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Autore: evelyn80    10/12/2019    9 recensioni
Dopo aver bevuto, a sua insaputa, un intruglio alcoolico preparato da Roger scambiandolo per tè, John Deacon si ritrova talmente ubriaco da non riuscire nemmeno a riconoscere una loro canzone, scambiandola per un brano di qualcun'altro.
Gli altri decideranno di non rivelargli che è lui il mitico bassista ad eseguirla, per non fargli montare la testa.
Terza classificata al contest "Queen me like there's no tomorrow" indetto da Carmaux sul forum di EFP
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per qualche bicchiere di troppo

 

 

Surrey, giugno 1982


John entrò nella sala prove privata di Roger, nella sua villa nel Surrey, ondeggiando lievemente. *1
I suoi zigomi, normalmente pallidi, erano di un rosso acceso mentre si guardava attorno strizzando le palpebre, come se stesse cercando disperatamente di mettere a fuoco tutto ciò che lo circondava. Quando inquadrò i suoi colleghi fece loro un sorriso sghembo e si mise a fischiettare una canzone che non esitarono a riconoscere: “Body Language”, uno dei brani del loro ultimo album uscito appena un mese prima. *2
Roger e Brian si lanciarono un'occhiata perplessa: non avevano mai visto il loro amico in quelle condizioni di primo pomeriggio. Magari dopo un concerto, o durante una delle loro feste private, ma mai prima di cena.
Freddie, seduto su una poltroncina intento a ritoccare i suoi folti baffi neri con le pinzette, specchio alla mano, alzò a malapena lo sguardo su di lui. *3
«Sei allegro, Deaky? Mi fa molto, molto piacere, sai?», disse, tirando con forza un pelo particolarmente resistente.
John sorrise ancora, ondeggiando a tal punto da doversi appoggiare alla parete per non cadere a terra come una pera matura.
«Sì...», rispose biascicando al suo cantante. «Prima di scendere quaggiù mi sono fermato a bere un paio di bicchieri di tè freddo... anche tre o quattro... spero non ti dispiaccia, Rog...». Fu interrotto da un paio di singhiozzi in sequenza, poi riprese. «La radio era accesa e ho sentito una canzone fantastica! Non ho idea di chi la canti, ma il bassista di quel gruppo è davvero eccezionale... un fenomeno!». Allontanandosi a fatica dal muro, prese a mimare con le dita l'atto di suonare il suo strumento, pronunciando le note con la bocca. «Tum tu tu tu tum... tu tum... tu tum... tu tum... tu tum...». *4
A quel punto, Freddie distolse lo sguardo dallo specchietto e, inarcando le folte sopracciglia scure, guardò prima il bassista; poi Brian, che stavano ancora fissando John come se fosse stato una specie di fenomeno da baraccone; e infine Roger, che si era infilato le mani tra i capelli.
«Johnny, dov'è che hai preso il tè freddo?», chiese il batterista, sgomento.
«Nel tuo frigo... perché? Non avrei dovuto? Scusami... non sapevo che tu fossi diventato così taccagno... da non volermi concedere neanche un goccetto di tè».
John assunse un'espressione offesa e, senza smettere di suonare il suo basso virtuale, si mise a passeggiare per la stanza.
Roger si voltò verso Brian con l'espressione colpevole di chi si è appena reso conto di aver fatto una grandissima cazzata. Il chitarrista aggrottò le sopracciglia, chiedendogli con lo sguardo di spiegarsi.
«Quello non era tè...», sussurrò il batterista in tono cospiratorio.
«Ma va?», replicò sarcastico Brian. «Non me ne ero mica accorto».
«E che cos'era, allora?», chiese Freddie curioso, posando pinzette e specchietto e avvicinandosi agli altri due.
Roger si guardò per un attimo attorno, evidentemente restio a parlare, prima di rispondere.
«Ecco... l'altro giorno ho provato a fare un esperimento. Ho preso tutti gli alcoolici che avevo in casa, li ho mischiati insieme e li ho fatti bollire dentro un vecchio alambicco di rame che ho trovato giù in cantina mentre facevo pulizia», spiegò, grattandosi la testa. «Evidentemente, il rame doveva essere ossidato perché il liquido che è uscito dalla serpentina, invece di essere trasparente come l'acqua, era verde come sapone per i piatti... e aveva un sapore disgustoso». Storse il naso al ricordo. «Allora, per renderlo più appetibile ci ho fatto sciogliere dentro delle caramelle mou, e poi l'ho travasato in una delle bottiglie di plastica di tè che John lascia sempre in giro in cucina, invece di buttarle nella spazzatura». *5
«E tu tieni i tuoi esperimenti chimici in frigorifero, dentro a una bottiglia di plastica?», chiese inorridito Brian, scuotendo la lunga massa di capelli ricci.
«Così impara a buttarle nel bidone, invece di lasciarle in giro per tutta la cucina!», replicò Roger incrociando le braccia sul petto.
«Sì, così ora va a finire che la colpa se John si è intossicato con quella roba è solo sua!».
«E comunque», aggiunse Freddie mentre il chitarrista voltava le spalle al biondo, «vorrei tanto sapere come ha fatto Deaky a non accorgersi che quell'intruglio non era tè. Se aveva un sapore così orribile, poi...».
«Tu hai mai assaggiato il suo tè verde senza zucchero, senza teina e proveniente solo da coltivazioni biologiche?», chiese cupo il batterista. Freddie scosse la testa e lui riprese. «Ecco, allora non puoi capire come abbia fatto a non accorgersene: quel beverone che ho tirato fuori dall'alambicco aveva più o meno lo stesso sapore». *6
Nel frattempo, ignaro di quanto stavano dicendo i suoi tre amici, John aveva continuato a camminare per la stanza barcollando ed emettendo le note del loro brano con la bocca.
«Certo che quella canzone spacca proprio!», esclamò a un certo punto, voltandosi verso i suoi compagni. «E il bassista è un vero asso! Voi non lo sapete chi la canta?».
Non attese la loro risposta: riprese subito a ondeggiare e a suonare il suo basso invisibile in giro per la sala.
«Che dite... glielo diciamo che quel bassista è proprio lui?», chiese Roger, seguendo con lo sguardo i movimenti barcollanti dell'amico.
«No... altrimenti poi va a finire che si monta la testa», rispose Freddie, riprendendo in mano specchio e pinzette.
«Forse sarebbe meglio dirgli che ha ingurgitato vari bicchieri di una non ben specificata sostanza, e magari convincerlo a vomitarla!», esclamò Brian scuotendo ancora i lunghi capelli ricci.
«E farmi finire in galera per avvelenamento? Non se ne parla!», replicò il batterista.
In quel momento, John si piegò in due tenendosi lo stomaco. Si appoggiò al sedile della batteria e vomitò sulla grancassa.
«NOOOOO! La mia Ludwig!», grido Roger correndo verso il suo amato strumento con le mani nei capelli. «Che schifo, John! Ma non potevi andare a rimettere da un'altra parte?». *7
«Quel che è fatto è reso, più colmo che raso», rispose Brian citando un vecchio proverbio, un sorrisetto di scherno che gli spuntava all'angolo della bocca. «Tu lo hai avvelenato e lui ti ha ripagato». *8
«Complimenti per la rima, Brian», disse Freddie dalla sua poltrona.
Raddrizzandosi a fatica aiutato dal chitarrista, John si pulì la bocca col dorso della mano. «Cazzo, che schifezza... mi sa che il tuo tè doveva essere scaduto, Rog». Il batterista non rispose, intento com'era a fissare inorridito la sua batteria, ormai irrimediabilmente rovinata. Ancora appoggiato a Brian, il più giovane si sbatté una mano sulla fronte. «Ehi! Ora mi ricordo chi è che canta quella canzone! I Chicago! Eh... Peter Cetera sì che è un gran bassista!».
Gli altri tre si guardarono in faccia, sgranando gli occhi per lo stupore, poi scrollarono il capo.
«C'è poco da fare. A John quei tizi americani sono rimasti qui...», commentò Freddie, indicandosi la tempia.
Senza smettere di contemplare il suo strumento, Roger aggiunse, senza farsi sentire dagli altri: «E non solo a lui...». *9

