Film > Re Leone
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Autore: PaikeApirana    17/12/2019    1 recensioni
Durante Siku Ya Oracle, il Giorno dell'Oracolo, a Rafiki viene concesso dagli antenati di vedere il destino del sovrano e il futuro del regno. Durante la reggenza di Scar, tuttavia, le sue parole non avrebbero potuto essere più terribili per le leonesse: la stirpe del secondogenito di Ahadi è infatti destinata a grandezza e gloria.
"Quando il Re Polvere siederà a fianco della Luna, scesa sotto forma di leonessa, le loro terre non temeranno né nemici, né carestia. La loro discendenza regnerà nei secoli".
Dopo il ritorno di Simba, però, le ambizioni di Scar, che viene esiliato assieme ai suoi seguaci, sembrano infrangersi per sempre. Ovviamente Zira, la sua compagna, non è la luna scesa in terra e Nuka, un erede debole secondo lui, ne è la prova vivente. Eppure è proprio quel figlio che fa di tutto per ottenere un minimo di affetto dai genitori a incontrare, mentre vagabonda da solo nelle terre esterne, una giovane leonessa dal manto candido come la luna.
Scar è davvero il Re Polvere, destinato a regnare per secoli? O la profezia si riferisce a qualcun'altro? E quale sarà la scelta di Nuka quando si troverà diviso tra la fedeltà a suo padre e l'amore?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuka, Scar, Zira
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero altre due settimane prima che re Simba e la sua piccola corte decidessero di tornare nuovamente alla Rupe dei Re.

Mwezi aveva continuato a respingere i goffi tentativi di Kopa di corteggiarla, anche se con più garbo e riguardo per il giovane leone. Non gli negò la sua amicizia, ma si era ostinata a ribadire che tra loro non sarebbe mai potuto nascere altro. 

Ogni giorno era andata al confine del suo regno, dove si incontrava solitamente con Nuka. Lo aveva aspettato un po’ di tempo, prima di arrendersi alla delusione di non vederlo arrivare. Aveva cominciato a preoccuparsi sul fatto che gli fosse successo qualcosa, ma Asante l’aveva più volte rassicurata.

“Probabilmente aspetta solo che Simba e i suoi se ne vadano” aveva detto “Io farei lo stesso dopo aver ricevuto uno sguardo di fuoco come quello”.

Mwezi si era sforzata con tutta sé stessa di credergli, ma l’apprensione per Nuka non diminuiva. Il leone occupava tutti i suoi pensieri in ogni singolo momento della giornata. Voleva abbracciarlo, ridere ancora assieme a lui, rivedere i suoi occhi ambrati, sentire la sua voce, stringersi di nuovo nella sua criniera scarmigliata. Le mancava ogni cosa di lui. Sentiva come un grande vuoto dentro al suo cuore. Le effusioni che si erano scambiati al loro ultimo incontro le tornavano nei sogni ogni notte, mentre la leonessa desiderava ripetere quell’esperienza più e più volte.

Oh, Nuka, quanto mi manchi. Non ho potuto nemmeno ringraziarti a dovere per tutto ciò che hai fatto per me, pensava spesso.

Quando Simba se ne andò, Mwezi gioì silenziosamente dentro sé stessa, ignorando la promessa del leone di tornare al più presto assieme a suo figlio.

Cosa mai poteva importare alla leonessa a quel punto? Non erano più promessi e una volta raggiunta la maggiore età nessuno avrebbe più potuto costringerla a passare il suo tempo con Kopa o qualsiasi altro pretendente.

Dopo il formale commiato tra Furaha e Simba, davanti all’albero che era la dimora della regina, Mwezi cercò con lo sguardo Asante, facendogli un cenno col capo.

Finalmente potevano tornare ad aspettare Nuka quanto volevano.

La iena pareva felice quasi quanto lei, come lasciava intuire il suo scodinzolare la coda e il sorriso da orecchio a orecchio che scopriva le zanne in una buffa smorfia.
Lui e la leonessa fecero per iniziare una corsa verso il confine, finché non accadde ciò che entrambi avevano più temuto. La regina Furaha, eruppe in un potente ruggito, che rimbombò nelle cavità dell’albero e spaventò alcuni uccelli.

La sua pelliccia color papaia brillava alla luce del sole, mentre fissava la figlia con estremo disappunto. Mwezi, tuttavia, sostenne il suo sguardo con un’espressione altrettanto dura. Non l’aveva ancora perdonata del fatto di averla fidanzata con uno sconosciuto senza nemmeno chiederle la sua opinione e non aveva intenzione di farlo.

- Mwezi, entra nella tana. Devo parlarti - le ordinò, lapidaria, facendo già per voltarsi verso l’albero.

- No – ringhiò la principessa stupendo tutti i presenti, compresa sua madre.

- Smettila immediatamente- la avvertì Furaha, scoprendo leggermente le zanne, incapace di contenere la rabbia – Ho accettato i tuoi capricci finora. Adesso smetti di comportarti come una cucciola viziata e ubbidisci! Non è così che ti ho cresciuta.

- Già, mi hai cresciuta per essere la perfetta compagna di un principe straniero del quale non mi hai mai parlato! Volevi darmi via senza tanti riguardi!- le urlò la leonessa bianca, ottenendo solo un altro ruggito furioso in risposta.

Sua madre camminò a passo veloce verso di lei, grondando rabbia dagli occhi e dai denti. Asante non provò nemmeno a fermarla o a parlare in favore dell’amica, dopo che la regina gli soffio sonoramente sfoderando gli artigli. La giovane iena non l’aveva mai vista così furibonda, malgrado gli avesse incusso timore fin da cucciolo.

Guardò Mwezi supplicandola di non peggiorare la situazione, quando ormai Furaha aveva il muso a un palmo dal suo.

