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Autore: Spensieratezza    14/12/2019    1 recensioni
L'incantesimo creato da Ruben, ha riportato Sam e Dean nel passato, in un'altra epoca, a quando erano figli degli Dei, non si conoscevano e non erano fratelli. Di nuovo senza memoria, Dean, Sam e i loro amici, ripercorreranno di nuovo tutto da capo.
-Sequel della fanfiction The love of the Gods
Crossover con Harry Potter e Sailor Moon :)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Aviso: per la comprensione di questo capitolo, è indispensabile aver letto/rileggere il capitolo 3 e soprattutto RICORDARLO XD

Il mondo dgli omini di fango



La figurina dai capelli rossi



Sam e Dean avevano rivissuto tutta l’esperienza pre nascita di quando erano omini di fango, ma in maniera inconsapevole, e stavano continuando a camminare, visitando quel mondo così strano ai loro occhi.
Era un mondo…PURO. C’erano anche le montagne, erano bianche, quasi incolori, pure.
Come gli alberi. Però era strano, era come se nulla di tutto quello fosse reale, come se fosse solo una copia.

“Un’anticipazione di qualcosa.” disse Dean ad alta voce.
“Come?” chiese Sam stranito, fermandosi.
“TUTTO ciò che ci circonda..è come una maschera..come coperto da un velo, come un qualcosa che si nasconde..che non è pronto.
Sam arcuò le sopracciglia.
“Hai sbattuto la testa per caso?”
Dean rise.

“Queste..tutto questo, sono riproduzioni..riproducono fedelmente la realtà, ma…è tutto così etereo..evanescente..” si chinò ad afferrare una manciata di sabbia che da dorata diventò argentata prima di cadere a terra.
“Hai mai visto della sabbia argentata?”
“Mi stai mettendo paura, Dean..”
“Bene, perché sono spaventato anch’io.”

“Riprendiamo a camminare. Non può essere tutto così.”
“Così come?”
“Abbozzato..come fosse..disegnato!”
Sam cercò di rimuginare su quelle parole, fino a che qualcosa non calamitò la loro attenzione.
“SAM!! CHE DIAVOLO è QUESTA???”
Sam cacciò un grido.
 
Quasi come se fosse amalgamata con la roccia stessa, dallo spuntone di roccia dove scendeva una specie di cascata, c’era situata una piccolissima teca di cristallo con dentro QUALCOSA.
Capì subito lo stupore di Dean.
La teca ospitava un essere vivente.
“Mio dio, Sam!!”
“Scccchhhh, potresti spaventarla!”

“Ma che cos’è? Una farfalla? No, non toccarla!”
“Oh, Dean, cosa credi mi possa fare? Mordere? E comunque non è una farfalla, è..”
“UNA FATA??”
“Oddi sì…che carina..”
“Carina?”
“Sembra carina.”

Dean si sporse per guardarla. Una minuscola figurina rossa riposava all’interno.
“Una fata rossa?”
Sam rise.
“Che cè da ridere? Magari è figlia del diavolo!”

“Dean, questi..sono i suoi capelli..credo sia appena nata.”
“Mmm..Sam non mi piace per niente questa cosa..dovremmo lasciarla dov’è. Ci sarà una ragione se l’hanno lasciata li.”
“Dean..guarda la teca. Si muove..”
“Oddio, oddio..lo sapevo io che..”

“Sembra..come un uovo.credo stia per nascere.”
Si volse a guardarlo.
“Non..pensarci nemmeno..”
“Non possiamo lasciarla da sola. Morirà!”

E Dean vedendo la supplica in quegli occhi di smeraldo non seppe dire di no al suo nuovo amico.



Dritto davanti a sè non si può andare molto lontano



 Sam si prendeva cura dell’esserino costantemente.
Dean all’inizio lo catalogava come “esserino” poi divenne “essere” poi “cosa” e poi cominciò a pensare a lui come a un demone.
Un demone, pensava lui, che assorbiva l’energia vitale del suo migliore amico e chissà perché lui invece sembrava esserci così attaccato.
“Guarda, Dean! Si sta schiudendo!” disse Sam, vedendo l’ampolla infrangersi in minuscoli pezzi che divennero cristalli di neve per poi dissolversi nel nulla.
Dean solo a quella vista ebbe i brividi.

La teca non era una vera teca, ma più che altro era come un ventre materno, peggio, come un uovo, trasfigurato da teca. Infatti la teca era impossibile da aprire prima del tempo, a meno di nom buttarla a terra e romperla. Dean ci aveva pensato svariate volte, ma era consapevole che se l’avesse fatto, l’esserino sarebbe morto, probabilmente, e Sam non gliel’avrebbe perdonato.

