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Autore: Will Darklighter    13/12/2019    8 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 34 – Una vittoria amara

 
HAN
 

Durante la fuga in speederbike verso il secondo cerchio dei trinceramenti, penultimo baluardo difensivo dell’intero esercito di terra che stava lottando per la libertà di Kashyyyk, Han riuscì ad affiancare Tarfull, il Grande Unificatore dei Clan, scorgendo ancora una volta con singolare apprezzamento che persino in una situazione difficile come quella riuscisse a mantenere il pieno controllo di sé, senza manifestare alcuna emozione.

La prima linea, formata in gran parte da tiratori Wookie, aveva ceduto un po’ troppo rapidamente rispetto ai tempi che si erano prefissati ma se non altro la ritirata era avvenuta in maniera complessivamente organizzata e senza subire perdite importanti; ora però veniva il bello: nella seconda linea, in cui era stato concentrato il grosso delle forze armate dell’Alleanza, si sarebbe combattuto ad oltranza, anche se ogni singolo trinceramento fosse stato distrutto. Il Capo Guerra di Kashyyyk non aveva alcuna intenzione di coinvolgere le famiglie del suo popolo nella battaglia e se le cose fossero volte al peggio, i volontari mal addestrati che Han aveva lasciato nella città di Rwookrrorro a protezione di vecchi e bambini, avrebbero dovuto fare del loro meglio affinché gli ultimi fieri giganti ancora in libertà riuscissero a lasciare il pianeta a bordo dei trasporti della Ribellione.

Man mano che si avvicinavano alle postazioni difensive, Il Generale Solo vide gli autoctoni del verde pianeta in ritirata dividersi e raggiungere le posizioni dove avrebbero dovuto far scattare un’altra serie di trappole, attendendo che l’armata nemica fosse sufficientemente vicina.  Questa seconda serie di trabocchetti, sarebbe stata ben peggiore rispetto alla prima per gli imperiali: se quest’ultima era costituita principalmente di blocchi e frane per impedire ai camminatori nemici il passaggio, questa volta diversi esemplari di una delle più terribili specie predatorie del pianeta sarebbero stati indirizzati contro l’armata venuta a riportarne in schiavitù gli abitanti.

L’ex-contrabbandiere non avrebbe voluto essere nei panni delle “teste a secchio” quando avrebbero dovuto affrontare i Wyyyschokk, tremendi aracnidi alti 2 metri e larghi il doppio, dal morso velenoso e con la capacità di tessere una ragnatela che era e sarebbe stata ancora in futuro la fine di molte altre creature di un luogo la cui essenza ancestrale non poteva essere sfidata se non affrontando pericoli mortali.

Quando finalmente giunsero alle trincee del secondo cerchio, Han assistette all’altra mossa tattica preventivata prima dell’inizio dello scontro: i Berserker, con la sola eccezione di Tarfull, si arrampicarono numerosi sugli alberi di Wrooshyr e da lì sarebbero avanzati al di sopra dello schieramento imperiale, tenendosi entro il raggio d’azione delle armi dei militi Alleati. Le retrovie dei nemici sopravvissuti ai grossi ragni si sarebbero viste calare dall’altro i feroci guerrieri armati delle loro possenti lame Ryyk mentre la prima linea avversaria sarebbe stata sottoposta al fuoco incessante dei soldati Ribelli e dei tiratori Wookie sopravvissuti allo scontro del primo cerchio difensivo.
Il Grande Unificatore chiamò Han a sé e gli ricordò che, come concordato, il comando della trincea sarebbe stato del corelliano mentre lui si sarebbe unito al combattimento all’arma bianca con i suoi; ricevuta la sua consegna, l’ex contrabbandiere si mise in posizione e attese la ripresa delle ostilità.
L’adrenalina che aveva in corpo era tale da fargli dimenticare il dolore per la ferita subita alla spalla e quello ben più viscerale per quei ricordi orrendi che tanto improvvisamente lo avevano sconvolto e reso inerme.


