Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |      
Autore: Edward    02/08/2009    6 recensioni
[Tyki x Lavi]
Si mise a sedere, abbozzando un sorriso divertito della propria condizione, e si passò una mano tra i capelli corvini.
Tossì ancora, tirando su con il naso e grattandosene poi la punta. « Mi devi dodici ghinee, guercio. » gracchiò a mezza bocca, fissando con vago interesse davanti a sé.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Coppie: Tyki/Rabi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Aprì la bocca per prendere aria, e un grumo di ossigeno rovente gli graffiò la gola

Titolo: Cancer

Fandom: D.Gray-man

Personaggi: Tyki Mikk, Lavi

Pairing: Tyki x Lavi [Lucky]

Genere: Generale

Rating: Giallo

Avvertimenti: One-shot, Shounen-ai

Note: Piccola fiction senza pretese. Dedicata a Crys Perchè sono due giorni che mi accendo le sigarette –un sacco, di sigarette- sussurrando HI-BAN come un’idiota. To you, with love

° Ozuchi Kozuchi è il nome dell’Innocence di Lavi

° “Man man man” è il corrispondente di “cresci cresci cresci”.

° “HI-BAN” è a sua volta il corrispondente di “Cerchio di fuoco

° Il titolo viene da una canzone dei My Chemical Romance

 

 

 

Cancer

 

 

 

Aprì la bocca per prendere aria, e un grumo di ossigeno rovente gli graffiò la gola. Piegò il viso di lato, tossì con un colpo deciso e strizzò gli occhi.

Poi si mise a sedere, abbozzando un sorriso divertito della propria condizione, e si passò una mano tra i capelli corvini.

Tossì ancora, tirando su con il naso e grattandosene poi la punta.

« Mi devi dodici ghinee, guercio. » gracchiò a mezza bocca, fissando con vago interesse davanti a sé.

La polvere scura e lo sbuffo di terriccio a cui era mista salirono verso l’alto, nel cominciare a diradarsi in sottili fili di fumo crepitante, e rivelarono man mano il resto dello scenario che avevano nascosto per quei brevi istanti.

C’era una casa, rotta a metà. C’erano lo squarcio del muro e i mattoni sparpagliati davanti l’ingresso, il vento che non soffiava e un silenzio ovattato a sibilargli contro. Si vedevano il bagno del secondo piano e il salotto in stile inglese del primo, le scale di legno spaccate a metà corsa e le porcellane della cucina ridotte in pezzi disarmonici.

Dopo un po’ i miasmi si placarono del tutto e rivelarono, giusto in tempo, un’ombra scura o uno sfrigolio di massi.

Tyki alzò lo sguardo, cercando di capire da dove partisse lo smuoversi di rocce e massi, e sospirò. Piegò il collo all’indietro e inclinò il viso verso l’alto.

Ancora un attimo e una figura ruzzolò fuori da un cumulo informe e sfrigolante di macerie. Finì davanti la porta principale, rimasta intatta e di un grigio brillante, e poi non si mosse più.

Ma ansimò. Spalancò la bocca sporca di terra e mostrò una fila di denti bianchi e ritti, pallida imitazione di un ringhio involontario, e respirò a fatica.

Poi deglutì, alzò il braccio destro e il dito medio della mano a cui era attaccato.

« Non sono ancora morto. » biascicò, per poi respirare con più forza.

Tyki sorrise, e tornò a guardarlo. « Ah, cazzo… »

« E… comunque… » il braccio ricadde a terra, in uno sbuffò di calce polverosa, e la figura –che si rivelò avere degli spettinati capelli rossi- tentò di mettersi a sedere. « non ho mai accettato… quella stupida scommessa, bastardo. »

Il Noah si strinse nelle spalle, rinunciando alla ricerca in cui si era impegnato nell’attesa che l’altro si riprendesse. Dopo uno scontro come quello –che, anche se sembrava più una zuffa tra mocciosi delle elementari che una battaglia per l’umanità, solitamente comportava grossi lividi e ossa rotte varie al risveglio del mattino dopo- come minimo le sue sigarette erano tornate ad essere semplice tabacco sparso per le sue tasche.

« Se muoio prima io toccano a te i soldi, sai? »

« Non sono così venale. » sbottò Lavi, tossicchiando in modo soffocato. Gli si era strappato un guanto. « E poi ho uno stipendio fisso, tante grazie. »

Tyki Mikk, suo malgrado, affilò il sorriso e inclinò il viso in avanti. « Facciamo venti? » ribatté, cominciando a muoversi per alzarsi. Posò una mano per terra, ritirò le gambe –per poi piegare le ginocchia e strusciare i talloni- e con un movimento non troppo fluido si ritrovò in piedi, ondeggiando appena.

