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Autore: Calipso19    30/11/2019    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Ho imparato che la gente si dimentica quello che hai detto, la gente si dimentica quello che hai fatto, ma la gente non potrà mai dimenticare come li hai fatti sentire.


USA, Los Angeles
Blue Rose Street
11 luglio 1983

Erano appena le sette del mattino quando Jackie uscì di casa fischiettando.
Allegra ed energica come al solito, salì in macchina non prima di aver caricato in macchina degli ingombranti e sospetti sacchi neri, contenenti calze, sciarpe, giacconi e lunghi pezzi di stoffa.
Servivano a lei e al suo compagno di giochi per fabbricare nuovi travestimenti per circolare fra la gente comune senza attirare sguardi, poiché fra le tante cose che Jackie si dilettava di fare, spiccava nettamente il lavoro di cucito.
Rose, nascosta dietro la tenda di casa sua, spiava con attenzione tutte le mosse della vicina.
Poi, spinta da un'irrefrenabile curiosità si convinse a uscire, e uscì.

Non seppe mai per quanto tempo seguitò a starle alle calcagna, poiché nel timore di perderla di vista non le staccò più gli occhi di dosso.
Sapeva solo di aver percorso molta strada, perché quando si riscosse dai suoi pensieri non riuscì più a orientarsi.
Nonostante ciò, decisa più che mai a non badare ai propri fatti, continuò imperterrita a seguire l'ignara Jackie, che intanto era in attesa davanti a un cancello dopo aver suonato il campanello.
Dalla lussuosa abitazione uscirono tre uomini.
Uno di loro prese Jackie a braccetto e insieme si incamminarono, cominciando a conversare in modo, da come riusciva a vederlo, alquanto piacevole.

Li seguì per più di un'ora, ma la sua non era una presenza invisibile e quando si sentì afferrare da dietro con violenza da mani robuste si accorse di aver davvero esagerato.
Voltandosi verso i suoi aggressori, notò che erano affettivamente due (poiché le mani che l'avevano afferrata per la vita erano ben quattro), ed erano uomini eccessivamente robusti.
Di loro riuscì a scorgere principalmente gli abiti eleganti e neri, e degli occhiali scuri che rendevano le loro espressioni ancora più altere.
Uno di loro era biondo, l'altro moro dalla pelle color cioccolato.
Ma anche se la paura l'aveva frenata per un momento, la sua natura selvaggia riemerse in un baleno e la portò e reagire con violenza.
Era in una strada poco frequentata, e urlare non sarebbe servito a molto, così si divincolò in modo piuttosto indecoroso.

- Lasciatemi! Lasciatemi brutti mostri! - strillò. - Chi siete? Che cosa volete?

- Fai silenzio! - le ordinò l'uomo biondo con voce ferma, e sempre tenendola forte la condusse ancora più in fondo a quella via, dove nessuno avrebbe potuto disturbarli.
Le lasciò la vita, ma continuò a trascinarla per il polso.

- Cosa diavolo volete? - Rose cercava di fuggire, ma la stretta dell'uomo era davvero troppo potente. Per un attimo credette che le breve rotto l'osso.

- Abbiamo visto che stavi seguendo due persone - spiegò l'uomo di colore - E non negare, perché ne siamo assolutamente certi.

- Perché li segui? Cosa vuoi da loro? Sei una ladra? Una paparazza? Ti avvertiamo: lasciali stare. - la minacciò il biondo.

Rose cominciò a sudare. Quegli uomini l'avevano scoperta, ma che rapporto avevano con Jackie e quell'uomo che era con lei?

- Non sono una ladra! - rispose con arroganza. - E non ho paura di voi. E quel che faccio non vi riguarda affatto!

I due stavano per risponderle, ma proprio in quel momento arrivarono Jackie e Michael.
La prima, appena scorse la vicina di casa, sbarrò gli occhi.

- R-Rose??

Appena la vide, la rossa ricominciò a divincolarsi.

- Jackie! Che diavolo!

- Albert, lasciala!

- Non posso. Vi stava seguendo.

- E va bene, lo ammetto. Jackie, mi devi spiegare alcune cose: perché mai non mi hai detto che avevi un fidanzato?