Cominciarono dopo diversi minuti ad arrivare rumori distanti di versi animaleschi e famelici accompagnati da fuoco intenso di blaster e urla di terrore: gli imperiali stavano affrontando gli Wyyyschokk, ne era certo. Qui e la vide comparire poco dopo delle macchie rossastre all’orizzonte, segno che il nemico stava utilizzando dei lanciafiamme per difendersi dagli aracnidi e per liberarsi dalle ostruzioni generate dalle loro ragnatele.
Non restò particolarmente sorpreso da tutta quella efficienza, mentre osservava il tutto con il suo macrobinocolo: l’Impero aveva tenuto Kashyyyk per molto tempo e i suoi soldati dovevano aver imparato a difendersi al meglio delle loro possibilità contro i pericoli delle foreste del pianeta. Ciò che invece lo colpì ancora una volta profondamente fu l’intervento di quegli assaltatori neri, fondamentali per il rapido abbattimento della prima linea di difesa Wookie: nelle zone dove erano impegnati riuscivano infatti a centrare gli enormi ragni prima ancora che si avvicinassero al resto della truppa, riuscendo addirittura a colpirli mentre si lasciavano cadere dagli alberi!
“Ho un gran brutto presentimento – pensò, mentre rivolgeva il suo sguardo verso le fronde ove dovevano essersi appostati i Berserker e contattò Tarfull tramite comlink, raccontandogli quanto appena visto.

Come si aspettava, il Grande Unificatore pur ringraziando il suo valente secondo in comando umano, non prese neanche in considerazione l’idea di ritirarsi verso le trincee sopraelevate e camuffate ma si limitò a far sparpagliare ulteriormente i suoi in modo tale da renderli più difficilmente colpibili nel momento in cui avrebbero attaccato alla stessa maniera degli Wyyyschokk.
“Ohwo rarcwo acworcwo aooo waoo oohurc akrarcao!1 – con quelle parole l’autoctono concluse il suo discorso con tono imperioso prima di chiudere la comunicazione.
Han digrignò i denti, maledicendo ma ammirando al contempo l’indomabile orgoglio del Capo Wookie e tornò ad osservare con il macrobinocolo lo schieramento nemico: gli imperiali avevano ripreso la loro avanzata in forze, gli aracnidi li avevano trattenuti meno di quanto lui e Tarfull sperassero, infliggendo alla numerosa armata nemica danni tutto sommato trascurabili.
“Fuoco a volontà al mio segnale! – disse alzando la mano destra. Il comando venne ripetuto da tutti gli ufficiali dell’anello difensivo.  Passarono istanti interminabili e poi finalmente, quando le prime avanguardie nemiche furono a portata, il corelliano abbassò il braccio.

Un fittissimo volume di fuoco piovve sugli assaltatori, decimandoli, e costringendoli come avevano fatto in precedenza a trovare nascondigli dove potevano. Cominciarono ad udirsi anche fuochi di mortaio, di bazooka, di artiglieria leggera e anche i camminatori, rubati all’Impero durante l’insurrezione di due settimane prima e celati dalla boscaglia, si unirono alla festa.
L’intera divisione nemica di testa venne falciata via in pochi minuti ma era solo l’inizio, Han lo sapeva bene: se era vero che gli Imperiali non erano riusciti ad introdurre i loro camminatori all’interno della foresta, lo stesso non si poteva dire per i pezzi di artiglieria che, in un qualche modo, erano riusciti a far passare attorno agli sbarramenti creati dagli Wookie.
I sopravvissuti delle truppe d’assalto in avanguardia indietreggiarono e in quel momento i cannoni del nemico cominciarono a fare fuoco, colpendo impietosamente i trinceramenti. I pochi pezzi che i Ribelli erano riusciti a montare sulle posizioni difensive per via della struttura non troppo robusta delle stesse, non riuscivano a rispondere in maniera adeguata.
Fu in quel momento che Han ricevette un rapido trillo al suo comlink, era il segnale concordato con Tarfull. Violando solo per pochi secondi il silenzio radio, l’ex contrabbandiere ordinò agli artiglieri alleati di cessare il fuoco e appena i cannoni Ribelli smisero di sparare, l’onda dei Berserker calò dall’alto sull’artiglieria imperiale.
Purtroppo, proprio come Solo si era aspettato, quella manovra colse solo parzialmente di sorpresa l’esercito nemico: tramite il macrobinocolo il Generale vide infatti che gli assaltatori neri erano stati posti a difesa dei cannonieri e i loro missili crearono non poco scompiglio sugli Wookie che piovevano ferocemente dal cielo. Ciò nonostante l’artiglieria nemica cessò di cantare e quello era l’altro segnale che il Generale Ribelle stava aspettando.
“E’ il nostro momento, ragazzi! – gridò Han rivolto ai soldati Alleati – fuori dalle trincee e andiamo a dare man forte ai Berserker!”
Soltanto i tiratori autoctoni di Kashyyyk sopravvissuti alla prima linea restarono dietro le postazioni difensive, in modo da concedere loro qualche istante di riposo: i Ribelli scesero sulla superficie pressoché indisturbati tramite i camminamenti rimovibili che gli Wookie avevano preparato per loro e una volta giunti a terra, ripresero a fare fuoco, sfruttando le difese naturali della foresta.