Quando però, la teca – uovo si disgregò e quei minuscoli frammenti di cristallo, svanirono, ebbe la conferma che era tutto sbagliato.
I cristalli non svaniscono, non diventano neve e non si dissolvono nel nulla, le piccole fate non nascono da strane teche uovo.
O forse sì? In fondo Dean non aveva mai davvero visto una fata. Non sapeva come nascevano.
 
“Dean! Dean, oh, hai visto?? È nata!!”
Sam gli si era accollato tra le braccia e Dean si sentì un po' in colpa.

C’era da dire che per quanto inquietante, il momento del “parto” era stato emozionante.
Quindi per pochi attimi si era sentito davvero emozionato assieme a Sam.
Ma era stato solo quel giorno.
 
Sam insisteva per portare la pulce con loro, Dean continuava a pensare che fosse una cattiva idea.

“Sammy, non sappiamo cosa mangiano quelle come lei, non sappiamo di cosa ha bisogno, magari il suo habitat naturale è dove l’abbiamo trovata, non avremmo dovuto spostarla.” Diceva lui cercando di farlo ragionare.
Nel frattempo la fatina, addormentata, appollaiata sul collo di Sam come una scimmia, dormiva.
“Non la abbandonerò, Dean. Morirà se non ce la portiamo dietro. Non sa badare a sé stessa.”
Dean sbuffò.

“Sam, non sappiamo che cosa è. Guardati intorno. Hai mai visto qualcosa di simile a una cosa così? Nel posto da cui siamo venuti..” esitò.
Sam si fermò.
“Non c’erano, lo so. Nel posto da cui siamo scappati, vorrai dire. Dove ti ho trovato. E non ho abbandonato te, non abbandonerò neanche LEI.”

Dean sospirò. Aveva l’impressione che fosse una battaglia persa in partenza.
 
Per fortuna, in quella specie di mondo strano, dove il sole tramontava quando ne aveva voglia, sembravano non patire la fame. Di tanto in tanto, trovavano dei frutti dalla dubbia provenienza e la fatina si aggrappava a quei meloni giganti e li sgranocchiava.
“La pulce sembra ghiotta di quegli affari.” Disse Dean sorridendo e Sam gli sorrise di rimando, grato di quell’ascia tenuta giù.

Dean poi, si offriva di fare l’assaggiatore, pur di non permettere a Sam di mangiare per primo, avendo così tanta paura che Sam potesse mangiare qualcosa di avvelenato per lui.
“Così, tu proteggi me?” chiese Sam, abbracciandolo per le spalle.
“Qualcuno deve pur pensare a te, visto che tu sei così impegnato a proteggere la pulce.” Disse Dean con voce adorabile, accarezzandogli i capelli.
Sam rise. La risata sua era cristallina.

L a notte si accoccolava a lui e Dean era così felice che non gli dava fastidio neanche che la piccola fata era aggrappata a Sam.
 
 
Con il tempo però, le cose peggioravano e sembravano peggiorare in concomitanza con la crescita dell’essere.
La fatina cresceva, aveva un corpo ibrido, senza genitali apparentemente, sembrava non soffrire mai il freddo e aveva sempre fame. Sempre. Mangiava erbe, sassi, con inquietudine crescente di Dean.
“Ha fame e qui non c’è altro.” Diceva Sam.
Ma le sue parole erano sempre più strascicate, i suoi passi sempre più pesanti, la sua temperatura era sempre più fredda. Quando Dean spostava la fata dal suo corpo, quando dormiva, Sam diventava aggressivo.
“Lasciala qui! Vuole dormire con me!!”

“Che si trovi uno spasimante della sua taglia.” Replicava Dean facendo ironia.
“Dean!!”
“No, Sam, ascoltami. Questa..cosa..ti sta facendo qualcosa. Ti sta prosciugando. Non lo vedi? Sei sempre irascibile, rispondi male, mi GUARDI MALE, andavamo così d’accordo prima che arrivasse lei e..”
“È questo il problema! Tu..tu sei..GELOSO. Ecco cosa!!”

Dean rimase basito e ferito a quelle parole.
Si rivolse alla luna, chiedendogli aiuto.
Un grosso astro luminoso, argentato, indifferente alle sue preghiere.
“Aiutatemi..qualcuno mi aiuti.”
 
 
Un giorno, perse la pazienza.

Sam a malapena si reggeva in piedi. La fatina, aveva raggiunto l’altezza di una bambina di sei anni, ed era ORRIBILE, aveva gli occhi infossati, iniettati di sangue e si aggrappava a Sam come un’anguilla, lo tempestava di parole che non riusciva a capire, come una specie di nenia.
Dean sperò che impazzisse lui stesso per non dover sentire più niente, poi non ce la fece più e quando vide una specie di oasi vicino a loro, gettò Sam lì dentro, con una spinta.

