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Autore: Lady I H V E Byron    15/12/2019    0 recensioni
(Contest del "The XIII Order Forum" - "Through space and time, my heart will reach you)
Un crossover tra Kingdom Hearts e Descendants realizzato per gli amici del "The XIII Order Forum", in onore del decimo anniversario.
Le vicende dei protagonisti di Kingdom Hearts saranno legate a quelle dei Descendants...
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Re Topolino, Riku, Sora, Yen Sid
Note: Cross-over, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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3° mese: Kingdom Hearts 2
Tema: "E se domani fosse solo un sogno?"
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-Salgano sul ring: Hayner e Jay!-
Jay saltellò, riscaldandosi. Toccava a lui. Aveva già indosso la pettorina ed il casco con le palline sopra.
-Vai, Jay! Spaccalo!- incitò Doug, da vero tifoso; forse aveva esagerato; non era da lui.
-Magari potresti incenerirlo o trasformarti in cobra, come hai fatto con quel tizio dai fighissimi capelli rossi!- aggiunse Gil, anche lui da vero tifoso.
-Te l’ho già detto, non mi ricordo più come ho fatto!- fece notare Jay –E’ stato solo per un attimo.-
-Vai, Jay! Il tizio ti sta aspettando!- esclamò Mal, spingendo l’amico sul ring.
Il suo avversario, un ragazzo biondo con i pantaloni mimetici, era già sul ring, in posizione di combattimento. Sembrava determinato.
Ma Jay sorrideva, sicuro di sé.
Il nome con cui era chiamato quel torneo era “Torneo Struggle”.
Altri tre si erano iscritti: Ben, Uma e Lonnie.
Doug non era bravo con le armi, per Harry quel torneo era una cosa da bambini, Mal si sentiva più portata per la magia e Gil aveva altro per la testa, che combattere.
Andare a Crepuscopoli era stata un’idea di Carlos. Nemmeno lui si era iscritto al torneo. Non perché si reputasse debole o poco dotato per gli scontri armati.
Aveva lo sguardo triste. E non guardava nemmeno il torneo. Guardava in basso, il vuoto, come ipnotizzato.
Nemmeno la voce squillante di Gil lo aveva svegliato da quella catalessi.
-Carlof!- aveva la bocca piena di patatine; e tra le braccia aveva hamburger, wurstel sullo stecco, hot dog, pizza, tacos, donuts e gelato; tutte cose che aveva comprato con i soldi che la fata Smemorina dava ai ragazzi di Auradon residenti nei dormitori per le spese settimanali –Quefto pofto è fantaftico! C’è un riftorante faft food in ogni angolo! Fono in paradifo! E’ ftata una bella idea venire qui! Ma come conofevi quefto pofto?-
Già. Come faceva a conoscerlo… Grazie a suo padre Xigbar, ovvio.
Era già passato un anno… dal suo primo incontro con suo padre. Un incontro casuale. Ma Xigbar aveva riconosciuto se stesso in Carlos.
Da quel momento, andava spesso a fargli visita ad Auradon, a parlare con lui, a conoscerlo, ad insaputa degli amici di Carlos, persino di Rudy, o avrebbe fatto la spia.
Avere avuto un figlio lo aveva sorpreso, ma, nonostante il suo dovere, trovava sempre tempo per lui. Gli aveva persino permesso di unirsi a lui nelle missioni di ricognizione, quando era da solo. Aveva preso un vecchio cappotto appartenuto ad uno dei membri deceduti dell’OrganizzazionXIII, per permettere a Carlos di attraversare i varchi oscuri.
Carlos apprezzava le visite del padre, come i viaggi in sua compagnia.
In uno di quei viaggi, si erano recati a Crepuscopoli, ma non per una missione. Xigbar aveva appena completato la sua vera missione; voleva solo approfittare del tempo rimastogli per andare a far visita al figlio e portarlo, per una volta, in un luogo non ostile.
Gli aveva offerto un gelato particolare, un gelato sullo stecco, azzurro, e dal sapore salato e dolce nel medesimo momento.
-E’ il gusto preferito di due nostri membri dell’Organizzazione.- aveva spiegato, un po’ scettico e un po’ disgustato –Ma non capisco che cosa ci trovino in un gelato simile…-
Tempi lontani, eppure così vicini.
