Dazai sospirò. Non dormiva. Non aveva quasi chiuso occhio per tutta la notte, girandosi e rigirandosi insonne tra le coperte.
Si alzò in silenzio. In punta di piedi scavalcò la baraonda di vestiti sparsa sul pavimento e raggiunse la scrivania, sulla quale la sua camicia e i suoi pantaloni giacevano piegati ordinatamente.
Si accostò dietro le spalle la porta del bagno della stanza di albergo, accese la luce e subito il silenzio fu riempito dal fastidioso rumore della ventola d’areazione.
Sistemò le bende facendole aderire perfettamente al suo corpo. Poi si vesti‘. Infilando il cravattino, un dito si impigliò inavvertitamente in un nodo die caelli ancora spettinati. Chinando appena la testa iniziò a tirare e continuò finchè il nodo cedette, godendosi la sensazione di lieve dolore che ne segui‘.
Passandosi una mano sul viso, avverti‘ la barba di due giorni irruvidirgli appena le guance.
Frugò in una borsa nera rovesciata su una mensola e ne trasse un piccolo rasoio da viaggio. Soppesò con lo sguardo la lama lucida, ma non nuova. Una fetta di luce guizzava da sinistra a destra, opponendosi alla direzione in cui Dazai inclinava il rasoio.
La solita, vecchia, folle idea di farla finita gli attraversò la mente, ma ancora una volta la accantonò.
Evitò accuratamente di incrociare il suo stesso sguardo riflesso sullo specchio.
Ripose il rasoio e rovesciò il capo all’indietro, espirando. Rimase qualche secondo in quella posizione, e quando riapri‘ gli occhi vide riflesso sulla fredda superficie dello specchio un volto fresco addolcito da un lieve sorriso.
Usci’dal bagno e indossò il suo impermeabile marrone chiaro.
Gettò uno sguardo alla figuretta raggomitolata su sè stessa, profondamente addormentata sul letto.
Si avvicinò piano.
Una cascata di riccioli fulvi incorniciava quel viso cosi’serio, quasi stesse sognando di un affare importante. Rabbrividi’nel sonno.
Dazai sorrise quando, dopo aver rimboccato le coperte, il volto che stava osservando si distese con un lieve sospiro.
Girò la chiave e si fermò appena al di fuori della soglia. Controllò l’orologio. Le tre di notte.
Guardò ancora una volta verso il letto e, sorridendo, ebbe cura di chiudere la porta, sbattendola dietro di sè con quanta più forza possibile.
Chuuya si svegliò di soprassalto e in un attimo la sua mano raggiunse la pistola che era stata riposta carica sul comodino.
Vide accanto a sè il letto vuoto. L’impermeabile, che fino a qualche ora prima stava appeso allo schienale della sedia, era sparito.
Inspirò lentamente con gli occhi chiusi, avvertendo dentro di sè una sensazione di irritazione sempre crescente.
„Stronzo!“ gridò, sbattendo il cane della pistola sul mobiletto.
Solo allora Dazai si incamminò nel corridoio buio.


Autrice all'angolo.
Ciao lettori!
Questo è il mio primo tentativo di flashfic. Spero non sia troppo banale. Comunque sia, può essere che lo riutilizzerò in seguito in una fanfiction più articolata.
Grazie per avrermi letta fino a qui!
F.