.
Gli fanno compagnia alcuni soldati della sicurezza della Wille e l'immancabile Kuchinawa che, chiaramente lontano dalla forma migliore, ci mostra incazzato i denti e due occhi sgranati e invasati dall'odio.
<< Volevi parlarmi? >> domanda compassato Kaji fissando il vuoto.
<< Si! >> risponde il Paparino.
<< Che ci fa lui con te? >> chiede riferendosi chiaramente a me. << Dovrebbe essere un incontro riservato >>.
<< Riguarda anche lui >> ribatte Furia Buia. << Se ti dà fastidio posso continuare ad agire di testa mia senza dirti niente >>.
<< Lurido verme! >> gorgoglia il capo della sicurezza estraendo la pistola.
Mossa davvero stupida. Del resto, lui dovrebbe sapere che non serve a niente. Il colpo, infatti, rimbalza contro l'invisibile difesa opposta dal Paparino che, accorciata la distanza, risponde sferrando un poderoso calcio allo stomaco dell'ufficiale.
Il serpente si piega indietreggiando di alcuni passi per rimanere in piedi, ma rimanda solo l'inevitabile, perché un montante al mento lo sradica dal suolo e dalla coscienza.
Un muro d'intensità controllata spazza poi via i suoi sottoposti, alcuni si scontrano con l'acciaio della struttura, altri volano all'esterno.
<< Bene, adesso siamo soli >> proclama Furia Buia avvicinandosi con fare minaccioso al signor Kaji che ha osservato impassibile il breve ma intenso spettacolo.
<< Devo farvi i complimenti >> inizia svogliato l'uomo col codino. << Ho saputo della vostra impresa. Notevole considerato il nemico che avete affrontato >>.
<< E che tu conosci meglio di quanto vuoi far credere >> ribatte Furia Buia. << Grazie per non averci rovinato la sorpresa >>.
<< Invece qual è la tua sorpresa? >> chiede alzando lo sguardo per fissare il cacciatore.
<< L'avrai sicuramente capito, ma è un vero piacere dirti che il nostro accordo è saltato. Dovrai accettare un nuovo patto >>.
<< E sarebbe? >>
<< Shinji non è più vostro, in nessun modo. Non potrete accampare più alcun diritto su di lui. Shinji adesso fa parte del nostro gruppo >>.
<< Tu sai bene >> accorciando anche lui, per nulla intimorito, le distanze dal cacciatore << che il rischio è alto. Il vostro compito ... >>
<< Decido io qual è il mio compito. Cosa credevi che il nostro fosse un centro di recupero? Credevi che te l'avremmo ripulito per metterti in mano l'arma perfetta? >>
<< Quindi, sei stato scorretto sin dall'inizio?! >> prova a insultarlo.
<< Si >> lo sfida il ciclope. << Non ti daremo mai il ragazzo >>.
<< Cosa c'è, Shinji? >> Kaji mi rivolge un'occhiata di sbieco, enigmatica e inquietante come il suo sorriso. << Ti fai imbrogliare da un altro padre? >>
<< Sceglierà lui il suo destino >> il Paparino lo afferra per la camicia. << E non osare guardarlo! Se ci vuoi ancora come alleati ti conviene non fare lo stronzo. La nostra collaborazione può essere ancora vantaggiosa. Dovete solo comprendere che ora lui non è più merce di scambio >>.
<< Avete troppi nemici per rischiare di perdere anche il nostro aiuto >> gli rinfaccia Kaji.
<< Vediamo chi ha più da perdere >> replica maligno Furia Buia mollando la presa. << Se vuoi riprendertelo, puoi sempre tentare >>
<< Il ragazzo mi serve a bordo di un Eva e, soprattutto, mi serve che il suo utilizzo sia "sicuro" >>.
<< L'unica cosa certa è che voi non siete in grado di "mettere in sicurezza" uno come lui. A me, invece, interessa che sappia usare il suo potenziale. Shinji salirà su uno di quei cosi solo se lo vorrà. Ma se dovesse decidere di stare lontano da voi, allora ve ne farete una ragione >>.
<< La tua scelta potrebbe costare la vita a milioni persone. Sei disposto a tanto? >>
Furia Buia mi guarda come se cercasse in me un suggerimento. Poi si rilassa e sorride. Non è il ghigno malefico di chi ha qualcosa in mente, ma piuttosto una dimostrazione di insolita contentezza, quella che accompagna un sospiro di sollievo dopo un passo importante, che ti porta quasi a dire: non credevo fosse così semplice.
<< Assolutamente si ... Principessa >> risponde quasi in lacrime guardando oltre me.
Ero così attento al confronto che non mi sono accorto del sopraggiungere alle mie spalle di Asuka. Il suo occhio freddo e azzurro, puntato su quello caldo di Furia Buia, tradisce la paura della risposta. << Tra il bene del mondo >> confessa il cacciatore << e quello di una sola persona, io scelgo l'ultimo. Scelgo il bene di Shinji. E sono disposto a puntare sul piatto le vite di tutti noi >> tornando di nuovo su Kaji. << Quindi, se mi costringerai a farlo, sappi che mi assumo già adesso la responsabilità per le milioni di vite che potrebbero essere falciate ... Allora, Ryoji, che mi dici? >>
<< Tanto per essere chiari >> risponde flemmatico il capo della Wille che non lascia trapelare alcuna emozione, << avremo tempo di analizzare con maggiore ... attenzione ... questo nuovo patto. Anche perché alla tua scelta seguiranno importanti conseguenze, a tempo debito, che ricadranno persino sul ragazzo. Perché non gli chiedi se è disposto a caricarsi questo peso? >> chiede tornando a guardarmi.
In linea di massima temo di aver capito che non ci sarà lieto fine, comunque vadano le cose. D'istinto, più che per convinzione, sono tentato di gridare la mia sentenza irrevocabile, di dire: << si, accetto di diventare il vostro prossimo nemico >>.
<< Non lo farò! >> Furia Buia mi impedisce di compromettermi << E guai a voi se proverete a metterlo alle strette ... Andiamo, Shinji! Il nuovo accordo è stato concluso >>.
Obbedendo ad un cenno del cacciatore, mi avvio verso l'uscita, fingendo che Asuka non sia dietro di me; cammino in compagnia di un assordante ronzio nella testa che mi impedisce di ascoltare la voce dei miei pensieri. Riesco solo a vedere, quando li supero, le spalle di Furia Buia che mi nascondono la vista di Kaji. Anche lui, quindi, è un'altra persona.