In un attimo, Carlos aveva perso tutto: l’uomo di nome Xemnas che lo aveva spinto a commettere un atto crudele, e poi Auradon risucchiata nell’Oscurità; era ancora tutto nella sua mente.
Si sentiva responsabile della sua distruzione.
-Carlos, tutto bene? Ti stai perdendo il torneo.-
Jane era accanto a lui, come sempre. La sua Jane. Con i suoi grandi occhi color del cielo che lo osservavano con tenerezza e dolcezza. Gli stringeva il braccio, come un abbraccio. Al collo portava la collana con la scritta “Jarlos”, suo regalo di compleanno. Non se ne separava mai.
Carlos fece un lieve sorriso e scosse la testa, per dirle “Tutto bene”, per rassicurarla. Non era così. Ma non voleva rovinare la giornata con il suo malumore.
Era una giornata di svago. Doveva essere felice, o, almeno, sereno. Ma non lo era. Non riusciva ad esserlo.
Non riuscì nemmeno ad esultare quando Jay vinse contro Setzer, il campione in carica del Torneo Struggle.
Era lui il nuovo vincitore, “il combattente venuto da lontano”. L’organizzatore del torneo gli diede la cintura ed il trofeo, che esibì con orgoglio.
Harry provò un lieve sentimento di invidia nei suoi confronti; mai quanto il ragazzo biondo con una cicatrice sul volto sconfitto da Uma, Seifer. Ma si unì al resto degli amici per sollevarlo da terra e farlo saltare. Jane e Carlos erano gli ultimi. Lei aveva messo un piede sul ring. Lui rimase fuori: di nuovo lo sguardo triste rivolto verso il basso. Si mordeva il labbro inferiore. Stava persino stringendo un pugno.
-Ho paura.-
Quelle parole fermarono la ragazza, voltandosi preoccupata.
-Cosa?-
Carlos alzò la testa: dai suoi occhi stavano scendendo delle lacrime.
-Jane, ho paura.-
Lei si avvicinò a lui, allarmata e premurosa.
-Hai paura? In che senso hai paura?-
-Ho paura di perdere tutto, Jane. Di nuovo.-
Lei non comprese.
In quel momento, il gruppo dei loro amici si avvicinò a loro, ridendo.
-Non posso credere di avere vinto! Questa sta sul mobile più alto della mia stanza!- diceva Jay, il più allegro di tutti.
-Sei stato grande, Jay!- complimentò Doug, dandogli una pacca sulla schiena.
-Ahi! Piano! Devo avere ancora una scottatura lì!-
-Ma sentitelo!- derise Mal –Hai preso delle botte da quell’invasato di Hayner, non hai emesso nemmeno un lamento quando quel tizio del Castello dell’Oblio ti ha lanciato quelle fiamme, e ti lamenti per una bottarella?-
-E non solo!- ricordò Evie –Ricordi quando gli medicavo le ferite e lui faceva “Ahi! Ahi! Ahi!” come un bambino?-
Harry fu quello che rise più di tutti. Lo ricordava perfettamente. Aveva riso anche allora.
-L’alcool pizzica, se permetti!- si difese il ragazzo di Agrabah –Ehi, Carlos! Non ti ho visto sul ring, cosa…? Carlos…?-
Si allarmarono tutti a vederlo triste, in lacrime. Jane lo stava abbracciando, per risollevargli il morale. Ma invano.
-Jay, sono felice per te, davvero.- disse il ragazzo, tirando su con il naso; si staccò delicatamente da Jane –E’ solo che… non ci riesco.-
Erano tutti confusi.
-A fare… cosa?- domandò Jay.
-Aspettate.- intimò Ben, interrompendo il discorso -Questo non è il posto giusto per parlare in segreto.-
Attraversarono la piazza del mercato, entrando in una delle gallerie.
Lì avrebbero potuto parlare in pace.
-Sentiamo, perché stai rovinando questa giornata?- riprese Uma, secca.
Mal le rivolse un’occhiata storta, per rimproverarle la sua mancanza di tatto di fronte allo stato d’animo dell’amico.
