Crossover
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Autore: Saeko_san    25/12/2019    0 recensioni
[Crossover multiverso]
Due amici d'infanzia, provenienti da una terra lontana, si ritrovano nella necessità di cominciare un lungo viaggio per salvare il padre di lui e il villaggio in cui vivono. Il loro viaggio li catapulterà ogni volta in diverse dimensioni, in cui conosceranno Harry Potter e Nihal della Terra del Vento, viaggeranno su Xorax la Sesta Luna, combatteranno a fianco di Eragon e Lily Quench, voleranno assieme a Peter Pan, solo per scoprire nuovi mondi mai nemmeno immaginati.
Lo scopo? Trovare la cura alla Grande Malattia, che Pedro e Taishiro dovranno sconfiggere prima che possa distruggere tutto ciò che hanno conosciuto sino al momento della loro partenza. Avete dunque mai immaginato di viaggiare saltando da una pagina all'altra dei vostri romanzi preferiti? Di volare oltre i confini del mondo e di sconfiggere finalmente le vostre paure di bambini?
Forse siete nel posto (o racconto) giusto: Pedro e Taishiro saranno i compagni di viaggio perfetti per voi e le vostre avventure.
| written between 2005 and 2008 |
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Libri
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 21:
Eragon e Saphira
 
Vi fu un lampo di colore azzurro, un lampo rosso, uno nero (questa storia è piena di ossimori interessanti, nevvero?), uno dorato e infine una luce color verde bottiglia (assai strano, debbo dire), e Pedro e Taishiro si trovarono, di nuovo, in un campo di guerra. Il terreno era arido, secco e ingiallito, e bruciava come il sole. Qua e là c’erano tende di soldati ormai sfiniti e al centro del campo c’era una tenda più grossa: lì doveva probabilmente esserci il comandante. Dietro un masso gigantesco c’era una tenda grande quasi quanto quella del comandante. E poi, con stupore di entrambi, i nostri due amici, guardandosi ancora attorno, si erano accorti erano di essere atterrati vicino ad un drago. Pedro e Taishiro avevano già visto dei draghi nel corso del loro viaggio, (la Regina Drago ad Ashby, ad esempio) ma questo era grandissimo, slanciato e color zaffiro. Aveva due enormi occhi blu, le squame erano lucide e quasi argentee, a seconda della luce. Il corpo sinuoso si snodava per almeno dieci metri di lunghezza, avvolgendo un piccolo giaciglio situato accanto al suo ventre. Seduto su questo giaciglio stava un ragazzo, dai capelli bruni e gli occhi chiari. Sia il drago sia il ragazzo stavano guardando  Pedro e Taishiro con molta sorpresa.
 
 -Chi siete?- chiese brusco il ragazzo.
 -Siamo Pedro e Taishiro della Terra di Tsagumi- rispose Pedro, impaurito.
 
Quel ragazzo aveva uno sguardo duro, che non doveva addirsi per nulla alla sua presunta giovane età.
 
 -Siete spie del nemico? Siete spie di Galbatorix?-.
 
Eh, sì, sempre così, in tempo di guerra. Sempre sul chi va là.
 
 -Non sappiamo neanche chi sia, questo Galbatorix- rispose Taishiro, anch’essa in modo brusco, tanto per ripagare la crudezza del ragazzo.
 -Saphira dice di portarvi immediatamente da Arya, e credo proprio che abbia ragione-.
 -Chi è Saphira?- chiese Taishiro, guardandosi attorno. Non c’era nessun altro, nelle vicinanze.
 -Saphira è la dragonessa che vi trovate davanti hai vostri occhi-.
 -E può parlare?-.
 -Può parlare attraverso la mente-.
 
Pedro, involontariamente, mise una mano dentro un tasca e tastò una lettera. La tirò fuori dalla saccoccia cucita e ricamata dell’elegante abito che aveva ricevuto a Narnia e la guardò: la busta era rossa, con la scritta del destinatario in oro. Ma certo, si era dimenticato che aveva sempre una lettera nelle proprie tasche. Lesse il nome vergato in oro e chiese:
 
 -Chi è Eragon?-.
 -Sono io- rispose il ragazzo sconosciuto.
 
