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Autore: LittleBunny    30/11/2019    2 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Irresistible07 ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
!!! Attenzione, capitolo con tematiche delicate!!!


7° Capitolo.




Parlare di amore alla giovane età di 14, quasi 15 anni, era davvero un azzardo.
O almeno, così pensava il giovane Peter Parker.
Forse aveva esagerato nel supporre che fosse addirittura innamorato di Wade.
Dopotutto, l'amare qualcuno implicava un forte sentimento, un legame particolare che collegava due persone, un qualcosa che spingeva a fare le peggio pazzie pur di rendere felice e proteggere l'altra persona.
Poteva davvero dire di provare un sentimento così forte a quell'età, per un ragazzo che conosceva da neanche un anno?
No, ovviamente no.
Tuttavia, era innegabile che gli piacesse, anche parecchio - e non come un semplice amico - e quella consapevolezza non faceva altro che confondere la sua ormai delicata psiche.
Insomma... Da quand'è che gli piaceva? E, soprattutto, questo voleva dire che era gay? E se quest'ultima affermazione fosse vera, era possibile che, improvvisamente, ora gli piacessero - anche? - i ragazzi? E se invece non fosse così, avrebbe voluto dire che il canadese era una qualche sorta di eccezione?
Erano queste le domande che iniziarono a tormentarlo nel cuore della notte, non facendolo riposare , e solo quando rischiò di addormentarsi durante un esperimento di chimica a scuola, trasse la conclusione che era il caso di darsi una calmata in qualche modo e, fortunatamente, la soluzione non tardò ad arrivare: non doveva pensarci.
Sembrava banale come tattica ma era effettivamente la cosa migliore che potesse fare.
Tutto sommato, cosa gli cambiava che fosse o meno omosessuale? Assolutamente niente ed era sicuro che i suoi zii lo avrebbero sempre amato, qualsiasi cosa fosse accaduta - non che si sentisse obbligato a dire qualcosa a loro o a qualcun'altro, specie perchè non sapeva bene neanche lui come 'definirsi' ed, effettivamente, ora come ora non sentiva la necessità di 'etichettarsi' in nessun modo.
Aveva una cotta per un ragazzo e per il momento non sentiva la necessità di aggiungere nient'altro a questa sentenza.
Per quanto riguarda il suo interesse amoroso... Beh, non è che avesse mai avuto speranze con lui da principio e il fatto che gli piacessero anche i ragazzi, non era una cosa che andava a suo vantaggio, semmai il contrario.
In conclusione, non solo non doveva pensare alla cosa ma doveva assolutamente trovare un modo per farlo.
Fortunatamente la macchina fotografica regalata dallo zio Ben era un ottimo modo per passare il tempo e non pensare a quei drammi adolescenziali.
Si era autoimposto, come regola, di non portarla mai dentro le mura scolastiche per paura di romperla ma la sua situazione - e il fatto che Wade l'avesse liberato da chiunque avesse potuto farla cadere accidentalmente - lo convinse a cambiare radicalmente idea , utilizzandola ogni quanto poteva durante le pause.

"Cosa stai facendo di bello?"

A farlo sussultare, mentre era concentrato a catturare l'ennesimo scatto, il suono della voce della persona a cui cercava di non pensare.

"Io, uh, ciao Wade..." balbettò in maniera impacciata il newyorkese, abbassando subito lo sguardo "Nulla di che, sto, ecco, facendo qualche foto."

Per quanto si sforzasse in tutti i modi, nonostante i suoi buoni propositi per sembrare che non fosse cambiato niente, proprio non riusciva a parlargli senza balbettare o arrossire in maniera imbarazzante e, dagli innumerevoli sguardi straniti che ogni volta gli lanciava - come in quel momento - sembrava che il biondo se ne fosse accorto ma sembrava non volerne fare alcuna parola, al momento.
Non ne sapeva il motivo ma Peter lo ringraziava mentalmente della cosa.

"Oh, davvero??" esclamò il maggiore, visibilmente interessato " Mi avevi accennato che facessi foto ma non ti avevo, sai, mai visto in azione! Posso vedere?"

"... Beh, se vuoi..." borbottò ancora, non sapendo dire di no a quegli occhioni azzurri puntati su di lui "Sono ancora alle prime armi, quindi non aspettarti granchè e-- uh, fai attenzione alla macchina fotografica e molto importante per me."

Come se gli avessero addossato chissà quale responsabilità, Wade prese lentamente l'oggetto, toccandolo con la stessa cautela con cui si tocca una bomba pronta ad esplodere, per poi mettersela intorno al collo.
La cosa fece sorridere il moro.

"Waaaah, altro che 'alle prime armi', sono delle foto un sacco belle!" disse con fare concitato il biondo, facendo spaventare per un istante l'altro, per lo scatto improvviso che diede alla macchina fotografica "Non ne capisco niente, ehi, mi sembrano tipo... sai, perfette e--Uh?"

Mentre scorreva ancora le foto, il canadese si imbattè di alcune foto di Mary Jane e si ritrovò ad alzare un sopracciglio verso Peter che arrossì immediatamente, come colto sul fatto.

"E... ehi, non è come sembra!" provò immediatamente a giustificarsi "Prima che si mettessero assieme, le facev-- gli facevo un sacco di foto! Non c'è solo lei, ecco."

