Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Calowphie    23/12/2019    2 recensioni
Esattamente quattro anni prima, Seokjin, mentre camminava verso casa distrutto e arrabbiato per l’ennesima giornata lavorativa finita male, si sedette, stanco, sul muretto di una villa, ficcando le mani nelle tasche del suo grande giubbotto beige: la testa rivolta verso l’alto, faceva penzolare i suoi capelli, mentre stiracchiava le gambe allungandole il più possibile. Mentre la calma e il silenzio cercavano di rimettere in sesto i pensieri sconnessi del ragazzo, il pianto straziante di un bambino lo riportò alla realtà, facendo scattare la sua testa in avanti con gli occhi sbarrati.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Garofano rosso: significa rabbia, risentimento






Seokjin continuò ad accarezzare piano i capelli della sua bambina fino a quando, i suoi singhiozzi, si calmarono lasciando che Maelyeog si accoccolasse ancora di più contro il collo del padre sfregando il naso, di tanto in tanto, contro la maglietta del pigiama di Jin: “Dobbiamo andare a scuola signorina” ammise lui cercando di cambiare discorso e risollevare appena il morale alla sua bambina, facendole pensare che si sarebbe divertita con i suoi amici:” Non ci voglio andare” disse lei, nascondendo ancora di più il volto nell’incavo del collo di Jin che sospirò, abbracciando, in modo ancora più stretto, la piccola: “Voglio stare a casa con te” aggiunse Maelyeog, facendo ancora di più inumidire gli occhi del padre che si alzò dal letto tenendola in braccio: “Almeno andiamo a fare colazione?” domandò lui, osservandola annuire con la coda dell’occhio facendolo sorridere appena.
Nuvola, come se percepisse la tristezza che aleggiava nella casa, vedendo il ragazzo scendere le scale, non si lamento strusciandosi contro le caviglie di Jin, ma si limitò a stare seduto agitando appena la lunga coda e muovendo appena il muso, pulendosi dietro le orecchie senza mai distogliere lo sguardo dai movimenti quasi meccanici del ragazzo che raggiunse la cucina lasciando, anche se contro il suo volere, Maelyeog sulla sua sedia, iniziando a preparare qualcosa per la colazione. Aveva deciso di chiamare al lavoro dandosi malato per passare il tempo con la sua bambina, assecondando il suo volere. Mentre Seokjin faceva del suo meglio per preparare delle frittelle decenti, Maelyeog non riusciva a far altro che osservare i suoi piedi che penzolavano, non riuscendo a toccare il pavimento troppo distante per la sua piccola statura: le mani della bambina erano incastrate le une alle altre, lasciando che alcune lacrime silenziose scendessero sulle sue guance paffutelle e arrossate, senza che ne avesse il controllo, non capendo bene nemmeno lei se era triste o arrabbiata per quello che aveva appena scoperto. Certo, era ancora piccola per comprendere tutto al meglio ma era sempre stata una bambina molto intelligente e non le ci volle molto per capire tutti i discorsi che Jin le faceva ogni volta che lei chiedeva dove fosse la sua mamma: “P-papà” lo chiamò d’un tratto lei senza alzare lo sguardo, vedendo Nuvola sdraiarsi sotto la sua sedia come se volesse in qualche modo consolarla: “Dimmi principessa” disse Jin senza voltarsi, osservando attento le piccole bolle che scoppiavano dall’impasto delle frittelle che sfrigolavano nella padella calda: “È per questo che non è mai venuta a vedermi all’asilo?” domandò la bambina sfregandosi la mano sugli occhi cercando di asciugarli al meglio che poteva.

Seokjin sgranò gli occhi togliendo la frittella dalla padella spegnendo il fuoco accovacciandosi davanti alla piccola, appoggiando le mani sulle sue ginocchia cercando così da incrociare gli occhi con quelli chiari e lucidi della bambina: “Principessa, guardami” sussurrò il ragazzo, vedendola scuotere il capo, avendo paura di averla fatta arrabbiare per averle nascosto una cosa così importante: “Mael, avevo paura anche io di darti questa notizia” ammise Seokjin in un sospiro, vedendola alzare lo sguardo di scatto: “A-avevi paura?” domandò la bambina, tirando su con il naso, vedendolo annuire: “Certo, volevo aspettare il tuo sesto compleanno e non avrei mai voluto che tu lo venissi a sapere in questo modo. Avevo paura di deluderti e avevo...” Jin non riuscì a concludere la frase che il campanello di casa suonò: entrambi si guardarono dubbiosi osservando la porta di casa come fosse un mostro: “Sarà Jungkook oppa?” domandò la più piccola, stringendo la manica del pigiama del padre come se avesse paura di essere portata via da qualche strana figura maligna che si nascondeva dietro quella porta.

