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Autore: Sick_Unicorn    22/12/2019    1 recensioni
Una luce flebile filtrava dalle persiane chiuse colpendola in pieno viso e, se già questo non fosse bastato a disturbare il suo sonno, ci si mise anche il piccolo Oliver, cucciolo di certosino molto mattiniero, che iniziò a zampettarle sulla pancia in cerca, molto probabilmente, di cibo.
Allungò una mano fuori dal lenzuolo bordeaux con fantasia orientale e passò una mano smaltata di nero sul pancino del micetto che, mettendosi a giocare con i pendenti dei suoi braccialetti, si distrasse dal cibo per qualche minuto.
Avrebbe voluto rimanere a sonnecchiare nel letto ancora per qualche ora, ma sapeva che il lavoro era molto importante e saltare avrebbe unicamente aggravato la sua situazione finanziaria.
Genere: Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Strummer, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Have a Dream.
 

 Perchè oggi sono 17 anni che,
una delle persone più
importanti per me, non c'è più.
A Joe...


Parigi, Giugno 1993
 
Una luce flebile filtrava dalle persiane chiuse colpendola in pieno viso e, se già questo non fosse bastato a disturbare il suo sonno, ci si mise anche il piccolo Oliver, cucciolo di certosino molto mattiniero, che iniziò a zampettarle sulla pancia in cerca, molto probabilmente, di cibo.
Allungò una mano fuori dal lenzuolo bordeaux con fantasia orientale e passò una mano smaltata di nero sul pancino del micetto che, mettendosi a giocare con i pendenti dei suoi braccialetti, si distrasse dal cibo per qualche minuto.
Avrebbe voluto rimanere a sonnecchiare nel letto ancora per qualche ora, ma sapeva che il lavoro era molto importante e saltare avrebbe unicamente aggravato la sua situazione finanziaria.
Si alzò e, uscita la bottiglia di latte dal frigo, ne versò un po’ nella ciotola di Oliver, che corse subito come un pazzo per bere; subito dopo, andò verso il bagno per farsi una doccia mentre canticchiava una canzone dei Beatles che suo padre le cantava sempre quando era piccola.
 
Eleanor Rigby, picks up the rice
In the church where a wedding has been
Lives in a dream
Waits at the window, wearing the face
That she keeps in a jar by the door
Who is it for.
 
Suo padre era un grande fan dei Fab Four, era ad un loro concerto a Londra che i suoi genitori si erano conosciuti per questo, come secondo nome, le avevano messo Michelle mentre il primo era Donna, come la sua nonna paterna.
 
Ah look at all the lonely people
Ah look at all the lonely people.
 
Uscita dalla cabina doccia, si avvolse i suoi lunghi ricci biondi ed il corpo in degli asciugamani di spugna turchesi.
Prima di asciugarsi, tornò in cucina, dove rise di Oliver intento a catturare ogni gocciolina di latte rimasta nella ciotola, e si versò il caffè dalla macchinetta che partiva ogni mattina in automatico mezz'ora prima del suo risveglio. Senza una buona tazza di caffè francese, era impossibile per lei iniziare la giornata.
Dopo la sua povera, ma soddisfacente, colazione, tornò in bagno dove si lavó i denti e si asciugó i capelli con il phone. Mise un top senza spalline beige, un pantalone fiorato a zampa, la sua giacca di jeans larga, i suoi consueti cerchi dorati alle orecchie e, dopo aver dato una carezzina ad Oliver, uscì di casa con la sua chitarra in spalla pronta per una nuova giornata.
Amava il suo quartiere, era sempre pieno di colori, soprattutto quando come quella mattina c'era il mercato, ed adorava inebriarsi di quei numerosi odori e profumi.
Come ogni mattina, dopo la passeggiata, arrivò davanti al negozio di fiori del Signor Petit, che ogni giorno appena arrivava le chiedeva di dedicargli una canzone del King, ed estraeva la sua acustica piena di adesivi dalla custodia, che se ne stava aperta davanti a lei, e poi si metteva a suonare seduta per terra a gambe incrociate. Non suonava mai in piedi, le serviva il contatto con la terra per riuscire ad essere ispirata e non le importava se magari i suoi vestiti si sarebbero sporcati; le lavatrici le avevano inventate per un motivo.
Solitamente, soprattutto per farsi capire da tutti i passanti, si ritrova a suonare più che altro canzoni francesi ma, quella mattina, un motivetto ben conosciuto le era entrato nella testa e non intendeva uscire se non attraverso le corde della sua chitarra e della sua voce.
Non era certamente il ritmo reale della canzone, le aveva dato una chiave più dolce e melodica, anche perché non aveva con se una chitarra elettrica.
 
