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Autore: MackenziePhoenix94    17/12/2019    0 recensioni
SECONDO LIBRO.
“Un sogno non può durare per sempre. Arriva per tutti il momento di svegliarsi e di fare i conti con la realtà.
E quel momento, purtroppo, è arrivato anche per me”.
Dopo due sole settimane, Nicole ritorna a Chicago portando con sé i segni, sia mentali che fisici, della sua relazione con Theodore Bagwell.
Ciò che ha in mente è chiaro e ben delineato: lasciarsi alle spalle l’uomo che l’ha presa in giro e ricominciare una nuova vita, questa volta sul serio; ma i suoi piani vengono nuovamente sconvolti quando riceve una chiamata proprio dal suo ex compagno.
L’uomo, in lacrime, la supplica di raggiungerlo e, così facendo, costringe Nickie ad affrontare l’ennesimo bivio: rifiutare o accettare?
Ancora una volta, Nicole decide di seguire il proprio cuore: senza esitare, parte per Panama, per raggiungere Bagwell, del tutto ignara delle conseguenze che la sua decisione avrà.
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T-Bag
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Fermi! Fermi!” grido, puntando i piedi, rifiutandomi di muovere un solo passo in più “non potete farmi questo dopo il favore che ho fatto al direttore! Vi ho detto tutto ciò che sapevo riguardo all’evasione di Sara Tancredi! Perché sto pagando anch’io le conseguenze? Non c’entro nulla in tutto questo!”

“Hai chiesto di parlare con il direttore perché non hai ricevuto il pagamento che ti era stato promesso, Bagwell” ribatte con prontezza un secondino, strattonandomi per il braccio destro “ciò, ai sensi della legge, fa di te un complice. Resterai qui dentro, in isolamento, fino a quando non verrà organizzato il tuo trasferimento in una struttura più adeguata ad accogliere soggetti come te”.

Prima che abbia il tempo materiale per ribattere, vengo letteralmente spinto contro il pavimento di una misera cella d’isolamento, provvista solo di una brandina, un cesso, ed una finestra con le sbarre pressoché irraggiungibile; mi rialzo, mentre il porco in divisa chiude la porta blindata, e mi avvicino ad essa per sfogarmi: la prendo a calci e pugni finché non sento un dolore sordo provenire dalla mano destra.

Abbasso lo sguardo e vedo un rivolo di sangue scendere copiosamente da un taglio all’altezza delle nocche, alcune gocce scarlatte cadono sul pavimento, riempiendo il silenzio con il loro ticchettio: la beffa che si aggiunge al danno.

Stringo la mano a pugno e sfogo la mia frustrazione urlando a pieni polmoni il nome dell’uomo che, per l’ennesima volta, ha mandato a rotoli la mia vita.



 
Due giorni più tardi vengo ammanettato, prelevato dalla cella d’isolamento e caricato con la forza dentro un furgone blindato; sono così di pessimo umore che per tutta la durata del lungo, lunghissimo, tragitto non pronuncio una sola parola, ma quando finalmente arriviamo a destinazione, e scendo dal mezzo di trasporto, scoppio in una sonora risata perché non posso credere a ciò che i miei occhi vedono: dinanzi a me sorgono le imponenti ed inconfondibili mura di Fox River.

Tanta strada, tanta fatica, tanto sudore e tanto sangue per poi, a distanza di quasi un anno, ritrovarmi all’esatto punto di partenza con la sola differenza di avere un arto in meno.

Dopo essermi sottoposto alla solita routine costituita dal controllo medico e dall’assegnazione della divisa e del numero di matricola, vengo scortato all’interno del Braccio A e gli occhi di tutti i presenti si concentrano in automatico su di me; tra essi riconosco molte facce famigliari, ma non mi soffermo su nessuno in particolare perché non sono dell’umore adatto per riallacciare i vecchi ‘legami di amicizia’: come potrei mai esserlo, d’altronde, dal momento che io sono qui dentro mentre Scofield, Burrows ed il resto della loro allegra squadra sono liberi?

Per ironia della sorte vengo assegnato alla mia vecchia cella, la numero sedici.

Casa dolce casa, no?

Mi lascio cadere sulla brandina inferiore e chiudo gli occhi, passandomi la mano destra sulle palpebre; non passa molto tempo, però, che sento qualcuno bussare sulle sbarre della porta ancora spalancata: quando sollevo le palpebre, e giro il viso verso sinistra, vedo alcuni componenti del mio vecchio gruppo di fedelissimi, compreso Trockey.

Sono particolarmente sorpreso di vedere lui, dato che a causa mia è stato ingiustamente incolpato dell’omicidio di Bob.

“Sei venuto per vendicarti?” gli domando; mi alzo dalla brandina e mi appoggio alla parete alla mia destra, incrociando le braccia “perché ti assicuro che non avresti ugualmente scampo, anche se sono disarmato e sprovvisto di una mano, quindi ti consiglio di riflettere meglio su ciò che sei intenzionato a fare e tornare sui tuoi passi finché sei ancora in tempo”

“Non sono qui per rivangare il passato, e poi credo che tu abbia già pagato anche se in modo indiretto: ti hanno tagliato una mano e sei stato sbattuto nuovamente in questo buco merdoso” Chris mi allunga un giornale arrotolato “diciamo che ho portato con me un’offerta di pace”.

Lo guardo a lungo negli occhi prima di prendere il giornale ed allontanarmi di un passo: anche Abruzzi mi aveva offerto una tregua momentanea, e l’unica cosa che ho rimediato è stato un arto amputato con un’accetta.

Srotolo il quotidiano e, con mia enorme sorpresa, trovo non uno, ma bensì due regali: un cacciavite lucido ed appuntito, pronto all’uso, ed un articolo in prima pagina, a caratteri cubitali, che m’informa della tragica dipartita del piccolo pesciolino, avvenuta nel corso dell’evasione di Sara.

Per la prima volta, nelle ultime quarantotto ore, sulle mie labbra appare un sorriso estremamente compiaciuto.

“Ohh, ragazzi” commento, prendendo un profondo respiro, sorridendo ancora più apertamente “prendetemi pure per pazzo, ma credo che questo sia il giorno più bello della mia vita. Sono davvero contento di essere tornato a Fox River”

“Allora sarai ancora più contento dopo ciò che sto per dirti: ieri mattina è arrivato un nuovo carico di carne fresca. Se lo desideri, per festeggiare, posso procurarti un nuovo compagno di cella. Così non sarai costretto a passare la notte completamente solo, T.”

“Amen!” esclamo con una risata compiaciuta, facendo schioccare la lingua contro il palato “e così sia”.
   
 
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