Ed, effettivamente, scorrendo ancora le foto, c'erano foto dove appariva anche Harry da solo o con MJ ma, ovviamente, di quest'ultima c'erano decisamente molte più foto.
... La sua ex cotta stava diventando davvero imbarazzante.

"E tu non ti fai fare qualche foto?"

Il minore fu sorpreso di quelle parole, che comunque lo fecero sospirare di sollievo.
Si aspettava qualche battuta sul fatto che aveva avuto una cotta anche fin troppo evidente per la sua amica - e che magari aveva ancora - e non voleva assolutamente che lo pensasse, per quanto fosse sciocca come cosa.

"Io- Beh, preferisco fotografare, piuttosto che essere fotografato."

"Chissà perchè, la cosa non mi sorprende." esclamò in tono canzonatorio, per poi guardarlo dritto negli occhi "Quindi... prossimamente fotograferai anche me?"

A quella richiesta, si sorprese e perse le parole per qualche istante.

"... Perchè? Vuoi debuttare come modello con un fotografo alle prime armi?" mormorò con sarcasmo, senza riuscire a nascondere un sorriso un po' impacciato.

"Beh, perchè no? Magari divento famoso per, boh, qualche shampoo glitteroso o qualche intimo sexy ma strano. Insomma- sarebbe anche il mio stile ma- uh, con le tue foto, sicuramente finirei in prima pagina, sicuro."

"... Sai, vero, che dovresti fare qualcosa di importante o grave per finire in prima pagina, sì?"

"Oh, hai ragione." esclamò l'altro, dando un pugnetto sulla mano aperta, come trovando finalmente un'idea " Dici che se rapino una banca mentre indosso biancheria sexy potrebbe bastare per farmi finire in prima pagina?"

Suo malgrado, il moro si ritrovò a ridere di gusto per l'affermazione del suo amico.

"Sei davvero imbarazzante."

"Oh, andiamo, sai che non lo farei mai. Forse." esclamò Wade, con un sorriso gongolante "Però non merito anche io di stare in quella macchina fotografica? Dopotutto, siamo amici, no?"

Distolse subito lo sguardo a quell'affermazione, arrossendo lievemente : il modo in cui il canadese sembrava tenere al loro rapporto era davvero sconcertante.

"... Beh, dipende." borbottò Peter, cercando di cambiare discorso "Hai fatto pace con Harry, come ti avevo chiesto?"

Fortunatamente, nominare il corvino servì nell'intento.

"Quindi eri serio l'ultima volta...?"

"Mi sembra ovvio." esclamò deciso, per poi dare un'occhiata dietro le spalle dell'altro "Guarda, è lì con Mary Jane e stanno finendo di pranzare. Potrebbe essere la tua occasione."

Il biondo guardò nella stessa direzione del newyorkese, per poi guardare quest'ultimo, e fece così per un paio di volte, con espressione sempre più corrucciata.
Fece per aprire bocca - e il minore ipotizzò che volesse fare i soliti discorsi alla ' io non parlo con quello là ' - ma, improvvisamente, si bloccò.
Ora il suo sguardo era titubante anche se, nei suoi occhi, si poteva intravedere un certo interesse.

"Che c'è?" mormorò Peter, decisamente a disagio.

"Farò come mi hai chiesto, Petey pie, promesso." disse in tono serio l'amico "Ma..."

"....Ma?" ribattè il minore, con fare sospettoso.

"Vorrei condurre un esperimento, prima."

Okay, ora le aveva sentite tutte.

"Wade, hai sbattuto la testa per caso?" mormorò il moro, guardandolo sospettoso "Non dirmelo, non avrai provato qualche sostanza stra--"

"Cos-?!" Esclamò il canadese, alzando poi le mani in segno di resa e scosse velocemente la testa "No, no, no, no e no! Ma ti pare che io potrei- beh, oddio, conoscendomi, ci si aspetterebbe di tutto da me- ma, insomma, niente del genere. E' per, sai, l'amore della scienza."

... L'amore della scienza?
Se prima Peter si chiedeva se avesse preso qualche sostanza stupefacente, ora ne era quasi certo.

"Ah-ah, giusto." borbottò sarcasticamente, incrociando le braccia al petto "E che c'entrerebbe la scienza?"

Il biondo assunse un'espressione colpevole , per poi passarsi una mano sulla nuca.

"Beh, sai, da quello che mi hai detto, in, ermh, scienze se hai una teoria, per essere valida, deve essere dimostrata, o qualcosa del genere, no? Sennò tutti direbbero cazzate apocalittiche a gratis."

Wah, lo ascoltava sul serio quando gli spiegava le cose.
Era seriamente colpito.

"Quindi, sai, per dimostrare questa teoria...." concluse, stavolta usando un tono cauto "... Devo abbracciarti."

Doveva avere problemi di udito quel giorno, perchè gli pareva di aver sentito che l'amico volesse abbracciarlo per un 'esperimento scientifico'.

"Uh, sai, non credo di aver-"

"Aaaaaah, andiamo Petey, non renderla così imbarazzante!" esclamò il maggiore, posando lo sguardo al cielo "Ho chiesto un abbraccio, sì, ecco, se ho il tuo permesso, ovviamente."

