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Autore: Doux_Ange    20/12/2019    0 recensioni
È passato un anno da quando la storia d'amore tra Anna e Marco è iniziata… Adesso, per Marco è arrivato il momento di porre alla sua Anna la fatidica domanda. Ma non è così semplice, soprattutto se qualcuno ha deciso che la proposta non s'ha da fare.
Aspettando Don Matteo 12 il prossimo 9 gennaio!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Christmas Time'
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Che sia per sempre
 
Anna’s pov
 
Non riesco a credere che sia già passato un anno dall’inizio della mia storia con Marco. Se ci penso, da un lato sembra sia trascorso appena qualche giorno, ma dall’altro, potrei benissimo aver già condiviso una vita intera con lui.
Avevo avuto ragione, quella sera d’agosto, quando Marco si è presentato sulla soglia di casa mia per confessarmi il suo amore, a dirgli che non potevo promettergli che non saremmo cambiati, stando insieme. Perché è esattamente quello che è successo alla fine.
Se già era cominciato tutto ben prima di quella sera, adesso siamo due persone ancora diverse. Perché sì, ci siamo cambiati a vicenda, in questo anno, e in meglio.
Io, ad esempio, ho imparato - più o meno, siamo ancora in corso d’opera - a prendere le cose un po’ più alla leggera. E anche che il calcio non è poi così male, soprattutto se le partite posso guardarle abbracciata a Marco, o ancora meglio in braccio a lui, sul pouf. Già, quel coso è ancora in giro e si è reso molto utile, nel frattempo; non mi sognerei mai di buttarglielo.  
Anche Marco è cambiato, in questo senso. Non è più pigro come prima, sta lavorando sul non voler avere sempre ragione a tutti i costi, il suo armadio - con mia grande gioia - non prevede più solo bermuda per quando sta in casa né le bretelle per andare a lavoro (ok, lo ammetto, le ho fatte sparire io, ma lui era d’accordo), e soprattutto adesso sa cucinare il brasato. , è una cosa importante.
C’è solo un altro piccolo dettaglio che dovrebbe essere cambiato.
 
Due settimane prima...
 
Inizio flashback.
 
Oggi è il nostro primo anniversario.
Dire che sono al settimo cielo è poco.
Per l’occasione, Marco ha deciso di preparare lui la cena, a casa sua, rigorosamente a lume di candela. Cosa c’è di strano? Di per sé nulla, solo che da quando stiamo insieme non lo lascio quasi mai cucinare tutto da solo, la cena la prepariamo sempre assieme, anche solo per condividere qualche momento in più oltre il lavoro.
Ho deciso di rendere giustizia all’abito di pizzo verde che l’anno scorso non ha goduto di tutto l’interesse che avrebbe meritato, indossandolo di nuovo stasera. So che Marco aveva apprezzato, quindi mi è sembrato giusto rimetterlo adesso.
A giudicare dal suo sguardo quando arrivo a casa sua, e dal modo in cui mi bacia, ho fatto la scelta migliore.
Mi viene quasi da ridere quando scopro cosa ha deciso di cucinare... Sì, proprio il brasato.
Se per la cena ha scelto lui, il dopocena spetta a me. Abbiamo condiviso il gelato - rigorosamente cioccolato con le nocciole tritate sopra - mentre ‘guardavamo’ un film in dvd. No, dai, lo abbiamo guardato sul serio, a parte qualche breve interruzione, anche perché non l’ho scelto a caso: benché sia pieno agosto, il tema non poteva che essere natalizio, a ricordare il nostro giorno magico con la neve straordinaria caduta per il Natale di Cosimo.
Non solo: il film parla di un matrimonio, celebrato proprio a Natale, come desiderava la protagonista.
Intuizione corretta: è un tentativo, nemmeno troppo velato in realtà, di portare l’argomento all’attenzione di Marco.
Non che io intenda obbligarlo, né pretenda un matrimonio a Natale, ma prima o poi dovremmo anche parlarne, e magari serve solo una piccola spinta.
Quando il film termina, con i titoli di coda a scorrere sullo schermo sulle note della colonna sonora, mi stacco delicatamente dall’abbraccio di Marco, beccandolo a fissarmi.
Come se fosse il primo giorno, mi sento arrossire non poco, avvertendo le farfalle allo stomaco che tornano prepotentemente a svolazzare, e non posso che sorridere, sperando che il mio tentativo abbia colto nel segno.
 