Il piano di difesa era stato applicato alla perfezione, ognuno aveva fatto il proprio dovere dando il meglio di sé eppure … per quanti imperiali abbattessero ne arrivavano altri e le loro linee non cedevano. Anzi, ripresisi dalla sorpresa iniziale per quella manovra combinata cominciarono a reagire energicamente, costringendo dopo duri scontri i pochi Berserker rimasti a fuggire da dove erano arrivati per poi concentrarsi sui Ribelli.
“Non cedete! – continuava a ripetere Han, nascosto dietro un albero mentre faceva fuoco. Ma dopo aver quasi terminato le celle energetiche della sua fedele pistola, un colpo vagante nemico lo centrò alla gamba destra.
Si accasciò al suolo, poggiando la schiena contro l’albero che lo stava proteggendo.
Guardandosi attorno, vide che molti suoi commilitoni erano stati uccisi. Un suo ufficiale subalterno palesemente trafelato, un tenente più o meno dell’età di Luke, venne per soccorrerlo.
“Dobbiamo tornare alla trincea, Generale! Qui ci stanno massacrando, i nostri uomini non resisteranno a lungo!”
“Ritirata! – replicò urlando Han a quelle parole e altri ufficiali cominciarono a dare lo stesso ordine – tornate al castello!”
Ci mancò poco che quella ritirata si trasformasse in una rotta disastrosa ma il fuoco degli Wookie rimasti sulle posizioni difensive riuscì ad allontanare gli imperiali troppo coraggiosi in cerca di gloria.
Tornati nella sicurezza relativa della trincea, il giovane tenente lasciò Han al sicuro e poi si diresse di corsa alla ricerca di un medico.
La gamba gli faceva un gran male e anche la spalla, sin troppo sforzata, non stava molto meglio.
“Lo sapevo che ci lasciavo la pelle per fare l’eroe – pensò Han sarcastico e con una risata colma di tensione – ecco cosa succede quando l’Impero decide di fare sul serio e utilizza come deve le sue risorse! Sembra proprio che ci rivedremo presto, Chewie…”
E in quel preciso istante accadde qualcosa di completamente inaspettato; di colpo entrambi gli schieramenti smisero di sparare poiché si udì una voce, chiara e forte, provenire dai vari altoparlanti collegati ai sistemi radio, alleati o imperiali che fossero, in grado di sovrastare per intensità anche il frastuono della battaglia. E quella voce il corelliano la conosceva molto bene e spalancò la bocca quando la riconobbe.