Immediatamente, il moro si paralizzò, sentendo le guance riscaldarsi come realizzò che aveva sentito anche fin troppo bene.
Questa esclamazione era abbastanza ridicola, visto che la richiesta era imbarazzante.

"...Non capisco. E' una qualche sorta di scherzo?"

"Che? No! No... Uh."

Il biondo si passò una mano fra i capelli, per poi sospirare.

"Non ti , uh, posso spiegare il motivo." spiegò, scrollando le spalle "Diciamo che ho una teoria, come ho detto. E diciamo che, se la mia teoria è corretta si dovrebbero innescare... Delle reazioni? Ho formulato la frase in maniera corretta?"

Il minore annuì per dire che sì, aveva formulato la frase in maniera corretta, e la cosa non faceva altro che spaventarlo ancora di più.

"E ho notato che sei più... In buona con il contatto fisico? Cioè, ovviamente, non voglio abusare della cosa. Sarà una cosa di una decina di secondi, sempre se non vorrai allungare la cosa e io, ovviamente, non sono nessuno per vietartelo perchè a me piace. Il contatto fisico, sì. Non che sia un obbligo, eh, ma-"

Wade bloccò il suo sproloquio, guardando intensamente negli occhi l'altro, con sguardo sincero.

"Solo... fidati di me."

Ecco che, sostituendosi alla confusione iniziale, il terrore si impadronì di Peter, come un enorme dubbio si insinuò dentro di lui: che il maggiore avesse capito che gli piaceva?
No, era folle, il canadese non poteva essersi accorto della sua cotta per lui, a malapena se n'era accorto lui stesso... giusto?
Si ritrovò quindi a deglutire, sentendo che non importava che risposta avrebbe dato, ai suoi occhi sarebbe potuto sembrare sempre più 'colpevole'.
O, forse, era solo il moro a farsi paranoie inutili? Dopotutto, Wade sembrava tenerci tanto a lui e alla loro amicizia.
E poi gli aveva detto di fidarsi e quel commento non l'aveva lasciato indifferente.

"Io... non so cosa ti passa per la testa ma immagino si possa fare." rispose, guardandosi poi intorno, sentendosi più leggero dalla constatazione che non ci fosse tanta gente in giro "Ma se si rivelerà uno scherzo, non te la perdono."

Il maggiore si illuminò, per poi annuire energicamente e porse immediatamente la macchina fotografica all'altro, in modo che potesse conservarla.
Come lo fece, il moro si ritrovò ad arrossire ancora quando notò la vicinanza dell'amico, che ora lo guardava con occhi seri.
Forse era la sua impressione, ma sembrava quasi che volesse baciarlo, il che era assurdo, contando che all'altro non piace-
Ecco che il suo cervello si resettò completamente come le braccia del biondo lo circondarono, avvolgendolo in una stretta calda e rassicurante.
Inutile dire che il rossore peggiorò drasticamente, sia al pensiero di un ipotetico bacio - che, in ogni caso, non sarebbe mai arrivato - sia al fatto che, quella vicinanza, non faceva che agitarlo ancora di più.
Era una sensazione piacevole quella che stava provando, tutto il contrario della prima volta con gli armadietti, e avrebbe tanto voluto che non finisse mai.
Era anche strano, come il suo fisico secco sembrava combaciare perfettamente con il petto forte dell'altro, come le braccia intorno ai suoi fianchi sembravano essere fatte apposta per quel momento.
Con la testa che girava e le gambe che sembravano non volergli reggere dall'emozione, si chiese se avesse dovuto ricambiare in qualche modo quel gesto.
Non era tipo da abbracciare, quindi non sapeva bene che fare.
Era meglio mettergli le braccia intorno alla schiena? Intorno al collo? Non fare nien-

"CHE DIAVOLO FAI?"

Proprio nel momento in cui stava alzando le braccia, quell'urlo lo fece desistere e, appena vide la faccia paonazza dalla rabbia di Harry, seguito a ruota da una Mary Jane che cercava di fermarlo, quello che voleva fare Peter era solo sotterrarsi da qualche parte.

"Oh, ciao Osborn." disse Wade con una semplicità disarmante, non accennando a lasciare la presa dal moro.

"Ma ti sembra il caso?" esclamò adirato il corvino, indicandolo "Siete in una scuola, dove tutti sparlano di tutti. Ti sembra il caso di far correre pettegolezzi su voi due? Perchè devi coinvolgere Peter nelle tue stupidaggini?"

"Pettegolezzi? Che pettegolezzi, scusa?" ribattè prontamente, stringendo più forte a sè l'amico.

Ora il newyorkese era in una posizione tale dove aveva la testa completamente attaccata al petto dell'altro, tant'è che poteva sentire i battiti del suo cuore.
Il moro, che si sentiva sempre più morire dentro per una serie di cose data da questa situazione, constatò che quello era tutto fuorchè solo 'una decina di secondi'.

"Siamo solo due buoni amici che si stanno abbracciando." continuò imperterrito il maggiore "E anche volendo, non mi sembra di notare qualcuno oltre a voi due. Eeeeeeh ah, sì, visto che ci sono, volevo davvero davvero scusarmi per la discussione di qualche giorno fa. Sono davvero mortificatissimo. Spero che diventeremo super amici."