“AHHHHHHHHHHH!”

Dean cominciò a prepararsi alla sfuriata.
“ma sei impazzitooooo!”
Dean tirò un sospiro di sollievo, si aspettava di peggio.
Sam non venne fuori, restò lì a sospirare e Dean temette che stava per perdere il senno, poi lo vide rilassarsi e restare a peso morto nell’acqua.
“SAM, CHE TI SUCCEDE, SAAAAAAAM!”

Non può essere così gelata..
Si gettò per andare da lui, incurante del piccolo demone che li guardava come un corvo in attesa con i capelli scarmigliati simili a quelli di una piovra.
“Sam..ehi, piccolo..”
Sam si aggrappò a lui, sospirando, come un cucciolo bagnato, Dean si preoccupò ma Sam sospirò, rilassato come per la prima volta dopo giorni.
“Che bella l’acqua...grazie Dean..”

Ora Dean lo sapeva. Per quella piccola pulce avrebbe fatto l’impossibile. Anche devastare una montagna.
Ritornò alla riva, con Sam in braccio, che sembrava rinato.
Il demone a pochi passi, guardò Dean e i suoi occhi color sangue diventarono quasi liquidi, si aggrappò alla sua gamba, come se fosse una bambina piccola che richiedeva attenzione.

Da un po' di tempo si erano occupati di vestirsi con delle vesti bianche che avevano trovato in giro, chissà come erano riusciti a cucirsele addosso e ora dentro quella sorta di veste che sembrava una veste fa bambina, gli sembrava davvero una fanciulla innocente, che voleva solo l’attenzione della mamma.
Forse mi sto sbagliando..è solo una bambina.. pensò.

“Dai, vieni qui, pulce, lascia stare Sammy per un po'..ha appena fatto un giro nell’oasi. Ha bisogno di riposo.”
 
Sammy si addormentò e Dean si fermò a pensare al da farsi, ma proprio quando si era ricreduto su quella bambina, la trovò che stava banchettando con delle carcasse non meglio identificate di animali.
È un mostro. È un mostro. Pensò disperato, mettendosi le mani nei capelli.
 
 
 
L’indomani mattina, come da manuale, discussero a tal proposito. Litigarono molto e Dean minacciò di andarsene.
“Se SCEGLI un demone al mio posto, allora io me ne vado.”
“Dean, non essere stupido. Non puoi essere geloso di una BAMBINA.”

“Quella è figlia del DEMONIO. Quante bambine farebbero quello che ha fatto lei? No, Sam, mi dispiace, ma se scegli lei, io..io me ne vado!”
Sam l’aveva guardato ferito, e con espressione glaciale, gli aveva detto: “ALLORA VATTENE!”
Dean, espressione ferita e disorientata, aveva detto “Molto bene. Allora..addio, Sam.”
Sam, labbro tremulo e occhi liquidi, non aveva risposto.

Quando Dean si era allontanato, solo quando divenne una figura in lontananza, seduto a terra, si era messo le mani in faccia e era scoppiato a piangere.
 
 
 
*

Dean aveva fatto pochi passi prima di crollare su un masso poco distante.
Lì, subendo le trasformazioni impietose dell’astro sopra di lui, era crollato in singhiozzi che gli laceravano il cuore.
Come aveva potuto SUO FRATELLO fargli questo, scegliere quell’essere abbietto che si accaniva su carcasse di animali, che gli rubava energia senza provare rimorso, che aveva lunghi solchi neri al posto degli occhi, come?

Sopra di lui, la luna, divenne ENORME, un grosso cerchio nero come l’eclissi, sembrava condannarlo all’esilio, alla morte, all’oblio.
Sì, l’oblio era la rinuncia all’amore, era una vita senza chi amavi.
Dopo alcuni minuti di tormento, sentì il cuore fare ancora più male, un calore tormentoso farsi strada senza più al petto, alzò gli occhi al cielo.
Una grossa luna rossa al posto del cerchio nero e seppe che l’inferno era una vita senza amore e lui ci era finito attraverso.
Crollò a terra, desiderando di svenire, di morire presto, per non sentire più tanto dolore.

Pensò che fosse passata un’era glaciale. Uno strano miscuglio di freddo e calore lo irradiavano trapassandolo senza pietà per poi cullarlo in una sorta di dolorosa tranquillità, come forse trapassato da fasci di luce che brillavano.
Alzò gli occhi e pensò che la notte non era mai stata tanto bella.
Le stelle brillavano più di fari luminosi, come se si trovasse in una gigantesca New York o forse in una notte fatata, una notte di sogno.

