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Autore: beep beep richie    28/12/2019    2 recensioni
IT [ REDDIE!AU ]
Di cosa profuma Richie Tozier? Un quesito simile, prima di quel momento, Eddie non se l’era mai posto. Se ne stava in piedi davanti allo specchio del bagno a fissare il proprio riflesso ed aveva appena finito di constatare che la camicia con le palme di Richie fosse molto, anzi tremendamente larga, cazzo. Di cosa profuma Richie Tozier? Di stupido, innanzitutto. Aprì gli occhi e si rese conto di star sorridendo, piuttosto soddisfatto, ma farlo in assenza del suo amico gli sembrò un attimo dopo un po’ sciocco. Che gusto c’era ad insultare Richie se quello non poteva sentirlo? Se lo figurò proprio: s’immaginò quello che, ridendosela, quella sua risatina del cazzo, gli diceva che insultarlo in sua assenza fosse poco producente e poi faceva un’imitazione di qualcosa che Eddie non conosceva. «Sta’ zitto, Richie!» Un. Attimo. Cavolo. «Oh, perfetto, adesso per colpa tua mi metto anche a parlare da solo!» Era peggio di un’infezione, Rich gli avrebbe fatto venire una malattia mentale e non andava bene, oh, non andava proprio bene. Se gli avesse fatto venire una malattia, sua madre ne sarebbe uscita pazza.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stacey


 
«Arrivo!» gridò Richie quando raggiunse l’ingresso di casa sua. Aveva Eddie alle calcagna che gli chiedeva continuamente se aspettasse qualcuno, ma come poteva – non faceva altro che pensare l’altro – se l’unico appuntamento che aveva organizzato fosse quello con lui? Gli rispose soltanto alla fine di no, quando dovette domandare alla porta: «Chi è?»

La risposta arrivò veloce ed inaspettata: «Stacey!» Una voce affabile, ma poco conosciuta.

Intontiti, i due ragazzi si guardarono con una certa preoccupazione.

«Chi cazzo è Stacey?» chiese Richie a voce bassa, come un ladro nella sua stessa casa.

«E io cosa ne so, dovresti saperlo tu!» rispose l’altro Perdente con lo stesso tono.

«Perché dovrei saperlo io?»

«È casa tua!»

«Mi casa es tu c–...»

«Richie!»

Questo scrollò le spalle. «Ma non sarà quella nuova?»

«Si chiama Stacey?»

«Che cazzo ne so, mi pare di sì!» rispose il Tozier, per niente certo.

«Che dovrebbe farci a casa tua?!»

«Che vuoi che ne sappia?»

Stacey bussò di nuovo alla porta, zittendoli. «Richie? Ci sei?»

I due continuarono a guardarsi con del leggero panico negli occhi.

«E tu quando ci avresti parlato con lei?!» chiese Eddie a voce ancora bassa, ma Richie lo sentì praticamente urlare.

«Che cazzo ne so! Io parlo con tutti, lo sai!»

«Ci credo, non chiudi mai quella Boccaccia! Le hai detto anche dove abiti?!»

«Sono una calamita, tutte le ragazze sanno dove mi trovo! Vengono tutte!»

«Richie!»

«Heeey, lo so che ci sei! Se è un brutto momento, torno un’altra volta!» disse intanto da fuori Stacey. Bussò una terza ed ultima volta in Casa Tozier e Richie decise di mandare a far benedire quella conversazione con l’amico sbuffando e, senza la sua approvazione, aprendo la porta alla sua  nuova ospite. Quella che si trovarono davanti fu una bella ragazza mora, alta poco più di Eddie, con due enormi occhi verdi anche troppo vispi ed un sorriso più che appena accennato sulle labbra dipinte di un mandorla opaco. Proprio come a scuola. Guardandola meglio, Richie avrebbe giurato che avesse le stesse identiche curve di una modella che aveva visto su un cartellone pubblicitario di intimo. Eddie, invece, guardandola meglio avrebbe giurato che avesse il naso storto e veramente grosso. Non gli piaceva affatto.

«Hey!» li salutò lei finalmente con lo stesso tono affabile con il quale si era annunciata.

«Ciao.» ricambiò Eddie senza alcun entusiasmo, quasi con tono sgradevole, tanto per farle capire che non fosse la benvenuta e li avesse interrotti. Effettivamente li aveva interrotti. Venne messo da parte da un Richie che con una bella ragazza non voleva essere maleducato, allora mosse un passo davanti a lui per nasconderlo a Stacey. Insomma, Eds, non è con questo faccino poco amichevole che si accoglie un’ospite! Si aspettava quasi che l’amico gliela dicesse, adesso, una cosa del genere, invece questo pensò soltanto a salutare la compagna di scuola con aria allegra, ma anche un po’ sorpresa. In fondo Eddie aveva ragione: quando mai le aveva dato il suo indirizzo di casa? E perché la nuova arrivata a scuola era andata proprio da lui?

