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Autore: Shinra    02/08/2009    1 recensioni
Mi secco a scrivere un'introduzione accattivante, quindi vi dirò senza mezzi termini quello che succederà nel corso di questa storia.
Roxas è imbarcato su una nave della Marina partita in esplorazione di nuovi arcipelaghi. Giungono su un'isola all'apparenza deserta che si rivela essere abitata da una tribù di selvaggi. Alla spedizione partecipa anche la figlia del capitano Ansem, Kairi, la quale, nonostante sia solo una ragazzina e per giunta donna, dimostra di avere molto coraggio e sfida a viso aperto i selvaggi sull'isola, innamorandosi anche di uno di questi... Sora. Toccherà all'imbranato marinaio Roxas cercare di tenerla lontano dai guai, ma come potrete vedere, lui stesso si ritroverà invischiato in disavventure che non potete neanche immaginare... A complicare la situazione si metterà anche la terribile ciurma di pirati del capitano Xemnas.
Dove andrà a parare questa storia? Non lo so neanche io. Ho cominciato a scrivere senza saperlo... Accetto suggerimenti!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le avventure del giovane Roxas

nelle Isole del Destino


Capitolo 1: Diario di bordo - Tanto per avere qualcosa da scrivere...

Sentiva odore di pioggia, quell'odore di terra, foglie e legno bagnati che ti arriva con una brezza di vento dalla porta. E allora lasci perdere qualunque cosa stessi facendo e ti precipiti sul ponte, scruti il cielo grigio e respiri il profumo della burrasca in arrivo, e aspetti di vedere le prime gocce d'acqua sulle increspature del mare, sperando di intravedere una linea di terra all'orizzonte... Roxas era così. Capace di restare a fissare la pioggia cadere, di restare a sentirla pizzicargli il corpo e bagnarlo fino a quando non fosse stato zuppo, e l'umidità non gli si fosse insinuata fino alle ossa.

Poi però, quella palla pelosa del Primo Ufficiale gli avrebbe ordinato di “Tornare al lavoro, cialtrone!”, lo avrebbe riempito di saliva sputacchiando ordini, e lo avrebbe mandato a fare il topo di stiva per tre giorni di seguito... Niente di male a stare nella stiva, se qualcuno non avesse messo in giro la voce che fosse infestata dagli spiriti... e lungi era Roxas dall'avvicinarvisi dopo aver sentito dicerie del genere!
Adesso non poteva salire sul ponte però, bastava che Roxas sollevasse minimamente la testa per sentire rotolare al suo interno un barile carico di sabbia.

Erano parecchi giorni che erano a largo, ormai. All'inizio era tutto tranquillo, ma dopo qualche ora di lavoro su e giù, avanti e indietro tra poppa e prua, ponte e stiva, Roxas aveva cominciato ad avvertire segni di spossamento, giramenti di testa... Fino a quando, alla sera, non aveva fatto altro che vomitare, e vomitare, e vomitare... e il capitano, che era veramente un brav'uomo, gli aveva permesso di stare sotto coperta e riposare fino a quando le sue condizioni non fossero migliorate, e Roxas non si fosse sentito abbastanza in forze da ricominciare i suoi doveri. Sapeva che quello era il suo primo viaggio.

Quando aveva presentato la sua adesione alla Marina, Roxas l'aveva fatto guidato dal proprio spirito di avventura e dalla sua ambizione; sentimenti che però erano stati alimentati da una scommessa che aveva fatto con un ragazzo poco più grande di lui, Hayner, il figlio del locandiere, che lo aveva sfidato a dimostrare il suo valore per farsi bello davanti a Olette.

Olette era una ragazza carina, sempre sorridente e con due codine castane che le cadevano sulle spalle. Roxas aveva una cotta per lei da quando le aveva rovesciato addosso il cesto della verdura per errore. Lei allora, al posto di arrabbiarsi, era scoppiata a ridere, e quel giorno avevano passato tutto il tempo insieme sul molo.

Com'era bello allora! L'odore del mare e le barche alla fonda, le urla dei gabbiani e il sole che tramontava colorando tutto di arancione... Anche il vestito di lei era arancione. Era un colore che le piaceva molto, gli aveva detto ridendo.

Dopo qualche giorno si era reso conto che Hayner era geloso, e spesso si erano trovati in competizioni (ridicole) per farsi belli agli occhi di Olette. L'ultima sfida riguardava proprio un viaggio in mare aperto con dei veri marinai. Hayner lo aveva fregato, avanzando per primo la proposta. Sapeva che Roxas non l'avrebbe mai fatto...

“Che cosa ci faccio qui...” borbottò Roxas, mentre cercava di mettersi seduto nonostante il rollio della nave. Ormai si era dimenticato anche di Olette. L'unico pensiero presente nella sua mente era arrivare fino alla notte senza vomitare. Almeno avrebbe potuto dormire tranquillo... Se gli spiriti della stiva non lo avessero infastidito.
Finalmente, dopo aver passato ore in dormiveglia, si assopì.

