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Autore: Giulia028    09/12/2019    0 recensioni
Non si può sempre vincere, non si può salvare tutti, queste parole mi perforano il cuore, come dei proiettili, e mai come oggi si sono mostrate così veritiere. Avevo perso e il sangue che cola dal mio petto è la prova lampante del mio fallimento.
In una situazione di pericolo ladybug e chat noir rivivranno i loro ultimi giorni felici. Che succederà dopo? Ci sarà comunque un lieto fine?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*spazio autrice Hey, innanzitutto volevo ringraziarvi per aver aperto questa storia, volevo dirvi che questa è la prima fan fiction che pubblico e cercherò di essere precisa e di rispettare le date di scadenze che vi informo essere ogni domenica. Questa storia avrebbe dovuto partecipare al contest Miraculous winter holidays degli ambrogisti anonimi, ma a causa di alcuni problemi non partecipa. Seguirò comunque lo schema, ovvero scrivere un capitolo tutte le settimane ispirandosi ad una foto scelta dagli ambrogisti.* Che bella la neve, è davvero meravigliosa… Credo di averla sempre amata. Fin da piccola passavo ore intere davanti alla finestra ad osservare la lenta e delicata caduta dei fiocchi di neve, magari con una coperta che mi riscaldava le spalle e una cioccolata calda che mi riscaldava il cuore. Tra le mura della mia casa ero al sicuro dal freddo che imperversava fuori, e non so cosa darei ora per essere tra quelle mura. Il mio sguardo è rivolto verso l’alto e i numerosi fiocchi di neve che scendono dal cielo, mostrano un panorama magnifico ai miei occhi. Il freddo al contrario non mi è altrettanto simpatico, soprattutto ora che cerca di impadronirsi del mio corpo. Ma nonostante la spiacevole sensazione, non ho così tanta voglia di alzarmi. Sono sdraiata su un ammasso di neve che ricopre una delle strade parigine, attorno a me regna solo il silenzio assoluto, non una parola, non un respiro, solo il mio battito ormai debole. Sento il mio corpo diventare sempre più freddo, col passare dei minuti; ho perso la sensibilità delle dita e tra poco le gambe faranno la stessa fine. Non avrei mai immaginato che il destino potesse essere così crudele con la supereroina che tanto ha combattuto per proteggere gli innocenti, ma alla fine ne ero al corrente, questi erano i rischi di un supereroe. Non si può sempre vincere, non si può salvare tutti, queste parole mi perforano il cuore come dei proiettili e mai come oggi si sono mostrate cosi veritiere. Avevo perso, e il sangue che cola dal mio petto è la prova lampante del mio fallimento. Con uno sforzo non indifferente giro la testa di qualche grado e il mio sguardo viene catturato dalla giostra spenta e ricoperta di neve, dove in passato avevo promesso a Manon che non l’avrei abbandonata. Un sorriso amaro comparve sulle mie labbra a quel ricordo, e una sensazione di nostalgia mi pervase, quasi vorrei tornare a quei tempi dove tutto era facile e le responsabilità non erano dello stesso spessore di quelle di adesso. Richiusi gli occhi, non volevo rischiare di vedere le vittime di papillon private della propria vita solo ed esclusivamente a causa mia, se mai sopravvivessi a questa battaglia come potrei vivere con un tale peccato sulle spalle. Non ho voglia di alzarmi, se lo facessi mi ritroverei faccia a faccia con la consapevolezza dell’aver commesso l’errore più grande che potessi commettere: aver accettato quegli orecchini. Sapevo che sarebbe stata una pessima idea, lo avevo detto fin dall’inizio, io non ero portata a fare la super eroina e me ne sono resa conto oggi, quando ero da sola a combattere contro papillon. Da sola non ero forte, e questa sconfitta lo ha solo confermato. Non so da quanto tempo io sia qui, sdraiata per terra circondata solo da neve, ma la mia vista si sta offuscando e il mio respiro si fa sempre più debole. Provo a parlare, ma la mia voce non emette alcun suono. Sono così stanca ed esausta vorrei solo chiudere gli occhi e riposare qualche minuto. Il soffiare del vento mi rilassa e mi lascio andare alla sensazione di tranquillità. -LADYBUG!!- mmm… -LADYBUG- la riconosco, è la voce di chat noir. -Marinette… dove sei? – La sua voce è debole e incrinata dal pianto. -Marinette…- abbassa la voce nel pronunciare il mio nome. Apro lentamente gli occhi, e lo vedo, non è così lontano. Provo a parlare con tutta me stessa. –chat noir…- provo a chiamarlo, ma il suono della mia voce esce solo come un lieve sussurro. Lo vedo girare di scatto la testa, mi ha sentita! Mi guarda negli occhi e inizia correre verso di me. Adesso che mi ha raggiunta lo vedo meglio e non ha una bella cera, gli leggo tutta la sua preoccupazione negli occhi insieme all’ansia e all’insicurezza, cosa che non avevo mai visto in lui. Ha la bocca aperta e il respiro leggermente affannato, lo vedo tendere le braccia verso di me, ed esitare. Sono ridotta così male? Mi prende tra le braccia a mo di sposa con una lentezza disarmante, stando attento a non toccare le ferite, lo guardo con gli occhi semi chiusi e vedo delle lacrime scendere sul suo viso mentre guarda davanti a se. Ha le guance rosse a causa del freddo e anche gli occhi, gonfi, sono dello stesso colore, i capelli sono spettinati e un profondo graffio, che inizia da dietro l’orecchio e continua giù per il collo fino a dentro il costume, cattura la mia attenzione. Mi stringe più forte e tra i leggeri singhiozzi mi chiede perché l’ho fatto. Cosa gli dovrei rispondere? sa bene perché l’ho fatto… Lo amo, più di qualsiasi altra cosa al mondo, e questa è la causa della maggior parte delle decisioni irrazionali che prendo. . .
   
 
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