«Ehilà, miss! Richie Tozier al tuo servizio! Cosa ti porta da queste parti?» domandò perciò, senza neanche accorgersi dell’occhiataccia che gli stava riservando il suo Eds. L’accoglienza del padrone di casa fece ridacchiare Stacey.
Ma che cazzo si ride?!
Eddie spostò lo sguardo su di lei, tanto avrebbe avuto tutto il giorno, tutto il giorno solo lui e Richie senza nessuna ragazza, per guardarlo con ostilità. Questa quindi era l’unica occasione per guardare male quella... Stacey.

«Posso giurare sul mio onore che non sono una stalker!» Facendo questa premessa, rise di nuovo, portando con teatralità le mani sul petto. Sciocca, se volevi puntare al cuore, dovevi mettere la mano più a sinistra, è lì che sta il cuore!  «Dopo la scuola ti ho visto tornare a casa! Abito lì!» Si voltò ed indicò una delle case di fronte a quella del Tozier.

Fantastico, anche vicina di casa!

«Ah, la casa del vecchio pazzo!» commentò Richie con la stessa teatralità usata prima da lei, ridendosela anche lui.

«Eh?» Timorosa, non seppe più se continuare a sorridere o meno.

«Non preoccuparti!» rispose il Tozier poggiando una mano allo stipite della porta. «Non pazzo del tipo che ci ha nascosto sotto delle bombe, direi... pazzo che parlava con gli uccelli! Cazzo, potevamo presentarlo a Stan!» aggiunse, voltandosi verso Eddie. Quello, sentendosi il suo sguardo addosso, decise di ricambiarlo e, ancora, non lo fece nel migliore dei modi. Questa volta però non lo fece neanche Stacey, un poco stranita dall’umorismo di Richie.

«Per fortuna...» Tentò di sorridere di nuovo. «Comunque... Mio padre mi ha detto “Oh oh, tu stasera non cenerai se prima non ti sarai fatta degli amici!” e così...» Ridacchiò un’altra volta. Ma quanto caspita ride?  «...ho pensato a te!»

Le Voci le sa fare meglio Richie e come vecchio scorbutico fai schifo, nuova arrivata! E comunque io a lui ci penso ogni secondo, quindi che vuoi?!

«Ed hai pensato benissimo, dolcezza!» Richie si allargò per farla entrare. «Prego, entra pure! Mi casa es tu casa!» Espressione che avrebbe dovuto rivolgere soltanto al Kaspbrak, massimo agli altri Perdenti.

Con un’ultima risata – Ma che cazzo si ride un’altra volta?!  – Stacey mosse un passo per entrare in Casa Tozier. A fermarla fu il più basso, che con uno slancio si lanciò verso la porta e gliela chiuse in faccia. Richie ne rimase stupefatto. E non in senso buono.

«Ma che cazzo... Che diavolo hai fatto?!» gli domandò.

«I tuoi si fidano a lasciarti solo a casa e tu tradisci la loro fiducia facendo entrare una sconosciuta?»

«Sei pazzo? Viene in classe con noi, non è nemmeno una sconosciuta!»

«Sì!» insistette il Kaspbrak. «Viene in classe con noi da due giorni! Non puoi lasciarla entrare! Sarebbe una pessima idea!»

«Che carino che sei quando ti preoccupi per me, amore mio!» lo prese in giro il Tozier, pizzicandogli una guancia. «Fidati di me, Eddie.» decise, afferrandolo per le spalle e spostandolo affinché non bloccasse il passaggio. «È una buona idea.»

Sì, se ci vuoi provare con lei, forse!, si ritrovò a pensare fastidiosamente.

Richie riaprì la porta e si scusò con la sua ospite. «Perdona il mio amico, prima di venire qui ha ricevuto una botta un po’ troppo forte in testa da sua madre ed ora non sa bene quello che dice, non risponde delle sue azioni.»

«Io rispondo benissimo delle mie azioni!»

«Ssssh!» risolse Richie, coprendogli con un dito la boccuccia per pochi secondi con fare teatrale e poi facendo un mezzo inchino alla sua ospite. «Vieni pure, madame!»

