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Autore: ballerina 89    24/12/2019    2 recensioni
Dopo anni passati alla ricerca di una vita perfetta...o quasi, ecco che i nostri amati beniamini Emma e Killian si ritroveranno a festeggiare, in famiglia, quello che sarà per loro un Natale senza ombra di dubbio da ricordare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV KILLIAN

l’idea di dover lavorare anche il giorno della vigilia di Natale, mentre la maggior parte delle famiglie era già  in giro a godersi la festività,  non è che mi andasse poi tanto a genio. Anche io avevo una famiglia con cui trascorrere in armonia questa giornata dopotutto ma il lavoro che mi ero scelto non prevedeva giorni festivi e di conseguenza dovetti resistere all’impulso di scappare via prima e affrettarmi a concludere il tutto in un orario decente. Dal programma che mi ero fatto mentalmente non avrei dovuto prolungarmi oltre le 14 del pomeriggio e feci tutto ciò che era in mio potere per far sì che tale tabella venisse rispettata. Tutto sembrava procedere alla grande, erano solamente le 12 e già eravamo a buon punto, con un po’ di fortuna avremmo terminato anche prima del previsto, ma poteva davvero andare tutto liscio come l’olio senza nessun inconveniente? Naturalmente no e infatti proprio mentre ero immerso nei miei pensieri ad immaginarmi l’entusiasmo di mia moglie nel vedermi rincasare in anticipo ecco che qualcuno mi riportò con i piedi per terra mandando in frantumi tutto ciò su cui avevo appena fantasticato. 

  • Capitano, hai un minuto? - sentii chiamarmi dalla passerella della nave. Regina?!? Cosa ci faceva Regina li? 
  • Regina!!! - esclamai sorpreso di vederla. - cos... come mai da queste parti? 
  • Ho bisogno di parlare con te... è urgente! - “È urgente”... quelle parole non so perché le collegai al fatto che mia moglie fosse incinta e di conseguenza iniziai ad allarmarmi. 
  • È... è forse successo qualcosa ad Emma? - neanche il tempo di finire di pronunciare la frase che ero già con il telefono in mano pronto a chiamare mia moglie e a pochi passi dalla passerella. Le mie gambe si muovevano da sole ed erano già in marcia per raggiungerla. 
  • Ehi ehi ehi Fermo, dove credi di andare! Emma sta bene, non le è successo nulla! - mi tranquillizzò per poi fare una delle sue solite battutine sarcastiche - Certo che parli tanto di lei e di quanto sia suscettibile in questo periodo ma tu non mi sembri tanto diverso... sei per caso un tantinello in apprensione paparino? - rise. - comunque a parte gli scherzi, Emma sta bene sul serio, credo almeno, ma è proprio di lei che devo parlarti... ecco... beh... io credo di aver combinato involontariamente un casino! 
  • Come un casinò Regina? Che... che genere di casino? Che hai fatt.... no!No ti prego non dirmelo! Non dirmi che le hai fatto battutine sul suo aspetto o sul fatto che ultimamente non fa altro che mangiare. - non sarebbe di certo stata la prima volta - lo sai quanto è suscettibile in questo momento!!!!! - scossi la testa con disappunto - Lo sai quanto tempo impiego per calmarla ogni volta? Non ne hai idea fidati! 
  • Non le ho detto nulla di tutto questo! Non sono mica così stupida! So quando  è il momento di scherzare e quando no... non è a causa mia che...
  • e allora che succede? Che genere di casino hai combinato? - ve lo giuro, il fatto che stesse bene mi rassicurava e non... se Regina era venuta fino al porto per parlarmi di sicuro c’era qualcosa di negativo sotto.
  • Ho provato a chiamarti, tu non mi rispondevi così ho chiamato lei. Non ricordavo che fossi a lavoro e... beh mi sono lasciata scappare una cosina! 
  • Che genere di cosina?
  • In teoria nulla di particolarmente rilevante, era solo una domanda la mia in realtà, ma lo sai anche tu che ultimamente reagisce in maniera esagerata ad ogni cosa. 
  • Non ti seguo...
