Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Phronesis    07/12/2019    1 recensioni
Gabriel, nato e cresciuto nel quartiere parigino di Montmartre, personalità variegata, complessa e dalle mille misteriose sfaccettature. Raffinato, attraente, esigente professore universitario, con la passione smisurata per l’arte.
Clio, nata e cresciuta a Roma, ragazza semplice e riservata, studentessa diligente e caparbia nel perseguire i propri obiettivi.
Tuttavia, l’immagine che ognuno ha creato di sé non è mai immutabile, quello che crediamo di essere può in qualsiasi momento essere messo in discussione, all’improvviso, portando alla decostruzione del proprio io nel più totale sconcerto.
Gabriel e Clio dovranno imparare a fare i conti con queste nuove emozioni, ad accettare una versione di loro stessi che non avevano mai conosciuto prima di allora, a spingersi oltre i propri limiti per assecondare e scoprire i loro desideri più reconditi.
Ma per due persone che hanno sempre raggiunto i propri obiettivi con costanza e sacrificio, calcolando anche il più minimo imprevisto, sarà difficile accettare che a volte la vita ha in serbo altri programmi.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Stasera vogliamo iniziare ringraziando tutte voi per l'altissimo numero di visualizzazioni che stiamo avendo. Siamo davvero entusiaste se la storia vi sta incuriosendo, non siate timide e fateci sapere cosa ne pensate anche nei commenti. E soprattutto, venite a seguirci sulla pagina instagram per sondaggi e anteprime sui capitoli: https://www.instagram.com/p/B5fCqJHoGcm/?igshid=4xe5lfy0uzaz

Capitolo V
Clio Pov.

“We used to play pretend, give each other different names, we would build a rocket ship and then we’d fly it far away, used to dream of outer space but now they’re laughing at our face, saying, “wake up, you need to make money.”
Era mezzanotte passata ed ero intenta ad imballare alcune tele con cautela, mentre con le cuffie nelle orecchie canticchiavo sottovoce e ancheggiavo a destra e sinistra lasciandomi cullare dal ritmo.
Quella sera avevo lavorato, come accadeva di tanto in tanto, alla galleria d’arte di Lorenzo per una mostra che c’era stata.
Conoscevo Lorenzo da qualche anno ormai, gestiva la galleria d’arte di suo padre ed io vi lavoravo all’occorrenza per guadagnare qualcosina che, oltre il sussidio ottenuto grazie alle borse di studio, mi permettesse di mantenermi.
Con una mano ero intenta a firmare alcuni documenti e con l’altra trattenevo la cuffia per mantenerla salda all’orecchio, nell’intento di non perdere l’energia di quel ritmo incalzante. Ad un tratto avvertii qualcuno alle mie spalle, mi voltai e vidi Lorenzo appoggiato con le spalle alla parete con lo sguardo fisso su di me.
«Mi hai chiamata?» dissi mettendo in pausa la musica.
«No, stavo solo apprezzando il tuo bel culetto» disse riservandomi un sorriso sghembo e tentatore.
Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa.
Lorenzo ed io ci eravamo frequentati per quasi un anno, ad attirarmi era stato il suo stile particolare e quel fascino tipico dell’artista incompreso. Ma col passare dei mesi mi ero resa conto che la nostra relazione non ci avrebbe portati da nessuna parte, era tutto basato sull’attrazione fisica, così avevamo deciso di chiudere anche se lui non perdeva mai l’occasione di provocarmi.
«Dove la metto questa?» chiesi indicando la tela che avevo appena finito di sistemare.
«Dai qui, ci penso io»
La raccolse e si avviò verso il deposito, così ne approfittai per controllare di aver finito col mio lavoro.
Quando lo vidi rientrare avevo già indossato il cappotto e preso la borsa, mi avvicinai per salutarlo e mi ritrovai nella morsa delle sue braccia.
«Ti andrebbe di dormire da me?» sussurrò al mio orecchio.
Il suo alito caldo mi provocò un brivido lungo la schiena ma cercai di ignorarlo.
«Lore non penso sia il caso»
Poggiai la mano contro il suo petto per allontanarmi ma lui vi poggiò sopra la sua.
Il suo tocco era familiare e rassicurante, potevo sentire il ritmo lento e cadenzato del suo cuore sotto il mio palmo, i suoi occhi erano stranamente magnetici quella sera.
Forse avevo bisogno di scaricare un po’ la tensione, nell’ultimo periodo gli esami e la redazione della tesi sembrava stessero monopolizzando tutto il mio tempo, le energie si erano incanalate tutte in quella direzione.
