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Autore: Cdegel    01/12/2019    6 recensioni
Questa è una raccolta dedicata a Camus di Aquarius, i suoi allievi, Milo di Scorpio e Agasha, soprattutto. In parte i racconti sono collegati alla long "Fino in Fondo", in parte riprendono alcune parti dell'anime, riviste. Buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agasha, Aquarius Camus, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milo aveva ammesso di averla chiamata. Forse. L'altra notte. Magari era questa la ragione per cui non si faceva sentire. Aveva azzardato. 
"In che senso?"
"In che senso cosa?" Titubante
"Forse l'hai chiamata" aveva detto, aggrottando le sopracciglia
"Eh!"
"L'hai fatto o no" spazientito
" ... sì"
"E?" Lo incalzava
"E... credo ...di averle detto ...che eri morto" Aveva ammesso. 
"Ma tu sei un coglione!" Aveva sbottato
"Disse il coglione" Aveva ribattuto con tranquillità.
A quelle parole Camus lo aveva guardato sbigottito. "Non lo sei?!" Aveva chiesto Milo, fissandolo negli occhi. Le braccia incrociate sul petto. "Devo ricordarti che ti sei fatto ammazzare dal tuo stesso colpo segreto!?... Ti senti così intelligente?! Superiore... Da incazzarti con me per una telefonata!?"
Non aveva ribattuto. D'altronde era la verità. Aveva spinto Hyoga fino al limite per punire sé stesso. Uccidendosi con le sue mani. Di fatto. Forse un po'. Coglione
Ma chiamarla! Chiamarla per dirle che lui era morto! Milo come si poteva definire?!
 
Agasha e Camus di sentivano ogni giorno. Anche solo per una sciocchezza. Per un saluto. Solo per sentire uno la voce dell'altra.
"Voi siete innamorati" rideva Milo
"Molto di più. Siamo amici" rispondeva Camus. Era così preziosa. Agasha. Certo che l'amava. Ed era ricambiato. Ma non era quel sentimento comune che si poteva credere. Era un legame più forte. Che non si poteva incasellare nella parola amore, non nella forma consueta, che non si adattava a ciò che lui provava e a ciò di cui aveva timore. Ci aveva pensato a lungo. A questo legame. E non era mai riuscito a dargli un nome. Semplicemente non poteva fare a meno di lei. Ma non aveva provato gelosia quando Endien gli aveva detto di essersi invaghito di Agasha. Questo lo aveva tranquillizzato. Non di sarebbero mai perduti. Lui e lei.
 
Almeno finché Milo non l'aveva chiamata per dirle con tanto tatto che lui era morto
"Ma come cazzo ti è venuto in mente!? Chiamare Agasha!? Dopo una battaglia!?"
"Ero disperato"
"Non abbastanza! Chiamare Agasha! Al telefono le dici che sono morto!? Ma come cazzo si fa!?"
"Senti un po'! Non sono io che mi sono fatto ammazzare! Chiaro!? E dovevi provare a starci al mio posto! Per la seconda volta! A vederti li per terra. Che non respiravi!  a raccoglierti congelato! Tu non hai idea di come..."
Abbassò lo sguardo. Di come si era sentito. Non disse altro. Gli diede le spalle
"Sai dove abita no!? Va da lei! vedrà che sei vivo e penserà che il coglione sono io. E invece sei tu. Lo ribadisco. Un grandissimo. Coglione."
Lo lasciò solo. 
Era stato ingiusto con Milo. Sleale. Era stato l'unico dei Gold Saint a non arrendersi, a provare e riprovare a risvegliarlo. 
Lo aveva sentito, il suo cosmo, che cercava di scaldare il suo corpo. La sua voce. Le sue lacrime. 
E lui che diritto aveva di adirarsi? Era vero. Agasha doveva avere sofferto tanto a quella notizia. Ma avrebbe capito. Avrebbe capito le ragioni di Milo. Certamente, conoscendola, avrebbe capito meno le sue. Proprio come non le capiva, o non le accettava, Milo. Che lo aveva vegliato tutta la notte. Non lo aveva lasciato solo un momento, dopo la battglia. Doveva essere sfinito. 
E lui?
Lui non trovava niente di meglio da fare che rimproverargli la sua disperazione. Hai ragione. Sono un grandissimo coglione.
Scese al volo dal letto, si vesti' velocemente e rincorse l'amico. Lo raggiunse
"Milo"
Si volse e gli sorrise. Non riusciva a provare rabbia. Tanto era felice di riaverlo vicino. Anche se non glielo avrebbe mai detto. Che era morto di paura. Anche se, era certo, lui lo sapeva. Quale terrore aveva vissuto.
Non avevano bisogno di parole. Si capivano con uno sguardo, Aquarius e Scorpio. Perderlo lo aveva atterrito. 
"Vuoi andare da lei?"
Annuì.
"Mi accompagni?"
"Certo, se no potrebbe prenderle un colpo. Ha il terrore dei fantasmi... potrebbe pensare che tu sia il tuo fantasma"
"Già... " E chissà perché. In effetti vicino al cimitero non si avventura mai. 
Restò un attimo in silenzio.
"Grazie Milo. Per non esserti arreso. È così fredda. La morte. Il buio"
Milo restò senza fiato. Camus gli aveva confessato ciò che aveva provato. Solitamente nascondeva tutto dentro di sé
"Non pensarci più. Sei vivo. È quello che conta" gli circondò le spalle con un braccio "muoviamoci dai...che Agasha starà versando fiumi di lacrime"
 