- Eh?

- Insomma, non ti ho più visto a casa. Sei sempre fuori, ora ho scoperto perché. Ti ho seguita perché volevo scoprirlo.

Dopo un attimo di puro stupore, la castana si mise a ridere, e l'uomo accanto a lei, muto e impassibile fino a quel momento, sorrise.

- Cosa ridete? Vi pare il modo! Questi due mi hanno afferrata e mi hanno fatto prendere un bello spavento! Mi devi delle scuse Jackie!

- Bè, perdonami Rose, ma hai frainteso. Questo ragazzo non è il mio fidanzato.

- E allora chi è? E perché non mi hai detto nulla? - La curiosità le aveva fatto dimenticare tutti i principi della discrezione e anche le mani di Albert che erano ancora strette ai suoi polsi.

- Bè… - A quel punto, il ragazzo accanto a Jackie decise di prendere la parola.

- Jackie, credo che non sia giusto far preoccupare la tua amica. - Così dicendo si avvicinò a Rose. - Non prendertela con Jackie, lei non poteva dirti nulla per un semplicissimo motivo.

Avvicinandosi Rose aveva avvertito il dolce profumo del ragazzo, e anche la sua voce si era resa più dolce e naturale.

- Mike, non avrai intenzione di..? - Jackie era sorpresa. Michael si voltò verso di lei per un attimo.

- Non vedo che male ci sia, tanto di qui non passa nessuno. Inoltre la tua amica sembra davvero agitata. - Si rivoltò verso Rose, che lo guardava in silenzio con attenzione e sorpresa. - Vedi, Jackie doveva mantenere questo segreto perché.. ehm..

Si avvicinò ancora di più. Con una mano sciolse la sciarpa e con l'altra tolse i finti baffi e gli occhiali. Appena riconobbe quel bel viso Rose spalancò la bocca dallo stupore.

- Non ci posso credere - riuscì a dire poco dopo - Tu.. tu sei… sei…

Michael pose l'indice davanti alle labbra ammonendola al silenzio, e Rose chiuse la bocca. Lui si rimise occhiali e baffi.

- Ora capisci? - chiese Thomas, più gentilmente.

- Si. - Rose si voltò verso di loro. - Dunque voi siete le sue guardie del corpo.

- Si. - rispose Albert.

- E mi avete presa perché pensavate che potessi far del male a loro vero?

- Si. - I due uomini avevano radicalmente cambiato atteggiamento, ora erano molto più cortesi, e la loro espressione si era assai addolcita.

- Ci dispiace averti afferrata così sgarbatamente, ma dobbiamo stare molto attenti. - le spiegò Albert.

- Ma perché ti devi travestire? - chiese Rose a Michael. La domanda era così ingenua che lo fece ridere.

- Perché altrimenti non potrei nemmeno uscire di casa!

- E tu come fai a conoscerlo? - chiese Rose, ancora stupita, a Jackie. - Voglio dire, è Michael Jacks..  

Non riuscì a terminare poiché Jackie si era gettata su di lei tappandole la bocca.

- Shht! Qualcuno potrebbe passare e sentire! - disse.

- Troppe domande! - esclamò Michael. - Andiamo a casa, così potremo raccontarti. - la invitò.

Rose non aveva mai viaggiato su una limousine, ma in quell'occasione la cosa non le importava.
Nell'elegante soggiorno di casa a Encino Michael si fece conoscere, e le raccontò la sua storia. Dopodichè, lei gli raccontò la propria.
La sua presenza da famosissima postar, in pochissimo tempo, non la emozionò più di tanto, e ai suoi occhi Michael comparve con un normalissimo essere umano.
In compagnia di Jackie, i due entrarono in simpatia, e anche Michael superò la sua barriera di timidezza che lo accomunava.

- Non lo dirò a nessuno. - disse Rose quando arrivò l'ora di salutarsi. - Promesso.

- Ci conto. - le salutò Michael, e le due ragazze tornarono a casa assieme.

- Come mai ti disturbava il fatto che passassi così tanto tempo fuori casa Rose? - le chiese Jackie una volta in macchina. - Tanto da seguirmi di nascosto!