Marco’s pov
 
Questa serata finora è stata perfetta. L’anniversario perfetto, come piace a noi.
Niente sfarzo, niente di eccessivo: siamo rimasti a casa proprio per questo, per poter essere noi stessi, liberi di stare insieme come vogliamo.
Ho scelto di fare il brasato, stasera, perché ho finalmente imparato a prepararlo come si deve con l’aiuto di Anna - c’erano dubbi, che l’allieva superasse il maestro? - e quindi mi sembrava la scelta azzeccata. Per fortuna lo è stata.
Non sono stato il solo a ripensare a quella sera, quella che avrebbe dovuto segnare l’inizio della nostra storia e che invece io ho mandato all’aria, anche se non ha più importanza: Anna ha indossato quel vestitino verde che mi ha mandato in tilt, quella volta, e la cosa mi ha fatto molto piacere, perché stavolta posso stare a osservarla quanto mi pare. È la mia fidanzata, me lo posso permettere.
La mia fidanzata. Quando adoro dirlo, sapere che è finalmente così.
 
Il gelato che Anna ha portato - anche qui non è stata una scelta casuale - lo abbiamo condiviso durante la visione del film. La vaschetta ha avuto vita breve, in realtà, e in tutta sincerità il sapore del cioccolato l’ho apprezzato decisamente di più da qualcosa che non era il cucchiaio, facendo perdere anche ad Anna spezzoni del film. Film che non so benissimo di cosa parli, in verità, perché ho già passato la metà del tempo ad ammirare il mio amore, abbracciata a me sul divano.
Quanto aveva ragione Chiara, quella sera quando si è fatta da parte per sua sorella, e avevo ragione io stesso riguardo alla decisione di Giovanni di andare in seminario: solo un pazzo o un idiota si lascerebbe scappare una come Anna.
Quando il dvd finisce, io ci faccio caso solo perché Anna si scosta, voltandosi verso di me. Come ho già detto, più che guardare la tv ho fissato lei, quindi mi becca a farlo anche adesso.
Mi perdo di nuovo nei suoi occhi verdi, e non riesco a far altro se non sussurrarle un ‘ti amo’ a fior di labbra.
La nostra serata speciale finisce altrove, meravigliosamente aggiungerei, e non credo esista risveglio più dolce di così, di ritrovarmi la mia Anna stretta tra le braccia quando apro gli occhi, al mattino.
 
Fine flashback.
 
Anna’s pov
 
Stasera sono a casa da sola, intenta a prepararmi qualcosa per cena. Marco è a giocare a calcetto con i suoi amici: era incerto se continuare o meno quando abbiamo iniziato a stare insieme, e per un po’ aveva anche smesso di andarci. Poi ha ripreso, anche su mia insistenza. So che gli mancava, e di certo non voglio negargli una cosa che gli piace, purché non si frapponga tra noi due e diventi prioritaria.
 
La mia mente torna invece su un altro fatto.
Sono passate due settimane dalla sera del nostro anniversario, e per quanto io abbia provato più volte a tirar fuori l’argomento matrimonio, Marco trova sempre il modo di sviarlo.
Ammetto che questa cosa ha iniziato a demoralizzarmi.
Forse non vuole? Non è una cosa seria come lo è per me, la nostra storia?
O peggio, non è che mia madre aveva ragione, quando si ostinava a dirmi che, in ogni caso, continuando a fare il Carabiniere l’abito bianco non lo avrei mai indossato?
Scuoto la testa. È assurdo che io lo pensi, è stato proprio Marco a difendermi, quel giorno, davanti a mia madre, affermando con convinzione che la divisa, semmai, era un fattore aggiunto.
Però... che si sia pentito di quello che ha detto?
Mi do di nuovo della stupida: Marco mi ama, e mi ha detto più volte, fino allo sfinimento, che tutto è partito dal lavoro, e se non fosse stato per quello non ci saremmo mai conosciuti. Che si è innamorato di me proprio passando insieme le giornate in caserma, e che spera che tra noi sia per sempre.
Ma allora perché non vuole nemmeno parlare di matrimonio? Perché non ha mai accennato all’idea di sposarci?
Sì, lo so che stiamo insieme solo da un anno, ma non dobbiamo per forza sposarci subito, possiamo stabilire la data anche fra due anni, per quel che mi riguarda. È l’intenzione in sé che mi turba.
E poi, il nostro amore è diverso. È qualcosa di davvero speciale, me ne rendo conto ogni istante, come se fossimo destinati a stare insieme da sempre.
Come se tutto, nelle nostre vite, ci avesse condotti a quel giorno, davanti alla caserma, per farci incontrare.
Come la nostra canzone. Anna e Marco. Sembra quasi la nostra storia per davvero.
È destino, ne sono sicura.
Devo solo avere pazienza.
 
Third person’s pov
 
Passano altri tre mesi, e per quanto Anna ci provi, Marco sembra non afferrare l’argomento.
Lei ha perfino rinunciato a tentare, da un mese a questa parte.
Le cose tra i due vanno benissimo, ma Marco non può non notare che, in alcuni momenti, la sua ragazza sia pensierosa, e forse un motivo c’è.
 