Now the king told the boogie men
You have to let that raga drop
The oil down the desert way
Has been shakin' to the top.
 
Ai Clash si era appassionata lei da sola. Ricordava ancora la volta che aveva comprato il vinile di Combat Rock, all'età di undici anni, raccimolando tutte le paghette da quando il gruppo aveva annunciato l'uscita del nuovo album. Era stato meraviglioso quando l'aveva messo nel giradischi pronta per farlo andare, le cose guadagnate avevano sempre un sapore diverso. Per questo, con quel ricordo in mente, adesso stava suonando Rock The Casbah che ricordava essere stata la sua preferita di quell'album.
I Clash le avevano cambiato la vita, Joe Strummer era stato capace di dire tutte le cose che lei avrebbe voluto sentire da un cantante e non aveva mai smesso di ascoltarlo o di seguire i suoi insegnamenti neanche per un giorno.
 
The Shareef don't like it
Rockin' the Casbah
Rock the Casbah
The Shareef don't like it
Rockin' the Casbah
Rock the Casbah.

 
Stava giusto per partire con il ritornello quando, un'altra voce, continuò il testo.
Non era strano che qualcuno, fermo ad ascoltarla, iniziasse a cantare con lei, soprattutto canzoni così famose, ma fu quella voce troppo familiare a farle alzare la testa seguendo il braccio che aveva appena posato una banconota da trecento franchi nella custodia della chitarra per poi incontrare il volto che aveva osservato troppe volte nella copertina di quel famoso vinile comprato a undici anni.
-Continua, eri brava-. Le disse, se il volto non bastava a confermarglielo ci era riuscita sicuramente la voce graffiata e con un indistinguibile accento inglese, niente di meno che Joe Strummer in persona.
Rimase a bocca aperta per qualche secondo, facendo ovviamente ridacchiare l'uomo ancora piegato davanti a sé. Non poteva non essere quella la sua reazione, lui era la persona per cui faceva tutto quello, seguendo i suoi insegnamenti.
-Posso sedermi accanto a te?-. Continuò Joe facendola riemergere nel mondo reale per poi annuire diventando rossa per l'imbarazzo. Doveva contenersi.
L'uomo tolse il suo chiodo di pelle nera, invitandola a sedercisi sopra per non rovinare quel pantaloni meravigliosi, a detta sua, e si sedette accanto a lei.
-C-Cosa vuoi sentire?-. Chiese Donna sentendosi adesso molto in imbarazzo. Non era più come suonare davanti ai passanti parigini, adesso stava suonando davanti alla persona per cui aveva imbracciato una chitarra a quindici anni e per cui a diciotto era partita per Parigi per fare la musicista di strada.
-Beh siccome siamo in Francia dobbiamo soddisfare il pubblico con un po’ di francese, dolcezza. Sai suonare La Vie En Rose?- chiese per poi vederla annuire -Perfetto! Però devi cantare, la tua voce mi ha fatto sognare ed io voglio sognare di nuovo-.
Sentì il suo sguardo bruciare sulle proprie gote già infuocate e, dopo aver abbassato la testa per accordare di nuovo lo strumento, chiuse gli occhi e cominciò quella melodia diversa per poi iniziare a cantare.
 
Des yeux qui font baisser les miens
Un rire qui se perd sur sa bouche
Voilà le portrait sans retouches.


De l'homme auquel j'appartiens
Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas
Je vois la vie en rose.
 
Mentre si esibiva, Joe non le toglieva gli occhi di dosso e la stessa cosa valeva per qualche passante che si era fermato ad ascoltare quella musicista di strada.
Aveva una voce così delicata ma, allo stesso tempo, con una leggera marcatura rock che aveva sentito quando si era esibita nella sua Rock The Casbah, nonostante fosse una versione molto più melodica del pezzo punk.
Era veramente un sogno, un tipo di sogno che non faceva da troppo tempo e di cui non sapeva di sentire la mancanza troppo preso dalla sua vita monotona.
 
Il est entré dans mon cœur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause.


C'est lui pour moi, moi pour lui dans la vie
Il me l'a dit, l'a juré pour la vie.
 