  • Il punto è che io sapevo che... si insomma, ero rimasta a ieri quindi non avevo idea che tu... 
  • Che le hai detto Regina? Parla dannazione! - credetemi quel girarci intorno così inutile mi stava mandando fuori di senno. Quanto ci voleva a parlare? Non poteva essere di certo così grave la cosa. 
  • Le ho chiesto dei tavoli! - esclamò facendomi immaginare il resto. Bene... avevo ragione dopotutto a dire che non era grave la situazione... era senza ombra di dubbio una cosa di gran lunga peggiore.... una catastrofe proprio. - Eravamo rimasti che entro le nove saresti passato, ho aspettato un po’ ma poi si sono fatte le undici, dovevo iniziare a sistemare per questa sera  e.... 
  • E hai pensato bene di chiamarla????? REGINA CAVOLO!!!! C’ERI ANCHE TU IERI SERA O SBAGLIO?!?! HAI VISTO COME HA REAGITO QUANTO HA SCOPERTO CHE AVEVO DIMENTICATO QUELLO CHE MI AVEVA CHIESTO... COME TI È VENUTO IN MENTE ANCHE SOLO DI NOMINARLA LA PAROLA TAVOLI CON LEI!!! - ma era stupida o cosa? Anche un bambino ci sarebbe arrivato.
  • Credevo servisse una mano a prepararlo, chiamavo per sapere se aveste bisogno di aiuto, non pensavo che...
  • Hai detto bene, non hai pensato e ora non solo mi partirà l’intero pomeriggio, che avevo deciso di dedicarle per farla rilassare, nell’assemblare tavoli ma dovrò anche sentire la sua ira... perché suppongo che sia arrabbiata vero? - chiesi conoscendo già la risposta. 
  • È per questo che sono qui in realtà! - oddio c’era anche dell’altro? - Mi ha riagganciato il telefono in faccia ed è più di un’ora che non la sento. L’ho chiamata, le ho mandato messaggi a rotta di collo ma sembra neanche averli mai visualizzati... ho capito che sia arrabbiata mah..
  • E perché mai sei qui a parlarne con me allora, Dovresti essere a casa mia a controllare che stia bene e non le sia successo nulla non credi? - iniziai a dire nel panico più totale mentre camminavo avanti e indietro per la mia nave incapace di fare qualsiasi cosa se non inveire contro Regina. - oh mio Dio....  e mi hai pure detto che sta bene.... ma sei cretina?
  • Killian...
  • KILLIAN COSA È ? POTREBBE ESSERLE ACCADUTO DI TUTTO NON CI HAI PENSATO??  Un pianto isterico, un attacco di panico... o peggio ancora un mancamento! Devi andare immediatamente da.... no lascia stare, ci penso da me! Teletrasportami a casa. - la vidi indugiare per qualche secondo -  allora? che cosa stai aspettando?
  • Ehm... forse.... forse io poss...
  • FALLOOOOOO!!! - sussultò ma non esitò oltre e con un gesto della mano, dopo essersi raccomandata di tenerla informata su tutto, mi materializzò in casa mia. Andai subito alla ricerca di mia moglie per vedere in che condizioni fosse  ma di lei non vi era traccia. Cucina, salone, bagno, camera da letto... persino la cameretta futura di nostro figlio ispezionai ma nulla... dove accidenti si era andata a cacciare? La chiamai sul cellulare pensando che magari fosse uscita a prendere una boccata d’aria ma come successe a Regina  non ottenni riposta neanche io . Mi precipitai fuori per andare a personalmente a cercarla ma proprio mentre stavo per oltrepassare il cancello udii degli strani rumori provenire oltre il capanno. Corsi alla velocità della luce in direzioni dei rumori, scongiurando una qualsiasi sciagura e fu lì che la trovai: in salute ma intenta a pulire i famosi tavoli. 