Si svegliò all'alba, assieme a molti altri marinai. Sebbene la maggior parte della ciurma dormisse di notte, alcuni di loro erano stati scelti per tenere d'occhio il mare, e la nave, e la rotta. Quella notte era il turno di Barrett, lo si poteva capire dal suono dei pesanti passi che rimbombavano sottocoperta come colpi di cannone. Il legno e le cavità della nave amplificavano il suono. Un toccasana per il mal di testa di Roxas. Quando Barrett camminava sul ponte tutti sapevano che era ora di alzarsi: era la sveglia più efficiente di qualsiasi gallo in fattoria.

Compagno di Barrett durante il turno di notte era stato Kisaragi, un ragazzo pieno di energie che portava una fascia attorno alla fronte per tenere ciuffi di capelli corti lontani dagli occhi. Kisaragi amava arrampicarsi e stare di vedetta, e guardare le stelle con quei suoi occhi da gatto.

Quando Roxas era uscito sul ponte, Kisaragi gli era piombato davanti con un balzo felino, esclamando “Buongiorno!”.

Roxas strinse gli occhi in una fessura, abbagliato dalla luce del giorno.

“Apri gli occhi Roxas, o qualcuno ti atterrerà sulla testa e non te ne accorgerai nemmeno!”

Rise alla sua stessa battuta.
Lo stomaco di Roxas si strinse in una morsa. Come facevano tutti ad essere così in forma di prima mattina, mentre lui era arenato da giorni in quello stato catatonico? Qual era il loro segreto? Guardò Kisaragi e il suo sorriso a trentadue denti. Forse il non pensarci e il... sorriderci su. Le sue labbra si assottigliarono cercando di formare un sorriso.
“Buongiorno,” lo salutò in risposta.

“Che schifo, hai un'espressione veramente orribile, Roxas.” Kisaragi non aveva mezze misure, questo Roxas aveva fatto in fretta a capirlo.
“Tu soffri il mal di mare. Lo so io cosa ci vuole qui. Seguimi.”

Senza aspettare una risposta, il marinaio lo afferrò saldamente per un polso e se lo tirò dietro senza troppi complimenti. Roxas si rifiutò di cercare la forza per resistergli: tanto non ce ne aveva. Kisaragi era mingherlino quanto lui, ma al contrario di lui era instancabile. Riusciva a tenere testa anche a Barrett, che era un nero grosso e largo quanto un armadio.

Stavano passano davanti alle scale per il ponte di comando, e quasi si scontrarono con il Secondo Ufficiale di bordo, che stava scendendo in quel momento sul ponte.
“Ai vostri posti.” lo sentirono dire. Entrambi si arrestarono. Roxas si trattenne dal chiedergli quali posti riteneva dovessero assumere. Perché aveva avuto la cattiva idea di salire sul ponte? Avrebbe fatto meglio a restare sottocoperta a cercare di dormire...

A cancellargli ogni dubbio fu la possente corsa di Barrett verso di loro. L'intero ponte rimbombò sotto il suo peso, e Roxas fu per un istante felice di essersi alzato. Non lo fu più però quando realizzò quello che lo aspettava.

“Il vento soffia da est, signore,” cominciò Barrett con la sua parlata strana, “Cloud è già sulle vele.”
L'ufficiale in seconda annuì, prese qualcosa dalla tasca e se la portò alla fronte, legandolo dietro la nuca, poi, senza neanche voltarsi verso Roxas e Kisaragi ordinò “Sciogliere le vele.”

Kisaragi fu più svelto di lui, con un balzo era subito in posizione alle corde, mentre Barrett correva verso l'altra parte del ponte.
Roxas rimase impalato lì dov'era. L'ufficiale non aveva mosso un muscolo, aveva semplicemente detto una parola e tutti erano subito scattati.
Raijin e Fujin si occupavano della seconda vela, Pippo aveva sostituito Barrett nella manutenzione del ponte, e Paperino assisteva Cid alla barra del timone, con un occhio stretto nella fessura del cannocchiale puntato immotivatamente verso le vele. Cloud si giostrava coi nodi sull'albero maestro e Irvine faceva altrettanto su quello di poppa, quando finalmente le vele si sciolsero.

Il tessuto bianco scivolò elegantemente lungo gli alberi e subito si gonfiò di vento. Le corde si tesero e Barrett, Kisaragi, Raijin e Fujin le trattennero cercando di legarle per bene. Ma il contraccolpo era stato troppo forte, e Kisaragi aveva rischiato di finire in mare, se all'ultimo secondo non fosse riuscito a fare leva sulle gambe contro la murata per non cedere alla forza del vento. Roxas poteva vedere il suo volto contratto dallo sforzo.
Dall'altra parte Barrett aveva già vinto la sua sfida e stava fissando la corda.
Una voce tuonò il suo nome. “Roxas!”

