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Autore: Bookmaker    21/12/2019    2 recensioni
[Hazbin Hotel]
Scena di vita quotidiana a casa di Sir Pentious, nella Londra dell'Ottocento. Il giovane inventore si ritira a tarda notte da una sfiancante giornata di lavoro, desideroso solo di dormire e di rivedere la moglie.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il folle inventore di Londra
 
Nella vasta residenza Pentious regnava un silenzio quasi innaturale. La servitù era ormai andata a dormire, e solo poche candele erano ancora accese, sebbene ormai la cera si fosse consumata quasi del tutto. Per strada, un attempato lampionaio stava rabboccando l’olio delle lanterne che circondavano la tetra villa, guardando con apprensione la dimora del famigerato “inventore folle di Londra”. Ad un tratto, però, con un rumore cupo e ticchettante, l’inferriata del palazzo cominciò a ondeggiare. –Oh no, – esclamò l’uomo. – Ci risiamo.
Con una compostezza nata dall’abitudine, l’anziano raccolse la valigetta da terra e si mise in spalla la pesante asta di ferro, per poi darsela a gambe lungo il vialetto scosso da sottili ma preoccupanti fremiti sparendo nella notte londinese. Il piccolo terremoto andò avanti per qualche secondo, facendo abbaiare i cani del vicinato; nessuno degli abitanti della zona, però, sembrò particolarmente infastidito da quel fracasso, e quando il bailamme si fermò nell’elegante quartiere residenziale tornò la pace.
Anche casa Pentious era rimasta intatta, sebbene qualche quadro fosse caduto dalle pareti, e nessuno dei domestici pareva essersi svegliato. Con un cigolio sinistro, la porticina di legno che conduceva allo scantinato della residenza si aprì, facendo riversare un denso fumo nero nel salotto. Una figura esile e allampanata si inerpicò oltre l’uscio, tossendo e spolverandosi disperatamente i vestiti. – Cough, cough…
Sir Richard Solomon Pentious, erede del casato Pentious, si diresse barcollante verso le scale che portavano alla camera da letto padronale. Si sforzò di sfilarsi il papillon e slacciarsi il panciotto, ma una volta aperta la porta della stanza rinunciò all’impresa e si lasciò sprofondare nel talamo nuziale.
In quel momento, dal bagno di servizio antistante la camera arrivò il gorgogliare dello sciacquone. Richard ebbe a malapena la forza di sollevare una palpebra e inclinare la testa, riuscendo così a scorgere la sagoma di sua moglie che entrava in stanza reggendo una candela accesa. I due si squadrarono per qualche momento, finché la donna non ruppe il silenzio con una domanda: – Di nuovo problemi con il salnitro?
Richard collassò nuovamente prono, mugugnando tetramente un “sì”.
– Oh, Richard… – rise la consorte, poggiando la candela sul comodino e sedendosi sulle coperte damascate ormai piene di polvere. – Ti avevo detto di limitare gli esperimenti con materiali esplosivi tra le dieci e mezzogiorno.
– La scienza non ha orari, mia adorata Margaret, – protestò debolmente l’inventore, tossendo una nuvoletta grigiastra. – E oltretutto sospetto che il traffico mattutino alteri le proprietà del salnitro. Volevo provare ad adoperarlo… ad adoperarlo…
Le palpebre di Richard ebbero un sussulto, tremolando pericolosamente fin quasi a chiudersi. Radunando tutte le sue forze, l’uomo riuscì a concludere la frase con un ultimo sbuffo polveroso. – Ad adoperarlo per migliorare l’efficienza del nuovo motore a scintillazione.
Margaret sospirò, rivolgendo al marito uno sguardo divertito e tenero allo stesso tempo. Posò una mano sulla sua testa, accarezzandogli i capelli nonostante la patina di pulviscolo che li ricopriva.
– Scusa per il copriletto, – bofonchiò Richard dal cuscino. – La signora Rose mi odierà.
– Lei ti odia già, tesoro, – rise la donna. – Perciò non fa niente se la fai arrabbiare una volta di più. Basta che questa roba non finisca sui miei vestiti buoni.
– Dici che questa volta l’Accademia mi concederà la cattedra?
– Mmmh… può darsi.
– Margaret, ti prego, sii sincera.
– Forse riproviamo il mese prossimo?
– Ottima idea, cara.
La stanza piombò di nuovo nel silenzio. La signora Pentious spense la candela e si infilò sotto le coperte, aspettando di essere accolta nell’abbraccio di Morfeo.