Marco’s pov
 
Anna, ultimamente, è strana. So che lei pensa che io non sappia il perché, ma in realtà l’ho capito da un po’.
Dalla sera del nostro anniversario, per essere precisi, perché tutto è partito da lì.
È vero, il vestito verde e soprattutto il dopocena mi hanno un tantino distratto e fatto tralasciare il resto, però qualche pezzo di film l’ho guardato anch’io, ho capito il tema, e che ci fosse un matrimonio celebrato a Natale in realtà l’ho visto.
Dopotutto, la foto degli sposi in un paesaggio fiabesco è l’immagine di copertina del dvd.
So che Anna sta aspettando che sia io a fare il primo passo, e anche che ultimamente ha iniziato ad avere dei dubbi sulle mie intenzioni, e so che è colpa mia. Ho fatto finta di niente e sviato il discorso ad ogni suo tentativo di farmi venire allo scoperto, ma non perché voglia tirarmi indietro, tutt’altro.
Perché è da un po’ che ci penso.
Io quella proposta voglio fargliela. Voglio davvero chiederle di diventare mia moglie.
Non mi importa che sia passato solo un anno, è vero che il tempo in certi casi è relativo.
Ma voglio anche aspettare il momento giusto, o meglio, l’idea giusta, perché non deve essere una cosa banale o sciocca o improvvisata. Dev’essere tutto perfetto.
Forse so come fare.
 
Decido di approfittare dell’assenza di Anna per stamattina.
Chiara è tornata qui a Spoleto per qualche giorno (ha trovato lavoro in un’altra città) e sono mesi che lei e Anna non si vedono, per cui passeranno tutta la giornata insieme. Significa anche che io devo sloggiare e tornarmene a casa mia per un po’, ma pazienza. Non mi sognerei mai di negarle del tempo con sua sorella, anzi. Mi ha fatto piacere salutarla, stamattina, quando è arrivata nell’appartamento di Anna per posare la valigia prima che uscissero per la colazione.
Considerato che Chiara me l’ha rapita per quasi tutta la settimana e che sono stato temporaneamente sfrattato, io e Anna ci siamo concessi più tempo insieme, ieri, qui a casa sua a coccolarci, e ho passato la notte con lei.
Quindi il tragitto che mi aspetta adesso è più breve del previsto.
Suono al campanello di Cecchini che mi apre, sorpreso, dopo qualche istante.
“Buongiorno, Dottore! Le serve qualcosa?”
“A Lei, Maresciallo. Sì, è terminato lo zucchero, qui da Anna, per caso può darmene un po’?”
Mi lascia entrare, e una volta dentro gli rivelo cosa ho in realtà intenzione di fare, e che lo zucchero era solo una scusa. Come immaginavo, se c’è uno che non mi nega i suoi consigli, richiesti o meno, è proprio lui.
È felicissimo quando gli confesso che voglio chiedere ad Anna di sposarmi - ormai la considera a tutti gli effetti sua figlia - e inizia a suggerirmi tutte le idee che gli passano per la mente.
 
Non è che possa prenderle in considerazione tutte, anche perché alcune sono discutibili e spero me ne basti solo una, ma altre sono davvero ottime.
Le sue idee sono molto vecchio stile, certo, ma sono romantiche al punto giusto e non passeranno mai di moda, così mi metto in moto immediatamente.
Ho una settimana circa per organizzare tutto.
 
Per prima cosa, l’anello di fidanzamento.
Mi reco in gioielleria alla ricerca di quello perfetto per lei, e non ci metto poi tanto a trovarlo, avevo già in mente cosa cercare: volevo qualcosa di semplice, non esageratamente appariscente, ma che una volta notato non può non catturare completamente l’attenzione di chi lo guarda, mostrandosi in tutto il suo prezioso valore.
Come la mia Anna.
Stando a quello che ha detto l’orefice, si tratta di una semplice e sottile fedina in oro bianco con incastonato un diamante taglio smeraldo.
Sono un fidanzato diligente, so che è quello il taglio che Anna preferisce, non vado a scegliere cose a caso. Voglio essere certo che sia quello che desidera.
 
Quando esco, con la scatolina in velluto blu al sicuro nella tasca della mia giacca, inizio a percepire l’agitazione. E l’euforia all’idea che stia per succedere davvero.
 
La settimana successiva, dopo aver salutato Chiara (informata anche lei sulla proposta imminente - era giusto lo venisse a sapere per prima, ed è scoppiata a piangere dalla felicità, quindi immagino sia più che d’accordo), decido che è arrivato il momento.
Metto in pratica il più classico dei metodi di proposta: una serenata sotto la sua finestra.
I gesti romantici, per quanto Anna ufficialmente si ostini a negarlo, ormai so bene che li adora, quindi vado sul sicuro.
È il 5 dicembre.
Con la complicità di Cecchini, che mi ha trovato due musicisti d’eccezione (speriamo bene), mi reco sotto casa della mia ragazza, determinato a farle la mia proposta di matrimonio.
 