 
*****************
 
 
 
VADER
 


Il Signore Oscuro dei Sith era una furia, abbatteva qualunque soldato imperiale gli si facesse innanzi per affrontarlo, mandatogli contro, con ogni probabilità, da quel morto che ancora camminava del Capitano Ryker, ufficiale comandante dell’Eclipse nonché ammiraglio in seconda della flotta imperiale su Kashyyyk. Luke aiutava il genitore come poteva, non cedendo tuttavia all’ira ma provando comunque una comprensibile e profonda ansia.

Finalmente si trovarono innanzi alla porta della plancia, sigillata magneticamente come entrambi si aspettavano ma non c’era porta che potesse resistere all’energia combinata di due spade laser. Riuscirono a fondere il metallo in meno di un minuto: attorno a loro vi erano giovani ufficiali di marina comprensibilmente terrorizzati che Vader non fissò neanche per un secondo. Il suo obiettivo era davanti a lui, un barbuto uomo di mezz’età dai capelli corvini lievemente ingrigiti e dallo sguardo stoico.

Tutti gli altri uomini in divisa fuggirono dall’apertura appena creata non appena videro padre e figlio muoversi rapidamente in direzione di Ryker.
Senza perdere un istante, appena lo ebbe a portata, l’uomo in armatura utilizzò il Lato Oscuro per stringere in una ferrea morsa il collo dell’ufficiale comandante dell’Eclipse.
“Apri il canale di comunicazione che ti ho chiesto e mi limiterò a tagliarti la testa quando avrai finito! Altrimenti, ti saranno sottratti altri pezzi del tuo miserabile corpo! – tuonò Vader la cui rabbia era tale da far tremare il pavimento della plancia.
L’uomo in divisa rispose affannosamente alla ricerca di aria.
“Lun..ga vi…ta all’ Imperatore Palp…”
Non terminò la frase; come promesso, Vader con un volteggio della sua lama cremisi gli tagliò mentre era ancora sollevato da terra, entrambe le braccia e le gambe.
Il militare gridò per l’agonia allucinante che stava provando già mentre cadeva al suolo.
“Padre, basta! – era il solito cuore tenero di suo figlio a parlare – quest’uomo non ti obbedirà! Non abbiamo bisogno di lui per aprire la comunicazione che ci serve!”
Il Sith non lo guardò nemmeno e superando l’uomo orrendamente mutilato senza finirlo, aprì un canale verso la superficie, inserendo i codici per contattare l’Agente L.

 
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LEIA
 
 
Le ferite ti hanno dato alla testa, principessa? – disse la giovane twi-lek a Leia quando la vide sorridere – oppure sei contenta di vedermi?”
“Né l’una né l’altra cosa, regina Neena – replicò la ragazza mostrando di averla riconosciuta con tono provocatorio e cercando di non mostrarle il dolore che le sue ferite le causavano – hai fatto un cambiamento di look? Dal blue al verde? Non ti piacevi più come eri prima?”
A quelle parole, lo sguardo dell’aliena si fece anche più crudele di prima e senza pensarci un istante, prese dalla fondina uno dei suoi due blaster tascabili e sparò, colpendo il braccio che la giovane donna era riuscita a liberare dal peso dell’armatura che la stava schiacciando.
Argh! – l’apprendista Jedi non seppe trattenere un rantolo di sofferenza cosa che ebbe il potere di far sorridere Neena.

“Hai mai sentito parlare di depigmentazione coatta, ragazza viziata di Alderaan? – la twi-lek sbuffò – No, certo che no, cosa può saperne una principessa cresciuta nella bambagia? Te lo spiegherò io …”
Mentre la sedicente sovrana degli schiavi di Mos Eisley parlava, Leia cercò di far appello alla Forza per riuscire quantomeno a liberarsi dal cadavere dell’assaltatore gigantesco che le era rovinato addosso poc’anzi e poi tentare il tutto per tutto contro la ciarliera donna di piacere che la teneva in scacco ma il dolore che provava le impedì di concentrarsi.
“… si tratta di una pratica a cui noi, prostitute di periferia come una volta mi hai chiamata, veniamo costrette di tanto in tanto per compiacere i nostri padroni. Ed è molto dolorosa se non viene fatta con i giusti strumenti. Questa – disse sfregandosi la pelle – è la mia quarta colorazione da che sono nata, non ricordo neanche bene quella con cui sono venuta alla luce. Posso solo dirti che questa che vedi ho scelto di farla io e che non mi ha fatto così male come le altre tre. Vuoi sapere perché?”