- Ingrata! – ruggì, ma nella sua voce c’era qualcosa di strano, una sottile crepa che nessuno dei sudditi aveva mai sentito, una crepa che crebbe man mano che la regina continuava – Lo sai che cosa ho dovuto sopportare, dopo che tuo padre è morto, per tenerti in vita? Tutti i leoni che ho dovuto affrontare da sola?! Nessuno accettava un branco guidato da una leonessa e molti hanno pensato che le nostre terre fossero una preda facile da conquistare. Ma io ho combattuto, giorno e notte per tenerti al sicuro e impedire che ti uccidessero! Io ho sempre e solo cercato di proteggerti Mwezi! I leoni solitari ti avrebbero ucciso a sangue freddo, per poi mettere incinte tutte le leonesse del nostro branco. Ci avrebbero obbligate a essere le loro compagne finché altri non avrebbero preso il loro posto. Per due anni io ho fatto di tutto per garantirti un futuro che non fosse tra le zampe di uno di quegli assassini! Sì, ho anche contrattato un fidanzamento, per trovare un leone che venisse a proteggere queste terre, un compagno che ti impedisse di fare la mia stessa vita! Ma tu non lo apprezzi, dico bene? Pensi anche tu, che io sia la regina cattiva che comanda tutti a bacchetta, non è così? Bene, figlia mia, scusa se ho evitato di dirti che se non avessi sposato Kopa, un altro leone un giorno sarebbe arrivato a spodestarmi e uccidermi. Scusami se non ti ho detto che il tuo destino, ora che sei quasi adulta, sarebbe stato quello di venire stuprata giorno e notte generare più cuccioli possibile!

Furaha, ansimò, guardando Mwezi con le lacrime agli occhi. Sua figlia in quel momento si sentì orribile per averla fatta stare così male, per averle rivolto parole tanto cattive, quando nel profondo del cuore sapeva che sua madre l’aveva sempre amata con tutta l’anima.

Le si formò uno strettissimo nodo alla gola, che sembrò impedire alle sue scuse di uscire, mentre sua madre cercava di ricomporsi e contenere il pianto.

- Va pure dal tuo amico, se è ciò che vuoi- disse la regina distogliendo lo sguardo – Vai pure a giocare con lui e dimenticati anche per oggi dei pericoli che corre un branco senza leone e senza re, il tuo branco.

Mwezi però non si mosse, colpita da quelle parole. Si sentì colpevole di essere solo una cucciola viziata e insensibile ai sacrifici fatti da chi la amava. Si odiò persino per essere stata così superficiale ed egoista.

-Vai ho detto!- le ruggì Furaha, di nuovo a pieni polmoni, facendo schioccare le mascelle. La leonessa bianca prese dunque a correre, spaventata e gonfia di tristezza.

Corse a tutta velocità, senza fare attenzione a dove andava. Attraversò quasi tutto il suo regno senza nemmeno accorgersi di Asante che galoppava dietro di lei, pregandola di fermarsi. La verità era che Mwezi voleva solo correre fino allo stremo, fino a morire.

Credeva di meritarselo, per il suo egoismo e la poca considerazione avuta verso i suoi sudditi, le altre leonesse e sua madre.

Lacrime amare le annebbiarono gli occhi azzurri, fino a impedire di vedere una roccia affiorante. Inciampò malamente, battendo il muso per terra, ma la vide come una punizione ben assestata dagli spiriti per una figlia ingrata.

- Mwezi! Stai bene? – chiamò Asante prendendo ad annusarle la pelliccia candida alla ricerca di ferite.

- Vattene, Asante- uggiolò lei in lacrime – Ha ragione mia madre… Sono solo una stupida leoncina viziata, una pessima regina…

- Ma smettila! Non dire idiozie – le disse la iena prendendole il muso con una zampa – L’unico difetto che potrai mai avere come nostra regina sarà quello di essere troppo buona. L’esatto opposto di tua madre.

Si mise a ridacchiare forzatamente per smorzare la tensione, ma il muso sporco di fango di Mwezi non accennava neanche a un sorriso. Il suo amico sospirò sonoramente, mettendosi seduto davanti a lei.

- Ascolta… io capisco la preoccupazione di tua madre, ma credo che lei abbia torto su due cose- iniziò, guardandosi un paio di volte intorno, come temendo di vederla spuntare da un momento all’altro – La prima è il fatto di aver affrontato tutti i rivali da sola: aveva mia madre e le sue iene al suo fianco. Un giorno ti garantisco che tu avrai me ad aiutarti.

Mwezi abbozzò un sorriso impercettibile a quel giuramento, vedendo la iena gonfiare orgogliosa il petto.

- Inoltre, non credo che tu sarai per forza costretta a fare una vita di lotta come quella di tua madre. Chi ha detto che una regina non possa regnare da sola? Che gli altri leoni non possano imparare a temerla e rispettarla come se fosse un maschio? Il tuo regno potrebbe essere il primo ad avere una monarchia tutta al femminile! Sarebbe bello non trovi?- continuò allegro Asante, cercando di far alzare la leonessa.

- Sì, ma… Non so se sarei abbastanza forte da reggere a lungo… I leoni maschi sono fisicamente più forti delle femmine… Forse dovrei sposare Kopa e mettere al sicuro il mio regno una volta per tutte- pensò ad alta voce la leonessa, considerando davvero, per la prima volta, la possibilità di sposare quel principino.

Asante alzò gli occhi al cielo, come irritato da quel melodramma. – Oppure potresti fare una cosa intelligente e sposare il leone che ami- disse.
Le sue parole fecero scattare Mwezi, che arrossì visibilmente quando vide il sorriso furbo sul muso della iena, insieme a uno sguardo malandrino.
   
 
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