"... Che fai, prendi per i fond ---"

"Dio Harry, e basta!" sbraitò Mary Jane, infuriata "Non sei mica sua madre! Che ti frega se si abbracciano. Magari..."

La rossa si fermò un attimo, guardando per un istante i due di fronte a sè.

"... magari, che ne sai, stanno davvero insieme e-"

A quelle parole, il minore si irrigidì, per poi spostarsi bruscamente dal canadese, completamente paonazzo.

"No!" esclamò immediatamente, per poi guardare i due e il canadese, abbassando subito lo sguardo "Non- Siamo solo amici, ecco."

Calò per un istante il silenzio fra loro quattro, che venne poi spezzato dal sospiro del corvino.

"Capisco." esclamò Harry, con un tono di voce decisamente più calmo, per poi guardare il canadese "Ad ogni modo, scuse accettate, Wilson. Ora vi conviene rientrare comunque, credo che la pausa pranzo sia quasi finita."

Dette queste parole, il ragazzo sorrise e , prendendo per mano la ragazza abbastanza irritata, rientrarono all'ingresso della scuola.

"Beeeh, l'esperimento è finito." borbottò Wade e sembrò parlare più a sè stesso che all'altro.

Successivamente gli sorrise, per poi dargli delle leggere pacche sulle spalle e salutarlo con la mano, rientrando anche lui a scuola.
Il moro si ritrovò a rimanere per un lungo istante lì impalato, guardando l'amico con fare perplesso.
Era lui o ora sembrava avere uno sguardo estremamente triste?

****************

Peter non sentiva di aver fatto nulla di male, quel pomeriggio.
Perchè, allora, si sentiva così in colpa?
Eppure, in quei pochi messaggi che si erano scambiati durante i corsi pomeridiani, nella quale il canadese gli scriveva metà cose in francese, per stare 'in tema con il suo corso' - e, ogni volta, si sorprendeva come l'altro si fosse trasformato da 'che mi cambia se mi bocciano o meno' a ' faccio francese, che almeno sono avvantaggiato' - a Peter sembrava un po'... malinconico?
Non sapeva come spiegarlo, era più una sensazione.
E anche se fosse vero, non avrebbe senso, insomma, era lui che doveva sentirsi giù!
Insomma, aveva detto apertamente che non c'era niente fra loro e la cosa l'aveva mortificato da morire, per quanto pensava di aver già accettato la cosa.
E poi... e poi... che voleva dire quello spettacolino di fronte ad Harry e Mary Jane? Era stato alquanto imbarazzante ed inopportuno!
Ma, dopotutto, non era forse vero che il maggiore era il suo esatto opposto in quel senso? Insomma, magari per lui, quello era un abbraccio normale che avrebbe dato a chiunque e... okay, decisamente questo pensiero, non lo aiutava a farlo star meglio.
Cavolo, perchè si era dovuto complicare la vita, facendosi venire la cotta per uno dei suoi più cari amici?
Ad ogni modo, si erano messi d'accordo per vedersi all'ingresso della scuola ed uscire, quindi magari ne avrebbe potuto approfittare per vedere se era davvero triste e, nel caso, cercare di tirarlo su.
Aaah, cosa gli toccava fare per quello stupido...
Appena uscì dalla scuola e si diresse verso l'ingresso, notò immediatamente che l'aria intorno a lui era diventata elettrica e i ragazzi fuori sembrava più nervosi del solito.
Solo tramite vari bisbigli, capì che c'era una qualche sorta di rissa.
La prima reazione che ebbe Peter, fu quella di sbuffare infastidito, mentre allungava il passo - insomma, fra tutti i posti in cui i ragazzini cretini dovevano fare a botte, doveva per forza essere l'ingresso della scuola? - poi un pensiero lo bloccò, facendolo sbiancare: Wade avrebbe dovuto aspettarlo all'ingresso.
Che fosse lì in mezzo? O, peggio, fosse lui che stava picchiando o che si stava facendo picchiare?
Col cuore in gola, che non smetteva di fargli male per l'apprensione, si diresse alla zona dell'incontro, sperando con tutto il cuore che si sbagliasse, che quel pensiero fosse solo una inutile paranoia di un pessimista Peter Parker.
Mai come in quel momento, era così sconvolto dall'aver avuto ragione.
Poggiato sul muro, inerme, mentre riceveva cazzotti da un uomo ben piazzato sulla quarantina, c'era proprio Wade.
Il cuore iniziò a martellargli dolorosamente mentre il suo corpo si irrigidiva, incapace di fare alcunchè.
Il newyorkese si odiava per essere così debole mentre qualcuno a cui teneva era così in difficoltà ma odiava ancora di più tutte quelle persone che passavano e facevano finta di nulla.
Gente in gruppo. Ragazzi più piazzati di lui.
Tutte queste persone avevano la forza di fermarli, eppure preferivano ignorare la situazione, piuttosto che intervenire.
Era davvero desolante come tutti preferivano ignorare il tutto, piuttosto che fare la cosa giusta.
E parlando di fare la cosa giusta... forse, poteva fare qualcosa.
Se il suo corpo avesse iniziato a collaborare di nuovo, magari avrebbe potuto chiamare la polizia, come minimo, e magari... magari...
Ecco che il suo cuore si fermò di colpo, come lo sguardo del canadese incontrò il suo.
Il maggiore non chiedeva aiuto e nella sua espressione non sembrava provare rabbia o tristezza per la situazione, per il newyorkese lì impalato, per quel tizio che lo colpiva all'impazzata, per gli altri che ignoravano la situazione, no, quello che si leggeva sul suo volto era solo e semplice rassegnazione.
Come se sapesse che nessuno avrebbe fatto qualcosa.
Come se sapesse che Peter non avrebbe fatto qualcosa.
Nonostante il dolore che stava provando, la paura sembrò prendere il sopravvento per un istante e gli diede le spalle.
Dopotutto, che poteva fare lui, misero e secco com'era? Avrebbe solo peggiorato la situazione ed era davvero terrorizzato per quello che poteva accadere.
Quindi fece un passo, poi un altro ed un altro ancora.
Poi si voltò di scatto e si mise in mezzo ai due, di colpo.
Fortunatamente, l'uomo che ora stava di fronte a lui si stupì così tanto di quel gesto che si bloccò, dando il tempo al newyorkese, a tentoni, di prendere l'amico per il braccio.

