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Autore: Will Darklighter    06/12/2019    8 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 32 – Una difesa disperata

 

LANDO
 
 
Dopo aver accompagnato in città quella meravigliosa fanciulla twi-lek scagionata dall'accusa di spionaggio, il Comandante Carlissian si diresse a bordo della Lucky One, dove già lo attendeva il suo copilota Sullustano, il Capitano Nien Nunb. Durante l’insurrezione che aveva portato alla liberazione di Kashyyyk, aveva comandato la Fregata Hope ma aveva la curiosità tipica dei Sullustani per ogni forma di tecnologia e pertanto aver rinunciato al suo comando pur di sperimentare i comandi della nave modello Firespray-31 pesantemente modificata che un tempo era appartenuta al cacciatore di taglie Boba Fett.
L’intrepido alieno dalle mascelle di topo aveva già avviato i motori della nave e fatto tutti i controlli preliminari.
“Eccomi qui ! – disse Lando con uno dei suoi consueti sorrisi, mentre si accomodava al posto di comando – portaci oltre gli alberi, Nien.”
Il copilota gli rispose prontamente.
“Quas-cu az!1
Appena si misero in volo, i caccia Ala X e Ala B che formavano la squadriglia Rogue ai comandi del Capitano Antilles, si misero immediatamente di coda alla loro scia.
“Tutto bene, Wedge ? – chiese l’ex amministratore di Cloud City al capace ufficiale e pilota.
“Certamente, comandante. Io e i ragazzi sono impazienti di abbattere qualche zanzara troppo cresciuta!”
“Zanzara” era il nomignolo che i piloti dell’Alleanza davano ai caccia Tie imperiali per via del suono che producevano in volo.

Lieto di constatare che fra gli uomini al suo comando il morale era alle stelle, li chiamò a rapporto uno per uno. E fu allora che si accorse che oltre ai 24 della squadriglia, c’era anche un venticinquesimo mezzo in volo. Quando fu il suo turno di riferire, si udirono soltanto i caratteristici suoni di un droide astromeccanico.
“Cos’è questa novità, Capo Rogue ? – chiese Lando più divertito che sorpreso.
“Si tratta di R2D2, sta pilotando il caccia di L … volevo dire del comandante Skywalker. Ha insistito molto per unirsi a noi e allora ne ho approfittato per nominarlo Rogue onorario! – gli rispose il Capitano umano.
“Ogni aiuto è prezioso, state pronti, stiamo per uscire dalla protezione degli alberi! – replicò Carlissian mentre sopra le loro teste comparì il cielo azzurro di Kashyyyk. Dopo una veloce consultazione al navicomputer della Lucky One, il giocatore vide che la Flotta Imperiale era alfine giunta nei pressi dell’atmosfera del pianeta.
“Ricordatevi le nostre consegne – parlò a tutti i piloti, R2 incluso – la nostra priorità sono i trasporti di truppe. Dopo averne eliminati i caccia di scorta, procederemo al loro abbattimento. Più ci impegneremo qui nei cieli di questo verde pianeta e meno i nostri ragazzi a terra dovranno sgobbare. Seguitemi!”
Sempre osservando le istruzioni della strumentazione di bordo Lando e i suoi si diressero verso il punto in cui stavano puntando i primi mezzi nemici in arrivo. Sembrava fossero in numero abbastanza abbordabile per la squadriglia Rogue ma bastarono pochi istanti perché arrivassero segnalazioni di navi in arrivo da praticamente ogni parte e puntavano tutti ai dintorni della foresta dove erano stato approntate le difese del pianeta: miravano a circondarla e la cosa bella è che avevano perfettamente i numeri per riuscirci nonostante fosse un luogo di enorme grandezza!
“C’è qualcosa che non va, possibile che la nostra flotta ne abbia abbattuti così pochi? – il comandante provò ad iniziare una comunicazione con l’Ammiraglio Ackbar ma come si aspettava, gli imperiali avevano bloccato qualsivoglia forma di comunicazione a lungo e medio raggio dato che, come sperimentò, non riusciva a mettersi in contatto neanche con Han.
“Mo ghele unde oru!2 – rispose il copilota al suo fianco.
“Si, credo sia una buona idea, se restiamo qui ci faranno a pezzi, maledizione – esclamò Lando già leggermente preoccupato – Capo Rogue, lasciamo l’atmosfera e ci uniamo alla battaglia nello spazio, dobbiamo capire cosa sta succedendo la fuori!”
“Ricevuto Capo Oro, ti seguiamo – gli rispose Wedge.