  • Emma, tesoro.... - le corsi in contro riprendendo finalmente respirare - Grazie al cielo stai bene, ho temuto il peggio amore mio! - Alzò solamente per un secondo il suo sguardo verso di me dopodiché tornò al suo lavoro ignorandomi completamente. - Regina è venuta al porto in ansia perché non le rispondevi al telefono e sapendo che non è da te non rispondere mi sono preoccupato anche io. - Niente da fare, non riuscii ad ottenere la sua attenzione nonostante sapessi per certo, visto il modo poco delicato con cui strofinava il panno su quei tavoli, che mi stesse ascoltando. Era arrabbiata nera, non ci voleva un genio a capirlo, ma dovevo trovare ugualmente il modo di farla parlare: doveva sfogarsi e tirare fuori tutto quello che aveva dentro, quello stress non Faceva bene ne a lei ne al nostro bambino. - A quanto vedo è passato tuo padre per i tavoli... hai fatto benissimo a chiamarlo sai? - sparai la prima cosa che mi venne a tiro - Ricordami di ringraziarlo, questa mattina purtroppo non ho avuto proprio il tempo materiale di tirarli fuori. - bingo! Con quell’ultima affermazione ebbi finalmente la sua completa attenzione. 
  • Sì certo... mio padre... se aspettavo mio padre stavo fresca... “finisco una cosetta di lavoro e ti raggiungo” - gli fece il verso - Certo, come no! È più di un ora che lo sto aspettando! - se suo padre non era corso in suo aiuto e Regina non era passata da casa mia chi era stato a farsi carico di quel lavoro? Stavo per chiederglielo ma prontamente lei mi anticipò. - Quello che vedi qui è tutta farina del mio sacco “tesoro”, se c’è qualcuno a cui dei baciare i piedi perché ti ha risparmiato questo lavoro snervante quella sono io,  non mio padre! - Cosa?!? Aveva fatto tutto da sola? Ma era forse impazzita? Quando la settimana prima Regina aveva chiamato per la questione tavoli le avevo assolutamente vietato di entrare nel capanno senza di me, non doveva fare alcun tipo di sforzo e la cosa non era di certo cambiata. Era incinta per la miseria, possibile che non ci arrivasse da sola? Sono tavoli di plastica è vero ma li avevo sistemati e incastrati dietro altre cose di gran lunga più pesanti e che di conseguenza rendevano quel posto per lei off limits. Sapevo a cosa stessi per andare in contro con quello che stavo per dirle ma non potevo di certo tenere per me il mio disappunto. C’era di mezzo la sua salute, non potevo di certo passarci sopra.
  • Scusami??? Potresti gentilmente ripetere? - dissi sperando ci fosse qualcosa di sensato sotto. 
  • Che c’è sei sordo per caso? - rispose già con il piede di guerra. - Ho tiratori fuori i tavoli e sono io che li sto tirando a lucido. 
  • Io non sono sordo ma a quanto pare te si! Sbaglio o ti avevo detto di non entrare nel capanno, ad ammazzarti di fatica, per nessuna ragione al mondo? Come accidenti ti è  venuto in mente di fare tutto da sola è? Non potevi...
  • Alt!!! Ti stoppo subito Killian! Tu mi avrai anche detto di non farmi carico di questa cosa ma ti sei anche preso l’impegno di farlo tu stesso. 
  • E infatt... - mi parlò sopra.
  • Dovevi farlo la settimana scorsa e non l’hai fatto, dovevi farlo questa mattina e non l’hai fatto lo stesso... cosa pensi, che mi sarei messa ad aspettare, la manna dal cielo in attesa del miracolo? Come tu non hai mantenuto fede alla parola data non l’ho fatto neanche io, non puoi assolutamente venirmi a fare la morale per questo.
  • Posso eccome Emma, io non aspetto nessun bambino a differenza tua! Non ti ho detto di tenerti lontano da questa mansione per semplice capriccio o perché mi sento l’uomo di casa che vuole fare le mansioni più pesanti da solo per far vedere chi comanda... voglio semplicemente che non vi accada nulla, non mi sembra così difficile da capire. 
  • Mi stai dando della stupida per caso? Mi stai dicendo che non ci arrivo o che non me ne importi nulla? - ed ecco il suo vittimismo venir fuori - Lo so perché mi hai detto di farmi i fatti miei ma i tavoli non hanno vita propria, non si montano da soli e di conseguenza, se non lo fai tu, qualcuno lo dovrà pur fare no? 