Seokjin guardò l’orologio da muro che non aveva smesso un secondo di ticchettare, facendogli notare che, effettivamente, l’orario poteva segnare l’arrivo del suo amico come faceva tutte le mattine: “Vado a controllare” mentalmente si maledisse per non aver avvisato in tempo il ragazzo, facendogli allungare la strada verso la sua scuola: “Arrivo” ammise alzando appena la voce, cercando di non spaventare la bambina che, di malavoglia, dovette lasciare andare il padre sentendo il miagolio di Nuvola, decidendo di prenderlo in braccio e coccolarlo come non aveva mai fatto. Jin osservò la scena poco prima di togliersi le ciabatte, sorridendo appena davanti a quei comportamenti così dolci ma allo stesso tempo tristi; il campanello suonò nuovamente e, spazientito, Jin girò la chiave nella serratura, già nervoso: “Jungkook mi dispiace di no-“ il sangue del ragazzo si gelò nelle vene e quasi si strozzò con la sua stessa saliva: Deana era davanti a lui, sempre con la sua vecchia borsa a tracolla che stringeva forse fin troppo forte e lo guardava colpevole, mentre il ragazzo digrignava i denti, stringendo i pugni già pronto a chiuderle la porta in faccia: “Cosa vuoi? Come fai a sapere dove abito?” chiese lui cercando di bloccarle la visuale e non farle notare la bambina seduta poco distante da loro: “Vorrei parlare con Maelyeog” disse lei con quel suo fastidioso accento, facendo roteare gli occhi a Jin: “L’hai abbandonata 5 anni fa, credi che sia facile come bere un bicchiere d’acqua trovare la sua fiducia?” sibilò lui, già intento a chiudere la porta mentre lei si avvicinò mettendo una mano sull’uscio, cercando di tenerlo aperto il più possibile: “Ti prego voglio farle sapere chi sono”  lo implorò lei, facendo notare a Jin quanto quegli occhi verdi lucidi gli ricordassero quelli di Maelyeog.
Il ragazzo non disse nulla, si girò verso la bambina che era ancora intenta  ad accarezzare quel dolce gattino che, in quel momento, aveva preso il suo posto, rincuorandola con le sue fusa: Jin abbassò il capo, passandosi una mano tra i capelli, senza lasciare andare il pomello della porta. Sospirò, esausto da tutta quella situazione surreale e stava per cedere; in fondo Deana era il vero genitore di Maelyeog e sapeva che si stava comportando da egoista ma come poteva lasciare la che quella donna le facesse nuovamente del male? O forse avrebbe fatto del male più a lui che a Maelyeog? Jin alzò nuovamente lo sguardo sulla donna, sentendo il rumore del cancelletto in ferro del suo giardino aprirsi, notando la figura spaesata e confusa di Jungkook: “Vattene via non è il momento giusto ora” sibilò evitando di guardarla in faccia, così da non arrabbiarsi ulteriormente: “Ti prego, non so quando potrò vederla ho bisogno di parlare con lei” cercò di giustificarsi aumentando il nervosismo del povero Seokjin che scoppiò: “Ho detto di andare via!” urlò sbattendo forte la mano contro la porta, creando un suono sordo che fece spaventare chiunque fosse nei paraggi. Deana notò lo sguardo scioccato della bambina che, lentamente appoggiò il gatto a terra che scappò immediatamente sotto il divano: “Darling come here” disse la donna, riuscendo a scorgere i passi lenti della bambina curiosa di sapere con chi stava parlando il suo papà: Jin si girò di scatto, vedendo Maelyeog avvicinarsi a lui con uno sguardo spaventato, cercando di trovare un aiuto nello sguardo preoccupato dell’uomo davanti a lei che velocemente si fiondò da lei, prendendola in braccio e nascondendole il volto nell’incavo del collo terrorizzato e tremante: “Scusi ma lei chi è?” domandò Jungkook toccando la spalla della donna che ostruiva l’entrata di casa Kim:  “S-sono la mamma di Maelyeog” affermò imbarazzata, inchinandosi facendo spazio al ragazzo che, scioccato, non sapeva più chi delle tre figure guardare: “Aspetti fuori” concluse il discorso, entrando in casa chiudendo la porta a chiave.


