Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Rebi_7_24    14/12/2019    0 recensioni
Se avesse saputo a cosa stava andando incontro, se qualcuno le avesse detto in anticipo cosa sarebbe venuto poi, se avesse potuto prevedere anche un singolo frammento di ciò che sarebbe diventata la sua vita....
.
.
°°°°°°°°°Dal°°primo°°capitolo°°°°°°°°°°°°
「Quell'amore, si era promessa, avrebbe fatto in modo di guardarlo dritto in faccia almeno una volta. Voleva che lui sapesse. Doveva sapere che, tra l'infinità di gente che lo acclamava, che lo supportava e lo amava, c'era anche lei.」
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
.
.
....avrebbe desiderato che accadesse molto prima.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Helýas: il coraggio

 
“Mi basteranno 5 minuti.” Affermò il ragazzo, mentre si legava la bandana in testa.
“Tu sei sicuro, eh?”, lo sfidò uno degli amici.
“Assolutamente sì.” Rispose, completando il nodo.
“Facciamo così”, intervenne un altro, rivolto al resto del gruppo, “Se Helýas ce la fa, sarà automaticamente il vincitore”.
Tutti acconsentirono, qualcuno fece partire il timer, e lui schizzò via.
Era una gara, la loro. Una prova a turni di coraggio, con luogo di svolgimento il famoso monte Ebott, oggetto di una leggenda tanto intrigante quanto inverosimile.
La sfida consisteva nella ricerca di un oggetto nascosto. Il primo ad andare doveva portare con sé qualcosa, e posizionarla al posto di qualcos’altro trovato lì sul momento. Se, per esempio, veniva nascosto un libro dopo aver raccolto un sasso, quel sasso avrebbe dovuto essere portato al concorrente successivo, il quale avrebbe fatto la stessa cosa e così via.
Helýas voleva nascondere la bandana che portava in testa, e al suo posto doveva rinvenire uno dei loro guantoni da box.
Il ritrovamento dell’oggetto era la prova di essere stati davvero in esplorazione sul monte. Lui era il penultimo.
Le regole iniziali non prevedevano un vincitore: avrebbero vinto tutti coloro che avessero portato a termine la sfida. Quel cambiamento però era alquanto invitante, ed Helýas continuò a correre, avvicinandosi sempre di più alla cima. Non era molto alto in effetti, e ciò aumentava l’inattendibilità della leggenda: come poteva esserci un intero popolo sotto una montagnetta di appena 300 metri? Sorrise a se stesso, era praticamente arrivato. Era sicuro che l’avrebbe trovato lì, quel guanto. Conosceva il suo amico, poteva scommetterci tutto.
Ecco, ancora un attimo e-… Uoh…
Si congelò sul posto, fermo sul ciglio dello strapiombo, che a quanto pareva esisteva veramente.
“Questo sì che è alto..”, mormorò. Ma la sua attenzione cambiò subito soggetto. Passò al famoso guanto, appeso a un rametto che sporgeva a qualche metro da lui. Sorrise, soddisfatto del suo intuito, e si spostò di alcuni passi. Il ramo spuntava dalla parete del burrone, più in basso rispetto al bordo. Si inginocchiò, accucciandosi a terra, e allungò un braccio. Era lontano. Ma come ci era arrivato a metterlo lì? Si sporse ancora, e ancora, e ancora, e lo raggiunse. Ma con tutto il corpo.
 
[***]
 