Quando dopo un po’ finì la canzone, sia Joe che i passanti che erano rimasti, le fecero un applauso e questi ultimi le lasciarono anche dei soldi.
Donna era così imbarazzata e, allo stesso tempo, emozionata. Il suo idolo da quando era ragazzina apprezzava il suo modo di suonare, era una cosa che non succedeva tutti i giorni e soprattutto non ai comuni mortali come lei.
-Tu sai già il mio nome gioia ma io non so il tuo, anche se continuare a chiamarti con appellativi come gioia e dolcezza non è certamente male-. Esclamò dopo un po’ Joe ridacchiando con il suo sorriso scheggiato da vero punk vecchia scuola, nonché una delle sue caratteristiche più peculiari.
-Mi chiamo Donna, e se non vuoi che il mio cuore sussulti ogni volta che mi chiami ti prego usalo-. Rispose lei unendosi alla risata del cantante per poi accettare, di buon grado, la Marlboro che le stava porgendo. Non era una gran fumatrice, in realtà fumava molto raramente ma, quello lì, era proprio un momento in cui quel piccolo cilindro di carta marrone e bianca era il perfetto invitato.
-Hai un nome veramente bello, e soprattutto particolare. Senti non vorrei essere indiscreto ma mi piacerebbe molto offrirti un caffè al bar italiano a due isolati da qui. Ho ancora molta voglia di parlare con te, ma ormai non ho più vent'anni ed il mio culo ne risente a starsene seduto sull'asfalto-. Concluse con la sua risata sguaiata.
Se già tutta quella situazione era surreale, adesso lo era ancora di più perché, non solo il suo idolo l'aveva sentita cantare e suonare ed aveva parlato con lei, adesso le offriva anche un caffè. Forse, in realtà, era ancora nel suo letto con Oliver che le sonnecchia sui piedi perché tutto questo non poteva essere reale.
-Certo, sarebbe un onore prendere un caffè con te-.
Dopo questa risposta, Joe l'aiutò a rimettere la chitarra nella custodia, offrendosi anche di portarla lui, e raggiunsero il bar italiano di cui parlava il cantante.
Era un posto davvero carino ed accogliente, gli italiani erano maestri in questo da una vita. Era gestito da una signora sulla sessantina con un bel grembiule fiorato tipico delle signore del sud Italia che li salutó con un francese molto maccheronico.
Ordinarono due caffè normali e tornarono a chiacchierare mentre, da una piccola radio anni settanta, usciva una canzone italiana di cui nessuno dei due capiva il testo ma con una bella melodia.
 
Erba di casa mia
Mangiavo in fretta e poi
Correvo via
Quanta emozione, un calcio ad un pallone
Tu che dicevi piano
“Amore mio, ti amo”.
 
-Quindi sei francese o ti sei trasferita qui? Non hai un accento marcato ma hai una pronuncia perfetta-. Chiese Joe sorseggiando il suo caffè con lentezza per paura di scottarsi.
Non era la prima volta che qualcuno le chiedesse da dove venisse, in effetti non aveva mai avuto un accento particolare.
-In realtà sono inglese come te, sono di Blackpool ma, a diciotto anni, la piccola località balneare mi è diventata un po’ stretta e, avendo studiato francese al liceo con ottimi risultati, ho deciso di scappare a Parigi per inseguire il sogno della musicista di strada. Mi piace cantare per la gente, se guadagno un po’ di soldi in più ben venga ma sono una persona che vive con poco. Io voglio fama non ricchezza, una persona molto saggia mi ha insegnato questa cosa-. Sorrise Donna prendendo anche lei un sorso del suo caffè.
Vide sorridere il cantante quando capì che, quel famoso insegnamento, era proprio suo.
-Hai ragione, anche se saggio non è proprio la caratteristica giusta per quel pazzo-. Si prese in giro ricominciando a ridere sguaiatamente coinvolgendo anche la ragazza.
 
Ma una’altra primavera
Chissà quando verrà
Per questo dalla vita
Prendo quello che da'
Amare un’altra volta
Ecco cosa farò
Mi illuderò che sia
L’erba di casa mia.
 