Stacey finalmente entrò, ignorando lo strano comportamento del primo e muovendosi dentro casa dell’altro. Richie prese a seguirla e Eddie afferrò una manica della sua camicia per chiamarlo a sé. In risposta ottenne un cenno con la mano che voleva dire “dopo!”. La tirò più forte per fargli capire che dopo era troppo tardi, ma venne ignorato.
Cazzo, Richie!
Sicuramente era la sua gelosia a giocargli brutti scherzi, ma Eddie voleva credere che Stacey fosse sospetta e che non ci fosse da fidarsi di lei. Insomma, chi è che si presenta a casa tua per fare amicizia dal nulla?! Quella di suo padre doveva essere sicuramente una scusa. Di certo era la sua cotta (“cotta”) per l’amico a giocargli brutti scherzi, ma secondo Eddie non prometteva nulla di buono, quella ragazza non gli piaceva. Effettivamente nessuna ragazza gli piaceva, soprattutto se girava attorno a Richie. Non c’erano, però, troppe ragazze a girare attorno a lui, per questo lo vedeva così entusiasta di avere in casa una pollastrella.
Richie fece salire Stacey in camera sua e addirittura si scusò con lei per il disordine, ma lei non badò a questo. Eddie si guardò intorno e notò che effettivamente la stanza era parecchio in disordine, era strano che non ci avesse mai badato prima. Le fece da guida turistica spiegando l’origine di alcuni oggetti che ornavano la stanza ed alla fine la fece accomodare sul letto, lui si sedette al suo fianco. Eddie, tra uno sbuffo e l’altro, decise di starle alla larga, per quanto poi fosse allettante l’idea di sedersi proprio in mezzo ai due per tenerli separati, così s’andò a sedere sulla sedia davanti alla scrivania. Li fissò in silenzio e finse di ascoltare la conversazione per sì e no dieci minuti, finché ad un certo punto non tornò sul pianeta Terra.

«Non mi dire!» esclamò la ragazza con un entusiasmo che fece rabbrividire il Kaspbrak. «Li amo anche io!»

«Wow, dici sul serio?!» Richie sembrava colpito. Da cosa era colpito? Eddie decise di prestare loro molta più attenzione. «Sei la prima ragazza che io conosca con questa passione e fidati, ne conosco tante!» Questa frase fece alzare gli occhi all’altro, ma divertì parecchio quell’oca (questo era per Eddie) di Stacey.

«Non ci posso credere!»

Ma cosa?! A cosa non puoi credere, brutta stupida?!

La risposta arrivò presto, lei continuò così: «Non mi manca neanche un numero! Una volta se vuoi possiamo leggerli insieme, non ho mai avuto un amico di fumetti!»

Ah... UN AMICO DI FUMETTI?!?!??!?!?
Eddie era l’amico di fumetti – come l’aveva chiamato lei – di Richie Tozier e nessuno gli avrebbe rubato quel posto. Strinse i pugni e si alzò, camminò verso di loro e fu in quel momento che il sorriso mandorlato della brutta stupida venne rivolto a lui.

«Piacciono anche a te, Freddie?»

FREDDIE?!?!?!?!?!??!?!!?!?!?!?!??!!?

«È Eddie!» sghignazzò il Tozier, divertito tanto da quel soprannome quanto dal suo caro Eds immobile ora davanti al loro, evidentemente offeso. «Ma Freddie mi piace molto di più, potrei seriamente pensare di chiamarti così!»

«Se lo fai, sei un uomo morto!» Ci pensò un attimo e si corresse. «Un coglione morto!»

Eddie non scherzava, mai al mondo avrebbe voluto che il suo Richie smettesse di chiamarlo Eds per cominciare invece con quel Freddie del cazzo, eppure nessuno sembrava prenderlo sul serio ed entrambi risero. Stacey credette di essere libera di scherzare con lui (diritto che nessuno le aveva dato) e per questo gli si rivolse amichevolmente un attimo dopo.

«Insomma, Eddie, quindi piacciono anche a te? Così siamo in tre!»

Ma veramente noi Perdenti siamo già in sette, numero fortunato, e per niente al mondo diventeremo otto, e non siamo i soli a cui piacciono i fumetti, ma in ogni caso bastiamo io e Richie!
Eddie prese un bel respiro, perché sapeva che sarebbe risultato molto scontroso altrimenti, ma il rischio non venne corso affatto, perché fu Richie, ancora, a rispondere per lui.