Lui si stringeva nelle sue spalle, toccando la mano di Jane, che continuava ad abbracciarlo, per confortarlo.
-Da quando siamo tornati… non faccio altro che pensarci… A volte lo sogno anche di notte.- rivelò, con tono tremante, continuando a guardare in basso –Penso alle nostre vite, la nostra vita su Auradon. Come, improvvisamente, abbiamo perso tutto. Tutto quello che avevamo, i nostri sogni, i nostri progetti per il futuro… divorato da quelle creature oscure, gli Heartless.-
Lo ricordava ancora come fosse passato un giorno o un’ora: una sfera oscura nel cielo, il cielo di Auradon farsi scuro, crepe sul pavimento, persone che correvano da tutte le parti, spaventate. Heartless che saltavano sulle persone, affondando le loro mani sui loro petti, estirpandone i cuori. Anche a loro era capitato il medesimo destino. Doug aveva fatto persino da scudo ad Evie, lasciando che un Heartless prendesse il suo cuore al posto della sua ragazza. Ma fu tutto inutile. Inutili i tentativi di Mal e Uma combinare i loro poteri per eliminare gli Heartless. Sembravano ritornare, più di prima. E Jay non riusciva a lanciare le sfere di fuoco per aiutare le amiche, solo piccole scintille. In mezzo a quel caos, Carlos aveva perso i suoi amici. Lui era rimasto per ultimo, ma un Heartless colpì anche lui. Svanì tra le braccia del padre Xigbar, lì in missione con Roxas, custode del Keyblade. Fu l’ultima volta in cui lo vide.
Auradon era distrutta. I suoi abitanti svaniti nel nulla.
Tutto per colpa di Carlos.
No, nessuno gli aveva dato la colpa. Era una colpa che si stava attribuendo da solo.
-Se solo…- proseguì questi, singhiozzando; si staccò di nuovo da Jane, camminando avanti ed indietro, a volte lisciandosi i capelli all’indietro –Quello Xemnas mi ha ingannato. Ha detto che avrei rivisto mio padre. Mi ha costretto a uccidere mia madre, questo ha oscurato il mio cuore ed è per la mia Oscurità che Auradon è scomparsa, che tutti noi siamo scomparsi! Per il mio egoismo!-
Evie fece un passo in avanti, con la mano rivolta verso l’amico.
-Carlos, non fartene una colpa…-
-Sì, invece!- si fermò; i suoi occhi erano rossi e pieni di lacrime -Per il mio egoismo, ho visto svanire tutto ciò a cui tenevo! Quando Auradon è stata distrutta, mi sono risvegliato in un castello bianco, avevo cambiato forma. Ero un Nessuno. Il mio desiderio era ricongiungermi con mio padre e finalmente ne avevo l’occasione. Ma non potevo avvicinarmi a lui. Xemnas mi minacciò che lo avrebbe ucciso, se solo avessi osato avvicinarmi o parlare con mio padre. Non sapete cosa significa essere finalmente vicini ad un genitore che AMI, ma non poter nemmeno parlare con lui! Ho visto mio padre SVANIRE nel NULLA per colpa di quel Custode del Keyblade, Sora! Avevo perso mio padre, avevo perso ogni mia voglia di vivere…-
Si era gettato volontariamente sul Keyblade di Sora. Sperava fosse davvero la fine per lui. Sperava che, almeno nella morte, si sarebbe ricongiunto a suo padre.
Poi, si risvegliò. Era tornato come prima. I suoi amici, Jane, Mal, Evie, Jay, Ben, Doug, Gil, Harry, Uma, persino quella scorbutica di Audrey e l’inutile Chad (in quel momento rimasti nella Città di Mezzo) erano con lui. Intatti. Umani. Umani come lui. Ma non erano più ad Auradon. L’insegna che lessero sopra un portone diceva “La Città di Mezzo”. Ritrovarono la Fata Smemorina, per fortuna. Li ragguagliò sugli ultimi avvenimenti, su come Sora avesse liberato i cuori dal Kingdom Hearts artificiale dell’OrganizzazioneXIII. Questo spiegava il loro ritorno, ma non quello di Auradon.