Saltarono la recinzione. Il campanello non lo avevano mai suonato. D'altronde era rotto e nessuno di loro gli dava peso.
Milo si chinò a guardare all'interno della casa, attraverso il vetro. 
"C'È. Entro per primo. Poi la lascio a te"
Sussurrò
Scosse la testa. "Ma che c'è che non va?"
"Disperata. Ovvio. Ed è colpa tua. Te lo ripeto. Non mia"
Aprì la porta. Lei non vi bado'. Abbracciava Oro che scodinzolava. Ma non alzò la testa
"Agasha"
Si chinò
"Agasha"
Non si voltava
"È qui. Camus"
"Non c'è più. Qui o altrove" rispose "l'ho perso Milo. Anche lui. Non ho potuto fare nulla. Nemmeno per lui..." piangeva.
Camus non parlò. Non capiva a chi altri si riferiva. Ma vedere Agasha disperata gli spezzava il cuore. Si inginocchiò di fronte a lei. Prese il suo viso tra le mani
"Sono qui"
Sollevò il viso ascoltando quella voce, assaporando il suo tocco. Sorpresa. Restò senza fiato. Prima di perdersi nella felicità
"Camus" si abbracciarono "Camus... Sei vivo ... Sei vivo ..."
Il viso nel collo di lui. Stringendosi al Saint.
Milo di sentiva di troppo in quel momento. Si alzò. Anche i suoi occhi erano lucidi, ma un Saint non piange. Milo.
Fronte contro fronte. I due, ancora stretti l'uno all'altra, sussurravano parole che lui non riusciva a comprendere, tanto il loro tono era basso. 
Per Camus incontrare Agasha, qualche mese prima, aveva rappresentato una rinascita, dopo la perdita di Isaac. 
Isaac. Che era davvero nell'isba, non era un delirio dovuto allo shock. Camus, prima di spegnersi, lo aveva riportato davvero lì, nella loro casa, dove lui lo aveva trovato quando Mu lo aveva teletrasportato là, in seguito all'insistenza di lui.
I due si alzarono. Agasha sorrise. Lui le asciugo gli occhi. "Non voglio più vederti piangere" gli prese la mano "non darmene ragione. Camus"
Bastasse desiderare di vederti felice. Prometterti che non te ne darò più ragione. Bastasse questo, lo farei. Ma Atena non ha riportato indietro i suoi Saints per un caso. Ha richiamato i Gold Saints che Shion ha definito i Gold Saint più forti. Non può essere un caso. Non posso farti questa promessa. Le bacio la fronte "farò del mio meglio per restare vivo. Questo te lo prometto"
"Tanto gli allievi che possono attentare alla sua vita sono finiti" aggiunse Milo. E lui non trovò parole per ribattere. Avrebbe perso comunque, su quel fronte. Milo aveva ragione da vendere, stavolta e lo sapevano entrambi.
 
   
 
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