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Autore: Barbra    18/12/2019    0 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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Ragazzi, qui ho tagliuzzato e tolto un paio di pezzi lunghi (riassunti in due-quattro righe) per alleggerire un po', EPPURE sono riuscita lo stesso a perdermi in chiacchiere, perché io mi diverto con questa pseudo-mitologia ç_ç. Prometto che al finale ci arrivo al galoppo.


 





 
29. INTER NOS (II)




Un mese dopo




Era in due posti in contemporanea. Era ovunque Gong dirigesse la sua attenzione. Quindi, si era infiltrato nella sua mente e la usava per interagire con lei come proiezione esterna.
«Sei nella mia testa!» lo accusò la cieca.
«Come potrei parlarti, altrimenti? Non ricordi quanti occhi abbiamo puntati addosso? Ma non ti preoccupare: sono uno Psico puro, ho esperienza con le vostre circonvoluzioni, e so essere delicato».
«Mi sta venendo mal di testa!».
Mesprit ridacchiò. «Perché ti sei agitata. Calmati».
«Non mi prendere in giro! Va' via!».
«Questa è casa tua?».
«Una specie!» si impuntò la ragazza. La sede Galassia di Evopoli era stata affidata a lei.
Il Pokémon scosse la testa. «Spiacente... ma cammini sui resti delle fondamenta del Palazzo Imperiale. Questo posto è più mio che vostro, e nessuno può buttarmi fuori proprio da qui. Fa' una ricerca, se vuoi. Attenzione, però: il nome di Arceus non compare in un nessun testo antico, né sacro né profano, né canonico né apocrifo. Inoltre, prima dell'ascesa degli Yu, ma dopo la caduta dei Kido, qui a Sinnoh non mi chiamavano “il Primevo” o “l'Originale”, ma “il Misterioso” o “il Nascosto”1, perché i Lucario importati dai deserti mediorientali usavano riferirsi a me con quell'appellativo. I Lucario sono tuttora molto amati dagli umani di Sinnoh, sai? Il loro arrivo è stato una tempesta di sabbia: con la lettura delle Aure, la mentalità dell'aristocrazia e dell'esercito è cambiata a tal punto da segnare il tramonto della Dinastia Kido. Non che quei Pokémon siano ribelli o agitatori, tutt'altro. Sono molto fedeli e coraggiosi, ottimi guardiani, e hanno saldi principi morali. Leggi tra le righe: prenditi un Riolu da affiancare al tuo bebè. Così legheranno fin da piccoli. Te l'ho venduto bene?».
«Che cosa?».
«Riolu». Si mise in bocca due dita e fischiò, come faceva Gold. Contemporaneamente, aveva lanciato un richiamo mentale mirato.
Ma per Gong non aveva nulla di divino, in quel momento.
Un piccolo Riolu dalla pelliccia scura, quasi uniformemente nera, fece capolino dall'angolo e si avvicinò lento, intimorito e teso come una corda di violino. Ad ogni passo sembrava voler correre via. I suoi occhi rossi erano fissi sulla figura alta e sottile dell'Essere delle Emozioni. All'inizio dell'Era degli Umani, Egli aveva cominciato a mostrarsi in quella forma umanoide. Questo era stato un forte indizio del suo desiderio che i Pokémon imparassero dagli umani. I nuovi venuti erano meno controllati, meno numerosi e meno forti dei Pokémon, e il loro svantaggio biologico li obbligava a elaborare strategie o a improvvisare.
Mesprit, inquieto e inconstante come il vento nonostante la sua intelligenza, era più simile a loro che agli altri Pokémon. Cercava di apparire aperto e vivace, ma la sua imprevedibilità rivelava quanto poco si controllasse. Era più simile a loro che a tutti gli altri Leggendari, perciò quella forma gli calzava a pennello.
La sua non era solo scena, come nel caso del “vero” Arceus. Nelle sue chiacchierate a senso unico con Gong, l'Essere delle Emozioni si era lamentato di come il suo alter-ego tendesse a frenarlo in favore degli altri due, Razionalità e Volontà. Si sentiva come chiuso in gabbia, soffocato nel lago che non amava abitare.
Non si disturbò a presentare il Riolu selvatico che sull'onda del momento aveva rapito, perché neppure lui sapeva niente sul so conto.
Continuò a discorrere come se il piccoletto non fosse lì. «Ogni volta che parlo di saldi principi morali, mi viene il vomito. Troppo spesso si tratta di reminiscenze culturali. Ma per te sono il massimo, no?».
Gli occhi ciechi di Gong lo fissavano come se fosse un po' matto e un po' scemo.
Il suo argomento successivo la lasciò ancora più basita. «Poiché il confine tra emotività, desiderio e volontà è molto labile, io voglio che ogni umano sia affiancato da almeno una delle mie creature» le disse. «Per Azelf è un modo come un altro per tenervi sotto controllo e forzare la vostra convivenza, perché così ha deciso. Per me è una ragione di vita».
Silenzio.
La cieca non rispose. Benché Mesprit fosse molto più coinvolgente della sua versione bilanciata, Arceus, lei voleva tenerlo a distanza.
L'altro continuò: «Ti do un altro suggerimento per il futuro, bambina. È solo un nome: Hoopa».
E scomparve come era arrivato.
Gong si rivolse perplessa al piccolo Riolu. «Sarebbe il tuo nome, Hoopa?».
Lui non emise alcun suono. La guardava con l'aria di non aver capito. Non c'erano tanti umani, nell'enorme deserto da cui veniva. Era selvatico, avrebbe combattuto strenuamente per conservare la propria libertà, ma non contro il visir del Nascosto.
La ragazza cieca gli posò una mano sulla testa. «Hoopa?» gli domandò.
Lui scosse vigorosamente il capo. Tutti conoscevano e temevano il demone Hoopa.