La persiana è aperta, la finestra ovviamente chiusa, ma so che mi sentirà lo stesso.
Do l’attacco al Maestro, che inizia a suonare, e mi appresto a cantare le parole che ho scritto appositamente per lei.
Riesco appena appena a terminare una strofa, quando mi sento piombare una secchiata d’acqua addosso: la vicina di casa di Anna, che abita nell’appartamento contiguo al suo, non deve aver gradito molto.
E Anna non ha nemmeno ancora aperto la finestra. Tentativo numero uno: fallito.
Ovviamente non mi arrendo.
Però, mannaggia alla vicina, l’acqua era gelida!
 
Anna’s pov
 
Sto pulendo casa quando sento provenire dall’esterno una musica accompagnata da una voce inconfondibile.
Marco!
Sento il cuore iniziare a battere più rapido.
Non ci posso credere, sta succedendo davvero! Se è qui... Sta per chiedermelo sul serio!
Mollo lo straccio per spolverare che avevo in mano senza tante cerimonie, correndo verso la finestra.
Prima che riesca ad aprirla, però, le note si interrompono a seguito di uno strano rumore. Mi avvicino senza girare la maniglia, e mi basta un’occhiata per capire il motivo: la mia invadente vicina di casa (abita nel palazzo accanto, ma si impiccia comunque) non deve aver apprezzato molto, e Marco ne se sta giù in strada completamente zuppo mentre lei gli inveisce contro strillando che la gente vuole stare tranquilla. Lui alza le mani in segno di resa, prima di andare via mogio mogio.
Io scoppio a ridere, portandomi una mano alla bocca anche se so che non può sentirmi. Anche se mi dispiace che sia andata male, un po’ se l’è meritato, il secchio d’acqua. Sono mesi che mi fa aspettare!
Sorrido fra me. Adesso che so per certo che la proposta arriverà, e che stava forse solo aspettando il momento più adatto per farmela, non vedo l’ora di vedere cosa si inventerà per riprovarci.
 
Marco’s pov
 
La secchiata d’acqua, oltre a decretare il fallimento del mio primo tentativo, mi ha anche regalato 39 di febbre. Porca miseria, ho capito che con Anna ho già fatto casini, ma questa non me la meritavo proprio!
Un aspetto più che positivo c’è, però: i quattro giorni che mi ci son voluti a farmela passare ho avuto una crocerossina d’eccezione.
Anna si è preoccupata da morire quando l’ho chiamata per dirle che non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, il giorno dopo.
A proposito, mi ha detto che quella mattina aveva approfittato del fatto che Chiara se ne fosse andata per pulire casa, probabilmente aveva l’aspirapolvere in funzione, quindi non mi ha nemmeno sentito.
Meglio, visti i risultati.
Ad ogni modo, non riusciva proprio a capire come avessi fatto a beccarmi la febbre così alta se fino al giorno prima stavo benissimo, e ha passato il resto dei miei giorni di ferie forzate a casa con me, a coccolarmi.
Potrei essermene approfittato, a tratti. Lei non si ammala quasi mai, e la mia non era influenza in fondo, quindi non correvo il rischio di farla venire anche a lei.
Non è che mi sentissi bene, sia chiaro, la febbre era alta davvero, ma avere Anna accanto ha reso tutto più sopportabile. Il semplice fatto di sapere che fosse lì a casa con me mi ha dato, come se fosse necessario, un’ulteriore conferma che voglio averla al mio fianco per il resto della mia vita.
Sì, anche per le sue adorabili prese in giro sul mio stato moribondo con la febbre ormai a 37.
 