- Non lo so. - le rispose semplicemente. - E tu perché non mi hai detto che conoscevi Michael Jackson?

- Non è una cosa che posso dire in giro. - le spiegò. - Sai, qualche fotografo potrebbe interessarsi anche a me e la cosa darebbe fastidio.

- Mmh. - rimasero in silenzio per qualche minuto. - E' buffo però! Voglio dire, andare in giro a braccetto con una delle star più celebri senza che nessuno se ne accorga.. ma perché lo fate?

- Per passatempo.

- Ma Michael ha tanti soldi, e una casa così grande.. con tutti gli svaghi che può permettersi.

- Nulla paga la compagnia di qualcuno - rispose Jackie seriamente - Sopratutto se sei solo e non hai nemmeno lontanamente la possibilità di farti degli amici.

Quella frase fece scattare qualcosa  di simile a una molla in Rose, come una porta aperta, un pensiero mai captato.
I ricordi recenti che aveva di Michael, appena conosciuto, le gote quasi sempre rosee d'imbarazzo, il suo sguardo umile e sfuggente, e quella scintilla di pianto che gli illuminava gli occhi.
Ora riusciva a vedere la sua solitudine, e se ci riusciva lei, che l'aveva appena conosciuto, una persona come Jackie, che per lei Michael era come un libro aperto, cosa riusciva a vedere in lui?
Sicuramente tutta la sua anima, e nessuno avrebbe potuto di dire di conoscere questo curioso personaggio meglio della ragazza ricciuta.

Da quel giorno Rose imparò una lezione molto importante: a farsi i cavoli suoi.
E da quel giorno, non c'era occasione che non notasse Jackie andare da lui con i vassoi colmi dei propri biscotti che aveva infornato appositamente per lui.
E quei pensieri gentili si tramutarono in visite periodiche, incontri e anche gite al parco o al luna park.
Non si può dire che rose e Michael diventassero amici, ma certamente impararono a divertirsi insieme come persone che ne hanno bisogno.
 
---


Non mi dilungherò molto sull'estate che seguì, perché non attirerebbe molto la nostra attenzione.
Basterà dire che portò con sè valangate di premi, successo e … vicende amorose.

La prima ad accorgersene fu Jackie che, all'assegnazione dei Grammy Awards, ai quali aveva avuto occasione di partecipare come spettatrice in compagnia di Q, notò del fuoco accendersi negli occhi della celebre Brooke Shields, la famosa e affascinante attrice, nei confronti del suo compagno di giochi.
La sua buon'anima, casta a pura, non le permise di costruirsi in mente pettegolezzi e constatazioni affrettate (per nostra fortuna, perché di pettegole in giro ce nè sono tuttora sin troppe).
Tuttavia il suo occhio osservatore ci aveva visto giusto anche in quell'occasione.
E quando le visite dell'attrice si spinsero anche a Encino, la questione cominciò a spaventarla.

Erano appena i primi di agosto, ed era a casa Jackson da tutta la mattina quando a mezzogiorno Michael si congedò e sparì.
Quel pomeriggio sarebbero venuti in visita alcuni fratelli, fra cui Jermaine, Tito, Marlon e le tre femmine, e Jackie pensò che Michael si fosse dileguato nel tentativo di non dover sopportare i loro pesantissimi caratteri, rifilandoli a lei, in un involontario dispetto.

Nonostante tutto era felice di vederli, e loro di vedere lei, perché in comune avevano l'infanzia passata assieme, e tanti ricordi da condividere.
Jackie era come una sorella per tutti, eppure spiccava fra di loro, non solo per i colore della pelle e dei capelli, ma per la bellezza.
E ciò impietosì gli animi delle giovani donne Jackson che la catturarono subito nel loro covo di chiacchiere, graffiandola con artigli di pettegolezzi.
Janet era, come lei, sinceramente gentile, e non intendeva farle dispetto o raggirarla nonostante l'invidia provata che tentava di seppellire.
Rebbie e LaToya erano il polo opposto: non erano partite con l'intenzione di attaccare la piccola Jackie, ma il loro orgoglio femminile glielo imponeva sapientemente.
Così, una volta catturata la preda, iniziarono a divorarla con una serie di finti sorrisi e falsi complimenti che avrebbero fatto rabbrividire la più accorta delle giovincelle.
Jackie non si accorgeva nel loro intento, ingenua com'era in giovinezza, ma percepì l'atmosfera pesantissima e una parte di lei, che prepotentemente cercava di reprimere, voleva scappare.

