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Autore: Yugi95    09/12/2019    0 recensioni
Quando si perde l’unica cosa al mondo che abbia davvero importanza; quando si perde una parte di sé che mai più potrà essere ritrovata; quando si perde l’amore della propria vita senza poter fare nulla per impedirlo… è in quel momento, è in quel preciso momento che si cede lasciando che il proprio cuore sia corrotto dalle tenebre. Si tenta il tutto per tutto senza considerare le conseguenze, senza pensare al dolore che si possa causare. Se il male diventa l’unico modo per far del bene, come si può definire chi sia il buono e chi il cattivo? Se l’eroe, che ha fatto sognare una generazione di giovani maghi e streghe, si trasforma in mostro, chi si farà carico di difendere un mondo fatto di magia, contraddizioni e bellezza? Due ragazzi, accomunati dallo stesso destino, si troveranno a combattere una battaglia che affonda le proprie radici nel mito e nella leggenda; una battaglia che tenderà a dissolvere quella sottile linea che si pone tra ciò che è giusto e ciò che è necessario.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXIV - Nathalie Sancoeur

 
Trascorsero altre due settimane, durante le quali Adrien non perse occasione di far visita allo Specchio delle Brame. Allontanatosi completamente dai suoi amici, che seppur preoccupati non avevano il coraggio di affrontarlo apertamente, si era ritrovato incastrato in un circolo vizioso. Più il numero delle sue visite all’aula segreta aumentava e più soffriva per l’impossibilità di poter toccare o parlare con i propri cari.

Nemmeno le aspre critiche di Katami e Anansi, volte a dargli uno scossone piuttosto che a ferirlo nei sentimenti, avevano sortito effetto. Il ragazzo si era totalmente disinteressato del Quidditch o di qualunque altra cosa che non avesse a che fare con quell’oggetto magico. Soltanto Marinette e Chloé, la prima per la sua incrollabile determinazione mentre la seconda per la sua sfacciataggine, riuscivano ancora ad avere un dialogo con lui.

Il giovane Agreste, però, diventava sempre più restio a confidarsi con loro. Temeva che, proprio come avevano fatto Nino e Luka, anche loro lo mettessero in guardia dai poteri dello specchio. Eventualità che, a prescindere da quanto lui la ritenesse plausibile, sarebbe stata ben lontana dall’avverarsi. I due Tassorosso, infatti, non avevano rivelato a nessuno il motivo delle sue continue sparizioni e, benché se ne pentissero ogni giorno, sapevano fosse la cosa giusta da fare.

La sera del tredici febbraio, mentre la maggior parte degli studenti di Hogwarts si stava preparando per festeggiare al meglio San Valentino, Adrien ne approfittò per sgattaiolare fuori dal proprio letto e raggiungere la biblioteca. Fortunatamente Ivan, Kim e i suoi altri due compagni di stanza erano troppo impegnati nello scrivere biglietti e poesie d’amore per accorgersi della sua fuga. Arrivato al terzo piano , evitò per un soffio l’antipatico Theo Bardot, Prefetto Serpeverde.

Nascosto dietro un’armatura, attese che il ragazzo del settimo anno si allontanasse per poi poter riprendere la sua fuga. Quando gli passò dinanzi, però, si rese conto che il giovane non era solo. Accoccolata al suo braccio, vi era Mireille alla quale rivolgeva parole d’amore e d’affetto. Il figlio di Gabriel Agreste non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto: come poteva una persona dolce e generosa come lei provare un sentimento tanto nobile per uno come lui?

Chiedendosi se avesse fatto bene o meno a dire a Mireille che Theo ci aveva provato con quasi mezza scuola dall’inizio dell’anno, Marinette inclusa, si diresse alla biblioteca della scuola. Come al solito l’ingresso a quell’ora di notte era deserto. In punta di piedi, per evitare di fare troppo rumore, raggiunse l’aula segreta e senza perdere altro tempo si sedette davanti lo specchio. Sua madre e suo padre lo salutarono con un debole gesto della mano e lui fece lo stesso.