Lavi alzò nuovamente il braccio, stavolta portandoselo vicino al viso, e aprì la bocca per ribattere. Tenne l’indice fermo davanti agli occhi, si mostrò colto da un pensiero improvviso infine si azzittì con uno schiocco secco di mascella. « … ci sto. »

Il Noah rise, forte. Si passò una mano sui pantaloni, tentando di pulirseli, e poi prese a camminare.

Attraversò la piazza. Lento, senza fretta, massaggiandosi distrattamente la nuca per poter sentire la consistenza della carne dura sotto il proprio tocco. Superò la fontana, e i carri dei commercianti. Superò una casa, un paio di lampioni spenti e la carcassa di un’insegna di metallo verde scuro.

La città era vuota di vita, silenziosa e sibilante.

Nel mezzo Lavi tentò ancora di rimettersi in piedi, pieno di buona volontà. « Oookay, vediamo di muoverci… devo comprare… devo comprarmi dei vestiti nuovi, cazzo. » sbottò, poggiando una mano su una roccia resa appuntita dall’impatto. Poi si fermò. Strizzò gli occhi e tornò a sedersi. « No, scherzavo. Time out, signor neo, sto per dare di stomaco. »

Tyki abbozzò una smorfia vagamente disgustata, e la sua camminata si fece per un attimo incerta. Un attimo dopo riprese, ma non convinta come lo era stata prima.

« Lo dici tutte le volte, eh. »

« Tenti di strapparmi le budella tutte le volte, eh. » gli fece il verso il rosso, stringendosi nelle spalle e sbuffando. Si premette due dita sul setto nasale e cercò di concentrarsi su qualcosa che non fossero il cibo, gli Akuma e la sua vita in generale.

« Cuore. » lo corresse il Noah del Piacere. « Cuore, non budella. »

« Siamo lì lì, su… »

Si sentì una mezza risata incredula, raschiante come cocci di vetro pregiato calpestato. Poi, smisero di parlare.

Gli ultimi passi del portoghese risuonarono secchi e piatti contro il terreno di pietra, e l’esorcista alzò lo sguardo verso l’alto. Sbirciò davanti a sé tra le dita della mano che si era portato davanti il viso e attese.

Un attimo dopo sospirò, proprio nel momento in cui sentì l’altro allungare una mano e posargliela sulla nuca, premendogli un pollice tra mento e collo per tirarlo verso di sé e fargli alzare il viso. Tyki si chinò su di lui, con una gamba appena sollevata da terra –come se fosse pronto a scattare da un momento all’altro per andarsene via-  e neanche lo guardò.

Gli sfiorò le labbra. Indugiò, inspirò e sorrise piano, per poi baciarlo.

Con trasporto, lentamente. In silenzio, lascivo, facendosi seguire dall’esorcista dai capelli rossi. Lavi alzò appena il viso, annaspò e lo lasciò fare.

Sentì Tyki muovere anche l’altro braccio, verso di lui, passando da fianchi schiena e spalle. E, nonostante tutto, resistette all’impulso di roteare gli occhi al cielo. Lo avevano fatto così tante volte, quello stupido gioco, che ormai sembrava aver perso senso.

« Mi servirebbero proprio, quelle ghinee... » ripetè ancora una volta il Noah, respirando piano sulla sua bocca umida. Lo baciò ancora, per un solo istante. Infilando la mano libera nel suo petto che si alzava e abbassava a tempo di respiro.

Lavi non si mosse. Si limitò a fissare, con l’unico occhio verde, quelli ambrati e ferini di Tyki Mikk. Sentì le sue dita stringersi attorno al proprio cuore, per poi sfiorarlo con i polpastrelli e mormorare piano al solo pensiero di strapparglielo per davvero.

Ma quello batteva normale, regolare, forse solo un po’ affaticato dai colpi presi.

« Non lo farai, dico bene, Tyki? » replicò dopo un po’ l’esorcista, trovando spazio tra un bacio e l’altro, tra un respiro raschiante e un battito di ciglia.

Il Noah sorrise, senza in realtà vederlo realmente, e strinse appena la presa. Lo stomaco di Lavi sussultò impercettibilmente. « Perché non dovrei? » domandò come semplice risposta, trattenendo quasi il respiro.

Se quel ragazzo credeva che Tyki non l’avrebbe ucciso per capriccio o per noia, o anche più banalmente per continuare quella specie di relazione, si sbagliava di grosso.