Pedro gli consegnò la lettera ed Eragon lesse:
 
Eragon,
io sono Ryuso, stregone-capo del villaggio di Tabauni, da dove vengono i ragazzi che sono davanti a te. So che tu e la tua dragonessa Saphira siete in guerra contro Galbatorix (sì, so benissimo chi è Galbatorix). I ragazzi ti aiuteranno. Ti chiedo in cambio di aiutarli nella loro missione.
Che la tua spada resti affilata,
                                                                                                                Ryuso
Stregone capo del villaggio di Tabauni, nella Terra di Tsagumi
 
 
Eragon rilesse la breve lettera che quel Ryuso gli aveva spedito. “Stregone alquanto bizzarro, ma chi diavolo è?” pensò, mentre Saphira, nella sua testa, annuiva energicamente.
Decise dunque di portarli da Lady Nansuada, la regina dei Varden, la popolazione sotto la montagna, nucleo di ribelli contro il potere dei Cavalieri di Drago, da Arya, la rappresentante degli elfi e figlia della regina Islanzadi, regina elfica, da Orik, il rappresentante dei nani, da re Orrin, il re del Surda (la regione che sembrava un enorme deserto sulla quale erano atterrati, luogo di Alagaesia dove risiedeva il potere degli umani), dal Du Vrangr Gata, il gruppo di  stregoni dei Varden e fece conoscere loro Roran, l’unico familiare di Eragon rimasto in vita; erano cugini, ma si presentarono come se fossero fratelli; non dissero ai due amici il motivo di quest’atteggiamento.
Eragon spiegò loro come stavano le cose in quel posto chiamato le Pianure Ardenti: li si era appena svolta una battaglia tra l’esercito di Galbatorix e quello dei Varden e avevano vinto i Varden; a stento, ma avevano vinto. Un aiuto era stato dato anche dagli abitanti di Carvahall, il villaggio raso al suolo luogo di provenienza di Eragon e Roran, la cui gente era stata costretta a fuggire dai Ra’zac, creature più animali che umane, creature di Galbatorix. Ora che avevano sconfitto l’esercito del nemico, la Grande Tenda fece il punto della situazione. Eragon fece leggere la breve missiva di Ryuso a Nansuada, che disse, rivolgendosi direttamente agli ospiti:
 
 -Allora, il vostro stregone-capo Ryuso dice che ci dovete dare una mano. Avete già combattuto, prima di adesso?- fece la regina, pratica.
 
Una ragazzina a capo di un popolo, ecco cosa sembrava.
 
 -Sì- risposero i due, annuendo.
 -Cosa sapete fare?-.
 -Io so tirare con l’arco- rispose Taishiro, pronta.
 -Io so combattere col pugnale e schivare i colpi nemici per portare i messaggi. Inoltre so qualcosa delle arti mediche- disse Pedro.
 -Non sapete usare la magia?-.
 -Un pochino. Abbiamo imparato qualcosa ad Hogwarts-.
 -Cos’è Hogwarts?- chiese Saphira attraverso Eragon
 -È un’accademia di magia-.
 -Bene. Che cosa sapete fare con la magia?-.
 
Pratica, la regina dei Varden, molto pratica.
 
 -Poche cose. Giusto qualche piccolo incantesimo che possa bloccare il nemico per un po’ e degli incantesimi di levitazione per piccoli oggetti-.
 -Sapete schermare la mente?- chiese Orik, il rappresentante dei nani.
 -Cosa vuol dire?- chiese Pedro. Aveva la faccia di uno che ha stampato un grosso interrogativo sulla fronte.
 -Vuol dire se sapete proteggere i vostri pensieri dalla mente altrui- rispose un membro del Du Vrangr Gata.
 -Veramente, nessuno ha mai attaccato la nostra mente- disse Taishiro.
 -Allora faremo così: Taishiro starà con gli arcieri e non si dovrà allontanare da lì, per nessuna ragione al mondo; sarò io stessa a dare l’ordine contrario, in caso. Pedro porterà i messaggi da una parte all’altra del campo. Però entrambi dovrete imparare a schermare la mente. Eragon, insegnerai loro come si fa, d’accordo?- disse Lady Nansuada tutto d’un fiato, guardando infine Eragon in volto.
 -Sì, Lady Nansuada- rispose lui, abbassando il capo, in maniera riverente.
 -Bene. Tu, Saphira e i due ragazzi potete andare. Dopo Arya ti raggiungerà per aiutarti con l’insegnamento. Abbiamo poco tempo. Le truppe di Galbatorix potrebbero attaccare da un giorno all’altro; c’è anche il pericolo che l’Imperatore stesso scenda in battaglia insieme a Murtagh. Abbiamo veramente poco tempo. Inizia subito, Eragon-.
 