Leia non replicò, continuando a fissare la sua interlocutrice.

“Perché mi avrebbe dato la possibilità di ucciderti! – disse con estrema malizia la twi-lek - Sei soltanto bantha poodoo2, Leia Organa di Alderaan.  E non lo sapevi nemmeno fino ad adesso; hai creduto di potermi insultare e giudicare soltanto perché ho cercato di sopravvivere. Perché vedi cara la mia principessa – con un gesto sollevò la semplice felpa che indossava, mostrando alla sua interlocutrice la cicatrice da blaster che lei le aveva inferto tempo addietro su Tatooine – se ti fossi limitata a questo e a riprenderti Carlissian sarebbe finita li. Invece no, non potevi proprio stare zitta ed evitare di umiliarmi, tu che ti atteggi a protettrice degli oppressi e fingi di batterti per la loro libertà. Vuoi saperlo? In quell’istante per me tu sei diventata la peggiore razza di oppressori da abbattere, il padrone da odiare maggiormente e tutto questo perché fingi di essere qualcosa che non sei. Gli altri esseri abbietti che si sono approfittati di me quantomeno non hanno mai mentito su questo aspetto. Tu invece sei la padrona che fa finta di non esserlo e io la serva che deve obbedirti, questo hai voluto dire con quell’insulto. E ora questa serva ti sta guardando dall’alto in basso, mentre sei lì sotto schiacciata e sofferente!”

Le parole della giovane aliena ebbero l’effetto di uno schiaffo molto più doloroso del braccio ferito o del corpo immobilizzato dall’armatura. Era vero, aveva peccato di superficialità con quella ragazza; il suo livore per quanto esacerbato non era del tutto ingiustificato.

“Mi dispiace averti offesa, Neena – rispose con sincerità a tutto quel fiume di parole che le erano stato rivolte, nonostante tutta l’agonia che stava provando – permettimi di rimediare – le tese il braccio tremolante e ferito – aiutami ad uscire da questo posto e ti prometto che non sarai più costretta a fare quello che hai fatto fino ad ora per sopravvivere. Avrai una nuova vita, una nuova casa e anche un nuovo lavoro, se così vorrai.”

La twi-lek cominciò a ridere di gusto.
“Non mi hai ascoltata molto bene, vero principessa? Io ODIO chi fa finta di essere qualcosa che non è! E quello che faccio a me piace! Se ci fossimo incontrate molto tempo prima, forse ti avrei ascoltata. Ma è da un po’ che ho capito la mia vera natura e grazie all’Impero so esattamente quello che voglio fare nella vita, la mia vocazione! Ed è togliere di mezzo gli esseri ipocriti come te e … nel frattempo guadagnarci qualcosa sopra!
Sparò un altro colpo che sfioro l’orecchio di Leia, altro dolore e altra sofferenza per l’umana inerme.
“Questa è un’esecuzione, Altezza, non un processo. La mia sentenza su di te l’ho emessa ad alta voce in quel vicolo, te lo ricordi?”

La ragazza a terra emise un sospiro, aveva compreso.
“Fai quello che devi, non ti implorerò – le disse semplicemente fissandola seria negli occhi.
E mentre Neena sollevò il blaster mirando al petto della sua preda, entrambe udirono il comlink della portatrice di vendetta trillare.
“Una sola persona ha accesso a questa linea – commentò con un sorriso di sbieco la ragazza dalla pelle verde – ma sì, ti farò ascoltare la sua voce. Trovo giusto che tu sappia chi ti vuole morta più di me!”
Dall’altra parte del comunicatore si udì una voce forte e tonante, che non ammetteva repliche. Leia l’avrebbe riconosciuta anche se fosse stata privata dell’intero orecchio piuttosto che semplicemente ferita di striscio.