  • Lo avrei fatto io, non so più in che lingua dirtelo!  Ti ho dato una parola e come sempre l’avrei rispettata. - ripetei per l’ennesima volta sperando seriamente fosse l’ultima.
  • Ah si?!? E quando di preciso? Al posto del nostro pomeriggio romantico? - sbuffò - Ma certo è ovvio... come ho potuto anche solo pensare di riuscire a passare del tempo con te senza avere qualcosa da fare o nessuno tra i piedi...
  • Ma la smetti di essere così maledettamente melodrammatica? Ho capito che sono gli ormoni a parlare al posto tuo ma c’è un limite a tutto tesoro mio. Ad eccezione di quando sono lavoro ti ho mai trascurata? Non mi sembra, cosa ti fa pensare che lo avrei fatto proprio oggi è? Ok hai ragione, ho dimenticato di sistemare i tavoli prima di andare al porto ma non è mica la fine del mondo! Li avrei sistemati in cinque minuti una volta tornato a casa o prima di andare da Regina. - possibile che non riuscisse a capire un concetto così elementare? 
  • È tutto semplice per te vero?!?! Hai pensato a Regina in tutto questo? Quella poveraccia sono sette giorni che ci ha chiesto un favore, sette... non uno e noi siamo ancora qui a discutere con questi maledettissimi tavoli davanti agli occhi.  Ha una cena da organizzare, una casa da sistemare e per quanto possiamo essere tutti imparentati sai che ci tiene a fare una bella figura. Non puoi presentarti all’ora di cena con i tavoli in mano e dirle: “ecco a te” senza sperare che non ti incenerisca... le  servono di gran lunga prima e di sicuro non ci vogliono cinque minuti per prepararli. A montarli forse ma a pulirli? Hai una vaga idea di quanta polvere ci sia in quel capanno? Non credo... per non parlare di dove erano nascosti. Le superfici erano dietro i lastroni di marmo e ok, lo sapevo già, ma  ricordavi esattamente anche dove avevi messo le gambe? - non sapevo se rispondere o meno, non ne avevo la più pallida idea in realtà di dove le avessi sistemate l’ultima volta, ma anche se lo avessi saputo, vista la sua espressione facciale, non sarebbe stato un bene per me controbattere, pertanto rimasi in silenzio e la lasciai continuare. - No vero? - rise in maniera del tutto sarcastica - ti dico solo che mi ci sono voluti più di quaranta minuti per scovarle, erano dalla parte opposta, esattamente nell’ultimo ripiano in altro di quello scaffale.  Non credo le avresti trovate in cinque minuti... a momenti non trovi neanche le mutande che sono nel tuo comodino... - ve lo giuro, dopo la frase “ultimo ripiano dello scaffale”  non sentii più nulla di quello che stesse blaterando. Ultimo ripiano.. ultimo.... quello scaffale era alto quattro metri, se le gambe erano state riposte li come ha fatto lei a trovarle e a prenderle? Aspettai che finisse il suo lungo monologo dopodiché, cercando di mantenere la calma e sperando che ci fosse una risposta logica alla mia domanda,  provai a chiederle spiegazioni. 
  • Se non sono indiscreto, tesoro, potrei sapere come ci sei arrivata fino a lì? 
  • E che importa come io ci sia arrivata, quello che ti stavo dicendo è che...
  • No no no no no no, frena un momento signorina! Mi hai massacrato fino ad ora a suon di brutte parole, adesso tocca a me fare domande. Come ci sei arrivata a prendere quelle cose? E non rispondermi con altre domande inutili perché non attacca. - il fatto che non mi avesse risposto subito non faceva presagire nulla di buono. 
  • Come vuoi che l’abbia prese... con la magia inteligentone!!! - disse dopo averci pensato su per qualche secondo.n
  • E vuoi che me la beva? Non usi la magia dal terzo mese di gravidanza e l’ultima volta che lo hai fatto hai quasi fatto esplodere l’intera casa; se avessi seriamente utilizzato la magia a quest’ora come minimo ci sarebbe stata un inondazione su tutta Storybrooke. - da quando era incinta aveva seri problemi nell’utilizzare la magia,  non riusciva più a gestirla e pertanto stava miseramente mentendo. 