“Era lei, vero papà?” chiese la bambina ancora tra le braccia di Seokjin che, seduto sul divano, osservava un punto indefinito del salone, sentendo in lontananza il tintinnio dei bicchieri mossi da Jungkook alla ricerca di acqua: “Papà..” lo chiamò nuovamente Mael scuotendolo appena vedendolo girare la testa verso di lei con quello sguardo vuoto, che mai prima di quel momento aveva visto: “Era la mia mamma?” chiese lei con una voce flebile, vedendo il ragazzo annuire alla sua domanda: “E voleva.. portarmi via?” domandò spaventata la piccola, sentendo immediatamente la voce stentorea del ragazzo negare quella domanda: “Tieni” ammise dal nulla Jungkook allungano alla piccola un bicchiere di latte caldo e uno di acqua per il suo hyung: “Oppa oggi non vado all’asilo” sentenziò lei, prendendo il bicchiere di vetro con entrambe le mani dando un sorso: “Lo avevo intuito piccola” ammise il ragazzo, scompigliandole i capelli: “Principessa ho bisogno di parlare con Jungkook per un attimo, puoi andare in camera tua?” chiese d’un tratto Seokjin con voce mono-tono, vedendo la bambina preoccupata annuire, lasciandogli un bacio sulla guancia e correre verso la sua stanza, lasciando la porta leggermente aperta volendo sapere cosa avessero tanto da dire.

Il maggiore bevve un po’ d’acqua passandosi entrambe le mani tra i capelli per poi appoggiarle sul volto distrutto: non avrebbe mai immaginato che, rivelare alla sua bambina la sua storia, sarebbe stato così snervante e spaventoso: “So che ti sto facendo perdere tempo e per questo sarò breve” iniziò dopo un attimo di silenzio, sentendo il cuscino del divano sprofondare appena sotto il peso del minore che, senza dire nulla, gli appoggiò una mano sulla spalla cercando di confortarlo come meglio poteva: “Ti prego di non dire ancora nulla ai ragazzi di questa storia, almeno fino a venerdì quando ci vedremo per cena. Per ora solo tu e Namjoon lo sapete e il tuo è stato un caso” ammise alzando lo sguardo triste sull’amico che ascoltava attentamente: “Ti spiegherò tutta la vicenda assieme agli alti, ora ti basta sapere che è davvero lei la madre di Maelyeog e sembra volerla indietro a tutti i costi… ma io non le lascerò fare nulla di tutto questo” ammise con sguardo duro, spaventando Jungkook, che annuì semplicemente: “Quando esci portala via con te, non voglio più vederla per oggi” concluse appoggiando la testa allo schienale del divano tirando l’ennesimo sospiro esasperato cercando di calmare la rabbia che provava: “Hyung” lo chiamò il giovane facendogli aprire nuovamente gli occhi: “Hai tutto il mio aiuto” ammise serio vedendo, per la prima volta in quella burrascosa mattinata, le labbra del maggiore stirarsi in un sorriso.


D’altro canto Maelyeog , nella sua stanza, mentre stringeva il suo adorato peluche di pezza, aveva ascoltato tutta la conversazione tra i due ragazzi ed ebbe nuovamente paura: non voleva andarsene da lì, non voleva lasciare la sua famiglia per quanto strana e non veramente sua, non voleva lasciare l’uomo che le aveva sempre dato tutto e che aveva combattuto contro tutti pur di renderla felice; anche se non era il suo vero papà lei lo avrebbe sempre considerato come tale e lo avrebbe amato allo stesso modo per il resto della sua vita. L’unica cosa che le venne in mente di fare era affrontare quella donna che tanto le metteva inquietudine e che parlava in una lingua che non riusciva a comprendere, voleva urlarle contro tutta la sua rabbia che, in quel momento, si stava riversando sul povero braccio di quel pupazzo: “Saluta Maelyeog prima di andare via” sentenziò la voce profonda di Jin che fece ridestare la bambina dai suoi pensieri, facendola uscire velocemente dalla stanza andando ad abbracciare il suo oppa: “Ehi cucciola” ammise Jungkook sorpreso sentendo la stretta della bambina cingergli la vita: “Sei venuta a salutarmi? Hai sentito che devo scappare a scuola giusto?” domandò il giovane prendendola in braccio vedendola annuire sempre con quel suo visino triste: “Vuoi accompagnarmi fino alla porta?” chiese lui calmando immediatamente Seokjin che era scattato sull’attenti: “Si, per favore” ammise Mael sorridendo appena al padre che non riuscì a ribattere davanti alla sua principessa.

Jungkook camminò piano recuperando il suo zaino appoggiandolo su una spalla sola, per poi stringere, nella sua mano grande, quella piccola e morbida della bambina in modo che potesse tenergli compagnia in quel piccolo viaggio fino all’uscio: “ Dobbiamo salutarci qui cucciola, ma ti prometto che venerdì ti porterò una sorpresa ci stai?” sentenziò sorridendole, allungando il mignolo nella sua direzione: “ Ma tu devi promettermi di non piangere più” concluse vedendola finalmente sorridere come aveva sempre fatto, stringendo il mignolo del più grande consolidando quella promessa: “Allora io vado” affermò Jungkook salutando entrambi con la  mano prima di aprire la porta e trovare, ancora in piedi, Deana che, compulsivamente, stringeva la tracolla della sua borsa a testa bassa: “Mael va da tuo papà” disse solamente Jungkook a voce bassa ma non vide la bambina muoversi nella direzione giusta.