Avevano perso la loro casa. Per fortuna, la fata Smemorina aveva una casa, lì nella Città di Mezzo, dove ospitò la figlia Jane ed i suoi amici. Piano piano, avevano ripreso la loro vita, i loro ritmi. Ma non Carlos.
Quanto era capitato ad Auradon, quello che aveva fatto a sua madre, aver visto svanire suo padre… lo segnò. Non era più lo stesso da quando era tornato “completo”. Era sempre nervoso, come se temesse che qualcosa lo aggredisse dal nulla.
-Mi dispiace avervi rovinato la giornata, soprattutto a te, Jay…- si scusò, fermandosi e chiudendosi di nuovo su se stesso –Non pensate che lo faccia per puro piacere sadico. Lo dico… perché sono preoccupato. Me lo sono tenuto dentro per troppo tempo. Vi vedo felici, e mi dispiacerebbe se ci venisse strappata anche questa vita. Ma penso costantemente a cosa potrebbe capitarci. Siamo davvero in pace? E se ci fosse un nuovo pericolo a minacciare i mondi? E se non fossimo nuovamente in grado di contrastarlo come è successo con gli Heartless? Perché fare progetti, se il nostro futuro è minacciato? E se del domani avessimo solo un sogno? Se, improvvisamente, vedessimo di nuovo tutto sparire di fronte a noi, senza la possibilità di difenderci? Io non voglio perdervi di nuovo, ragazzi.-
Le sue parole preoccuparono i suoi amici, lasciando quasi indifferenti i tre pirati.
Erano parole dettate dalla paura, ma non aveva tutti i torti: la loro casa, le loro vite, erano state distrutte, e non potevano permettere che una probabile nuova minaccia distruggesse la loro nuova vita.
In mezzo a quel silenzio, Jane parlò a Carlos.
-Cosa intendi fare, allora?-
Lui si asciugò le lacrime, si girò verso la galleria, ma continuò ad osservare la ragazza, determinato. La tristezza aveva lasciato spazio ad un altro sentimento, rabbia, delusione e determinazione insieme.
-Andrò da Yen Sid.- rivelò –Mi allenerò per diventare un Custode del Keyblade.-
Tutti, proprio tutti, furono sgomenti da quella rivelazione.
-EHHHHHHHH?!- esclamarono i maschi, compresi Harry e Gil.
-Un Custode del Keyblade?!- aggiunse Evie, sconvolta –Carlos, non ricordi cosa ci ha detto la fata Smemorina, durante la lezione sulle origini del Keyblade? Richiede un lungo e arduo addestramento, anche solo per ottenerne uno. Ma anche se uno si allenasse con tutto se stesso non è detto che riesca a possederne uno.-
-Lo so benissimo. Ma il Keyblade è l’unica arma in grado di eliminare gli Heartless.- ricordò Carlos –E sono pronto a superare qualsiasi prova, se significa che sarò in grado di proteggere ciò a cui tengo. Non voglio che quello che abbiamo passato si ripeta.-
Si osservarono tutti; nessuno sapeva cosa dire; speravano che qualcuno si facesse avanti per esprimere la sua opinione.
Solo due risate: Uma ed Harry. E anche quella di Gil, anche se poco convinto: come al solito, non aveva capito nulla della situazione.
-Che discorso strappalacrime, Carlos.- derise Harry, passando il dito sull’uncino –Mai pensato di darti al teatro tragico?-
-E poi… sul serio?- aggiunse Uma –Una spada a forma di chiave? Che idea assurda…-
-Ma non ha tutti i torti.- fece notare Mal, appoggiando l’idea dell’amico –Ricordi quando Auradon è stata invasa dagli Heartless, Uma? I nostri poteri combinati e le vostre spade non hanno saputo eliminarli.-
La ragazza polpo fece spallucce.
-Un errore di valutazione.- commentò, indifferente -Non ci servono spade assurde per eliminare un mostro.-
-Persino la fata Smemorina ha spiegato che l’unica arma in grado di eliminare quelle creature è il Keyblade.- ripeté Evie –Vedere quelle creature distruggere tutto e non essere in grado di fare qualcosa ha turbato persino me. Io vado con Carlos. Doug, tu vieni con me?-
Il ragazzo occhialuto scosse la testa, alzando le mani.