Joe pagò i due caffè ed uscirono dal bar salutando la signora che, solo mentre lo vide andare via, squadrò il cantante trovando forse una somiglianza nell'uomo al centro della copertina di copertina di Combat Rock che se ne stava poggiato, insieme ad altri vinili, accanto ad un vecchio giradischi verdone in un angolo dell'enorme stanza quadrata con il mobilio in legno scuro.
-Ti ringrazio tantissimo Joe per questa mattinata. Se ti va vorrei invitarti stasera a cena da me; ti cucino qualcosa io, anche se non sembra mia nonna mi ha insegnato a cucinare un bel po’ di cose-. Disse Donna quando tornarono davanti al negozio di fiori.
Subito dopo avergli fatto questa proposta, pensò a quanto fosse stata stupida. Joe sicuramente, famoso com'era, era impegnato e non sarebbe mai stato a cena con la prima ragazza incontrata per strada, già che aveva perso un po’ del suo tempo per prendere un caffè con lei sicuramente era stato tanto.
-Per te, sono assolutamente libero tutti i giorni della mia permanenza qui a Parigi. Segnami il tuo indirizzo e l'orario, prometto che non farò ritardo come ogni giorno della mia vita-. Rispose ridacchiando per poi passarle un foglio di carta e una matita.
Non poteva crederci, per questo ci mise un paio di secondi solo per ricordare il suo indirizzo. Joe Strummer aveva accettato un invito a casa sua; tra tutte le modelle che gli giravano attorno, lui era stato capace di notare lei.
Dopo avergli ridato il bigliettino con l'indirizzo e l'orario, si salutarono con un a dopo ed un bacio casto dell'uomo sulla guancia di una Donna rossa come il muro di mattoni dietro di loro. Non immaginava che Joe Strummer avesse certe doti da seduttore, o forse era lei troppo ammaliata dalla sua persona.
Ripresasi da quella mattinata surreale, riposizionò la custodia della chitarra, si sedette e, imbracciato ed accordato lo strumento, incominciò a suonare
 
Wise men say only fools rush in
But I can't help falling in love with you
Shall I stay?
Would it be a sin
If I can't help falling in love with you?
 
Solitamente, si dice che si suona sempre il proprio stato d'animo e, ovviamente, dopo l'incontro di quella mattina non poteva essere diverso da quello il suo.
Menomale che c'era il Signor Petit che l'ascoltava dalla porta del suo negozio, felice finalmente di ascoltare una canzone del King cantata e suonata da quell'usignolo che amava avere di sottofondo nelle giornate lavorative; se fosse stata sola, sicuramente avrebbe fatto delle facce inguardabili sorridendo come una ragazzina alla prima cotta. Che poi, alla fine, il cantante dei Clash era stato la sua prima cotta da adolescente ma mai immaginava che sarebbero andati oltre ad un amore platonico e soprattutto univoco.
 
Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
Take my hand, take my whole life too
For I can't help falling in love with you.
 
La giornata passò tranquilla e, quando vide che ormai si erano fatte le sei e mezzo, riprese la via di casa perché alle otto sarebbe arrivato Joe e non voleva certamente farlo aspettare per la cena.
Appena varcó la porta in legno verde del suo appartamento, le sue caviglie furono subito assalite da Oliver che, come al solito, aveva sentito la sua mancanza. Era la sua umana preferita, o almeno l'unica che conosceva oltre a quelli che ogni tanto passavano sotto la finestra della cucina.
Dopo aver fatto qualche coccola al micino, gli diede la sua meritata cena per distrarlo, latte e una scatoletta per cuccioli, ed iniziò ad aprire il frigo per farsi venire un'idea per il menù della serata.
Alla fine, si ritrovò a preparare del risotto con i peperoni e del pollo al curry riuscendo a finire di preparare giusto un minuto prima che suonasse il campanello.
Oliver, essendo un gran timidone, si andò a nascondere sotto il lavello mentre Donna, dopo essersi data una sistemata alla coda alta in cui aveva raccolto i capelli davanti allo specchio con cornice orientale accanto alla porta, aprì arrossendo davanti ad un mazzo con quattro bei girasoli. Come faceva Joe a sapere che quelli erano i suoi fiori preferiti?
-Ho chiesto al fioraio davanti a cui suoni quali fossero i fiori perfetti per una come te, mi ha detto che conoscendoti con questi andavo sul sicuro-. Disse lui quasi leggendole nel pensiero.
-Ha detto bene, accomodati pure che io vado a metterli in un vaso-. Rispose lei indicandogli la cucina con un tavolo di legno chiaro al centro circondato da sedie di stoffa con fantasie strambe e colorate.
Dopo aver messo i fiori in un vaso d'acqua sul mobile con lo specchio accanto alla porta, raggiunse il cantante in cucina dove lo trovò intento ad accarezzare il pancino di Oliver che si esibiva in fusa d'appagamento ed allungava le zampette.
-Oliver ti sembra il caso di tradirmi davanti ai miei occhi con il primo umano che capita? Vedi che domani mattina ti lascio senza colazione-. Esclamò Donna dalla soglia dell'arco coperto da una tenda di perline che separava soggiorno e cucina mentre, in risposta, Joe rideva sia per lei sia per la reazione del micio che fissava la padrona totalmente indifferente. Per far provare colpevolezza ad un gatto, bisogna vendergli l'anima.
-Giuro di averlo istigato io facendogli troppi complimenti, mancava solo che iniziasse ad arrossire come la padrona-. Disse il cantante ottenendo proprio l'effetto detto mentre posava a terra Oliver che tornò alle sue occupazioni da micio.
Donna portò la cena in tavola e, dopo aver distribuito riso e pollo in due piatti piani di ceramica verdone, si sedette di fronte al cantante iniziando a mangiare mentre Oliver dormiva sulle sue gambe coperte da una lunga gonna color caramello.
Presa dal silenzio, iniziò a canticchiare una canzone dei Clash sperando che Joe, troppo impegnato a litigare con un pezzo di pollo che non intendeva staccarsi dall'osso, non la notasse chiedendole di nuovo di cantare.
 