«Eddie ed io siamo amici da una vita...» Stava forse arrivando la friendzone? «...e siamo sempre stati io e lui a leggerli insieme. È una sorta di tradizione.» Ottimo inizio...
...finale pessimo tra tre, due, uno... «Ma grazie alla qui presente Stacey io e Eds saremo salvati dalla noia pronta ad incombere su di noi!» Questo significava che... «Siamo ufficialmente amici di fumetti! Finalmente un nuovo membro del club!»

Silenzio.
No, silenzio neanche per il cazzo, i due se la ridevano. Richie e Stacey, no?
Ma Eddie... oh, Eddie... Eddie no.
Ci rimase male. Ci rimase così male che le sue mani, da questo momento morte, non erano nemmeno più serrate in due pugni. Ci rimase così male che morti risultarono anche i suoi occhi. Così male che, morta, lo sembrò anche la sua voce quando confermò: «Già, la nostra salvatrice.» Dopodiché Eddie tornò a sedersi sulla sedia. Possibile che Richie si annoiasse tanto a leggere i fumetti assieme a lui? Pensava che fosse importante, il Kaspbrak ci teneva più di quanto tenesse al Natale, più di tutto. Solo che era una cosa loro, un momento tanto... tanto... cavolo, che stupido che era Eddie, doveva essere ovvio che fosse veramente speciale solo per lui, era lui quello innamorato del suo amico, non viceversa. Che stupido. Proprio uno stupido.
Non ebbe voglia di partecipare alla conversazione per i successivi venti minuti, anche se più volte i compagni cercarono di coinvolgerlo, in particolare l’amico. Arrivò un momento in cui si arresero e lo tagliarono completamente fuori, anche se non mancavano mai le occhiate che, d’accertamento, il Tozier gli lanciava ogni due minuti.
Stacey si allungò verso una sua guancia per baciarlo e lì, un’altra volta, Eddie sembrò ricominciare a stare attento. Capì che l’ora di andarsene per l’ospite fosse arrivata e presto tutti e tre scesero all’ingresso per salutarla. Di nuovo lei si sporse verso Richie, ma non per baciarlo, invece per sussurrargli che il suo amico fosse veramente silenzioso.

«Fidati!» rispose quello, ridendosela. «Lo dici perché non lo conosci! Se lo sentissi... come urla Eddie, non urla nessuno!» Poi si ricordò di fare una battuta. «Forse solo sua madre!»

Stacey la prese sul ridere e finalmente gli disse che doveva proprio scappare.

«Ciao anche a te, Eddie-Freddie!» salutò con tono amichevole. Almeno, a chiunque sarebbe apparso un tono amichevole, a Eddie sembrava solo la voce di Satana.

«Ciao!» Basta così.

«Ci vediamo domani, Richie!» Perché ovviamente un saluto non bastava...

«Adiós, señorita!»

Entrambi i Perdenti la guardarono andare via, uno forse per vederle il culo e l’altro perché oramai aveva deciso di lasciarsi trasportare dalla corrente per quanto ancora ci stesse male per una misera battuta fatta dal Tozier.
Quando Stacey fu lontana, Richie riprese a parlare, rivolgendosi al solo interlocutore che gli restava, nonché il suo preferito. Disse: «Allora, mio caro Eds! Dove eravamo rimasti?»

«Non me lo ricordo.» rispose quello privo d’entusiasmo, il che fece inarcare un sopracciglio all’altro. Il bello è che non se lo ricordava più per davvero, un po’ perché era passato troppo tempo da quando erano stati interrotti, un po’ perché s’era distratto coi suoi pensieri che l’avevano buttato giù. «Comunque ormai devo andare anche io, se si fa più tardi mamma mi ammazza.»

«Non avevamo in programma di passare tutta la giornata insieme?»

«Tu avevi questo programma.» disse Eddie. Lui non aveva questo programma, invece aveva solo questa speranza. Era bastata una ragazza a rovinare il loro piano, a far andare bene a Richie quello nuovo, sicuramente a preferirlo pure. «Io dovevo solo studiare.»

Si conoscevano da anni, ormai, e Richie era convinto di conoscere l’altro meglio delle sue tasche, per questo comprese subito che qualcosa non andasse nel verso giusto. Sapeva pure, però, che Eddie in quel momento non glielo avrebbe detto. Non per questo evitò di chiederglielo.

«Che ti prende?»

«Niente. Dov’è la novità per il fatto che mia madre vuole che torni a casa presto?»

«Non c’è.» ammise il Tozier. Non era quella infatti la cosa che lo straniva, ma il suo atteggiamento. «Il fatto è che hai la faccia di uno che è appena stato schiacciato da tua madre e senza offesa per la mia donna, ma tua madre non pesa quanto una piuma, mio caro.»