In un lampo, i piedi della piccola si mossero da soli verso quella donna che, sorpresa, spalancò le braccia e sorrise pensando che anche Maelyeog aveva il desiderio di conoscerla dopo tutti quegli anni: “Vattene via!” urlò con tutto il fiato che aveva in gola, spingendo la gamba della donna non ricordandosi nemmeno quando fece cadere il suo pupazzo che, per tutto quel tempo, aveva tenuto in una mano: “Sei cattiva, vattene via!” urlò ancora mentre Deana, scioccata e con le lacrime agli occhi, indietreggiò ferita dalle parole così taglienti della bambina che aveva tenuto in grembo per nove mesi: “Tu vuoi portarmi via dal mio papà e io non voglio!” urlò nuovamente e ormai anche le lacrime di Maelyeog avevano iniziato a scendere lungo le sue guance arrossate per lo sforzo.

Pallido ed immobile come una statua di sale, Seokjin guardava la scena come se fosse estraneo a tutto quello, come se non fosse realmente coinvolto in tutto quel casino che si era formato davanti i suoi occhi: “Hyung!” urlò Jungkook ridestandolo, mentre correva verso la bambina che non voleva smettere di cacciare via quella donna dal cuore spezzato. Con uno slancio e una corsa mai stata così veloce, superò Jungkook, forse spingendolo appena prendendo immediatamente Maelyeog in braccio lasciando che stringesse forte la maglietta del padre e si sfogasse su di lui, liberando quella rabbia e quella tristezza che aveva in corpo: “Lo dirò un'altra volta sola, vattene via” sibilò Jin guardandola severo vedendola annuire e girarsi incamminandosi lontano da loro senza guardare in dietro: “Hyung hai bi-“  “Vai a scuola Jungkook o farai tardi, non preoccuparti ti chiamerò più tardi” sentenziò il maggiore senza lasciar finire la frase al moro che, silenziosamente, annuì accarezzando i capelli alla bambina ancora in lacrime e si incamminò verso la scuola preoccupato di tutta quella situazione.


“Cosa significa che non verrai a lavorare oggi?” ringhiò l’uomo brizzolato, stringendo tra la mano una matita dalla punta consumata: “Seokjin non me ne importa se quella senza tetto sta male! Se non ti vedrò in ufficio per le nove sei licenziato, chiaro?!” sbraitò chiudendo in faccia il telefono al figlio, lanciando la matita contro il muro bianco rompendo la mina che si sparse sul pavimento: “Non è possibile” borbottò tra lui alzandosi in piedi digitando in fretta un numero al cellulare prima di sentirlo squillare spazientendolo: “P-pronto?” una voce femminile rotta dal pianto rispose dall’altra parte della cornetta, lasciando di stucco l’uomo ancora arrabbiato da quella situazione, per lui, surreale: “Sei andata all’indirizzo che ti avevo consegnato?” domandò lui freddo, sentendola trattenere un singhiozzo: “Per mia sfortuna, si” disse l’altra triste facendo calare uno strano e preoccupante silenzio tra i due: “E perché non hai portato via quella bambina!?” sbraitò d’un tratto il signor Kim, spaventando la donna che, di scatto, allontanò il telefono dall’orecchio alzando gli occhi al cielo: “Non ho potuto farlo” ammise solamente lei, sentendolo ridere malvagiamente: “Non hai potuto? Abbiamo un patto signorina, tu porti il più lontano possibile da me quella porta rogne e tu avrai i tuoi soldi. Non ti ho contattato solo per riconciliarvi, se non fosse stato per me non te ne sarebbe fregato nulla di tua figlia” ammise infilando il coltello nella piaga ferendo ancora di più Deana.

Nessuno dei due parlò dopo quella spiegazione fino a quando l’uomo sospirò voltandosi verso la porta del suo ufficio: “Hai tempo fino a questa domenica, se non la porterai via tu con le buone, sarò costretto ad usare le maniere forti” concluse prima che lei potesse dire altro, schiacciando il pulsante rosso sulla schermata del telefono, per poi lanciarlo da qualche parte sulla scrivania, appoggiando le mani allo schienale della sedia girevole e abbassare il capo stremato. Con una occhiata veloce diede uno sguardo all’orologio che era posto sulla sua scrivania: “ Hai tempo un’ora figliolo, non deludermi di nuovo” ammise in un sussurro uscendo poi dal suo ufficio alla ricerca di una tazza di caffè che, a parer suo, lo avrebbe aiutato a calmarsi. 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Calowphie