"N-n-n-n-non può rimanere." balbettò, allontanandosi lentamente "D-dobbiamo studiare, addio."

E, dette queste parole, se la diedero a gambe.

****************

"Cristo Peter, ti vuoi fermare?!"

Peter non rispose, anzi, non emise proprio alcun suono, almeno finchè non raggiunse casa sua, dove entrò con il canadese all'istante.

"Certo che ti muovi veloce, quando vuoi..."

Nuovamente, il newyorkese tacque, chiudendo a chiave la porta dell'ingresso, per poi chiudere le tende, in un gesto quasi meccanico.
Si ridestò quando vide il maggiore quasi crollare a terra, andando subito a reggerlo.

"Scusami, ho fatto più che potevo ma... Immagino sia stato difficile nelle tue condizioni..."

Fu in quel momento che il moro si accorse di essere senza fiato e che le sue gambe fossero stremate, per non parlare dei suoi occhiali appannati.
Aveva fatto uso della sua misera forza per muoversi il più velocemente possibile, senza rendersene conto.

"Ce la fai ad arrivare al soggiorno?"

Prima che l'altro gli rispondesse, si mise un suo braccio intorno al collo, aiutandolo come poteva a raggiungere la sala, facendolo infine sedere sulla poltrona.

"Okay... vuoi un po' d'acqua? Qualcosa?" chiese, per poi passarsi una mano fra i capelli, riflettendo su quello che avrebbe dovuto fare in quel momento "Sì, giusto. In bagno c'è la cassetta del pronto soccorso. Dammi un secondo che vado a prenderla."

Il minore vide giusto di sfuggita l'altro annuire con la testa, visto che si avviò molto velocemente nella zona.
Appena fu entrato, si chiuse dentro poi, con uno scatto, si diresse verso il water, dove si piegò per vomitare, iniziando a singhiozzare sommessamente.
Era come se, dopo la carica di adrenalina, il suo corpo avesse deciso di crollare, facendolo stare male.
Strinse gli occhi, nel panico, cercando di respirare profondamente, in un vano tentativo di calmarsi e cercò di trattenere il suo pianto più che potè, sperando che l'altro non lo sentisse.
Non poteva mostrarsi così debole, aveva bisogno di reggere, almeno un altro po'.
Wade aveva bisogno di lui.
Appena riuscì a regolarizzare il respiro e le sue lacrime smisero di scendere, tirò lo sciacquone, assicurandosi di non aver sporcato in giro, per poi lavarsi i denti e la faccia.
Si guardò quindi allo specchio, sperando che non sembrasse troppo devastato.
Ovviamente, era in condizioni pietose.
Sperò quanto meno, che l'altro non se ne accorgesse.
Fece quindi un sospiro profondo, prendendo poi la cassetta del pronto soccorso con sè.
Come ritornò, notò che Wade si era sistemato meglio sul divano e aveva posato una mano sul petto, mentre il suo sguardo sembrava essere contorto dal dolore.
Quella vista gli spezzarono il cuore e sentì nuovamente gli occhi farsi lucidi.

"... Tutto okay? Sei stato parecchio in bagno." mormorò il canadese, lanciandogli un'occhiata indagatrice.

Il moro si morse il labbro inferiore, cercando di contenersi, scrollando la testa, nel tentativo di darsi un contegno.

"Dovrei essere io a chiederlo a te, ti pare?"

Ecco che a quelle parole, il biondo tacque nuovamente e il newyorkese ne approfittò per sedersi di fianco a lui, prendendo il necessario dalla cassetta.
Maledicendosi per le sue mani che avevano preso a tremare, prese innanzitutto dei fazzoletti pulendolo come meglio poteva dal sangue, cercando di trattenere la nausea dovuta a quell'odore ferroso che aveva invaso la camera.
Appena ebbe finito, lanciò i fazzoletti il più lontano possibile, osservandogli il viso decisamente più pulito, per cercare di capire meglio la situazione: aveva un occhio nero, il naso ridotto malissimo - molto probabilmente era rotto - e aveva una sfilza immane di ecchimosi rossastri sul viso e sulle braccia.
All'apparenza, sembrava che non si fosse difeso per niente, il che era strano per uno come lui.