<< Dicevi sul serio? >> chiedo angustiato al Paparino sulla via del ritorno, mentre faccio un cenno col capo a Orso e Musashi che ci vengono incontro a passo sostenuto.
<< Non è molto razionale, lo so. Ma non sempre le decisioni seguono la logica. Ricordi, vero? Bisogna trovarsi nella situazione per scegliere tra quantità diverse. Ciò che conta è che accetto la responsabilità della mia scelta. Ah, naturalmente, ho fatto anche un po' di scena. Perciò vedi di meritartelo o giuro che ti ucciderò io. Ci tengo a queste persone. Magari non a tutte, ma a molte si, anche a quelle che non conosco >>.
<< Soltanto tu riesci a vedere la coerenza in quello che dici >>.
<< Siamo tutti una contraddizione >> sorride il Paparino.
<< Mancano punti certi in questo modo >> borbotto.
<< Non fare la mammoletta. Comprendi a malapena te stesso, a voler essere gentili. Come puoi pretendere di cercare sempre una ragione negli altri? >>
<< E cosa dovrei fare, allora? >>
<< Non te l'avevo già detto? Impara ad avere un po' di fiducia in te o sarai sempre il cane di qualcuno >>.
<< Bel futuro che mi aspetta! >> sbotto scoraggiato.
<< Pensa al tuo passato >> ride il Paparino.

