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Autore: aurora giacomini    25/12/2019    2 recensioni
Dal testo introduttivo:
Mi chiamo Esmeralda Lek. Il mio cognome può essere tradotto dal polacco come "paura", "ansia" o "terrore". Mai cognome fu più azzeccato... Sì, hai capito bene: sono una fifona.
Ma ora è meglio che mi concentri e cominci a raccontarti la storia che credo di aver finalmente elaborato. Credo di essere pronta a condividerla con te.
Ti chiedo solo un favore: non giudicarmi prima di aver concluso la storia. Avevo paura, tanta paura...
Genere: Mistero, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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N.d.A: Pubblico questo capitolo il giorno 25 Dicembre 2019, di conseguenza ti auguro un felice Natale, Amico Lettore :)


 


 

2
Viaggi Mentali


 


Sono sdraiata sul divano del soggiorno. Alla televisione c'è un documentario sui Vichinghi. Normalmente sarei tutt'orecchi, ma in questo momento sono sorda e cieca alla realtà del mio salotto. La mente vaga dalla fantasia di baciare Eleonora alla vergogna provata nel momento in cui, guardando la prof di italiano negli occhi, le ho consegnato il foglio incriminato.

Sono una debole, lo so... ma la sfacciataggine di Eleonora, la promessa di un contatto fisico con lei... semplicemente il mio raziocinio è stato messo a tacere.

Posso ancora sentire le orecchie bruciare e il cuore battere irregolare contro lo sterno. Troppe, davvero troppe emozioni in un solo giorno...

Il cervello comincia a vagare su altre questioni.

Eleonora non sembrava affatto sorpresa dei sentimenti che ho per lei. Forse se n'è accorta da tempo... Ma certo che sì, non è mica un'idiota!

La semplicità con cui mi ha promesso quel bacio... Devo intenderla come la manifestazione di un interesse simile al mio? Certo, non sono di brutta presenza, ma di certo neppure una gnocca... non come lei... Manterrà la promessa di baciarmi? E immaginava di farlo, mentre me lo diceva? Dove poserebbe le sue labbra? Fronte, guancia o... o sulla bocca...? Oddio...

Capisco la tenacia con cui Alessia insisteva, ma Eleonora...? Anche lei mi vuole in settimana bianca? Davvero mi vuole? Certo, siamo compagne di classe e non abbiamo mai litigato o altro, ma le nostre interazioni non sono mai state segnale di qualcosa di più di una semplice conoscenza... di una convivenza obbligata nello stesso spazio vitale per una media di cinque ore al giorno. E se anche io le piacessi da tempo...? Ma no... Eleonora è la più carina della scuola, e sa di esserlo... non è timida ed ha un sacco di amici, non è come me... lei non ha paura... Ma se quei sentimenti la spaventassero? Voglio dire, non ho mai sentito che fosse uscita con qualcuno. Forse il suo orientamento sessuale la mette a disagio. Non tutti riescono ad essere apposto con se stessi, non a quest'età. Non su qualcosa di così intimo. Ammesso e non concesso che sia gay, ovviamente...

Dio, ho immaginato così tante volte il momento in cui avrebbe detto di amarmi... di volermi accanto... il momento in cui mi avrebbe baciata...

Alessia se la caverebbe benissimo senza di me, lei va d'accordo con tutti: è sfacciata, solare e interessante. E' una grande dimostrazione d'affetto? E' questo che la sua insistenza cerca di comunicare?

E poi la questione di mamma e papà... Dovrei dirglielo? Certo che sì! Ho fatto qualcosa di davvero scorretto...! Mi rideranno in faccia e poi mi beccherò una punizione come si deve, già lo so. Ma non è la punizione a spaventarmi: non potrò uscire per qualche tempo? Nessun problema: non esco mai comunque... Mi sequestreranno il cellulare? Be', parlo solo con Alessia e la vedo tutti i giorni a scuola, nessun problema... Connessione ad Internet? Be', non poter ascoltare il mio gruppo metal preferito -i Lordi- potrebbe guastarmi l'umore, ma posso sempre scaricare qualche canzone, no? No, non gratuitamente: non sono una criminale! Sono solo patetica...

No, la cosa che mi spaventa è vedere la delusione sui loro volti. Vorrei essere una brava figlia, qualcuno all'altezza dei genitori che ho avuto la fortuna di avere: ricercatori stimati e persone rette, giuste e gentili... di mente aperta... Ero così spaventata di confessar loro che mi piacciono le ragazze, che mi sono sempre piaciute... ma loro hanno reagito come se avessi espresso una preferenza alla vaniglia piuttosto che al cioccolato.