"... Come ti senti? Vuoi che ti porti all'ospedale?"

"No, non è necessario. Ci sono abituato."

Quelle parole, fecero scappare ulteriormente un altro campanello d'allarme e si ricordò di quei lividi che gli vide tempo fa in infermeria.
Che fossero collegati?
Decisamente, c'era qualcosa che non andava in quella storia e, cavolo, quanto si malediceva per non aver insistito troppo, quella volta.

"Ascolta..." mormorò il newyorkese, cercando di assumere un tono di voce più fermo possibile "Si può sapere che è successo?"

Il maggiore si fece silenzioso e l'altro si ritrovò a mordersi il labbro inferiore dal nervoso, mentre iniziava a mettere del disinfettante in un pezzo di cotone.

"Wade, non sei d'aiuto se fai così. Non va bene la cosa e, se è una cosa che va avanti da tempo, dovremmo fare qualcosa a riguardo." disse ancora e, constatando che l'altro continuava a tacere, sospirò frustrato "Okay, allora ti farò un discorso vago, visto che non mi vuoi dire che diavolo è successo."

Il ragazzo posò gli occhi azzurri su un punto non ben definito del pavimento, come se cercasse di evitare gli occhi del suo amico, che iniziò a passargli il cotone su tutto il viso.

"Non so che è successo, se hai fatto o non hai fatto qualcosa ma non importa. Sai perchè? Perchè nessuno dovrebbe azzardarsi a fare qualcosa del genere, per nessun motivo. Nessuno, capito? Non so il motivo, ma non dovresti proteggerlo."

In tutta risposta, il ragazzo sbuffò e Peter non sapeva davvero più che altro dire, per convincere l'altro a parlare.

"Oh, andiamo!" sbottò disperato "Possibile che non ci sia niente che posso dire o fare per farti aprire con me? Siamo amici, maledizione!"

Finalmente, a quel punto, il canadese posò gli occhi azzurri sui suoi nocciola e, dopo un lungo istante, sembrò borbottare qualcosa.

"... Wade, non ho capito..." mormorò il newyorkese, inclinando il capo.

" Dicevo..." disse in un sussurro appena udibile "Ci tieni così tanto a sapere questa cosa? A qualsiasi costo?"

Peter si irrigidì per un istante a quelle parole, percependo che ci fosse come un significato nascosto a quella domanda ma non riuscì a capire quale.
Ad ogni modo, non era importante, visto che la risposta era abbastanza ovvia.

"Certo."

Il maggiore tacque nuovamente e sembrò quasi osservare ogni piccolo dettaglio e movimento di Peter, tant'è che quest'ultimo si sentì parecchio a disagio.

"Allora..." sussurrò l'amico, guardandolo negli occhi "Mi abbracceresti?"

Lì per lì, a quella domanda, il minore alzò il sopracciglio.
Che diavolo gli chiedeva in un momento simile? E che era tutta quella fissa per gli abbracci quel giorno?!
Improvvisamente, si mise a riflettere su quella richiesta.
Forse, quello era il suo modo di chiedere aiuto e conforto da qualcuno che reputava suo amico e, magari, non conosceva altro modo.
A quel pensiero, sentì il cuore farsi pesante.

"Se non vuoi, non-"

"D'accordo." esclamò prontamente il ragazzo, per poi aprire le braccia, guardandolo infine con fare impacciato "Solo- Uh- non penso di saper abbracciare qualcuno."

A quel commento, il canadese fece un sorriso storto, forse credendo che stesse mentendo.

"Oh, andiamo, non guardarmi così, sono serio!" sbraitò il newyorkese, in completo imbarazzo "Lo sai anche tu, no? Che non sono uno che dà affetto facilmente."

"Okay okay, ho capito Petey pie. Allora mi- sai- accascio su di te e poi stringi? Magari piano eh, che sono malconcio."

"... 'Ti accasci'? Non stai mica mor--"

Prima che potesse finisse di parlare, ecco che Wade si catapultò sul suo petto, poggiando il mento sulla sua spalla.
Se non fosse che era agitato da morire per l'incolumità dell'amico, sarebbe morto dalla vergogna.
Appena l'altro si fu sistemato, lo strinse, cercando di fare più piano possibile, iniziando ad accarezzargli in maniera impacciata la schiena.
Improvvisamente, il canadese scoppiò a ridere di gusto.

"Oddio Petey, sei davvero negato... Non pensavo che qualcuno potesse fallire in qualcosa del genere! Sembra che stai, non so, accarezzando un cane..?"

A quelle parole, il ragazzo avvampò vergognosamente.

"Cos- O-Oh senti, ti avevo avvisato che- che sono negato-!!" balbettò, imbarazzato " E poi... e poi... sono più tipo da gatti."

"Ahaha, certo, certo." esclamò il maggiore, stringendosi di più a lui "Puoi provare ad accarezzarmi i capelli?"