 
*



«Silver? Gold è con te?».
«No. Ti deve qualcosa?».
«Non riesco a contattarlo da due giorni. Credo che ignori le mie chiamate».
«Crys... lo sai com'è fatto. Io non posso aiutarti, non crescerà mai».
Mars ebbe la cattiva idea di aprire bocca: «E questa chi è?».
Jupiter aveva già tracciato la telefonata. Silver lesse, su uno degli schermi laterali, un breve resoconto sull'identità e la vita della sua vecchia amica di Johto, Crystal. Alcune foto la ritraevano bambina, altre erano straordinariamente recenti, scattate a sua insaputa dalle telecamere di sorveglianza.
Il video che la mostrava con il cellulare accostato all'orecchio, l'ombrello aperto in mano, e l'insegna del bar sullo sfondo, fece correre un brivido lungo la schiena del ragazzo. Era in tempo reale.
Cyrus non avrebbe saputo sfruttare i dati relativi al comportamento umano, perciò se ne disinteressava. Quella doveva essere l'ennesima innovazione in stile “Flare” apportata dal Comandante Oberon.
Xerosic notò l'espressione agghiacciata del Comandante Fobos e provò a scomparire rimpicciolendosi nell'angolo.
Jupiter, non contenta dell'inquadratura, reclutò un'altra telecamera poco distante. Con il fermo immagine e lo zoom ottenne un primo piano del volto dai grandi occhi chiari di Crystal, lo campionò e lo inserì in un archivio rapido collegato al nome di Silver. Adesso, tutto il team Galassia conosceva il suo volto ed era al corrente della sua vecchia amicizia con Il Comandante Fobos.
Da lì andò a controllare gli ultimi spostamenti di Gold. Sfortunatamente, Borgo Foglianova non aveva telecamere sulle sue strade.
«Non so davvero dove sia. Hai provato a contattare sua madre?».
La madre di Gold si era trasferita in una casa al mare. Le telecamere puntate sul suo vialetto privato la mostravano sola. Non avevano ripreso nessuno nei dintorni che assomigliasse lontanamente al figlio.
«Io ho da fare, Crystal. Non preoccuparti: proverò a contattarlo».
Prima che chiudesse la chiamata, l'Unità Rossa Bryony ne avviò un'altra.
Silver trovava irritante la sua prontezza. Ma l'intero Team Galassia era una complicatissima macchina dalle mille braccia, il cui unico scopo era eseguire gli ordini dei Comandanti.
Mentre teneva il broncio, Silver aggrottò un po' di più la fronte. Qualche vecchia fonte descriveva la Forma Divina di Arceus come un essere dalle mille braccia. Ma l'enorme Drago che lui aveva visto volare sul Bosco Smeraldo non aveva mille braccia, né prometteva di averle mai avute. La leggenda raccontava, complici le semplificazioni e le inesattezze concesse al mito, che Arceus avesse sfruttato queste mille braccia per plasmare l'Universo.
Cyrus, protetto a sua insaputa dal suo disturbo del neuro-sviluppo e dal suo diritto di nascita, le aveva prese in prestito con l'illusione di poter fare altrettanto.
Mentre Silver cercava di ricomporre un puzzle di cui non aveva tutti i pezzi, all'altro capo del telefono nessuno rispondeva. Questo bastò a riportarlo alla realtà. La sparizione di Blaine, risalente a un mese prima, gli turbò la mente come una scossa. Avviò una ricerca rapida e la conclusione fu sinistra: lo scienziato non era mai tornato a casa. Il ragazzo aveva liquidato i timori di Gong come l'ansia un po' isterica di una donna incinta e per niente pronta ad affrontare il suo futuro di madre. Giratina gli aveva dato ragione.
Entrambi si erano sbagliati.
Il Comandante Phobos si rivolse al resto del team. «Cosa abbiamo per cercare gli scomparsi, a parte le telecamere di sorveglianza?».
Jupiter si strinse nelle spalle. «Le squadre di ricerca».
«E gli Unown? I Deoxys?».
«Sird ci aveva provato, a procurarci un Deoxys» gli ricordò Saturno. «Sai meglio di noi perché ha fallito».






