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Autore: Styjlesx    24/12/2019    2 recensioni
Dal testo:
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““Voglio restare con te”
Il riccio lo guardava sorpreso, colto alla sprovvista da questa affermazione improvvisa. “Intendi stasera?”
“No, per tutta la vita” la risposta del biondo non tardò ad arrivare.
La convinzione con cui aveva pronunciato quella frase, apparentemente stupida e banale, colpì nel profondo Mika.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 4:30 del mattino.

Il cielo era ancora scuro e per strada non c’era nessuno. Il silenzio di quella notte d’autunno veniva interrotto soltanto dal fruscio del vento, lo stesso che accarezzava il volto di un ragazzino alto, capelli ricci e scuri, seduto sulle scale che portavano ad una porta chiusa, su cui poggiava la sua schiena nuda. Il poco più che ventenne era scosso da tremolii, ma il freddo pungente non ne era il motivo principale. Infatti, il ragazzo era in un evidente stato di shock, che lo aveva anche portato a sentirsi male, tanto da costringerlo a rimanere seduto lì per più di mezz’ora, in quel posto che era stato spesso il suo unico angolo di felicità, ma che ora lo terrorizzava. Chiuse gli occhi mentre la sua mente ripercorreva le ultime ore trascorse con l’uomo che era riuscito a conquistare il suo cuore. Avevano litigato per l’ennesima volta nella loro breve relazione, ma la scena che si era presentata davanti ai suoi occhi stavolta lo aveva totalmente sconvolto. La rabbia, la violenza e l’aggressività del suo -ormai ex- fidanzato lo spaventarono così tanto che non ebbe il coraggio di reagire, venendo ben presto sbattuto fuori casa con forza e senza ripensamenti. 
Le urla riecheggiavano nella sua mente e riempivano continuamente il suo corpo di brividi, quando i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un rumore improvviso. Ebbe un sussulto e aprì gli occhi: si alzò quando vide che lo stesso uomo che poco prima lo aveva cacciato era intento a gettare dalla finestra tutti gli oggetti che appartenevano al ragazzo. Quando posò gli occhi su di lui per la prima volta dall’inizio della litigata ebbe un tuffo al cuore: non poteva permettere che la loro storia finisse così. Iniziò ad urlare il suo nome e a cercare di dirgli che avrebbe voluto parlare, ragionare e sistemare tutto, come avevano sempre fatto. Ma quando la gola iniziò a fargli male sprofondò di nuovo in un silenzio assordante: l’ennesima folata di vento gelido e le prime gocce di pioggia cadute dal cielo riuscirono a riportarlo alla realtà, così si decise finalmente a raccogliere una felpa e dei pantaloni per coprirsi. Si mise delle converse bianche e recuperò poi gli altri oggetti sparsi sul prato, riponendoli in uno zaino, anch’esso gettato in malo modo dalla finestra. Quando ebbe finito, però, ancora una volta non trovò il coraggio di muoversi, gli occhi di nuovo fissi su quella finestra, ormai chiusa: si sentiva uno straccio, perso, impotente. 
Il rumore della pioggia che aumentava e la vista di quel vetro chiuso diventarono ben presto snervanti e lo sconforto lasciò spazio ad un sentimento che prese ad ardere nel suo petto: rabbia pura. Non sentiva di meritare di essere trattato in questo modo dopo aver dato tutto se stesso per quell’uomo. Le sue mani si strinsero in due pugni, nei suoi occhi non si scorgeva più nessuna traccia di tristezza, ma vi era soltanto uno sguardo tagliente. Urlò a pieni polmoni un insulto rivolto al suo ex, si abbassò per prendere una pietra e la lanciò con forza verso la finestra, riducendo in mille pezzi il vetro. Un gesto che si rivelò così liberatorio e soddisfacente che lo fece ancora e ancora, puntando alle altre finestre. Poteva sentire le urla provenienti dalla casa, ma le ignorò e continuò a riversare tutta la sua rabbia in quei lanci. D’un tratto la porta si spalancò e vide l’uomo, anch’egli accecato di rabbia, correre verso di lui. Con uno scatto, il ragazzo iniziò a sfrecciare per le vie ancora buie e deserte della città, inzuppando le sue scarpe nelle pozzanghere. Si guardò alle spalle e notò con piacere che le lunghe gambe da cerbiatto gli avevano dato un vantaggio notevole sull’uomo che, al contrario, iniziava ad accusare fatica: in poco tempo, infatti, lo perse di vista e poté rallentare. Sì rifugiò così in un parco, abbandonandosi su panchina con il respiro corto e i vestiti completamente bagnati. L’adrenalina, però, cominciò ben presto a svanire e lo gettò in uno stato di confusione e amarezza. Quel film romantico sulla loro vita che tanto felicemente aveva immaginato non sarebbe mai diventato realtà, ma sarebbe rimasto per sempre rinchiuso nella sua mente: il “The End” era omparso molto prima del lieto fine sperato. Alzò lo sguardo verso le nuvole illuminate dalle numerose luci della città: la pioggia continuava a cadere abbondante e i ricci, ormai fradici, gli ricadevano sulla fronte impedendogli di osservare a fondo quel cielo scuro. Chiuse gli occhi e, in un gesto stanco, si passò per l’ennesima volta in quella notte una mano sul viso, bagnato forse unicamente dalla pioggia, o forse da quelle lacrime che, contro tutti i suoi sforzi di trattenerle, erano riuscite a cadere. 