Con un evidentissimo broncio sul viso ed uno sbuffo infastidito, cercò di fare come gli era stato chiesto e cercò, stavolta, di essere più delicato e, gradatamente, sentì l'altro rilassarsi fra le sue braccia.
Era quasi ironico come, vista da fuori, quella scena poteva sembrare dolce.
E sarebbe stato anche giusto così, erano solo dei ragazzini, non avrebbero dovuto affrontare questo genere di cose.

"Era mio padre."

Sentita quella frase, il sangue gli si gelò e, per un istante, smise di respirare.

"Tuo... padre?" ripetè, sperando di aver sentito male.

"Giààà, il mio vecchio, in carne e ossa." commentò il biondo con uno sbuffo "E' sempre stato così, fin da quando ho memoria. Non è che ci si prende sempre a cazzotti, eh! Ma oggi... Beh, era più incazzato del solito. Penso non avesse creduto che stavo frequentando corsi pomeridiani a scuola e che ero ad abbordare qualcuno eeeee oddio, come dargli torto. Certo, poteva anche evitare di prendermi cazzotti di front-"

"Wade." mormorò l'altro, con tono grave "Il fatto che sia tuo padre, non migliora di certo le cose, anzi. Dovresti denunciarlo, non può fare così. E'... è sbagliato."

"Aaah Petey, non è mica così semplice." sussurrò, accoccolandosi di più a lui "Innanzitutto, è un ufficiale dell'esercito. Il che è buono, visto che non sta mai a casa e posso fare quello che mi pare. Il male, è che quando c'è fa danni ma, ehi, tutti lo rispettano, perchè gli avranno dato chissà che sbrilluccicosa medaglia al valore, wow! Sai che succede se lo denuncio? Mi ridono in faccia e becco altri cazzotti eee sai, non credo di essere così masochista."

"...Io..."

Effettivamente, il discorso dell'amico non faceva una piega ma la cosa non faceva che farlo sentire inutile.

"E...e... tua madre? Non può aiutarti...?"

"...E' complicato." mormorò il canadese, poggiando la fronte sulla sua spalla "Ma diciamo che sono solo. E diciamo anche che non sono abbastanza autosufficiente per dire, to', 'vado a vivere da solo'. Quindi preferisco divertirmi in giro ed andare avanti, in qualche modo, semplice."

Dio, quella situazione sembrava davvero senza uscita.
... Se solo fosse più forte, forse lui avrebbe potuto-

"Pete?"

Sussultò inesorabilmente come si sentì chiamare e, voltandosi di scatto, vide suo zio Ben che lo guardava fra il perplesso e l'imbarazzato.
Effettivamente, stava abbracciando e coccolando un ragazzo nel soggiorno... chissà che diavolo avrà pensato.

"Uh, zio... "bofonchiò imbarazzato, spostandosi lentamente dall'amico " Non è come--"

"Oh, buon dio, figliuolo, che ti è successo?"

Appena si rese conto delle condizioni del canadese, gli si avvicinò, osservandolo minuziosamente con preoccupazione.

"Eeeeeeermh, guardi, sono meno gravi di quello che sembrano." esclamò il biondo, cercando di scherzare sulla cosa "Giuro, ho fatto decisamente più danni io al-"

"Peter, prendi il cappotto e manda un messaggio alla zia e avvisala che torniamo più tardi." disse l'uomo, in tono fermo "E tu ragazzo, ce la fai ad alzarti? Ti porto all'ospedale, hai seriamente bisogno di aiuto. E non accetto un no come risposta."

Wade esitò per un istante, per poi sbuffare appena e annuire, alzandosi con qualche difficoltà.
Mentre mandò il messaggio come gli era stato ordinato, il newyorkese non potè fare a meno di guardare zio Ben che aiutava a sorreggere Wade, per portarlo alla macchina.
Mai come in quel momento desiderò essere grande e forte come lui.

****************

"Fortuna che non è nulla di grave, ragazzino. La prossima volta, cerca di evitare le risse con i tuoi amici, okay?"

Il biondo se la rise di gusto al commento dell'infermiera, blaterando qualcosa sul fatto che non poteva di certo fermare i suoi ormoni adolescenziali.
La capatina all'ospedale si rivelò abbastanza lunga ma, fortunatamente, l'amico non sembrava avere niente di rotto: era solo un po' tanto ammaccato.
Tuttavia, visto che un minorenne era ridotto comunque abbastanza male, sopraggiunsero un sacco di domande e Peter si chiedeva come l'altro riuscisse a mentire così bene sull'accaduto - lui stesso aveva dovuto mentire a zio Ben ed era stato assai difficile, oltre che estremamente doloroso.
Si chiese se era dovuto al fatto che, il maggiore, fosse ormai abituato a quelle domande e quel pensiero non fece altro che aumentare il peso che sentiva nel suo cuore.

"Senti, so che il tuo amico ha detto che non vuole un passaggio per tornare a casa." aveva esordito l'uomo, come Wade si fu allontanò per un istante per andare al bagno "Ma non mi sembra il caso di lasciarlo da solo, in quelle condizioni. Cerca di stargli vicino quanto puoi, okay? Magari a te, che sei suo amico, darà retta."

