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Autore: BabyLolita    29/12/2019    1 recensioni
Ricordi di un passato ormai lontano. Di come un'amore ormai decaduto, sopravviva ancora ad un presente che, sempre più, ti allontana da ciò che hai amato di più al mondo. Un racconto un po' romanzato un po' reale. Qualcosa che il tempo non sta riuscendo a cancellare in nessun modo...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti osservo mentre varchi la porta di casa mia. Mi sorridi ed io ti guardo in modo curioso.
Non dovresti essere qui.
Andiamo a letto da un mese, il nostro rapporto è solo questo. Un gioco di sesso.
E allora perché sei qui?
   «Senti, non è che posso farmi una doccia?»
Mi chiedi poi, come se fosse la cosa più normale del mondo. Mi innervosisci. Mi hai sempre fatto innervosire. Sin dalla prima volta che ti ho visto, mi sei stato letteralmente sul culo. Poi, tra una cosa e l’altra, abbiamo imparato ad andare d’accordo. Ed ora, andiamo pure a letto assieme.
Come diavolo è potuta evolvere la situazione in questo modo?!
   «Hemm… sì, certo. Seguimi.»
Ti accompagno in bagno, seccata dal fatto che tu ti prenda tutta questa confidenza. Arrabbiata con me perché te la sto dando. Ti do alcuni asciugamani e ti lascio solo. Sento l’acqua della doccia aprirsi. Afferro il cellulare e scrivo al gruppo delle mie amiche.
  • Quell’idiota è qui. È comparso ora. E si sta facendo una doccia a casa mia. Ma vi sembra normale?! –
  • Come sarebbe a dire che si sta facendo una doccia da te? –
  • Ma che ne so! È arrivato qui e mi ha chiesto se potesse farsi una doccia! Che gli dicevo? –
L’acqua si interrompe. Resto in silenzio, aspettando la tua prossima mossa. Ad un certo punto, sento il phon accendersi. Phon che non ti avevo dato e che, quindi, hai trovato per conto tuo aprendo gli armadietti a caso. Il mio nervoso sale a livelli esponenziali.
  • No ragazze, si è preso il phon. Non glielo avevo dato! Vuol dire che si è messo ad aprire i vari armadi! ORA MI SENTE.”
Mi lancio in bagno. Apro la porta e lui si volta verso di me. È completamente nudo. Mi copro gli occhi con le mani, imbarazzatissima.
   «Che c’è?»
   «N-niente…» Farfuglio. «Solo, fai piano. Mamma dorme nella stanza accanto.»
Esco dal bagno alla velocità della luce, imbarazzata come non mai, con la faccia viola. Mi siedo sul divano ed impreco, per motivazioni che nemmeno ricordo. Poco dopo il phon si spegne. Mi piazzo in fondo al corridoio, aspettando di vederlo uscire. Quando compare, si è rivestito. Io ho le braccia conserte. Sono seccata dai suoi modi di fare. Lui si ferma, osserva la mia faccia corrucciata. Poi sorride e si avvicina a me. Io continuo a fare la dura. Appena arriva davanti a me si abbassa, caricandomi sulle spalle. La sua mossa mi sorprende e, per una ragione che non comprendo, scoppio a ridere.
   «Ma che fai?! Mettimi giù!»
Lui ubbidisce, mi sdraia sul pavimento e si mette sopra di me. Io continuo a ridere. Della rabbia, non c’è più alcuna traccia.
   «Ma ti sembra il caso?!» Gli chiedo, infilandogli le mani fra i lunghi capelli ancora umidi.
Lui mi sorride e poi mi bacia. È un bacio dolce che poi, inevitabilmente, si evolve. Ci guardiamo.
   «Non qui.» Gli dico.
Lui annuisce. Ci mettiamo le giacche, mi prende per mano ed usciamo di casa per dirigerci in quello che era il nostro piccolo covo.
 
L’indomani rientro a casa, ancora un po’ frastornata. Incontro mia mamma che sta cucinando.
   «Ieri eri con lui?»
Il sangue mi si gela nelle vene.
Merda, si è svegliata.
   «Si, immagino ti abbia svegliata con il phon. Mi ha chiesto di farsi una doccia… è un presuntuoso del cavolo.»
   «Immagino… ti ho sentita ridere.»
   «Ah, si? Beh, io rido sempre.»
   «No. Non sto dicendo questo. Ti sento ridere da anni, ma ho sempre saputo che le tue erano risate finte. Ieri ti ho sentita ridere per davvero per la prima volta in vita mia.»
La guardo, sconcertata.
Cosa?
   
 
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