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Autore: Arceus92    11/12/2019    0 recensioni
Un'ombra calerà su ogni cosa. No, non un continente, né un mondo o un universo: il tessuto stesso dell'esistenza, con ogni suo aspetto, verrà messo in discussione, in una lotta che perdura da un eternità e che non è mai durata.
E i mortali, come sempre, assistono impotenti di fronte a realtà molto più grandi di loro, maestose e indefinite, che perpetuamente lottano per il dominio sul Tutto.
...Ma forse, in fondo, qualche speranza di opporci a questo infinito ciclo c'è.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Arceus, Lugia, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Videogioco
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«Ah, fratello mio, fratello mio. Non riesci proprio a capire l'importanza del dono che ti sto facendo, allora! Convinto tu, della tua condizione di totale servitù. Già chiamarti "fratello" è un'impresa per me, dato il tuo tradimento, ma sono disposto a darti una seconda possibilità. Non ti rendi conto di ciò che possiamo fare? Se ci uniamo, potremo raggiungere una gloria che solo l'inesistenza ha visto. Ricongiungiti a ciò che un tempo fosti! Perché ti ostini tanto?» Egli parlò, rivolgendosi all'altro voltato di schiena rispetto a lui, seduto. L'ascoltatore si tratteneva appena, anche se noto per la sua estrema pazienza e cautela nel parlare; non aveva risposto ad alcuna provocazione, ma ora ne aveva abbastanza, ed era anche tempo di reagire. Doveva cacciarlo fuori. Quel "fratello" fu la goccia che fece traboccare il vaso. Infuriato, s'alzò con gli occhi senza vita pieni d'ira. Ma non mosse comunque contro l'interlocutore un singolo artiglio. «Hai capacità persuasive di poco conto se stai davvero cercando di convincermi con queste parole.» Incrociò le braccia. «Non capisco davvero lo scopo di tutto ciò. Devi arrenderti all'Essere e al potere che ha sul caos, non si può più tornare indietro. Il patto tra le leggi fisiche è stato sancito per l'eternità, e non c'è modo di ritornare alle vestigia che tu tanto osanni.» Da queste parole pacate, s'intuiva dal tono della voce, anche se minimamente, l'irrequietezza che muoveva il suo animo. Avrebbe voluto semplicemente tirargli un pugno in faccia e tornare a riposare. Invece erano là, a chiaccherare futilmente. Almeno per lui. Il più grande rise della risposta; anzi, esagerò di molto: il suo eco risuonò ovunque, come un rimbombare di voci sconnesse. L'altro sopportava e sopportava, ma anche lui aveva un punto di rottura. Non avrebbe sopportato altri cinque minuti di quella tortura. Se non avesse voluto ficcarsi in guai di enorme proporzione, però, sarebbe stato meglio starsene belli mansueti. «Quanto ti sei illuso, fratello. L'Essere ti ha dato alla testa, ti ha drogato, ti ha reso debole. E tu pensi seriamente che esso sia veramente? È tutto, semplicemente, un'illusione, caro mio. Puoi vedere forme, colori, luci e ombre, in quel che potrebbe sembrare una realtà perfettamente organizzata, quando è il suo esatto opposto. Tu vedi armonia, corrotto da ciò che non sei. Non ti chiedi neanche cos'è realmente tutto? A servizio dell'Ordine supremo, tu stai? Basta discernere questa bugia che è l'Esistenza più attentamente, e ti renderai conto di come quel bastardo, senza ciò che non è, non è per niente.» «Sono stanco dei tuoi giochi di parole.» «Non pensare che io abbia finito!» Un'altra risata acuita da un tono quasi isterico, sadico. Continuò: «Ti dirò: Egli fondò l'Ordine sul Caos. Il primo non può esistere senza il secondo, mentre quest'ultimo è indipendente. L'Ordine non si può affermare del tutto sul Caos, l'unico risultato sarebbe una realtà sterile estemporanea senza vita e movimento, tanto quanto il Caos. Non quella realtà che pensava di creare lui, vero? Lui ti dice che domina l'Ordine, mentre è tutto una menzogna. Puoi immaginare un'esistenza solo dominata da uno degli elementi? Torneremmo sempre al punto di partenza. Ma uno dei due è in torto di esserci, in quanto puramente artificiale. Senti qui, fratel-» Fu interrotto bruscamente dall'altro, che tuonò facendo tremare tutta la terra sottostante loro. «Ne ho abbastanza del tuo filosofeggiare insensatamente sull'Ordine e il Caos. Sarò sempre pronto a sacrificare il secondo sopra il primo in quanto il fine ultimo di ogni cosa è perseguire l'Armonia. Ora va', fuori dalla mia dimora, prima che ti prenda per il culo smorto che non hai e ti cacci fuori senza pietà.» Era un essere tranquillo, difficilmente irascibile, ma da irritato perdeva il controllo del lessico. Sempre meglio di altri brutti esempi che abbiamo sparpagliati tra i più vari cieli. «Oh, ti sei irato, non era mio intento, lo giuro.» Un sorriso ironico e superbo si formò sul suo volto secco. «Allora vado, se non ti dispiace. Spero che la nostra conversazione sia stata produttiva in te. Peccato, proprio quando hai deciso di muovere quella linguaccia che non ti ritrovi! Spregevole essere, traditore, questo evento non passerà come l'acqua sotto il ponte della memoria. Considerala una condanna a morte. Perché non finisce qui, e non finirà mai, in un'eterna notte senza tempo.» Ogni singola parola fu pronunciata con disgusto e disprezzo misti a orgoglio. L'odio reciproco era tangibile nell'aria; tuttavia, il padrone di casa sembrava molto più preoccupato nei modi di fare. Quasi tremava di fronte alla figura molto più grande del secondo. Ma non si lasciò intimidire del tutto; le sue espressioni rimanevano aride come un deserto, ferme e sicure. Nonostante il corpo gli dicesse di restare costantemente in guardia contro una minaccia del genere, l'imperturbabilità del suo animo rimaneva fissa e si imponeva nella mente. «Ora, con permesso, potresti andartene?» La frase fu pronunciata con tono basso e quieto, per evitare danni alla propria persona e all'intero luogo circostante. «Subito, con piacere.» Una piccola pausa, poi riprese: «Ricorda sempre, però: il Caos è inevitabile, è ovunque, perché insito e connaturato nell'Armonia che voi pensate di servi-» «Silenziati e va', ti prego.» Ubbidì con sprezzo, anche perché sapeva che probabilmente la tentazione non sarebbe andata a buon fine. Tuttavia, questo non comprometteva alcunché. Era già tutto perfettamente programmato, e non aveva bisogno di sì o di no. Voleva solamente incutere paura, scombussolare dalle fondamenta non solo lui, ma tutti. Era ovvio del resto, che la voce si sarebbe sparsa dappertutto tra di loro. Egli finalmente partì, levando l'altro da solo, il quale si sedette per una seconda volta a terra, meditando nella penombra del suo luogo. Chiuse gli occhi tentando di rilassarsi e dimenticare il disturbante accaduto che lo aveva mosso sin nel profondo. Tuttavia, non ci riuscì. Le sue parole riecheggiavano continuamente nella sua testa, quasi a perseguitarlo. Forse, avrebbe dovuto ricredersi nel dire che le sue capacità persuasive erano scarse. Effettivamente, era riuscito a smuoverlo. Questione di tempo. Stava iniziando a dubitare di sé. Era l'inizio di un terremoto che avrebbe distrutto ogni cosa.
   
 
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