– Margaret.
– Dimmi, caro.
– Non riesco a prendere sonno.
– Quanto tabacco hai masticato per tenerti sveglio negli ultimi giorni?
– Non intendo rispondere a questa domanda.
Seguì un nuovo, lungo silenzio.
– Margaret.
– Sì?
– Possiamo fare… quella cosa?
Questa volta fu Margaret a mugugnare in segno di protesta. – Oh, tesoro… è tardi…
– Ti prego, Maggie.
– Uff… – sbuffò la donna mettendosi a sedere. – Sei sleale. Sai che non so dirti di no quando mi chiami così.
***
– Lettera prima. Alla Signora Saville, Inghilterra. Pietroburgo, 11 dicembre 17**. Ti rallegrerai nell’apprendere che nessun disastro ha accompagnato l’inizio di un’impresa alla quale tu guardavi con tanti cattivi presentimenti.
La fiammella della candela tremolò leggermente, facendo danzare le ombre di Richard e Margaret sulle pareti della piccola tenda allestita sopra al loro letto. Era stato proprio Richard a costruire quel bizzarro riparo più di dieci anni prima, quando era ancora un ragazzino spaventato dal buio. Quel trabiccolo lo aveva seguito dalla casa di suo padre nel Devonshire fino a Londra, e aveva finito per rimpiazzare il meraviglioso e costosissimo baldacchino intarsiato dal miglior ebanista della città. Ora, mentre Margaret sfogliava le prime pagine dell’ultimo acquisto della loro immensa biblioteca, Richard aveva l’ennesima conferma che i suoi gusti in fatto di arredamento erano perfetti. C’era però una domanda che lo tormentava.
– Sono arrivato qui ieri, e la prima preoccupazione…
– Margaret?
La donna sollevò gli occhi dal libro. Era raro che Richard la interrompesse durante la lettura. – Sì?
– Io sono sconveniente?
Lo sguardo della signora Pentious si fece severo e tagliente. – Richard Solomon Pentious, – scandì imperiosa, facendo ritrarre il marito sullo schienale del letto. – Stai forse insinuando che io non abbia saputo scegliere un marito valido?
Richard era nel panico. I suoi occhi scattavano nervosamente da un punto all’altro di quella che, ormai era convinto, sarebbe diventata la tomba più soffice dell’impero britannico. – Ce-certo che n-no, Margaret, io sta-stavo solo dicendo che…
Con uno schiaffetto giocoso, la donna fece quasi sobbalzare il marito. La sua mano si soffermò sui lineamenti gracili ma eleganti di quel giovane così bizzarro, accarezzando lievemente la sua guancia. – Richard. Se qualche testa cotonata ti ritiene sconveniente, non è affar mio. Ma finché sei con me, tu sei mio marito. E io amo mio marito, per sconveniente che possa essere.
Rimasero così per qualche minuto. Poi Margaret si ritrasse come se nulla fosse successo, si scostò una ciocca di capelli dal volto e riprese a leggere. Richard non era mai stato sicuro di credere in Dio, eppure in quel momento un pensiero si delineò chiaramente nella sua mente: se mai ci fosse stato un paradiso, esso avrebbe avuto l’aspetto di quel momento.
***
– È molto più felice quell'uomo che crede la sua città natale essere il mondo, di colui che aspira…
Margaret si interruppe bruscamente nel sentire il profondo russare del marito, crollato sulle proprie ginocchia strette al suo petto in una posa da bambino. Cercando di non svegliarlo lo fece stendere lentamente, per poi coprirlo con le lenzuola impolverate e risollevare la sua piccola tenda al di sopra del letto.
Appoggiò il libro sul proprio comodino, spense l’ultima candela ancora accesa nella residenza e si distese a fianco di Richard, finalmente pronta a dormire a sua volta.
Mentre chiudeva gli occhi, sentì il marito mormorare qualcosa. Erano parole sconnesse, ma le poche che riuscì a comprendere furono sufficienti a farla sorridere: anche nel sonno, l’inventore folle di Londra continuava a parlare di salnitro, combustione ed esperimenti. Un pensiero passò nella mente di Margaret subito prima che il sonno avesse la meglio, inducendola a passarsi una mano sul ventre appena accennato: “Tra poco non sarai più il solo a capire i tuoi progetti.”

***
L'angolo dell'autore: ispirata da un'idea di Mekkatorqueen, che mi ha contagiato con il suo amore per quell'imbranato di Sir Pentious.
   
 
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