 -Allora, schermare la mente è abbastanza facile- disse Eragon mentre camminavano verso il suo giaciglio.
 
Saphira li seguiva e tutti, nel campo, si voltavano a guardare lei e il suo Cavaliere, al loro passaggio.
 
–Bisogna solo vedere quanto tempo  siete disposti a mantenere nascosti i vostri pensieri- aggiunse ancora il ragazzo.
 
Arrivati al giaciglio, Saphira si sdraiò in maniera comoda, alzò un’ala per coprirli a mo di tenda e guardò il suo piccolo amico insegnare ai due ragazzi stranieri come schermare la mente.
 
 -Ora vi farò sentire com’è la sensazione di quando una persona vi sfiora con la mente con il proprio pensiero-.
 
Eragon provò a toccare la coscienza della ragazza, ma improvvisamente scoprì di non poter entrare nei suoi pensieri. Si trovò davanti ad una barriera mentale molto robusta. Continuò a cercare di abbatterla in tutti i modi; sul volto di Taishiro non c’era la minima traccia di sforzo. Pedro guardava con attenzione la scena: Taishiro, seduta sulle ginocchia, guardava fisso Eragon negli occhi; Eragon, dal canto suo, cominciava ad avere la faccia contratta per lo sforzo. Pedro non aveva mai visto Taishiro così concentrata. Improvvisamente gli occhi della sua amica si distaccarono da quelli di Eragon e il viso di quest’ultimo torno rilassato. Il giovane si passò una mano sul viso e sospirò.
 
 -La prossima volta avvertimi che sei in grado di fare una cosa del genere, sprecheremmo meno tempo-.
 -Beh, l’ho sempre fatto ma non sapevo che si trattasse di  “schermare la mente”-.
 -Qualsiasi stregone di Galbatorix avrebbe difficoltà a guardare nella tua testa. Ora proviamo con Pedro-.
 
Pedro voleva dimostrarsi bravo quanto Taishiro, così cercò in qualche modo di schermare la sua mente, ma ovviamente non sapeva come si facesse. Quando meno se lo aspettava, sentì un fastidioso ronzio dentro la testa e capì che Eragon stava ascoltando i suoi pensieri. Quel contatto durò appena dieci secondi poi svanì.
 
 -Allora, Pedro. Ora ti insegnerò come schermare la mente. Taishiro ascolta anche tu, perché a quel che ho visto, puoi schermare la tua mente solo quando guardi negli occhi una persona-.
 
La ragazza rizzò la schiena in segno di ascolto.
 
 -Per formare una barriera mentale bisogna concentrarsi su una cosa in particolare e pensare solo a quella. Provate a concentrare tutti i vostri pensieri su un oggetto soltanto e, se il pensiero sarà abbastanza forte, io vedrò solo quello su cui voi avete concentrato i vostri pensieri. State pronti-. 
 