Non sapeva dire se si fosse lasciato andare in un pianto liberatorio, o se si fosse addormentato lì, su quella panchina fredda sotto l’acqua, in un parco deserto del sud di Londra. Sapeva solo che quando riaprì gli occhi poteva scorgere l’alba oltre gli alberi, e dei deboli raggi di sole coloravano di un rosso intenso le nuvole all’orizzonte. La testa gli pulsava e si accorse che stava tremando visibilmente: decise così di alzarsi e incamminarsi verso casa sua, quella che nelle intense settimane di relazione appena trascorse era rimasta sempre vuota. 



Il sole era tramontato da un paio d’ore quando il ragazzo, con uno sbuffo, si chiuse alle spalle la porta di casa. Era stanco e di cattivo umore per la giornata appena trascorsa: aveva dormito poco più di un’ora, gli era venuta la febbre, puntuale come un orologio svizzero, e, soprattutto, non aveva smesso un secondo di pensare al suo ex, in quanto ogni movimento che faceva gli ricordava lui. Per questo motivo decise di andare in un pub vicino al centro della città: aveva bisogno di dimenticare, e sicuramente l’alcool lo avrebbe aiutato. 
Quando entrò nel piccolo locale, la musica alta gli provocò immediatamente un senso di fastidio e dovette socchiudere gli occhi per sopportare il mal di testa mentre si dirigeva verso il bancone. Ordinò tre birre una dopo l’altra, sperando che la sua mente si concentrasse su altro, finalmente dimenticando le 24 ore precedenti. Ma il piano sembrava non funzionare, e, all’ennesimo starnuto della serata, emise un sonoro sbuffo.
“Forse saresti dovuto rimanere sotto le coperte” una voce improvvisa lo fece sussultare e voltare alle sue spalle.
“Ops, non volevo spaventarti”
Rivolse un veloce sguardo alla figura alta e snella in piedi dietro di lui, prima di sbuffare nuovamente e tornare a dedicarsi alla sua birra. ‘Ma chi è questo cretino?’ si ritrovò a pensare, mentre con la coda dell’occhio poteva scorgere l’altro mentre prendeva posto accanto a lui, in silenzio, e ordinare un drink. Il suo cattivo umore non rese difficile la nascita di un senso di fastidio nel sentire lo sguardo su di sé.
“Sei un artista?” domandò il giovane di punto in bianco. A quella domanda, il riccio si voltò al suo fianco con un’espressione sorpresa e si soffermò a guardare, per la prima volta con attenzione, il ragazzo che gli sedeva accanto. Notò che aveva i capelli biondi e la carnagione chiara, così come gli occhi, di un blu intenso, che lo squadravano curiosi da capo a piedi.
“Cosa te lo fa pensare?” nella sua voce non c’era più traccia di fastidio, ma solo stupore.
“Il tuo stile parla per te” il sorriso del biondo, che con un cenno della testa indicava i suoi vestiti stravaganti, lo fece sentire per la prima volta in quella serata a suo agio. Non vi era traccia di sarcasmo nella voce di quel ragazzo: quello appena pronunciato era un complimento sincero. Si ritrovò a pensare a quanto non ne fosse abituato: di solito, quei pantaloni rossi e le scarpe piene di glitter causavano risolini e commenti poco carini. Fin da quando era piccolo, le persone lo avevano costantemente preso in giro per i suoi vestiti 'poco normali', fatti su misura da sua mamma. Lui ne andava estremamente fiero, ma, per quanto si ostini a negarlo, le occhiatacce che riceveva ogni volta che camminava per i corridoi della sua scuola lo avevano reso sempre più insicuro di se stesso.