Trascorse parecchi minuti a contemplare il proprio riflesso e quello dei suoi genitori. Questa volta Emilie e Gabriel erano stretti l’uno a l’altra, mentre lui era comodamente adagiato alla schiena di un secondo ragazzo biondo. Si beò di quell’immagine finché uno scricchiolio proveniente dalla scala a chiocciola non lo richiamò sull’attenti. Scattò in piedi e, sfoderata la bacchetta dalla tasca della vestaglia, la puntò contro l’ingresso della stanza. «Chi c’è là?! Fatti vedere!»

«Abbassa la bacchetta, Adrien. Non vorrai che qualcuno si faccia male, vero?»

«Nathalie!» esclamò, sorpreso, il ragazzo che riconobbe immediatamente la voce della donna. «Cosa ci fai qui? Come hai fatto a trovarmi?!»

«Diciamo che ho i miei metodi…» schioccò la segretaria di suo padre con tono gelido, mentre batteva su degli ingialliti fogli di pergamena che portava nella vestaglia da notte.

«Ti ha chiesto papà di pedinarmi?!»

«Non proprio. È stata più una conseguenza della mia presenza qui, ad Hogwarts.»

Adrien provò un improvviso moto di rabbia e indignazione. Nonostante Nathalie gli avesse appena garantito che il suo compito non era quello di seguirlo, fece molta fatica a crederle. Gabriel Agreste non era certo la persona che lasciasse “al caso” determinati aspetti della sua vita e suo figlio, per quanto stentasse lui stesso a crederlo, rientrava tra di essi. Quindi la presenza della sua segretaria in quell’aula non poteva di certo essere una mera coincidenza.

Distolse lo sguardo dagli occhi indagatori della donna: gli aveva sempre dato l’impressione che attraverso di essi fosse in grado di leggere la mente e l’animo delle persone. Tornò ad osservare lo specchio, i lineamenti fini ed eleganti di sua madre. Gli stessi che aveva visto nei ritratti di famiglia e nella vecchia foto che si era ritrovato a Natale. Scosse violentemente la testa, doveva calmarsi. La sua permanenza ad Hogwarts dipendeva da questo. «Perché… perché sei qui?!»

«Erano settimane che ti tenevo d’occhio, mentre gironzolavi per il castello. Non è da te comportarti in maniera così assente e sconsiderata.»

«Si vede che ho preso da papà!»

«Gabriel…» il dire ad alta voce il nome del suo datore di lavoro la fece rabbrividire, non aveva mai osato così tanto. «Voglio dire, il Signor Agreste, a seguito delle mie segnalazioni, ha ritenuto opportuno che io scoprissi cosa tu stessi facendo. Per questo ho deciso di attraversare il passaggio segreto dietro l’arazzo.»

Adrien tornò a fissarla, ma questa volta fu più che mai deciso a non lasciarsi intimorire. La donna, scostandosi il ciuffo rosso che campeggiava sulla sua lunga chioma nera, sostenne con decisione quegli smeraldi che luccicavano di vitalità e ardore. Si avvicinò a lui, quasi volesse carpirgli un qualcosa che nemmeno lui sapeva di possedere. Il ragazzo non indietreggiò, rimase però colpito dal fatto che i passi dell’altra non producessero alcun rumore: sembrava fluttuasse.

«Quindi, è tua madre che vedi al suo interno» sibilò, all’improvviso, Nathalie in maniera sprezzante, quasi disgustata, lasciando di stucco il giovane Grifondoro.

«Non credo siano affari tuoi!»

«Al contrario, io penso di sì. Tuo padre e gli altri membri del Consiglio di Istituto mi hanno incaricato di supervisionare sulla sicurezza di voi studenti e tu non fai eccezione. Adesso spostati che devo esaminarlo meglio.»

«No!» ringhiò Adrien piantandosi davanti lo specchio e allargando le braccia, «È una questione che riguarda me, tu non hai il diritto.»      