La luna, sempre piena, brillava ed era argentata, e Dean seppe che la bellezza trafiggeva con dolore.
Ma era piena d’amore, di quello che quando non c’è, brucia peggio delle fiamme, intrappola peggio delle catene.
Seppe che una vita senza Sam, era peggio di qualsiasi cosa e tornò indietro, pregando che in quel mondo assurdo, lui non avesse fatto tanta strada.

La logica suggeriva che se era stato fermo tanto a lungo, Sam doveva averlo superato PER FORZA ma si ricordò di una frase che aveva letto una volta in un libro e pensò che nei mondi assurdi non bisognava seguire la logica perché la logica non esisteva.
Per logica avrebbe dovuto correre DRITTO DAVANTI A SÈ.
Ma Dritto davanti a sé, non si va molto lontano, così diceva il libro.

E quindi incurante della logicità, tornò indietro, come dovrebbero fare tutti quelli che amano, che si rendano conto di aver fatto una grande gigantesca immane cazzata.
Se tutti avessero ragionato in quel modo, Dean lo sapeva, si sarebbe vissuti in un mondo migliore.
Dritto davanti a sé non si può andare molto lontano.







L'allontanamento di Alisea





Dean corse con tutte le forze che potè, pregando che non fosse troppo tardi e trovò Sam a terra, carponi, piangente, davanti a lui, il DEMONE.
Il demone cercò di avvicinarsi a Sam, ma Dean gli diede una manata e lei cadde a terra.
“DEAN!”

Sam piangeva, Dean lo fece rialzare e lo strinse a sé.
Un lamento terribile li avvolse.
La creatura.
Si girarono, stretti l’uno all’altro, Sam con la testa poggiata sul suo petto.
“Dean!! Lei ha cercato di..di soffocarmi..io l’ho spinta via..ma avevo..avevo così tanta paura!”
“È passata..adesso è passata, Sam.”

“Uiiiiiiiiiiiiiiiiinnnnn…” la creatura sembrava furibonda e fuori di sé, Dean aveva una paura dannata, ma dentro di sé, un’unica preoccupazione:
PROTEGGERE SAM.

Poi la creatura sembrò accartocciarsi su sé stessa, dal nulla, attorno a lei comparve un alone dorato e si ritrovò all’interno di una sfera appiccicosa e con enorme sorpresa dei due ragazzi, RIMPICCIOLÍ.
La sfera si rimpicciolì anch’essa, insieme a lei, e poi schizzò via, come se fosse stata un ufo, fino ad agglomerarsi con una montagna.
“Dean!!” Sam scoppiò in singhiozzi sul suo petto e Dean continuò ad accarezzargli i capelli, per farlo calmare.

Sam non voleva smettere di piangere, Dean gli prese il viso tra le mani.
“Guardami, guardami. È tutto finito. Lei..se n’è andata.”
“È la prima volta che dici LEI, di solito la chiamavi sempre mostro, o la cosa.”
Dean assunse un’espressione dispiaciuta e Sam si gettò ancora di più sul suo petto.

“Perdonami. Io volevo solo proteggerla. Credevo fosse innocente, Indifesa. Non volevo..ferirti.
“E io non volevo ferire te. Non ho capito i tuoi sentimenti, perdonami..ero forse..sì, oltre che preoccupato, ero geloso. Io credo.!
Sam si asciugò gli occhi con una mano,
“Ci sei stato sempre solo tu..ma lei..pensavo..io non lo so..”
Poi guardò Dean in faccia.

“Te ne sei andato..quando te ne sei andato..io ho iniziato a odiarla.”
Dean scosse la testa.

“Sapevo che non sarei riuscito a lasciarti, appena ti ho perso di vista. Si fanno così tante cose stupide per colpa dell’orgoglio. Ho pianto anche io lo sai? Non so cosa mi hai fatto piccoletto..”
Sam lo abbracciò di nuovo di slancio e ricominciarono i singhiozzi e Dean si permise di far cadere anche lui qualche lacrima sul viso.
“Dean..secondo te che cosa era?”

“Non lo so, Sam..qualcosa di maligno, di sicuro..ma adesso..sono solo contento che se ne è andata..dio..non so cosa avrei fatto se non fossi arrivato in tempo, poteva UCCIDERTI..e io TI HO LASCIATO SOLO.”
In preda ad un dolore immane, Dean lasciò un urlo e lasciò Sam, poi prese a fare a pugni con la roccia davanti a sé, Sam spaventato, gli tolse le mani da li.
Gli tenne le mani ferite tra le sue, portandosele alle labbra.

“No! Nessuno deve più farsi male..non voglio più vedere nessuno ferito. Neanche te. Basta dolore.”
Dean lo guardò e gli disse solo:
“Va bene, va bene,. piccolo, vieni qui.”
Sam lo abbracciò e come una litania, continuava a chiedergli di perdonarlo.