<< Come è andata? >> chiede ansioso il Biondo.
<< Quando sconfiggeremo la Nerv >> risponde il ciclope, << torneranno alla carica per l'affidamento del pupo ... e per uccidere noi, probabilmente >>.
<< Gli hai fatto notare che non ce ne frega niente? >> domanda Orso.
<< Direi che l'ha capito >> ride il cacciatore con la benda riprendendo a muoversi in direzione del villaggio, seguito dagli altri due.
Io, invece, non mi muovo. Non si tratta di stanchezza o di confusione, non cerco neanche di tirare le somme di questa assurda giornata. Vedere i miei tre fratelli allontanarsi di spalle mi riporta alla mia infanzia, al giorno in cui fui abbandonato. Mi rendo conto che quel giorno è nato lo Shinji Ikari che tutti temono e che in tanti, anche inconsapevolmente, hanno contribuito a plasmare. Quel giorno ho imparato che per sopravvivere, per non rimanere solo, avrei dovuto comportarmi da bravo cagnolino. E ora che non voglio più scodinzolare e leccare dita, scopro che essere uomini e adulti è molto complicato.
Osservando la schiena di Furia Buia che si allontana, non posso non pensare a mio padre che quel giorno non si voltò nemmeno una volta, nonostante lo chiamassi disperato e spaventato per un gesto tanto incomprensibile e inaspettato. Come faccio a diventare un uomo?
Il Paparino si arresta e ... lentamente si gira verso di me. << Che fai, Ragazzo >> chiede, << non ci raggiungi? >>
<< Non possiamo aspettarti tutta la vita >> mi sfotte Musashi.
<< La cena è quasi pronta >> mi spiega l'omone. << E io ho fame >>.
Mi risveglio dall'incubo che mi aveva rapito, inspiro fino a sentire dolore guardando davanti a me. Ancora incerto, salto ad occhi chiusi l'ostacolo immaginato dal mio passato e ... quando con il piede finalmente riabbraccio il suolo, sento una voce dentro di me dichiarare: << non credevo fosse così semplice. E' inutile, dovrò accettare di convivere con la paura >>-
<< Alla buon'ora, Ragazzo! >> esclama il Biondo quando li raggiungo. << Pensavo saremmo invecchiati qui >>.
<< Scusatemi, mi ero addormentato >>.
<< Adesso sei sveglio? >> ride il Paparino.
<< Ci sto provando >>.
<< E' già qualcosa >> continua Musashi. << Comunque, in attesa che il nostro sonnambulo apra gli occhietti, visto che presto dovremo traslocare, sarebbe opportuno ufficializzare la scissione dal gruppo madre e fondarne uno nuovo >>.
<< Letteralmente quattro gatti >> sbuffa Orso.
<< E che gatti! >> ribatte il Biondo. << Anzi, ho già in mente il nostro nuovo nome. Saremo gli Underdog >>.
<< Nel senso di sfigati? >> domanda scazzato il Paparino.
<< No, nel senso di quattro beagle in calzamaglia. In fondo, siamo o non siamo degli strani supereroi? >>
<< Dal momento che si tratta di noi, sarebbe più corretto parlare di quattro bastardi con la scabbia >> commenta acido l'armadio.
<< Perché devi sempre personalizzare tutto? Tu che dici, Ragazzo? >>
<< Scusami Bio ... Musashi, ma con i soprannomi non hai molta fortuna. Secondo me finiranno per chiamarci "sfigati" >>.
<< Lo sapevo >> scuote la testa. << Paparino ti ha infettato il suo pessimismo >>.
<< E la sua mancanza di umorismo >> aggiunge Orso.
<< Altri difetti? >> interviene sarcastico il ciclope.
<< L'elenco è troppo lungo. Devo rileggere i miei appunti >> ribatte Musashi tirando un pugno al braccio del fratello.

 