La spinsero a raccontare di sè, del suo lavoro, e dopo parlarono del proprio, e Jackie ascoltava, e non poneva mai domande con la stessa famelica curiosità delle altre tre.
L'idea malsana che si fecero di lei le tre sorelle Jackson le portarono a compatirla e nulla poté fermarle dal dimostrare il loro disprezzo nei suoi confronti, seppur in maniera compassionevole e falsamente cordiale.
Tuttavia, la maniera in cui Jackie aveva racconta di vivere non riuscì a non concretizzare una certa curiosità.

- Sei così diversa dalle ragazze che conosciamo, e così volubile. Nel senso buono intendo - osservò Janet.

- E' vero! - ribattè LaToya.

- Fai progetti per conto tuo - continuò la sorella minore. - Ti guadagni da sola i tuoi soldi e non hai ancora avuto un compagno. Questa cosa non ti mette un pò a disagio?

- Non ci ho mai pensato! - Jackie sorrise.

- Ma tutte devono aver avuto un fidanzato, per forza, no?

- Già, e poi, con quel bel faccino che hai… - I loro occhi affamati di sapere le incutevano un pò di timore.

- Non ho nulla da raccontare al riguardo.

- Ma avrai avuto qualcuno che ti facesse la corte, no?

- Si, qualcuno….

La situazione stava degenerando, ma fortunatamente mamma Katherine la tirò fuori da quel mare d'imbarazzo dov'era caduta.
Seppur non fosse sua figlia, Katherine considerava Jackie come tale, e detestava l'idea che qualcun altro, anche che si trattasse del sangue del suo sangue, mettesse malsane idee in testa all'unica anima innocente che le era rimasta.

- Perché Michael non è qui? - chiese LaToya alla madre. - Sapeva che saremmo arrivati a fargli visita, no?

- Credo che si stia preparando per i Grammy Awards, tesoro.

E infatti Michael, in quel periodo, stava ricevendo così tanti premi cui non aveva più posto dove metterli.
Il suo successo l'aveva portato davvero all'apice, e la quantità di statuette d'oro e di platino che si era portato a casa era esorbitante.
Jackie aveva dovuto aiutarlo a trasportarle, mettendole non senza delicatezza, nelle cassette della frutta che si era occupata di portare per l'occasione.
Quella trovata aveva fatto sorridere molti di coloro che stavano dietro le quinte della premiazione, e ancora una volta Jacqueline Foster si era fatta riconoscere, involontariamente, come 'l'assurda amica di Michael Jackson'.
Quella sorta di soprannome di riconoscimento l'avrebbe accompagnata anche negli anni a venire.

I Grammy Awards non avevano portato solo premi e successo.
Come già detto, nell'aria vi era odore di novità, e Jackie fu la prima ad annusarlo.
Quel profumo sapeva di buono, di eleganza, di fascino… di donna.

- Michael, come va?

- Tutto bene mia cara, ma non direi lo stesso di te. Ti vedo.. turbata. Cosa c'è che non va? - chiese preoccupato.

- Assolutamente niente.

E invece c'era.
Ma non era grave, perché era solo una lievissima sensazione di irritazione.
Dopo diverso tempo, che andò da luglio ad agosto, Jackie scoprì il motivo del malessere provato, quando se lo ritrovò in casa a Encino.
La giovane attrice aveva l'aria di una sirena, e i suoi capelli castani parevano tele appartenenti all'arcolaio di una dea.
Michael sembrava molto preso da lei, ma il turbine di nuvole nere formatasi nella mente di Jackie mi impedì di approfondire tale argomento.
Tuttavia, fu un periodo che durò un battito d'ali, e nessun effetto di tale vicenda venne subìto in seguito.
Per nostra fortuna.
 
  
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