 

 

Spazio autrice:

Se siete arrivati fino alla fine, significa che siete riusciti a sopportare questa cavolata che ho scritto, e che tra l'altro partecipa pure a un contest.
Innanzi tutto ringrazio Carmaux per averlo indetto, e spero sinceramente di non fare una figura barbina in mezzo a tutte le altre storie valide che sicuramente parteciperanno.
Il fatto è che, nonostante conosca i Queen abbastanza bene (sono stati il mio primo amore di gioventù, li ho ascoltati “in diretta”, nel senso che ho sentito molte loro canzoni al momento della loro uscita), ho sempre paura a rapportarmi con loro, perché ho il timore di non essere in grado di caratterizzarli e di renderli IC.
Quando Carmaux mi ha inviato i pacchetti che le avevo chiesto in visione, sono stata subito colpita dal n° 1 comico (che poi ho scelto), ed ho subito più o meno visualizzato nella mia mente la piccola shottina che sono andata a scrivere, e che avete appena letto.
Naturalmente devo lasciare alcune note che non riguardano solamente i Queen, ma anche altri inserimenti che ho fatto nel testo.
*1 – Roger aveva acquistato (anche se non ricordo in quale anno, è da tanto che ho letto la loro biografia) un'enorme villa nel Surrey e quindi, tra tutte quelle stanze, può darsi che avesse anche una sala prove privata. O, almeno, a me così piace pensare :-)
*2 – “Body Language” è una delle canzoni facenti parte dell'album “Hot Space”, uscito nel maggio del 1982 e quindi solo un mese prima dell'ambientazione della storia. Ho scelto questa canzone perché, essendo composta principalmente da note di basso, la vedevo bene per un John Deacon ubriaco che ammira il bassista che la esegue.
*3 – In questo periodo, Freddie si era lasciato crescere i baffi.
*4 – Così dovrebbero suonare le note dell'incipit di “Body Language”. Chiedo estrema venia XD
*5 – L'alambicco è un recipiente, solitamente in rame, utilizzato per fare i distillati. Distillando la vinaccia, ad esempio, si ottiene la grappa mentre distillando il vino si ottiene l'acquavite. Quando il rame si ossida, poi rilascia il cosiddetto “verde rame”, rendendo il liquido che si ottiene verde smeraldo invece di trasparente.
*6 – Avevo letto da qualche parte, tempo fa, che la bevanda preferita di John è il tè. Poi non so se sia un maniaco del biologico, questa è una mia licenza poetica XD
*7 – “Ludwig” è una nota marca di batterie, la preferita di Roger.
*8 – Questo proverbio, espresso a questo modo, è tipico delle mie parti (Toscana settentrionale). Significa, alla lettera, che se fai del male a qualcuno devi aspettartene di più in cambio.
*9 – Scusate, ma non potevo far comparire in un cammeo i miei amati Chicago. Questo è un riferimento a due storie ben precise: la mia “
No tell lover”, che potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3849856&i=1 e la flashfic di Kim WinterNight “It's awful, but sex is the only way to forget you”, facente parte della sua raccolta “Multi-feelings”, che potete trovare qui: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3869897&i=1

Spero di avervi strappato una risata.

  
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