“Non hai nulla da farti perdonare, anzi, Sammy, perdonami tu. Ti prometto che non ti lascerò più, mai più.”
“Mai più. Suona bene.” miagolò Sam.
Dean prese Sam per la mano e continuarono il loro cammino insieme, un pensiero che turbava Dean affacciò nella sua mente:

“Non posso lasciarlo solo, se non lo proteggo, Sammy rischia di morire.”
Non aveva idea dell’ironia della cosa, visto che quello era il mondo delle creature che stanno per nascere.







Avviso: in quest'ultimo lungo paragrafo ricalchiamo il capitolo 3 ma dal punto di vista di Sam, quindi aggiungiamo dei pezzi di suoi pensieri. Vi dico anche che i capitoli sono venuti un'altra volta incasinata e sarò costretta dunque a fare nuovamente un capitolo unico ma non so se lo farò subito, 
Cmq dopo questo, Sam e Dean torneranno al presente, o meglio alla loro storia del Medioevo xd e parleranno di quello che hanno ricordato qui!
Dai che la storia va avanti xd





 

Sarò coraggioso per te




Era di nuovo notte in quello strano posto ed erano seduti sulle dune. “Sam.. stavo pensando.. se è bello stare qui..dove non c’è NIENTE..IMMAGINA..come potrebbe essere..se trovassimo altro...” diceva con voce sognante.
Sam si puntellò sui gomiti.
 
“Che cosa intendi dire? Non c’è niente oltre a questo”
“Ma tu tempo fa mi dicesti che per chi vuole vedere c’è altro....”
“Abbiamo camminato per tanto e non c’è altro.. Come hai visto tu..eccetto questo posto..e LORO..”
 
Dean vagò con lo sguardo sugli androidi che non davano retta a loro.
“Credi che dovremmo liberarli?”
“No..”
 
“Ma tu hai liberato me..non siamo egoisti noi a non liberare loro?”
“Non so spiegartelo..ma è come se sapessi che non dobbiamo..se si accorgono che li liberiamo..faremo una brutta fine..e torneremo come prima..”
 
Dean tornò a guardarlo con uno sguardo solenne e Sam si sentì piccolo piccolo. Abbassò lo sguardo mortificato.
“Lo so, sono un vigliacco. Lo sono sempre stato. Lo sarò sempre.”
 
“Sam..guardami..” disse Dean, tirandogli su il mento.
Sam lo guardò negli occhi.

 “Sei il ragazzo più coraggioso che abbia mai conosciuto e un giorno lo scoprirai anche tu.”
 
Sam lo guardò senza capire. Cosa gli stava dicendo?
 
Ma Dean non sapeva spiegare perché l’aveva detto, era una cosa strana. Era come una frase che doveva ancora dire, un anticipo di qualcosa. Era molto strano.
 
Dopo qualche secondo di silenzio, Dean disse guardando l’orizzonte:
 
“Sam non c’è niente qui, dopo questo, ma se ci fosse...”
Dean si voltò verso Sam a guardarlo e vide che lui ricambiava lo sguardo.
“Verresti con me?”
 
“Io ti seguirei ovunque, Hercules!” Disse Sam, fiero, con lo sguardo luminoso e ardente.
 
Qualcosa bruciò nel cuore di Hercules/Dean, fiammeggiante.
 
Proseguivano le ricerche per il nuovo mondo.
Qualunque cosa ci fosse, da un’altra parte, Sam e Dean lo stavano cercando.
Spesso trovavano pezzi di stelle tra le rocce o filoni argentati come uno strano e intrigante filo di Arianna.
Seguivano questi strani simboli come cacciatori curiosi.
 
E il paesaggio sembrava cambiare per lasciare posto a scenari interessanti.
Posti dove tanti soli tramontavano, così tante volte da perdere il conto.
 
Rocce, tante rocce, come se ci fosse il mare a pochi passi, ma nessun mare li attendeva.
E cieli infiniti.
 
Avevano perfino trovato una piccola capanna, che sembrava fatta di sole.
 
“Un’anticipazione di qualcosa.” disse Dean ad alta voce.
“Come?” chiese Sam stranito, fermandosi.
“TUTTO ciò che ci circonda..è come una maschera..come coperto da un velo, come un qualcosa che si nasconde..che non è pronto.

 
Questo aveva detto Dean.
Sam si mise a pensarci su.
Le stelle non nascono tra le rocce..ma qui sì. E da nessuna parte i soli tramontano tante volte al giorno e le rocce…le rocce non portano a nessun mare..non visibile..
Sam provava mille brividi mentre pensava a questo.
 
“Pensaci, Dean, potremmo restare qui per sempre, in questa capanna, dove il sole splende sempre e riscalda e illumina sempre il posto dove giaciamo.” Diceva Sam fuori dalla capanna.
“Possiamo avere di meglio, Sam.”
 