“Allora, sei un artista?” ancora una volta la voce calda del ragazzo lo riportò alla realtà, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
“Sì.. canto, suono e scrivo canzoni” quegli occhi blu che si allargarono dallo stupore gli provocarono un leggero sorriso, l’unico vero che aveva rivolto a qualcuno nella giornata scura appena trascorsa.
“Sai che ti sei cacciato in un grosso guaio adesso, vero? Sarai costretto a farmi sentire qualcosa” la risata del biondo gli arrivò forte e chiara alle orecchie nonostante la musica alta.
“Assolutamente no!” scosse la testa e iniziò anche lui a ridere. Si ritrovarono a ridere per cinque minuti per una scemenza, ma andava bene così ad entrambi. 
Quando le loro risate si furono calmate, il ragazzo gli porse la mano. “Andy” disse semplicemente, con il solito sorriso che non aveva mai abbandonato dall’inizio della conversazione. Mentre si allungava per stringerla si domandò quale fosse il suo segreto per essere così felice, anche in un pub a parlare con un ragazzo dai vestiti strani che lo aveva accolto con la più brutta delle espressioni infastidite.
“Mika” puntò gli occhi scuri dalle sfumature verdi in quelli chiari di Andy. Non sapeva bene perché, forse l’alcool lo stava aiutando, ma si sentiva stranamente bene accanto a quello sconosciuto. La musica assordante sembrava essere ormai lontana, mentre le persone attorno a loro erano soltanto un ricordo: c’erano soltanto loro due, i loro occhi incatenati gli uni agli altri e le loro mani ancora strette in quel saluto. Solo il barista riuscì a scoppiare quella bolla magica creata attorno ai ragazzi, che si voltarono e ordinarono altri drink.
“Tu invece cosa fai nella vita?” chiese Mika per mettere fine a quel silenzio prima che diventasse imbarazzante.
“Più che altro sono un cameraman, faccio qualche ripresa qua e là, mi piace lavorare per i documentari e magari un giorno vorrei dirigerne uno”
La conversazione continuò così: rimasero al bancone a parlare, tra un drink e l’altro, dei loro impegni e dei loro sogni. Ad un certo punto della serata, una canzone particolarmente piacevole portò Andy a convincere, senza troppa fatica, il moro a seguirlo al centro del piccolo locale per ballare. I due si lasciarono andare al ritmo della musica e, complice l’alcool, molte volte si ritrovavano a ridere a crepapelle delle loro pessime abilità nel ballo.


Erano circa le due quando entrambi uscirono dal locale mentre aspettavano un taxi, che Mika aveva proposto di prendere insieme, dato che il biondo sarebbe dovuto andare alla stazione di Victoria, a pochi minuti da casa sua. Fermi sul ciglio della strada di fronte al pub, si scambiavano battute e ridevano ancora. 
“Balli da schifo” disse tra le risate il riccio. “Parla il campione di danza”
“Ma tu sembri pazzo quando balli”
“Io? Tu sembri una gallina, pazza anche lei” 
A quel commento, Mika lo guardò con la bocca aperta e gli tirò una gomitata, mentre l’altro scoppio a ridere ancora una volta. “Dai, sei un bastardo!” disse a gran voce, per poi unirsi anche lui alla sua risata: scherzavano come se si conoscessero da una vita. Durante il viaggio in taxi, dopo l’ennesima risata, Mika si rese conto che pareva una persona completamente diversa da quella che era uscita di casa non molte ore prima: i suoi occhi non erano più stanchi, ma brillavano di una luce nuova, mentre la febbre sembrava essere un problema ormai lontano. Il ricordo del suo ex, dovette ammettere a se stesso con amarezza, era sempre lì, eppure non riusciva a buttarlo ancora giù di morale e a farlo cadere nello sconforto come prima: sembrava rinato.