Breakin' rocks in the hot sun
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won
I needed money 'cause I had none
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won.
 
-Sarò anche impegnato con gli occhi e con le mani, ma le orecchie sono belle attente. Adoro quando canti le mie canzoni, puoi alzare la voce bambina-.
Come non detto, quell'uomo aveva occhi e orecchie ovunque.
Per la seconda volta in una giornata, decise però di accontentarlo. Forse, in fin dei conti, l'attirava quello sguardo compiaciuto e vittorioso sul volto del cantante.
 
I left my baby and it feels so bad
Guess my race is run
She's the best girl that I ever had
I fought the law and the law won
I fought the law and the law won.
 
Dopo la sua ennesima esibizione della giornata, finirono di mangiare ed il silenzio fu spezzato solo da qualche battutina di Joe e dal ronfare di Oliver che, in un momento di lucidità, era passato dalla gonna di lei ai jeans di lui. Quel gatto, solitamente timido e diffidente con chi non fosse la padrona, era rimasto conquistato dal cantante.
-È stata una serata fantastica, anzi una giornata perché, da quando ti ho sentita cantare Rock The Casbah stamattina, la mia giornata è completamente cambiata. Sei un sogno, il mio sogno-. Le disse Joe a fine serata mentre se ne stavano sul divano di lei ad ascoltare un disco degli ABBA che aveva portato dalla collezione di sua mamma. Era il suo preferito quando era bambina, ricordava ancora quando ci ballava sopra con sua madre.
 
Take it easy with me, please
Touch me gently like a summer evening breeze
Take your time, make it slow
Andante, Andante
Just let the feeling grow.
 
L'atmosfera era diventata rovente ormai. Pian piano, la testa di Donna era finita sul braccio di Joe poggiato sullo schienale del divano, la mano di lui era salita sulla coscia di lei e la stava accarezzando dolcemente, e man mano che queste piccole attenzioni andavano avanti, le loro bocche si avvicinavano con gli occhi puntati l'uno in quelli dell'altro in attesa di una risposta.
Lui si morse il labbro inferiore quasi tremando e, in un secondo, abbandonarono tutte le paure e le inibizioni e fecero incontrare le loro labbra in un bacio violento, appassionato e pieno di bisogno di avere l'altro unito a sé.
Joe la prese da sotto i glutei e, quando Donna avvolse le braccia attorno al suo collo, la sollevò dal divano e, ancora baciandola, si fece guidare nella camera da letto impaziente, come lei, di essere dell'altro fino all'alba.
 
I'm your music
I'm your song
Play me time and time again and make me strong
Make me sing, make me sound
Andante, Andante
Tread lightly on my ground
Andante, Andante
Oh please don't let me down.
 