“Agente L – parlò Darth Vader – ti ordino di annullare immediatamente l’incarico che ti ho assegnato! Mi ricevi?”
Neena non commentò, si limitò a dare uno sguardo di disgusto prima nei confronti del comlink e poi verso l’umana al suolo, la quale si limitò a deglutire.
Un pensiero molto triste attraversò la mente della principessa: cosa poteva esserci di peggio di un padre che ordina la morte della propria figlia? Era vero che ora stava revocando quel comando ma l’empietà di quel gesto restava e sarebbe rimasto per sempre.
“Agente L, mi ricevi? – la voce dello Jedi decaduto si fece più forte mentre alle sue spalle, ovunque si trovasse, si poté udire chiaramente rumore di blaster e di spada laser.
“Non la sento, Milord. La comunicazione è troppo disturbata, la contatterò appena avrò terminato – senza ripensamenti la twi-lek, spense il comunicatore.

A Leia, in maniera del tutto bizzarra e inaspettata, tornò alla mente in quel momento un vecchio adagio di Alderaan.
“Più ingarbugli la matassa, più difficile sarà liberare le tue mani da essa – era un monito che i più vecchi rivolgevano ai più giovani per invitarli a prediligere la semplicità e la sobrietà in politica rispetto ai piani troppo elaborati che avrebbero potuto rivelarsi una trappola tanto per chi li ideava quanto per chi li subiva. Dedicò quel suo ultimo pensiero a colui che, evidentemente, era rimasto intrappolato nella sua stessa matassa: il suo padre biologico.
Udì poco dopo partire un colpo di blaster, un dolore estremo esploderle nel petto e poi … più nulla.
 
*************************

LUKE
 
 
Mentre suo padre trafficava con i comandi del sistema di comunicazione dell’Eclipse e ciò che restava del capitano dell’ammiraglia si contorceva a terra orrendamente mutilato, Luke con la lama accesa stava attendendo i rinforzi imperiali in arrivo di cui aveva udito con chiarezza i passi affrettati provenire dal corridoio esterno che conduceva alla plancia.

Quando si palesarono alla sua vista, si lanciò contro di loro, deflettendo i loro colpi e colpendoli con la spada; uno, due e poi altri assaltatori caddero sotto i suoi agili fendenti. Non avrebbe resistito a lungo combattendo contro tutti gli uomini in arrivo, di cui quelli erano soltanto l’avanguardia, pertanto dopo aver liberato la sala della presenza dell’ultimo soldato accorso con la squadra più veloce in aiuto del proprio capitano, dieci in tutto, si precipitò su uno dei tanti pannelli di controllo all’interno della sala comandi e bloccò rapidamente tutti i turbo ascensori in arrivo dal basso su quel piano, tre per l’esattezza. Avrebbero dovuto capire come fare ad andarsene dalla plancia dato che quegli elevatori erano l’unico mezzo per lasciare la nave ma ci avrebbero pensato dopo, ora avevano un’altra priorità.

Il giovane Jedi tornò di corsa da suo padre e non appena gli fu abbastanza vicino udì praticamente all’unisono un urlo disperato da parte del genitore e un altro nella Forza, altrettanto carico di sconforto. Una vita, una preziosissima esistenza a cui entrambi erano legati, era stata spezzata.
NO! – rimbombò il grido di Vader mentre Luke, sconfortato e frustrato, cadde a terra.
Delle lacrime gli irrigarono il volto, sua sorella, la sua Leia era…
La frustrazione e la tristezza lasciarono dopo una manciata di secondi lo spazio a qualcos’altro quando i suoi occhi, sollevandosi di scatto, puntarono il mandante di quel insopportabile assassinio. Anche lui si era inginocchiato, dando le spalle all’unico figlio che gli era rimasto: il giovane Jedi percepì chiaramente che era abbattuto, piegato da una infinita amarezza. Indirettamente o direttamente che fosse, aveva causato la morte di entrambe le donne più importanti della sua vita e non faceva nulla per celare questo pensiero, profondo e lacerante per la sua anima.