La segretaria di Gabriel Agreste, a differenza del figlio di quest’ultimo, non aveva alcun interesse nel protrarre la discussione. Ancora prima che Adrien potesse accorgersene, Nathalie aveva già agguantato la propria bacchetta e, limitandosi ad uno svogliato gesto del braccio, lo aveva costretto a spostarsi. Senza che vi fosse altro a bloccarle la vista, si stagliò contro il vetro opaco dello Specchio delle Brame preparandosi ad esaminare attentamente ciò che le avrebbe mostrato.

Per una manciata di secondi la Signorina Sancoeur non vide altro che la propria immagine, finché due sfere luminose non fluttuarono accanto a lei all’interno della cornice. Pian piano le ombre assunsero dei contorni maggiormente definiti. Un uomo, poco più alto di lei, le rivolgeva un tenero saluto. Tra le mani stringeva una rosa blu e la porgeva ad un’imbarazzatissima Nathalie che l’accettava con malcelata gioia.

Il viso della donna divenne improvvisamente pallido, quasi il sangue si rifiutasse di convogliare alla testa. La stanza intorno a lei iniziò a vorticare, sentiva il pavimento sotto i suoi piedi venirle meno. Si disse che non poteva essere vero, ciò che stava accadendo non aveva alcun senso. Sbatté le palpebre per cancellare quella scena dalla sua mente sperando nel profondo che sparisse anche nella realtà. Il Signor Agreste non si sarebbe mai comportato in maniera così inappropriata.

«N-Nathalie… ti senti bene?» balbettò, impaurito, Adrien.

«I-io… io…» cercò di rispondergli l’altra, ma lo specchio catturò nuovamente la sua attenzione mostrandole un qualcosa di nuovo. Questa volta Gabriel era inspiegabilmente a petto nudo e, posizionatosi dietro di lei, le massaggiava dolcemente le spalle infossando il suo naso nei capelli corvini per apprezzarne l’aroma. La donna si passò istintivamente la mano dietro la nuca, ma non afferrò nulla.

Le mani del suo principale scesero lungo i fianchi e la cinsero all’altezza del ventre. L’espressione di Nathalie era attonita, paralizzata dallo sgomento da ciò che si rifletteva nel riflesso dinanzi a lei. Non riusciva a capire cosa significassero quelle immagini, né il motivo che spingesse lo Specchio delle Brame a mostrargliele. Era certa che non si trattasse di visioni del futuro, altrimenti il ragazzo non avrebbe mai potuto rivedere sua madre. Ma allora cos’era?

Ebbe la sgradevole sensazione di conoscere la risposta. Per quanto avesse cercato di convincersi che non fosse accaduto sul serio, nel suo privato aveva già vissuto quella situazione. Si trattava di un desiderio intimo e personale che aveva celato persino a se stessa. Quell’oggetto non poteva assolutamente esserne a conoscenza, non era giusto che lo sapesse. Come se non bastasse, la costringeva a rivivere un qualcosa alla quale lei stessa aveva faticosamente rinunciato.

Gabriel Agreste era il suo capo, la persona che più ammirava e rispettava. Non aveva il diritto di pensare a lui in quel modo e, soprattutto, di interferire con la sua volontà di riunire finalmente la famiglia che tanto amava. Avevano un piano da portare a termine: era folle e crudele, ma lei avrebbe fatto di tutto per vederlo felice. Dopotutto, si disse, l’amore è anche questo. Il volere il bene della persona amata a prescindere dal nostro.

Nello stesso istante in cui formulò quel pensiero, il riflesso cambiò nuovamente o almeno tentò di farlo. La sua figura e quella di Gabriel non solo tornarono ad essere sfocate, ma diedero anche l’impressione di sdoppiarsi. La scena si era magicamente divisa in due. Da un lato forme multicolori si scambiavano baci e carezze appassionati; dall’altro una Nathalie, non meglio definita, era stata relegata sullo sfondo, mentre quattro persone si stringevano in un abbraccio.