Come ogni mattina, fu svegliata dalla luce che filtrava dalle persiane ma, invece di Oliver, c'era una mano piena di calli sulla sua schiena nuda.
Si voltò sul cuscino e trovò Joe con la bocca socchiusa a russare rumorosamente. Si avvicinò e gli posò un bacio sulle labbra ma, nonostante questo, il cantante continuò a dormire profondamente.
Dopo aver capito che non sarebbe riuscita a svegliarlo, uscì dalle coperte per poi infilarsi un paio di slip puliti e la camicia celeste del cantante visto che i suoi vestiti sembravano essere scomparsi nei meandri della camera.
Solita routine, si versò il caffè, versandone in una tazza anche per Joe, e mise il latte nella ciotola di Oliver ma, quando provò a chiamarlo, fu bruscamente interrotta da qualcosa o meglio qualcuno che la bloccò contro il tavolo.
-Qualcuno ti ha detto che potevi rivestirti?-. Le disse il cantante all'orecchio per poi, vedendo che non voleva opporgli resistenza, farla piegare contro il mobile e abbassarle gli slip per poi ritrovarsi di nuovo, in meno di ventiquattr'ore, a farle urlare il suo nome in preda al piacere.
Quasi a capire che era vietato disturbare, Oliver fece notare la sua presenza iniziando a miagolare solo quando ebbero finito.
-Il tuo caffè, e copriti-. Disse Donna con malizia mentre porgeva il caffè a Joe che, ovviamente, se ne stava ancora senza vestiti.
-Sì, credo che adesso io possa coprirmi a meno che a qualcuno in questa stanza non venga in mente di saltarmi addosso-. Rispose lui alzandosi dalla sedia, con un verso affaticato non avendo più l'età per tutto quel movimento, mentre sorseggiava il caffè.
-Hai una certa età Joe, ricordalo-. Concluse Donna facendogli l'occhiolino mentre lui se ne andava in camera ridacchiando.
Solo dopo aver riposto il vinile che era rimasto sul giradischi, si rese conto di avere ancora addosso lei la camicia del cantante. Avrebbe dovuto ridargliela, visto che non poteva girare per Parigi a petto nudo, ma il colletto era impregnato del dopobarba che aveva potuto sentire per tutta la notte e che non voleva certamente smettere di sentire.
-Ho capito che la mia camicia ti piace molto, ma mi arrestano se esco così-. Esclamò uscendo dalla camera da letto a petto nudo. Vedendolo così, ovviamente, le passava sempre di più la voglia di lasciargli la camicia e farlo andare via.
-Hai ragione, aspetta che vado a cambiarmi-. Concluse lei per poi entrare in camera e, dopo essersi messa una maglietta larga dei Led Zeppelin, uscire porgendo al cantante la sua camicia.
Avrebbe voluto rivederlo ma aveva paura a chiedergli se anche lui desiderasse la stessa cosa. Conosceva molto bene le star, per loro le donne non erano mai abbastanza. A cosa serviva una relazione stabile quando, ad ogni concerto, trovare delle calde cosce tra cui infilarsi non era difficile?
Fumarono una sigaretta sul balconcino in soggiorno, e in quel quarto d'ora Joe non esitó a lasciarle ancora qualche bacio sulle labbra, sulle guance e sul collo, e poi lui mise la sua giacca pronto per andare via.
Era il momento dell'addio, Donna doveva essere forte e accontentarsi di quel che era successo, che già era troppo rispetto alle sue aspettative la mattina prima.
-Ti rivedrò?-. L'avrebbe voluta fare lei quella domanda, ma aveva deciso di avere un po’ di orgoglio e non farla uscire, ed invece fu lui a porgergliela.
-Certo, sai dove trovarmi-. Rispose riferendosi al solito posto dove suonava e dove, la mattina prima, si erano conosciuti.
Si scambiarono un ultimo bacio che, nonostante avesse la stessa intensità di quelli della notte prima, dentro aveva una dolcezza strana che entrambi sentirono ma di cui preferirono non parlare.
-Arrivederci Coma Girl-. Esclamò lui mentre scendeva le scale per poi sparire dietro la porta d'ingresso.
Donna non badó a quello strano soprannome che le aveva dato e non immaginava che, un giorno, avrebbe sentito quelle due parole in una delle canzoni del cantante.
Sperò per giorni di rivedere Joe davanti al negozio di fiori; suonò ogni giorno una canzone di Clash sperando di giungere in qualche modo a lui. Dopo aver aspettato per una settimana, smise di cercarlo mettendosi l'anima ed il cuore in pace.
Non sapeva però che, in un momento diverso ed in un luogo diverso, le loro strade si sarebbero rincontrate e in più che, di quella notte e di Joe, non le sarebbe rimasto solo un ricordo lontano.
 
 
 
 

 
 
 

Eleonor Rigby - The Beatles
Rock The Casbah - The Clash
La Vie En Rose - Edith Piaf
Erba Di Casa Mia - Massimo Ranieri
Can't Help Falling In Love - Elvis Presley
I Fought The Law - The Clash
Andante Andante - ABBA

 
  
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