E poi, lasciare la casa incustodita per una settimana...? Forse potrei chiedere alla mia vicina, la vecchia Maria... No, a mala pena si regge sulle gambe. Almeno non abbiamo animali domestici.

E se mi fingessi malata? No! Voglio quel bacio! Dio, se lo voglio!

In che cavolaccio di situazione mi sono messa...?! Tutto per... per un bacio...

Cavolo, devo fare qualcosa per la mia ansia costante...!

Mi sporgo dal divano e sbircio l'orologio appeso in cucina: sono quasi le dieci di sera. Non ho ancora cenato. Ho delle pizze ai funghi e prosciutto -le mie preferite- nel freezer, ma come potrei mangiare? Ho una tale ansia... No, è meglio andare a dormire: domani mattina alle sette devo essere a scuola... Diamine.

Mi decido ad alzarmi, tanto il documentario è quasi finito e non ho sentito una sola parola. Lo recupererò su YouTube, prima o dopo...


 

Mi lavo i denti concentrandomi però sugli occhi: fredde pozze blu, come dice mia madre, uguali a quelli di papà.

Prima di usare il collutorio spalanco la bocca e do un'occhiata al secondo dente del giudizio: spunta appena dalla gengiva come un bucaneve sotto dello zucchero filato rosa. Dovrò andare dal dentista appena torno, ma odio andare dal dentista! Quella stanza bianca, asettica e così impersonale, ornata da centinaia di oggetti metallici e brillanti... odio le cose acuminate e taglienti... odio che mi si mettano le mani in bocca... ho paura del dolore.


 

Alla fine sono le undici quando entro nel letto. Non ho voglia di leggere, per questa sera Mauro Corona e il suo La fine del Mondo Storto dovranno fare a meno della mia attenzione. Ho letto quel libro almeno dieci volte. Ogni due, tre anni lo ripesco dallo scaffale, mi piace troppo.

Mi tiro le coperte fino alla punta del naso: ho davvero freddo. Non ho cuore di alzarmi per regolare il termostato... sto troppo comoda... davvero troppo comoda...


E' la voglia di fare pipì a svegliarmi.

Stavo sognando di essere nella stazione ferroviaria della mia città. Dovevo prendere la corriera, ma prima usare la toilette verde -non so perché di quel colore-, so solo che la fila non finiva più, e anche quella per il bagno degli uomini era lunga.

Guardo la sveglia sul comodino: 05.03...

Cavolo! Ieri sera non ho messo la sveglia! O meglio, l'avevo lasciata per le sette e mezzo... come ogni mattina!

Prenderò tutto ciò per un segno... Mi è andata bene...

Il freddo, aldilà delle morbide coperte che mi avvolgono protettive, sembra dei pugnali pronti a trafiggermi, insinuandosi nei pori della pelle... ma la vescica protesta: è una guerra che non posso vincere.


 

Dopo essermi liberata dal bisogno impellente, mi dirigo verso la cucina per prepararmi un caffè.

Desidero fumarmi una sigaretta mentre sorseggio il delizioso liquido scuro: sigaretta e caffè, sigaretta e Coca Cola: il massimo! Tuttavia, non posso fumare in casa. Non importa se l'odore svanirà completamente in una settimana, non è comunque giusto.

Prima di andare all'appuntamento mi fermerò dal tabacchino. Prenderò qualche parchetto per la settimana che mi aspetta.


 

Una volta finita la colazione, mi dirigo in bagno per lavarmi i denti e recuperare il necessario per l'igiene personale da mettere nella valigia.

Dovrò andare a piedi: non posso pedalare con valigia e zaino.


 

<><><>


 

«Oh, grazie al cielo!» Alessia mi corre incontro e mi abbraccia, totalmente incurante dei miei bagagli. «Ho davvero creduto che mi avresti mandato un messaggio con qualche assurda scusa!»

Ricambio l'abbraccio con il braccio libero. «Cerco di mantenere la parola data, quando posso.» Il rumore prodotto dallo sfregamento delle nostre giacche sintetiche mi urta il sistema nervoso, ma non voglio separarmi da lei troppo in fretta: non voglio indurla a pensare che non gradisco il suo affetto.

«Siamo un po' in anticipo. Mancano ancora Francesco Berti, Francesco Pesaro, Martina e Paolo.» Mi dice separandosi da me, poi aggiunge: «Eleonora non verrà: questa notte ha avuto la febbre...»