Pedro decise di concentrarsi sul ricamo che aveva sulla giubba che aveva ricevuto a Narnia, d’un bel colore rosso acceso, mentre Taishiro chiuse gli occhi e provò a concentrarsi sul ricordo degli occhi di Eragon. Senti subito la coscienza di Eragon prima sfiorarla e poi attaccarla; la sua barriera era troppo debole. Poi Eragon spostò la sua attenzione su Pedro e scoprì davanti a sé, come barriera, il volto di Taishiro; Pedro aveva provato a concentrarsi sul ricamo, ma non c’era riuscito perché l’immagine di Taishiro, concentrata e impassibile, continuava a venirgli davanti agli occhi. Eragon non riuscì a vedere ciò che Pedro pensava realmente, però sentì una voce che gli diceva: “Non dire niente a Taishiro”. Quando il Cavaliere dei Draghi allentò l’attacco disse:
 
 -Molto bene, Pedro, se continuerai a concentrarti sempre e solo su quella cosa nessuno vedrà mai i tuoi pensieri. Taishiro, non puoi concentrarti solo su un ricordo perché è una barriera troppo semplice, da bambini; per di più, il ricordo è un pensiero volubile soggetto ai cambiamenti dell’inconscio, non puoi pensare che uno anche appena sotto il tuo livello non veda i tuoi pensieri; ti devi concentrare su qualcosa di reale-.
 
-Ehm-ehm- disse una voce, dall’altra parte della membrana dell’ala di Saphira.
 
La dragonessa richiuse leggermente l’ala, facendo passare una donna alta, longilinea in tenuta da battaglia, con lunghi capelli corvini e due profondi occhi verdi, scuri come le fronde di una foresta; le orecchie appuntite la denotarono come appartenente alla popolazione elfica: era Arya, la figlia della regina Islanzadi. Alla vista dell’elfa, Eragon drizzò la schiena come un vero maestro.
 
 -Allora Eragon, come procede l’insegnamento?-.
 -Abbastanza bene. Grazie, Arya. In realtà, i due ragazzi sapevano schermare la mente un pochino ma non sapevano cosa fosse o come riuscissero a farlo. È un bene che tu sia qui, così mi aiuterai-.
 -D’accordo- disse Arya, leggermente fredda, senza aggiungere alcuna emozione al suo volto –Io insegnerò alla ragazza e tu al ragazzo-.
 -Sì-.
 
Dopo aver detto questo, Arya prese da parte Taishiro e controllò le sue capacità.
Invece, Eragon, dopo un’ultima occhiata sognante all’elfa, si girò ed incominciò a far allenare Pedro a schermare la mente. Proseguirono con l’allenamento per tutta la mattina e tutto il pomeriggio, fino all’ora della cena, che per loro avvenne al di fuori della Grande Tenda. Quando il pasto fu servito, Lady Nansuada chiese:
 
 -Pedro, Taishiro, come è andato l’addestramento? Avete imparato a schermare la mente?-.
 -Sì- risposero Pedro e Taishiro, guardandosi di sottecchi.
 -Penso che, se il nemico ci attaccasse questa notte stessa- intervenne Eragon –Sarebbero quasi pronti-.
 -Giusto quasi- gli fece eco Arya, ad uno sguardo della Regina.
 
Poi i due ragazzi conobbero Angela l’erborista. Era una specie di maga che una volta abitava a Teirm, città affacciata sul mare e che aveva alle spalle la Grande Dorsale, la catena dei monti principali di Alagaesia. Infine, parlarono con il cugino di Eragon, Roran.
 
 -Come hai fatto a portare attraverso l’enorme viaggio che hai affrontato a farti seguire dal tuo intero villaggio?- chiese Taishiro, incuriosita dalle voci che giravano nel campo, circa la storia singolare di quel ragazzo.
 -Perché i Ra’zac hanno rapito la mia futura sposa, Katrina. E poi quei maledetti mostri avrebbero abbattuto il nostro villaggio con tutte le loro forze per avermi-.
 -Cosa sono i Ra’zac?-.
 -Sono creature quasi umane, con il viso e il corpo deforme. Al posto della bocca hanno un enorme becco che fanno schioccare quando parlano. Cavalcano delle creature alate molto simili ai draghi, tranne per il fatto che in realtà sono i genitori dei Ra’zac e si chiamano Pupe- rispose Eragon, metodico, che aveva sentito un brandello della loro conversazione.
 -Ehi, l’ora del coprifuoco è scattata- disse un soldato –Lady Arya, Lady Nansuada vuole parlare con lei-.
 -Arrivo-.
 