La coerenza non era cosa che ci si poteva aspettare da un Conte straccione come Tyki Mikk.

L’esorcista continuò a fissarlo. Inspirò piano, e allo stesso modo espirò. Aprì la bocca per rispondere, la richiuse.

E poi la aprì ancora.

« Perché io non sono Allen. »

Il cuore saltò un battito. Quello del Noah si fermò, o almeno così gli parve, e per un lungo istante rimase in silenzio. C’era solo quello di Lavi, lento e malinconico, a pulsare vivo anche per lui, tra le sue dita.

 L’esorcista attese un attimo, fissando negli occhi ora vacui del portoghese, e poi lo baciò ancora sulle labbra. Lentamente, in modo sottile, sospirando seguentemente nel chiudere l’unica palpebra. Lo sfiorò una volta sola, con il collo ancora teso verso di lui, e poi non fece più nulla.

Tyki Mikk lo fissava serio, forse un po’ spiazzato e forse un po’ risentito.

Era una cosa stupida, senza senso. Illogica, fastidiosa e paradossale. Ne aveva uccisi altri, di esorcisti. Gli aveva strappato il cuore e li aveva appesi a testa in giù per il semplice gusto della blasfemia a cui si era votato.

Ma, per il semplice fatto che avesse detto quella frase, quell’esorcista fasullo si era salvato. Per il semplice fatto che glielo avesse ricordato, che gliel’avesse fatto presente, Tyki non poteva uccidere Lavi.

Si era messo allo stesso livello del bambino maledetto, e il gesto in sé aveva perso significato.

E questo Bookman Junior lo sapeva.

Il Noah chiuse gli occhi, dandosi dell’idiota. Psicologia inversa del cazzo.

Non notò la mano guantata dell’esorcista muoversi, sottilmente, lungo il proprio fianco. Sentì soltanto un paio di dita premergli sul petto –il bacio che si era già concluso da tempo- e un sibilo secco.

Poi qualcosa lo colpì con così tanta forza da scaraventarlo lontano diversi metri –le ossa gemettero e si incrinarono sotto il peso dell’impatto- facendolo ruzzolare contro i detriti e i pezzi di legno, sbattere contro un marciapiede e infine fermarsi grazie il ferro ghiacciato di un palo della luce.

Quando ci cozzò contro gemette un mezzo urlo rabbioso e dolorante, che sibilò tra i denti e si perse in un altro ansito. Tyki si costrinse a tenere gli occhi chiusi, per evitarsi un conato di vomito del tutto indesiderato, e prese a respirare piano.

Cercò di fare mente locale, e per un attimo la cosa gli risultò particolarmente difficile.

L’Ozuchi Kozuchi.

Tyki strizzò gli occhi, li riaprì e si mise a sedere di scatto, corrucciando risentito lo sguardo. « Che diamine, Lavi! » gracchiò con fare dolorante e vagamente offeso. Tossì come poco prima, gemette nuovamente per la fitta al fianco –l’Innocence si rivelava essere ogni volta lava incandescente, contro la sua pelle di Noah- e vide l’esorcista dai capelli rossi alzarsi in piedi e stringersi nelle spalle.

Si stava passando la manica della giacca strappata contro la bocca, indispettito a sua volta.

« Ti ho detto un trilione di volte di non baciarmi, che cavolo. » replicò dopo un po’, cercando di cancellare dalle proprie labbra la sensazione del sapore acre e pressante del fumo delle sigarette. Tirò fuori la lingua, ignorando il Noah, e strabuzzò l’occhio verde. « Bleh. »

Quello alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare all’indietro, sbattendo la schiena contro il lampione di ferro. « Ma se non sai neanche quant’è, un trilione... »

L’esorcista smise per un breve istante di tossicchiare e pulirsi –a suo dire- la lingua, e si voltò verso l’altro. « Vuoi scommettere? Posso cominciare a contare anche adesso! E se vinco mi compri un... un disinfettante, cazzo. » E poi cominciò a contare, senza attendere risposta e quasi canticchiando per darsi il tempo. « Uno due tre quattro cinque… »

Il Noah, suo malgrado, abbozzò un sorriso quasi incredulo. « Whoa whoa whoa, stavo scherzando, vedi di darti una calmata! »

« …nove dieci undici… »

Tyki scosse la testa, sbattendola piano contro il ferro. « Sì, va beh. L’abbiamo perso. » sbuffò. « Ora del decesso… » e finse di consultare un orologio immaginario, senza interesse.