Mi guardo attorno: effettivamente non la vedo. Nessun volto risalta sulle giacche colorate dei miei compagni o fra quelle più sobrie dei tre professori...

Okay, è il momento di nascondere la delusione che sento, una delusione straziante, fredda e pungente, e di fare dietro front. Posso consolarmi pensando che almeno non ho infranto totalmente le regole... Un corno! Volevo quel bacio. Quanto volevo quel dannato bacio...!

Alessia scoppia a ridere. «Oh, cazzo! Ma allora sei proprio cotta!» Si tiene la pancia. «Dovresti vedere la tua faccia! Oh, cazzo che ridere! Era solo uno scherzo, dai, Esme!»

Rilascio l'aria trattenuta e permetto che l'ansia di baciare Eleonora sostituisca di nuovo quella di non averne l'occasione. «Sei davvero sgradevole», brontolo.

Mi da una pacca sulla spalla. «Oh, andiamo! E tu sei davvero frigida!»

«Penso tu intenda rigida... Che ne sai se mi piace o no fare l'amore...» arrossisco.

Mi guarda col suo classico modo furbo e canzonatorio. «E ti piace?» Il sorriso mostra quasi tutti e trentadue i denti.

Penso di essere viola. «Non lo so... non ho mai fatto sesso...»

«Okay, farti perdere la verginità sarà l'obbiettivo di questa settimana!» La sua voce è troppo alta per i miei gusti. Glielo faccio notare.

«Cazzo, Esme, rilassati...! Ma farlo con una donna, vale come perdita della verginità?», mi chiede con un tono di voce accettabile.

«Che ne so...? Penso che sia il concetto, non tanto la rottura o meno dell'imene...»

«Uhlalà! Cazzo, abbiamo una ginecologa tra noi!» Ride di nuovo.

Vorrei tanto dirle che penso sia normale conoscere le basi, ma evito: non voglio fare la rompiballe, non oggi...

«Oh, guarda chi sta arrivando... Eleonora! Qui!» Si sbraccia. «Da questa parte!»

«Che stai facendo...?» sussurro tra i denti stretti. Non ho neppure il coraggio di voltarmi.

«Vuoi fare il controllo dell'alito?» Alessia mi strizza l'occhio, ma il guaio è che non sta scherzando.

«Non la bacerò qui...» Il mio è un gemito, un lamento. «No di certo...»

«Ciao, giovani!» La voce nasale di Eleonora è appena a qualche metro dietro la mia nuca, ma ancora non riesco a voltarmi.

«Ancora mezz'ora e si parte!» Alessia mi passa accanto, probabilmente per abbracciare Eleonora. Quanto invidio la sua leggerezza...

«Esmeralda! Che bello! Credevo che alla fine ti saresti dimostrata la pecora nera che pensavo!», mi dice quando trovo il coraggio di voltarmi.

E' davvero incantevole: la giacca nera le risalta gli occhi verdi, le labbra rosee e il candore della pelle.

Faccio ricorso a tutta la mia forza di volontà. Una lotta estrema contro l'imbarazzo per produrre questo: «Ehi...»

«Che carina!» Tre passi ed il suo petto è contro il mio. Posso sentire il suo reggiseno imbottito e duro contro il mio seno anche attraverso il tessuto della giacca; il profumo di limone e mango del suo shampoo; la fragola del suo deodorante personale e l'alito di chewing gum alla menta... Dura appena un secondo, ma me è parso di essere stata un palo per settimane. Non riuscivo neppure a respirare...

«Vado a salutare gli altri! A dopo, giovani!» Eleonora si allontana, ed io mi chiedo come quello strano sortilegio abbia potuto ignorarla, mentre io sto per svenire... Non mi abbracciava dalla prima superiore, quando le ho offerto un Tampax per quello che poteva essere il suo primo ciclo...

«Cazzo, riprenditi! Se un abbraccio ti fa quest'effetto... Cazzo, non riesco ad immaginarie cosa succederebbe se la vedessi nuda...!» Alessia scuote la testa e mi guarda come fosse un'idiota. Ma si sbaglia: certo, non nego di aver immaginato molte volte di fare l'amore con Eleonora, ma per me la tenerezza e l'intimità, anche solo di un tocco fra mani... be', paradiso...! Non condividerò questi pensieri con lei, non capirebbe...

«Ragassi! Tutti qui, la corriera sta arrivando. Facciamo l'appello.» La voce della prof di ginnastica mi salva da ulteriori imbarazzi.

  
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