In quell’istante mi sentii particolarmente vulnerabile, complice anche lo stato di agitazione dovuto al fatto che l’indomani avrei dovuto incontrare il professor Lacroix per esporgli il mio elaborato, sperando lo trovasse corretto ed interessante.
«Dai Clio, lasciati andare»
Lorenzo mi sfiorò appena le labbra e solo in quel momento mi resi conto di stare trattenendo il respiro, tanto ero tesa.
Ma sì Clio, lasciati andare. Mi esortai mentalmente.
Portai le mie mani dietro al suo collo e lo avvicinai ulteriormente, invitandolo a continuare. Per quella sera avrei spento un po’ il cervello e mi sarei lasciata trasportare solo dagli impulsi del mio corpo.
Qualche ora più tardi il mio sonno fu disturbato da una vibrazione insistente, aprii gli occhi guardandomi intorno confusa fino a quando non mi resi conto di essere da Lorenzo.
Il suo corpo era avvinghiato al mio, spostai con delicatezza il braccio che giaceva pesante sul mio ventre ed uscii di malavoglia da sotto il caldo piumone.
I piedi a contatto col pavimento freddo mi fecero rabbrividire così aprii l’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare, presi una felpa che mi calzava praticamente come un vestito ma era estremamente calda.
Raccolsi la mia borsa dalla quale proveniva quel fastidioso ronzio ed uscii dalla stanza in punta di piedi, richiudendo silenziosamente la porta alle mie spalle.
Presi il cellulare e vidi l’orario – le tre e mezza di notte – sullo schermo lampeggiava l’avviso di una chiamata persa e svariati messaggi di Tania.
Cazzo, avevo dimenticato di avvisarla.
Composi velocemente il suo numero, al primo squillo mi rispose.
“CLIO!”
 La voce dall’altro lato del telefono era alta e squillante, segno che Tania era rientrata da poco da una delle sue serate “in” e con un tasso alcolico al limite del consentito.
«Shhh» la ammonii «Non urlare»
«Dove sei? Sono rientrata e non ti ho vista in camera tua»
Già, Clio. Dove sei?
Forse non era stata una grande idea finire a letto con Lorenzo, ma dovevo dire che mi sentivo davvero più rilassata.
«Sono da Lorenzo» sussurrai, subito dall’altra parte si levò un urletto seguito da una risatina sghignazzante.
«Ascoltami bene Tania, mi serve un favore. Domani alle otto devo essere in facoltà per incontrare il mio nuovo relatore, se passo da casa a prendere le mie cose perderò un’infinità di tempo. Potresti portarmi i file che ho stampato all’università?»
Strinsi gli occhi pronta per incassare i lamenti che non tardarono ad arrivare.
«Cavolo Clio, dovrò svegliarmi prestissimo» sbuffò.
Adoravo il fatto che Tania avesse da ridire su cose che per la maggior parte delle persone erano ordinaria amministrazione, sembrava vivesse proprio su un altro pianeta.
«Lo so, ma ne ho proprio bisogno»
«Ricordami perché siamo amiche» chiese in modo retorico «D’accordo dai, ci vediamo domani mattina fuori la facoltà. Adesso meglio che vada a dormire»
Sorrisi tra me e me per il suo tono afflitto, tutto l’entusiasmo che aveva fino a cinque minuti prima era svanito, ero proprio una guastafeste.
«Buonanotte. Ti voglio bene»
Per tutta risposta ottenni uno sbuffo, prima che Tania riagganciasse.
Mi guardai intorno nella cucina, era cambiato poco dall’ultima volta in cui c’ero stata; la casa era piccola ma nel complesso accogliente, nonostante l’accozzaglia di svariati stili che rispecchiavano appieno il modo confuso in cui Lorenzo amava vivere.
Presi un bicchier d’acqua e decisi di tornare a letto per riposare almeno qualche ora prima della sveglia.
Non appena mi rimisi sotto le coperte Lorenzo si mosse; era ancora nudo ed il suo corpo era caldo e attraente, feci leva su tutta la mia forza di volontà per trattenermi dallo svegliarlo.
Alle sei e trenta la sveglia suonò impietosa, mi stiracchiai sentendo i muscoli appena indolenziti e intorpiditi.
Dovrei fare più attività fisica, sto cadendo a pezzi!
«Ehi buongiorno» Lorenzo mi poggiò un bacio sulla tempia «Che ore sono?» chiese.
«E’ presto, devo andare all’università» cercai di liberarmi dal suo abbraccio, mi strinse più forte.
«Dai, è proprio necessario?» disse in un lamento sensuale mentre la sua lingua si faceva strada sul mio collo.