  • Mandi a fuoco un forno a microonde una volta e vieni subito etichettato come piromane. - disse indignata - Ho imparato a gestirla ok?
  • No, me lo avresti detto in caso... - risposi con fare ovvio. Ormai era chiara la verità ma volevo che fosse ugualmente lei a dirmelo, volevo vedere se aveva sul serio il coraggio di confessarmi una cosa del genere. - allora? Sto ancora aspettando. La verità per favore. - iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una possibile via di fuga ma ahimè non ve ne erano, l’avevo accerchiata. 
  • Sono salita prima sulla sedia e poi sullo scaffale contento adesso? - contento? Ero tutto fuorché contento. Alla sedia ci ero arrivato ma credevo che da lì avesse utilizzato qualche oggetto, non so una scopa o qualcosa di simile, per aiutarsi e invece  no, si era messa addirittura in piedi su un mobile scricchiolante e per nulla sicuro. Se già l’idea della sedia mi faceva arrabbiare con questa confessione persi letteralmente le staffe. 
  • Non... non dici sul serio vero? Ti sei arrampicata su quel mobile con quella pancia? Io... io non parole... Emma?!?!  Per... perché lo hai fatto? Per cosa? Per degli stupidì tavoli? Hai messo a rischio la vita di nostro figlio per degli stupiti tavoli per una stupida cena???? Io... io...
  • Killian....
  • KILLIAN COSA È?!? - sbottai -  MA CAPISCI O NO CHE DEVI DARTI UNA CALMATA E RIGUARDARTI È? MALEDIZIONE! NON SEI PIÙ DA SOLA, C’È UN BAMBINO DENTRO DI TE. - sbattei i pugni contro uno di quei tavoli facendola sobbalzare all’indietro. - NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI PER QUESTA TUA STUPIDA INCOSCIENZA! 
  • Non ho fatto null...
  • E SE FOSSI CADUTA? COSA AVRESTI FATTO SE FOSSI CADUTA È? AVRESTI AMMAZZATO NOSTRO FIGLIO TE LO DICO IO! 
  • Io non...
  • MA TI IMPORTA DAVVERO QUALCOSA DI QUESTO BAMBINO? NO PERCHÉ A ME NON SEMBRA PROPRIO... NON TI COMPORTERESTI COSÌ ALTRIMENTI. Forse... forse è  per questo che eri dubbiosa sul dirmelo subito o meno.  Non avevi paura della mia reazione quindi.... forse la verità è che non sapevi se volevi tenerlo! - lo ammetto forse avevo un tantino esagerato con quelle parole ma uscirono dalla mia bocca senza che io riuscissi a contenermi, si era comportata da ingenua, sarebbe davvero potuta finire davvero molto male quella storia e io ero arrabbiato. Ci rimase malissimo, i suoi occhi si riempirono di lacrime, non credo si aspettasse una frase del genere detta da me... lanciò il panno che stava usando a terra con forza e dopo avermi letteralmente mandato a quel paese con parole che non sto neanche qui a ripetere la vidi correre verso la sua macchina. Non era assolutamente in se in quel momento, era fuori questione quindi che prendesse la sua quattro ruote. Le corsi dietro e la raggiunsi prima che potesse mettersi in auto afferrandola per un braccio e costringendola a guardarmi.
  • CHE ALTRO VUOI E’?!? NON TI SEI ANCORA STANCATO DI INSULTARMI? - sbottò mentre in contemporanea piangeva. Mi sentii uno schifo, non volevo ci restasse così male, volevo solamente che capisse di aver commesso un errore...
  • Lo so che ci tieni a questo bambino... non volevo ferirti...
  • MA LO HAI FATTO!!! SEI STATO UNO STR... AAAAHHHH - un secondo prima mi stava urlando contro e il secondo dopo era piegata in due su se stessa tenendosi la pancia con espressione dolorante. 