Passò qualche istante, silenzioso e cantilenante, e dopo un po’ il portoghese abbassò lo sguardo, quasi distrattamente, sbattendo un paio di volte le palpebre nel notare qualcosa. Allungò una mano verso il proprio fianco, con il brusio di sottofondo che era la voce di Lavi, e strinse le dita attorno al pacchetto di sigarette che cercava poco tempo prima.

« …diciotto diciannove venti… »

« Huh. » chiocciò il portoghese, vagamente soddisfatto. Si portò la sigaretta tra i denti e cominciò a tastarsi, ancora una volta, le tasche dei pantaloni.

« Ahn. » sbuffò, non trovando quel che cercava. Poi la voce petulante dell’esorcista cominciò a colpirlo a tempo di conta come un martello in pieno viso e roteò gli occhi al cielo. « Ehy, Junior! » chiamò a voce più alta, alzando la mano con cui teneva la sigaretta per attirare l’attenzione dell’esorcista.

Quello si voltò verso di lui « …trentaquattro, trentacinque… » e lo fissò tra il curioso e il sospettoso.

« Non è che faresti quella roba… lì… » Tyki agitò le mani in modo vago « quel coso di fuoco, insomma, il… oh, fanculo, hai capito. »

Lavi smise di contare, lentamente, e corrucciò lo sguardo. Si posò un mano sul fianco, lasciò che la sua Innocence scivolasse tra la sua dita e la fece roteare distrattamente avanti e indietro. « Non posso prima finire di contare? »

« …fino a un trilione? »

Lavi annuì.

« No. »

L’esorcista alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Poi l’Ozuchi Kozuchi prese a roteare con più forza, seppur con lentezza estenuante. Lavi continuò ad osservare il cielo, grigio di neve, e le nuvole chiare.

Sorrise appena.

Poi, alzò il braccio. L’Innocence roteò, sibilando tra le pieghe d’aria gelida, e cominciò a crescere.

« Man man man! » disse ad alta voce il rosso, alzando entrambe le braccia. Sentì un fremito di adrenalina pure fargli tremare le ossa.

E poi colpì.

Con forza mostruosa, il martello si abbatté contro il cemento della piazza e contro i resti delle fontana, facendoli schizzare in aria come una pozzanghera colpita dalla pioggia.

Lavi sorrise, ancora una volta.  « HI-BAN! »

Una pira di fuoco scarlatto si innalzò verso l’alto, simile ad un serpente maestoso, e colpì a sua volta il centro della cittadina disabitata.

Tyki non fece in tempo ad imprecare –più che altro perché dovette ricordarsi a quale dei due Dio dovesse rivolgersi- che le fiamme lo investirono in pieno, sfrigolando calde e ustionanti contro la sua pelle bronzea e maledetta. I capelli fremettero, ondeggiando tra le spire di fuoco liquido, e un secondo dopo tutto smise. Il serpente scarlatto si dissolse, a sbuffo a sbuffo, e il colore arancio brillante che aveva tinto le pareti della città tornò ad essere il solito grigio opaco.

Tornò il silenzio.

Il portoghese aprì un occhio, che aveva precedentemente chiuso, e fissò senza una reale espressione la sigaretta che ancora stringeva tra le dita.

O almeno, quel che ne restava.

Lui si era “salvato”, se così si poteva dire, usando il proprio potere, ma non aveva fatto in tempo a fare altro.

Dall’altra parte, in mezzo alle solite maceria della solita casa, Lavi lo fissava con un sorriso idiota stampato in viso.

Tyki alzò gli occhi al cielo, ancora una volta. Poi, si rimise in piedi, mentre il rosso indietreggiava, suo malgrado, ridacchiando.  

« Conto fino a dieci, poi vengo e ti ammazzo. » decretò con fare diplomatico, pulendosi –ancora una volta- camicia e pantaloni dalla polvere.

« Facciamo così. Aggiungiamo i soldi delle sigarette alla scommessa. » propose l’esorcista, incrociando le dita dietro la nuca e sorridendo.

« Okay, e poi? »

« E poi decido io fino a quanto devi contare. »

Il Noah sbuffò. « Ovvero, fino a quanto? »

Lavi sorrise, e il portoghese non fece in tempo a pentirsi di averlo chiesto.

« Un trilione. »

« Crepa. »

Lavi rise, cristallino e piatto come un registratore rotto dall’usura, e andò via senza che l’altro lo seguisse.

« Uno due tre… »

 

 

 

 

 

Cancer

End

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Edward