Gli occhi della Signorina Sancoeur si riempirono di lacrime. Si portò una mano all’altezza del cuore e iniziò a respirare affannosamente. La testa le scoppiava di dolore, si sentiva di svenire Cosa le stava accadendo? Adrien, spaventato dalla piega che stavano assumendo gli eventi, corse al suo fianco e la sorresse tra le sue braccia. Intanto all’interno della cornice lignea forme e colori continuavano a formarsi e disfarsi, finché il vetro non si crepò con un sonoro “crack” e tutto svanì.

«C-cosa… cosa diamine gli è successo?!» mugugnò il figlio di Gabriel Agreste, mentre cercava di tenere in piedi una Nathalie ormai esausta. «Perché si è crepato? Non era mai successo, prima di adesso. Cosa hai visto? Nathalie, Nathalie… per favore rispondimi!»

«Si riprenderà presto, non devi preoccuparti» cantilenò con voce rassicurante un omino ammantato in una pesante vestaglia di lana scozzese.

«Preside Fu!» esclamò il ragazzo saettando con lo sguardo verso la sommità della scala a chiocciola, «Come ha fatto a trovarci?!»

«Signorino Agreste, lei dimentica che sono io a dirigere questa scuola: sarei uno sprovveduto se non sapessi cosa accade al suo interno.»

«Giusto…»

Il professore gli rispose con un occhiolino di complicità. Si avvicinò ai due, i bordi della lunga veste producevano un debole fruscio sul pavimento in pietra. Trovatosi faccia a faccia con il suo allievo, chinò appena la testa sul volto rilassato di Nathalie che giaceva immobile a terra. Adrien era in apprensione per la donna: non riusciva a capacitarsi di quello che fosse accaduto, ma ,nonostante ciò, se ne sentiva responsabile. Le accarezzò la fronte sperando si riprendesse al più presto.

«È solo svenuta, starà bene» sibilò Fu con un filo di voce quasi avesse temuto di svegliarla, «Dopotutto, non è impresa facile resistere al potere dello “Specchio delle Brame”.»

«Lei… lei conosce quello specchio? Sa come funziona?!»

L’espressione sul viso del Preside mutò improvvisamente. Si fece indispettita e contrariata; Adrien ebbe la spiacevole sensazione di avergli posto, per la prima volta da quando si trovava ad Hogwarts, la domanda sbagliata. Intanto, il vetro dell’oggetto, dapprima spaccatosi a metà, si stava pian piano rimarginando. La cosa non sfuggì a Fu che, muovendosi con circospezione e facendo molta attenzione a non imprimere il proprio riflesso nella cornice, gli si avvicinò

Lo esaminò con cura maniacale. Ne accarezzò svogliatamente la superficie lignea, evitando che il contatto tra la sua mano e l’oggetto durasse più a lungo del dovuto. Gli girò intorno per un paio di volte; poi estrasse la bacchetta e prese a sillabare parole incomprensibili descrivendo contemporaneamente ampi gesti con le braccia. Il figlio di Gabriel Agreste lo scrutava da lontano: non desiderava altro che risposte, ma non osava interrompere la concentrazione del Preside.

«Proprio quello che sospettavo…» sbottò alla fine del terzo giro posizionandosi davanti allo Specchio delle Brame, «Si sta auto-riparando, ma questa volta ci metterà un po’ più di tempo. Ti sei fatto anche tu vecchio, bello mio - esclamò divertito l’omino battendo un paio di colpi sulla cornice - tra qualche secolo ti sarà impossibile farlo.»

«Perché ha detto “questa volta”? Era già successo che si crepasse?!» esclamò tutto d’un fiato il ragazzo non riuscendo più a trattenere la propria curiosità.

«Molti anni fa. Se non l’avessi visto con i miei occhi, non ci avrei nemmeno creduto. A memoria d’uomo non era mai capitato che qualcuno riuscisse a soverchiare l’assuefazione che crea questo particolare oggetto magico. La Signorina Sancoeur ha però scelto il modo peggiore per farlo, poverina: non oso immaginare quello che abbia passato.»