Una volta smaltita per bene, il calendario segna già il 10 dicembre.
Decido di procedere con un nuovo tentativo.
Sono le quattro del pomeriggio quando, munito di una scala, torno sotto casa di Anna.
Aveva il turno di mattina in caserma, quindi sono sicuro che a quest’ora c’è.
Mi faccio coraggio e appoggio la scala al muro, iniziando poi a lanciare i sassolini contro la sua finestra come il più classico dei cliché.
Lei ama Shakespeare, quindi anche in questo caso opto per quello che so piacerle.
Attendo qualche istante e poi eccola lì, il mio amore. Stavolta mi ha sentito, ha aperto la finestra.
I suoi occhi brillano.
“Che stai combinando?” Sussurra, l’emozione percepibile anche da qui, giù in strada.
Le sorrido, prima di decantare un passo di Romeo e Giulietta, ovviamente con i dovuti accorgimenti.
Qual luce irrompe laggiù da quella finestra? Quello è l’oriente, ed Anna è il sole!... Sorgi, bel sole, e uccidi l’invidiosa luna, che già inferma e impallidisce di dolore, perché tu, che sei soltanto una sua ancella, sei tanto più bella di lei. Licènziati dal suo servizio, dal momento ch’ella t’invidia tanto: la sua livrea di vestale è d’un verde color malato, e non l’indossano più altro che i dissennati. Gettala via! È la mia signora. Oh, è il mio amore! Oh, s’ella potesse sapere d’essere l’amor mio! Ella parla, eppur non dice nulla. Come può accadere? Son gli occhi suoi, a parlare, ed è a loro ch’io risponderò. Ma io presumo troppo: non è a me ch’ella parla. Due fra le più belle stelle di tutto il cielo, avendo che fare altrove, supplicano gli occhi di lei di brillare nelle lor proprie sfere fino al loro ritorno. E se i suoi occhi fossero laggiù, e le stelle fossero sul viso di lei? Lo splendore delle sue gote svergognerebbe quelle stelle, al modo che la luce del giorno fa onta a quella d’una lampada. Gli occhi di lei lustrerebbero d’un tal splendore per le regioni dell’aria che gli uccelli si darebbero a cantare credendo che non fosse più notte... Ve’, com’ella posa la sua gota sulla mano! Oh, s’io fossi un guanto su quella mano, così che mi fosse concesso di toccar quella gota!
Anna ha gli occhi lucidi, traboccanti di lacrime ormai, e io, col cuore che batte impazzito, mi accingo a salire sulla scala, arrivando poco sotto la sua finestra, a pochi centimetri da lei.
Marco!” Esclama, emozionatissima, come prevede questa parte dell’opera, usando però il mio nome al posto di quello di Romeo e adattando la sua battuta al nostro momento.
Continuo.
Ella parla. Oh, parla ancora, angelo di luce! Poiché tu, lassù sul mio capo, illumini questa notte d’un tale splendore quale potrebbe riversar-*
Con mio profondo orrore, vengo interrotto di nuovo dalla vicina di Anna che ha evidentemente deciso che la proposta non s’ha da fare.
Quella riprende a strillare che devo piantarla di infastidire la gente che se ne vuole stare tranquilla, minacciandomi di buttar giù la scala. Niente di quello che tento di dire riesce a calmarla.
Interviene Anna.
“Signora Serena, mi ascolti,” prova, mentre io penso che nome peggiore non potrebbe averlo, la signora, “mi dispiace tanto se l’abbiamo disturbata, non era nostra intenzione. Ma far cadere il mio fidanzato dalla scala non è una buona soluzione, mi creda, creerebbe solo guai per tutti. Le assicuro che potrà continuare a guardare la sua soap opera in santa pace. Ci scusi tanto!”
Quella se ne rientra in casa chiudendo di botto la sua finestra e borbottando cose che non ci tengo a sapere, mentre io mi trattengo dallo sbattere la testa contro il muro. Sta diventando una cospirazione contro di me!
“Marco...” sussurra Anna, riportandomi alla realtà. “Giuro che non vorrei, ma forse è meglio se scendi davvero. Penso sarebbe veramente capace di buttarti giù, e non voglio correre il rischio che ti faccia male.”
“Hai ragione,” mormoro sconfitto. Mi decido a scendere, ma non prima di averle posato un bacio sulle labbra ancora arrampicato sulla scala. Almeno questo me lo merito.
 
Anna’s pov
 
Povero amore mio, stavolta si era impegnato davvero!
Ha recitato per me uno dei passaggi più belli di Romeo e Giulietta sotto la mia finestra con tanto di scala al seguito, prima che la mia dannatissima vicina interrompesse di nuovo tutto.
Ho seriamente avuto paura che gli facesse male davvero, per questo sono intervenuta.
Il bacio che ci siamo dati è stato dolcissimo, e mi dispiace immensamente che il suo ennesimo tentativo sia caduto nel vuoto.
Peccato, perché l’idea stavolta era davvero bella.
 
Marco’s pov
 
15 dicembre.
Non c’è due senza tre, no?
Teoricamente sarebbe dovuto essere sufficiente un solo tentativo, ma qualcuno ha deciso senza interpellarmi che la mia proposta non dovevo farla sotto casa della mia fidanzata.
L’unico modo per evitare la signora Serena, dunque, è cambiare posto, anche se la cosa mi imbarazza un po’.
Cerco di farmi coraggio.
È per una buona causa, mi ripeto.
Così eccomi qui, in piazza, sotto la sua finestra in caserma, con un megafono in mano. So che è in ufficio. È l’occasione buona.
Forse.
Perché io non è che sia convintissimo sul metodo. Senza contare che la gente, curiosa, sta iniziando ad avvicinarsi per capire che succede. Spoleto è una cittadina tranquilla, in genere, e i turisti tendono a farsi gli affari propri.
Tutti gli altri giorni, ovviamente oggi no.
Scorgo qualche volto noto in mezzo alla piccola folla che si è radunata nel mentre, e la domanda sui loro volti è chiara: cosa ci fa il PM con un megafono in mano davanti alla caserma?
Ora o mai più, e che il cielo me la mandi buona.
Perché se anche questa fallisce, dovrò trovare una soluzione diversa. Le idee buone di Cecchini le ho esaurite tutte.
Prendo un bel respiro.
“Anna!”
 