Sentivo la sua virilità premere contro la mia schiena, non potevo negare la forte attrazione che avvertivo nei suoi confronti ma alla luce del giorno iniziavo già a pentirmi di esserci finita a letto. Non era da me, ed era una situazione estremamente imbarazzante.
«Ho appuntamento con il mio relatore»
Mi alzai, raccolsi tutti i miei indumenti che giacevano inanimati ai piedi del letto e solo in quell’istante mi resi conto che non potevo andare all’incontro vestita in quel modo.
Cazzo, avevo una longuette nera con una camicetta bianca, e i decolté.
Andai in bagno per darmi una rinfrescata, non avevo con me nemmeno un filo di trucco per potermi dare un tono, sentivo che a breve avrei avuto un crollo nervoso.
Brava Clio, hai preso proprio una bella decisione ieri sera. Ma sì, farti guidare dai tuoi ormoni impazziti è stata la scelta giusta.
Mi complimentai con me stessa.
Non era il momento adatto per farsi prendere dal panico, dovevo essere lucida se volevo fare bella figura con il professore, ci tenevo affinché avesse una buona prima impressione di me.
Mi vestii in fretta, spazzolai i capelli e misi un filo di balsamo idratante sulle labbra.
Uscii di casa alla velocità della luce, salutando a malapena Lorenzo che in ogni caso era ancora proiettato più verso il mondo dei sogni.
Mi misi in auto e sperai di non beccare troppo traffico, soprattutto perché mi trovavo in periferia, abbastanza lontano dalla facoltà.
Impiegai mezz’ora prima di arrivare e non appena parcheggiai l’auto sentii qualcuno bussare al mio finestrino, sussultai.
Una Tania stranamente puntuale mi guardava con un misto di sonno e disappunto, scesi dall’auto e presi il raccoglitore con le mie ricerche che mi stava porgendo
«Spero di aver preso tutto» disse sterile.
«Grazie, mi hai salvata» la abbracciai di getto dimostrandole la mia gratitudine.
Sapevo che me l’avrebbe rinfacciato a vita, che sarebbe stato un motivo di ricatto ogni qual volta avesse voluto convincermi a fare qualcosa che non avrei voluto.
«Sì, d’accordo» mi liquidò con sufficienza «Spero che Lorenzo abbia dato il meglio di sé e che questo mio sacrificio non sia stato vano»
Mi strappò un sorriso, ma ero troppo tesa per lasciarmi andare del tutto.
«Ti devo chiedere un altro piacere» dissi stringendo i denti e strizzando gli occhi, sperando non mi mandasse a quel paese.
Sospirò pesantemente, come a raccogliere tutta la sua pazienza.
«Stamattina sono dell’umore giusto perché una grande azienda mi ha contattato per una campagna pubblicitaria. Vedi questo sorriso?» disse mostrandomi tutta la sua dentatura, le potevo quasi vedere i molari del giudizio «Presto potresti vederlo sui cartelloni di tutta Roma»
«Wow, che notizia. Ti prometto che se con il professore va tutto bene stasera festeggiamo. Adesso però devi venire con me perché ho bisogno dei tuoi jeans e delle tue scarpe»
«Le mutande non ti occorrono?»
Come al solito i suoi modi erano dissacranti, non capivo come riuscisse a dosare gentilezza e malvagità in un mix sorprendente di velenosa ironia.
«Non posso presentarmi vestita così. Ti prometto che farò tutto quello che mi chiederai»
La presi per mano e mi avviai per i corridoi dell’università che erano già stracolmi di studenti pronti a seguire i corsi, potevo sentire i miei decolté ticchettare fastidiosi sul pavimento lucido mentre con passo svelto mi dirigevo versi i dipartimenti di storia dell’arte, dove la Biondi e Lacroix avevano i loro uffici.
Arrivai constatando con sollievo che non c’era ancora nessuno, così incitai Tania ad entrare nei bagni per effettuare lo scambio di outfit, quando lo vidi.
Lacroix era lì, fermo sull’uscio della porta con in mano la sua ventiquattro ore, che ci osservava immobile.
Tania spostò più volte lo sguardo da lui a me, poi fu la prima a rompere il silenzio.
«Buongiorno», esordì.
«Salve», rispose il professore «Signorina Cavaglia, si accomodi»
Era finita, mi aveva visto e non potevo più andarmi a cambiare. Avrei voluto scomparire, lui sembrava così impeccabile, impassibile, ed io non ero a mio agio.
Non mi restava che entrare e cercare di fare un’esposizione quanto più convincente possibile dei miei argomenti, in modo da distogliere l’attenzione dal mio abbigliamento non propriamente consono.
Dopotutto come soleva dirsi, l’abito non fa il monaco.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Phronesis