“Credi davvero che potrebbe esserci qualcosa di più bello di questo?” chiese Sam, sdraiato sull’erba.
Dean, sdraiandosi a sua volta vicino a lui, disse:
“Mio giovane amico, sì, certo che c’è.”
 
Ma in quel momento, per la prima volta, Dean credette di no.
“Dean..” disse d’un tratto Sam.
“Sì..?”
Sam tentennò, sembrò farsi cupo.
 
“Se tu..trovassi ALTRO..qualcos’altro meglio di me, per essere felice..”
 
“Che cosa dovrei trovare?” chiese Dean scoppiando a ridere.
“Tutto..qualsiasi cosa..” disse il minore.
“Sam..”
 
“Se tu..metti caso che lo trovi..ti dimenticherai di me? Mi lascerai? Non ti servirò più?”
Dean ci pensò su per un po' e Sam trattenne il fiato.
Poi Dean disse:
 
“Sam..io avrò sempre bisogno di te, e non mi dimenticherò mai di te.”
Sam sorrise.
“È una promessa?”
“È una promessa!”
 
Sam allungò una mano e Dean gliela strinse.
“Dean..” disse Sam con le mani ancora giunte.
“Sì, Sam?”
 
“Qualunque cosa accadrà, questo sarà sempre uno di quei momenti, che non mi scorderò mai.”
 
“Neanch’io.” Disse l’altro e sciolse la stretta per abbracciare l’amico.
 
*
 
I due amici avevano lasciato da tempo la casetta e scalavano senza sosta la scogliera, si riposarono per un po', fino a quando Sam non vide in un breve ruscello, dei pesciolini molto strani.
Erano bianchi.
Qualcosa dentro di lui tremolò.
Quei pesciolini sembravano dentro un viaggio nel tempo continuo.
Diventavano grandi, poi tornavano embrioni, poi ancora grandi.
Ne prese uno tra le mani e poi lo lasciò andare, tremando.
Il pesce era diventato sabbia liquida tra le sue mani, per poi tornare embrione e ancora pesce una volta caduto nell’acqua.
“Sam! Che stai facendo? Riprendiamo la nostra camminata? Sento che ci siamo quasi!”
Loro, sento che sono vicini. Stanno per raggiungerci.” La voce di Sam tremò.
Dean gli fu vicino in un lampo, le mani sulle spalle.
 
“Non ci prenderanno mai. Le guardie o qualunque cosa siano quegli esseri che hanno cercato di fermarci, non ci riporteranno indietro. Loro vogliono impedirci di fuggire, perché questa è l'aldilà, ma mio giovane amico, insieme ce la faremo a scappare. Ci manca ancora poco, ho bisogno che tu sia al mio fianco.”
Sam guardò la figura di Dean, stagliarsi al sole. Nessuna ombra faceva capolino sulla sua figura.
“S-sì.” Rispose Sam, tremando.
 
 
Questo è un mondo vuoto..è un mondo fittizio..una grossa gabbia dorata..noi non esistiamo..o..non siamo mai nati. Proprio come questi pesci. Non possiamo andare da nessuna parte.
In lontananza, mentre dormivano davanti a un fuoco bianco, Sam aveva visto delle figure avvicinarsi. Le guardava con preoccupazione.
“Sam…come va la guardia? Stanno arrivando?”
“No. Dormi, amico.” Disse Sam, accarezzandogli i capelli.
 
Il suo cuore sprofondò un po' di più.
Sam non visto, lasciò che delle lacrime scivolarono dalle sue guance.
Anche chi non esiste, può provare dolore?
 
*
 
“Sam!! Guarda! Siamo arrivati. È la FINE!” fu l’urlo di Dean, una volta che arrivarono sull’orlo di un precipizio.
“Dean..io non credo che…”
“Finalmente! Dobbiamo solo SALTARE!” disse lui.
 
Ma appena si avvicinò, un enorme precipizio nero, come una voragine di vuoto, sembrò atterrirlo e confonderlo.
“No! Non è possibile.. Io avevo visto un ponte..segnato da un arcobaleno..le fate che volavano intorno.. un enorme portale..” disse smarrito Dean.
“Era solo un’illusione, Dean..” disse Sam affranto.
 
“No!! Non è possibile. È questa l’illusione. Vogliono ingannarci, confonderci, impedirci di raggiungere l’uscita!!”
“Dean…” disse affranto Sam.
 
“Dobbiamo andare! Dobbiamo saltare, Sam! Ascoltami! È come l’Universo oltre i quasar, un posto dove andare per scoprire cosa c’è!!”
 
Ma Sam, zittì le sue proteste con un lieve bacio sulle labbra, mentre delle lacrime rigavano il suo volto.
“Non esiste nessuna uscita.” Disse Sam.
 
