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Autore: Cossiopea    04/12/2019    2 recensioni
Il passato è un concetto strano.
Ciò che è stato non sarà. Ogni singolo istante di vita, ogni minimo respiro un secondo dopo è già dimenticato, lasciato scorrere verso quella landa della nostra memoria da cui possiamo ripescare i ricordi...
Il passato.
Sono rare le volte in cui qualcuno non rimpiange ciò che è stato, quasi uniche le volte in cui qualcuno è felice della sua vita.
Io non dovevo morire. Non posso.
Hanno provato a rinchiudermi dal mio passato, hanno tentato di farmi dimenticare... hanno sbattuto il mostro in gabbia, un mostro che ogni giorno si lancia contro le sbarre ringhiando e reclamando la sua libertà.
Non posso morire, non posso fuggire...
Sono un tassello dell'equilibrio cosmico, la potenza di una stella rinchiusa in un frammento di universo...
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei sicura di volerlo?

Sì, non voglio altro. Fallo, per piacere, prima che sia troppo tardi.

Soffrirai molto, Jill, questo lo sai?

Non mi importa! Non posso vivere così, non posso continuare... non posso esistere.

Tuo figlio non sarà contento.

Non mi interessa, non mi interessa niente! Metti fine a tutto, Zechra; metti fine alla mia esistenza perché tutto ciò che sono è instabile anche per me stessa. Finché sarò presente in questo universo ci sarà sempre un motivo per scappare, per piangere, per soffrire...

Ciò che dici è molto nobile.

Fallo. Non voglio altro.

 

Una lacrima mi percorse la guancia e si mischiò con il sangue.

La lama spinta nel petto di Paul senza che potessi fermarla, il mio stesso animo che mi disgustava, che osservava ciò che avevo fatto, le vite che avevo spento, senza poter rimediare, senza poter tornare indietro...

Le ali sbatterono e il mio corpo, un ammasso di sangue e brandelli di carne viva, si accasciò accanto ai cadaveri delle persone a cui avevo tolto la vita.

Ero un mostro... Non volevo esserlo.

 

Questa sei tu. E lo sai.

Io non so niente. Non voglio più sapere niente.

Non puoi escludere chi sei, Jill: non potrai mai e immagino che in tutta la storia dell'universo Astar sia il solo a poterti mai fare del male: adesso che sei finalmente libera calpesteremo gli Spiriti, distruggeremo ogni cosa e il controllo del cosmo cadrà in mano ai Demoni... Porteremo il giusto equilibrio.

No, Cos... Non posso...

Che cosa significa?

Non voglio...

Ogni tua parola mi pare distante, madre.

Addio, figlio.

Cosa?

Addio... ci vedremo in un altro universo.

 

La pioggia lavava il sangue, scivolandomi addosso mentre urlavo, piangevo, mentre le ali sbattevano al ritmo dei tuoni che scuotevano la terra... Era finita.

 

Jill?

Sì?

Sei tu?

Sì, Creatore.

Mi ha mandato Zechra.

Lo so.

Lo vuoi davvero?

Ti ringrazio per avermi concesso clemenza, Creatore, ma non voglio più vivere in questo modo... Basta.

Lo comprendo.

Allora cosa aspetti?

Niente... Però è un peccato, Jill. Il cosmo sarà meno divertente senza di te che ti ribelli alla ragione.

Lo so.

Addio, Jillkas. Con te muore la regina dei Demoni, con te muore la leggenda del male.

 

Lentamente i lampi divennero opachi, i tuoni sconnessi, la realtà si fuse con la notte e con le stelle.

La percezione del mio corpo non esisteva più... non esisteva più niente.

Mi ritrovai a guardare le stelle... una galassia lontana, il cuore di un Buco Nero che mi attraeva con la sua forza, una potenza a cui nemmeno Astar potrebbe resistere...

Sorrisi con il corpo che non avevo, lasciai che la mia coscienza scivolasse oltre l'orizzonte degli eventi per crollare in ciò che un tempo avrei ripudiato...

Domandai scusa a chiunque fosse in ascolto, qualunque dio che avesse scelto di ascoltarmi, di osservare gli ultimi istanti di un Demone morente...

Prendendo per mano le tenebre scivolai nell'oblio.




Angolino di Black:

Eh, beh... Fine.
Non so con certezza cosa dovrei dirvi: questo è stato un racconto scritto di getto che, in realtà, non doveva andare a parare da nessuna parte. Poi, senza che me ne fossi resa conto, è saltato fuori tutto questo.
Il piano che Jill morisse era ciò che avevo in testa dall'origine... e non so se sono riuscita a rendere il momento così come speravo fosse.
Non è il racconto migliore che io abbia mai scritto e non ho idea da che angolo della mia mente sia saltata fuori una cosa del genere, ma ringrazio quei pochi lettori che giungeranno fino a questo punto. Vi ringrazio davvero.
Anche se non commentate, anche se io non vi conosco, grazie.
Un abbraccio,

Black Flower

   
 
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