Schiuse gli occhi. La testa gli doleva. Per qualche istante non ricordò nemmeno cosa fosse successo. Gli ci volle un po’ per realizzare di non essere della propria stanza… Dov’era?
Guardò su, c’erano metri e metri di altezza a separarlo dalla luce del cielo.
“Salve!”.
Saltò a sedere. “Chi ha parlato?”.
“Più giù, campione”, gli suggerì la stessa voce amichevole. Obbedì. Era… un fiore. Non si spaventò, non sembrava neanche scosso da tutto ciò.
“Wow, quindi la leggenda era vera”, disse tra sé e sé. “Tu chi sei?”.
“Io sono Flowey. Flowey il fiore.” Non gli diede neanche il tempo di rispondere. “E’ la tua prima volta nel Sottosuolo, qualcuno dovrà pur spiegarti come funzionano le cose qui. Sarò felice di essere io a farlo!”.
“Oh, beh, grazie”, disse Helýas, sorridendo. “Ma vedi, io adoro l’avventura. E c’è più gusto a scoprire le cose da soli. Ti dispiace se rifiuto?”.
Seguì un breve silenzio, poi Flowey annuì.
“D’accordo, capisco.” Poi la sua espressione cambiò. “Ma vedi”, ripeté le sue parole. “Io ADORO dare lezioni ai ragazzini su come si vive qui, o come si muore”. Sopra di lui apparvero quelli che sembravano semi, tutti bianchi.
Helýas iniziò a preoccuparsi.
“Mi piace vedere le loro espressioni terrorizzate”, i semi lo circondarono, “quando realizzano che stanno per morire”.
Il ragazzo non parlava. Stava riflettendo su cosa fare. lasciarsi prendere dal panico non sarebbe servito a niente.
“Avanti, mostrami la tua”, lo incitò Flowey.
Ma Helýas non lo soddisfò. Raccolse da terra il guanto da box caduto insieme a lui, e senza pensarci due volte prese la mira e lo scagliò contro il fiore, il quale ritirò l’attacco, disorientato. Fece appena in tempo a ritrarsi nel terreno, che il piede dell’altro colpì violentemente il punto dove si trovava poco prima.
Stava per tornare su, ma ci ripensò quando l’umano corse verso le Rovine.
Avrebbe aspettato l’occasione giusta.
 
[***]
 
Era stato divertente esplorare quel posto. L’unico pensiero nella mente di Helýas era: “Finalmente qualcosa di nuovo!”
Ora si stava avvicinando a un grande albero completamente nero, privo di tutto il rosso delle foglie che gli giacevano sulle radici esposte. Sui suoi rami ne crescevano a vista d’occhio, ma subito si staccavano cadendo leggiadre insieme alle altre.
“E tu come ci sei arrivato qui?”
Si girò, era la voce di una… donna? Non era sicuro di che cosa fosse. Cioè, sì, era un mostro, ma era indiscutibilmente diversa rispetto al fiore di prima, a Flowey. Sembrava… più umana.
“Sei caduto, non è vero?”, domandò avvicinandosi. Helýas annuì.
“Oh, povero piccolo”, commentò, prendendogli gentilmente il viso tra le mani per scovare eventuali segni di ferite.
“Sto bene, sto bene”, la rassicurò lui, un po’ a disagio.
“Devi essere molto disorientato”.
“Veramente io-“.
“Chissà che paura, arrivare fin qui tutto solo”.
“Ma guarda, non-“.
“Vieni con me tesoro, mi prenderò cura io di te. Sarai al sicuro”. Lo prese per mano e si diresse verso la casa alle spalle dell’albero. Helýas rinunciò ad obiettare, e tra sé e sé sorrise. Che carina. Non sarebbe stato male stare con lei… anche perché non aveva alternativa.
 
[***]
 
“Ma Toriel, capiscimi! Non posso restare per sempre fermo qui a non fare niente! Non ora che so tutto questo!”
“Tesoro, per favore. Tu non sai cosa c’è là fuori.”
 
“E proprio per questo voglio andarci. Sarebbe un’avventura fantastica! E poi non ho paura di Asgore. Anzi, sono sicuro di poterlo battere. Vi libererò tutti, troverò il modo di distruggere la barriera. Magari lo farò ragionare, e ci lavoreremo insieme.”
Insisteva con quel discorso da quando aveva scoperto la realtà oltre le Rovine. Gliene avevano parlato alcuni degli amici che si era fatto in quelle due settimane, e da allora non aveva smesso un attimo di pensarci.
Ma Toriel vedeva una luce particolare negli occhi del ragazzino, ed una altrettanto insolita si accese nei suoi: speranza.
Non se lo sapeva spiegare, ma sentiva che c’era qualcosa di diverso in lui, una capacità che altri non avrebbero avuto. Era interdetta sul da farsi, doveva decidere con giudizio.
Era coraggioso, Helýas, non si sarebbe fatto intimorire da niente e nessuno, mai, lei lo sapeva… Ma allora cos’era quella strana sensazione?
“Sei proprio così convinto di potercela fare?”
“Sì”, fu la risposta.
“Mi prometti che tornerai da me?”
Lui annuì.
Toriel chiuse gli occhi, inspirando lentamente. Poi si voltò, diretta al seminterrato della casa.
“Vieni con me, bambino mio”. E in quel momento, si chiese se quella fosse davvero la scelta giusta.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Rebi_7_24