Ma in quel preciso istante, al ragazzo non importò minimamente di cosa provasse l’uomo in armatura: riaccese la sua spada e percorse rapidamente il breve spazio che lo separava dall’omicida di sua sorella.
Quando gli esattamente fu alle spalle, l’uomo affranto e sconfitto dalle sue stesse decisioni pronunciò una parola semplice e non interpretabile.
“Fallo! – la voce del Sith non aveva il solito tono perentorio ma pareva quasi una implorazione a liberarlo dalla sua sofferenza.
Luke sollevò la sua lama arancio, pronta a calare sulla testa di quel mostro quando …

“No! – una voce di donna, una che credeva che Anakin fosse ancora vivo dentro Vader, pronunciò nella Forza quella supplica.
Il giovane Jedi chiuse gli occhi e poi dopo istanti interminabili tanto per lui quanto per chi stava attendendo il colpo ferale, sospirò e spense la sua lama.
“Perché? – Vader girò la testa di scatto a fissare suo figlio.
“Morire sarebbe solo una liberazione per te a questo punto – Luke alzò la mano nella direzione di suo padre – no, padre; tu vivrai e farai del tuo meglio per redimerti di tutto il male che hai fatto!”
Questa volta fu il tono del figlio ad essere perentorio e prima che l’uomo in armatura potesse fare o dire qualsiasi cosa, un’onda di Forza proveniente da colui che aveva appena deciso il suo destino lo stordì, facendolo svenire.

Ma il compito di Luke a bordo di quella nave non era ancora finito; si avvicinò all’impianto di comunicazione ancora accesso e aprì tutte le bande radio possibili e immaginabili, spegnendo qualsiasi disturbatore: chiunque, fosse esso imperiale o ribelle, marinaio, pilota o soldato avrebbe udito le sue parole. E non solo, accese anche l’oloproiettore cosicché chiunque fosse dotato di un ricevitore potesse vederlo.
“Combattenti dell’Alleanza e dell’Impero, mi riconoscete? Sono Luke Skywalker e sto trasmettendo dall’Eclipse! – fece in modo che la camera riprendesse anche la plancia oltre lui
Passarono una manciata di secondi: le navi Alleate arrestarono le loro bordate sulla colossale nave capitale e poco dopo anche le loro controparti Imperiali fecero tacere le proprie armi. Le parole di Luke avevano imposto un implicito anche se non espressamente richiesto cessate il fuoco. Tutti volevano sapere cosa stesse accadendo da entrambi le parti; ci sarebbe stato sempre il tempo di tornare a distruggersi a vicenda più tardi.
“L’Imperatore Palpatine è morto e se non mi credete – armeggiò sui comandi del comunicatore facendo in modo che comparisse anche una panoramica delle stanze private di Darth Sidius – guardate! Ma ciò che devo dirvi non termina qui, osservate il prigioniero ai miei piedi!
E la camera inquadrò Darth Vader; tutti compresero che era ancora vivo per via del suo respiro, debole ma comunque facilmente udibile.
“L’Executor è stato distrutto e la sala comandi dell’Eclipse è sotto il mio controllo! Sudditi dell’Impero Galattico, la vostra battaglia è conclusa!”
Luke espanse le sue sensazioni; sentì la paura espandersi a macchia d’olio negli equipaggi degli Star Destroyers e la speranza bruciare come non mai tra i ranghi dei militi Alleati.
La flotta imperiale che era stata coinvolta nella battaglia, circa un quinto della intera forza d’attacco condotta nello spazio di Kashyyyk cominciò prudentemente ad indietreggiare.
Nessun capitano imperiale osò controbattere a quella comunicazione, evidentemente la loro catena di comando era stata spazzata via e nessuno osava travalicare un proprio commilitone.
L’estrema gerarchizzazione e il cosiddetto principio del capo, eliminato il quale i suoi subalterni non sapevano come comportarsi; concetti così radicati negli addestramenti delle accademie dell’Impero sparse per la galassia, da alimentare in maniera vertiginosa quella sensazione di smarrimento nelle forze nemiche che la sagace mossa psicologica di Luke aveva generato.
Ecco però che arrivò una richiesta di comunicazione da terra; se nessuno della Marina poteva o voleva prendere quell’iniziativa, a quanto pare ci stava pensando qualcuno dell’Esercito dove la gerarchia era probabilmente rimasta intatta.