“Cosa’? No! Ti stai arrendendo, non devi!! Noi dobbiamo farlo! Dobbiamo andarcene, dobbiamo uscire da questo incubo!!” disse scrollandolo.
 
In quel momento, guardie armate e fantocci arancioni, arrivarono a interrompere il dibattito tra i due.
 
“Non esiste via d’uscita dalla VITA, Dean. Nemmeno la morte può arrestarla.” Disse una voce.
I due ragazzi si voltarono.
 
“Così è stato e sempre sarà.” Disse la guardia.
Dean guardò confuso, la guardia.
 
“VITA? Credevo stessimo scappando dalla morte.”
 
Le guardie scoppiarono a ridere, come se il tipo avesse detto una cosa molto divertente.
 
“Guarda il precipizio, figlio di Un Dio, dimmi cosa vedi.” Disse la guardia, alzandolo a molti metri da terra.
“Ouffff….Cough…Lasciami!”
 
“Vi prego, non fategli del male!” le urla di Sam erano per Dean più dolorose del quasi soffocamento.
 
“Dimmi cosa vedi!”
Con grande fatica, Dean guardò il precipizio.
 
“U-una grande voragine. Nera ed eterna. Come la morte. Come l’Universo.”
“Guarda – meglio.”
 
Dean si sentiva svenire. Chiuse gli occhi e li riaprì, cercò di concentrarsi.
 
“A-acqua..” una piccola distesa d’acqua arrivava, dapprima piccola, poi si allargava sempre di più come l’acqua di un pozzo.
La guardia sorrise.
 
A volte cammino nell’oscurità come un cieco. Faccio un passo davanti all’altro, nella speranza di non cadere in un abisso.
 
L’oscurità, dove tutte le cose vengono generate, in un ventre femminile o sotto la feconda Terra, quando sono ancora troppo deboli per sopportare la luce del sole.
 
Non è forse anche la speranza un seme? Cosa sappiamo di quello che ci aspetta nel buio? Finchè la luce non lo svela, è potenzialmente ogni cosa.
 
La speranza della vita…o il terrore…della Morte…” recitò la guardia.
 
Dean si voltò verso il ragazzo a pochi passi da lui.
 
“Sam…”
“Dean…”
 
La guardia continuò, facendo barcollare il ragazzo a penzoloni nell’abisso.
 
“Vi prego, risparmiate lui. Almeno lui.”
“Nulla..è ciò che sappiamo del buio. Cosa ci attende tra le sue pagine?
 
L’orribile terrore della Morte…o la terribile speranza della vita??”
 
E su quell’ultima frase, Dean sgranò gli occhi, nell’esatto istante in cui la guardia lo fece cadere nell’abisso.
 
Sam stava guardando il punto in cui Dean era caduto. Era in ginocchio e aveva lo sguardo vitreo, come se fosse morto.
Una mano arrivò ad accarezzargli i capelli.
 
“Non ti preoccupare, rivedrai il tuo amichetto molto presto. Tra quattro anni.”
A quelle parole, Sam aprì la bocca e i suoi occhi s’ingrandirono di stupore. Tremò.
“D-davvero?”
Le altre guardie annuirono.
 
“Sei stato molto bravo, Sam. Quando vi incontrerete di nuovo, nella vostra nuova vita, Dean sarà fortunato a poter affidarsi ad un amico tanto intelligente… un amico come te.”
 
“Intelligente..” ripeté Sam inebetito.
“Intelligente, ma certo. “ rispose un’altra guardia. “Non è da tutte le anime, capire prima del tempo, prima della fine del gioco, che questo non è l’aldilà, ma il mondo delle anime non ancora nate, che aspettano di nascere.”
 
“Avete giocato con noi! Non abbiamo mai avuto nessuna possibilità di scappare da qui… ma ce lo avete fatto credere..”
“Lo facciamo con tutte le anime. Aiuta a prepararle per la Vita, un mondo dove tutti giocheranno con la vostra di vita.”
 
“Verrai con noi, adesso? Potremmo costringerti, ma per noi è lo stesso. Se cercherai comunque di raggiungerlo, non tornerai comunque alla vita e la voragine ti farà soffrire enormemente per averci provato.”
Sam abbassò lo sguardo.
 
“Preferisco restare solo…Non cercherò di farmi del male.. Il dolore più grande lo sto già provando adesso”
 
“Sei sicuro?. Quattro anni sono tanto, tanto tempo, anche per un’anima, da aspettare.”
 
“Sì, sono sicuro.” Disse Sam.
Quando le guardie se ne andarono lasciandolo solo, Sam diceva al vuoto "Un amico come te.." con lo sguardo vitreo.
 