Il Secondo Ufficiale si era girato per scoprire che non solo non aveva ancora obbedito al suo ordine, ma non si era neanche mosso di un centimetro. A Roxas bastò guardarlo un istante negli occhi, e il suo mal di testa era scomparso. Si lanciò verso Kisaragi, quasi scivolò sul legno bagnato e urtò la murata col fianco, ma riuscì ugualmente a prendere la cima e ad aiutare Kisaragi a trattenerla e a fissarla.

Alla fine entrambi crollarono seduti per terra, madidi di sudore e con le mani tremanti e doloranti. Il Secondo Ufficiale si avvicinò a loro. Non aveva bisogno della divisa per incutere timore. Il primo ufficiale Pietro amava passeggiare ostentando la sua divisa linda e splendente, badando che non si sporcasse venendo a contatto con il sudiciume della nave.
Il Secondo Ufficiale invece non era così. Indossava dei comuni pantaloni, degli stivali sporchi e una camicia nera con le maniche svoltate che gli mettevano in mostra i muscoli delle braccia. Era alto, e aveva una costituzione proporzionata e robusta, frutto degli anni di addestramento in Marina. Sulle sue spalle larghe e forti cadevano i capelli neri, tirati all'indietro da una bandana blu. L'unica cosa che spiccava di lui era una taglio obliquo sulla fronte, una vecchia cicatrice.
Roxas lo guardò avvicinarsi, e sentì a poco a poco la vergogna crescere dentro di lui: la vergogna e l'umiliazione per non essere stato in grado di rispondere prontamente all'ordine di un suo superiore.

“Marinaio.” disse l'ufficiale Leon, guardandolo dritto in faccia.

Roxas desiderò sprofondare sottoterra... o sott'acqua. Sentì il suo volto infiammarsi, e sapeva che non sarebbe riuscito a mantenere il contatto visivo molto a lungo. Deglutì e rispose “Sì... sissignore.”

Kisaragi gli diede un calcio che lo fece scattare in piedi come una molla.

“SIGNORSÌ SIGNORE!”

Leon continuò a fissarlo dritto negli occhi, ma non disse una parola. Alle sue spalle era ormai sorto il sole, e gli occhi di Roxas ne erano abbagliati. Roxas li strinse, ma quando cominciarono a bruciargli fu costretto ad abbassare lo sguardo.
Desiderò all'improvviso che quell'umiliazione durasse il meno possibile, e decise quindi di essere lui a portarla avanti.

“È colpa mia Signore, non sono riuscito a reagire Signore, so che non è una scusa, Signore, ma... sono giorni che non riesco a dormire per questo terribile mal di testa, mi punisca come creda, Signore. Signore, lei... ha mai sofferto di mal di testa?”

Cosa diavolo stava dicendo adesso? Fare una domanda del genere a un suo superiore! Con una tale sfacciatagine per giunta! Come se stesse cercando di scaricare la colpa sul mare o se stesse cercando di appellarsi alla comprensione umana. Se fosse stato Pietro gli avrebbe strappato i capelli uno a uno... e ci avrebbe fatto un cuscino su cui avrebbe poggiato il suo pelosissimo culo e... Oh, cavolo.

Roxas si morse il labbro. Cercò di pensare a delle parole da dire per scusarsi della sua impertinenza, quando l'ufficiale Leon si portò una mano alla cicatrice e mormorò “Io ho sempre mal di testa” e con una serietà plateale si allontanò verso il ponte di comando.

Roxas in quel momento capì tutto, e si rifiutò di provare pena verso il suo superiore.
Lui era un esempio da seguire. Lavorava sodo nonostante soffrisse quanto Roxas, mentre quest'ultimo pensava soltanto a stare sottocoperta a dormire.

Lo scappellotto di Kisaragi lo riportò alla dura, ondeggiante realtà.

“Sveglia, sognatore, abbiamo ancora del lavoro da fare, e non pensare che ti sia grato per quell'aiutino. Fila a prendere straccio e secchio. Marsch!”

Roxas scattò, chiedendosi poi perché diavolo stesse obbedendo agli ordini di un suo pari. Ma si rese stranamente conto che, se si muoveva, riusciva a non pensare di soffrire il mal di mare...

Si fermò ai piedi dell'albero, e alzò lo sguardo verso quella maestosa nuvola bianca spiegata, che riluceva di oro alla luce del sole...
E due stivali gli atterrarono sul volto.

< Fine capitolo 1 >

Note dell'autrice: Sarei felice di sapere cosa ne pensate di quest'assurdità. *_* Anche perché mi sto intrippando e qui rischia di venirci fuori una trama un po' complessa... ^^;
Presto posterò una lista più o meno completa dei personaggi che ho intenzione di inserire. Al momento sono 52... Ma ho incluso anche personaggi di Final Fantasy che non compaiono in Kingdom Hearts, ad esempio alcuni personaggi di Advent Children e Final Fantasy IX.
Spero continuerete a seguire questa storia. °_° E non esitate a darmi suggerimenti! Di certo renderanno tutto più interessante. ;-)
  
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