  • EMMAAAAAAA! - tentai di prestarle soccorso - oddio Emma; è... è tutto ok amore? - ci mise un po’ a rispondermi, qualsiasi cosa avesse avuto l’aveva lasciata senza fiato. 
  • Non... non chiamarmi amore... - rispose mentre riprendeva fiato e si ricomponeva. - arrivederci!  - stava sul serio per mettersi in macchina dopo quello che era appena successo? 
  • Tu non vai da nessuna parte! - dissi categorico 
  • Non puoi decidere per me! - dopo quello che le era accaduto, per me, la discussione di poco prima era passata già in secondo piano, per lei a quanto pare no.
  • Forse, ma posso prendere decisioni per nostro figlio e di conseguenza, fin quando lui sarà dentro di te, volente o nolente dovrai ascoltare anche la mia opinione. 
  • Sono stufa di ascoltarvi ok? La tua opinione, quella di mia madre, mio padre, Regina... a momenti anche mentre sono a lavoro qualcuno cerca di dispensarmi consigli. Non fate altro che dire le stesse cose: “non fare questo” “non fare quello” bla bla bla.... sono incinta diamine non sono mica malata, mettetevelo in testa una buona volta ok? - prese un respiro - pensavo che questa gravidanza sarebbe stata diversa... più gioiosa, vissuta... tze.. quasi quasi mi sentivo più a casa mia in prigione. - io avevo ferito lei, lo ammetto, ma con quelle parole mi aveva appena ripagato con la stessa moneta. - lasciatemi respirare ok? Non vi chiedo altro.
  • Io...
  • Vai a consegnare i tavoli a Regina, portale anche i dolci che sono in frigo...
  • E tu? Te ne andrai in giro da sola dopo quello che ti è appena successo? Mi dispiace, odiami pure, ma non se ne parla. Adesso rientriamo a casa, chiamiamo Whale e gli chiediamo cosa fare.  - altro che uscire... non aveva capito proprio nulla misá
  • Purtroppo per te sono adulta, non puoi costringermi a fare ciò che vuoi tu. Sto bene, era solo una fitta, ne ho già avute e a quanto pare non è successo nulla. Sono ancora viva 
  • Sei stat....
  • E non dirmi ancora una volta che sono stata male... lo so da me e so anche che sono guarita. Dentro di te lo sai anche tu o non saresti venuto a letto con me ieri sera... 
  • io.... ti prego non andare, non sto tranquillo. 
  • Potevi pensarci prima di farmi sentire un vero schifo... devo smaltire la rabbia e il dolore che sto provando.  Non provare a seguirmi, ci vediamo stasera. Ah... -si volto prima di mettersi in macchina - non dire di questa litigata a nessuno... anzi di a Regina che abbiamo chiarito. 
  • Perché lo abbiamo fatto sul serio?
  • No, ma non merita di rovinarsi la festa per noi... - non riuscii a dire nulla: un coglione.... ero stato un coglione, avevo lasciato che si mettesse in macchina e andasse via senza provare a fermarla, ormai era troppo tardi, non potevo più raggiungerla, non sapevo neanche dove fosse diretta in realtà, sperai solo che tornasse a casa quanto prima, che non le accadesse nulla ma sopratutto sperai che non mi stesse mentendo e che si sentisse per davvero in forma.

 

Note dell’autore: E anche il quarto capitolo di questa storia è ufficialmente stato postato. Cosa dire, siamo quasi giunti alla fine, manca solamente l’aggiornamento di domani e poi scopriremo finalmente le sorti di questo Natale per la famiglia Jones. Per ora nulla di buono sembra esserci all’orizzonte, Emma continua ad inveire contro Killian per ogni piccola cosa e lui, spaventato per il gesto fatto da lei, la ripaga con la stessa moneta ferendola nel profondo. Avrà fatto bene Emma ad allontanarsi o così facendo farà solamente peggio compromettendo per sempre il loro rapporto? Lo scopriremo domani nella resa dei conti 😉 per il momento vi mando un grosso bacio e auguro a tutti voi una magnifica vigilia di Natale. Tanti auguri 🥳
 

 
  
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