Senza indugiare, si diressero a velocità massima all’esterno del pianeta evitando qualsiasi contatto con il nemico; Lando si concesse di dare una rapida occhiata e vide che per ogni trasporto c’erano non meno di 10 caccia e oltre a quelli vi era un congruo numero di bombardieri.
“Spero proprio che quel generatore di scudi regga – disse il comandante a bassa voce mentre l’azzurro del cielo, fece spazio al nero siderale ammantato soltanto dalla luce emessa dal sole del sistema e dalla grandissima presenza di navi alleate e nemiche.
Quello che vide non gli piacque affatto: le navi di Ackbar stavano facendo fuoco a breve distanza contro un piccolo numero di navi imperiali pari ad occhio ad un quinto dei numeri a disposizione dell’impero. Il problema tuttavia consisteva nel fatto che le due navi di punta del nemico erano a dir poco colossali: una era il famigerato Executor, l’ammiraglia di Darth Vader, l’altra invece era una nave sconosciuta di grandezza simile ma decisamente più compatta. Non passò molto che un raggio verde di grande intensità sparato da un grande cannone montato a prua di quest'ultima distruggesse con un solo colpo una Fregata Nebulon B alleata! E a giudicare dagli altri rottami che erano sparsi un po’ ovunque in tutta l’area dello scontro, non doveva essere la prima volta che colpiva in maniera tanto devastante. L’unica nota positiva in tutto quel disastro era che il resto della flotta imperiale, circa i quattro quinti, non stesse attaccando.

“Maledizione! – esclamò Lando – l'Ammiraglio Ackbar ha puntato a quei due mostri, deve essere per questo che il resto degli imperiali non si muove, avranno timore di colpire quei due mostri!”
“Sicuramente ci sarà qualche pezzo grosso a bordo – suggerì Wedge ben più tranquillo di lui – come ci muoviamo, Capo Oro?”
“Andiamo ad aiutarli e mentre ci avviciniamo spero mi venga in mente un colpo di genio! – commentò il comandante serio come mai non lo era stato in tutta la sua vita.


Mentre si avvicinavano alla battaglia, sullo schermo del navicomputer comparve la chiara indicazione di un mezzo in avvicinamento, ma non si trattava di un TIE bensì di un’Ala A, il modello di caccia più veloce dell’intera flotta alleata.
“Capo Oro, qui Capo Verde. La mia squadriglia è stata annientata, posso unirmi a voi? – udì la voce composta anche se adombrata da una chiara tristezza di un giovane uomo.
“Certamente, Capo Verde. La situazione è davvero difficile come suggeriscono gli schermi? – gli chiese Carlissian.
“E’ anche peggio – gli rispose mesto il pilota dell’Ala A – ma ho pensato a qualcosa che forse potrebbe essere d’aiuto. Io e miei ragazzi siamo volati molto vicino a quel colosso compatto affiancato all’Executor e credo di conoscere un modo per danneggiare almeno il superlaser in modo tale da renderlo inservibile. Vi chiedo soltanto di coprirmi!”
E senza attende una parola di assenso, Capo Verde si mise in posizione avanzata rispetto alla squadriglia. Lando aveva udito una strana nota nelle parole del suo interlocutore; era il tono di voce di qualcuno che non aveva più nulla da perdere.
“Ti copriamo, Capo Verde – poi si rivolse a Wedge – Capo Rogue, so che vi fremono le mani ma evitiamo scontri non necessari con i TIE nemici, limitiamoci a dare man forte al nostro compagno!”
“Ricevuto, Capo Oro – gli rispose Antilles con una punta di delusione.
“Bene, andiamo! – e alla massima velocità di diressero ai bordi della flotta alleata cercando di evitarne il centro. Il putiferio era indescrivibile: le navi capitali vomitavano un elevatissimo volume di fuoco mentre i caccia si affrontavano tutt’intorno in confusi e ripetuti scontri quasi a bruciapelo.
Sfortunatamente, una squadriglia nemica li individuò e puntò verso di loro.
“Ci pensiamo noi a loro, Capo Oro – gli disse il valente capo squadriglia umano a bordo del suo Ala-X – voi proseguite verso il bersaglio!”
E mentre pronunciava quelle parole partì un nuovo colpo di superlaser dal colosso sconosciuto che distrusse questa volta un incrociatore.
“Ricevuto Capo Rogue, unitevi a noi appena avrete finito!”