 
Nel Mondo Distorto




«Mi ha detto di cercare Hoopa».
«Hoopa? Lo sapevo: è impazzito. Arceus è impazzito».
«Perché?».
«Ha creato sei esemplari di Hoopa, Pokémon Genio» spiegò Giratina. «Non tutti sono malvagi, ma quello che vive nel deserto da cui proviene il tuo Riolu... sicuramente lo è».
Quando Mesprit le aveva chiesto di non raccontare a nessuno del loro primo incontro, Gong aveva avuto paura per il bambino che portava in grembo e aveva taciuto.
Poi, quando il Pokémon Emozione si era ripresentato più volte nella Sede Galassia di Evopoli, arrivando ad accomodarsi nella sua stanza da letto mentre lei si addormentava, Gong era scesa nel Mondo Distorto e aveva vuotato il sacco.
Giratina si era arrabbiato per il suo comportamento ambiguo, ma l'aveva perdonata.
Quello che la cieca non aveva avuto ancora la forza di raccontargli era la vera storia di Luna. La sua morte, assieme alla comparsa di Valerie, l'aveva cambiato profondamente. Forse era pronto ad affrontare la realtà così com'era.
«Giratina...» cominciò.
«Che c'è?».
«Io... avrei qualcos'altro da dirti».
«Su Mesprit?».
«Sì e no. Primo, Mesprit sostiene di non aver ucciso Luna. Secondo... conosci i paradossi temporali?».
Per un momento, il dragone ricadde nelle vecchie abitudini. La guardò come se non credesse alle sue orecchie: «Tu chiedi a me...?!» ma si interruppe subito. Cambiò atteggiamento. «Dimmi a cosa ti riferisci. Di che si tratta?».
«Ecco... tu sai che Lunala è arrivata in questo Universo dall'Ultra-corridoio, già morta...».
«Sì».
«E Arceus l'ha riportata in vita diecimila anni fa, per farne la sua compagna. In privato, la chiamava Luna».
«Sì. Non ci vuole una grande fantasia per usare quel diminutivo».
«Lunala è stata portata qui morta da suo fratello. La Cosmog Luna, assassinata da Yveltal... ha viaggiato indietro nel tempo con Celebi e il suo gemello identico, già evoluto in Solgaleo».
Si era persa per strada e confusa da sola, ma per chi la ascoltava aveva detto abbastanza.
«Figli di sé stessi...?!» sussurrò lo Spettro.
«Esatto».
Giratina cominciò visibilmente ad agitarsi. Il suo corpo tremava per qualcosa di più simile al freddo che alla rabbia. Neppure la maschera d'oro riusciva a nascondere quanto fosse sconvolto. «E non l'ha uccisa? Lui ti ha detto di non averla...».
«Sì, ma mi ha detto una balla» precisò la ragazza. «Lei era incinta. Aspettava Mew quando Yveltal l'ha ammazzata. Arceus si vergogna del suo crimine, quindi nega di essere coinvolto».
«No...».
Finalmente, la rabbia del grande Spettro divampò scacciando il freddo della paura. Il suo grido squarciò il silenzio del Mondo Distorto e riecheggiò in ogni dove.
«Perché me lo dici solo adesso?! Da quanto lo sapevi?!» le urlò contro.
Gong era tappata le orecchie, benché fosse perfettamente inutile. Non aveva neppure capito che cosa esattamente lo avesse fatto scattare.
Giratina abbassò la voce. «Lunala non è morta. È un vampiro, e le sue ossa... le sue ossa non sono state ridotte in cenere, e la cenere non è stata sparsa nell'acqua corrente. Lunala è passata al Nemico, oppure è sua prigioniera».
«Ma perché ti è venuto in mente solo adesso?! Che cosa ho detto?!».
Il drago non la degnò di una risposta.
Le voltò le spalle e volò via.