Eddie sbuffò. «Devo andare e basta prima che l’orario si faccia indecente, okay?»

Non era okay per Richie, avrebbe insistito un’ultima volta. E infatti...

«Neanche per sogno, señor! Sicuramente gli altri Perdenti stanno ancora studiando per il progetto, saresti tornato a casa più tardi se fossi stato con loro, non mi freghi! Resta ancora un po’, possiamo...»

«Allora mettila così!» rispose prontamente il Kaspbrak, interrompendolo. «Preferisco prevenire che curare e se me ne vado adesso sono certo che non ci sarà nulla da curare!»

Una cosa c’era già, ma si trattava di una stupida ferita al cuore di un ragazzo troppo geloso, troppo represso, troppo codardo, troppo innamorato, troppo tutto, troppo e basta. Anche troppo poco.

«Sei il miglior dottore che conosca, Derry dovrebbe vantarsi di te!» Richie stava per aggiungere un’altra stronzata delle sue, una di quelle che non contava niente come non contava niente leggere da solo con Eddie i fumetti, ma venne fermato per tempo.

«Sta’ zitto!»

Forse ci rimase male anche Richie, ma Eddie ormai non sapeva più a cosa desse o meno importanza quello. Allora no: sicuramente non ci era rimasto male.

«Ti accompagno!» propose il Tozier. «Fammi prendere le chiavi di casa e...»

«Non serve! Non è ancora buio e non c’è nessuno lì fuori che mi vuole mangiare, posso andare da solo!»

Richie rimase a bocca asciutta.

Eddie riprese: «Ci vediamo a scuola, okay?» Subito poi superò l’uscio della porta per uscire dall’abitazione. Non diede all’amico alcun abbraccio come faceva abitualmente, tanto magari non aveva alcun importanza per lui neppure quello, e si affrettò perciò a raggiungere la bicicletta.

«Ci vediamo...» rispose insicuro l’altro. Agitò la mano in segno di saluto, ma Eddie pedalò via. Quando non lo vide più, Richie si chiuse in casa.

Sciocco, pensò Eddie. Ci resti male per così poco, è solo una stronzata.
Perché in fondo lo sapeva che era una stronzata. Eppure... eppure era inevitabile, per lui era qualcosa di grosso e quella stronzata gli faceva male. Era una stronzata, lo sapeva, ma non ce la faceva, non ce la faceva a considerarla quello che era. I suoi pensieri tra una pedalata e l’altra mutarono. Non gli importa niente. Sciocco, pensò di nuovo. Non perché l’avesse ferito una stronzata, ma... Sciocco, sciocco, sciocco. Richie è solo un tuo  amico. Non potrebbe mai essere niente di più. Non gli puoi piacere. Come hai potuto sperare nel contrario?! Non sei così importante! Non sei neanche il suo Eds! Lui vuole altro! Non un Perdente con cui leggere i fumetti! Non era importante! Non...
Quando i pensieri non stanno a posto, spesso succede che il cervello mandi i comandi sbagliati. Quando perciò Eddie vide Greta andare nella direzione opposta alla sua, non la ignorò. Accadde invece che pensò che in fin dei conti fosse presto, accadde che non pensò esattamente a cosa avesse intenzione di fare, ma cambiò direzione e basta, così Eddie la seguì in sella alla sua bici. Pedalando si rese conto che stesse facendo proprio la strada di prima, ma al contrario. Arrivò di nuovo davanti casa di Richie, anzi non ci arrivò proprio davanti perché rimase indietro per non farsi vedere, però Greta ci arrivò. Prima la brutta stupida, ora lei... com’era che ultimamente il suo amico stesse diventando tanto popolare?
Richie non stava diventando affatto popolare, comprese Eddie quando la meta si rivelò non Casa Tozier, bensì quella di fronte.
Questa gli era sfuggita. Così come gli era sfuggito che a scuola Stacey avesse fatto già amicizia con Richie. Quando, esattamente, era diventata anche amica di Greta? Questa bussò alla porta e dopo pochi istanti Stacey le aprì. Si salutarono come solo delle oche avrebbero potuto fare e la bionda sparì dentro l’abitazione dell’altra in breve tempo.
Rimase confuso a guardare per la via per oltre un minuto, infine il Perdente di nuovo percorse la strada di casa.
Su una cosa, comunque, Eddie si era sbagliato, anche se non lo sapeva: Richie Tozier stava davvero diventando tanto popolare ultimamente. Ma... non nel senso che pensava lui.
  
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