Eragon e Saphira salutarono i due amici e si allontanarono di nuovo verso il giaciglio di Eragon. Roran augurò la buonanotte. Pedro e Taishiro si rifugiarono in una tenda che era stata loro assegnata e vicino alla quale erano stati legati Acum e Whailida, poco lontano dal Cavaliere dei Draghi e dalla sua compagna; a turno, si cambiarono d’abito: i vestiti di Narnia non erano affatto adatti a quel campo di battaglia, per cui indossarono degli abiti più comodi su cui posero delle cotte di maglia in ferro; adagiarono l’Ilv accanto al loro giaciglio e tentarono di addormentarsi, non senza difficoltà: era la prima volta che dormivano nello stesso luogo dopo tanto tempo, dato che sia ad Hogwarts che a Narnia avevano riposato in dormitori e stanze separate. Un leggero velo di imbarazzo aleggiava sopra di loro, sebbene non fosse la prima notte che passavano dormendo assieme, dato che era una cosa che a Tabauni avevano fatto spesso, soprattutto quando l’uno rimaneva a cena a casa dell’altra. Pedro sospirò.
 
-Credi che arriveremo alla fine della nostra missione?- chiese Taishiro, nel buio.
-Dobbiamo. Altrimenti mio padre morirà e forse non avremmo nemmeno una casa in cui tornare- rispose il ragazzo.
-Lo so. È che a volte mi prende il timore di rimanere per sempre bloccata in uno dei luoghi che visitiamo, senza via di fuga-.
-Pensi che non sia la stessa paura che attanaglia anche me?-.
 
Il ragazzo si voltò verso l’amica, di cui distingueva appena le forme nel buio della piccola tenda e, preso da uno slancio di coraggio, le prese la mano e la strinse.
 
-Sono certo che troveremo un modo, qualora dovesse accadere. Ne abbiamo parlato anche altre volte, eppure non è cambiato molto. Stiamo imparando tanto e credo che finché rimarremo insieme, supereremmo qualsiasi problema-.
 
La ragazza trattenne un attimo il respiro, ricambiò la stretta delle dita dell’amico e poi commentò:
 
-Speriamo solo che questo dannato posto non sia troppo esteso, altrimenti alla fine della guerra ci vorrà un’infinità per trovare la cura della Grande Malattia-.
 
Pedro si lasciò sfuggire una risata nervosa, per poi aggiungere: -Potremmo sempre sfruttare le ali di Saphira-.
 
Anche Taishiro si lasciò andare ad una risata nervosa e si rilassò; si addormentò poco dopo e così fece Pedro, facendosi cullare dal respiro di lei, un’ancora di salvezza in quel luogo desolato e ostile.
















Note di Saeko:
E con questo capitolo più lungo del solito, auguro un buon Natale a chiunque sia attivo su Efp e abbia avuto la forza di leggere sino a qui. Siamo giunti finalmente ad un racconto in cui la mia infanzia si è lentamente trasformata in adolescenza: Il Ciclo dell'Eredità di Christopher Paolini, libri dei quali sono sempre stata innamorata e che mi hanno accompagnata sino al mio ingresso al liceo.
Voglio tuttavia fare un appunto: gli eventi che qui riguarderanno le interazioni di Pedro e Taishiro con Eragon e il suo mondo, prendono vita appena alla fine di "Eldest", poiché quando scrissi questi capitoli non era ancora uscito "Brisingr" e anzi c'era il dubbio che la serie di romanzi di fermasse a tre volumi o continuasse con il quarto; per cui tutto quanto avvenuto nel terzo libro e soprattutto in "Inheritance" non verrà considerato. Vi chiedo di considerarlo un finale alternativo agli eventi di "Eldest", sperando che ve ne piaccia la mia reinterpretazione.
E infine, un po' di intimità tra questi due poveri protagonisti che porelli, so sempre troppo presi da azioni importanti da non poter parlare nemmeno tra di loro.
Venerdì e domenica dovrei pubblicare gli ultimi due capitoli dell'anno e se ci riuscirò, sarò arrivata a circa metà pubblicazione della storia. SO bring it on and wait for the best!
Ancora buon Natale e niente, oggi vi do il permesso di abboffarvi.

Saeko's out!
 
  
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