Peter dubitava fortemente di quelle parole - se non era riuscito a convincerlo ad andare all'ospedale, figurarsi accompagnarlo a casa - ma era d'accordo con lui sul fatto che non poteva mollarlo in quel modo, ecco perchè rimase con il biondo alla fermata del pullman, lasciando lo zio, con un bacio sulla guancia e la promessa di non fare troppo tardi.

"Uh... Perchè non sei tornato a casa con tuo zio?" chiese immediatamente il maggiore, sospettoso.

"Io- emh- avevo voglia di camminare un po'... Tutto qui" bofonchiò il moro, abbassando lo sguardo.

"Ah-ah, certo, come no." ribattè l'altro, per poi sbuffare sonoramente "Sei un pessimo bugiardo, Petey, ma sei adorabile quando ci provi, quindi te lo concedo. Ad ogni modo, senti, non te la prendere, ma non voglio che - insomma- ti avvicini lì, non quando c'è quello là, okay? Non è sicuro."

A quelle parole, il minore strinse i pugni, sentendosi frustrato dalla situazione.
Era sicuro che, se fosse grande e forte come lo zio, non avrebbe detto quelle parole e si sarebbe fatto aiutare e, anzi, avrebbe pure trovato una soluzione a quella faccenda.
Ed invece...

"... Uuuuh, non dirmelo Petey pie- ti sei offeso?" continuò l'amico, inclinandosi lievemente, posando l'indice nel punto esatto in cui la fronte del minore era aggrottata "Dai, lo sai che non lo sopporterei se fossi arrabbiato con me- farebbe più male di tutti i pugni del mondo."

"Non dirlo manco per scherzo, stupido." rispose in tono acido, lanciandogli poi un'occhiataccia.

A quel punto, il canadese si bloccò e spostò la mano dalla fronte ai capelli di Peter, scompigliandoglieli con affetto, ricevendo in cambio borbottii di protesta.

"Ah, mio caro, tu sottovaluti il potere che hai su di me." esclamò con fare melodrammatico "Sarei davvero tristissimo, dopo tutto quello che ti ho fatto passare oggi, poi..."

Tacque, per poi allontanare la mano e fare un passo indietro, rivolgendogli un sorriso malinconico.

"Mi dispiace."

Il moro lo guardò con tristezza a quelle parole e, subito, sentì come un nodo alla gola.

"Non-" sussurrò, per poi schiarirsi la voce "Non ti devi mica scusare, non hai fatto nulla di male."

Nonostante le sue parole, l'espressione del maggiore non cambiò e successivamente si voltò.

"Oh, quello è il mio pullman." esclamò, forse in un vano tentativo di cambiare discorso "Almeno ti faccio tornare subito a casa."

"Già..." mormorò l'altro, con un sospiro.

Farlo ragionare e fargli capire che non era un problema e che, anzi, l'avrebbe accompagnato volentieri a casa, sembrava abbastanza inutile.

"Ad ogni modo." disse ancora il canadese, facendosi pensieroso "Mi è dispiaciuto, sai, che sia saltata l'uscita oggi. Avevo già in mente di farti imparare un sacco di termini in francese."

"... Beh, sarà per la prossima volta" disse quindi Peter, con un mezzo sorriso "Ma sei ancora in tempo, se vuoi, puoi dirmi una frase ora, prima che arrivi il pullman. Ma ti avverto, sono pessimo nelle lingue."

Wade se la rise di gusto a quell'affermazione, per poi pensarci per un breve istante ed, in seguito, avere come un'illuminazione.
Il moro lo vide deglutire e guardarlo con un certo nervosismo, per poi dirgli una frase in francese.
Doveva ammettere che era affascinante mentre sussurrava in una lingua straniera ma, ahimè, aveva imparato a sue spese quanto avesse un debole per la voce dell'altro.

"...Quindi?" disse il biondo, appena ebbe finito, con una certa apprensione alla voce.

"Uh? Mi hai fatto una domanda?" esclamò il minore, confuso da quell'improvviso cambio d'umore dell'altro "Te lo detto che non sono portato per le lingue, no? Che mi hai detto? Qualcosa di importante?"

Il maggiore esitò per qualche lunghissimo istante, a bocca semi socchiusa quando, l'arrivo del pullman lo fece sussultare di colpo.

"Io- No, niente." mormorò l'amico, sorridendo come se nulla fosse "Ora scusa ma vado. Ci vediamo a scuola, Petey!"

Ecco che, come il pullman si allontanò, come vide l'altro allontanarsi sempre di più, salutandolo energicamente con la mano, il newyorkese ebbe di nuovo la spiacevole sensazione di aver sbagliato qualcosa.



//Salve a tutti!
Okay, non so come, non so perchè, sono riuscita all'ultimo a pubblicare prima di dicembre ahahah
Beeeh, cosa ne pensate di questo capitolo? Vi piace? :3
Fatemi sapere nei vostri commenti.
Su su, lo vedo che siete in tanti a seguirmi u_u
Ad ogni modo, ringrazio tutti quelli che seguono la storia e, in particolar modo, ringrazio la mia amica Alice che anche a sto' giro mi ha aiutato a correggere qualche punto. ;_; Bless her <3
Ci vediamo al prossimo capitolo (che sarà a Dicembre\Gennaio, causa feste natalizie) ! <3 <3
   
 
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