Anna’s pov
 
Mentre sono al lavoro, intenta a esaminare alcuni documenti, sento qualcuno chiamare il mio nome a gran voce dalla piazza.
Spalanco gli occhi: quel qualcuno è ovviamente Marco, e un brivido corre lungo la mia schiena.
Non... non vuole fare quello che penso io, vero? Non vorrà mica farmi la proposta così, con un megafono in mano, davanti a tutta Spoleto, mentre io sono in servizio!
Mi avvicino alla finestra, cercando di ignorare gli altri carabinieri che hanno già fatto lo stesso prima di me, con Cecchini a fare da aprifila. Ovviamente. Non c’è una via di fuga, vero?
Ecco, si è già radunata gente intorno a Marco... E se da un lato mi verrebbe da corrergli incontro e baciarlo, dall’altro so che se scendessi lo picchierei e basta. Ma che gli salta in mente?
Ho capito che ho una vicina invadente che avrebbe continuato a ostacolarci, ma così lo sa che mi mette in imbarazzo! Sì, è una cosa bellissima, ma...
Spero con tutto il cuore che desista, ma quando sento il suo “Ti amo!”, mi rendo conto che lo farà veramente.
Eh no, così no. Non c’è due senza tre, la proposta stavolta non me la fai perché lo decido io.
Afferro quindi uno dei cuscini posti sul divanetto nell’angolo del mio ufficio, e glielo scaglio contro con tutta la forza che ho, mancandolo per un soffio.
“Ma che sei impazzito?!”
 
Marco’s pov
 
Mi scanso appena in tempo dal cuscino che rischia di colpirmi con la potenza di un razzo.
Mi sa che questa non è stata l’idea più brillante da seguire, ecco perché già avevo dei dubbi. Dalla reazione di Anna, oserei dire non le è piaciuta granché.
Con la maggiore (falsa) disinvoltura possibile, mi dileguo in fretta tra la folla, tornando a casa più depresso di prima.
E dire che io questo metodo non lo volevo usare, lo avevo proprio scartato. Ma perché do ascolto a Cecchini, certe volte?
Ormai Anna ha capito benissimo cosa voglio fare, io ho finito le idee, e se adesso non mi faccio venire in mente quella giusta, rischio sul serio di farmi dire di no.
La sera, a cena, lei è ovviamente arrabbiata con me e parla a monosillabi.
I miei tentativi di far pace cadono nel vuoto, e anche nei giorni successivi non tira una bella aria.
Dai, Marco, è quasi Natale! Dovete far pace, su.
In caserma, nessuno ha fatto riferimento esplicito all’accaduto, ma i sorrisetti di compatimento sulle facce di Ghisoni, Barba e Zappavigna li ho visti eccome. Per essere precisi, Cecchini ha provato ad aprire l’argomento, ma io mi sono limitato a dirgli che non avevo tanta voglia di parlare.
Sono nei guai fino al collo, perché non solo in quasi venti giorni non sono riuscito a fare ad Anna la mia proposta di matrimonio, ma l’organizzazione di tutti i tentativi falliti mi ha portato a trascurarla un po’, e l’ultimo l’ha fatta arrabbiare non poco.
Quindi, prima di poterle chiedere di sposarmi devo pure farmi perdonare. Impresa tutt’altro che facile, in una circostanza così.
 
È la sera del 19 dicembre, il tempo scorre e io non ho ancora concluso niente. Anna mi ha concesso una tregua perché non vuole che passiamo il Natale arrabbiati, ma l’atmosfera comunque non è distesa e io mi sento perso qui a casa senza di lei, dopo che mi ha aiutato, anche se un po’ controvoglia, ad addobbarla.
Mi aggiro tra le stanze cercando di impiegare il tempo in qualche modo, ma quando torno in soggiorno noto in un angolo una scatola che non mi ricordavo di aver lasciato lì. Pensavo di aver risistemato tutto.
Le sopracciglia corrugate, vado a vedere se c’è dentro qualcosa.
Con mio grande stupore, è piena, e non di un contenuto qualunque: ci sono all’interno gli abiti da Babbo Natale che io e Anna abbiamo indossato l’anno scorso, ad agosto, per il Natale di Cosimo.
Sorrido, prendendo il vestito di velluto di Anna e ripensando al nostro momento magico davanti all’ospedale. Alla nostra finta litigata sulla barba e la ‘panzetta’ da togliere. A quel bacio, finalmente... il primo senza ostacoli tra noi due.
Fuori nevica, proprio come quella sera, anche se in quel caso era stato un evento straordinario visto che eravamo ad agosto, mentre ora siamo in pieno dicembre.
Un altro oggetto cattura il mio sguardo: sulla libreria, appoggiato ad alcuni volumi, se ne sta il dvd del film che Anna aveva scelto per il nostro anniversario.
Prendo la scatolina in mano, fissando la copertina per qualche istante.
Adesso so cosa devo fare.
 