*****



Usciamo dalla taverna che è già notte fonda. Sistemo il giaccone in pelle che mi ha regalato il vecchio dopo cena durante un'informale cerimonia di investitura alla presenza di pochi intimi. Si vede che ne ha conosciute di avventure, ma è caldo quanto basta per resistere all'umidità della notte e non mi dispiace neanche il colore, un marrone chiaro che transita verso l'ambra.
Furia Buia effettua un ultimo controllo prima della partenza. Come me manifesta i segni della carenza di sonno e della stanchezza provocata dallo stress, fisico e non, di queste ultime ventiquattr'ore. Ma, come disse ai suoi fratelli prima gettare quasi del tutto la spugna, non abbiamo molto tempo.
Mi diverte malignare un po' sulla faccia seria del mio Paparino, pensando che dipenda dalla disparità di trattamento che ci hanno riservato i nostri ... "amici", quelli che dobbiamo tenerci stretti. Diciamo che Orso e Musashi mi hanno fatto una grande pubblicità; anzi, hanno curato così bene le mie pubbliche relazioni da abbassare le quotazioni di Furia Buia, colpevole di aver esagerato in questi mesi e, soprattutto, di avermi quasi abbandonato.
Quando Mami ci ha portato da mangiare, ha servito prima me annunciando che la mia cena era offerta dalla casa. Il cacciatore con la benda ci è rimasto male vedendosi scodellare, ultimo della fila, un piatto semivuoto e il conto da pagare; ma naturalmente non l'ha dato a vedere o forse ha accettato il momentaneo declassamento come una giusta punizione. Per quanto mi riguarda sono contento che quella donna alla fine, dopo essersi presa il suo tempo, mi abbia finalmente accettato.
Mi chiedo se anche Asuka .. un giorno ... riuscirà a fare altrettanto.
<< Secondo te, ci sta osservando? >> chiedo guardando verso il wunder.
<< Lo sai che è troppo distante per me >> risponde pacato e stanco Furia Buia che prende a fissare nella stessa direzione, << ma non mi sorprenderebbe >>.
<< Perché? >>
<< Beh, per quanto ne sa tu hai cercato di colpirla. Il bamboccio che ha fatto tutto quel casino ha osato ribellarsi. Non credo che se l'aspettasse e, a dire il vero, neanche io. Sono convinto che ci stia rimuginando su >>.
<< Pensi che dovrei chiederle scusa? >>
<< Non servirebbe a niente. Non credo le interessino le tue scuse ... ma potrei sbagliarmi >>.
<< E allora che faccio? Lei continuerà a odiarmi >>.
<< Lo so che è importante per te; è che non puoi farci molto. Dipende anche da lei. Comunque, non sono del tutto sicuro che lei ti odi ... e basta. Potrebbe essere più complesso >>.
<< E figurati. Cosa te lo fa pensare? >>
<< La scorsa notte neanche lei è riuscita a dormire. Stava seduta sul muretto che delimita la strada che porta al lago. Ricordi quando tornammo dopo quella battaglia? Proprio lì, dove ci accolse quel giorno. Sembrava triste. Ho pensato si sentisse in colpa >>.
<< Te lo ha confermato? >> chiedo cercando di non tradire la mia apprensione.
<< No, è una mia sensazione. Non le ho parlato. Che vuoi? Se permetti avevo altro per la testa e non ero in vena di fare conversazioni >>.
<< Bella consolazione! >> rispondo deluso. << Il fatto è che dopo quello che mi ha detto ieri e ... dopo oggi, mi chiedo se avrò mai una possibilità; anzi mi chiedo se ne ho mai avuta una >>.
<< Non lo so, ma posso dirti questo: quel pugno è stato il gesto più stupido e avventato che abbia mai visto. E forse proprio per questo è stata la cosa migliore che potessi fare. Capisci? Lei hai rubato un po' delle certezze che aveva su di te. Forse anche lei sarà costretta a cambiare .. e non mi riferisco soltanto all'opinione che ha su di te >>.
<< Sai, Paparino, non si tratta solo di me. Anche l'altro Shinji o il mio passato, chiamalo come vuoi ... insomma, lei ha sofferto così tanto a causa mia, così tanto che io stesso non trovo una ragione per perdonarmi. E se anche lei ricordasse ... >>
<< Ma non ne sei certo. Ti converrà scoprirlo. Tuttavia, hai colto il nocciolo del problema >>.
<< Quale sarebbe? >>
<< Non posso dirti niente di utile sul tuo passato e neanche sul suo, non so neanche come interpretare quella specie di vita che dici di aver vissuto. Perciò, devo basarmi su ciò che posso valutare direttamente. Penso che lei non solo non abbia bisogno della tue scuse, ma anche che non le importi granché se le attribuisci il potere di giudicarti. Non otterrai niente da quella ragazzina, che è contraddittoria esattamente come me e te, se prima non affronti ciò che hai fatto, tutto ciò che hai fatto. Forse, se un giorno tu riuscissi a perdonarti, potresti trovare una soluzione al tuo problema. Tanto non puoi tornare indietro >>.
<< Mi sa che sono fregato allora >> sorrido amaramente perché, in effetti, non vedo alternative, né scorciatoie che possano garantirmi il risultato. E' vero, non dipende solo da me.
<< Probabilmente è così. Non è detto che sia possibile riscattarsi, ma almeno ci proviamo. E per quello che può valere io ti ho già perdonato >>.
Osservo il cacciatore che, al primo incontro, aveva cercato di sgozzarmi e mi dico che, se lui è riuscito a cambiare così tanto, a trasformare fino a questo punto l'immagine che aveva di Shinji, forse anch'io potrei imparare ad amarmi o, almeno a non odiarmi. << ... Grazie, Paparino! >>
<< Muoviamoci adesso! >> Furia Buia si carica uno zaino sulla spalla. << Non possiamo perdere altro tempo >>.
<< D'accordo >> dico afferrando il mio borsone.
<< Perché ti porti appresso quegli occhiali? >> mi chiede indicando il trofeo rapinato a Gendo e ora appeso al colletto della maglia nuova.
<< Per ricordarmi chi sono stato e che, se non sto attento, un giorno potrei diventare come lui >> rispondo fiero della saggezza di quelle parole.
<< Bell'idea >> ammette Furia Buia. << Anche se il grosso del lavoro l'ho fatto io. Quindi, il trofeo spetterebbe a me >>.
<< Prova a prenderlo! >> fingo di sfidarlo.
<< Diciamo >> sorride << che per il momento te li presto >>.

 

Bel modo di fare un passo in avanti. Mi tocca tornare al punto di partenza.























 


 

 


[1] cfr in capitolo VII dialogo tra Shinji e Asuka.

[2] cfr capitolo VIII

[3] cfr episodio 16° della serie tv

[4] cfr di nuovo capitolo VIII

[5] Cfr capitolo VII

[6] Cfr sempre Capitolo VII - discorsone di Furia Buia

[7] Cfr ancora una volta Capitolo VII

   
 
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