 
Amico mio..tu mi dicesti  “Sei il ragazzo più coraggioso che abbia mai conosciuto e un giorno lo scoprirai anche tu.” Ma la verità è che non sono coraggioso ma solo un codardo!” disse Sam ad alta voce. “Avrei dovuto aggrapparmi a te! Impedire a loro di farti questo, di portarti via da me! E invece non sono riuscito a proteggerti, come non sono riuscito a proteggere LEI, sono un fallimento per tutti!!! Ho permesso che ti portassero via da me!!” si sporse a guardare la voragine piena di stelle.
“Quanta crudeltà, mio povero amico. Le stelle si fanno i fatti loro, sono indifferenti alla nostra sofferenza. Crudeli come la MIA DEBOLEZZA. Deboli. Siamo tutti DEBOLI.” Gridò. “Noi poveri umani, mediocri che ci riempiamo la bocca di tante belle parole che molto spesso si rivelano VUOTE, promettiamo di non abbandonare mai nessuno, di amarlo per sempre, di esserci SEMPRE, di non rompere mai una promessa, EPPURE..” affondò le mani sulla sabbia guardandosele sparire tra le dita.
“Eppure noi tutti ci annichiliamo dalla paralisi davanti il terrore della MORTE, non osiamo ribellarci, restiamo inutili, restiamo fermi, mediocri come la nostra inutilità, come le nostre parole vuote.” Guardò la voragine.
“Un amico come te, disse quell’uomo! Questo dunque sarà il mio destino? Quello di rincontrarci, i nostri destini sono legati come pensavo dunque! Ma come farai quando ti rivedrò? I nostri cuori sapranno riconoscerci, le nostre anime si riconosceranno??” sprofondò le mani nella sabbia.
“Sei il ragazzo più coraggioso che abbia mai conosciuto mi dicesti, eppure ho permesso che ti strappassero via da me. Perdonami, amico mio. Io avevo capito che eravamo senza via di scampo. Una prigione senza fine. Forse siamo morti, mi dissi, forse siamo all’aldilà., in paradiso..o forse in un mondo in cui non esistiamo, ma non pensavo..anche quando ho visto quei pesci , non osavo sperare..che potessimo nascere..perchè forse c’è qualcosa che fa ancora di più spavento, ancora più della morte e dell’eternità senza scopo, ed è la VITA..”
Pianse, pianse lacrime amare a quelle parole.
“Ma io dunque ti prometto, che quando infine tornerò da te, sarò L’UOMO che meriti di avere al tuo fianco, e ti amerò come meriti, in qualunque veste, io VIVRÓ per stare al tuo fianco, Dio mi è testimone, affinchè non possa scordare queste PAROLE!”
Un tuono squarciò quel cielo che sembrava fatto di cartapesta.
“È così dunque..” disse Sam guardando lo squarcio nel cielo. “La potenza di una promessa può scuotere e essere sigillata perfino da un cielo fatto di cartapesta, se è tanto sincera e dunque posso sperare che attraversi i confini dei mondi della realtà per arrivare fino a me. E io sarò coraggioso, Dean! Lo sarò per te, solo per te.” Disse solennemente e i suoi capelli smossi dal vento gli davano l'aria di un eroe tragico e romantico, poi mandò un bacio con la mano alla voragine.
Poi si voltò dando un ultimo sguardo alla voragine.
“E forse quando tornerò, io, le stelle non saranno più indifferenti, ma ci guarderanno e ci adoreranno.”  





 






















non so più in che lingua scusarmi..non lo faccio solo x rispetto alle altre mie storie che non sto aggiornando da molto più tempo..cmq rieccomi e non temete, questa parentesi durerà pochissimo..nella mia mente partorita almeno anni fa, sarebbe dovuta essere una cosa più lunga ma..niente va come ce lo si aspetta

il libro di cui parla Dean, è il piccolo principe, libro meraviglioso <333 leggetelo!! :)) <333 Devo confessare che sono molto orgogliosa di questo capitolo!!

perdonatemi se la tiro per le lunghe, ma non avete davvero idea di quanto sia importante questa parte, la parte su Alisea ha grande importanza e non vedo l'ora di portare la cosa su un diverso livello! Credo abbiate oramai capito che essendo il mondo delle creature non nate ancora, Alisea non era davvero viva, non ancora, quindi deve ancora nascere, ma allora cosa è davvero Alisea? Vi posso anticipare che ho preso l'idea da una cosa su Xena, non posso dirvi di più, ma quello che ricordano la prima storia di questa saga, credo sia facilmente intuibile :)) sapete non mi sono scordata degli altri personaggi, presto assisteremo anche alla storyline di Marika e Clere! state tranquilli :)) purtroppo avendo tantissimo in ballo, rischio di fare un polpettone di tutto ma ho tutta una scaletta in mente e la porterò a termine :))
   
 
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