-Io? Sei matta?- disse, quasi sorpreso –Lo sai che non sono bravo con le armi. No, sarei inutile.-
-Tranquillo, vado io con lei.- rassicurò Mal.
-Mi aggrego anch’io.- fece Jay.
-Vengo anche io con voi, ragazzi.- anche Ben si era fatto avanti –I miei genitori mi hanno raccontato che Sora li ha aiutati più volte, alla Fortezza Oscura e contro uno dell’Organizzazione di nome Xaldin. E’ giusto che ricambi il favore al loro posto.-
-Ha aiutato anche i miei genitori contro Shan Yu.- aggiunse Lonnie –E zio Mushu lo ha aiutato contro gli Heartless, tempo fa. Mi unirò anch’io a voi.-
Uma era sempre meno convinta.
-E anche se andaste tutti insieme, sapete dove abita questo Yen Sid?-
-Io sì.- rispose Jane, senza indugio –E possiamo raggiungerlo direttamente qui da Crepuscopoli, in treno.-
-In treno?- domandò Jay, interessato.
-Sì, è… complicato da spiegare. E’ meglio se vi mostro direttamente la stazione del treno.-
I tre pirati si guardarono l’un l’altro. Uma fece di nuovo spallucce.
-Evie, riportaci alla Città di Mezzo.- decise, dando le spalle agli amici.
-Oh, perché?!- si lamentò Gil –E’ fico qui. E il cibo è ottimo.-
-Non sai fare altro che ingozzarti, tu?! E poi hai appena mangiato!-
Evie eseguì quanto richiesto: ordinò al suo Specchio Magico di riportare i tre amici alla Città di Mezzo.
Doug non era interessato ad ottenere un Keyblade, ma voleva ugualmente accompagnare Evie e gli altri da Yen Sid.
Le gallerie erano un modo rapido di attraversare Crepuscopoli: una delle uscite portò proprio alla stazione del treno.
Jane apriva il gruppo: indicò un treno viola, con una sola carrozza, decorato con lune e stelle, su cui salì.
Si stupirono tutti, quando notarono che il treno non stava più percorrendo un binario. O meglio, sì, il binario c’era ancora ma era fatto di luce, etereo. Sotto di esso vi era il vuoto. Si stavano avvicinando ad una torre.
-Come facevi a sapere del treno?- domandò Ben a Jane, appena scesi dal treno.
-Me lo ha detto mia madre.-
Dovettero salire molte rampe di scale, prima di raggiungere la cima. Yen Sid, come suo solito, era chino su un libro.
Jane bussò alla porta.
-M-Maestro Yen Sid…?- salutò, con un filo di voce, entrando; fece un lieve inchino, di saluto.
Yen Sid sembrava stupito e lieto di vederla.
-Jane?!- esclamò, infatti, alzandosi –Allora sei viva!-
Lei annuì, sorridendo.
-Sì, sono tornata.- spiegò –Ancora non so spiegarmi come, però.-
Lo stregone tornò a sedersi, con una mano sul cuore.
-Grazie al cielo… quando ho sentito di Auradon, ho temuto il peggio. Anche tua madre sta bene, vero?-
-Sì, è al sicuro, nella Città di Mezzo.-
-Ad ogni modo, a cosa devo la tua visita?-
-Ho portato degli amici che vorrebbero parlare con voi…-
Uno ad uno, entrarono tutti.
Yen Sid assunse uno sguardo sospettoso ed incuriosito, vedendo Mal, Evie, Jay e Carlos.
Si inchinarono tutti al suo cospetto.
-Maestro Yen Sid, è un onore…- iniziò Ben –Io sono…-
-So chi siete. Tutti voi.- tagliò corto Yen Sid –Soprattutto voi quattro. La figlia di Malefica, la figlia di Grimilde, il figlio di Jafar e il figlio di Crudelia De Mon… e di Xigbar, dell’OrganizzazioneXIII.-
Su quell’ultimo punto, il volto dello stregone si era incupito. E Carlos lo aveva intuito. Si incupì anche lui.