Senza perdere altro tempo, Lando e il caccia pilotato da R2D2 si affiancarono all’Ala A mentre gli altri velivoli al suo comando ingaggiavano un feroce combattimento.
“Capo Oro – gli disse Capo Verde mentre il superlaser era sempre più vicino – è vero che le bombe sismiche a bordo della tua nave sono state in grado di tranciare la plancia di comando di uno Star Destroyer?”
“E’ così – rispose Lando forse intuendo cosa gli stava suggerendo di fare il pilota che stava scortando – ma me ne sono rimaste soltanto due e fin quando gli scudi deflettori dei quel terrore tecnologico saranno attivi, non potranno fare granché!”
“Lo so – il giovane a bordo dell’Ala A sospirò – per questo sarò io a far abbassare gli scudi attorno al cannone in modo tale che le tue armi possano avere effetto! Dovrai essere molto veloce! Sei pronto?”
E a quel punto Lando comprese del tutto l’intenzione di colui che stava accompagnando: nessuno degli armamenti a bordo del caccia aveva la benché minima possibilità di far calare l’energia del deflettore. Serviva qualcosa di più grande per riuscirci.
Qualcosa che avesse le dimensioni di un caccia.
“Come ti chiami, soldato? – domandò Lando, sorprendendo il suo interlocutore.
“Arvel Crynyd – e senza aggiungere altro, il pilota si lancio a velocità massima contro il cannone, disattivando tutti i sistemi di bordo per dirottarne la potenza sui motori in modo da aumentare vertiginosamente l’efficacia del gesto che stava per compiere.
Carlissian riuscì con molta fatica a stargli dietro ma ce la fece; dopo pochi secondi il caccia di Crynyd impattò proprio all’altezza della bocca del cannone, ottenendo il risultato sperato: gli scudi che proteggevano quel maledetto superlaser si abbassarono di colpo e Lando sganciò immediatamente la penultima bomba sismica che aveva a disposizione.
L’onda cinetica prodotta dall’ordigno fu come al solito devastante, danneggiando gravemente la bocca del cannone; evidentemente l’arma doveva già essere pronta per sparare un nuovo colpo perché poco dopo si illuminò di verde, come già era accaduto in precedenza. Solo che questa volta il tentativo di fare fuoco non andò a buon fine ma anzi causò l’esplosione del superlaser e di una parte della prua che lo circondava!

Ciò nonostante, non c’era assolutamente tempo per gioire di quel gesto eroico quanto fortunato: il navicomputer segnalò l’arrivo di due squadriglie di TIE Interceptor sulla posizione della Lucky One e dell’Ala X di R2.
“Bene, piccolo amico – disse Lando, ben poco disposto a sfidare ancora la sorte, all’astromeccanico di Luke– ricongiungiamoci ai …”
Ma prima che potesse finire di parlare, il droide lo interruppe, emettendo i suoi caratteristici suoni.
“Come sarebbe a dire che ti è venuta un’idea? – con orrore Carlissian vide R2, senza attendere replica, infilarsi con l’Ala X nel corridoio che divideva l’Executor dalla nave a cui avevano appena inflitto quel fondamentale danno – aspetta! No!”
“Qu’ere goru?3 – gli chiese Nunb.
“Gli andiamo dietro! – rispose Lando più seccato che altro – e scopriamo se questa nave meriterà ancora una volta il nome che le ho dato!”
 