 
Nello Spazio Origine





Mesprit la teneva seduta sulle sue ginocchia, tra le sue braccia, e premeva le sottili labbra grigie sulla sua turgida bocca. «Tu sei il mio preferito dei tre» gli sorrise lei. «Ma adesso, voglio il tuo padrone».
«Noi non siamo servo e padrone. Siamo la stessa entità».
«Eppure... lui manda te, ma non vuole vedermi».
«Ci sono altre questioni importanti da sistemare, Luna. Se passassi tutto il mio tempo a fare quello che faccio qui adesso, finirei per lasciarle perdere».
Provò a baciacrla di nuovo, ma lei frappose una mano tra le loro bocche. Per quanto gradisse la sua compagnia, non riusciva a trattarlo come avrebbe trattato il vero Arceus. Non poteva neanche sperare di strappargli la verità dopo un amplesso, perché Mesprit era fisicamente asessuato.
«Questa è la scusa della “distrazione”. Altro?».
«Nient'altro...».
«Io penso che lui sia ancora arrabbiato per quello che gli ho combinato quando stavamo insieme. E che non si sia mai fidato fino in fondo della sua amica vampira».
Mesprit si morse le labbra sottili. Distolse lo sguardo dai suoi occhi rosso vino.
«Siamo stati un tantino più che amici, non credi? Comunque, per una, la risposta è sì. Per l'altra, è no. Non necessariamente in quest'ordine».
«Io infatti scelgo l'ordine inverso: non è arrabbiato, però non si fida».
«Io non mi fido di nessuno, Luna. Non per le questioni più delicate».
«Tu mi nascondi qualcosa di molto, molto importante... vero?».
Morse le labbra, abbassati gli occhi, Mesprit scosse la testa. «No...» mentì. Non avrebbe ingannato neppure un bambino. Si corresse: «Dipende da cosa possa essere ritenuto importante...».
«Conoscendo la tua scala di valori, da come ti comporti, proverei a ipotizzare che non sia stato tu a creare questo Sistema di Universi, e che ti sia limitato a popolarlo con creature di altri mondi».
Questa volta, Mesprit si indignò. Alzò la voce: «Ma che dici?! Non te ne intendi, perciò credi a me: la struttura di questo Sistema di Universi differisce per numerosi aspetti da quella degli universi naturali, e porta la mia firma ovunque. Gli animali... sì, quelli li ho importati, e non ne ho mai fatto mistero. Sono gli umani ad aver riscritto arbitrariamente la loro Storia. Ma... come avrei fatto a mettere in oguno dei mostri almeno un frammento del DNA del nostro Mew?».
Lunala annuì, pensierosa. «Già... come hai fatto? Si direbbe che al piccoletto servirà un lungo, lungo viaggio nel passato, molto più lungo di quello che ho compiuto io, per...». Si interruppe e scosse la testa. «Ah, ma come sei complicato! Cosa mi nascondi? Dimmelo!».
«Non posso, Luna. Non ancora».
A parlare non era stato il Pokémon Emozione, ma Arceus. Non avrebbe lasciato la parola a un logorroico irrazionale come Mesprit.
Lunala si voltò, sorpresa.
Anche se il Primevo usava apparire come un Pokémon dalle sembianze lontanamente equine, non aveva l'espressione buona e mansueta di un cavallo, né il muso allungato, né gli occhi altrettanto laterali, tipici degli animali costretti a salvarsi dai predatori.
Dalla prospettiva della piccola figura umana di Lunala, era enorme e massiccio come un elefante africano, ma non altrettanto goffo, a differenza di Giratina. Non avvea ali, ma i suoi zoccoli appuntiti erano fatti per fendere l'aria, non per sorreggerlo a terra. I suoi colori erano il bianco e il nero per il suo rapporto ambiguo e bilanciato con la Luce e l'Ombra, il rosso delle iridi per il suo legame con la guerra e il conflitto, il verde delle sclere per il suo ruolo di divinità creatrice, e l'oro della ruota solare che gli circondava i fianchi, per trasmettere agli umani quel senso di regalità distante che ancora li scoraggiava dall'infastidirlo.