Anna’s pov
 
Quando finalmente stacco da lavoro, sono quasi le 19. Il calendario sulla mia scrivania segna il 20 dicembre.
Mancano solo cinque giorni a Natale.
Nevica.
Torno a casa un po’ preoccupata: è stata una giornata molto lunga, e per di più Marco sembra sparito. Oggi non si è visto, e non ha nemmeno risposto alle mie chiamate né ai messaggi. So che aveva da fare in Procura quindi non l’ho disturbato, però non si è fatto vivo nemmeno per dirmi ‘sono impegnato, ti richiamo appena posso’.
Magari gli si è solo scaricato il cellulare, non sarebbe la prima volta.
Quando finalmente arrivo sul pianerottolo di casa, noto una scatola davanti alla mia porta: è avvolta in una bella carta color cremisi, con sopra un fiocco di stoffa dorata.
Un regalo di Natale...?
Noto che, incastrata sotto il nastro, c’è una busta col mio nome sopra.
Il biglietto all’interno dice solo “Aprimi!”.
Decido di mettermi comoda prima di seguire le istruzioni, per cui una volta entrata a casa, tolgo la divisa e mi sistemo sul divano per dedicarmi al pacco. È piuttosto grande, ma leggero.
Quando lo apro, un sorriso enorme si fa immediatamente strada sul mio volto: dentro c’è il mio vestito di Babbo Natale, quello in velluto rosso che avevo preso l’anno scorso per il Natale di Cosimo, la sera in cui io e Marco ci siamo, finalmente, messi insieme.
C’è un altro biglietto, in cui c’è scritto soltanto di indossare l’abito e di presentarmi in Piazza Duomo alle 21.
Sento il cuore battere forte.
Anche se l’ho capito immediatamente dalla calligrafia impressa sui cartoncini, c’è solo una persona che può aver lasciato la scatola davanti alla mia porta, la stessa che aveva conservato il mio vestito fino a ieri, insieme al suo.
 
Alle 21 in punto, arrivo in piazza.
Nevica ancora, lentamente.
Non c’è nessuno in giro, a quest’ora saranno tutti nelle proprie case a cenare.
Soltanto una figura spicca davanti al Duomo, accanto al grande albero di Natale posto in mezzo alla piazza.
Marco.
 
Marco’s pov
 
L’orologio della chiesa batte le 21.
Puntualissima, in lontananza vedo una certa personcina che si sta avvicinando.
Anna.
Con quel suo bel vestito di velluto rosso, in tutto il suo splendore.
Ha un enorme sorriso sul volto, le guance accese per il freddo.
Lo sguardo luminoso.
“Spero tu abbia un ottimo motivo per avermi fatta venire qui, a quest’ora, con questa neve.” Scherza, riferendosi alle maniche a tre quarti del suo vestito.
Ops, questo dettaglio l’avevo dimenticato.
Le rivolgo un sorriso un po’ imbarazzato, poi mi faccio coraggio.
È arrivato il momento.
C’è l’atmosfera giusta, proprio come quel 15 agosto. È tutto perfetto per la domanda che sto per porle, la più importante che io abbia mai fatto in vita mia.
Ed è qui che mi blocco.
“Ehm... sì, certo... Vedi, in questi giorni, lo sai, ho provato più volte a-a... Non è andata come avrei... E, ecco, io...”
Mi si è chiusa la gola, non riesco a parlare. Le mie mani sono sudate come non mai, i miei pensieri ingarbugliati e senza un filo conduttore che riporti le parole che vorrei dirle nell’ordine giusto.
Non riesco nemmeno a capire perché.
Mi ero preparato il discorso, avevo tutto pronto... E adesso sto rovinando tutto.
È il momento più importante, e io lo sto mandando all’aria.
Ed è qui che Anna mi stupisce, ancora una volta.
Mi bacia.
È un bacio che sa di gioia, come quello dell’anno scorso, davanti all’ospedale, quando lei ha interrotto i miei commenti imbarazzati.
È appassionato, come il primo che ci siamo scambiati, quella sera a casa sua.
Dolce. Come ogni bacio tra noi da più di un anno a questa parte.
Sento una pace assoluta invadermi. Adesso, di paura, non ne ho più.
Quando ci separiamo, Anna si allontana appena, per poi sussurrare soltanto una parola.
Anzi, una sillaba.
“Sì.”
Spalanco gli occhi.
Non c’è stato nemmeno bisogno della domanda. Aveva già capito tutto.
Ed io non sono mai stato così felice.
 