 
 
 
Comparve l’ologramma di un uomo vestito della classica armatura da ufficiale delle forze di terra, uno sguardo ligio e attento che cominciò a studiare attentamente il suo interlocutore.
“Comandante Skywalker – disse con chiarezza riconoscendo ufficialmente colui con cui stava conferendo – sono il generale Veers, ufficiale più alto in grado delle forze di terra imperiali su Kashyyyk. Prendo atto delle vostre … informazioni. Le propongo un cessate il fuoco ufficiale per consentire il ritiro delle nostre forze dal pianeta. Siete disponibile a concedere tale salvacondotto?”
“Non deve chiederlo a me, ma all’Ammiraglio Ackbar, comandante in capo interforze dell’Alleanza – Luke aveva infatti riconosciuto sullo schermo del comunicatore dal quale stava parlando, la presenza dell’Home One, la nave ammiraglia del comandante supremo della Ribellione e fece in modo che anche l’ologramma del saggio Mon Calamari entrasse a far parte di quella conversazione – Ammiraglio – il giovane Jedi lo salutò non appena comparì la sua immagine.
“Le mie decisioni sono quelle del mio ufficiale – disse prontamente con il suo tono vegliardo e amichevole l’autoctono dell’acquatico pianeta di Dac, sorprendendo tanto il ragazzo quanto l’imperiale per la flessibilità dimostrata – resterò in questa conversazione unicamente come osservatore e interverrò solo in caso di estrema necessità.”
Ringraziando silenziosamente il calamariano, Luke disse ciò che gli suggeriva l’istinto.
“Salvacondotto concesso; voi e i vostri uomini potrete lasciare il pianeta e reimbarcarvi per lasciare il sistema.”
Veers annuì.
“Questa non è una resa, Ribelli – l’ufficiale tradì una punta di orgoglio nella sua affermazione – l’Impero risorgerà da questo … incidente. Ci riprenderemo e vendicheremo i nostri morti.”
“Potete chiamare come volete la sconfitta che avete subito, Generale. Noi faremo lo stesso. C’è altro che volete aggiungere? – domandò deciso il suo giovane interlocutore.
“L’Eclipse – rispose secco Veers – dovrete riconsegnarcela.”
“Non avete appena detto che desiderate risorgere da questo incidente, Imperiale? – ribatté Luke non senza una punta di sarcasmo e poco desideroso di giocare al rialzo con tutto quello che stava provando in quel momento – l’ammiraglia del vostro defunto sovrano è ridotta male e sarà distrutta del tutto, come lascito di un passato fallimentare dal quale saprete ripartire più forti!”
Vide con la coda dell’occhio Ackbar approvare quelle parole acute seppur di sfida; Veers sembrò pensarci su prima di rispondere, mentre fissava il giovane ufficiale Ribelle con sguardo denso di gelida rabbia.
“D’accordo, tenetevela pure. Non sarà una nave a fare la differenza. Ci rincontreremo, è una promessa.”
E senza attendere replica, il Generale lasciò la comunicazione.
Luke incredulo ma felice guardò Ackbar. Nonostante tutto quello che era accaduto prima e nel mentre della battaglia, la gravissima perdita di Leia con la quale non aveva neppure cominciato a fare i conti e la non facile decisione di risparmiare Darth Vader, si concesse il lusso di un sorriso sincero e rilassato.
“Si, ragazzo mio – gli rispose l’anziano ufficiale, leggendogli nel pensiero – ce l’abbiamo fatta!”

Note:
1 "Faremo la nostra parte!"
2 "Cibo per bantha"
   
 
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