«Professore…» biascicò Adrien con una nota di incertezza nella voce, ma il suo interlocutore lo interruppe ancor prima che riuscisse a completare la frase. «So bene quello che vuoi chiedermi e, date le circostanze, credo che tu abbia il diritto di saperlo. Adrien – e nel sentirsi chiamato per nome, il giovane non riuscì a trattenere l’imbarazzo – io penso tu abbia ormai capito come funzioni questo specchio, dico bene?»

«Sono i nostri desideri, ciò che bramiamo nel profondo del nostro cuore. Per questo… per questo vedo la mia famiglia riunita e felice. Credo di averlo sempre saputo, ma ho preferito fare finta di nulla. Non pensavo che il suo potere fosse pericoloso, o forse non mi interessava.»

Adrien distolse lo sguardo dal Preside. Non riusciva a sostenere la sua espressione indagatrice, gli dava l’impressione che lo stesse giudicando. Era stata sciocco lasciarsi andare a quel modo, cedere al senso di dipendenza che lo Specchio delle Brame creava. Avrebbe dovuto dare ascolto a Luka e Nino. Anche loro avevano assistito alla “messa in scena” dei loro desideri, ma non avevano ceduto alla tentazione. Si sentì un debole e un codardo, un inetto incapace di affrontare la vita.

«Non devi biasimarti, mio caro ragazzo» esclamò, ad un tratto, il professore alle sue spalle, mentre gli porgeva un fazzoletto di stoffa che il giovane accettò. «Maghi e streghe molto più esperti e saggi di te sono caduti nel tranello dello specchio. Approfitta delle nostre debolezze e insicurezze; carpisce con la magia tutto ciò che riteniamo caro, sacro… e ce lo ritorce contro dandoci l’illusione che ben presto si realizzerà. Molti hanno perso il senno per colpa sua, altri la vita.»

«I-i m-miei… i miei amici mi avevano avvisato, loro sono stati più forti di me.»

«Non si tratta di “forza”, ma piuttosto di sensibilità. Per lo specchio non conta quanto si desideri una determinata cosa, ma piuttosto la cosa stessa. Ciò che tu, o meglio il tuo cuore brama ardentemente, è così potente e puro da esporre il tuo animo… a renderlo vulnerabile. Ricorda Adrien: le nostre emozioni sono la più grande magia alla quale possiamo attingere, ma se non controllate rischiano di rivoltarsi contro di noi.»

«E Nathalie?!» replicò il figlio di Gabriel Agreste che, accantonato momentaneamente lo sconforto, sentiva il bisogno di risposte concrete. «Perché ha perso i sensi?»

«Come ti ho già detto, è rarissimo che si verifichi una condizione del genere quindi possiamo solo avanzare delle ipotesi. Evidentemente la Signorina Sancoeur è combattuta, divorata dall’incertezza di ciò che vorrebbe per sé. È questo atteggiamento che ci mostra la vera natura dello Specchio delle Brame. Lui attinge dal nostro desiderio; ma, quando non siamo consapevoli di quello che vogliamo, va in tilt e si crepa.»

«Professore, perché si trova qui ad Hogwarts? Da quanto tempo è in suo possesso?»

Il Preside s’incupì nuovamente. Non era certo di poter rispondere a quella domanda, o almeno non in quel momento. «Non credo sia il caso di parlarne ora, magari in futuro. Consapevole di quanto fosse pericoloso, l’avevo nascosto in quest’aula dimenticata. Mi sa che ho peccato di superbia nel pensare di essere l’unico a conoscere la sua esistenza. Dovrò trovargli una nuova sistemazione e ti devo chiedere di non provare a cercarlo. Puoi promettermelo?»

Adrien si limitò a un debole cenno di assenso. Un’insistente voce nella sua testa gli stava urlando di opporsi. La ricacciò indietro, doveva essere più forte di lei. Rivolse un’ultima occhiata allo Specchio delle Brame, poi aiutò il professor Fu a trasportare Nathalie nelle sue stanze.
 
   
 
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