Anna’s pov
 
Non appena ho notato l’espressione di panico sul volto di Marco, ho deciso di intervenire di nuovo.
Così l’ho baciato, per rassicurarlo.
Aveva di certo programmato tutto nei minimi dettagli perché fosse perfetto, ma è proprio questo il motivo per cui i suoi tentativi, finora, erano tutti falliti.
Lui non ha bisogno di preparare le sue mosse in anticipo. Di pianificare.
Le cose gli riescono molto meglio quando improvvisa, perché sono sincere, volute.
Non che le altre tre volte avesse finto, anzi, ma non erano modi suoi.
Temeva di non riuscire e si è lasciato condizionare dai consigli del Maresciallo - so che c’era il suo zampino - finendo per non concludere niente lo stesso.
È per questo che ho preso io le redini della situazione.
Dopo l’ultimo, pessimo tentativo davanti alla caserma, ho capito che l’unico modo perché potesse farmi questa benedetta proposta era indirizzarlo sulla strada giusta.
Suggerirgli, senza che fosse troppo evidente, che non servivano gesti plateali o pubblici, cosa che lui sa benissimo, e soprattutto, che doveva solo seguire il suo istinto.
Perché, in fondo, conosceva già il modo perfetto. Gli serviva solo un piccolissimo input.
Così, quando l’ho aiutato ad addobbare casa sua fingendomi ancora infastidita (un po’ per godermi i suoi tentativi di far pace, un po’ perché volevo che si impegnasse sul serio), ho lasciato di proposito la scatola con i vestiti di Babbo Natale e il dvd dove sapevo li avrebbe visti.
Ero certa che avrebbe capito.
E così è stato.
Ammetto che non mi aspettavo che si facesse prendere dal panico, stasera, ma anche in questo caso sono convinta si fosse preparato il discorso, che si è cancellato dalla sua mente non appena sono arrivata.
Ancora, volevo che si fidasse di se stesso, e di me.
L’ho baciato, e gli ho semplicemente detto di sì.
La domanda che voleva farmi l’avevo capita da un pezzo, ormai, e non c’era bisogno di fargli fare un altro tentativo.
Marco, alla mia risposta, spalanca gli occhi, al culmine della felicità.
“Davvero? Davvero vuoi sposarmi?” Mi chiede, quasi senza fiato.
La spontaneità con cui è venuta fuori la fatidica domanda mi fa sorridere ancora di più.
Perché è stato perfetto così.
“Sì!”
La sua espressione sembra quella di un bambino che ha scoperto di aver ricevuto per Natale il dono che tanto aveva desiderato.  
E, nonostante i miei buoni propositi, non riesco a non piangere di gioia quando, finalmente, Marco apre la scatolina di velluto blu, per poi far scivolare l’anello di fidanzamento al mio anulare sinistro.
L’ho già detto, che è perfetto? La misura giusta, l’anello che avevo sempre desiderato. Non glielo avevo mai fatto notare ma, come ho già detto, Marco non ha bisogno di sapere esplicitamente cosa fare. Quando è se stesso, ogni istante con lui è meraviglioso e vale la pena di essere vissuto.
Non vedo l’ora di cominciare davvero la nostra vita insieme.
 
Third person’s pov
 
Un grande albero di Natale domina Piazza Duomo, deserta a parte due figure vestite di rosso, abbracciate sotto la neve che continua a cadere lenta.
Le due figure, un uomo e una donna, si scambiano un bacio prima di tornare a sorridersi, la gioia evidente sui loro volti.
Anna e Marco. Un Capitano e un PM.
Protagonisti di una fiaba tutta loro, pronti ad affrontare l’ennesimo cambiamento nel loro viaggio insieme.
Entrambi, con un unico desiderio, da esprimere proprio per Natale.
Che sia per sempre.
 
 
 
 
 
* W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, traduzione di Gabriele Baldini, RCS Libri S.p.A, Milano, 1963-2012.
 
 
 
Ciao a tutti!
Ahhh, scrivere questa storia tutta natalizia è stato bellissimo!
Io e Martina ci siamo fatte prendere dall’euforia del videoclip di Pezzali con gli attori di DM - anzi, per essere precisi dalle stories che abbiamo beccato su Instagram la domenica delle riprese a Spoleto, visto che l’uscita del videoclip, inizialmente prevista anch’essa casualmente per oggi, a quanto pare è stata posticipata al 14 febbraio - e abbiamo deciso che ci meritavamo una storia così, traendo da lì l’ispirazione.
Piena di zucchero e dolcezza, per poter immaginare come Marco abbia fatto la sua proposta di matrimonio alla sua Anna.
Siccome si prevedono tragedie per la nuova stagione di Don Matteo 12, abbiamo creato qualcosa che possiamo tornare a leggere all’occorrenza, fingendo che il resto non esista e sperando nel lieto fine in ogni caso.
Consideratelo un regalo di Natale da parte mia e della mia fantastica partner in crime Martina.
Auguri a tutti!
 
Mari
   
 
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