“Mika, dobbiamo scendere” si accorse solo a quel punto di essersi nuovamente perso nei suoi pensieri, ma stavolta sorrideva. Annuì e scese dal taxi, rabbrividendo ad una folata di vento gelido. La cosa non passò inosservata al biondo, che non aveva mai smesso di scrutarlo con attenzione. Aveva seguito tutti i suoi cambi di espressione durante la serata, dal piglio infastidito che aveva quando gli rivolse la parola per la prima volta, ai sorrisi e le risate, fino al suo sguardo quando si isolava con i suoi pensieri: quel moro lo intrigava ed era curioso di conoscere di più della sua storia. Si tolse la giacca e la posò sulle spalle di Mika, che scosse subito la testa. “Sentirai freddo, non vorrei che ti ammalassi anche tu” spiegò apprensivo il moro, sinceramente preoccupato per il biondo, rimasto solo con una maglia leggera. Andy ignorò la sua risposta, non accettando il rifiuto, e si avvicinò di più a lui posandogli una mano sulla guancia, calda e arrossata, e incatenando gli occhi ai suoi. “Te l’avevo detto che forse saresti dovuto rimanere sotto le coperte”
Il riccio sorrise ricordando le prime parole che aveva sentito pronunciare all’improvviso dal ragazzo, a cui allora non aveva risposto. “No.. sto bene qui” disse quasi in un sussurro, inclinando leggermente la testa verso la mano poggiata sulla sua guancia e socchiudendo gli occhi al piacevole contatto. Ancora una volta persi l’uno degli occhi dell’altro, dopo minuti interminabili, Andy avvicinò ancora di più il viso al suo, fino a sentire il respiro caldo di Mika infrangersi sulla sua pelle. Il tempo pareva essersi fermato e il mondo attorno sembrava essere scomparso, quando il biondo unì le loro labbra in un bacio dolce, senza fretta e privo di malizia. Il moro, dapprima leggermente sorpreso e rimasto immobile, decise di lasciarsi andare a quel tocco delicato e portò le mani nei capelli biondi del ragazzo, mentre sentì le mani di quest’ultimo spostarsi sui suoi fianchi in una presa decisa ma gentile. Quando si separarono dal quel bacio, che sembrava ad entrambi quasi surreale, si sorrisero e Andy sentiva il bisogno di dar voce ai suoi pensieri. “Voglio restare con te”
Il riccio lo guardava sorpreso, colto alla sprovvista da questa affermazione improvvisa. “Intendi stasera?”
“No, per tutta la vita” la risposta del biondo non tardò ad arrivare. La convinzione con cui aveva pronunciato quella frase, apparentemente stupida e banale, colpì nel profondo Mika. Sentiva un calore nel petto che lo riempì di gioia, ma nonostante ciò si sentiva stordito, e sapeva che la colpa non era del tutto da attribuire alla febbre. Erano successe tante cose in quella giornata, troppe per permettergli di pensare lucidamente. Sapeva che l’immagine del suo ex era fissa nella sua mente, e per questo era convinto che non fosse per niente interessato agli occhi blu che stava fissando. “Devi andare” sussurrò così, indicando con un cenno il treno fermo al binario. Andy non si perse d’animo di fronte alla reazione del riccio, e, prima di allontanarsi e salutarlo, schioccò un altro bacio sulle sue labbra, stavolta veloce ma comunque dolce. Ancora una volta, quel gesto stupì Mika, il quale, fermo davanti alla stazione, pensava di aver scorto nello sguardo del biondo determinazione. Probabilmente, si disse, si sbagliava, ma gli sembrava come se il ragazzo credesse già in una loro ipotetica storia, come se credesse in ‘loro’. Non si rese conto di stare sorridendo, e nemmeno si accorse di star stringendo a sé la giacca di Andy che ancora portava sulle spalle. Mentre si incamminava verso casa prese il telefono, che aveva totalmente abbandonato in tasca durante tutta la serata, e trovò un messaggio non letto, arrivato due ore prima. Nel testo vi era scritto solo “:)”, e capì subito che risaliva a quando il biondo nel locale gli aveva chiesto il suo numero e gli aveva inviato un messaggio in modo tale da fargli avere anche il proprio. Lo smile sullo schermo si riflesse sul suo viso e si ritrovò a sorridere mentre camminava nelle strade buie di Londra. Scosse poi la testa e spense il telefono.
Non era interessato.
Giusto?


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Ciao! Sono Sabrina (@sabsounds su Twitter) e questa è la prima storia che scrivo. Non sono mai stata brava nella scrittura, però ho voluto provare a scrivere qualcosa sul loro primo incontro, dopo aver scoperto che Mika vive praticamente in una fanfiction. Spero che vi piaccia e, soprattutto, se avete commenti/critiche sarei felice di leggerli, essendo la prima volta che scrivo in generale!

Buon Natale a tutti ❤️
   
 
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