Tutto questo metteva in soggezione tanto gli umani e i Pokémon comuni, quanto gli altri Leggendari. Ma Lunala ci aveva fatto l'abitudine: sapeva come lui stesso lo considerasse una mascherata.
«Avevo... quasi dimenticato quanto fossi bello» gli disse. Scivolò via dall'abbraccio del suo avatar parziale e camminò come una comune mortale nella sua direzione.
Con un dito grazioso e affusolato, Lunala fece segno ad Arceus di avvicinarsi. ».
Mesprit sbuffò e protestò, ma scomparve alle sue spalle. Se fosse dipeso da lui, e soltanto da lui, non avrebbe fatto il difficile.
«Non prendermi in giro» le rispose il Primevo. «So che cerchi un modo per scappare da qui».
«E io ti prenderei in giro perchè...?! Ah, sei ruvido e acido come una vecchiaccia! Sai, Agatha? Avresti dovuto conoscerla: siete uguali!». Si mise a braccia conserte e gli voltò le spalle. Non stava fingendo, qualcosa nel suo atteggiamento l'aveva irritata.
La voce di Arceus si fece più gentile. «Luna, non offenderti! Apprezzo l'invito» ammise, scendendo al passo verso di lei. «Ma tu... parli della Superquattro Agatha così alla leggera, dopo quello che le hai fatto?».
«Intendi... ehm...». Lunala si indicò imbarazzata la testa.
Lo sguardo serio del suo ex bastò a risponderle.
La Leggendaria si schiarì la voce e cercò disperatamente una giustificazione. «So che Giratina non ti piace, ma la vecchia stava per tradirci e consegnarci al Campione Lance...».
«“Consegnarvi” è esagerato...».
«Beh, non volevo che Giratina avesse ulteriori noie dai mortali. Loro sono prevenuti e aggressivi nei suoi confronti».
«E lui nei loro, com'è?».
«Normale».
«Luna...!».
«Lui non si merita la sua cattiva fama. Loro, un tantino sì. Sei tu che hai fatto di tutto perché il mondo lo credesse malvagio!».
«Rinnegandolo e confinandolo in un emi-universo sterminato e buio?» le domandò il Creatore. Conosceva già la risposta. «È stato lui a rifugiarsi nel Mondo Distorto per non avere più a che fare con me. Con me, coi suoi fratelli, e con altri Antichi come Xerneas e Yveltal, a cui la scomparsa della Luce spirituale non aveva tolto niente. Il “mondo” lo crede malvagio perché lo accosta a una particolare figura del Vecchio Folclore. Io non c'entro. In questo paradigma, secondo gli umani, come Entità Creatrice dovrei farmi garante del Bene Supremo e dell'Orine Universale. Ma li considero due degli ideali più pericolosi mai concepiti. Entrambi ne usciamo fraintesi, come vedi».
«Sì, sapevo già del malinteso. Non è stato carino da parte tua venirne a conoscenza e fregartene».
«Giratina non aveva bisogno di essere considerato buono. Tutt'altro: voleva che il mondo esterno lo temesse, o lo dimenticasse, per non essere obbligato a contatti di alcun tipo».
«Sei sicuro...?».
«Sicuro. La sua prigione e la sua pena sono dentro di lui, e la solitudine lo aiutava a sopportarle. Poi, le sue ferite hanno cominciato a guarire. Quando ti ha incontrata nel suo territorio, nove millenni fa, era già abbastanza tranquillo da rimanere colpito dal tuo aspetto. Oppure ti avrebbe cacciata e avrebbe ucciso i tuoi Cosmog. Ormai persiste nel suo isolamento solo perché è cocciuto. Preferisce tenersi lontano dall'affollamento del Mondo Materiale».
Lunala piegò la testa da un lato. «Giratina...?».


 









 
1 “Il Nascosto” è grossomodo il significato del nome del dio egizio Amon (successivamente identificato con il dio solare Ra nella figura di Amon-Ra) che era il sovrano e il creatore degli dei e quindi fondamentalmente di tutto. M'è venuto in mente perché Lucario esteticamente richiama Anubis. E poi Arceus è un Pokémon Misterioso. Non è l'unico, però via, ho voluto giocarci un po' su...
   
 
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