 
 
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HAN
 
 
 
Tutti erano ai loro posti quando l’assalto imperiale si era alfine abbattuto sulla prima linea dei difensori di Kashyyyk tra i quali era presente anche il Generale Solo; le trappole disseminate dagli Wookie a poca distanza dalle trincee sopraelevate e nascoste fra gli alberi dalle quali erano pronti a far fuoco, erano praticamente scattate tutte. I passaggi per consentire alla zona dello scontro l’accesso dei famigerati Camminatori Imperiali AT AT e AT ST erano adesso tutti bloccati, il che voleva dire che solo le forze della fanteria nemica erano a portate di tiro.  Il primo a fare fuoco con la sua potente balestra ad energia fu Tarfull, l’Unificatore dei Clan e dopo di lui ebbe inizio un inferno di fuoco: colpi di blaster arrivavano da tutte le direzioni andando ad impattare contro le fortificazioni o contro coloro che le proteggevano. Gli imperiali più in basso si nascondevano dietro gli alberi o sparavano acquattati fra le fitte fronde della superficie del pianeta.
Neanche da ragazzo, quando ebbe la sventura di entrare a far parte dell’esercito che ora stava combattendo, Han Solo aveva mai visto nulla del genere; le truppe d’assalto imperiali, equipaggiate per l’occasione con armature mimetiche, erano praticamente ovunque e i loro numeri non facevano che aumentare. Per ogni soldato nemico abbattuto ne arrivavano altri cinque ma ciò nonostante l’anello difensivo più esterno voluto e ideato dal leader Wookie stava reggendo.

Dopo aver fatto fuoco a lungo, l’ex contrabbandiere si nascose dietro gli sbarramenti per sostituire le celle ad energia della sua fida pistola DL-44 e fu allora che sentì qualcosa intrufolarsi nella sua mente: era la più atroce sensazione di disagio che avesse mai provato in tutta la sua vita. Una dopo l’altro si affacciarono alla sua memoria e assai vividamente, tutti i ricordi più tristi della sua vita: rivide Qi’ira, il suo primo amore, abbandonarlo dopo tutto quello che avevano passato insieme; ascoltò ancora una volta la voce di quella fetida lumaca di Jabba affermare che lo assumeva e poi costringerlo ad assistere ad uno dei suoi sanguinosi spettacoli all’interno del suo palazzo; riprovò sulla sua pelle i dolori delle torture inflittegli da Darth Vader e … vide Chewie morire davanti ai suoi occhi, adesso, proprio di fianco a lui!
NO! – lanciò un urlo e si mise istintivamente in piedi per essere colpito di striscio l’istante successivo ad una spalla. Cadde a terra e strinse a sé il corpo dello Wookie morto che ai suoi occhi non poteva che essere suo fratello, cominciando a piangere copiosamente, dimenticandosi della battaglia e di tutto quello che stava accadendo intorno a lui.
Restò così per un tempo indefinito fino a quando quelle tremende sensazioni non sparirono di colpo, così come erano arrivate e solo allora riprese coscienza di sé: stava stringendo il corpo di uno Wookie che non conosceva, la sua posizione era stata seriamente danneggiata e c’erano diversi cadaveri attorno a lui.
Non stette a rifletterci un istante; impugnò nuovamente il suo blaster e riprese a fare fuoco contro il nemico, prontamente imitato da tutti i difensori delle trincee i quali evidentemente aveva subito un trattamento identico al suo.

“Non pensarci, non pensarci! – continuava a ripetere a sé stesso, ordinandosi di ignorare il dolore alla spalla e quello relativo ai ricordi mentre continuava a sparare agli imperiali i quali nel frattempo si erano fatti pericolosamente vicini alle loro posizioni.