-E tu, giovane Mal…- il volto dello stregone tornò sereno -Riku sarebbe lieto di sapere che sei ancora viva.-
Sentire il nome di Riku fece stupire la ragazza.
-Riku? Lui sta bene, vero?-
-Sì. E’ riuscito a dominare la sua Oscurità e divenire anche lui Custode del Keyblade. Ora è a casa sua, nelle Isole del Destino, con Sora e Kairi.-
Mal era sollevata: il suo amico Riku stava bene. Ben era confuso, invece: Mal non gli aveva mai parlato di Riku. Provò una nota di gelosia.
Carlos si schiarì la voce.
-Con tutto il rispetto, maestro Yen Sid…- riportò l’attenzione su di sé –Siamo qui per chiedervi un grande favore…-
Yen Sid ascoltò con serietà e silenzio le vicende di Auradon e Carlos confessò la sua colpa, il matricidio. Aveva invitato i ragazzi a sedere, offrendo loro tè e pasticcini.
Come risposta, li aggiornò sugli ultimi fatti avvenuti, su Sora, Riku, Re Topolino, l’OrganizzazioneXIII, Xemnas ed il Kingdom Hearts artificiale, come aveva fatto Smemorina. E non solo.
Mal sorrise, appena saputa della caduta di Ansem, l’uomo che l’aveva rapita tempo addietro. Ma rimase sgomenta quando le venne rivelato che sua madre Malefica era ancora viva, nonostante fosse stata eliminata da Sora.
-Con la sconfitta di Ansem e Xemnas, però…- concluse Yen Sid –Farà ritornare l’uomo che ha dato inizio a tutto questo, il Maestro Xehanort.-
Mal, Evie e Carlos ebbero una strana sensazione: quel nome lo avevano già sentito, in passato, pronunciato dai propri genitori.
-E’ un uomo pericoloso. Dieci anni fa ha tentato di replicare la Guerra del Keyblade, mettendo a rischio la vita di tre Custodi del Keyblade. Se dovesse tornare, ripeterà le sue azioni. Ancora non sappiamo la sua prossima mossa, ma è nostro dovere prevenire ogni pericolo. Abbiamo bisogno di altri guerrieri del Keyblade e voi avete il giusto spirito combattivo per essere degni di portare quest’arma.- dopo una lunga riflessione, anche Jane e Doug avevano deciso di voler prendere parte all’addestramento per divenire Custodi del Keyblade -Forse potevano esserlo anche i vostri amici pirati…-
-Hanno sminuito il problema.- rispose Mal, scuotendo la testa –Hanno detto che era inutile, che gli Heartless non erano nemici che non potessero tenere a bada con le loro armi.-
-Anche la prepotenza può essere un modo di manifestare paura ed insicurezza.- rivelò Yen Sid –Forse la vostra amica Uma ha paura di non essere degna di divenire Custode del Keyblade. Lo stesso vale per gli altri due.-
Era un buon punto di vista: Mal non lo aveva mai considerato in questo modo. Ma aveva la sua logica. Forse per Uma. Per Harry e Gil aveva i suoi dubbi.
Gli occhi dello stregone conversero su Carlos.
-Carlos, per favore, alzati.-
Il ragazzo eseguì tale richiesta. Si sentì leggere dentro, dentro il suo cuore, appena incrociò lo sguardo della persona che aveva di fronte.
-Vedo ancora dell’Oscurità nel tuo cuore, Carlos.- rivelò Yen Sid, serio -C’è la possibilità che tu non riesca ad ottenere un Keyblade, ma è la medesima possibilità che tu riesca. Nonostante quello che ti è stato raccontato sull’OrganizzazioneXIII e su tuo padre, tu ancora gli vuoi bene e vuoi incontrarlo di nuovo. Dimmi, perché vuoi diventare Custode del Keyblade?-
Carlos gli rivolse uno sguardo determinato e strinse i pugni.
-Voglio un domani reale, non un domani destinato a svanire… come un sogno… Sono disposto a tutto, per proteggere ciò che mi rimane.-
Yen Sid tornò composto. Incrociò le dita, chiudendo gli occhi.
Poi li riaprì, sorridendo.
-Comincerete domani.- decise -E portate anche il resto dei vostri amici.-
   
 
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