Lentamente la linea di difesa, pur se notevolmente indebolita, tornò a riassestarsi e fu allora che si palesò la seconda sgradevole sorpresa di quella battaglia: truppe di assalto in armatura nera e dotate di un armamento diverso rispetto a quello standard, cominciarono a muoversi con grande rapidità attraverso i ranghi dei loro commilitoni e poi cominciare a sparare con i lanciamissili da spalla che avevano in dotazione.
I trinceramenti al momento più fragili, come quello in cui si trovava Han, vennero di lì a poco completamente abbattuti dal fuoco pesante degli assaltatori neri. Udì con chiarezza Tarfull dare a quel punto ordine di ritirata e non avrebbe potuto essere che d’accordo con quella decisione.
“RIPIEGARE! RIPIEGARE! SALITE SUGLI SPEEDER BIKE E RAGGIUNGETE IL SECONDO CERCHIO – urlò quindi Solo con quanto fiato aveva in gola, subito imitato dai suoi ufficiali e dagli Wookie.
Cominciò a correre con tutta l’energia che aveva nelle gambe per raggiungere il mezzo a lui assegnato e lo mise in moto; guardandosi attorno notò con sollievo che moltissimi dei sopravvissuti erano riusciti a fare lo stesso e altri si erano già avviati. Senza ulteriori indugi, si diresse di gran carriera alla linea difensiva successiva.
“Non sta andando bene, non sta andando bene per niente!”  
 
 
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LANDO
 
 

Appena furono nel canale che separava le due ammiragli imperiali, R2 aprì di nuovo la comunicazione. Stava dicendo di lasciarlo fare, che avrebbe guidato la Lucky One sino al suo prossimo bersaglio e che quando sarebbe stato il momento, Lando avrebbe saputo cosa doveva fare.
 
“Piccoletto – gli rispose il giocatore piccato, per nulla convinto da quel piano improvvisato – tu puoi essere ricostruito, io di vita ne ho una sola, ti è chiaro?”
E la risposta del droide a quella considerazione fu la più insolente delle pernacchie!
“Ricordami di smontarti quando torniamo alla base! – commentò Carlissian tutto sommato sollevato da quel suono scherzoso per poi dare un’occhiata al navicomputer – fai attenzione, oltre alle due squadriglie in coda, ce ne è una terza in arrivo direttamente dall’Executor!”
Ancora una volta l’astromeccanico gli rispose in una maniera completamente inattesa, emettendo dei pigolii di piena soddisfazione.
“Come sarebbe a dire che era quello che ti aspettavi? Ma aspetta, non sarà mica che … - e tanto per cambiare non gli lasciò finire quella frase perché puntò a tutta velocità ai caccia ancora in uscita dall’hangar della nave capitale, fece fuoco contro di loro abbattendone uno e poi scartò rapidamente alla loro destra, invitandoli platealmente a seguirli. Come fecero immediatamente.
 
Non avendo più alcun dubbio sulle intenzioni del droide, Lando puntò con i caccia nemici in coda ormai vicinissimi, all’hangar principale dell’Executor visto che aveva i deflettori abbassati per permettere l’uscita della squadriglia che ora stava inseguendo R2 e che non erano stati ancora rialzati.
Entrò di volata all’interno della nave mentre Nunb al suo fianco emetteva dei versi di chiara eccitazione per quanto stavano facendo, sganciò l’ultima delle bombe sismiche che aveva a disposizione e uscì dall’altra parte dell’hangar un istante prima che gli scudi deflettori si riattivassero.
I piloti che lo inseguivano non furono così fortunati e abili in quel ristretto spazio di manovra e andarono a distruggersi una parte contro la superfice della nave e l’altra contro lo stesso scudo appena riattivato, abbattendolo in un’ironica e inconsapevole imitazione di quanto aveva fatto poco prima il coraggioso Arvel Crynyd a bordo del suo Ala A solitario.

Frattanto l’ordigno esplose, causando ingenti danni all’hangar dell’Executor posizionato al suo esatto centro geometrico. Da lì a poco la colossale nave capitale cominciò a dividersi in due tronconi, creati dalla furia distruttrice dell’ultimo dei “confetti” a loro disposizione. L’ammiraglia di Darth Vader, un vero e proprio flagello per tutti i combattenti in lotta per la libertà dell’intera galassia, era stata neutralizzata. E tutto grazie all’iniziativa decisamente folle di un droide e ad una manovra molto fortunata da parte di un uomo che adorava giocare d'azzardo, come aveva fatto anche in questa occasione.

“YAAAA!4 – gridarono all’unisono in Sullustese i due piloti della nave che a quanto pare meritava pienamente il suo appellativo.

 
 
Note:
1: Lo farò!
2: Andiamo a controllare!
3: Cosa facciamo?
4: Evviva!
   
 
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